Girolamo Gigli
Le furberie di Scappino
a cura di
María Consuelo de Frutos Martínez
e Marilena Ceccarelli
Biblioteca Pregoldoniana
lineadacqua
2023
Girolamo Gigli
Le furberie di Scappino
a cura di María Consuelo de Frutos Martínez e Marilena Ceccarelli
© 2023 María Consuelo de Frutos Martínez
© 2023 Marilena Ceccarelli
© 2023 lineadacqua edizioni
Biblioteca Pregoldoniana,
nº 38
Collana diretta da Javier
Gutiérrez Carou
Supervisori per i dialetti: Piermario Vescovo e
Luca D’Onghia
Comitato scientifico: Beatrice Alfonzetti, Francesco Cotticelli, Andrea
Fabiano, Javier Gutiérrez Carou, Simona Morando, Marzia Pieri, Anna Scannapieco
e Piermario Vescovo
Editing: Paula Gregores Pereira
www.usc.gal/goldoni
javier.gutierrez.carou@usc.gal
Venezia - Santiago de
Compostela
lineadacqua edizioni
san marco 3717/d
30124 Venezia
www.lineadacqua.com
ISBN: 9791281350199
La presente edizione è risultato dalle attività
svolte nell’ambito dei progetti di ricerca Archivio
del teatro pregoldoniano (FFI2011-23663), Archivio del teatro pregoldoniano II: banca dati e biblioteca
pregoldoniana (FFI2014-53872-P) e Archivio
del teatro pregoldoniano III: biblioteca pregoldoniana,
banca dati e archivio musicale (PGC2018-097031-B-I00) finanziati
dal Ministerio de Ciencia e Innovación
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stampa e citazione (indicando nome del curatore, titolo e sito web) con finalità
scientifiche sono permesse gratuitamente. È vietato qualsiasi utilizzo o
riproduzione del testo a scopo commerciale (o con qualsiasi altra finalità differente
dalla ricerca e dalla diffusione culturale) senza l’esplicita autorizzazione
della curatrice e del direttore della collana.
I lavori svolti da
Marilena Ceccarelli e da Javier Gutiérrez Carou nella redazione e revisione del libro si inseriscono
inoltre nell’ambito delle attività realizzate dal Grupo de Referencia
Competitiva CALDERÓN (GI-1377) dell’Universidade de Santiago de
Compostela, finanziato
dal Plan Galego IDT della Xunta de Galicia per il periodo
2023-2026, rif. ED431C 2023/06.
Girolamo Gigli
Le furberie di
Scappino
a
cura di María Consuelo de Frutos Martínez
e Marilena Ceccarelli
Biblioteca Pregoldoniana, nº 38
Nota al testo
La tradizione del testo
de Le furberie di Scappino di Girolamo Gigli annovera due soli testimoni
a stampa, dei quali non risulta conservato nessun manoscritto:
S: LE FURBERIE / DI / SCAPPINO /
COMMEDIA / DEL / SIG. GIROLAMO GIGLI / PATRIZIO SANESE / [Vignetta xilografica]
/ IN SIENA, 1752 / Appresso il Bonetti nella Stamperia del Pubblico / PER
FRANCESCO ROSSI STAMPATORE / Con licenza de’ Superiori.
117, [3] pp., in
8°; Segn.: A-F⁸ G¹²; vignetta xilografica sul frontespizio.
Esemplare utilizzato consultabile in
rete all’indirizzo: https://books.google.es/books/about/Le_furberie_di_Scappino_commedia_del_sig.html?id=zK0h_8LYKS4C&redir_esc=y.
Altri esemplari: Asti, Biblioteca
del Centro nazionale di studi alfieriani, BVA.A.30.2; Bergamo, Biblioteca
civica Angelo Mai e Archivi storici, MAI ANTISALA.E.3.5(3); Bologna, Biblioteca
comunale dell’Archiginnasio, 8.Y.VI.01 op. 3; Firenze, Biblioteca nazionale centrale, NENC.1.5.5.5;
Milano, Biblioteca
dell'Accademia dei filodrammatici, E VI 36; Napoli, Biblioteca nazionale
Vittorio Emanuele III, V.F.112m 104; Padova, Biblioteca del Seminario,
700.NERA.SUP.B.2x.-16; Parma, Biblioteca Palatina, CCX.27264; Parma, Biblioteca
Fondazione Museo Bodoniano, Trevi C143 Bas; Roma, Biblioteca Casanatense, COMM
649; Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, F IX.480; Bassano del grappa,
Biblioteca civica di Bassano del Grappa, REC 70.A.72.
68 pp., in 8°;
Segn.: A-C⁸ D¹⁰; fregio
xilografico sul frontespizio.
Esemplare utilizzato: Le furberie
/ di / Scappino / Commedia / del signor / Girolamo Gigli / Patrizio
sanese / In Bologna: per Girolamo Corciolani, ed eredi Colli a S. Tommaso d’Aquino,
1753; Biblioteca di Casa Carducci, inventario: fcm 23011; collocazione: 2.d.462.
Altri esemplari: Milano, Archivio
storico civico e Biblioteca Trivulziana;[1]
Milano, Biblioteca Sormani, VETVA.H VET VAR.54; Modena, Biblioteca Fondazione
Collegio S. Carlo, B V 55; Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, 35.5.K.5.1;
Venezia, Biblioteca di Casa Goldoni, *014 D 022.
Considerata tanto la coincidenza tra
l’area geografica dello stampatore di S e quella d’origine dell’autore (pur
tenendo presente la verosimile possibilità di rimaneggiamento di un testo
pubblicato postumo, a distanza di trent’anni dalla morte dell’autore), quanto
la natura degli interventi variantistici di B (cfr. infra), come testo base per la presente edizione è stata
adottata quella che risulta essere l’editio princeps del 1752, optando
per l’attendibilità di una trasmissione verticale. L’assenza di errori congiuntivi[2]
tra i due testimoni a stampa non ci consente infatti di escludere la
possibilità di uno stemma bipartito, benché si tratterebbe di un’opzione decisamente
meno probabile. Come indicherebbero i dati paratestuali, di cui riportiamo di seguito e per intero la nota al lettore, l’edizione
bolognese risulta piuttosto essere una ristampa della princeps senese:
A CHI LEGGE.
L’aggradimento con cui e letta, e rappresentata dal teatro è stata ricevuta
questa commedia[3]
ci ha mossi a pensare alla ristampa della medesima. Essa è produzione del
celebre signor Girolamo Gigli, il quale l’ha tratta dalla francese del Molière,
che porta lo stesso titolo; nel ridurla però per la scena italiana non si è
attenuto in tutto all’originale, ma ora amplificando li sentimenti dell’autore,
ed or usando, col variare l’idiotismo, nuovi sali e sentenze l’ha resa quasi
nuova; ci lusinghiamo che sarà gradita la nostra attenzione nel riprodurla
colle nostre stampe. Vivete felici.[4]
Ciononostante, la
ristampa bolognese non può essere considerata una mera copia descripta
di S. In essa si riscontrano infatti interventi variantistici di tre tipi (cfr.
Apparato), ma tutti riferibili ad esigenze di emendatio:
a) Correzioni di
errori emendabili per congettura (che sono state accolte nella presente
edizione accettando le proposte di B).
b) Integrazioni di
luoghi purgati. Come da Apparato, in S risultano cassati i seguenti
riferimenti, presenti al contrario in B[5]:
II.6.7: due
dita sangue di… ] due dita di sangue del can Cerbero B;
II.6.19: Ah
sangue… ] Ah sangue di Bacco B;
II.6.29: al
cospetto… ] al cospetto di Satanasso B;
II.6.35: Corpo…
] Corpo di Bacco B.
Si spigherebbe così anche perché
l’espressione «suona l’Ave Maria» sia sistematicamente sostituita, in B,
dalla formula «suonano le ventiquattro» (cfr. Apparato), tale da evitare
la compresenza di riferimenti sacri e profani, divini e demoniaci in uno stesso
testo. Alla luce della stessa considerazione è inquadrabile anche la variante Sì
sì per Tio[6] > Sì sì per Bacco in
III.2.38 (cfr. Apparato).
È legittimo supporre che le ragioni dell’opzione
di resa purgata di S siano di natura religiosa, malgrado non vengano ulteriormente
motivate. Vi troviamo un possibile riferimento nella nota al lettore firmata da
Vincenzo Pazzini Carli, dove si indica:
A CHI LEGGE.
[…] Essendo il pubblico desideroso di vedere alla luce tutto ciò che è
rimasto inedito del detto Signor Gigli, non ho voluto mancar di pubblicare per
adesso la presente commedia, giacché il di lui fratello, Abbate degnissimo
dell’ordine cistercense, si è degnato ultimamente farmene pervenire nelle mani
l’esemplare oltre ad altri manoscritti del medesimo, quali pure con una purgata
serie spero in avvenire far mettere sotto il torchio, come già ho fatto di
altre sue opere […].[7]
A fronte di quanto indicato, resta
in ogni caso di difficile spiegazione il perché (che si tratti di una svista?),
in I.2.45: per dare l’anima al diavolo; I.6.29: corpo di tutt’i
diavoli dell’inferno; II.6.5: Al cospettone di Satanassone arcidiavolone;
e II.6.7: Ch’io possa essere impalato in un corno ruvido di
Belzebù… il testo dell’edizione senese mantenga detti riferimenti, oltre
alle espressioni cristallizzate di uso comune del tipo Che il diavolo se li
porti; Che diavolo gli ho da dire?; Che diavolo è ito a fare? ecc.
c) In III.2.48
Scappino si produce in una comica imitazione di un soldato bolognese,
riproducendone la parlata. La ristampa presenta naturalmente numerose varianti
volte a una riproduzione più fedele del dialetto imitato dal personaggio.
Girolamo Gigli
Le furberie di
Scappino
Personaggi
Argante, padre d’Ottavio e di Zerbinetta.
Geronte, padre di Leandro e di Giacinta.[8]
Ottavio, figliuolo di Argante, amante di Giacinta.
Leandro, figliuolo di Geronte e amante di Zerbinetta.
Zerbinetta, creduta zingara egiziana e riconosciuta figlia di Argante, amante di Leandro.
Giacinta, figliuola di Geronte, amante di Ottavio.[9]
Scappino, furbo, servo di Leandro.[10]
Silvestro, servo di Ottavio.
Nerina, balia di Giacinta.
Moschino, furbo.[11]
Due facchini
La scena si fa a Napoli.
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
Ottavio
e Silvestro.
ottavio Ahimè, Silvestro mio! Una cattiva nuova tu mi hai
portata: la peggiore non poteva sentire un povero cuore innamorato. Dunque al porto
hai sentito dire che mio padre se ne ritorna?
silvestro Che
se ne ritorna.
ottavio E
che arriva questa mattina stessa?
silvestro Stamattina,
signorsì.
5 ottavio E
che sia risoluto di darmi moglie?
silvestro Di
darvi moglie.
ottavio E
darmi una figliuola del signor Geronte?
silvestro Del
signor Geronte.
ottavio E
che la giovane verrà qui a Napoli da Taranto a quest’effetto?
10 silvestro A
quest’effetto.
ottavio E
che queste cose te l’ha dette mio zio?
silvestro Vostro
zio.
ottavio E
che di ciò gliene scrive mio padre?
silvestro Vostro
padre.
15 ottavio E lo zio è
informato di tutt’i nostri fatti?
silvestro Informatissimo.
ottavio Ma
che modo di rispondere è questo? Che io ti abbia da cavar di bocca le parole
cogli uncini?
silvestro E
come volete che parli, voi la dite giusta come la sta, e non saprei che aggiungervi
d’avantaggio.
ottavio Dammi
almeno un poco di consiglio, che ti pare ch’io possa far in questa crudelissima
contingenza?
20 silvestro Per
dirvela io mi trovo intricato quanto voi, e pigliarei un consigliero a mezzo.
ottavio
Silvestro mio, sono assassinato. Sono nel caso di qualche brutta disperazione.
silvestro Ancor
io fo de’ brutti pensieri, ma brutti bene.
ottavio Quando mio padre la saprà tutta, vuol dare nelle
smanie maggiori. Tu sai, come s’accende, e di che sorte mi lava il capo, quando
ci si mette.
silvestro Che
lavasse il capo a voi non mi fa gran caso, ho ben paura che non scuota le
spalle a me: e per dirvela, mi pare di sentire il baston per aria, e ne
piglierei ancora una mezza dozzina a buon patto, purché il vostro conto si
saldasse così. Cancaro; l’avete fatte giuste, sapete.
25 ottavio Oh, cielo! E
come n’ho da scappar questa volta?
silvestro Bisognava
pensare al modo di uscire dalla trappola prima di entrarvi.
ottavio Tu mi faresti venir la rabbia maggiore con cotesti
avvisi fuora di tempo.
silvestro E
voi fareste venir la maggior collera a me con certi vostri modi fuor di
ragione.
ottavio Misero,
che debbo fare? Che partito, che strada ho da prendere? Silvestro mio, aiuto, rimedio,
son disperato.
SCENA
SECONDA
Scappino e detti.
scappino Che ci è, signor Ottavio? Che vi duole? Che c’è di male? Voi siete molto
sottosopra.
ottavio Ah
caro Scappino mio, onorato Scappino, son rovinato, son il più disgraziato uomo
che viva. Ahimè, son disperato, son morto.
scappino Come
a dire?
ottavio E
non sai ciò che mi occorre?
5 scappino No
io.
ottavio Mio
padre arriva qui adesso adesso col signor Geronte, e vuole in tutt’i modi
accasarmi.
scappino E
non ci è altro male che questo?
ottavio Ah cielo: tu
non sai la cagione del mio travaglio.
scappino Se non me la dite, io non la so di vero; ma non
dubitate, signor Ottavio, io ne ho consolati degli altri presto presto, e non
ci è un altro in tutto il mondo che abbia tanta carità per la gioventù, quanta
n’ho io.
10 ottavio Ah Scappino da
bene, fedele Scappino, che ti sarebbe trovar qualche ingegnoso ripiego,
l’ordire qualche machina delle tue per cavarmi dal gran pericolo in cui mi
trovo? Ti rimarrei debitore della vita medesima, caro Scappino.
scappino Vedete,
signor Ottavio, io so saltare di gran fossi, quando mi ci metto: ho un cervello
fatto a posta per certe spiritose invenzioni che la gente idiota chiama furberie,
e vi giuro (che non lo dico per vantarmi, no) che potete cercare a uscio a
uscio tutto Napoli, ma non trovarete il compagno di Scappino per tramare certe
matasse, e certi laccioli di farci cascare il diavolo medesimo per quanto sia
più vecchio di me; ma oggi giorno, padron mio, il merito non è conosciuto, e io
ho lasciato andare il mestiere doppo un certo fastidio ch’ebbi… basta la
scampai grande, non ne vo’ saper altro.
ottavio Come
a dire.
scappino Certo
impegno… non ne parliamo più.
ottavio Quale
impegno per grazia? Dite un poco Scappino! Qual impegno?
15 scappino Un
impegno ch’io presi colla giustizia.
ottavio Colla
giustizia?
scappino Sì bene: certa piccola differenza tra me e il tribunale
della Vicaria. Basta…
ottavio E
che aveste colla Vicaria?
scappino Basta,
lasciamolo andare. Ma la Vicaria si portò male, perché ad un uomo della mia
condizione… basta, furno tre soli tratti dalla carriola fino a terra, e io
avevo la ciarmatura addosso…Basta in rigore la berlina era di avanzo…ma per ora
bisogna dissimulare… Del resto d’allora in qua mi sono un poco formalizato
coll’ingratitudine del secolo corrente, e vo’ lasciare andar le cose, come
vanno senza più intrigarmi di niente.[12]
20 ottavio E
per il povero Ottavio…?
scappino Contatemi
pure quel che vi occorre.
ottavio Tu
sai Scappino mio, che due mesi fa il signor Geronte e mio padre s’imbarcarono
insieme per certa spedizione attenente a’ negozi che fanno a compagnia.
scappino Questo
lo so.
ottavio E
che Leandro ed io fummo lasciati da’ nostri vecchi, egli alla tua direzione ed
io di Silvestro.
25 scappino Tanto
è vero; ed io ho fatto l’offizio mio secondo le buone regole che si danno a’
governatori della gioventù, e forse mi sono attenuto alle regole più strette.
ottavio Poco
dopo Leandro cominciò a dar d’occhio ad una giovane egiziana, o vogliam dire zingara,
tanto che ne divenne amoroso.
scappino A
questo ho chiuso gli occhi per motivi ragionevoli.
ottavio Or
siccome noi siamo grandi amici, egli tosto mi fece confidenza dell’amor suo, e
mi condusse di più a casa di lei, che veramente mi comparve bella, ma non
quanto a lui pareva.
scappino Questo
condurre gli altri a casa della sua amorosa non sta fra le lezioni del mio governatorato.
30 ottavio Più giorni stetti seco a casa della giovane, e
sempre più mi esagerava Leandro le attrattive incomparabili di colei, ogni
capello parevagli un laccio d’amore, ogni gesto un incanto, ogni motto un oracolo
pieno di grazia e divinità, e poiché io non trovava in lei tutto quel
miracoloso che esso vi vedeva, mi tacciava di troppo insensibile al fuoco
d’amore.
scappino Leandro, per quanto vedo, ha studiato secretamente
gli scritti di qualche altro direttore, ma non so ancora dove vogliate andare a
riuscire.
ottavio Un
giorno, dunque, che io accompagnava Leandro all’amato soggiorno, nel passare
certo vicolo fuor di mano sentimmo in una casetta de’ pianti e de’ lamenti che
obbligarono a dimandare della cagione, ed una donna rispose in tuono
lamentevole che là dentro si trovavano certe povere forestiere, e che vi
avremmo veduto uno spettacolo da farci muovere a gran pietà.
scappino Toh,
toh, toh! Che diavol ci era là dentro?[13]
ottavio La
curiosità ci obbligò finalmente a passare in quelle povere affumicate stanze; e
qui vedemmo una vecchia agonizante assistita da una serva sua addolorata e da
una giovanetta figliuola che si struggeva per quella perdita tutta in un fiume
di lacrime, ma costei, Scappino, era la più bella e graziosa che possa mai
figurarsi ad occhio umano.
