Girolamo Gigli

 

Le furberie di Scappino

 

 

a cura di

María Consuelo de Frutos Martínez

e Marilena Ceccarelli

 

 

 

 

Biblioteca Pregoldoniana

 

lineadacqua

 

2023

 

 

Girolamo Gigli

Le furberie di Scappino

a cura di María Consuelo de Frutos Martínez e Marilena Ceccarelli

 

 

© 2023 María Consuelo de Frutos Martínez

© 2023 Marilena Ceccarelli

© 2023 lineadacqua edizioni

 

Biblioteca Pregoldoniana, nº 38

Collana diretta da Javier Gutiérrez Carou

Supervisori per i dialetti: Piermario Vescovo e Luca D’Onghia

Comitato scientifico: Beatrice Alfonzetti, Francesco Cotticelli, Andrea Fabiano, Javier Gutiérrez Carou, Simona Morando, Marzia Pieri, Anna Scannapieco e Piermario Vescovo

Editing: Paula Gregores Pereira

www.usc.gal/goldoni

javier.gutierrez.carou@usc.gal

Venezia - Santiago de Compostela

 

lineadacqua edizioni

san marco 3717/d

30124 Venezia

www.lineadacqua.com

 

ISBN: 9791281350199

 

La presente edizione è risultato dalle attività svolte nell’ambito dei progetti di ricerca Archivio del teatro pregoldoniano (FFI2011-23663), Archivio del teatro pregoldoniano II: banca dati e biblioteca pregoldoniana (FFI2014-53872-P) e Archivio del teatro pregoldoniano III: biblioteca pregoldoniana, banca dati e archivio musicale (PGC2018-097031-B-I00) finanziati dal Ministerio de Ciencia e Innovación spagnolo e dal FEDER. Lettura, stampa e citazione (indicando nome del curatore, titolo e sito web) con finalità scientifiche sono permesse gratuitamente. È vietato qualsiasi utilizzo o riproduzione del testo a scopo commerciale (o con qualsiasi altra finalità differente dalla ricerca e dalla diffusione culturale) senza l’esplicita autorizzazione della curatrice e del direttore della collana.

              I lavori svolti da Marilena Ceccarelli e da Javier Gutiérrez Carou nella redazione e revisione del libro si inseriscono inoltre nell’ambito delle attività realizzate dal Grupo de Referencia Competitiva CALDERÓN (GI-1377) dell’Universidade de Santiago de Compostela, finanziato dal Plan Galego IDT della Xunta de Galicia per il periodo 2023-2026, rif. ED431C 2023/06.

 

 

 

Girolamo Gigli

 

 

Le furberie di Scappino

 

a cura di María Consuelo de Frutos Martínez

e Marilena Ceccarelli

 

 

Biblioteca Pregoldoniana, nº 38

 

 

Nota al testo

 

La tradizione del testo de Le furberie di Scappino di Girolamo Gigli annovera due soli testimoni a stampa, dei quali non risulta conservato nessun manoscritto:

S: LE FURBERIE / DI / SCAPPINO / COMMEDIA / DEL / SIG. GIROLAMO GIGLI / PATRIZIO SANESE / [Vignetta xilografica] / IN SIENA, 1752 / Appresso il Bonetti nella Stamperia del Pubblico / PER FRANCESCO ROSSI STAMPATORE / Con licenza de’ Superiori.

117, [3] pp., in 8°; Segn.: A-F G¹²; vignetta xilografica sul frontespizio.

 

            Esemplare utilizzato consultabile in rete all’indirizzo: https://books.google.es/books/about/Le_furberie_di_Scappino_commedia_del_sig.html?id=zK0h_8LYKS4C&redir_esc=y.

            Altri esemplari: Asti, Biblioteca del Centro nazionale di studi alfieriani, BVA.A.30.2; Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai e Archivi storici, MAI ANTISALA.E.3.5(3); Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, 8.Y.VI.01 op. 3; Firenze, Biblioteca nazionale centrale, NENC.1.5.5.5; Milano, Biblioteca dell'Accademia dei filodrammatici, E VI 36; Napoli, Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III, V.F.112m 104; Padova, Biblioteca del Seminario, 700.NERA.SUP.B.2x.-16; Parma, Biblioteca Palatina, CCX.27264; Parma, Biblioteca Fondazione Museo Bodoniano, Trevi C143 Bas; Roma, Biblioteca Casanatense, COMM 649; Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, F IX.480; Bassano del grappa, Biblioteca civica di Bassano del Grappa, REC 70.A.72.

 

B: LE FURBERIE / DI / SCAPPINO / COMMEDIA / DEL SIGNOR / GIROLAMO GIGLI / PATRIZIO SANESE / [Fregio xilografico] / IN BOLOGNA 1753 / Per Girolamo Corciolani, ed Eredi Colli a S. Tommaso / d’Aquino. Con licenza de’ Superiori.

68 pp., in 8°; Segn.: A-C D¹; fregio xilografico sul frontespizio.

 

            Esemplare utilizzato: Le furberie / di / Scappino / Commedia / del signor / Girolamo Gigli / Patrizio sanese / In Bologna: per Girolamo Corciolani, ed eredi Colli a S. Tommaso d’Aquino, 1753; Biblioteca di Casa Carducci, inventario: fcm 23011; collocazione: 2.d.462.

            Altri esemplari: Milano, Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana;[1] Milano, Biblioteca Sormani, VETVA.H VET VAR.54; Modena, Biblioteca Fondazione Collegio S. Carlo, B V 55; Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, 35.5.K.5.1; Venezia, Biblioteca di Casa Goldoni, *014 D 022.

            Considerata tanto la coincidenza tra l’area geografica dello stampatore di S e quella d’origine dell’autore (pur tenendo presente la verosimile possibilità di rimaneggiamento di un testo pubblicato postumo, a distanza di trent’anni dalla morte dell’autore), quanto la natura degli interventi variantistici di B (cfr. infra), come testo base per la presente edizione è stata adottata quella che risulta essere l’editio princeps del 1752, optando per l’attendibilità di una trasmissione verticale. L’assenza di errori congiuntivi[2] tra i due testimoni a stampa non ci consente infatti di escludere la possibilità di uno stemma bipartito, benché si tratterebbe di un’opzione decisamente meno probabile. Come indicherebbero i dati paratestuali, di cui riportiamo di seguito e per intero la nota al lettore, l’edizione bolognese risulta piuttosto essere una ristampa della princeps senese:

A CHI LEGGE.

L’aggradimento con cui e letta, e rappresentata dal teatro è stata ricevuta questa commedia[3] ci ha mossi a pensare alla ristampa della medesima. Essa è produzione del celebre signor Girolamo Gigli, il quale l’ha tratta dalla francese del Molière, che porta lo stesso titolo; nel ridurla però per la scena italiana non si è attenuto in tutto all’originale, ma ora amplificando li sentimenti dell’autore, ed or usando, col variare l’idiotismo, nuovi sali e sentenze l’ha resa quasi nuova; ci lusinghiamo che sarà gradita la nostra attenzione nel riprodurla colle nostre stampe. Vivete felici.[4]

 

Ciononostante, la ristampa bolognese non può essere considerata una mera copia descripta di S. In essa si riscontrano infatti interventi variantistici di tre tipi (cfr. Apparato), ma tutti riferibili ad esigenze di emendatio:

a) Correzioni di errori emendabili per congettura (che sono state accolte nella presente edizione accettando le proposte di B).

b) Integrazioni di luoghi purgati. Come da Apparato, in S risultano cassati i seguenti riferimenti, presenti al contrario in B[5]:

II.6.7: due dita sangue di… ] due dita di sangue del can Cerbero B;

II.6.19: Ah sangue… ] Ah sangue di Bacco B;

II.6.29: al cospetto… ] al cospetto di Satanasso B;

II.6.35: Corpo… ] Corpo di Bacco B.

 

            Si spigherebbe così anche perché l’espressione «suona l’Ave Maria» sia sistematicamente sostituita, in B, dalla formula «suonano le ventiquattro» (cfr. Apparato), tale da evitare la compresenza di riferimenti sacri e profani, divini e demoniaci in uno stesso testo. Alla luce della stessa considerazione è inquadrabile anche la variante Sì sì per Tio[6] > Sì sì per Bacco in III.2.38 (cfr. Apparato).

            È legittimo supporre che le ragioni dell’opzione di resa purgata di S siano di natura religiosa, malgrado non vengano ulteriormente motivate. Vi troviamo un possibile riferimento nella nota al lettore firmata da Vincenzo Pazzini Carli, dove si indica:

A CHI LEGGE.

[…] Essendo il pubblico desideroso di vedere alla luce tutto ciò che è rimasto inedito del detto Signor Gigli, non ho voluto mancar di pubblicare per adesso la presente commedia, giacché il di lui fratello, Abbate degnissimo dell’ordine cistercense, si è degnato ultimamente farmene pervenire nelle mani l’esemplare oltre ad altri manoscritti del medesimo, quali pure con una purgata serie spero in avvenire far mettere sotto il torchio, come già ho fatto di altre sue opere […].[7]

 

            A fronte di quanto indicato, resta in ogni caso di difficile spiegazione il perché (che si tratti di una svista?), in I.2.45: per dare l’anima al diavolo; I.6.29: corpo di tutt’i diavoli dell’inferno; II.6.5: Al cospettone di Satanassone arcidiavolone; e II.6.7: Ch’io possa essere impalato in un corno ruvido di Belzebù… il testo dell’edizione senese mantenga detti riferimenti, oltre alle espressioni cristallizzate di uso comune del tipo Che il diavolo se li porti; Che diavolo gli ho da dire?; Che diavolo è ito a fare? ecc.

 

c) In III.2.48 Scappino si produce in una comica imitazione di un soldato bolognese, riproducendone la parlata. La ristampa presenta naturalmente numerose varianti volte a una riproduzione più fedele del dialetto imitato dal personaggio.

 

 

Girolamo Gigli

 

Le furberie di Scappino

 

 

 


Personaggi

 

Argante, padre d’Ottavio e di Zerbinetta.

Geronte, padre di Leandro e di Giacinta.[8]

Ottavio, figliuolo di Argante, amante di Giacinta.

Leandro, figliuolo di Geronte e amante di Zerbinetta.

Zerbinetta, creduta zingara egiziana e riconosciuta figlia di Argante, amante di Leandro.

Giacinta, figliuola di Geronte, amante di Ottavio.[9]

Scappino, furbo, servo di Leandro.[10]

Silvestro, servo di Ottavio.

Nerina, balia di Giacinta.

Moschino, furbo.[11]

Due facchini

 

La scena si fa a Napoli.

 

 

 

                  ATTO PRIMO

 

 

                                    SCENA PRIMA

 

                                    Ottavio e Silvestro.

 

            ottavio      Ahimè, Silvestro mio! Una cattiva nuova tu mi hai portata: la peggiore non poteva sentire un povero cuore innamorato. Dunque al porto hai sentito dire che mio padre se ne ritorna?

 

            silvestro   Che se ne ritorna.

 

            ottavio      E che arriva questa mattina stessa?

 

            silvestro   Stamattina, signorsì.

 

5          ottavio      E che sia risoluto di darmi moglie?

 

            silvestro   Di darvi moglie.

 

            ottavio      E darmi una figliuola del signor Geronte?

 

            silvestro   Del signor Geronte.

 

            ottavio      E che la giovane verrà qui a Napoli da Taranto a quest’effetto?

 

10        silvestro   A quest’effetto.

 

            ottavio      E che queste cose te l’ha dette mio zio?

 

            silvestro   Vostro zio.

 

            ottavio      E che di ciò gliene scrive mio padre?

 

            silvestro   Vostro padre.

 

15        ottavio      E lo zio è informato di tutt’i nostri fatti?

 

            silvestro   Informatissimo.

 

            ottavio      Ma che modo di rispondere è questo? Che io ti abbia da cavar di bocca le parole cogli uncini?

 

            silvestro   E come volete che parli, voi la dite giusta come la sta, e non saprei che aggiungervi d’avantaggio.

 

            ottavio      Dammi almeno un poco di consiglio, che ti pare ch’io possa far in questa crudelissima contingenza?

20        silvestro   Per dirvela io mi trovo intricato quanto voi, e pigliarei un consigliero a mezzo.

 

            ottavio      Silvestro mio, sono assassinato. Sono nel caso di qualche brutta disperazione.

 

            silvestro   Ancor io fo de’ brutti pensieri, ma brutti bene.

 

            ottavio      Quando mio padre la saprà tutta, vuol dare nelle smanie maggiori. Tu sai, come s’accende, e di che sorte mi lava il capo, quando ci si mette.

 

            silvestro   Che lavasse il capo a voi non mi fa gran caso, ho ben paura che non scuota le spalle a me: e per dirvela, mi pare di sentire il baston per aria, e ne piglierei ancora una mezza dozzina a buon patto, purché il vostro conto si saldasse così. Cancaro; l’avete fatte giuste, sapete.

 

25        ottavio      Oh, cielo! E come n’ho da scappar questa volta?

 

            silvestro   Bisognava pensare al modo di uscire dalla trappola prima di entrarvi.

 

            ottavio      Tu mi faresti venir la rabbia maggiore con cotesti avvisi fuora di tempo.

 

            silvestro   E voi fareste venir la maggior collera a me con certi vostri modi fuor di ragione.

 

            ottavio      Misero, che debbo fare? Che partito, che strada ho da prendere? Silvestro mio, aiuto, rimedio, son disperato.

 

 

                                    SCENA SECONDA

 

                                         Scappino e detti.

 

            scappino    Che ci è, signor Ottavio? Che vi duole? Che c’è di male? Voi siete molto sottosopra.

 

            ottavio      Ah caro Scappino mio, onorato Scappino, son rovinato, son il più disgraziato uomo che viva. Ahimè, son disperato, son morto.

 

            scappino    Come a dire?

 

            ottavio      E non sai ciò che mi occorre?

 

5          scappino    No io.

 

            ottavio      Mio padre arriva qui adesso adesso col signor Geronte, e vuole in tutt’i modi accasarmi.

 

            scappino    E non ci è altro male che questo?

 

            ottavio      Ah cielo: tu non sai la cagione del mio travaglio.

 

            scappino    Se non me la dite, io non la so di vero; ma non dubitate, signor Ottavio, io ne ho consolati degli altri presto presto, e non ci è un altro in tutto il mondo che abbia tanta carità per la gioventù, quanta n’ho io.

 

10        ottavio      Ah Scappino da bene, fedele Scappino, che ti sarebbe trovar qualche ingegnoso ripiego, l’ordire qualche machina delle tue per cavarmi dal gran pericolo in cui mi trovo? Ti rimarrei debitore della vita medesima, caro Scappino.

 

            scappino    Vedete, signor Ottavio, io so saltare di gran fossi, quando mi ci metto: ho un cervello fatto a posta per certe spiritose invenzioni che la gente idiota chiama furberie, e vi giuro (che non lo dico per vantarmi, no) che potete cercare a uscio a uscio tutto Napoli, ma non trovarete il compagno di Scappino per tramare certe matasse, e certi laccioli di farci cascare il diavolo medesimo per quanto sia più vecchio di me; ma oggi giorno, padron mio, il merito non è conosciuto, e io ho lasciato andare il mestiere doppo un certo fastidio ch’ebbi… basta la scampai grande, non ne vo’ saper altro.

 

            ottavio      Come a dire.

 

            scappino    Certo impegno… non ne parliamo più.

 

            ottavio      Quale impegno per grazia? Dite un poco Scappino! Qual impegno?

 

15        scappino    Un impegno ch’io presi colla giustizia.

 

            ottavio      Colla giustizia?

 

            scappino    Sì bene: certa piccola differenza tra me e il tribunale della Vicaria. Basta…

 

            ottavio      E che aveste colla Vicaria?

 

            scappino    Basta, lasciamolo andare. Ma la Vicaria si portò male, perché ad un uomo della mia condizione… basta, furno tre soli tratti dalla carriola fino a terra, e io avevo la ciarmatura addosso…Basta in rigore la berlina era di avanzo…ma per ora bisogna dissimulare… Del resto d’allora in qua mi sono un poco formalizato coll’ingratitudine del secolo corrente, e vo’ lasciare andar le cose, come vanno senza più intrigarmi di niente.[12]

 

20        ottavio      E per il povero Ottavio…?

 

            scappino    Contatemi pure quel che vi occorre.

 

            ottavio      Tu sai Scappino mio, che due mesi fa il signor Geronte e mio padre s’imbarcarono insieme per certa spedizione attenente a’ negozi che fanno a compagnia.

 

            scappino    Questo lo so.

            ottavio      E che Leandro ed io fummo lasciati da’ nostri vecchi, egli alla tua direzione ed io di Silvestro.

 

25        scappino    Tanto è vero; ed io ho fatto l’offizio mio secondo le buone regole che si danno a’ governatori della gioventù, e forse mi sono attenuto alle regole più strette.

 

            ottavio      Poco dopo Leandro cominciò a dar d’occhio ad una giovane egiziana, o vogliam dire zingara, tanto che ne divenne amoroso.

 

            scappino    A questo ho chiuso gli occhi per motivi ragionevoli.

 

            ottavio      Or siccome noi siamo grandi amici, egli tosto mi fece confidenza dell’amor suo, e mi condusse di più a casa di lei, che veramente mi comparve bella, ma non quanto a lui pareva.

 

            scappino    Questo condurre gli altri a casa della sua amorosa non sta fra le lezioni del mio governatorato.

 

30        ottavio      Più giorni stetti seco a casa della giovane, e sempre più mi esagerava Leandro le attrattive incomparabili di colei, ogni capello parevagli un laccio d’amore, ogni gesto un incanto, ogni motto un oracolo pieno di grazia e divinità, e poiché io non trovava in lei tutto quel miracoloso che esso vi vedeva, mi tacciava di troppo insensibile al fuoco d’amore.

 

            scappino    Leandro, per quanto vedo, ha studiato secretamente gli scritti di qualche altro direttore, ma non so ancora dove vogliate andare a riuscire.

 

            ottavio      Un giorno, dunque, che io accompagnava Leandro all’amato soggiorno, nel passare certo vicolo fuor di mano sentimmo in una casetta de’ pianti e de’ lamenti che obbligarono a dimandare della cagione, ed una donna rispose in tuono lamentevole che là dentro si trovavano certe povere forestiere, e che vi avremmo veduto uno spettacolo da farci muovere a gran pietà.

 

            scappino    Toh, toh, toh! Che diavol ci era là dentro?[13]

 

            ottavio      La curiosità ci obbligò finalmente a passare in quelle povere affumicate stanze; e qui vedemmo una vecchia agonizante assistita da una serva sua addolorata e da una giovanetta figliuola che si struggeva per quella perdita tutta in un fiume di lacrime, ma costei, Scappino, era la più bella e graziosa che possa mai figurarsi ad occhio umano.

 

35        scappino    Ci siamo intesi.

 

            ottavio      Un’altra in quella gran turbazione di cuore, e col viso annuvolato dal duolo e coi capelli scarmigliati, e tutta scomposta, nelle fattezze e nell’abito avrebbe fatto paura. Ma…

 

            scappino    Ma voi non cogliete paura per così poco, lo so, lo so.

 

            ottavio      Ella non aveva indosso che una scolorita e lacera ovatta, la quale non ben copriva una logora camicia da notte, ed in capo non portava che una berretta di color di cedro, sotto della quale non ben raccolte tutte le sue belle chiome ne cascavano la maggior parte sopra le spalle con una licenza più graziosa d’ogni regola che sappia dall’altre impararsi allo specchio, insomma in tutte quelle sue negligenze appariva una simetria da’ tratti amorosi incomparabili, e di bellezze quanto meno studiate tanto più efficaci sopra i cuori di chi la mirava. Ah Scappino mio, se tu ti ci fossi ritrovato.

 

            scappino    Se mi ci fossi ritrovato, mi sarei più tosto intenerito di quella povera vecchia moribonda.

 

40        ottavio      Che grazia aveva in quelle lacrime!

 

            scappino    Quella vecchia neh?

 

            ottavio      No, quella giovane. Fissava le belle luci verso del cielo quasi rimproverandolo…

 

            scappino    Quella vecchia che non voleva morire neh?

 

            ottavio      No, quella giovine che quella morte non poteva soffrire. Esalava in ogni sospiro un vampo di fiamme di amore, e tutta quella sua bella disperazione era pe’ risguardanti un incanto.

 

45        scappino    Sarà stata di quelle vecchie streghe che fanno le malie fin quando stanno per crepare, e per dare l’anima al diavolo.

 

            ottavio      Tu fai lo stordito, o pur mi deridi. Ah Scappino, Scappino, avresti ben pianto ancor tu, se l’avessi veduta, siccome piangevano tutti coloro che v’erano presenti, vedendola nel gettarsi che poi fece sopra la madre spirante a raccogliere gli ultimi fiati della sua vita. Che bei sentimenti di figlia beneducata! Che naturale amoroso!

 

            scappino    La buona educazione e quel buon naturale amoroso vi dettero senz’altro nel genio?

 

            ottavio      Hai detto il vero.

 

            scappino    Imparate ancora voi a distendervi addosso a vostro padre, quando sta per morire: ed a Silvestro che vi è in luogo di padre ponetegli almeno un ginocchio nel ventre…

 

50        ottavio     Ah Scappino, Scappino, questo è il modo di soccorrermi eh? Tu ti burli di me? Ti dico che un turco averebbe amata colei.