35 scappino Ci
siamo intesi.
ottavio Un’altra
in quella gran turbazione di cuore, e col viso annuvolato dal duolo e coi
capelli scarmigliati, e tutta scomposta, nelle fattezze e nell’abito avrebbe
fatto paura. Ma…
scappino Ma
voi non cogliete paura per così poco, lo so, lo so.
ottavio Ella
non aveva indosso che una scolorita e lacera ovatta, la quale non ben copriva
una logora camicia da notte, ed in capo non portava che una berretta di color
di cedro, sotto della quale non ben raccolte tutte le sue belle chiome ne
cascavano la maggior parte sopra le spalle con una licenza più graziosa d’ogni
regola che sappia dall’altre impararsi allo specchio, insomma in tutte quelle
sue negligenze appariva una simetria da’ tratti amorosi incomparabili, e di
bellezze quanto meno studiate tanto più efficaci sopra i cuori di chi la
mirava. Ah Scappino mio, se tu ti ci fossi ritrovato.
scappino Se
mi ci fossi ritrovato, mi sarei più tosto intenerito di quella povera vecchia
moribonda.
40 ottavio Che grazia aveva in quelle lacrime!
scappino Quella
vecchia neh?
ottavio No, quella giovane. Fissava le belle luci verso del
cielo quasi rimproverandolo…
scappino Quella
vecchia che non voleva morire neh?
ottavio No,
quella giovine che quella morte non poteva soffrire. Esalava in ogni sospiro un
vampo di fiamme di amore, e tutta quella sua bella disperazione era pe’
risguardanti un incanto.
45 scappino Sarà stata di quelle vecchie streghe che fanno le malie fin quando stanno
per crepare, e per dare l’anima al diavolo.
ottavio Tu
fai lo stordito, o pur mi deridi. Ah Scappino, Scappino, avresti ben pianto
ancor tu, se l’avessi veduta, siccome piangevano tutti coloro che v’erano
presenti, vedendola nel gettarsi che poi fece sopra la madre spirante a
raccogliere gli ultimi fiati della sua vita. Che bei sentimenti di figlia beneducata!
Che naturale amoroso!
scappino La
buona educazione e quel buon naturale amoroso vi dettero senz’altro nel genio?
ottavio Hai
detto il vero.
scappino Imparate
ancora voi a distendervi addosso a vostro padre, quando sta per morire: ed a
Silvestro che vi è in luogo di padre ponetegli almeno un ginocchio nel ventre…
50 ottavio Ah Scappino,
Scappino, questo è il modo di soccorrermi eh? Tu ti burli di me? Ti dico che un
turco averebbe amata colei.
scappino Or
via voi sapete che questo è il mio solito stile canzonatorio; ma che per altro
voglio servirvi, finite pure l’istoria dolente.
ottavio Dopo aver dette due parole di conforto a quella
bella addolorata, noi ci partimmo di lì, ed avendo dimandato a Leandro che gli
paresse della giovine, risposemi parergli avvenente. Lo disse però con qualche
freddezza; ed io di tal freddezza voleva piccarmi, ma non voleva dall’altro
canto scoprirgli la piaga che mi era rimasta impressa nel cuore.
silvestro Se
voi non compendiate il racconto ci saremo fino a domane. In due parole la
finirò io; il signor Ottavio non sapeva più vivere lontano dalla sua orfana
afflitta, e due volte l’ora andava per carità a confortarla. La serva astuta, che
per la morte della madre era divenuta l’aia della giovane, non ammetteva più
visite consolatorie; ed ecco l’amico nostro nelle smanie. Batte, si raccomanda,
supplica, scongiura: la serva è sorda, offerisce mance, regali, la serva è
sorda.
scappino Ohibò,
ohibò! Bisognarà fargli fare un’inibitoria dall’università delle serve e dalle
cameriere, cioè, o che s’accomodi al sentir la gente innamorata, e a pigliar
quel che danno, e a chiedere ancora quel che non danno, o che vista la presente
lasci il mestiero, come non idonea alla matricola.
55 silvestro Dice
la serva che la giovane è nata onoratamente, e che perciò, benché mendica
abbandonata e quasi nuda, non vuol visite in casa, né ammettere discorsi se non
di chi faccia proposta di nozze.
scappino E
suppongo che con un paio di nozze si abbia da solennizzare due matrimoni; cioè
quello della padroncina pupilla con un bel giovanetto, e quello della serva aia
con un bel pistone dello sposo.
silvestro
Ecco l’amore del signor Ottavio all’uso del fuoco della bombarda fatto più
forte dall’impedimento, che non trovando riposo né dì, né notte, alla violenza
della sua passione gira e rigira, finalmente è cascato nella pania, cioè dopo
tre giorni l’ha sposata.[14]
scappino Bon
pro gli faccia.[15]
silvestro Buon pro di vero! Il pan di nozze è diventato amaro
alla prima; suo padre, che doveva tornare tra due mesi, sarà giunto a quest’ora
in Napoli, il zio ha saputo il maritaggio, e tutti due questi vecchi d’accordo
vogliono accasarlo adesso colla figliuola del signor Geronte, cioè con una
figliuola che gli è nata in Taranto della seconda moglie.
60 ottavio A questo aggiungete: che la mia bella trovasi in
estrema necessità e che io non ho modo alcuno di darle sovvenimento per un
mezzo giorno.
scappino Ci
è altro di male? Oh che gente dappoco, che si perde d’animo per una bagattella!
E vi par cosa da pigliarne tanta gran soggezione? Cammerata, dove è il tuo
spirito, i tuoi ripieghi? E non ti vergogni d’impastoiarti così come un pulcino
in un poco di stoppa! Sei grande e grosso come un asino, e non ti basta l’animo
saltare un fossatello di questa sorte, ch’io di quattr’anni li saltavo a piè
pari i via via, che per aver fatto dieci anni le buone voglie, ed aver meritata
cento volte la galera, tu sei indietro assai nel mestiero! Sai tu che io era
tantin tantino, e che non ero stato frustato la prima volta che averei preso
questi due vecchi a gabbare di sottogamba.[16]
silvestro Scappino,
io non ho l’ingegno tanto sottile come te, e ti confesso…
ottavio Ma
tacete: ecco qua la bellissima Giacinta mia.
SCENA TERZA
Giacinta
e detti.
giacinta Ah
caro Ottavio, ditemi, che nuova recò Silvestro a Nerina? Vostro padre è di
ritorno con pensiero di darvi moglie?
ottavio
Così non fosse, amatissima sposa, e questo crudele avviso ha posto il mio cuore
nella più estrema desolazione. Ma voi piangete; e che voglian dire coteste
lacrime? Supponete voi, ch’io sia capace d’infedeltà? Non credete a tanti miei giuramenti,
a tanta prova dell’amor mio? Voi piangete Giacinta?
giacinta Io
piango, Ottavio, son sicura che voi ora mi amate, ma non son sicura che siate
per amarmi sempre.
ottavio E si può dar caso che un cuore vi ami una volta, e
non vi ami fino alla morte?
5 giacinta Ottavio,
ho inteso dire che il vostro sesso non ami così lungamente come ama il nostro,
e che gli ardori che si accendono ne’ cuori degli uomini siano vampe efimere che si spengono nell’istesso loro nascere.
ottavio Ah
mia cara! Il mio cuore (se ciò fosse mai vero) non è fatto come quello degli
altri, e sento bene che quella fiamma che ci risplende è fiamma di stella fissa
che non può ammorzarsi in eterno.
giacinta Voglio
credere ancora ciò che mi dite, e non dubito della sincerità delle vostre
espressioni. Ma io temo, Ottavio mio, di qualche forza maggiore della vostra, che
a dispetto della fedeltà della vostra fiamma la rapisca ad un moto contrario al
vostro genio, obbligandola a servire ad un altro destino. Dico insomma che voi
siete soggetto ad un padre che vuol darvi forzatamente un’altra sposa, che se questo
intravenisse, crediatemi che non potrei sopravvivere un giorno solo.
ottavio
No, no, bella Giacinta, non ci è padre che tenga, non ci è forza che voglia
farmi mancare alle mie promesse, più tosto mi risolvarei a fuggirmene con voi,
quando bisognasse, vi assicuro che senza sapere chi sia costei che mi vien
destinata, ho concepito un odio implacabile contro di lei, una brama di
sentirla sommersa in mare prima che giunga. Mi spaventa il nome d’ogni altra
sposa più della morte medesima che io dovessi incontrare per esser vostro. Dunque
non piangete Giacinta bella, non piangete Giacinta cara, per quanto mi amate,
poiché ogni vostra lacrima che mi piove sul cuore porta le più terribili
tempeste nell’anima mia, Giacinta, non piangete.
giacinta Orsù,
giacché volete che io rasciughi il mio pianto, ecco, oh fedelissimo Ottavio,
che io per vostro amore non piango più, ed aspetto con ciglio asciutto di mirare
qualunque aspetto di fortuna che il cielo mi abbia stabilita.
10 ottavio Il
cielo ci sarà favorevole.
giacinta Il
cielo non ci sarà mai contrario, finché voi non mi sarete infedele.
ottavio Non
lo sarò per tutti i numi vel giuro.
giacinta Ed
io sarò sempre felice.
scappino Poffar
il mondo; Ottavio se ne intende per bene! Ed ho compassione che si guasti
questa bella coppia.[17]
15 giacinta Giacinta, ecco qui un uomo che può farci del gran
servizio, se egli vorrà.
scappino Oh
questo no, ho fatti troppi propositi di non mi impicciare più delle cose di
questo mondo, guarda. Ma po’ poi s’io fosse pregato, chi sa.
ottavio Ah
caro Scappino, se non vuoi altro che io te ne preghi, io te ne scongiuro quanto
so e posso, prendi pure tutto il governo di questa nostra burasca.
scappino E
voi non mi dite nulla, signorina?
giacinta Ancor
io insieme col mio sposo ve ne supplico per la cosa a voi più cara: sì, sì
mettete al coperto l’innocenza de’ nostri amori.
20 scappino Orsù
bisognerà guastare i propositi; andate dunque, e lasciate fare a me; non
dubitate.
ottavio Io
credo…
scappino Zitto, zitto, voi signora andate in casa, e
dormite pure di buon sonno.
giacinta Mi
abbandono nella vostra fedeltà. (parte)
scappino E
voi signor Ottavio mettetevi a ordine per sostenere la prima tempesta
nell’abboccamento con vostro padre.
25 ottavio Questa
tempesta mi fa veramente della gran paura, e non so come vincermi la mia natural
timidezza dell’austero mio genitore.
scappino Qui
non ci vuol paura figliuol mio, ci vuol faccia tosta e risoluta. Voi non sete
più ragazzino, che dobbiate avere soggezione delle ceffate, si tratta
d’obbligarvi ad una cosa ingiusta, a cui nessuna legge vi stringe. Venite qua,
studiamo un poco insieme le risposte che gli avete a fare, su non paura, signor
Ottavio sciogliete la lingua dal filello: ci so io per voi, e la giustizia
quando bisogni.
ottavio Mi
sforzarò al meglio ch’io possa.
scappino Proviamo
via, proviamo un poco; a noi faccia brusca, testa alta, occhi fermi, voce
chiara.
ottavio Così?
30 scappino Ancor
un poco più.
ottavio Ecco.
scappino Oh
buono: imaginatevi adesso che vostro padre picchi la porta, saglie le scale, si
scatarra, batte il bastone per terra, bestemmia un tantino sotto le basette; eccolo
che entra; fa la bava per bocca, si zeppa il cappello in capo; oh rispondetemi,
come s’io fosse lui: ma non paura veh. Ecco che si mette le mani a cintola, e
dice così: «Ah
vigliacco, disonorato, forfante, figliolo indegno d’un galantuomo quale son’io;
ancor hai tant’ardire di comparirmi d’avanti! Ancora eh? Queste azioni si fanno
nel tempo che io sto fuori di casa eh, sciaguratone, infame». Ora
qui vostro padre alza il bastone. Ma fermo, non vi movete; state attento se vi
si accosta, e riparatevi di quarta. Or segue poi così: «Ah vergogna del mio
parentado, questi sono i frutti della mia educazione? Questo è il rispetto che
porti a tuo padre, bricconcione, sfacciato! Fare un matrimonio clandestino di
questa sorta senza mia saputa, e poi forse con una barona, di’ su, disonorato,
indegno, di’ su». E qui vostro padre fa due passi avanti, e pigliando il
bastone con tutte due le mani, entra sotto misura di bastonata, presto fogatevi
al legno con tutte due le mani ancor voi: levateglielo e dategli una mano in
petto; perché si discosti…. Ma che diavol avete? Che sete allocchito? Parlate,
movetevi, si tratta di bastonate, a che pensate ora?[18]
ottavio Penso
che mi par di sentir mio padre che venghi da vero.
scappino Mi
pare ancora a me.
35 silvestro Senz’altro
che è d’esso.
scappino Dunque
risoluzione e coraggio.
ottavio Non
dubitate che non ho paura, risponderò quant’occorre, perché si tratta della
causa della bella Giacinta.
scappino E
della causa delle spalle ancora; ma risponderete veramente?
ottavio Risponderò.
40 scappino Farete
faccia tosta?
ottavio La
farò.
scappino Mano
al fianco.
ottavio La
metterò.
scappino Occhio
fermo, e voce alta?
45 ottavio Non
mi perderò.
scappino Vi
fogherete al bastone?
ottavio Mi
fogherò.
scappino A
noi, eccolo, non vi movete.
ottavio Non
mi moverò.
50 scappino Entra
qui ora. Coraggio, signor Ottavio, non paura veh.
ottavio Eccolo
davero! Oh Dio son perduto, son morto. (fugge
via)
scappino Signor
Ottavio, fermo lì venite su, si è fuggito dalla paura e già se l’è fatta sotto.
Che razza d’uomini inconigliti si trova al mondo! Ma lo voglio aspettare io
questo vecchio, che sarà mai?
silvestro Fatti conto che farei ancor io come Ottavio: e che
diavolo gli ho da dire?
scappino Lassa
pur dire a me: basta che tu venga dietro alle mie parole.
SCENA QUARTA
Argante
e detti.
argante (da
sé) Si può dare il caso d’una forfanteria come questa?
scappino L’amico
è già informato e se la borbotta da sé da sé.
argante Che
temerità di figliuoli eh!
scappino Stiamolo
un po’ a sentire.
5 argante E
come lo vorranno salvare questo disonorato?
scappino Già
si è pensato al modo.
argante Me
la vorranno negare forse?
scappino Negare
no.
argante O
pure lo vorranno scusare?
10 scappino Scusare
sì.
argante Pretenderanno
di farmi vedere le lucciole per lanterne?
scappino Questo
può essere.
argante Possono
sbattere quanto vogliono, che l’hanno da far con me.
scappino Vedremo.
15 argante Quando
il suo diavolo imparava a leggere il mio era dottore.
scappino Il
tuo diavolo vuol aver oggi mazze e corna.
argante Lo
vo’ cacciare in una prigione, che cel vo’ fare infradiciare.
scappino Lo
metteremo bene in salvo.
argante E quanto a quel briccone di Silvestro gli vo’
fiaccar le spalle di bastonate.
20 silvestro Mi
volevo maravigliare che non si ricordasse di me.
argante Ah
eccolo qua, eccolo, il buon capo di casa sostituto, il bon aio del mio
figliuolo, eccolo. Oh l’avevo pur lasciato in buone mani!
scappino Signor
Argante, ben trovato Vostra Signoria.
argante Ben
trovato, Scappino (a Silvestro). Veramente hai eseguito bene i miei
ordini, ed hai dati a Ottavio di buoni consigli! Buoni sì sì!
scappino Lei
ha riportata, lodato il cielo, una buona cera.
25 argante Buona,
buona (a Silvestro) così si inganna il padrone eh?
scappino L’aria
di Taranto se gli confà più di quella di Napoli.
argante Sì sì, è buon’aria (a Silvestro),
che pensavi che non l’avesse a sapere eh?
scappino Se lei vi si tratteneva due o tre mesi più, si
faceva grasso e grosso tanto fatto.
argante E
averei trovata grossa la mia nuora ancora (a silvestro),
tu non mi rispondi neh, baroncione?
30 scappino Ha
aùto buon viaggio Vostra Signoria?
argante Oh naso in tasca, buono, missersì, buono, lasciatemi
un po’ gridare in pace.
scappino Gridare!
argante Gridare,
sì bene, gridare.
scappino E
con chi per grazia?
35 argante Con chi mi pare, vuò! Con questo briccone vo’
gridare, se vi contentate.
scappino Ma
la cagione per cortesia?
argante E
che fate l’indiano eh? Non sapete quel che mi hanno fatto mentre sono stato
fuora.
scappino Sono
un tantino informato di certa bagattelluccia.
argante Bagattellucia
eh! Una forfanteria di questa sorte.
40 scappino Non
avete tutti tutt’i torti, no.
argante Cancaro
un figliolo aver tant’ardire!
scappino Vero.
argante Pigliar
moglie senza licenza di suo padre.
scappino Non
gli si può lodare affatto affatto; ma io sarei di parere che Vostra Signoria
non ne facesse punto di rumore.
45 argante E io sono di
parere di far rumore, che va fatto, col braccio della giustizia e colle mani,
colla bocca, e co’ piedi, signor consigliere de’ miei stivali. E che non ti
pare che io abbia tutte le ragioni forse?
scappino Più
che non dite: e subbito che io seppi questo fatto, presi la confidenza di fare
una solenne ripassata al signor Ottavio pigliando giustamente le vostre parti:
ed averei voluto che mi aveste sentito. Dimandategline, dimandategline, e
dimantatene qua a Silvestro; e che rispetto (gli dissi) è questo al vostro signor
padre? Ed un padre che ha tanto stentato per farvi ricco e beneducato.
argante Briccone:
ci ho speso il cuore e gli occhi.
scappino Ad
un padre, che dovreste baciare dove mette li piedi.
argante Sicuro.
50 scappino Che
dirà la gente, signor Ottavio, sposare una ragazza nuda e cruda senza saper chi
si sia?
argante Qualche
sgualdrina sarà, che vuoi che sia?
scappino Quando
potevate mettere in casa una dote di molte migliaia di scudi, e fare qualche
parentadone onorato.
argante La
famiglia di Geronte abbraccia tutto Taranto, e mi ha dato di buoni sacchetti di
moneta traboccante.
scappino Crediatemi
signor Argante, che non averei potuto dirgli di più in presenza vostra, e non
che una volta l’ho bravato, due e tre, Silvestro mi faccia bugiardo.