 

            scappino    Or via voi sapete che questo è il mio solito stile canzonatorio; ma che per altro voglio servirvi, finite pure l’istoria dolente.

 

            ottavio      Dopo aver dette due parole di conforto a quella bella addolorata, noi ci partimmo di lì, ed avendo dimandato a Leandro che gli paresse della giovine, risposemi parergli avvenente. Lo disse però con qualche freddezza; ed io di tal freddezza voleva piccarmi, ma non voleva dall’altro canto scoprirgli la piaga che mi era rimasta impressa nel cuore.

 

            silvestro   Se voi non compendiate il racconto ci saremo fino a domane. In due parole la finirò io; il signor Ottavio non sapeva più vivere lontano dalla sua orfana afflitta, e due volte l’ora andava per carità a confortarla. La serva astuta, che per la morte della madre era divenuta l’aia della giovane, non ammetteva più visite consolatorie; ed ecco l’amico nostro nelle smanie. Batte, si raccomanda, supplica, scongiura: la serva è sorda, offerisce mance, regali, la serva è sorda.

 

            scappino    Ohibò, ohibò! Bisognarà fargli fare un’inibitoria dall’università delle serve e dalle cameriere, cioè, o che s’accomodi al sentir la gente innamorata, e a pigliar quel che danno, e a chiedere ancora quel che non danno, o che vista la presente lasci il mestiero, come non idonea alla matricola.

 

55        silvestro   Dice la serva che la giovane è nata onoratamente, e che perciò, benché mendica abbandonata e quasi nuda, non vuol visite in casa, né ammettere discorsi se non di chi faccia proposta di nozze.

 

            scappino    E suppongo che con un paio di nozze si abbia da solennizzare due matrimoni; cioè quello della padroncina pupilla con un bel giovanetto, e quello della serva aia con un bel pistone dello sposo.

 

            silvestro   Ecco l’amore del signor Ottavio all’uso del fuoco della bombarda fatto più forte dall’impedimento, che non trovando riposo né dì, né notte, alla violenza della sua passione gira e rigira, finalmente è cascato nella pania, cioè dopo tre giorni l’ha sposata.[14]

 

            scappino    Bon pro gli faccia.[15]

 

            silvestro   Buon pro di vero! Il pan di nozze è diventato amaro alla prima; suo padre, che doveva tornare tra due mesi, sarà giunto a quest’ora in Napoli, il zio ha saputo il maritaggio, e tutti due questi vecchi d’accordo vogliono accasarlo adesso colla figliuola del signor Geronte, cioè con una figliuola che gli è nata in Taranto della seconda moglie.

 

60        ottavio     A questo aggiungete: che la mia bella trovasi in estrema necessità e che io non ho modo alcuno di darle sovvenimento per un mezzo giorno.

 

            scappino    Ci è altro di male? Oh che gente dappoco, che si perde d’animo per una bagattella! E vi par cosa da pigliarne tanta gran soggezione? Cammerata, dove è il tuo spirito, i tuoi ripieghi? E non ti vergogni d’impastoiarti così come un pulcino in un poco di stoppa! Sei grande e grosso come un asino, e non ti basta l’animo saltare un fossatello di questa sorte, ch’io di quattr’anni li saltavo a piè pari i via via, che per aver fatto dieci anni le buone voglie, ed aver meritata cento volte la galera, tu sei indietro assai nel mestiero! Sai tu che io era tantin tantino, e che non ero stato frustato la prima volta che averei preso questi due vecchi a gabbare di sottogamba.[16]

 

            silvestro   Scappino, io non ho l’ingegno tanto sottile come te, e ti confesso…

 

            ottavio      Ma tacete: ecco qua la bellissima Giacinta mia.

 

 

                                    SCENA TERZA

 

                                    Giacinta e detti.

 

            giacinta    Ah caro Ottavio, ditemi, che nuova recò Silvestro a Nerina? Vostro padre è di ritorno con pensiero di darvi moglie?

 

            ottavio      Così non fosse, amatissima sposa, e questo crudele avviso ha posto il mio cuore nella più estrema desolazione. Ma voi piangete; e che voglian dire coteste lacrime? Supponete voi, ch’io sia capace d’infedeltà? Non credete a tanti miei giuramenti, a tanta prova dell’amor mio? Voi piangete Giacinta?

 

            giacinta    Io piango, Ottavio, son sicura che voi ora mi amate, ma non son sicura che siate per amarmi sempre.

 

            ottavio      E si può dar caso che un cuore vi ami una volta, e non vi ami fino alla morte?

 

5          giacinta    Ottavio, ho inteso dire che il vostro sesso non ami così lungamente come ama il nostro, e che gli ardori che si accendono ne’ cuori degli uomini siano vampe efimere che si spengono nell’istesso loro nascere.

 

            ottavio      Ah mia cara! Il mio cuore (se ciò fosse mai vero) non è fatto come quello degli altri, e sento bene che quella fiamma che ci risplende è fiamma di stella fissa che non può ammorzarsi in eterno.

 

            giacinta    Voglio credere ancora ciò che mi dite, e non dubito della sincerità delle vostre espressioni. Ma io temo, Ottavio mio, di qualche forza maggiore della vostra, che a dispetto della fedeltà della vostra fiamma la rapisca ad un moto contrario al vostro genio, obbligandola a servire ad un altro destino. Dico insomma che voi siete soggetto ad un padre che vuol darvi forzatamente un’altra sposa, che se questo intravenisse, crediatemi che non potrei sopravvivere un giorno solo.

 

            ottavio      No, no, bella Giacinta, non ci è padre che tenga, non ci è forza che voglia farmi mancare alle mie promesse, più tosto mi risolvarei a fuggirmene con voi, quando bisognasse, vi assicuro che senza sapere chi sia costei che mi vien destinata, ho concepito un odio implacabile contro di lei, una brama di sentirla sommersa in mare prima che giunga. Mi spaventa il nome d’ogni altra sposa più della morte medesima che io dovessi incontrare per esser vostro. Dunque non piangete Giacinta bella, non piangete Giacinta cara, per quanto mi amate, poiché ogni vostra lacrima che mi piove sul cuore porta le più terribili tempeste nell’anima mia, Giacinta, non piangete.

 

            giacinta    Orsù, giacché volete che io rasciughi il mio pianto, ecco, oh fedelissimo Ottavio, che io per vostro amore non piango più, ed aspetto con ciglio asciutto di mirare qualunque aspetto di fortuna che il cielo mi abbia stabilita.

 

10        ottavio      Il cielo ci sarà favorevole.

 

            giacinta    Il cielo non ci sarà mai contrario, finché voi non mi sarete infedele.

 

            ottavio      Non lo sarò per tutti i numi vel giuro.

 

            giacinta    Ed io sarò sempre felice.

 

            scappino    Poffar il mondo; Ottavio se ne intende per bene! Ed ho compassione che si guasti questa bella coppia.[17]

 

15        giacinta    Giacinta, ecco qui un uomo che può farci del gran servizio, se egli vorrà.

 

            scappino    Oh questo no, ho fatti troppi propositi di non mi impicciare più delle cose di questo mondo, guarda. Ma po’ poi s’io fosse pregato, chi sa.

 

            ottavio      Ah caro Scappino, se non vuoi altro che io te ne preghi, io te ne scongiuro quanto so e posso, prendi pure tutto il governo di questa nostra burasca.

 

            scappino    E voi non mi dite nulla, signorina?

 

            giacinta    Ancor io insieme col mio sposo ve ne supplico per la cosa a voi più cara: sì, sì mettete al coperto l’innocenza de’ nostri amori.

 

20        scappino    Orsù bisognerà guastare i propositi; andate dunque, e lasciate fare a me; non dubitate.

 

            ottavio      Io credo…

 

            scappino    Zitto, zitto, voi signora andate in casa, e dormite pure di buon sonno.

 

            giacinta    Mi abbandono nella vostra fedeltà. (parte)

 

            scappino    E voi signor Ottavio mettetevi a ordine per sostenere la prima tempesta nell’abboccamento con vostro padre.

 

25        ottavio      Questa tempesta mi fa veramente della gran paura, e non so come vincermi la mia natural timidezza dell’austero mio genitore.

 

            scappino    Qui non ci vuol paura figliuol mio, ci vuol faccia tosta e risoluta. Voi non sete più ragazzino, che dobbiate avere soggezione delle ceffate, si tratta d’obbligarvi ad una cosa ingiusta, a cui nessuna legge vi stringe. Venite qua, studiamo un poco insieme le risposte che gli avete a fare, su non paura, signor Ottavio sciogliete la lingua dal filello: ci so io per voi, e la giustizia quando bisogni.

 

            ottavio      Mi sforzarò al meglio ch’io possa.

 

            scappino    Proviamo via, proviamo un poco; a noi faccia brusca, testa alta, occhi fermi, voce chiara.

 

            ottavio      Così?

 

30        scappino    Ancor un poco più.

 

            ottavio      Ecco.

 

            scappino    Oh buono: imaginatevi adesso che vostro padre picchi la porta, saglie le scale, si scatarra, batte il bastone per terra, bestemmia un tantino sotto le basette; eccolo che entra; fa la bava per bocca, si zeppa il cappello in capo; oh rispondetemi, come s’io fosse lui: ma non paura veh. Ecco che si mette le mani a cintola, e dice così: «Ah vigliacco, disonorato, forfante, figliolo indegno d’un galantuomo quale son’io; ancor hai tant’ardire di comparirmi d’avanti! Ancora eh? Queste azioni si fanno nel tempo che io sto fuori di casa eh, sciaguratone, infame». Ora qui vostro padre alza il bastone. Ma fermo, non vi movete; state attento se vi si accosta, e riparatevi di quarta. Or segue poi così: «Ah vergogna del mio parentado, questi sono i frutti della mia educazione? Questo è il rispetto che porti a tuo padre, bricconcione, sfacciato! Fare un matrimonio clandestino di questa sorta senza mia saputa, e poi forse con una barona, di’ su, disonorato, indegno, di’ su». E qui vostro padre fa due passi avanti, e pigliando il bastone con tutte due le mani, entra sotto misura di bastonata, presto fogatevi al legno con tutte due le mani ancor voi: levateglielo e dategli una mano in petto; perché si discosti…. Ma che diavol avete? Che sete allocchito? Parlate, movetevi, si tratta di bastonate, a che pensate ora?[18]

 

            ottavio      Penso che mi par di sentir mio padre che venghi da vero.

 

            scappino    Mi pare ancora a me.

 

35        silvestro   Senz’altro che è d’esso.

 

            scappino    Dunque risoluzione e coraggio.

 

            ottavio      Non dubitate che non ho paura, risponderò quant’occorre, perché si tratta della causa della bella Giacinta.

 

            scappino    E della causa delle spalle ancora; ma risponderete veramente?

 

            ottavio      Risponderò.

 

40        scappino    Farete faccia tosta?

 

            ottavio      La farò.

 

            scappino    Mano al fianco.

 

            ottavio      La metterò.

 

            scappino    Occhio fermo, e voce alta?

 

45        ottavio      Non mi perderò.

 

            scappino    Vi fogherete al bastone?

 

            ottavio      Mi fogherò.

 

            scappino    A noi, eccolo, non vi movete.

 

            ottavio      Non mi moverò.

 

50        scappino    Entra qui ora. Coraggio, signor Ottavio, non paura veh.

 

            ottavio      Eccolo davero! Oh Dio son perduto, son morto. (fugge via)

 

            scappino    Signor Ottavio, fermo lì venite su, si è fuggito dalla paura e già se l’è fatta sotto. Che razza d’uomini inconigliti si trova al mondo! Ma lo voglio aspettare io questo vecchio, che sarà mai?

 

            silvestro   Fatti conto che farei ancor io come Ottavio: e che diavolo gli ho da dire?

 

            scappino    Lassa pur dire a me: basta che tu venga dietro alle mie parole.

 

 

                                    SCENA QUARTA

 

                                    Argante e detti.

 

            argante    (da sé) Si può dare il caso d’una forfanteria come questa?

 

            scappino    L’amico è già informato e se la borbotta da sé da sé.

 

            argante    Che temerità di figliuoli eh!

 

            scappino    Stiamolo un po’ a sentire.

 

5          argante    E come lo vorranno salvare questo disonorato?

 

            scappino    Già si è pensato al modo.

 

            argante    Me la vorranno negare forse?

 

            scappino    Negare no.

 

            argante    O pure lo vorranno scusare?

 

10        scappino    Scusare sì.

 

            argante    Pretenderanno di farmi vedere le lucciole per lanterne?

 

            scappino    Questo può essere.

 

            argante    Possono sbattere quanto vogliono, che l’hanno da far con me.

 

            scappino    Vedremo.

 

15        argante    Quando il suo diavolo imparava a leggere il mio era dottore.

 

            scappino    Il tuo diavolo vuol aver oggi mazze e corna.

 

            argante    Lo vo’ cacciare in una prigione, che cel vo’ fare infradiciare.

 

            scappino    Lo metteremo bene in salvo.

 

            argante    E quanto a quel briccone di Silvestro gli vo’ fiaccar le spalle di bastonate.

 

20        silvestro   Mi volevo maravigliare che non si ricordasse di me.

 

            argante    Ah eccolo qua, eccolo, il buon capo di casa sostituto, il bon aio del mio figliuolo, eccolo. Oh l’avevo pur lasciato in buone mani!

 

            scappino    Signor Argante, ben trovato Vostra Signoria.

 

            argante    Ben trovato, Scappino (a Silvestro). Veramente hai eseguito bene i miei ordini, ed hai dati a Ottavio di buoni consigli! Buoni sì sì!

 

            scappino    Lei ha riportata, lodato il cielo, una buona cera.

 

25        argante    Buona, buona (a Silvestro) così si inganna il padrone eh?

 

            scappino    L’aria di Taranto se gli confà più di quella di Napoli.

 

            argante    Sì sì, è buon’aria (a Silvestro), che pensavi che non l’avesse a sapere eh?

 

            scappino    Se lei vi si tratteneva due o tre mesi più, si faceva grasso e grosso tanto fatto.

 

            argante    E averei trovata grossa la mia nuora ancora (a silvestro), tu non mi rispondi neh, baroncione?

 

30        scappino    Ha aùto buon viaggio Vostra Signoria?

 

            argante    Oh naso in tasca, buono, missersì, buono, lasciatemi un po’ gridare in pace.

            scappino    Gridare!

 

            argante    Gridare, sì bene, gridare.

 

            scappino    E con chi per grazia?

 

35        argante    Con chi mi pare, vuò! Con questo briccone vo’ gridare, se vi contentate.

 

            scappino    Ma la cagione per cortesia?

 

            argante    E che fate l’indiano eh? Non sapete quel che mi hanno fatto mentre sono stato fuora.

 

            scappino    Sono un tantino informato di certa bagattelluccia.

 

            argante    Bagattellucia eh! Una forfanteria di questa sorte.

 

40        scappino    Non avete tutti tutt’i torti, no.

 

            argante    Cancaro un figliolo aver tant’ardire!

 

            scappino    Vero.

 

            argante    Pigliar moglie senza licenza di suo padre.

 

            scappino    Non gli si può lodare affatto affatto; ma io sarei di parere che Vostra Signoria non ne facesse punto di rumore.

 

45        argante    E io sono di parere di far rumore, che va fatto, col braccio della giustizia e colle mani, colla bocca, e co’ piedi, signor consigliere de’ miei stivali. E che non ti pare che io abbia tutte le ragioni forse?

 

            scappino    Più che non dite: e subbito che io seppi questo fatto, presi la confidenza di fare una solenne ripassata al signor Ottavio pigliando giustamente le vostre parti: ed averei voluto che mi aveste sentito. Dimandategline, dimandategline, e dimantatene qua a Silvestro; e che rispetto (gli dissi) è questo al vostro signor padre? Ed un padre che ha tanto stentato per farvi ricco e beneducato.

 

            argante    Briccone: ci ho speso il cuore e gli occhi.

 

            scappino    Ad un padre, che dovreste baciare dove mette li piedi.

 

            argante    Sicuro.

 

50        scappino    Che dirà la gente, signor Ottavio, sposare una ragazza nuda e cruda senza saper chi si sia?

 

            argante    Qualche sgualdrina sarà, che vuoi che sia?

 

            scappino    Quando potevate mettere in casa una dote di molte migliaia di scudi, e fare qualche parentadone onorato.

 

            argante    La famiglia di Geronte abbraccia tutto Taranto, e mi ha dato di buoni sacchetti di moneta traboccante.

 

            scappino    Crediatemi signor Argante, che non averei potuto dirgli di più in presenza vostra, e non che una volta l’ho bravato, due e tre, Silvestro mi faccia bugiardo.

 

55        argante    Lo credo senz’altro a voi.

 

            scappino    Ma finalmente è bisognato rendersi alla ragione, ed ho conosciuto che in quel fondo fondo non ha tutt’i torti che gli si danno.

 

            argante    E come non ha tutt’i torti? Pigliar di punto in bianco una forestieraccia di casa del diavolo, che non ha altro che una camicia stracciata, e forse forse…

 

            scappino    Ma ci è stato forzato dal suo destino.

 

            argante    Dal destino eh! Bella scusa! Dal destino! E così si ha da poter rubare, assassinare e far tutte le bricconerie del mondo, e dar la colpa al destino? Quando uno vuol essere uomo da bene non ci è destino che tenga sai! E non ho mai sentito dire che l’avvocato de’ poveri colla scusa del destino abbia mai salvat’i mariuoli dalla forca.[19]

 

60        scappino    Ve la pigliate troppo filosoficamente e troppo legalmente, ho voluto dire che si è trovato per una certa fatalità impegnato in questo negozio, che non poteva uscirne.

 

            argante    E chi ce l’ha fatto impegnare? Chi?

 

            scappino    Ma Ottavio non ha poi del vostro cervello, i giovani son giovani e come tali non si guidano sempre con tutta prudenza necessaria: Leandro ha fatto peggio di lui, e pure sapete che istruzioni ha avute da me, e quanto gli sono stato intorno per farlo un uomo savio; dite un poco, signor Argante: siete stato giovine ancor voi, e ne averete fatte qualcuna delle buone e delle belle, perché ho sentito dire che vi piaceva la conversazione, e che civettavi con tutte le finestre della città, e che avete finalmente rotta bene la vostra cavezza al pari d’ogni altro.

 

            argante    Non ve lo nego, no. Ma sempre mi son contenuto dentro i termini della riputazione e non ho fatto quel che ha fatto questo scempiato.

 

            scappino    Ma che volete che facesse? Ha trovata una giovane che gli porta affetto (perché quest’essere ben voluto dalle femmine Ottavio tira da voi), una giovane molto ben fatta che gli ha usato finezze, che l’ha legato con le sue maniere: e torna oggi, e torna domani, ci è corsa qualche promessa.

 

65        argante    Io sapevo promettere e spromettere.

 

            scappino    Lui veramente se ne voleva per paura di voi ritirare, ma i parenti co’ pugnali alla gola l’hanno obligato al mantenimento, il poveraccio.

 

            argante    Come?

 

            silvestro   (da sé) Che furbo di nido eh! Come l’ha saputo trovare.

 

            scappino    Ditemi un poco? Avreste voluto che si fosse lasciato ammazzare da coloro? È meglio avere un figliolo mal maritato che morto.

 

70        argante    Come, come? La cosa non mi è stata contata nel modo che me la dite voi.

 

            scappino    Potete sentire lui medesimo, e io in coscienza non vi direi una cosa per un’altra.

 

            argante    Dunque gliel’hanno fatta pigliar per forza?

 

            scappino    Per forza, signorsì.

 

            argante    Ma doveva andare alla Vicaria, e far qualche protesta alla banca di questa violenza.

 

75        scappino    E quest’è quello che non ha voluto fare.

 

            argante    Perché in questo modo mi sarebbe stato più facile l’annullare questo sposalizio.

 

            scappino    Annullarlo eh?

 

            argante    Annullarlo, missersì, annullarlo.

 

            scappino    Questo non vi riuscirà.

 

80        argante    Non mi riuscirà?

 

            scappino    Signornò.

 

            argante    O io son padre d’Ottavio, o questi stivali.

 

            scappino    In questo caso Vostra Signoria sarà questi stivali.

 

            argante    O la violenza ch’è stata fatta al giovane, non si ha da esaminare alla Vicaria?

 

85        scappino    E chi volete che la provi questa violenza?

 

            argante    Penso che Ottavio la dirà come gli è.

 

            scappino    Guarda che lui ne parli.

 

            argante    E che pensi, che Ottavio voglia star cheto?

 

            scappino    Chetissimo, zittissimo, siatene pur sicurissimo.

 

90        argante    Sarebbe un bricconissimo, un furfantissimo, e voi mi fate maravigliare assaissimo.

 

            scappino    Ma volete, signor Argante prudentissimo, che un giovane onoratissimo faccia una pubblica confessione in forma amplissima d’aver avuta paura, che gli è stata fatta pigliar moglie per forza? Questo sarebbe un confessar d’aver fatta un’azione vilissima, e dimostrarsi indegnissimo figliuolo di Vostra Signoria con tutt’i superlativi che si trovano nella gramatica dell’onore.

 

            argante    Io me la rido.