55 argante Lo
credo senz’altro a voi.
scappino Ma
finalmente è bisognato rendersi alla ragione, ed ho conosciuto che in quel
fondo fondo non ha tutt’i torti che gli si danno.
argante E
come non ha tutt’i torti? Pigliar di punto in bianco una forestieraccia di casa
del diavolo, che non ha altro che una camicia stracciata, e forse forse…
scappino Ma
ci è stato forzato dal suo destino.
argante Dal
destino eh! Bella scusa! Dal destino! E così si ha da poter rubare, assassinare
e far tutte le bricconerie del mondo, e dar la colpa al destino? Quando uno
vuol essere uomo da bene non ci è destino che tenga sai! E non ho mai sentito
dire che l’avvocato de’ poveri colla scusa del destino abbia mai salvat’i
mariuoli dalla forca.[19]
60 scappino Ve
la pigliate troppo filosoficamente e troppo legalmente, ho voluto dire che si è
trovato per una certa fatalità impegnato in questo negozio, che non poteva
uscirne.
argante E
chi ce l’ha fatto impegnare? Chi?
scappino Ma
Ottavio non ha poi del vostro cervello, i giovani son giovani e come tali non
si guidano sempre con tutta prudenza necessaria: Leandro ha fatto peggio di
lui, e pure sapete che istruzioni ha avute da me, e quanto gli sono stato
intorno per farlo un uomo savio; dite un poco, signor Argante: siete stato
giovine ancor voi, e ne averete fatte qualcuna delle buone e delle belle, perché
ho sentito dire che vi piaceva la conversazione, e che civettavi con tutte le
finestre della città, e che avete finalmente rotta bene la vostra cavezza al
pari d’ogni altro.
argante Non
ve lo nego, no. Ma sempre mi son contenuto dentro i termini della riputazione e
non ho fatto quel che ha fatto questo scempiato.
scappino Ma
che volete che facesse? Ha trovata una giovane che gli porta affetto (perché quest’essere
ben voluto dalle femmine Ottavio tira da voi), una giovane molto ben fatta che
gli ha usato finezze, che l’ha legato con le sue maniere: e torna oggi, e torna
domani, ci è corsa qualche promessa.
65 argante Io
sapevo promettere e spromettere.
scappino Lui
veramente se ne voleva per paura di voi ritirare, ma i parenti co’ pugnali alla
gola l’hanno obligato al mantenimento, il poveraccio.
argante Come?
silvestro (da
sé) Che furbo di nido eh! Come l’ha saputo trovare.
scappino Ditemi
un poco? Avreste voluto che si fosse lasciato ammazzare da coloro? È meglio
avere un figliolo mal maritato che morto.
70 argante Come, come? La cosa non mi è stata contata nel
modo che me la dite voi.
scappino Potete
sentire lui medesimo, e io in coscienza non vi direi una cosa per un’altra.
argante Dunque
gliel’hanno fatta pigliar per forza?
scappino Per
forza, signorsì.
argante Ma
doveva andare alla Vicaria, e far qualche protesta alla banca di questa violenza.
75 scappino E
quest’è quello che non ha voluto fare.
argante Perché
in questo modo mi sarebbe stato più facile l’annullare questo sposalizio.
scappino Annullarlo
eh?
argante Annullarlo,
missersì, annullarlo.
scappino Questo
non vi riuscirà.
80 argante Non
mi riuscirà?
scappino Signornò.
argante O
io son padre d’Ottavio, o questi stivali.
scappino In
questo caso Vostra Signoria sarà questi stivali.
argante O la violenza ch’è stata fatta al giovane, non si
ha da esaminare alla Vicaria?
85 scappino E
chi volete che la provi questa violenza?
argante Penso
che Ottavio la dirà come gli è.
scappino Guarda
che lui ne parli.
argante E
che pensi, che Ottavio voglia star cheto?
scappino Chetissimo,
zittissimo, siatene pur sicurissimo.
90 argante Sarebbe un bricconissimo, un furfantissimo, e voi
mi fate maravigliare assaissimo.
scappino Ma
volete, signor Argante prudentissimo, che un giovane onoratissimo faccia una
pubblica confessione in forma amplissima d’aver avuta paura, che gli è stata
fatta pigliar moglie per forza? Questo sarebbe un confessar d’aver fatta
un’azione vilissima, e dimostrarsi indegnissimo figliuolo di Vostra Signoria
con tutt’i superlativi che si trovano nella gramatica dell’onore.
argante Io
me la rido.
scappino Non
ve la ridete no. Il vostro onore e il suo non vogliono che si dica ch’egli
abbia fatto questo passo per forza.
argante E
io voglio che per onor mio e onor suo dica il contrario.
95 scappino Siate
sicuro che non lo farà.
argante Glielo
farò far io, se ci ha stommaco.
scappino Vi
dico di nuovo che non glielo farete fare.
argante Se
non lo farà, gli levarò l’eredità e la legittima.
scappino Voi?
100 argante Io
sì bene.
scappino Buono.
argante Come
buono?
scappino Voi
non gli levarete né legittima, né eredità.
argante Non
gliela leverò?
105 scappino No.
argante No?
scappino No.
argante Oh vedete bell’umore! Ch’io non abbia a potere diseredare
mio figliuolo!
scappino Vi
dico di no, di no assolutamente.
110 argante E
chi me l’ha da impedire?
scappino Voi
medesimo.
argante Io?
scappino Voi
non averete tal cuore.
argante Avrò
cuore di fargli questo e peggio.
115 scappino Non
ve lo credo. La tenerezza paterna farà l’offizio suo.
argante La tenerezza paterna metterà quattro dita di codenna
e tu rimarrai un bugiardo.
scappino Sì,
sì lo vedremo.
argante Lo
vedremo sicuro.
scappino Ci
conosciamo che è un pezzo. Voi siete di troppo buon naturale.
120 argante Ma quando voglio
ho un naturale di bestia; finiamola, Scappino, non mi far alzar la bile. Fa’
una cosa, va’ a cercar quel disgraziato, e fa’ presto; intanto che io vo a
trovare il signor Geronte per dargli parte di questa disgrazia.
scappino Se
vi posso servire in altro comandatemi pur liberamente.
argante Vi
ringrazio, Scappino; Ah sorte maledetta: perché hai voluto che costui sia
restato adesso mio figliuolo unico? Potrebbe pur esser viva quella buona
ragazza che il cielo mi ha tolta, che io la farei erede delle mie sostanze, e
non toccherebbero a quest’altro sciupinato senza giudizio, senza riputazione.
SCENA QUINTA
Scappino
e Silvestro.
silvestro Io
ti confesso, Scappino, che la sai lunga più di me, e che il negozio mi pare
ormai rimesso a buon termine, ogni cosa va bene, ma con tutta la nostra
furberia si frigge malamente; e non so come abbiamo da fare con tanta gente che
ha da mangiare a conto nostro.
scappino Delle
solite tue paure: lascia pur fare a me, camerata, che io so dove la zecca ha da
batter moneta.
silvestro Fino
a tosarla è un mestiero che lo so fare ancor io, ma a batterla di nuovo non mi
basta l’animo.
scappino Vo dando pasto al cervello per trovare un furbacchiotto
della nostra compagnia che sappia fare un personaggio quale io vorrei. Bada a
te, piglia un poco la positura di birbante, reggiti sopra un ginocchio solo;
mostra una mano manca, guardami con occhio lusco. Fa’ una passeggiata da re di
commedia. O bene, non accade altro, viene che ho ancora il secreto per
cambiarti il mostaccio e la voce, andiamo, andiamo.[20]
5 silvestro Facciam quel che tu vuoi, ma non mi imbrogliare di
grazia colla giustizia.
scappino Vien
pure. Noi partiremo le bastonate e la galera da buoni fratelli, e quando ci
tocchi un capestro in caffo lo lascio a te.[21]
Fine
dell’atto primo.
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
Geronte
e Argante.
geronte Il
tempo è buono, e credo che senz’altro la nostra gente non possa tardare a
giungere se non poche ore; perché un marinaio che vien di Taranto m’assicura
che il mio uomo stava per imbarcare nell’istesso tempo ch’egli fece vela; ma la
mia figliuola si vuol turbare trovando le cose qui in diverso stato da quel che
le supponevamo. Certo che l’accidente di vostro figlio ci guasta tutte le
misure che abbiam prese, ed io mi trovo il più confuso di questo mondo.
argante Signor Geronte, non vi pigliate pena di questo. Io
vi prometto di levar di mezzo tutti gl’impedimenti, e vado adesso appunto a
fare il negozio.
geronte Volete
che ve la dica, signor Argante? L’educazione de’ figlioli è una cosa veramente di
grand’importanza.
argante E
chi dice di no? Ma a che proposito, padron mio?
5 geronte A
proposito che certi cattivi portamenti de’ figliuoli procedino d’essere stati
mali avvezzi da’ padri loro.
argante Così
intraviene; ma a che volete riuscire per questo? Facciamoci ad intendere.
geronte A
che vo’ riuscire?
argante Sì
bene.
geronte Che
se voi aveste tenuto il vostro giovine ben imbrigliato, non vi averebbe fatta
questa brutta scappata.
10 argante Ah,
ah. Buono, buono. E voi vi par beneducato il vostro eh.
geronte Per grazia del cielo sì; e se me ne avesse fatta
una di queste, guai a lui.
argante E
se lui avesse fatto peggio del mio? Che ne direste, mio padrone?
geronte Come?
argante Come
come, Como è di là da Milano.
15 geronte Spiegatevi,
che vuol dir ciò?
argante Vuol
dire, signor Geronte, che chi ha della tigna da grattare a casa sua, non
bisogna che schifi quella degli altri.
geronte Non
intendo questo indovinello.
argante Spiegamolo
l’indovinello, spiegamolo.
geronte Avete
sentito qualche cosa di mio figliolo?
20 argante Può
essere.
geronte Non
mi tenete più in dubbio.
argante Il
vostro Scappino, mentre io stavo arrabbiato, me l’ha detta un poco di sopra
sopra, dimandatene a lui, o a qualcun altro, che lo saprete. Come la sa
Scappino, ch’è la tromba della comunità, ne sarà pieno tutto il paese. Con
buona grazia io vo a casa d’un avvocato per informarmi un poco di quel che ho
da fare, a rivederci.
SCENA
SECONDA
Geronte
e poi Leandro.
geronte Che
mai può essere questa cosa del mio Leandro? E dice che l’ha fatta peggio
d’Ottavio! Peggio eh? Per me non so come si possa far peggio di maritarsi senza
licenza del padre; questa è la maiuscola e l’arcibricconata de’ figlioli di
famiglia; ma eccolo il galantuomo.
leandro Ah
signor padre, ben tornato Vostra Signoria. Oh quanto mi rallegro… (vuol
abbracciare il padre, e lo respinge)
geronte Pian
piano quel giovane, discorriamola prima un tantinello.
leandro Permettetemi
che io vi baci la mano, e che…
5 geronte Pian
piano dico.
leandro Come?
Non volete ch’io vi baci la mano, né che io vi abbracci! Mi rispingete, mi
bravate!
geronte Messersì,
abbiamo prima d’aggiustar certi conti fra di noi.
leandro E
che conti volete dire?
geronte Guardami
un po’ in viso.
10 leandro Come?
geronte Guardami
senza batter occhio, ma non t’arrossire veh.
leandro E
bene, signor padre?
geronte E
bene, signor figliuolo? Dimmela giusta sai, perché io la so a un puntino come
l’è andata.
leandro Come
è andata, che cosa?
15 geronte Sì
bene: che hai fatto mentre io sono stato fuora, ch’hai fatto?
leandro E
che vuole ch’abbia fatto, signor Padre? Nessuna cosa che possa dispiacere a Vostra
Signoria.
geronte Nessuna
cosa eh?
leandro Signornò.
geronte Sicurissimo?
20 leandro Sicurissimo
sono della mia innocenza.
geronte Scappino
non la dice così.
leandro Scappino?
geronte Ah
ti fai rosso neh?
leandro Vi
ha forse detto nulla di me?
25 geronte Oh ben. Questo
non è luogo proprio per questi discorsi; noi ci rivedremo un poco in casa; là
là ti aspetto. Ah ribaldoncione, senti: se tu m’hai fatta qualche azione
cattiva, ti rinunzio per mio figliolo. Esamina la tua coscienza veh, e se ti
rimorde di qualche vigliaccaria, non mi capitar più d’avanti mai più: mi ha
inteso?
SCENA TERZA
Leandro,
e poi Ottavio e Scappino.
leandro Tradir
me, Scappino, di questa sorte! Un briccone, che per cento rispetti dovrebbe
essere il primo a coprir le cose che gli ho confidate, egli è il primo a
rivelarle a mio padre; giuro al cielo che me l’ha da pagare il furfante.
ottavio Caro
Scappino mio, quanto debbo al pensiero che ti pigli per me; tu sei un uomo
incomparabile, non poteva il cielo in altro modo favorirmi che provedendomi del
tuo consiglio, del tuo soccorso.
leandro Ah
ah. Eccolo qui: ti ho trovato pure a tempo, signor briccone.
scappino Servitor
suo devotissimo, signor Leandro, riveritissimo umilissimo: lei usa meco un
titolario di troppo onore.
5 leandro Tu
vorresti metterla in burla eh? Ma t’insegnarò io… (gli va adosso con la sua
spada nuda)
scappino Ah
signor mio. (inginocchiato)
ottavio Signor
Leandro, che fate? (si mette di mezzo)
leandro Signor
Ottavio lasciatemi, ve ne prego.
scappino Eh
di grazia…
10 ottavio Per
amor mio signor Leandro.
leandro Lasciatemi
trattar la sua ribalderia come merita.
ottavio Ve
ne prego per tutti i rispetti della nostra antica amicizia.
scappino Ma
che vi ho fatto, signor Leandro?
leandro (vuol
colpirlo) Che mi hai fatto eh, traditore?
15 ottavio Piano
dico.
leandro No
no, Ottavio, mi ha da confessare di sua bocca l’indegnità che mi ha fatta; sì
sì briccone, io ho ben saputo quel che hai detto, e l’ho saputo appunto adesso,
ti credevi forse che non dovesse venirmi all’orecchie neh? Ma ne voglio la tua
confessione medesima, o ti passo da parte a parte con questa spada.
scappino Ah
signore eh, avreste mai tanto cuore?
leandro E
avesti tu tanto ardire? Parla dico.
scappino Ma
che ho fatto io qualche mancanza?
20 leandro Lo
sai purtroppo, che te ne rimorde la coscienza.
scappino Vi
giuro, signor mio, che non mi rimorde di cosa alcuna.
leandro Non
ti rimordi? (vuol tirargli)
ottavio No,
Leandro.
scappino E
bene, signore, ve la dirò via; ma ritiratevi un poco addietro. Vi confesso (un
tantino più in là signore) d’avervi bevuto quel botticello di vin di Spagna che
vi fu donato, con certi miei cammerata, e che feci poi un buco nella botte,
gettandovi dell’acqua attorno per darvi ad intendere che si era versato.
25 leandro Tu dunque hai bevuto il vin di Spagna, e sei stato
cagione che ho scacciato quella buona serva, credendomi che ella se ne fosse
imbriacata.
scappino Signorsì,
ve ne chiedo perdono.
leandro Ho caro d’averlo saputo, ma non è questo il conto
che mi hai da rendere.
scappino Non
è questo neh?
leandro No.
Egli è una cosa che molto più mi tocca il vivo: dimmela su.
30 scappino Non
mi ricordo d’altro, signore.
leandro Non
ti ricordi d’altro eh, mascalzone? (vuol ferirlo)
scappino Ahi
ahi.
ottavio Flemma,
caro amico.
scappino Aspettate,
ora ve la dirò: tre settimane sono (abbassate un po’ quella punta) anzi tre
settimane e tre giorni voi mi mandaste una sera con una mostra d’Inghilterra
dalla vostra zingaretta favorita, e io tornai a casa tutto infangato, e col
mustaccio spruzzato di sangue, e vi dissi che avevo trovati quattro assassini
notturni che me l’avevan tolto; ma per altro l’avevo ritenuto io.
35 leandro Tu
dunque ritenesti l’oriuolo?[22]
scappino Sì
signore, per provedere al bisogno che ora è.
leandro Ora
vengo in chiaro delle tue furfantarie e mi avvedo quanto possa fidarmi di te, ladro
scellerato. Ma pure il male non consiste qui.
scappino No?
leandro No.
40 scappino Non
mi ricordo d’altro in verità, da uomo d’onore.
leandro Disonorato
che sei, parla su, confessa ti dico.
scappino Non
ho fatt’altro di vero.
leandro (vuole investirlo) Non hai fatt’altro?
ottavio Non
lo permetterò giammai.
45 leandro Ottavio, è
carità levar dal mondo un mariuolo di questa sorta, che ne farà qualcuna ancora
a voi.
scappino Ah
signorsì, n’ho fatt’un’altra, signorsì; vi ricordate di quel lupo manaro (quando
andavamo quella sera insieme sei mesi sono) che vi diede così malamente delle
bastonate, e vi ebbe da far rompere il collo in una bocca di cantina, dove
cascammo tutti due nel fuggire?
leandro E
bene?
scappino Il
lupo manaro ero io.
leandro Ah
indegno, tu mi maltrattasti dunque in quel modo?
50 scappino Io, signorsì: per farvi una poca di paura, accioché
non vi venisse più voglia di uscir la notte e farmi perdere tanto sonno dietro
i vostri rigiri.
leandro Lo
sentite, signor Ottavio? È meglio che costui moia per le mie mani, che faccia
vergogna alla mia casa dove è allevato, morendo poi per mano di boia; a tempo e
luogo mi pagherai ancor questa, temerario, ma io voglio adesso che tu mi
confessi quel tanto che hai detto a mio padre, sì adesso finiamola.
scappino A
vostro padre, signor mio.
leandro Sì
briccon mio, a mio padre sì.
scappino Io
non l’ho ancora visto da che è tornato, signore.
55 leandro Non
l’hai visto?
scappino Ci
farò mille giuramenti.
leandro Sicuramente.
scappino Sicurissimamente
dimandatene a lui, e se non è vero, fatemi la pancia come un crivello.
leandro Ma
se egli medesimo così mi ha detto?
60 scappino Con
buona grazia di Vostra Signoria o lui non ha detto il vero, o Vostra Signoria
averà frainteso, perché io non so di che colore si sia da che è tornato.
SCENA QUARTA[23]
Moschino
e detti.
moschino Signor
Leandro, una cattiva nuova per i vostri cambi amorosi.
leandro Come?
moschino Que’
diavoli di quegli arabi vi voglion portar via la vostra zingaretta, e la
poverina, che si straccia gli occhi, mi ha mandato qui perché ve lo faccia
sapere ora ora, e che vi dica che se tra due ore voi non portate là il danaro
che vi hanno chiesto di lei, e che con loro avete pattuito, la perderete per
sempre.
leandro Tra
due ore?
5 moschino Tra
due ore.
leandro Ah
Scappino mio caro, fedelissimo Scappino mio, a te in questo punto mi
raccomando.
scappino (gli
passeggia d’avanti con aria fiera)
Ah ora sono Scappino caro, Scappino fedelissimo, perché avete bisogno di
me, cioè perché gli arabi non vi portin via la carne dal tagliere.
leandro Va
pure, Scappino onorato, che io ti perdono tutto ciò che mi hai fatto, e quel
peggio ancora, che tu non mi avessi confessato.
scappino No no, l’ho fatte troppo enormi! Me n’avvedo da
me, passatemi pure il corpo con cotesta spada, che io non merito di scappare
dalle vostre mani.