 

            scappino    Non ve la ridete no. Il vostro onore e il suo non vogliono che si dica ch’egli abbia fatto questo passo per forza.

 

            argante    E io voglio che per onor mio e onor suo dica il contrario.

 

95        scappino    Siate sicuro che non lo farà.

 

            argante    Glielo farò far io, se ci ha stommaco.

 

            scappino    Vi dico di nuovo che non glielo farete fare.

 

            argante    Se non lo farà, gli levarò l’eredità e la legittima.

 

            scappino    Voi?

 

100      argante    Io sì bene.

 

            scappino    Buono.

 

            argante    Come buono?

 

            scappino    Voi non gli levarete né legittima, né eredità.

 

            argante    Non gliela leverò?

 

105      scappino    No.

 

            argante    No?

 

            scappino    No.

 

            argante    Oh vedete bell’umore! Ch’io non abbia a potere diseredare mio figliuolo!

 

            scappino    Vi dico di no, di no assolutamente.

 

110      argante    E chi me l’ha da impedire?

 

            scappino    Voi medesimo.

 

            argante    Io?

 

            scappino    Voi non averete tal cuore.

 

            argante    Avrò cuore di fargli questo e peggio.

 

115      scappino    Non ve lo credo. La tenerezza paterna farà l’offizio suo.

 

            argante    La tenerezza paterna metterà quattro dita di codenna e tu rimarrai un bugiardo.

 

            scappino    Sì, sì lo vedremo.

 

            argante    Lo vedremo sicuro.

 

            scappino    Ci conosciamo che è un pezzo. Voi siete di troppo buon naturale.

 

120      argante    Ma quando voglio ho un naturale di bestia; finiamola, Scappino, non mi far alzar la bile. Fa’ una cosa, va’ a cercar quel disgraziato, e fa’ presto; intanto che io vo a trovare il signor Geronte per dargli parte di questa disgrazia.

 

            scappino    Se vi posso servire in altro comandatemi pur liberamente.

 

            argante    Vi ringrazio, Scappino; Ah sorte maledetta: perché hai voluto che costui sia restato adesso mio figliuolo unico? Potrebbe pur esser viva quella buona ragazza che il cielo mi ha tolta, che io la farei erede delle mie sostanze, e non toccherebbero a quest’altro sciupinato senza giudizio, senza riputazione.

 

 

                                    SCENA QUINTA

 

                                    Scappino e Silvestro.

 

            silvestro   Io ti confesso, Scappino, che la sai lunga più di me, e che il negozio mi pare ormai rimesso a buon termine, ogni cosa va bene, ma con tutta la nostra furberia si frigge malamente; e non so come abbiamo da fare con tanta gente che ha da mangiare a conto nostro.

 

            scappino    Delle solite tue paure: lascia pur fare a me, camerata, che io so dove la zecca ha da batter moneta.

 

            silvestro   Fino a tosarla è un mestiero che lo so fare ancor io, ma a batterla di nuovo non mi basta l’animo.

 

            scappino    Vo dando pasto al cervello per trovare un furbacchiotto della nostra compagnia che sappia fare un personaggio quale io vorrei. Bada a te, piglia un poco la positura di birbante, reggiti sopra un ginocchio solo; mostra una mano manca, guardami con occhio lusco. Fa’ una passeggiata da re di commedia. O bene, non accade altro, viene che ho ancora il secreto per cambiarti il mostaccio e la voce, andiamo, andiamo.[20]

 

5          silvestro   Facciam quel che tu vuoi, ma non mi imbrogliare di grazia colla giustizia.

 

            scappino    Vien pure. Noi partiremo le bastonate e la galera da buoni fratelli, e quando ci tocchi un capestro in caffo lo lascio a te.[21]

 

                                    Fine dell’atto primo.

 

 

 

                                    ATTO SECONDO

 

 

                                    SCENA PRIMA

 

                                    Geronte e Argante.

 

            geronte    Il tempo è buono, e credo che senz’altro la nostra gente non possa tardare a giungere se non poche ore; perché un marinaio che vien di Taranto m’assicura che il mio uomo stava per imbarcare nell’istesso tempo ch’egli fece vela; ma la mia figliuola si vuol turbare trovando le cose qui in diverso stato da quel che le supponevamo. Certo che l’accidente di vostro figlio ci guasta tutte le misure che abbiam prese, ed io mi trovo il più confuso di questo mondo.

 

            argante    Signor Geronte, non vi pigliate pena di questo. Io vi prometto di levar di mezzo tutti gl’impedimenti, e vado adesso appunto a fare il negozio.

 

            geronte    Volete che ve la dica, signor Argante? L’educazione de’ figlioli è una cosa veramente di grand’importanza.

 

            argante    E chi dice di no? Ma a che proposito, padron mio?

 

5          geronte    A proposito che certi cattivi portamenti de’ figliuoli procedino d’essere stati mali avvezzi da’ padri loro.

 

            argante    Così intraviene; ma a che volete riuscire per questo? Facciamoci ad intendere.

 

            geronte    A che vo’ riuscire?

 

            argante    Sì bene.

 

            geronte    Che se voi aveste tenuto il vostro giovine ben imbrigliato, non vi averebbe fatta questa brutta scappata.

 

10        argante    Ah, ah. Buono, buono. E voi vi par beneducato il vostro eh.

 

            geronte    Per grazia del cielo sì; e se me ne avesse fatta una di queste, guai a lui.

 

            argante    E se lui avesse fatto peggio del mio? Che ne direste, mio padrone?

 

            geronte    Come?

 

            argante    Come come, Como è di là da Milano.

 

15        geronte    Spiegatevi, che vuol dir ciò?

 

            argante    Vuol dire, signor Geronte, che chi ha della tigna da grattare a casa sua, non bisogna che schifi quella degli altri.

            geronte    Non intendo questo indovinello.

 

            argante    Spiegamolo l’indovinello, spiegamolo.

 

            geronte    Avete sentito qualche cosa di mio figliolo?

 

20        argante    Può essere.

 

            geronte    Non mi tenete più in dubbio.

 

            argante    Il vostro Scappino, mentre io stavo arrabbiato, me l’ha detta un poco di sopra sopra, dimandatene a lui, o a qualcun altro, che lo saprete. Come la sa Scappino, ch’è la tromba della comunità, ne sarà pieno tutto il paese. Con buona grazia io vo a casa d’un avvocato per informarmi un poco di quel che ho da fare, a rivederci.

 

 

                                    SCENA SECONDA

 

                                    Geronte e poi Leandro.

 

            geronte    Che mai può essere questa cosa del mio Leandro? E dice che l’ha fatta peggio d’Ottavio! Peggio eh? Per me non so come si possa far peggio di maritarsi senza licenza del padre; questa è la maiuscola e l’arcibricconata de’ figlioli di famiglia; ma eccolo il galantuomo.

 

            leandro    Ah signor padre, ben tornato Vostra Signoria. Oh quanto mi rallegro… (vuol abbracciare il padre, e lo respinge)

 

            geronte    Pian piano quel giovane, discorriamola prima un tantinello.

 

            leandro    Permettetemi che io vi baci la mano, e che…

 

5          geronte    Pian piano dico.

 

            leandro    Come? Non volete ch’io vi baci la mano, né che io vi abbracci! Mi rispingete, mi bravate!

 

            geronte    Messersì, abbiamo prima d’aggiustar certi conti fra di noi.

 

            leandro    E che conti volete dire?

 

            geronte    Guardami un po’ in viso.

 

10        leandro    Come?

 

            geronte    Guardami senza batter occhio, ma non t’arrossire veh.

 

            leandro    E bene, signor padre?

 

            geronte    E bene, signor figliuolo? Dimmela giusta sai, perché io la so a un puntino come l’è andata.

 

            leandro    Come è andata, che cosa?

 

15        geronte    Sì bene: che hai fatto mentre io sono stato fuora, ch’hai fatto?

 

            leandro    E che vuole ch’abbia fatto, signor Padre? Nessuna cosa che possa dispiacere a Vostra Signoria.

 

            geronte    Nessuna cosa eh?

 

            leandro    Signornò.

 

            geronte    Sicurissimo?

 

20        leandro    Sicurissimo sono della mia innocenza.

 

            geronte    Scappino non la dice così.

 

            leandro    Scappino?

 

            geronte    Ah ti fai rosso neh?

 

            leandro    Vi ha forse detto nulla di me?

 

25        geronte    Oh ben. Questo non è luogo proprio per questi discorsi; noi ci rivedremo un poco in casa; là là ti aspetto. Ah ribaldoncione, senti: se tu m’hai fatta qualche azione cattiva, ti rinunzio per mio figliolo. Esamina la tua coscienza veh, e se ti rimorde di qualche vigliaccaria, non mi capitar più d’avanti mai più: mi ha inteso?

 

 

                                    SCENA TERZA

 

                                    Leandro, e poi Ottavio e Scappino.

 

            leandro    Tradir me, Scappino, di questa sorte! Un briccone, che per cento rispetti dovrebbe essere il primo a coprir le cose che gli ho confidate, egli è il primo a rivelarle a mio padre; giuro al cielo che me l’ha da pagare il furfante.

 

            ottavio      Caro Scappino mio, quanto debbo al pensiero che ti pigli per me; tu sei un uomo incomparabile, non poteva il cielo in altro modo favorirmi che provedendomi del tuo consiglio, del tuo soccorso.

 

            leandro    Ah ah. Eccolo qui: ti ho trovato pure a tempo, signor briccone.

 

            scappino    Servitor suo devotissimo, signor Leandro, riveritissimo umilissimo: lei usa meco un titolario di troppo onore.

 

5          leandro    Tu vorresti metterla in burla eh? Ma t’insegnarò io… (gli va adosso con la sua spada nuda)

 

            scappino    Ah signor mio. (inginocchiato)

 

            ottavio      Signor Leandro, che fate? (si mette di mezzo)

 

            leandro    Signor Ottavio lasciatemi, ve ne prego.

 

            scappino    Eh di grazia…

 

10        ottavio      Per amor mio signor Leandro.

 

            leandro    Lasciatemi trattar la sua ribalderia come merita.

 

            ottavio      Ve ne prego per tutti i rispetti della nostra antica amicizia.

 

            scappino    Ma che vi ho fatto, signor Leandro?

 

            leandro    (vuol colpirlo) Che mi hai fatto eh, traditore?

 

15        ottavio      Piano dico.

 

            leandro    No no, Ottavio, mi ha da confessare di sua bocca l’indegnità che mi ha fatta; sì sì briccone, io ho ben saputo quel che hai detto, e l’ho saputo appunto adesso, ti credevi forse che non dovesse venirmi all’orecchie neh? Ma ne voglio la tua confessione medesima, o ti passo da parte a parte con questa spada.

 

            scappino    Ah signore eh, avreste mai tanto cuore?

 

            leandro    E avesti tu tanto ardire? Parla dico.

 

            scappino    Ma che ho fatto io qualche mancanza?

 

20        leandro    Lo sai purtroppo, che te ne rimorde la coscienza.

 

            scappino    Vi giuro, signor mio, che non mi rimorde di cosa alcuna.

 

            leandro    Non ti rimordi? (vuol tirargli)

 

            ottavio      No, Leandro.

 

            scappino    E bene, signore, ve la dirò via; ma ritiratevi un poco addietro. Vi confesso (un tantino più in là signore) d’avervi bevuto quel botticello di vin di Spagna che vi fu donato, con certi miei cammerata, e che feci poi un buco nella botte, gettandovi dell’acqua attorno per darvi ad intendere che si era versato.

 

25        leandro    Tu dunque hai bevuto il vin di Spagna, e sei stato cagione che ho scacciato quella buona serva, credendomi che ella se ne fosse imbriacata.

            scappino    Signorsì, ve ne chiedo perdono.

 

            leandro    Ho caro d’averlo saputo, ma non è questo il conto che mi hai da rendere.

 

            scappino    Non è questo neh?

 

            leandro    No. Egli è una cosa che molto più mi tocca il vivo: dimmela su.

 

30        scappino    Non mi ricordo d’altro, signore.

 

            leandro    Non ti ricordi d’altro eh, mascalzone? (vuol ferirlo)

 

            scappino    Ahi ahi.

 

            ottavio      Flemma, caro amico.

 

            scappino    Aspettate, ora ve la dirò: tre settimane sono (abbassate un po’ quella punta) anzi tre settimane e tre giorni voi mi mandaste una sera con una mostra d’Inghilterra dalla vostra zingaretta favorita, e io tornai a casa tutto infangato, e col mustaccio spruzzato di sangue, e vi dissi che avevo trovati quattro assassini notturni che me l’avevan tolto; ma per altro l’avevo ritenuto io.

 

35        leandro    Tu dunque ritenesti l’oriuolo?[22]

 

            scappino    Sì signore, per provedere al bisogno che ora è.

 

            leandro    Ora vengo in chiaro delle tue furfantarie e mi avvedo quanto possa fidarmi di te, ladro scellerato. Ma pure il male non consiste qui.

 

            scappino    No?

 

            leandro    No.

 

40        scappino    Non mi ricordo d’altro in verità, da uomo d’onore.

 

            leandro    Disonorato che sei, parla su, confessa ti dico.

 

            scappino    Non ho fatt’altro di vero.

 

            leandro    (vuole investirlo) Non hai fatt’altro?

 

            ottavio      Non lo permetterò giammai.

 

45        leandro    Ottavio, è carità levar dal mondo un mariuolo di questa sorta, che ne farà qualcuna ancora a voi.

 

            scappino    Ah signorsì, n’ho fatt’un’altra, signorsì; vi ricordate di quel lupo manaro (quando andavamo quella sera insieme sei mesi sono) che vi diede così malamente delle bastonate, e vi ebbe da far rompere il collo in una bocca di cantina, dove cascammo tutti due nel fuggire?

 

            leandro    E bene?

 

            scappino    Il lupo manaro ero io.

 

            leandro    Ah indegno, tu mi maltrattasti dunque in quel modo?

 

50        scappino    Io, signorsì: per farvi una poca di paura, accioché non vi venisse più voglia di uscir la notte e farmi perdere tanto sonno dietro i vostri rigiri.

 

            leandro    Lo sentite, signor Ottavio? È meglio che costui moia per le mie mani, che faccia vergogna alla mia casa dove è allevato, morendo poi per mano di boia; a tempo e luogo mi pagherai ancor questa, temerario, ma io voglio adesso che tu mi confessi quel tanto che hai detto a mio padre, sì adesso finiamola.

 

            scappino    A vostro padre, signor mio.

 

            leandro    Sì briccon mio, a mio padre sì.

 

            scappino    Io non l’ho ancora visto da che è tornato, signore.

 

55        leandro    Non l’hai visto?

 

            scappino    Ci farò mille giuramenti.

 

            leandro    Sicuramente.

 

            scappino    Sicurissimamente dimandatene a lui, e se non è vero, fatemi la pancia come un crivello.

 

            leandro    Ma se egli medesimo così mi ha detto?

 

60        scappino    Con buona grazia di Vostra Signoria o lui non ha detto il vero, o Vostra Signoria averà frainteso, perché io non so di che colore si sia da che è tornato.

 

 

                                    SCENA QUARTA[23]

 

                                    Moschino e detti.

 

            moschino  Signor Leandro, una cattiva nuova per i vostri cambi amorosi.

 

            leandro    Come?

 

            moschino  Que’ diavoli di quegli arabi vi voglion portar via la vostra zingaretta, e la poverina, che si straccia gli occhi, mi ha mandato qui perché ve lo faccia sapere ora ora, e che vi dica che se tra due ore voi non portate là il danaro che vi hanno chiesto di lei, e che con loro avete pattuito, la perderete per sempre.

 

            leandro    Tra due ore?

 

5          moschino  Tra due ore.

 

            leandro    Ah Scappino mio caro, fedelissimo Scappino mio, a te in questo punto mi raccomando.

 

            scappino    (gli passeggia d’avanti con aria fiera) Ah ora sono Scappino caro, Scappino fedelissimo, perché avete bisogno di me, cioè perché gli arabi non vi portin via la carne dal tagliere.

 

            leandro    Va pure, Scappino onorato, che io ti perdono tutto ciò che mi hai fatto, e quel peggio ancora, che tu non mi avessi confessato.

 

            scappino    No no, l’ho fatte troppo enormi! Me n’avvedo da me, passatemi pure il corpo con cotesta spada, che io non merito di scappare dalle vostre mani.

 

10        leandro    Vo’ che tu viva per conservare la vita a me conservandomi il possesso dell’amor mio.

 

            scappino    Via via ammazzatemi per carità; che io non faccia più furberie. Vi par poco eh? Avervi bevuto una botticella di vin di Spagna, rubato l’oriuolo, e poi avervi bastonato a legge d’asino?

 

            leandro    Tutto vo’ perdonarti, di tutto voglio scordarmi.

 

            scappino    Furono però una trentina di legnate da ricordarsene per tutto il tempo di vita vostra.

 

            leandro    Già me ne sono scordato adesso, e dopo averti perdonato, prego te a perdonarmi i passati trasporti, ed a mettere un poco a partito quel tuo cervello ammirabile, che sa trovare il suo ripiego ad ogni cosa difficile.

 

15        scappino    Ora non occorre altro, non voglio che mi perdoniate, accioché un capestro non facci infine disonorare all’antica genealogia degli Scappini, vo’ morire per vostra mano, che così farò una morte onorata.

 

            leandro    Di grazia mettiamo a monte tutto il passato, e pensa, oh Scappino mio, a darmi soccorso.

 

            ottavio      Scappino, bisogna servire il padrone, fallo ancora per amor mio.

 

            scappino    Or ora, ch’io ero nel punto di morte, ho fatto voto al cielo di non gabbare più nissuno, e voglio osservarlo senz’altro.

 

            leandro    Amato servo, scordati delli strapazzi che t’ho fatti, che te ne dimando perdono.

 

20        scappino    E il voto?

 

            ottavio      Non tenere il signor Leandro in maggiori pene, tu obbligarai me pure nell’istesso tempo.

 

            scappino    Sodisfatemi in coscienza, che poi la discorreremo.

 

            leandro    La coscienza t’obliga a dare aiuto al tuo padrone.

 

            scappino    Volendomi mandare nell’altro mondo, già mi avete licenziato dal servizio.

 

25        leandro    Ti raccetto nella mia grazia per tutto il tempo di vita mia.

 

            scappino    Bella razza di padrone! Dirmi vigliacco, furfante, briccone, intaccarmi nell’onore…

 

            leandro    (s’ingonocchia) Eccomi col ginocchio a terra…

 

            scappino    Ergetevi ergetevi. Volermi poi infilare colla spada come un fegatello.

 

            leandro    Ho fatto male, me ne pento, e son pronto a risarcirti colle sodisfazioni che vorrai…

 

30        ottavio      E non ti rendi ad un così sommesso parlare?

 

            scappino    Ma un’altra volta mi trattarete così?

 

            leandro    Il ciel me ne guardi.

 

            ottavio      Ed io n’entro mallevadore.

 

            scappino    E caso che si potesse accomodare il negozio del voto, di quanto avresti di bisogno, signor Leandro?

 

35        leandro    Di cinquecento scudi.

 

            scappino    E voi signor Ottavio?

 

            ottavio      Di ducento doppie.

 

            scappino    Tra quanto tempo?

 

            leandro    Tra due ore al più lungo perché altrimenti (come hai sentito) si portan via Zerbinetta.

 

40        ottavio      Ed io più presto, se si potesse, perché in altra maniera Giacinta colla sua famiglia si muor di fame.

 

            scappino    Oh qui sta il male: ed io ho fatto voto di non gabbare nessuno per un anno almeno; e senza gabbare i vostri vecchi questa moneta non si può trovare.

 

            leandro    Ma ti darebbe l’animo cavarla loro di mano così presto?

            scappino    Se non ci fosse il voto di mezzo, fate conto come se l’aveste in saccoccia ora ora.

 

            ottavio      Dunque?

 

45        scappino    Ohibò c’è il voto di mezzo.

 

            leandro    Amato servo.

 

            ottavio      Amato Scappino.

 

            scappino    Voto di mezzo.

 

            leandro    Passano inutilmente i momenti, e Zerbinetta se ne va.

 

50        ottavio      Perdi il tempo senza profitto, e Giacinta dallo stento si consuma.

 

            scappino    Se voi non trattavi d’ammazzarmi io non facevo il voto; ora non ci è rimedio, datene colpa alla vostra furia, ma finalmente un anno passa presto, un’altra volta farò voti per tempo più corto.

 

            leandro    Dunque volterò questa medesima spada contro il mio petto, e ti vedrai vendicato, Scappino crudele.

 

            ottavio      E io darò in qualche simile disperazione, e sarai contento, Scappino ostinato.

 

            scappino    Aspettate, ho pensato ad un ripiego: io mi farò dar or ora tutta questa moneta da’ vostri vecchi, e tanto che io mi sia sodisfatto, se questo voto tenga, e se si possa gabbare un poco per carità, vi darò i danari in deposito a voi medesimi, ma che non si possino però muovere senza mio consenso e citazione.

 

55        leandro    Siamo contenti.

 

            scappino    E prometterete de restitutione, sì, et quatenus etc. l’uno per l’altro insolidum?[24]

 

            ottavio      Promettiamo.