10 leandro Vo’ che tu viva
per conservare la vita a me conservandomi il possesso dell’amor mio.
scappino Via
via ammazzatemi per carità; che io non faccia più furberie. Vi par poco eh? Avervi
bevuto una botticella di vin di Spagna, rubato l’oriuolo, e poi avervi
bastonato a legge d’asino?
leandro Tutto
vo’ perdonarti, di tutto voglio scordarmi.
scappino Furono
però una trentina di legnate da ricordarsene per tutto il tempo di vita vostra.
leandro Già me ne sono scordato adesso, e dopo averti
perdonato, prego te a perdonarmi i passati trasporti, ed a mettere un poco a
partito quel tuo cervello ammirabile, che sa trovare il suo ripiego ad ogni
cosa difficile.
15 scappino Ora
non occorre altro, non voglio che mi perdoniate, accioché un capestro non facci
infine disonorare all’antica genealogia degli Scappini, vo’ morire per vostra
mano, che così farò una morte onorata.
leandro
Di grazia mettiamo a monte tutto il passato, e pensa, oh Scappino mio, a darmi
soccorso.
ottavio Scappino,
bisogna servire il padrone, fallo ancora per amor mio.
scappino
Or ora, ch’io ero nel punto di morte, ho fatto voto al cielo di non gabbare più
nissuno, e voglio osservarlo senz’altro.
leandro Amato servo, scordati delli strapazzi che t’ho
fatti, che te ne dimando perdono.
20 scappino E il voto?
ottavio Non
tenere il signor Leandro in maggiori pene, tu obbligarai me pure nell’istesso
tempo.
scappino Sodisfatemi
in coscienza, che poi la discorreremo.
leandro La
coscienza t’obliga a dare aiuto al tuo padrone.
scappino Volendomi mandare nell’altro mondo, già mi avete
licenziato dal servizio.
25 leandro Ti
raccetto nella mia grazia per tutto il tempo di vita mia.
scappino Bella
razza di padrone! Dirmi vigliacco, furfante, briccone, intaccarmi nell’onore…
leandro (s’ingonocchia) Eccomi col ginocchio a terra…
scappino Ergetevi
ergetevi. Volermi poi infilare colla spada come un fegatello.
leandro Ho
fatto male, me ne pento, e son pronto a risarcirti colle sodisfazioni che
vorrai…
30 ottavio E
non ti rendi ad un così sommesso parlare?
scappino Ma
un’altra volta mi trattarete così?
leandro Il
ciel me ne guardi.
ottavio Ed
io n’entro mallevadore.
scappino E
caso che si potesse accomodare il negozio del voto, di quanto avresti di
bisogno, signor Leandro?
35 leandro Di
cinquecento scudi.
scappino E
voi signor Ottavio?
ottavio Di
ducento doppie.
scappino Tra
quanto tempo?
leandro Tra
due ore al più lungo perché altrimenti (come hai sentito) si portan via
Zerbinetta.
40 ottavio Ed io più
presto, se si potesse, perché in altra maniera Giacinta colla sua famiglia si
muor di fame.
scappino Oh
qui sta il male: ed io ho fatto voto di non gabbare nessuno per un anno almeno;
e senza gabbare i vostri vecchi questa moneta non si può trovare.
leandro Ma
ti darebbe l’animo cavarla loro di mano così presto?
scappino Se
non ci fosse il voto di mezzo, fate conto come se l’aveste in saccoccia ora
ora.
ottavio Dunque?
45 scappino Ohibò
c’è il voto di mezzo.
leandro Amato
servo.
ottavio Amato
Scappino.
scappino Voto
di mezzo.
leandro Passano
inutilmente i momenti, e Zerbinetta se ne va.
50 ottavio Perdi
il tempo senza profitto, e Giacinta dallo stento si consuma.
scappino Se
voi non trattavi d’ammazzarmi io non facevo il voto; ora non ci è rimedio,
datene colpa alla vostra furia, ma finalmente un anno passa presto, un’altra
volta farò voti per tempo più corto.
leandro Dunque
volterò questa medesima spada contro il mio petto, e ti vedrai vendicato,
Scappino crudele.
ottavio E io darò in qualche simile disperazione, e sarai
contento, Scappino ostinato.
scappino Aspettate,
ho pensato ad un ripiego: io mi farò dar or ora tutta questa moneta da’ vostri
vecchi, e tanto che io mi sia sodisfatto, se questo voto tenga, e se si possa
gabbare un poco per carità, vi darò i danari in deposito a voi medesimi, ma che
non si possino però muovere senza mio consenso e citazione.
55 leandro Siamo
contenti.
scappino E prometterete de restitutione, sì, et quatenus
etc. l’uno per l’altro insolidum?[24]
ottavio Promettiamo.
scappino Così
mi par di saldarla in buona coscienza. Ora intorno al signor Argante la
macchina è già in ordine; e circa il signor Geronte ci anderà minor manifattura,
perché per grazia del cielo è semplice quanto fa al nostro bisogno, che il ciel
lo conservi, e si crederebbe che gli asini volassero; so che non ve ne
offendete signor Leandro, ch’io dia del goffo a vostro padre, perché tutto il
mondo dice che non siete suo figliolo, e delle sue fattezze non ne avete in
viso nepur una.
leandro Via
te lo concedo.
60 scappino E
in questo concedere alla prima voi tirate più tosto da vostra madre. Ma ecco
Argante. Ritiratevi tutti due, ch’io cominci l’opera qui; e dite a Silvestro
che venga speditamente di fianco colla sua furberìa.
ottavio Non
perdiamo tempo.
scappino E
sentite, per misurare queste due ore avrei bisogno d’un altro oriuolo migliore
di quel che vi rubai.
leandro Avrai
quel che ti piace. Andiamo.
SCENA QUINTA
Argante
e Scappino.
scappino L’amico
rumina!
argante Non
aver tanto cervello di considerare l’impegno nel quale si metteva! Ah gioventù
sconsigliata.
scappino Signor
Argante, servitor suo.
argante Bondì,
Scappino.
5 scappino Voi
ancora pensate lì.
argante Ti
giuro che mi dà del fastidio, e non poco.
scappino Questo mondo è pieno di traversie: bisogna che
stiamo preparati da un’ora e l’altra, per quel che ci possa intravenire, mi
ricordo che un vecchio mi disse una parola che l’ho sempre tenuta a mente:
sempre…
argante Che
ti disse?
scappino Che
quando i padri di famiglia si allontanano un poco da casa, bisogna che sempre
pensino al peggio di quel che possino trovare quando ritornaranno.
10 argante Come
a dire?
scappino Che si figurino di trovar la casa bruciata, i
danari rubati, la moglie morta, un figliolo stroppiato, la figliola subornata,
la botte versata e la serva pregna, che se poi arriva a casa, e trova che
qualcuna di queste cose non è vera, gli pare d’essere più felice che non
credeva, per questo io ho tenuta questa scuola nella mia bassa filosofia, e nel
ritornare a casa del padrone vi sono andato sempre disposto a sentirlo in
collera, darmi del pezzo di briccone, del bastardo, del fusto da Galera, a
pigliar calci nel fin delle reni, bastonate e cose simili: così se alcuna cosa
non m’interveniva, ringraziavo la buona sorte che me l’avesse risparmiate.
argante Bene
bene: ma questo matrimonio maladetto, che mi guasta tutt’i miei disegni, è una cosa che non mi ci posso
accomodare; e giusto adesso vengo dall’avvocato per trovar modo di farlo
tornare addietro.
scappino
Son dalla vostra. Ma pure fate a modo mio: cercate qualche altra strada che
quella della giustizia, perché quest’andare intorno ai tribunali vi darà
dell’inquietudini, e vi metterete in un ginepraio da non uscirne mai più.
argante Hai
ragione. Ma che strada si potrebbe tenere?
15 scappino Penso
d’averla trovata io, perché per dirvela vi ho tutta la compassione del mondo, e
ho dato pasto al cervello per aggiustarvi questo, che come si tratta di padri
strapazzati da’ figlioli, mi c’interesso come cosa mia.
argante Vi
sono obligato, Scappino.
scappino Io sono andato a trovare il fratello di questa giovane
sposata per forza.
argante Bene,
e chi è costui?
scappino È
uno smargiasso, rompicollo, da casa del diavolo, che ne ha parecchi all’anima,
e tanto fa caso di buttar giù uno per quanto di sputare in terra. Ora io gli ho
messo in considerazione che questo parentado si pùo mettere in lite, e che la
violenza praticata con Ottavio non può piacere alla Vicaria: che voi siete
finalmente padre bene appoggiato di parentela e di amicizie col governo, e che
oltre al non aver paura di lui sapete ben far valere il vostro danaro al
bisogno.
20 argante Bravo
Scappino! E così?
scappino E
così tanto ho detto, e ridetto, che l’ho indotto a dare orecchio alle
proposizioni di aggiustamento per via di qualche regalo sottomano, e m’ha
promesso di dare il consenso per la rescissione del contratto.
argante E
quanto pretenderebbe di regalo?
scappino Alla
prima mi ha fatto una chiesta irragionevole.
argante Per
esempio?
25 scappino E
via, è una domanda spropositata.
argante Quanto
verbigrazia? Quanto?
scappino Trattava
di cinque o seicento doppie.
argante Cinque
o seicento malanni che lo coglino, e che mi burli eh?
scappino Sono
gente avvezza talora alla strada, che seicento doppie le fanno in un assassinamento.
30 argante Ma
qui a Napoli non siamo alla strada.
scappino Io gli ho risposto fuor de’ denti che questi non
sono proietti da portarsi, e che non si ha da fare con gente che abbia paura
delle sue bravate; finalmente dagli, picchia, martella, il negozio è ridotto qui:
«Scappino» (mi ha detto) «io ho da partir adesso per l’armata, e devo mettere
in pronto un poco d’equipaggio. Io guido una compagnia di dragoni…».
argante Dragoni
eh!
scappino È
una sorte di milizia che si chiama così perché portano l’armi avvelenate. «Ora
io» (mi ha soggiunto), «con tutto che avessi accomodata bene la mia sorella,
tuttavia farò questo negozio, perché ho bisogno d’un cavallo da fazione che sia
stato qualche tempo sotto il maneggio, e tu sai che non ci vuol meno di
sessanta doppie.
argante Sessanta
doppie! Cancaro non si trovano per la strada. Ma diamogliele e mandiamolo via.
35 scappino «Ci
vorrà una buona sella» (mi ha replicato) «co’ fondi delle pistole rifinite
d’argento, e con una gualdrappa gallonata all’uso degli uffiziali, che
costeranno circa venti doppie di più.
argante Sia
maledetto i dragoni; sessanta e venti ha ottanta, e vada al diavolo.
scappino Signorsì.
argante Mi
pare un po’ troppo, ma per ricomperare la riputazione non sono male spesi.
scappino Poi
dice che gli bisogna un cavallo per montare il servitore.
40 argante O
digli che il servitore lo facci andare a piedi.
scappino Signornò,
ci è quest’usanza che vadino a cavallo.
argante Se
lo vuole a cavallo se lo porti in groppa.
scappino Via via si lasci servire, e quest’altro cavallo
ordinario costerà trenta doppie.
argante No
no, questa mi pare impertinenza.
45 scappino Di
grazia signor Argante, non vi perdete per una bagatella, i due mesi di lite vi
costeranno assai più.
argante Ah
cancaro mi vuol pigliar per la gola, come ha fatto a mio figliuolo? Orsù diamo
l’andare a queste trenta ancora.
scappino Dopo
questo m’ha detto il dragone che gli è necessario un muletto per portare…
argante Vada
al diavolo il dragone col muletto e colle corna che se lo sfascino, no no Scappino
andiam più tosto avanti la giustizia.
scappino Pensateci
bene, signore.
50 argante Ci
ho pensato.
scappino Un
muletto di poca levata.
argante Ne
manco un asinello.
scappino Pensateci
un poco più.
argante Vo’
prima litigare.
55 scappino Signor
Argante, fate meglio i vostri conti. Considerate le bugie de’ procuratori, le
cabale degli avvocati, i fastidi de’ tribunali: contese, giurisdizione di foro,
giudici, detti sospetti, falsità di scritture, lunghezze d’appelli, e che avete
da passare fra le mani di tanti uccellacci di rapina quanti sono i dottori, i
cancellieri, i copisti, i cursori, gli sbirri, i testimoni falsi e simil genìa.
Tutti costoro non fanno caso di dare un calcio alla giustizia per un giulio
solo, lo sbirro farà un falso rapporto e voi sarete condannato in contumacia
senza saperlo; i testimoni se l’intenderanno coi cancellieri, i procuratori, e
gli avvocati col dottore della parte, e vi venderanno a danari contanti, e
quando ancora vi poteste guardare da tutte queste cose, sapete quel che
v’intraverrà? I giudici si lasceranno subornare o da qualche collo torto, o da
qualche femmina, dove vanno la sera a trattenimento; eh signor Argante,
liberatevi da quest’intrighi; e questi quattro giorni che avete da campare,
fateli pure in santa pace, e dormite i vostri sonni senza tirar de’ calci alle
lenzuola.
argante Ma
in tutto e per tutto quando ci andarebbe a montargli questo muletto ancora?
scappino Eccovi
il conto fatto e tarato a tutto rigore: per il suo cavallo coi fornimenti di
sella, e gualdrappa, e pistole, e per il cavallo fornito per il servitore, e
per muletto da soma, e per pagare una lista, che egli deve saldare alla
locandiera, credo che non passino le ducento doppie che quindici, o venti baiocchi.
argante Ducento
doppie?
scappino Signorsì,
che de’ baiocchi non se ne parlerà.
60 argante O
andiamo, e litighiamola…
scappino Esaminate
prima…
argante Vo’
litigare.
scappino Vi
precipitarete.
argante Vo’
litigare.
65 scappino Ma
per litigare ci vuol pure la borsa aperta; borsa aperta per i consulti, borsa
aperta per la banca, borsa aperta per le citazioni, borsa aperta per i decreti,
borsa aperta per gli appelli, borsa aperta per le decisioni; tanto che ho fatto
il conto che dando al dragone ducento doppie ce ne avanza cencinquanta, voi in
buona economia lasciate di litigare, e questi cencinquanta saranno buone per
far tornare a dietro qualche altro parentado del signor Ottavio.
argante Litigare,
litigare, Scappino; litigare.
scappino O
via, litighiamo ch’io son dalla vostra, litighiamo… Ma ecco il dragone che vi
dicevo.
SCENA SESTA
Silvestro
da spadaccino bravo e detti.
silvestro Scappino,
insegnatemi un poco quell’Argante padre di Ottavio.
scappino Perché
signore?
silvestro Ho
inteso che voglia litigar meco, e dar di nullità allo sposalizio di Ottavio con
mia sorella.
scappino Non
so se abbia questo pensiero, vi dico bene che le ducento doppie gli paiono
troppe.
5 silvestro Al cospettone di Satanassone arcidiavolone,
gli voglio partire il viso per la regola del tre in minutissimi rotti; e gli vo’
staccare co’ denti il cuore dal petto. Come troppo ducento doppie? Ch’io possa
essere arrostito vivo… Corpo di qua e di là… dove sta di casa?
(Argante si nasconde sotto il mantello di Scappino)
scappino Signor
Capitano quel galantuomo ha cinque dita nelle mani come voi, e ha i denti belli
e buoni per cavare il fegato, e le budella del ventre ancora a voi.
silvestro Chi
lui? Quel disgraziatone? Quel miserabile? Se fosse qui vorrei schiacciarli il
capo con queste due dita sangue di… Ch’io possa essere impalato in un corno ruvido
di Belzebù… Ch’è cotest’uomo costì?
scappino Ohibò,
non è lui ohibò.
silvestro È
forse il suo procuratore, il suo avvocato?
10 scappino Signornò,
né meno.
silvestro Il
suo notaro, il suo copista?
scappino Signornò,
né meno.
silvestro Il
suo sbirro? Il suo testimonio falso?
scappino Signornò,
né meno.
15 silvestro È
forse qualcuno de’ suoi congiunti, de’ suoi amici, e di quei che lo consiglino
a litigare?
scappino Signornò,
è suo nemico capitalissimo.
silvestro Nimico suo?
scappino Signorsì,
anzi ha litigato seco da quarant’anni, e ci litiga ancora.
silvestro Ah sangue… vi sono obligato galantuom, perché litigate
con Argante.
20 scappino E
spera di spogliarlo di tutt’i beni.
silvestro Obligato, perché volete spogliarlo di tutt’i beni.
scappino E farlo catturare personalmente.
silvestro Obligato, perché volete catturarlo personalmente.
scappino E
farlo morire in una prigione.
25 silvestro Farlo
morire poi no; ch’egli ha da morire per le mie mani. Datemi la mano, (gliela tira villanamente) misser la
parte contraria d’Argante, stringetemela forte. Io vi do parola sopra l’onore
di questa spada fatale, sitibonda di sangue umano, e per tutti i giuramenti che
fanno i marinari, quando hanno paura d’annegarsi, che prima di questa sera quel
mariuolo vigliacco d’Argante sarà disteso in terra freddo giacciato: fidatevi
di me. E se volete che io tronchi una mano a qualche notaro vostro diffidente,
o tagli il collo a qualche giudice vostro sospetto, vi servirò per passatempo
prima d’andare a letto.
scappino Avverta
signor Capitano che qui non si praticano violenze, ed il governo le castiga a
misura di carbone.
silvestro Io
non ho nulla da perdere, e mi rido del governo, perché in tutti i casi so che
avrebbe soggezione di me.
scappino Il governo non fa gran contro de’ vostri pari, e
Argante, che ha buono stomaco, da per sé saprà guardarsi quanto bisogna, e
quando mai fosse così debole come lo stimate, ha de’ parenti, e degli amici, e
della gente in casa che sanno voltar faccia ad altra barba che la vostra, e non
sarebbe la prima volta che avesse messa della gente in campagna.
silvestro Questo
è quel che io voglio al cospetto… Questo è quel che voglio: venghino pur tutt’ora,
corpo di tutt’i diavoli dell’inferno, o da dritta, o da manca, non mi dà
fastidio, o dinanzi, o di dietro non importa; e quel poltroncione d’Argante
venga pure in mezzo a quaranta persone, che me ne rido. Eccoli qua! (comincia a tirar de’ colpi per aria come se
combatesse) Vigliacchi,
poltroni, siete ingiaccati per voi.
Quattro ne sono cascati in terra. Rizzatevi ch’io vo’ combattere da soldato
onorato, ah temerario voi pigliarla con me! Tach: (tira delle stoccate) quello è balzato giù disgraziato!