 

            scappino    Così mi par di saldarla in buona coscienza. Ora intorno al signor Argante la macchina è già in ordine; e circa il signor Geronte ci anderà minor manifattura, perché per grazia del cielo è semplice quanto fa al nostro bisogno, che il ciel lo conservi, e si crederebbe che gli asini volassero; so che non ve ne offendete signor Leandro, ch’io dia del goffo a vostro padre, perché tutto il mondo dice che non siete suo figliolo, e delle sue fattezze non ne avete in viso nepur una.

 

            leandro    Via te lo concedo.

 

60        scappino    E in questo concedere alla prima voi tirate più tosto da vostra madre. Ma ecco Argante. Ritiratevi tutti due, ch’io cominci l’opera qui; e dite a Silvestro che venga speditamente di fianco colla sua furberìa.

            ottavio      Non perdiamo tempo.

 

            scappino    E sentite, per misurare queste due ore avrei bisogno d’un altro oriuolo migliore di quel che vi rubai.

 

            leandro    Avrai quel che ti piace. Andiamo.

 

 

                                    SCENA QUINTA

 

                                    Argante e Scappino.

 

            scappino    L’amico rumina!

 

            argante    Non aver tanto cervello di considerare l’impegno nel quale si metteva! Ah gioventù sconsigliata.

 

            scappino    Signor Argante, servitor suo.

 

            argante    Bondì, Scappino.

 

5          scappino    Voi ancora pensate lì.

 

            argante    Ti giuro che mi dà del fastidio, e non poco.

 

            scappino    Questo mondo è pieno di traversie: bisogna che stiamo preparati da un’ora e l’altra, per quel che ci possa intravenire, mi ricordo che un vecchio mi disse una parola che l’ho sempre tenuta a mente: sempre…

 

            argante    Che ti disse?

 

            scappino    Che quando i padri di famiglia si allontanano un poco da casa, bisogna che sempre pensino al peggio di quel che possino trovare quando ritornaranno.

 

10        argante    Come a dire?

 

            scappino    Che si figurino di trovar la casa bruciata, i danari rubati, la moglie morta, un figliolo stroppiato, la figliola subornata, la botte versata e la serva pregna, che se poi arriva a casa, e trova che qualcuna di queste cose non è vera, gli pare d’essere più felice che non credeva, per questo io ho tenuta questa scuola nella mia bassa filosofia, e nel ritornare a casa del padrone vi sono andato sempre disposto a sentirlo in collera, darmi del pezzo di briccone, del bastardo, del fusto da Galera, a pigliar calci nel fin delle reni, bastonate e cose simili: così se alcuna cosa non m’interveniva, ringraziavo la buona sorte che me l’avesse risparmiate.

 

            argante    Bene bene: ma questo matrimonio maladetto, che mi guasta tutt’i miei disegni, è una cosa che non mi ci posso accomodare; e giusto adesso vengo dall’avvocato per trovar modo di farlo tornare addietro.

 

            scappino    Son dalla vostra. Ma pure fate a modo mio: cercate qualche altra strada che quella della giustizia, perché quest’andare intorno ai tribunali vi darà dell’inquietudini, e vi metterete in un ginepraio da non uscirne mai più.

 

            argante    Hai ragione. Ma che strada si potrebbe tenere?

 

15        scappino    Penso d’averla trovata io, perché per dirvela vi ho tutta la compassione del mondo, e ho dato pasto al cervello per aggiustarvi questo, che come si tratta di padri strapazzati da’ figlioli, mi c’interesso come cosa mia.

 

            argante    Vi sono obligato, Scappino.

 

            scappino    Io sono andato a trovare il fratello di questa giovane sposata per forza.

 

            argante    Bene, e chi è costui?

 

            scappino    È uno smargiasso, rompicollo, da casa del diavolo, che ne ha parecchi all’anima, e tanto fa caso di buttar giù uno per quanto di sputare in terra. Ora io gli ho messo in considerazione che questo parentado si pùo mettere in lite, e che la violenza praticata con Ottavio non può piacere alla Vicaria: che voi siete finalmente padre bene appoggiato di parentela e di amicizie col governo, e che oltre al non aver paura di lui sapete ben far valere il vostro danaro al bisogno.

 

20        argante    Bravo Scappino! E così?

 

            scappino    E così tanto ho detto, e ridetto, che l’ho indotto a dare orecchio alle proposizioni di aggiustamento per via di qualche regalo sottomano, e m’ha promesso di dare il consenso per la rescissione del contratto.

 

            argante    E quanto pretenderebbe di regalo?

 

            scappino    Alla prima mi ha fatto una chiesta irragionevole.

 

            argante    Per esempio?

 

25        scappino    E via, è una domanda spropositata.

 

            argante    Quanto verbigrazia? Quanto?

 

            scappino    Trattava di cinque o seicento doppie.

 

            argante    Cinque o seicento malanni che lo coglino, e che mi burli eh?

 

            scappino    Sono gente avvezza talora alla strada, che seicento doppie le fanno in un assassinamento.

 

30        argante    Ma qui a Napoli non siamo alla strada.

 

            scappino    Io gli ho risposto fuor de’ denti che questi non sono proietti da portarsi, e che non si ha da fare con gente che abbia paura delle sue bravate; finalmente dagli, picchia, martella, il negozio è ridotto qui: «Scappino» (mi ha detto) «io ho da partir adesso per l’armata, e devo mettere in pronto un poco d’equipaggio. Io guido una compagnia di dragoni…».

 

            argante    Dragoni eh!

 

            scappino    È una sorte di milizia che si chiama così perché portano l’armi avvelenate. «Ora io» (mi ha soggiunto), «con tutto che avessi accomodata bene la mia sorella, tuttavia farò questo negozio, perché ho bisogno d’un cavallo da fazione che sia stato qualche tempo sotto il maneggio, e tu sai che non ci vuol meno di sessanta doppie.

 

            argante    Sessanta doppie! Cancaro non si trovano per la strada. Ma diamogliele e mandiamolo via.

 

35        scappino    «Ci vorrà una buona sella» (mi ha replicato) «co’ fondi delle pistole rifinite d’argento, e con una gualdrappa gallonata all’uso degli uffiziali, che costeranno circa venti doppie di più.

 

            argante    Sia maledetto i dragoni; sessanta e venti ha ottanta, e vada al diavolo.

 

            scappino    Signorsì.

 

            argante    Mi pare un po’ troppo, ma per ricomperare la riputazione non sono male spesi.

 

            scappino    Poi dice che gli bisogna un cavallo per montare il servitore.

 

40        argante    O digli che il servitore lo facci andare a piedi.

 

            scappino    Signornò, ci è quest’usanza che vadino a cavallo.

 

            argante    Se lo vuole a cavallo se lo porti in groppa.

 

            scappino    Via via si lasci servire, e quest’altro cavallo ordinario costerà trenta doppie.

 

            argante    No no, questa mi pare impertinenza.

 

45        scappino    Di grazia signor Argante, non vi perdete per una bagatella, i due mesi di lite vi costeranno assai più.

 

            argante    Ah cancaro mi vuol pigliar per la gola, come ha fatto a mio figliuolo? Orsù diamo l’andare a queste trenta ancora.

 

            scappino    Dopo questo m’ha detto il dragone che gli è necessario un muletto per portare…

 

            argante    Vada al diavolo il dragone col muletto e colle corna che se lo sfascino, no no Scappino andiam più tosto avanti la giustizia.

            scappino    Pensateci bene, signore.

 

50        argante    Ci ho pensato.

 

            scappino    Un muletto di poca levata.

 

            argante    Ne manco un asinello.

 

            scappino    Pensateci un poco più.

 

            argante    Vo’ prima litigare.

 

55        scappino    Signor Argante, fate meglio i vostri conti. Considerate le bugie de’ procuratori, le cabale degli avvocati, i fastidi de’ tribunali: contese, giurisdizione di foro, giudici, detti sospetti, falsità di scritture, lunghezze d’appelli, e che avete da passare fra le mani di tanti uccellacci di rapina quanti sono i dottori, i cancellieri, i copisti, i cursori, gli sbirri, i testimoni falsi e simil genìa. Tutti costoro non fanno caso di dare un calcio alla giustizia per un giulio solo, lo sbirro farà un falso rapporto e voi sarete condannato in contumacia senza saperlo; i testimoni se l’intenderanno coi cancellieri, i procuratori, e gli avvocati col dottore della parte, e vi venderanno a danari contanti, e quando ancora vi poteste guardare da tutte queste cose, sapete quel che v’intraverrà? I giudici si lasceranno subornare o da qualche collo torto, o da qualche femmina, dove vanno la sera a trattenimento; eh signor Argante, liberatevi da quest’intrighi; e questi quattro giorni che avete da campare, fateli pure in santa pace, e dormite i vostri sonni senza tirar de’ calci alle lenzuola.

 

            argante    Ma in tutto e per tutto quando ci andarebbe a montargli questo muletto ancora?

 

            scappino    Eccovi il conto fatto e tarato a tutto rigore: per il suo cavallo coi fornimenti di sella, e gualdrappa, e pistole, e per il cavallo fornito per il servitore, e per muletto da soma, e per pagare una lista, che egli deve saldare alla locandiera, credo che non passino le ducento doppie che quindici, o venti baiocchi.

 

            argante    Ducento doppie?

 

            scappino    Signorsì, che de’ baiocchi non se ne parlerà.

 

60        argante    O andiamo, e litighiamola…

 

            scappino    Esaminate prima…

 

            argante    Vo’ litigare.

 

            scappino    Vi precipitarete.

 

            argante    Vo’ litigare.

 

65        scappino    Ma per litigare ci vuol pure la borsa aperta; borsa aperta per i consulti, borsa aperta per la banca, borsa aperta per le citazioni, borsa aperta per i decreti, borsa aperta per gli appelli, borsa aperta per le decisioni; tanto che ho fatto il conto che dando al dragone ducento doppie ce ne avanza cencinquanta, voi in buona economia lasciate di litigare, e questi cencinquanta saranno buone per far tornare a dietro qualche altro parentado del signor Ottavio.

 

            argante    Litigare, litigare, Scappino; litigare.

 

            scappino    O via, litighiamo ch’io son dalla vostra, litighiamo… Ma ecco il dragone che vi dicevo.

 

 

                                    SCENA SESTA

 

                                    Silvestro da spadaccino bravo e detti.

 

            silvestro   Scappino, insegnatemi un poco quell’Argante padre di Ottavio.

 

            scappino    Perché signore?

 

            silvestro   Ho inteso che voglia litigar meco, e dar di nullità allo sposalizio di Ottavio con mia sorella.

 

            scappino    Non so se abbia questo pensiero, vi dico bene che le ducento doppie gli paiono troppe.

 

5          silvestro   Al cospettone di Satanassone arcidiavolone, gli voglio partire il viso per la regola del tre in minutissimi rotti; e gli vo’ staccare co’ denti il cuore dal petto. Come troppo ducento doppie? Ch’io possa essere arrostito vivo… Corpo di qua e di là… dove sta di casa?