Era il procuratore d’Argante, che ha perduto l’ultimo contradittorio. Tach signor
avvocato questa non si ripara col digesto, Vostra Signoria Eccellentissima
impari a patrocinare le cause ingiuste. Tach! Misser notaro rogate questa, tach:
con una stoccata ho passato il cursore, e due sbirri della curia, ed ho
infilato le citazioni della prima istanza, tach, tach, tach, tach.
30 scappino Fermo,
fermo signor Capitano, noi siamo galantuomini, e non siamo né curiali, né sbirri.
silvestro Ma quello lì mi pare un falso testimonio; tach, tach.
(gli addirizza de’ colpi)
scappino No
no: è quel galantuomo nemico mortale di Argante da quarant’anni in qua.
silvestro S’è
nemico suo mortale doveva in quarant’anni aver ammazzato lui, e sperta la sua
generazione, e tutt’i suoi parenti ed affini fino al decimo grado: tach, tach.[25]
scappino Fermo signore, che egli ha voluto lasciar quest’offizio
alla sua spada vendicativa.
35 silvestro O via, ha fatto bene, vado a trovarlo adesso io,
che s’è fuggito con quell’altra vilissima gente. Andate intanto voi a cercare
di due beccamorti, che mi venghino dietro per sotterrare i freddi cadaveri che
lascerò in terra, che non infettino l’aria di questo paese. Corpo… (parte)
scappino E
così avete voi veduto che macello di gente si è fatto, perché non avete fatto a
modo mio.
argante (tutto
tremante) Scappino.
scappino Volete
voi più litigare?
argante Missernò,
accordo, accordo diamoglile ducento doppie, e non la badiamo in quei venti
baiocchi di più che stanno nella lista tarata.
40 scappino Ora
avete giudizio.
argante Andiamolo
a trovare, perché per dirtela questa moneta l’ho appunto addosso, che l’ho
portata di fuora.
scappino Basta
che la diate a me. Perché non sarebbe adesso onor vostro il comparirli d’avanti
dopo che gli ho dato a credere che non siete Argante: ed oltre di questo, chi
sa che facendovi voi conoscere, non s’accorgesse della vostra paura, e si
metesse più alto della lista tarata?
argante Bene
bene: ma averei questa sodisfazione di vedere come pago i miei quattrini.
scappino E
come non vi fidate di me?
45 argante Mi
fido, ma…
scappino Per
vita mia; o io son qualche furbo, o io son galantuomo, una delle due? E che
credete che io vi voglia gabbare? Io non ho in questo fatto altro interesse che
l’interesse vostro, e la vostra quiete, e sicurezza, e l’onore del mio padrone.
Se non vi fidate di me, or ora me ne lavo le mani, e potrete cercare la
mezzanità d’un altro che abbia più credito presso di voi.
argante Oh
tieni via, Scappino: eccotele in tant’oro di zecca.
scappino Mi
perdoni; non è dovere che lei si fidi d’un povero straccione per una somma sì
grossa; no no, non mancherà chi vi farà il servizio.
argante Tien
qui ti dico: finiamola.
50 scappino Non
ci è pericolo. Eh che sapete voi, ch’io potessi andarmene con cotesti
quattrini?
argante Tu
la sai lunga! Piglia qua, Scappino, e non mi fare scandelizzare a sproposito.
Ma sia in tua cura d’aggiustar bene le scritture, e dagli que’ venti baiocchi
ancora, pigliali qua.
scappino (li piglia) Cotesti non
importavano. Del resto, in quanto alle scritture non hanno da fare con uno
stordito.
argante T’aspetto
a casa: (vuol partire) addio.
scappino (vuol partire) A casa verrò.
55 argante Eh Scappino: se
oltre quel debito colla locandiera n’avesse ancora qualche poco colla lavandaia,
mettelo nella lista, taralo a dovere, e pagalo: to’ quindici baiocchi più.
scappino Signorsì:
bondì a Vostra Signoria.
argante Addio (vuol
partire, e poi torna): eh
Scappino; le scarpe non ce l’ho viste in quella nota, e m’è parso che l’abbia
cattive. To’, faglile risolare presto presto, che non pigli qualche scusa di
non se n’andare. (parte)
scappino Signorsì:
bondì a Vostra Signoria. Or ora torna addietro a pagarli l’assettatura de’
buchi delle calze, che l’aveva un poco traforate in qualche fresco duello. Uno
già n’ho incappato di questi vecchi spilorci. Andiamo in cerca del secondo, che
puzza vivo più di questo. Ah ah. Eccolo qui: vengono a cascar nella rete uno
dopo l’altro.
SCENA
SETTIMA[26]
Geronte
e Scappino, che fa veduta di non l’osservare.
scappino Oh
Dio! Che gran disgrazia eh! Chi se la fosse mai aspettata! Povero padre eh!
Povero Geronte, che farà?
geronte Che
dice di me costui, e perché si sbatte con tanta smania?
scappino Ma non ci è nessuno che me lo sappia insegnare
questo povero galantuomo?
geronte Che ci è Scappino?
5 scappino Dove
lo potrei trovare per dargli questa cattiva nuova?
geronte Ma
che nuova c’è?
scappino Ho
girato tutto Napoli, e non l’ho potuto riscontrare.
geronte Eccomi
qui.
scappino Valla
a indovinar tu dove s’è cacciato.
10 geronte E
che sei cieco, o lo fai? Eccomi qui ti dico.
scappino Ah
signor Geronte, ci vuol la carta del navigare per trovarvi.
geronte È
un’ora che son qui. Ma dimmi, che cosa ci è?
scappino Il
Cielo lo sa quanto ho caminato: non posso più.
geronte Spedisci,
che m’hai a dire?
15 scappino Signor
mio…
geronte Che…?
scappino Ah
non so come mi cominciare, povero signore.
geronte Comincia
come vòi, e finiamola.
scappino Povero signor Leandro! Non c’era un altro
figliuolo così in tutto Napoli.
20 geronte Leandro,
che ha? Dov’è?
scappino Garbato,
riverente con tutti, amorevole co’ poveri: ne vuol dispiacere a tutta la città.
geronte Meschino
a me! Che gli è intravenuto? Spicciati.
scappino Direte
che ci ho colpa io; ma son cose che hanno a essere.
geronte Tu
mi farai scappar la pazienza, che ha Leandro, dove l’hai menato?
25 scappino Dopo
avervi cercato due ore, non mi volete ascoltare: si tratta d’un figliolo: non
si tratta d’un asino del podere.
geronte Ma
dimmelo a un tratto, e non mi tenere più su la corda.
scappino Ora
dovete sapere; come l’ho trovato poco fa tutto pensoso e malinconico, e ancora
gli cascava qualche lacrima dagl’occhi, perché voi (come mi ha detto) l’avete
bravato con delle brutte parole; perciò l’ho condotto al porto per divertirlo
un poco tra quelle novità! Il diavolo ha voluto che c’era una galera turca
assai ben montata, e la curiosità ci ha mosso a vederla; tanto più che un
giovanetto turco ci faceva cenno che andassimo, e ci ha data la mano per
tirarci dentro; lì poi ci ha fatte mille cortesie: ci ha data la birra, il
caffè, e ci ha fatta una bella colazione di molte buone paste all’usanza loro,
e ci erano de’ gran visirri confettati e delle sultane candite.
geronte Fin
qui non ci sento male.
scappino Aspettate, signore, adesso ne viene il buono: mentre facevamo colazione in
camera di poppa, un capitano colle basette torte ha fatto dar de’ remi
all’improviso, e senza che ce ne fossimo avvisati, ci siam trovati ad un tratto
allontanati dal porto. Io ho cominciato a strillare; ma uno di coloro mi ha
posto in un schifetto dicendomi ch’io venisse a cercar di voi, e per questo son
venuto con tanta prescia, e mi disperavo, che non sapevo dove eravate.
30 geronte E
bene?
scappino Perché,
cerca al caffè, cerca alla piazza, cerca alla banca.
geronte Tu
m’hai trovato, e così?
scappino Cerca
dalla vostra commare, cerca alla Vicaria…
geronte E
così?
35 scappino E
il negozio patisce per dilazione.
geronte In mal ora…
scappino E
così mi ha detto il turco che se rivolete il vostro figliolo… Perché sono fuor
del tiro di cannone, e dategli di barba ora.[27]
geronte Dammi
di barba tu con cotesta diceria maladetta, senza conclusione.
scappino Ma
che crudeltà col vostro sangue! Non voler manco sentire, se non volete dare il
danaro, almeno almeno…
40 geronte Che
danaro?
scappino Mi
è parso d’aververlo detto cento volte, ma fate il sordo.
geronte Che
danaro, che sordo! Il diavol ti porti, quando la spiccerai.
scappino Se
rivolete il vostro figliuolo dice che gli mandiate…
geronte Che
gli mandi che?
45 scappino Altrimenti lo menano ora in Algeri, e non voglion
meno un quatrino.
geronte Che
gli mandi quanto?
scappino Mala
cosa è l’avarizia, signor Geronte: e poi vi maravigliate se il cielo vi gastiga;
diciamolo per la quarta volta, che gli mandiate cinquecento scudi, cinquecento.
geronte Come
diavolo cinquecento scudi?
scappino E
quel ch’è peggio li vogliono tra due ore.
50 geronte Ah turco senza
coscienza assassinarmi in questa maniera, eh per un poca di colazione con due
visirri confettati e due sultane candite, cinquecento scudi!
scappino Risoluzione.
Il vostro figliuolo è nei ferri, e mentre io scendevo nel battello gridava e
piangeva così, «Scappino, raccomandami al mio caro signor Padre».
geronte Che
diavolo è ito a fare in quella maladetta galera?
scappino Al
fatto non ci è rimedio.
geronte Senti
Scappino: va’ a dire al turco che a Napoli c’è buona giustizia, e che gli
manderò dietro il bargello con tutta la sbirreria.
55 scappino La
sbirreria in alto mare! Fate lo stordito eh?
geronte Che
diavolo è ito a fare in quella maledetta galera?
scappino Son
cose destinate in cielo, che ci volete dire?
geronte Ascoltami: ora è tempo, Scappino, che tu ti porti da buon servidore di
casa, come sei stato sempre.
scappino Dite.
60 geronte Va’ a dire al turco che mi faccia un favore per
carità: che mi rimandi Leandro, e pigli te in cambio di lui; tanto che io metta
insieme questo danaro, va’ Scappino, va’; so che ti piaciono le cose dolci,
mangerai quei buoni visirri confettati, e quelle sultane candite, va’ Scappino,
va’.
scappino Il mio stomaco non vuol cose dolci, perché mi
generano la bile. Ma dov’è il vostro gran giudizio? Vi pare a voi che il turco
voglia ricevere un povero miserabile pistone come son io, in cambio del vostro
erede?
geronte Che
diavolo è ito a fare in quella maledetta galera?
scappino Se
si lo fosse indovinato non ci sarebbe andato sicuramente. Ma signor Geronte, le
due ore passano.
geronte Quanto
dichi che ha chiesto il turco?
65 scappino Cinquecento
scudi.
geronte E
non ha niente d’anima questo turco neh?
scappino Trattar
d’anima coi turchi!
geronte Sa’
pure che cosa vuol dire cinquecento scudi?
scappino Signorsì:
cinquemila paoli, o diecimila grossi.
70 geronte E cinquemila paoli, e diecimila grossi ti pare
che si trovino per le strade?
scappino Son
bestie che non hanno ragione.
geronte Ma
che diavolo è ito a fare in quella maledetta galera?
scappino O
buono, il tempo passa, e voi non la volete intendere.
geronte Tieni,
piglia la chiave del mio armario.
75 scappino Signorsì.
geronte Aprilo.
scappino Signorsì.
geronte Guarda
al terz’ordine di mano manca, sai.
scappino Signorsì.
80 geronte Piglia
quella chiave grossa un poco arrugginita.
scappino Signorsì.
geronte Quella
è la chiave del mio granaio, va’ e piglia tutte quelle lenticchie e quei
fagiuoli che sono nello stanzino de’ legumi, valli a vendere (ma non li
gettare) e porta i denari a quel maladetto turco.
scappino Ma
tutti que’ fagiuoli e quelle lenticchie non montano cinquanta lire, che mi
canzonate eh? E poi quando mai valessero più, vedete se in meno di due ore (che
ormai n’è passata una mezza), signor vo’ spedire questo negozio! Bisognarebbe
aver la fortuna di trovare il maestro di casa di Bertoldo, che ne suol far
provisione.
geronte Ma
che diavolo è ito a fare in quella maledetta galera?
85 scappino Parole
gittate al vento! Non pensate più a quella galera, pensate che il tempo passa,
e che state in pericolo di perdere il vostro figliuolo: non sapete voi che
l’oriuoli de’ turchi vanno una mezz’ora prima de’ nostri! Mi ricordo che una volta
ero in un di questi loro vascelli, e che all’oriuolo del vascello sonava l’Ave
Maria che non era tramontato il sole. Ahimè, povero padroncino mio! Forse non
ti vedrò mai più, e forse in questo mentre la galera camina, e i turchi ti
bastonino, e ti portino in Algeri. Ma il cielo mi sarà testimonio, se ho fatto
e ho detto quel che ho potuto, e se non ti sei potuto riscattare, il male non è
venuto da me, povero Leandro mio, ma dall’avarizia di tuo padre, il cielo gliel
perdoni; voler aspettare che si vendino i fagiuoli per mandare il riscatto![28]
geronte Aspetta,
Scappino, vò in cerca di questa moneta.
scappino Ma
voi starete due giorni.
geronte Se tu mi avessi raccontato il negozio più presto,
più presto ti avrei spedito.
scappino Eh
bene andate.
90 geronte Perché
tu sei un ciarlone.
scappino Andate.
geronte Quattrocento
hai detto neh?
scappino Dico
cinquecento, cinquecento dico.
geronte Cinquecento eh? Ma tu non intendi la lingua
turca, e puoi aver sbagliato.
95 scappino L’ha
detto in lingua napolitana.
geronte Ma
che diavolo è ito a fare in quella maladetta galera?
scappino Quando
tornerà, potete fargli una buona bravata, ma ora andate per questi quattrini.
geronte Ci
erano tant’altri luoghi d’andare a spasso.
scappino Mancava
i luoghi; ma andate per questi quattrini.
100 geronte Potevi menarlo a Pozzuolo a veder la sepoltura di
Virgilio.[29]
scappino Ce lo menarò un’altra volta, ma
ora andate per questi quattrini.
geronte Potevi menarlo a Pusilipo, che è
un luogo tanto delizioso.
scappino Ce
lo menarò un’altra volta, ma ora andate per questi quattrini.
geronte Ah
maledetta galera.
105 scappino E
pur questa galera gli sta nel cuore.
geronte O
tieni, Scappino! Che tu non la finiresti mai; adesso appunto m’è sovvenuto che
ho riscossa dalla banca, e per l’appunto è tutta in oro, che non ti darà gran
peso. Ah io non credevo che il diavol me l’avesse avuti a portar via tanto
presto, piglia Scappino (gli dà la borsa, ma lo tien per mano, e non
lo lassa andare, trattenendosi di qua e di là, e Scappino fa forza restar
libero colla borsa) Va’ su Scappino, tieni, e non perder
tempo vallo a riscattare ora ora.
scappino Signorsì.
geronte E
digli che io t’ho dato i quattrini subbito, ma che l’indugio è stato per conto
delle tue ciarle.
scappino Così
dirò.
110 geronte E
a quel turco digli che è uno scellerato.
scappino Glielo
dirò.
geronte Digli
che è un briccone.
scappino Glielo
dirò.
geronte (tenendolo sempre) Un traditore, un assassino.
115 scappino Lasciatemi
andare, e lasciate fare a me.
geronte Che
cinquecento scudi per due visirri confettati e due sultane candite sono un
assassinamento.
scappino Glielo
dirò.
geronte E
che in buona coscienza non gliela lascerò mai.
scappino Glielo
dirò.
120 geronte E
che se mi capitarà alle mani, me la pagherà.
scappino Signorsì,
glielo dirò.
geronte (gli
ripiglia la borsa, se la mette in tasca e vuol partire) Presto, presto, che
l’ora passa, vallo a riscattare.
scappino Ma
dove andate, eh mio padrone?
geronte Che
vuoi ora? Che non ti bastano eh.
125 scappino Ma
i denari dove sono?
geronte Oh
quante volte te l’ho a dare?
scappino Una
volta basterebbero, ma ve li siete riposti in tasca.
geronte Ah,
che mi sento strappar le viscere a ricavarli fuora.
scappino Me
n’avvedo.
130 geronte Ma che diavolo è
ito a fare in quella maladetta galera. Ah maladetta galera! Turchi maladetti,
maladetti i visirri inzuccherati, maladette le sultane candite! Maladetta galera!
(porgendoli di nuovo la borsa, Scappino gliela strappa e Geronte parte)
scappino Tant’ho
fatto che gli l’ho strappati di mano; non può digerire quelle sultane candite,
che gli costino cinquecento scudi. Ma adagio ci resta un altro conto tra me e
lui, mi ha da pagare un’altra moneta l’impostura che mi ha fatto col suo
figliuolo.
SCENA
OTTAVA
Ottavio,
Leandro e Scappino.
ottavio Scappino,
eh bene ti è riuscito di farmi il servizio?
leandro E per me hai tu fatto niente?
scappino Signor
Ottavio: ecco le dugento doppie che ho cavate di mano per voi al signor
Argante.
ottavio Non
capisco in me dalla gioia.
5 scappino Per
voi, signor Leandro mio, non mi è riuscito far nulla.
leandro Vado dunque a darmi or ora alla morte. Se non posso aver la mia Zerbinetta
non posso né meno più vivere. (vuol fuggirsene)
scappino Qua
qua, signor Leandro, avete molta fretta, dove diavolo andate?
leandro A morire ti dico, che vuoi che faccia qui?
scappino Voglio
che pigliate i vostri cinquecento scudi.
10 leandro Ora m’hai ritornati li spiriti al cuore.
scappino Ma
con patto che l’uno e l’altro li riceviate in deposito fino che mi sodisfaccia
intorno al voto che vi dissi.
ottavio Come
ti piace.
scappino E
che voi signor Leandro mi diate licenza di vendicarmi con vostro padre per
quella bugia che vi ha detto.
leandro Me ne contento.
15 scappino Siate
dunque depositari e testimoni sopra la vostra coscienza, voi pigliate i vostri
cinquecento scudi.
leandro Vado subito a riscattare la mia bella.
ottavio Ed
io a sovvenir la mia cara.
scappino Ed
io a far qualche altra furberia avanti notte.
Fine
dell’atto secondo.
ATTO TERZO
SCENA PRIMA
Zerbinetta,
Giacinta, Scappino e Silvestro.
silvestro Signorine
belle e garbate, i vostri signori sposi sono di concerto che voi vi ritroviate
insieme; e noi ve lo facciamo sapere da parte loro.
giacinta Non poteva io ricevere ordine più gradito di
trovarmi con una sì dolce compagnia; essendo ben dovere che l’amicizia, la
quale stringe così forte gli animi de’ nostri amanti, sia laccio comune ancora
a noi due.
zerbinetta Accetto
l’offerta della benevolenza vostra, e crediatemi, che il mio cuore non attende
a trafficare altro che di belle amiche.
scappino E
di belli amici ne trafficate mai?
5 zerbinetta Quest’è
un’altra cosa: perché egli è un traffico che si fa con più rischio, ed io non
mi ci azzardo con tanta facilità.
scappino Ma
però a trafficare col mio padrone so che non c’avete tanta repugnanza, e giacché
ha fatto per voi quel molto che sapete, bisogna corrispondere con gratitudine
alla passione che vi dimostrò.
zerbinetta Il vostro padrone mi ha comprata; ma se egli
crede ch’io debba esser sua per quel argento che gli costò, ditegli pure che
s’inganna. Ditegli che Zerbinetta debbe costargli qualche cosa di più che il
denaro, se egli pretende tutto il dominio sopra di questo cuore, debbe
costargli tutto l’impegno della sua fede, tutta la cessione a me de’ suoi
pensieri; e questo io voglio nella forma più solenne che sarà giudicata
necessaria.
scappino E
questa appunto è l’intenzione del signor Leandro. Egli non ha che fini onorati
per il possesso che brama di voi; e Scappino non si sarebbe intromesso in
questo negozio, se egli avesse pensato diversamente: guarda signora mia!
zerbinetta Tanto
vo’ creder, sì perché voi me ne assicurate: ma con tutto ciò io ci trovo degli
ostacoli dal canto di suo padre.
10 scappino Dove
è uomini, è modo: tutto s’aggiusterà per mezzo mio;
silvestro Il
garante de’ negozi amorosi della comunità.
giacinta La
somiglianza de’ nostri destini molto conferirà alla somiglianza de’ nostri
affetti: ed i nostri affanni derivati da una simil cagione, siccome fecero
simpatico il nostro pianto, così faranno (come spero) simpatiche e germane le
nostre gioie comuni.
zerbinetta Ma
voi avete a favor vostro questo vantaggio, che sapete di chi siete nata, e che
coll’appoggio de’ vostri congiunti, che voi potete far conoscere, potete
altresì assicurare le vostre felicità cogli aiuti di quelli, esigendo per quel
mezzo il consenso per le vostre nozze, e le condizioni per ottenerle. Io per me
non conoscendo né la mia patria, né i miei genitori, mi trovo in istato di
dover affatto disperare l’adempimento de’ miei sponsali, non avendo altrettanto
oro nella mano per portare al suocero colla mia dote quanto si pregia averne il
mio cuore per portare allo sposo colla mia fede.
giacinta Dall’altro
canto voi avete più di me questa miglior sorte, che il vostro caro Leandro non
è obbligato ad altro maritaggio, come il mio amato Ottavio ad altra donna è
destinato.
15 zerbinetta Se
voi però siete cotanto sicura della lealtà del vostro amante, più cagione ho io
di temere dell’autorità di un padre avaro che voi della debolezza d’un giovane
istabile. La virtù si lega con altra virtù; onde voi non potrete dubitare che
da voi si sciolga Ottavio, siccome posso dubitar io che meco non si stringa
Leandro; non potendo egli obbligare la sua volontà, se non ad arbitrio del padre,
il quale non troverà altro merito nelle mani vostre che quello d’una ricca
dote.
giacinta Ah
cielo! E perché si frappongono talora così ingiusti impedimenti tra due cuori
fedeli! Che bella cosa è l’amore, quando due anime abbracciate prima in cielo
nel fortunato loro ascendente, corrono a riunirsi in terra senza ritegno.
scappino Lasciate
ch’io dica qui due sentenziucce filosofiche ad
mentem Scappini: la troppa tranquillità in amore non matura agli amanti i
frutti saporiti del piacere, ci bisogna ad ogni tanto qualche buon guazzo di
lacrime per rendere il godimento più dolce: e così nel
caso vostro tutte quell’avversità che vi hanno posto in angustie ed in timore, hanno
dato più forza al fuoco, che racchiude per farlo più chiaro e più durevole. Lo diceva
madama.[30]
zerbinetta No Scappino, passiamo alle lezioni di quell’altra
tua filosofia più sottile, con cui sai tirar quant’oro che vuoi dalle miniere
più sterili dell’avarizia, contami la burla fatta al tuo vecchio per farmi
passar la malinconia.
scappino Fatevela
contare più tosto da Silvestro, che la sa giusta quanto me; perché io
presentemente sono in fazione per dare addosso ad un altro vecchio, e
riscattarmi d’un solenne dispiacere ch’egli mi ha fatto.
20 silvestro E
via, Scappino, tu vai cercando il mal come i medici, ti prudono le spalle eh!
scappino Chi
me la fa, se l’aspetti.
silvestro Oh
bene bene, mi par di sentirti addosso una tempesta di bastonate.
scappino Andranno
a conto delle mie spalle, e non delle tue.
silvestro Delle
tue spalle ne sei padron tu, non ho che dire.
25 zerbinetta Ma
noi abbiamo a tutte l’ore bisogno dell’opera tua: non ti esporre di grazia a
qualche pericolo con pregiudizio nostro.
scappino Andate
pure, che tra poco sarò con voi. Ma non vo’ che si dica che io non mi son
saputo vendicare di chi m’ha imputato di rivelatore de’ secreti del mio padrone.
Canchero quella spada così vicina alla mia trippa mi fece poco fa una gran
paura.
SCENA
SECONDA[31]
Geronte
e Scappino.
geronte E
bene, Scappino mio, com’è ito il negozio del mio figliolo? L’hai tu cavato da quella
maladetta galera?
scappino Vostro
figliuolo, lodato il cielo, è in sicuro.
geronte Cancaro!
Que’ visirri confettati e quelle sultane candite mi hanno fatto fare una brutta
evacuazione. Ma dove è Leandro?
scappino A
Leandro non ci pensate più, pensate a voi, che correte di presente il maggior
pericolo che abbiate corso in vita vostra, e fareste meglio a starvene in casa
serrato a quattro chiavi.
5 geronte Come,
perché?
scappino Ci
è gente che vi cerca; e piaccia al cielo che non sia qui vicina per darvi in
testa.
geronte A
me?
scappino A
voi, signorsì.
geronte Che
gente è?
10 scappino Il
fratello di quella giovane sposata dal signor Ottavio.
geronte E
che ho che far con lui?
scappino Si
è messo in capo che voi abbiate gran parte nel volere far tornare indietro quel
maritaggio, ad effetto di stabilirlo con vostra figliuola: e volendo vendicarsi
del torto che si crede se gli faccia, vuole scaricare tutta la sua disperazione
sopra di voi: egli ha molti amici dal suo partito, cioè sgherri, banditi, e
gente che tanto stima il fare il collo ad un uomo quanto ad un papero: e vanno
sparsamente cercando di voi in qua e in là, dimandandone a tutte le cantonate
per dove solete passare. Anzi io ho riconosciuti molti soldati della sua
compagnia, che hanno preso posto intorno a casa vostra…
geronte Intorno
a casa mia?
scappino E
ve l’hanno circondata di tal maniera che non potete far di meno di dargli nelle
mani. Ora giacché per vostra disgrazia non siete in casa adesso, non è più
tempo d’andarvi: tornate addietro, e fate presto.
15 geronte Eh
che farò, Scappino mio?
scappino Io
non saprei, signor Geronte mio caro, non vorrei essere ne’ vostri piedi per
tutti i gran quattrini che avete, mi batte il cuore per conto vostro; e tremo,
quanto son lungo: aspettate, (Scappino
finge andare intorno osservando) mi par di sentir gente!
geronte E
a me ancora, meschino a me!
scappino No
no per grazia del cielo non vedo nessuno.
geronte Ti
basterebbe l’animo di darmi aiuto in qualche modo?
20 scappino Zi
zi zi zi, mi pare un di qua.
geronte Mi
paion due.
scappino Né
pure, è l’apprensione; ma non possono stare.
geronte Mettimi
di grazia in qualche luogo in sicuro.
25 scappino Andavo
pensando ad un ripiego. Ma metterei a rischio me medesimo di farmi ammazzare.
geronte Scappino,
ora è tempo di mostrare la tua fedeltà, non mi abbandonare, Scappino mio.
scappino Vedete
bene che io sto qui con voi per assicurarvi in qualche maniera da questi
furfanti. E po’ poi quando me ne dovesse andar la mia pelle, ho fatto conto che
non son di danno, come siete voi, che siete padre di famiglia, e capo di tanti
negozi.
geronte Dichi
il vero, Scappino fedele, e ti prometto che sarai ben ricompensato, non
dubitare. Vedi questo vestito qui? Questo ha da essere tuo quando sarà un po’
più usato; e lo potrà portare un gentiluomo.
scappino Aspettate
l’ho trovata. Non occorre altro, siete in sicuro. Bisogna entrare in questo
sacco bello e pulito, che ci potrebbe qui pure star dentro ogni gentiluomo che
avesse paura, e bisogna che…
geronte (credendo
sentir gente) Zi zi. Oh cielo…![32]
30 scappino No
no per ora non è nessuno. Entrate dentro senz’altro, e badate di non vi muovere
in alcuna maniera, io vi piglierò sulle spalle come una carica di qualche
mercanzia.
geronte Buono
buono.
scappino E
vi porterò a casa vostra in mezzo a’ vostri medesimi nemici, che come saremo in
casa, me ne rido, metteremo lo stangone alla porta, e mandaremo a chiedere il
braccio della giustizia.
geronte L’invenzione
è buonissima; te ne ringrazio.
scappino La migliore che potesse sovvernirmi (da
sé) ma se tu entri me la
pagherai.
35 geronte Che dite, che dite?
scappino Dicevo
da me da me che i vostri nemici hanno da restare burlati bene. Entrate giù fino
al fondo. Oh così, oh così, e sopra tutto non cavate mai fuora il capo.
geronte (entra nel sacco) No no.
scappino E
non vi movete per niente, e non date verun segno di corpo vivo. Giù giù: ecco
un di questi smargiassi che vi cerca. (qui Scappino va contrafacendo la voce d’un
soldato tedesco).
Che diabbe ie non trofare queste Geronte, non hafer
fortuna ancora di lui ammazare.
Non
vi movete veh.
Se
foler quatagnare buona tallia di cento empiastre che nostro capitano ha messa a
chi porta sua testa.
Zitto
lì.
Nessuno a me insenniare
per carità questo pricconissime Geronte che non lassa sposaliziare nostra
piccola dragoncella con pottaggio, ma je foler cercchiare costui fino al
centuplo della terra.
Per amor del cielo non vi movete.
Olà
calantuomo che tenete sacco, je foler tonare a foi un ungaro d’oro se
insegniare a me quel furfantissimo vecchiaio Geronte.
Cerca il signor
Geronte Vostra Signoria?
Sì
sì per Tio, lui cerchiare, lui cerchiare.
E che vuole
da lui?
Je
folere far morire sotto cento bastionate.
Oh signore un
galantuomo come lui trattarlo col bastone!
Geronte
non star calantuomino, star maloriuolo.
Padron mio,
il signor Geronte non è mariuolo; è un uomo d’onore, e vorrei che Vostra Signoria
si compiacesse di non si lasciare uscire di bocca parole di questa sorte.
Foi
tunque vi riscaldaiate per cuello pricconissime vecchiaio?
Io difendo
come devo un bancherotto da bene.
Dite
siete foi amicizio di cuesto bancorotto?
Amico fino a
mettere la vita per lui, signorsì. (dà
delle bastonate al sacco) Foi mettere aquavita per Geronte? Furt furt.
Ahi ahi signor
soldato, ahi!
(segue di bastonare il sacco) Je
rompere cueste legno sopra fostri omere.
Misericordia
signor soldato. Ahimè non più. Piano piano, mi avete rotto i lombi.
(segue di bastonare) Afer corrotto colombi! Si pene antate
a portare cueste a fostro amicizio bancarotto.
Siano
maladetti i dragoni, che il diavolo se li porti ahimè, ahimè.
geronte (cava
fuori il capo) Scappino non posso più: oh poveraccio a
me; ahi ohi.
40 scappino Ah signor Geronte, son tutto sfracassato, e credo
d’avere l’ossa tutte rotte.
geronte Come
l’ossa rotte tu! Le bastonate le ho aùte io.
scappino Voi
sbagliate, signor mio. Il Dragone menava addosso a me, perché l’ho presa per
voi: ahi ahi ahi.
geronte Io
dico che sbagli tu, che m’ha rotto questa paletta mancina. Ahi ohi ohi
Scappino, io dico che sbagli tu, ohi ohi.
scappino Mi
fate arrabbiare, quando vi sento dir ohi. Può essere che vi abbia arrivato un
poco forse colla punta per disgrazia.
45 geronte Ma cancaro,
Scappino mio, quando vedevi che bastonava te, potevi stare un po’ più lontano
dal sacco per isparmiarmi che non mi arrivasse colla punta.
scappino Dentro
dentro, mi par che ne venga un altro da questa parte più arrabbiato del primo,
uh che brutto ceffo! State giù state giù.
geronte Io
starò giù: ma in caso che ti percuota, per carità allontanati dal sacco. (Geronte
rientra)
scappino Dentro
dico.
(fa il medesimo lazzo di sopra contrafacendo un bolognese)
Al corp del diavel, cha
mi non trov sto vecci maladett. Galantom dal sac mi savrist insegnar quel
mercant furtanton, quel vecci disgrazià de Geront?
Non signore,
oggi non l’ho veduto.
Mo dizimel an curtesia, che mi ghe vui far un regalett fatto a post al
so dos d’una duzena di bastonatelle, e tri o quatter tai in tel mustaz con
questa durindana.
Vi assicuro,
padron mio, che non so dove sia.
Al me par però, cha denter a sto sac a vi sia non so che, che si mov,
che si rimena.
Qua
dentro, signor mio caro, ci è certa robba mia, cioè certi libri di mio padre, che
era studioso, ch’io li porto a vendere a un libraio; e perché tra questi libri
ci stavano molti sorci può essere ch’io ve n’abbia insaccato qualcuno dentro.
Mi
vui veder sa vi sia qualche liber militare.
Signornò
Signornò, son libri di passatempo, come l’Ariosto…
Mo l’Ariost le Ferrares,
e perziò al sarà nimigh de nu alter Blognes. Ghe vui tirar una stoccata.
Lei
non tirerà stoccate in questo sacco, perché non voglio mi guasti qualche libro,
e se ha rabbia coll’Ariosto lassi fare a quel sorcio che c’è rinchiuso dentro, che
sel mangerà tutto.
Avre
un poc quel sac.
Io non l’aprirò
sicuramente.
E
mi ve dich che l’avrì.
E io vi dico
che non voglio aprirlo: oh questa è bella.
Nol
vlì avrire?
Non signore,
non signore.
No?
A mi ta rumperò sto baston in te le costule.
Le bastonate
si danno agli asini; io me ne rido.
A mi te farò pianzer
ades ades.
(bastona il sacco) Ahi ahi signor dragone gli domando perdono.
Mi tho donà una
lezionzina, perchà ti impara a trattar cui dragoni pari mi. (segue di bastonare)
Sia
maladetto i dragoni bolognesi; ahi ahi ahi, ahi.[33]
geronte (uscendo
un poco dal sacco) Ohimè,
mi sento tutto infranto: Scappino, va’ a chiamare un cerusico, ohimè, Scappino.
50 scappino Ohimè,
che son morto, dove è la bara, che mi portino allo spedale. Ohimè questa volta che
mi sono allontanato dal sacco perché non vi arrivassero colla punta, mi son
toccate tutte a me: tutte poverino mi son toccate: ohimè, che son morto.
geronte Sei
morto le tue corna! Ma io non ti vedo uscir sangue, e io ho bisogno delle
chiarate in quattro o cinque luoghi.
scappino Peggio
per me, che se non m’esce il sangue, sarà contusione: peggio per me
disgraziato.
geronte L’ho
contate, e sono state più di trenta.
scappino Se
niente è stato, l’offesa è stata fatta all’Ariosto, e non a voi, ma io ho avute
le bastonate, e l’affronto che s’è dichiarato di darle a me, ohi, ohi, ohi: ma
eccone una dozzina insieme, ora sì che siamo morti finiti; giù nel sacco, signor
Geronte.
55 geronte Non
ci sarebbe tempo d’andare a comprare un po’ di difensivo?
scappino Giù
nel sacco vi dico giù giù.
(qui Scappino finge la voce di più soldati di diverse nazioni)
Il Napolitano E dove diavolo s’è cacciato
chisso cornuto di Geronte? Chisso ladro marejuolo?
Il Todesco Je non trofar cueste
pricconissime Geronte.
Il Veneziano Mi dago quattro ducati a
che me nsegna questo disgraziao, questo disonorao, questo veccio baron guasta
matrimoni.
Lo Spagnuolo Dimme donde està esto piccaro?
Il Francese Allon par de ca, allon allon.
Il Siciliano Beni de cha camerata, che de cha lo trovamu,
e ce troncamulo lo cuollo.
Il Tedesco Sue collo foler troncar
ie.
Il Siciliano Li vogliu fari sautare la testa con questa cetta di qua addà. Dicitimi
vui unni sta?
scappino Signor mio carissimo, non l’ho veduto, né meno lo conosco.
Il Siciliano Vui lu canusciti.
Il Francese Vu savé sa meson.
scappino Non la so in verità buona.
Il Veneziano Deghe il pistolese in tel
petto stramazzelo in terra.
scappino Mi perdoni signore, non ho che fare di lui.
Lo Spagnolo Esto è suo amigo.
60 scappino Signori
miei, non gli ho parlato mai mai.
Il Bolognese Ma andem da sta part, cha
al troverem.
Il Francese Allon a men gosce.
Il Napolitano Isso sarà juto de cha;
dimmelo cha si no t’accido.
scappino Non
lo so, non lo so in coscienza.
Il Napolitano T’acciudo cane.
scappino Ah
misericordia; signore io non lo conosco; non lo so non lo so; aiuto,
misericordia.
(in questo, mentre Geronte cava il capo dal sacco, e Scappino non osservando
ciò segue il suo lazzo)
Spagnolo Te quiero matar se
non mel dices.
scappino Prima
morire, signor don Diego.
Francese Parleu sge te tué parlagorge frippon maraut.
scappino Prima
morire, prima morire, monsù Luigi.
Veneziano Deghe zento
bastonatazze, e poi strozzelo, e felo impalar sto turco rinegao.
65 scappino Ahi
ahi: son finito, ahi.
Siciliano Bastunatilu, e poi
strangulatilu…
(qui Scappino credendo che Geronte sia inzaccato va al sacco per
bastonarlo; ma vedendo Geronte col capo fuore se ne fugge)
scappino Ohi
ohi.
geronte Ah
infame, ah traditore vigliacco, baronaccio, vituperoso, assassinarmi così eh!
SCENA TERZA
Zerbinetta
e detto.
zerbinetta (ridendo)
Ah ah: oh che gusto.
geronte Ti
arriverò, ti arriverò pezzo di bricconcione.
zerbinetta Ah
ah! Oh questa veramente è stata bella da contare a veglia ah ah!
geronte E
che ci è da contare a veglia? E che risate son coteste?
5 zerbinetta Come,
e che vi duole?
geronte Se
mi duole, mi duole nel mio, e son uomo da farmi portare rispetto, mi dispiace che
non posso alzar questa mano.
zerbinetta E
che patite di podagra?[34]
geronte A
voi non vi ha da importare di quel che patisco.
zerbinetta E
a voi non ha da importare di quel che rido; ma pure credo che il vostro male
stia più nella testa che nelle mani ah ah ah.
10 geronte Ora se m’è stata
rotta la testa è segno che non l’ho tanto dura quanto l’aveva vostro padre,
sapete signora insolente: e che sghignazzate son coteste?
zerbinetta E
che non posso ridere quanto mi pare: ah ah ah.
geronte Fate
una cosa, andate a ridere altrove, caminate, caminate.
zerbinetta Ah
ah ah ah: caminate un poco voi, correte via ah ah ah ah.
geronte Ah
impertinentella, ancora eh, ridersi che non posso caminare, perché ho le gambe
quasi rotte.
15 zerbinetta Per
finirla buon vecchio mio, io non rido de’ fatti vostri. Che me la rido da me da
me di un istoriella che ho sentito ora ora, la più curiosa che si possa mai
contare: ed io non so se veramente me la rida così perchè sono interessata nel
fatto, ma vi giuro che da poi son nata non ho mai tanto riso quanto adesso: ah
ah ah. Questo è un caso d’un figliol di famiglia che ha cavato di mano certa
moneta a suo padre colla più piacevole astuzia di questo mondo, ah ah ah.
geronte Un
figliol di famiglia cavata di mano moneta a suo padre?
zerbinetta Non mi state a tentare, che tanto ve la dico tutta
da capo a piedi, e come io ne so delle belle, sono di un naturale che non le
posso tenere.
geronte Contatemela
di grazia, sì contatemela.
zerbinetta Volentieri; tanto più, che non può essere di meno
che non si scuopra quanto prima. Sappiate che la fortuna ha voluto ch’io mi trovassi
in certa compagnia di vagabondi chiamati zingari, i quali vanno girando il
mondo senz’altro mestiero che di dar la buona ventura a questo e a quello.
20 geronte Buono.
zerbinetta Giunta
a Napoli con costoro fui veduta da un giovine di buon garbo che alla prima s’innamorò
de’ fatti miei.
geronte Giovinacci
della razza del mio Leandro!
zerbinetta Egli
cominciò a darmi dietro, e all’uso di questi innamorati si credette che alle
prime parole che mi disse, io fossi tosto cascata nella sua rete. Accortami che
si sarebbe inoltrato, gli feci aria così brusca che egli moderò tosto la sua
passione, e conobbe che fra gli zingari l’onore delle zitelle ha i suoi argini
più forte che in mezzo all’educazione più severa delle città.
geronte Era
meglio che io avessi preso per aio uno zingaro che quel furfante di Scappino.
25 zerbinetta Il
giovane si accostò a chi mi custodiva, e doppo molti trattati si accordò di comprarmi
con certa somma d’argento. Ma il male era che essendo il giovane figliolo di
famiglia si trovava nella strettezza maggiore stando sotto di un padre preso
dall’avarizia, il più villano di questo mondo.
geronte Il
mio non credo che abbia quest’occasione di lamentarsi di me.
zerbinetta Aspettate,
non mi sovviene il suo nome, dite un poco, che vecchi avari sono in questo paese,
ne conoscete voi alcuno?
geronte Non
saprei: quest’è un vizio che non m’è mai piaciuto, perché mi son sempre fatto
onore al bisogno, e mi chiamano per sopranome (dal tanto spendere quattrini)
quel delle mani bucherate.
zerbinetta Delle
mani bucherate! Questo dunque era l’impedimento che nella mano avevate, che non
potevate alzarla?
30 geronte O
via tirate avanti il vostro discorso.
zerbinetta Mi
pare che questo nome finisca in ro… ro… ro…
geronte Piero?
zerbinetta Signornò. Ro… ro…
geronte Isidoro?
Gennaro?
35 zerbinetta Ro…
ro… ronte, Oronte, no no Geronte, Geronte, così si chiama questo vecchio
villano, questo vecchio somaro.
geronte (da
sé) Somaro! Costei vuol alludere alla carica delle legnate, quella giovine,
voi sbagliarete, con questo nome non ci è vecchi villani, né vecchi somari.
zerbinetta Crediatemi
che non sbaglio; ma torniamo a noi: gli zingari volevano partire, ed hanno
fatto chiedere al giovane il denaro convenuto per la mia persona, che
altrimenti mi averebbero condotta seco ora, non sapendo il giovane come si fare
a cavare quattrini da Geronte…
geronte È
pur lì con Geronte.
zerbinetta
Si è servito dell’astuzia d’un servidore chiamato Scappino; e di questo me ne
ricordo benissimo.
40 geronte Oh cotesto sì
che è un gran briccone, e io me ne ricorderò più di voi per tutto il tempo di
vita mia. E che ha fatto?
zerbinetta Sentite
lo stratagemma. Ah ah ah, non me ne posso ricordare senza ridere. È andato a
trovar suo padre con questa bella finzione. Ha detto che il suo figliolo
andando a vedere certa galera turca…
geronte Galera
turca! Oh cancaro…
zerbinetta Dopo
certo rinfresco datogli, e confetture di visirri confettati, e sultane candite,
hanno dato di remi a quel legno fino a tirarsi fuor del cannone. Indi messo
Scappino nello schifo l’hanno mandato a Napoli a chiedere al vecchio
cinquecento scudi in termine di due ore, altrimenti l’avrebbero portato in
ferri in Algeri.
geronte Torna.
45 zerbinetta Ah
ah sentite, quel vecchio dà nelle furie tra ‘l contrasto della perdita del
figlio e della perdita dell’oro. Prega Scappino a darsi per ischiavo in luogo
del giovane.
geronte Torna.
zerbinetta Grida,
smania, vuol mandare la giustizia dietro alla galera.
geronte E
torna.
zerbinetta Finalmente
vuol mettere in vendita lenticchie e fagiuoli per fare il riscatto, ma Scappino
dimostrandogli la necessità del presto disborso lo stringe a cavar fuori la
moneta: il vecchio si svincola come un’anguilla facendo sentire ad ogni poco
questo arioso intercalare: ma che diavolo è ito a fare in quella maladetta galera?
50 geronte E
torna.
zerbinetta In
ultimo tanto ha fatto Scappino (ah Scappino onorato) che adducendo ancora che
gli oriuoli turchi vanno più presto de’ napolitani, perché suonano l’Ave Maria
prima de’ nostri, l’ha sollecitato a cavar fuora la borsa coi cinquecento
scudi, e gliel’ha presa di mano.[35]
geronte E
questa non torna più.
zerbinetta Cosa
dite il mio vecchio?
geronte Dico:
che cotesto giovane è un furfante, un insolente, e che suo padre gliela farà pagare
a misura di carbone: dico che la zingaretta è una sfacciatella a trattar con
male parole un uomo onorato, il quale le insegnarà a sollevare ed ammonire i
figlioli di famiglia, e dico che quel servitore, che ha fatta la cabaletta de’ visirri
confettati e delle sultane candite, e che ne ha fatta un’altra peggio che non
mi curo, che si sappia, è un scellerato, un
mascalzone, e che se ha finto al padrone la galera turca, dentro domane si troverà
di vero al remo in una galera napolitana. Ecco quel che dico, signora sghignatorella
squagliata. (parte).
SCENA QUARTA
Silvestro
e Zerbinetta.
silvestro E
come siete qui? E che avete mai detto a quel vecchio? Sapete chi è quello? È il
padre del signor Leandro.
zerbinetta Il
padre di Leandro!
silvestro Per
l’appunto.
zerbinetta Un
bel complimento ho fatto per la prima volta al mio suocero: veramente ho dubitato
di qualche cosa, alla cera che mi ha fatta nel sentire il racconto della burla
della galera.
5 silvestro Come
a dire?
zerbinetta Mi sapeva mill’anni di contare a qualcuno la
furberia di Scappino, ma che importa? Peggio per lui, quel che ha da essere,
non può mancare.
silvestro Voi avete un genio un po’ troppo canzonatorio del
prossimo, e quando si tratta de’ fatti propri, non bisogna farne tromba alla comunità.
zerbinetta Ma
tanto egli l’avrebbe saputo da qualcun altro.
SCENA QUINTA
Argante
e detti.
argante (di
dentro) E là Silvestro.
silvestro Rientrate
in casa, signora, questo è il padrone che vi chiama.
zerbinetta Addio.
(rientra)
argante Tu
ancora ti sei accordato, misser briccone eh? Tu ancora? Scappino, tu e il mio
figliuolo per arrivarmici non è vero? E pensareste che io ci voglia star sotto?
Oh vi gabbate, ribaldoni.
5 silvestro Vi
giuro signor padrone che se Scappino vi gabba, io me ne lavo le mani, e per me
vi son fedele.
argante La vedremo, furfante, barone, la vedremo, e che
pretendereste d’aver trovato il cucciolottone? Non sapete che ho pisciato in
più d’una neve?[36]
SCENA SESTA
Geronte
e detti.
geronte Ah signor Argante, mi son venuti addosso più guidareschi che non aveva il cavallo
del Gonnella.[37]
argante A me ancora mi son cascati addosso tutti i
malanni, me l’hanno fatte tutte.
geronte Quel vigliacco di Scappino mi ha rubato cinquecento scudi con una furberia
la più solenne del mondo.
argante Ladraccio
infame, con un’altra furberia pure ha cavato a me di saccoccia dugento doppie.
5 geronte E non è bastato questo, me n’ha fatt’un’altra che non la dico, perché me ne
vergogno.
argante Gli
vo’ fa’ tagliar le braccia.
geronte Era meglio gliel’aveste fatte tagliar un’ora fa.
argante Me
l’ha da pagare, se il diavol non se lo porta.
geronte E a me ancora, e vo’ che se ne ricordi per tutto il tempo di sua vita.
10 silvestro Piaccia al cielo che le mie spalle ancora non
abbiano da stare a parte.
geronte Ma una disgrazia chiama l’altra, signor Argante. Io mi consolavo infine
colla speranza di rivedere la mia cara figliuola, e appunto adesso il mio uomo
mi ha detto che partì da Taranto molto tempo fa, e che si crede che quel
vascello dove s’imbarcò sia andato a traverso, ah caro signor Argante, non me
ne posso dar pace. Ah cara figliuola mia, che avevi a essere il bastone di mia
vecchiaia.
silvestro (da
sé) De’ bastoni per la vecchiaia
ne suole avere ancora Scappino.
argante Ma
che il ciel vel perdoni, perché tenerla a Taranto, e non qui appresso di voi?
Io per me averei voluta la consolazione della sua assistenza, siamo vecchi, e
la custodia d’una figliuola amorosa è una cosa molto buona. Un cordiale a
tempo, una pappina brodosa.[38]
silvestro (da sé) Una chiarata coll’uova
fresche per le bastonate calde calde.
15 geronte Io ho aùto delle ragioni per tenerla lontana, e l’interessi mi hanno
obligato ad occultare il mio secondo matrimonio; ma chi è qui?
SCENA
SETTIMA
Nerina e detti.
geronte Che si fa, balia, che novità è questa?
nerina (inginocchiata)
Ah signor Pandolfo mio.
geronte Non mi chiamate così, chiamatemi ora Geronte, è cessato adesso il motivo
per cui facevo chiamarmi Pandolfo, mentre stavo a Taranto con voi altri.
nerina Ah
poveraccia a me! Appunto questa vostra mutazion di nome è stata per noi causa
di molti travagli in questo tempo, che vi siamo venuti a ritrovare. Oh quante
ce n’è intravvenute!
5 geronte E la mia figliuola?
nerina Oh
quante ne abbiamo passate disgraziate noi!
geronte E la mia figliola con sua madre, dove sono?
nerina La vostra figliuola, signore mio, non è troppo lontana.
geronte Dove è la mia cara ragazza? Fammela vedere che mi son
tutto intenerito.
10 nerina Prima ch’io ve la faccia vedere, mi
avete da promettere di perdonarmi una cosa che ho fatta.
geronte Che cosa? Dite su.
nerina Ma
promettetemi…
geronte Te la prometto, menala qui presto.
nerina Io
ve l’ho maritata.
15 geronte Maritata!
nerina Poiché non sapendo dove voi foste, e
trovandomi così abbandonata, sola e miserabile con questa giovane, e con
pericolo che non capitasse male.
geronte Maritata Giacinta!
nerina Signorsì,
datene la colpa a voi.
geronte Con che persona?
20 nerina Con un certo
signor Ottavio figliuolo d’un uomo da bene detto il signor Argante.
geronte Oh
cielo!
argante Che
accidente?
geronte Andiamo a trovarla, dove sta, andiamo.
nerina Ella
è qui in questa casa.
25 geronte Presto andiamo, signor Argante, non capisco in me dall’allegrezza.
argante Vengo con voi pieno di contentezza ancor io, oh
felici noi signor Geronte.
(entrano i vecchi e Nerina).
silvestro Che
caso è stato mai questo? Che avventura inaspettata?
SCENA OTTAVA
Scappino
e detto.
scappino E
così camerata, come vanno i cambi? Che fanno gli amici nostri?
silvestro Due nuove ti ho da dare. Una è che il negozio di
Ottavio è accomodato.
scappino In
che maniera?
silvestro Giacinta
si è scoperta figliuola di Geronte.
5 scappino Diavolo
toh?
silvestro E
così la buona sorte ha fatto seguire ciò che i vecchi avevano prudentemente
pensato.
scappino Chi
si la sarebbe mai sognata! Ma come…
silvestro Non
stare a pensare al come, che lo saprai, pensa un poco a guardarti, perché
questi vecchi se la sono segnata al dito, e ti faranno qualche brutto scherzo,
e questa è la seconda nuova che ti vo’ dare.
scappino Me
la rido. Le minacce non mi hanno mai fatto male: son certi nuvoli che fanno un
po’ di rumore, e poi passano.
10 silvestro Guardati,
guardati, fa’ a modo mio. Al signor Geronte in particolare tu gliel’hai fatta
troppo brutta ohibò!
scappino Tutto
s’accomodarà, non paura.
silvestro I
figliuoli co’ padri o più presto o più tardi s’aggiusteranno: ma la borasca
vuol finire tutta sopra di te.
scappino Lassa
fare a me: troverò ben io la strada che gli passi la collera.
silvestro Ritirati,
che vengono di qua tutti due.
15 scappino Veramente
io l’ho un poco alleggeriti, potrebbono esser lesti quanto me, e arrivarmi. (parte)
silvestro Geronte
però l’hai alleggerito, e caricato ancora.
SCENA NONA
Geronte,
Argante, Nerina, Giacinta, Zerbinetta e Silvestro.
geronte Andiamo, figliuola mia, venite a casa nostra; non
ci sarebbe oggi il più felice di me, se avessi potuto rivedere ancora vostra madre
con voi.
silvestro Ah,
che il dolor della moglie passa presto, come quello del gomito.
argante Ottavio
appunto è qui! Buona fortuna.
SCENA DECIMA
Ottavio
e detti.
argante Vien
qua, figliuol mio, ancora tu vieni pure, che faciamo festa delle tue nozze: Il
cielo…
ottavio No
no, signor Padre: queste vostre proposizioni di matrimonio non servono a nulla:
voglio finalmente levarmi la maschera avanti di voi; e farvi consapevole dell’impegno
mio.
argante Sì
sì, ma non sai tu…
ottavio Io so tutto.
5 argante E
che tu non sai, la figliuola del signor Geronte…
ottavio La figliuola del signor Geronte non è per me, e non sarà
mai.
geronte Ma lei è quella…
ottavio Non signore, Vostra Signoria mi perdoni, che io sono
impegnato…
silvestro E
ascoltate.
10 ottavio Quietati, non voglio ascoltar nulla.
argante Ora
ti dico che la tua moglie…
ottavio E io, signor Padre, vi dico che più tosto morirò che abbandonare
la mia cara Giacinta (va verso di lei)
fate quanto volete, non sarò d’altri che di questa bella fino alla morte.
argante E
suo hai da essere, e lei ti vo’ dare e lei hai da pigliare: che diavolo di
stordito.
ottavio Sposar
Giacinta!
15 giacinta Sì
caro Ottavio.
ottavio Certo che l’improvisa gioia mi rende attonito.
giacinta Questi
è mio padre, che appunto adesso ho trovato, ed ora siamo tutti fuor di timore,
e di pena.
geronte Ritiriamoci un poco in casa, che lassù discorreremo con più pace. Andiamo a
ristorarci di tanti travagli.
giacinta Signor
Padre caro, per il giubilo che provate di ritrovarmi viva, non mi negate la
prima grazia che vi addimando.
20 geronte Due figliuola mia: due.
giacinta Io
non vorrei separarmi di quella gentil compagnia che là voi vedete, crediatemi
che merita tutta la vostra stima, e tutto l’amor vostro: e quando la
conoscerete…
geronte La conosco purtroppo, figliuola mia, è una zingarettaccia che mi ha
sollevato il tuo fratello e che mi ha detto or ora mille vituperi nel viso. No
no, lasciala andare a dar la bona ventura.
zerbinetta Signore,
la buona ventura io bramo incontrare in casa vostra.
geronte Andate,
andate, mi son fatto strologare un’altra volta.
25 zerbinetta Non avrei trascorso in quella guisa, se avessi
saputo quale voi eravate: perdonatemi, ve ne supplico, ciò ch’io vi dissi fu a
relazione d’altrui.
geronte Cattiva zingara, se non conoscete gli uomini alla fisonomia.
Andate, andate.
giacinta La
passione che il vostro, e mio Leandro ha per lei, non è che onorata, ed io ve
n’entro sicurtà.
geronte No no: le figliuole di famiglia non posson promettere. E vorreste figliuola
mia che il vostro fratello sposasse costei; una vagabonda baroncella, senza
camicia, che il ciel lo sa quant’uomini ha preso per mano per non dir altro… no
no, lasciala andare a dar la buona ventura, sì sì la buona ventura.
SCENA
UNDECIMA
Leandro
e detti.
leandro Signor
padre, non vi dolete che’io sia innamorato d’una vagabonda di bassa condizione,
e miserabile. Coloro da’ quali l’ho comprata…
geronte Co’ denari del riscatto neh, pezzo di furfante.
leandro So
che tutto mi perdonerete.
geronte E io so che non te la perdonerò.
5 leandro Coloro,
dico, mi asseriscono esser costei nata in questo medesimo paese di onoratissima
famiglia, e che la rubarono di quattr’anni, e mi hanno consegnata questa
maniglia d’argento, acciò che mi serva a riconoscere i suoi genitori.
argante Come!
Che maniglia è cotesta! Mostrate; che miro? Questa non può essere che la mia
figliuola medesima che appunto di quattr’anni perdei. Certo che è dessa.
geronte Vostra figliuola!
argante Mia
figliuola sicuro, e ci riconosco tutt’i tratti, tutt’i contrasegni che me lo
fanno credere, e poi somiglia sua madre tutta nata e sputata.
giacinta Ma
che combinazione di successi, ugualmente fortunati per le figliuole che per i genitori!
Cara Zerbinettta, che sento.
10 zerbinetta Caro
Leandro, che ascolto!
argante Figliuola mia dilettissima, il cuore, che mi salta
in petto, non mi può ingannare.
SCENA
DUODECIMA
Moschino e
detti.
moschino Ah
signori miei, cattive nuove, cattive nuove.
geronte Che
sarà mai adesso?
moschino Il
povero Scappino…
geronte È
un briccone che lo vo’ fare impiccare.
5 argante E
pagarò il processo io.
moschino Non
avrete ora tanto cuore, povero disgraziato, or ora passava sotto una fabrica, e
gli è cascato in capo un martello d’uno scarpellino che pesava venticinque
libre.
geronte Il
boia su le spalle gli pesarà più.
moschino Che gli ha infranto il capo e fatto schizzar fuora
il cervello, è qua che sta morendo il poveretto, e ha chiesto in grazia d’essere
portato qui dinanzi a voi per dirvi due parole prima di andare in quell’altro mondo.
argante Dov’è,
dov’è questo sciagurato.
10 moschino Eccolo
qua il meschino.
SCENA ULTIMA[39]
Scappino
portato in seggetta, fasciato il capo come se fosse ferito, e detti.
scappino Ahimè,
cari signori, eccomi qua poveraccio, voi vedete come son condotto, non posso
più, ahimè prima di morire vengo a chiedere perdono a tutti quelli che ho
maltrattato, per amor del cielo mi perdonino. E in particolare il signor Argante
e il signor Geronte: ahimè, ahimè, che mi sento adesso adesso soffogare dal
sangue, mi sta il dovere; ne ho fatte troppe; perdono perdono in carità, signori
miei.
argante O
via io per me ti perdono, va’, e crepa in buona pace.
scappino Ma
voi, signor Geronte, siete quello che ho strapazzato più di tutti con quelle
tante bastonate...
geronte Via via chetati, pensa a ben morire, non ne
parlare, ti perdono ancor io…
5 scappino Confesso
che la mia è stata una gran temerità con quel grosso pezzo di legno.
geronte Non
ne discorriamo, dico, portatelo via, che delira il poveraccio.
scappino Veramente
lo potevo pigliar più sottile, e questo è il mio dolore adesso, e il mio scrupolo
avervene date tante con quel bastone.
geronte Chetati
in malora. Chetati, effetti del cervello schizzato!
scappino Ma non si sarebbe tratttato così un asino con quel
bastone così grosso.
10 geronte Finiamola,
che mi sono scordato di tutto.
scappino Vi ringrazio della carità. Perdonatemi quelle
tante bastonate tra il capo e il collo, che non ve ne avreste a scordare per
tutto il tempo di vita vostra.
geronte Non
ti affaticar più, no: ti perdono, ti assolvo da ogni cosa, non occorre altro,
va’ disgraziato, va’.
scappino Ah
che rimorso ne sento! Credo di avervi arrivato a mansalva più di cento volte.
geronte Siano
quanto si vuole, vattene in pace, e falla finita.
15 scappino Ah
che siate benedetto. Mi par di sentirmi riavere per tanta cortesia che mi
usate, mi sento quasi rinvigorire.
geronte Come,
come? Ti senti riavere e rinvigorire? Ti perdono con questo patto, che tu moia
sai.
scappino Con
questo patto, che io muoia!
geronte Che se tu non muoi, mi disdico, non ti perdono più
per niente ohibò!
scappino Ahimè
ahimè, adesso che non mi perdonate mi sento mancare un’altra volta.
20 silvestro Che
gran monello!
argante Signor
Geronte, in grazia de’ nostri sposi, e di tanto bene che ci fa il cielo,
perdonategli senza condizione.
geronte Potrei
pretendere la spesa del difensivo, ma perdoniamogli in tanta malora, perdoniamogli.
argante Andiamo a cenar tutti insieme per meglio gustare
tutti i nostri contenti.
scappino E
me portatemi in carità a morire in capo di tavola, presto, che mi sento
mancare, in capo di tavola, in capo di tavola.
IL FINE
Appendice
Si riportano in
appendice, per intero, i dati paratestuali di entrambe le edizioni a stampa. Per
quanto riguarda l’edizione senese:
A CHI LEGGE.
Ecco per la prima
volta alla luce la commedia detta Le furberie di scappino, tratta dalla
commedia francese dell’istesso titolo di Molière dal Signor Girolamo Gigli, il
quale volendola ridurre per la scena italiana non si è attenuto in tutto
all’originale, ma or amplificando i sentimenti dell’autore, ed ora usando col
variarne l’idiotismo nuovi sali e sentenze l’ha resa quasi nuova, siccome ha
fatto in altre traduzioni simili. Essendo il pubblico desideroso di vedere alla
luce tutto ciò che è rimasto inedito del detto Signor Gigli, non ho voluto
mancar di pubblicare per adesso la presente commedia, giacché il di lui
fratello, Abbate degnissimo dell’ordine cistercense, si è degnato ultimamente
farmene pervenire nelle mani l’esemplare oltre ad altri manoscritti del
medesimo, quali pure con una purgata serie spero in avvenire far mettere sotto
il torchio, come già ho fatto di altre sue opere. Gradisci intanto, oh lettore,
la presente edizione, e vivi felice.
VINCENZO PAZZINI
CARLI
Per quanto
riguarda l’edizione bolognese:
A CHI LEGGE.
L’aggradimento con
cui e letta, e rappresentata dal teatro è stata ricevuta questa commedia ci ha mossi a pensare alla ristampa della
medesima. Essa è produzione del celebre signor Girolamo Gigli, il quale l’ha
tratta dalla francese del Molière, che porta lo stesso titolo; nel ridurla però
per la scena italiana non si è attenuto in tutto all’originale, ma ora
amplificando li sentimenti dell’autore, ed or usando, col variare l’idiotismo,
nuovi sali e sentenze l’ha resa quasi nuova; ci lusinghiamo che sarà gradita la
nostra attenzione nel riprodurla colle nostre stampe. Vivete felici.
Bibliografia
essenziale
Opere di Girolamo Gigli citate
Gigli, Girolamo, Prefazione a La gara delle virtù, Siena, s.e.,
1701.
_______, Don Pilone, La sorellina di Don Pilone, Il Gorgoleo, a cura di Mauro
Manciotti, Milano, Silva, 1963.
_______, Vocabolario Cateriniano, a cura di Giada Mattarucco, prefazione di
Maria Antonietta Grignani, Firenze, Accademia della Crusca, 2008.
_______, Un pazzo guarisce l’altro, a cura di Elena E. Marcello, Santiago
de Compostela-Venezia, lineadacqua, 2016 (www.usc.gal/goldoni).
_______, I litiganti ovvero il giudice impazzato, a cura di Françoise
Decroisette, Santiago de Compostela-Venezia, lineadacqua, 2017
(www.usc.gal/goldoni).
_______, La sorellina di Don Pilone, a cura di Françoise Decroisette, Santiago
de Compostela-Venezia, lineadacqua, 2020 (www.usc.gal/goldoni).
Opere di Molière citate
Molière, Les Fourberies de Scapin, in Id.,
Œuvres complètes, II, texte établi et annoté par Maurice Rat, Paris,
Gallimard, 1956.
_______, Les
Fourberies de Scapin, in Id.,
Œuvres complètes, IV, chronologie, introduction et notices par Georges
Mongrédien, Paris, Garnier-Flammarion, 1979.
Studi critici
Altieri Biagi, Maria Luisa, La lingua
in scena, Bologna, Zanichelli, 1980.
Binni, Walter, Il teatro comico di Girolamo Gigli,
in Id., L’Arcadia e il
Metastasio, Firenze, La Nuova Italia, 1963, pp. 176-206.
Fioravanti, Marco, Cultura e prassi scenica a Siena nel primo
Settecento, «Annali della facoltà di lettere e filosofia dell’Università
degli studi di Siena», XII, 1991, pp. 61-62.
Frenquellucci, Chiara, Dalla Mancha a Siena. Il nuovo mondo. Don Chisciotte
nel teatro di Girolamo Gigli, Firenze, Olschki, 2010.
Giovanardi, Claudio-Trifone, Pietro, La lingua del teatro, Bologna, Il Mulino, 2015.
Maffucci, Brunilde, La lingua del commediografo Giovan Battista Fagiuoli.
Un’edizione commentata de “Il finto mago, ovvero l’Amor e l’interesse
accieca tutti”, Tesi di Dottorato, Università Roma Tre, 2017/1018.
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[1] La collocazione della Biblioteca Trivulziana è
indisponibile perché non consultabile da remoto.
[2] L’unica
variante di B che potrebbe invece costituire un errore propriamente separativo,
tale da accreditare l’ipotesi di uno stemma bipartito e dunque di un diverso
antigrafo per la stampa bolognese, si riscontra in II.7.83: signor vo’
spedire questo negozio! > si può spedire questo negozio!; a
nostro avviso, tuttavia, l’intervento di B è dovuto a esigenze di chiarezza del
passo e pertanto assimilabile al resto degli interventi ope ingenii (cfr.
Apparato e nota 4).
[3] La dichiarazione è probabilmente una (non inusuale)
strategia editoriale. L’opera infatti non risulta essere mai stata
rappresentata e non ci sono pervenute notizie sulla sua fortuna scenica.
[4] Girolamo
Gigli, Le furberie di Scappino, Bologna, per
Girolamo Corciolani, ed eredi Colli a S. Tommaso d’Aquino, 1753, p. 3.
[5] Ciò non basterebbe a giustificare, in ogni caso, la
derivazione di B da un diverso antigrafo, trattandosi di formule di uso comune
reintegrabili ope ingenii.
[6] Tio = Dio.
La grafia mira a riprodurre la pronuncia di un soldato tedesco.
[7] Girolamo
Gigli, Le furberie di Scappino, Siena, Bonetti, per
Francesco Rossi Stampatore, 1752, p. 4.
[8] Geronte e Argante, vecchi mercanti avari, caratteristica
che li accomuna alla maschera di Pantalone. Il nome di Geronte compare anche
nella commedia goldoniana Il burbero benefico.
[9] Zerbinetta e
Giacinta, benché rivestano dei ruoli chiave nel quadro dei rapporti binari
tra i personaggi, la loro presenza sulla scena è marginale e quantitativamente
ridotta. Fa eccezione la scena prima del terzo atto, in cui le giovani
discutono sulla condizione delle donne, ma il dialogo è presto interrotto
dall’azione di Scappino. Nel testo molieriano, gli Egyptiens con i quali
cresce Zerbinetta, e di cui la fanciulla riferisce a Geronte in III.3, sono
denominati Zingari nella versione di Gigli, cambiamento in realtà
non particolarmente significativo dato che all’epoca si credeva che gli zingari
provenissero dall’Egitto. Il dettaglio
sembra ulteriormente avvicinare la vicenda di Zerbinetta a quella de La gitanilla
nell’omonima novella di Cervantes, in cui una giovane fanciulla educata da una
tribù gitana scopre nel finale di avere delle nobili origini e sposa un suo
pari.
[10] Scappino, servo scaltro che possiede tutte le prerogative del
primo zanni. Sul confronto con la maschera nella tradizione dell’Arte cfr. Introduzione.
Nella commedia goldoniana L’amore paterno o sia la serva riconoscente
compare il personaggio di Scappino come servo di Pantalone.
[11] Moschino, furbo; interviene solo in II.4 e III.12-13 e presenta i
tratti del primo zanni. Nella versione di Molière è chiamato Carle; è
plausibile dunque che Gigli ne abbia modificato il nome per accentuarne il
valore allusivo (cfr. Introduzione).
[12] furno tre soli tratti dalla carriola fino a terra: metodo di tortura, in auge fino al XIX secolo, che
consisteva nel legare i polsi del prigioniero dietro la schiena per poi
sollevarne il corpo da terra attraverso una carrucola, in modo da far gravare
l’intero peso del busto sulle spalle. Il dettaglio descrittivo del tipo di
tortura a cui viene sottoposto Scappino a causa delle sue grane con la
giustizia è assente nella fonte francese. Una scena di tale tortura è
riprodotta nell’incisione dell’antiporta del volume IX dell’edizione Pasquali
delle opere di Goldoni.
[13] Toh, toh, toh!: esclamazione di sorpresa.
[14] pania: raggiro finalizzato all’inganno o anche imprigionamento
amoroso.
[15] Buon pro: formula di
augurio.
[16] bagattella:
bazzecola, fatto di poco conto.
[17] Poffar: esclamazione di
meraviglia, di stupore.
[18] si mette le mani a cintola: porta le mani sui fianchi, con fare dominante e
intimidatorio.
[19] mariuoli: variante
letteraria di marioli, ovvero furfanti, imbroglioni.
[20] lusco: variante arcaica
o letteraria di losco.
[21] capestro: fune usata per le impiccagioni. ♦ in caffo:
dispari (toscanismo); nel senso di ‘in più’, ‘di troppo’.
[22] oriuolo: oriolo, ovvero
orologio (toscanismo).
[23] L’espediente del voto è assente nella fonte francese.
[24] E prometterete de
restitutione, sì, et quatenus etc. l’uno per l’altro insolidum?:
espressioni relative all’integro adempimento di una prestazione secondo il
diritto romano arcaico. Il contrasto tra la solennità del tono e la natura del
voto sortisce un effetto chiaramente parodico.
[25] II.6.29, 31, 33 tach, tach, tach,
tach: per indicare delle stoccate.
[26] Nell’opera gigliana I litiganti, ovvero il giudice
impazzato, la scena, come illustra F. Decroisette, sembra «aver alimentato
la […] riscrittura della prima battuta di Chicanneau in Noferì (I.10):
l’allusione alla chiave che il padrone affida, renitente, alla serva, la
scarsità dei prodotti che lei dovrebbe prendere nell’armadio per cucinare,
echeggiano le famose battute di Géronte al quale Scapin chiede soldi per
salvare il figlio rapito dai barbareschi, e che, con grande ritrosia, gli dice
di andare a prendere stracci nell’armadio e di venderli, senza dargli nemmeno
la pur promessa chiave», cfr. Decroisette, Introduzione
a Gigli, I litiganti, ovvero il giudice impazzato, cit. p. 32. Gli
stracci della versione originale sono sostituiti da Gigli con dei sacchi di
lenticchie e fagioli.
[27] dategli di barba ora: secondo la Crusca, l’espressione
‘dar di barba’ significa «assalire con ogni sforzo, ma vanamente; modo
dispregiativo»; stando alla testimonianza di Giovanni Gherardini, l’espressione
‘dare di barba ad una cosa’ equivale a «ridersi de’ tentativi che altri far
possa per distruggere una cosa o gli effetti di essa», (cfr. Voci e maniere
di dire italiane additate a’ futuri vocabolaristi da Giovanni Gherardini,
II, Milano, per Gio. Bat. Bianchi di Giac., 1940, § XII, p. 14). Al contesto
della battuta apparirebbe più confacente questa seconda accezione.
[28] l’Ave Maria:
le ore ventiquattro (in B: le ventiquattro; cfr. Apparato e Nota al
testo).
[29] Potevi menarlo a Pozzuolo a veder la sepoltura di
Virgilio: con riferimento
al cenotafio di Virgilio (che si trova, invero, nell’area napoletana di
Piedigrotta).
[30] e così nel caso vostro tutte
quell’avversità che vi hanno posto in angustie ed in timore, hanno dato più
forza al fuoco, che racchiude per farlo più chiaro e più durevole. Lo diceva
madama: non è stato
possibile identificare il riferimento a tale ‘madama’. Non è da escludere si
tratti di un modo di dire.
[31] III.2: il lazzo comico (in cui Scappino
convince Geronte ad entrare nel sacco per sfuggire a un presunto pericolo e poi
invece bastonarlo ripetutamente) è usato come innesto anche nella commedia I
litiganti, ovvero il giudice impazzato, in cui tuttavia il lazzo viene
“moralizzato” «a favore della figura padronale e del rispetto filiale, giacché
il Notaro e Zuccarino si fanno bastonare da Leandro per aver burlato il padre
(I.8.3)», cfr. Decroisette, Introduzione
a Gigli, I litiganti ovvero il giudice impazzito, cit., p. 31.
[32] III.2.20 e 29 zi zi zi zi:
espressione onomatopeica per incitare al silenzio.
[33] Mo l’Ariost le Ferrares, e perziò al sarà nimigh de nu
alter Blognes. Ghe vui tirar una stoccata: Ariosto, com’è noto, era attivo presso la corte Estense
di Ferrara. La rivalità tra Ferrara e Bologna è addotta come pretesto per
tirare stoccate al sacco. Ribadiamo inoltre che la grafia è strettamente
conservativa in tutte le battute in cui Scappino imita parlate di differente
provenienza geografica.
[34] podagra: artrite gottosa.
[35] l’Ave Maria:
le ore ventiquattro (in B: le ventiquattro; cfr. Apparato e Nota al
testo).
[36] ho pisciato in più d’una neve: detto proverbiale che significa avere tanta esperienza
da poter essere difficilmente ingannato.
[37] mi son venuti addosso più guidareschi che non aveva il
cavallo del Gonnella: ho riportato più
ferite e scorticature di quelle che aveva il cavallo del Gonnella.
L’espressione trae origine dalla vicenda di Pietro Gonnella, cortigiano
fiorentino del XIV secolo che si sarebbe servito di un cavallo moribondo per
mettere in atto una delle sue beffe.
[38] cordiale: bevanda ristoratrice.
[39] seggetta: portantina trasportata a braccia da due persone.