 

                                    (Argante si nasconde sotto il mantello di Scappino)

 

            scappino    Signor Capitano quel galantuomo ha cinque dita nelle mani come voi, e ha i denti belli e buoni per cavare il fegato, e le budella del ventre ancora a voi.

 

            silvestro   Chi lui? Quel disgraziatone? Quel miserabile? Se fosse qui vorrei schiacciarli il capo con queste due dita sangue di… Ch’io possa essere impalato in un corno ruvido di Belzebù… Ch’è cotest’uomo costì?

 

            scappino    Ohibò, non è lui ohibò.

 

            silvestro   È forse il suo procuratore, il suo avvocato?

 

10        scappino    Signornò, né meno.

 

            silvestro   Il suo notaro, il suo copista?

 

            scappino    Signornò, né meno.

 

            silvestro   Il suo sbirro? Il suo testimonio falso?

 

            scappino    Signornò, né meno.

 

15        silvestro   È forse qualcuno de’ suoi congiunti, de’ suoi amici, e di quei che lo consiglino a litigare?

 

            scappino    Signornò, è suo nemico capitalissimo.

 

            silvestro   Nimico suo?

 

            scappino    Signorsì, anzi ha litigato seco da quarant’anni, e ci litiga ancora.

 

            silvestro   Ah sangue… vi sono obligato galantuom, perché litigate con Argante.

 

20        scappino    E spera di spogliarlo di tutt’i beni.

 

            silvestro   Obligato, perché volete spogliarlo di tutt’i beni.

 

            scappino    E farlo catturare personalmente.

 

            silvestro   Obligato, perché volete catturarlo personalmente.

 

            scappino    E farlo morire in una prigione.

 

25        silvestro   Farlo morire poi no; ch’egli ha da morire per le mie mani. Datemi la mano, (gliela tira villanamente) misser la parte contraria d’Argante, stringetemela forte. Io vi do parola sopra l’onore di questa spada fatale, sitibonda di sangue umano, e per tutti i giuramenti che fanno i marinari, quando hanno paura d’annegarsi, che prima di questa sera quel mariuolo vigliacco d’Argante sarà disteso in terra freddo giacciato: fidatevi di me. E se volete che io tronchi una mano a qualche notaro vostro diffidente, o tagli il collo a qualche giudice vostro sospetto, vi servirò per passatempo prima d’andare a letto.

 

            scappino    Avverta signor Capitano che qui non si praticano violenze, ed il governo le castiga a misura di carbone.

 

            silvestro   Io non ho nulla da perdere, e mi rido del governo, perché in tutti i casi so che avrebbe soggezione di me.

 

            scappino    Il governo non fa gran contro de’ vostri pari, e Argante, che ha buono stomaco, da per sé saprà guardarsi quanto bisogna, e quando mai fosse così debole come lo stimate, ha de’ parenti, e degli amici, e della gente in casa che sanno voltar faccia ad altra barba che la vostra, e non sarebbe la prima volta che avesse messa della gente in campagna.

 

            silvestro   Questo è quel che io voglio al cospetto… Questo è quel che voglio: venghino pur tutt’ora, corpo di tutt’i diavoli dell’inferno, o da dritta, o da manca, non mi dà fastidio, o dinanzi, o di dietro non importa; e quel poltroncione d’Argante venga pure in mezzo a quaranta persone, che me ne rido. Eccoli qua! (comincia a tirar de’ colpi per aria come se combatesse) Vigliacchi, poltroni, siete ingiaccati per voi. Quattro ne sono cascati in terra. Rizzatevi ch’io vo’ combattere da soldato onorato, ah temerario voi pigliarla con me! Tach: (tira delle stoccate) quello è balzato giù disgraziato! Era il procuratore d’Argante, che ha perduto l’ultimo contradittorio. Tach signor avvocato questa non si ripara col digesto, Vostra Signoria Eccellentissima impari a patrocinare le cause ingiuste. Tach! Misser notaro rogate questa, tach: con una stoccata ho passato il cursore, e due sbirri della curia, ed ho infilato le citazioni della prima istanza, tach, tach, tach, tach.

 

30        scappino    Fermo, fermo signor Capitano, noi siamo galantuomini, e non siamo né curiali, né sbirri.

 

            silvestro   Ma quello lì mi pare un falso testimonio; tach, tach. (gli addirizza de’ colpi)

 

            scappino    No no: è quel galantuomo nemico mortale di Argante da quarant’anni in qua.

 

            silvestro   S’è nemico suo mortale doveva in quarant’anni aver ammazzato lui, e sperta la sua generazione, e tutt’i suoi parenti ed affini fino al decimo grado: tach, tach.[25]

 

            scappino    Fermo signore, che egli ha voluto lasciar quest’offizio alla sua spada vendicativa.

 

35        silvestro   O via, ha fatto bene, vado a trovarlo adesso io, che s’è fuggito con quell’altra vilissima gente. Andate intanto voi a cercare di due beccamorti, che mi venghino dietro per sotterrare i freddi cadaveri che lascerò in terra, che non infettino l’aria di questo paese. Corpo… (parte)

 

            scappino    E così avete voi veduto che macello di gente si è fatto, perché non avete fatto a modo mio.

 

            argante    (tutto tremante) Scappino.

 

            scappino    Volete voi più litigare?

 

            argante    Missernò, accordo, accordo diamoglile ducento doppie, e non la badiamo in quei venti baiocchi di più che stanno nella lista tarata.

 

40        scappino    Ora avete giudizio.

 

            argante    Andiamolo a trovare, perché per dirtela questa moneta l’ho appunto addosso, che l’ho portata di fuora.

 

            scappino    Basta che la diate a me. Perché non sarebbe adesso onor vostro il comparirli d’avanti dopo che gli ho dato a credere che non siete Argante: ed oltre di questo, chi sa che facendovi voi conoscere, non s’accorgesse della vostra paura, e si metesse più alto della lista tarata?

 

            argante    Bene bene: ma averei questa sodisfazione di vedere come pago i miei quattrini.

 

            scappino    E come non vi fidate di me?

 

45        argante    Mi fido, ma…

 

            scappino    Per vita mia; o io son qualche furbo, o io son galantuomo, una delle due? E che credete che io vi voglia gabbare? Io non ho in questo fatto altro interesse che l’interesse vostro, e la vostra quiete, e sicurezza, e l’onore del mio padrone. Se non vi fidate di me, or ora me ne lavo le mani, e potrete cercare la mezzanità d’un altro che abbia più credito presso di voi.

 

            argante    Oh tieni via, Scappino: eccotele in tant’oro di zecca.

 

            scappino    Mi perdoni; non è dovere che lei si fidi d’un povero straccione per una somma sì grossa; no no, non mancherà chi vi farà il servizio.

 

            argante    Tien qui ti dico: finiamola.

 

50        scappino    Non ci è pericolo. Eh che sapete voi, ch’io potessi andarmene con cotesti quattrini?

 

            argante    Tu la sai lunga! Piglia qua, Scappino, e non mi fare scandelizzare a sproposito. Ma sia in tua cura d’aggiustar bene le scritture, e dagli que’ venti baiocchi ancora, pigliali qua.

 

            scappino    (li piglia) Cotesti non importavano. Del resto, in quanto alle scritture non hanno da fare con uno stordito.

 

            argante    T’aspetto a casa: (vuol partire) addio.

 

            scappino    (vuol partire) A casa verrò.

 

 

55        argante    Eh Scappino: se oltre quel debito colla locandiera n’avesse ancora qualche poco colla lavandaia, mettelo nella lista, taralo a dovere, e pagalo: to’ quindici baiocchi più.

 

            scappino    Signorsì: bondì a Vostra Signoria.

 

            argante    Addio (vuol partire, e poi torna): eh Scappino; le scarpe non ce l’ho viste in quella nota, e m’è parso che l’abbia cattive. To’, faglile risolare presto presto, che non pigli qualche scusa di non se n’andare. (parte)

 

            scappino    Signorsì: bondì a Vostra Signoria. Or ora torna addietro a pagarli l’assettatura de’ buchi delle calze, che l’aveva un poco traforate in qualche fresco duello. Uno già n’ho incappato di questi vecchi spilorci. Andiamo in cerca del secondo, che puzza vivo più di questo. Ah ah. Eccolo qui: vengono a cascar nella rete uno dopo l’altro.

 

 

                                    SCENA SETTIMA[26]

 

                                    Geronte e Scappino, che fa veduta di non l’osservare.

 

            scappino    Oh Dio! Che gran disgrazia eh! Chi se la fosse mai aspettata! Povero padre eh! Povero Geronte, che farà?

 

            geronte    Che dice di me costui, e perché si sbatte con tanta smania?

 

            scappino    Ma non ci è nessuno che me lo sappia insegnare questo povero galantuomo?

 

            geronte    Che ci è Scappino?

 

5          scappino    Dove lo potrei trovare per dargli questa cattiva nuova?

 

            geronte    Ma che nuova c’è?

 

            scappino    Ho girato tutto Napoli, e non l’ho potuto riscontrare.

 

            geronte    Eccomi qui.

 

            scappino    Valla a indovinar tu dove s’è cacciato.

 

10        geronte    E che sei cieco, o lo fai? Eccomi qui ti dico.

 

            scappino    Ah signor Geronte, ci vuol la carta del navigare per trovarvi.

 

            geronte    È un’ora che son qui. Ma dimmi, che cosa ci è?

 

            scappino    Il Cielo lo sa quanto ho caminato: non posso più.

 

            geronte    Spedisci, che m’hai a dire?

 

15        scappino    Signor mio…

 

            geronte    Che…?

 

            scappino    Ah non so come mi cominciare, povero signore.

 

            geronte    Comincia come vòi, e finiamola.

 

            scappino    Povero signor Leandro! Non c’era un altro figliuolo così in tutto Napoli.

 

20        geronte    Leandro, che ha? Dov’è?

 

            scappino    Garbato, riverente con tutti, amorevole co’ poveri: ne vuol dispiacere a tutta la città.

 

            geronte    Meschino a me! Che gli è intravenuto? Spicciati.

 

            scappino    Direte che ci ho colpa io; ma son cose che hanno a essere.

 

            geronte    Tu mi farai scappar la pazienza, che ha Leandro, dove l’hai menato?

 

25        scappino    Dopo avervi cercato due ore, non mi volete ascoltare: si tratta d’un figliolo: non si tratta d’un asino del podere.

 

            geronte    Ma dimmelo a un tratto, e non mi tenere più su la corda.

 

            scappino    Ora dovete sapere; come l’ho trovato poco fa tutto pensoso e malinconico, e ancora gli cascava qualche lacrima dagl’occhi, perché voi (come mi ha detto) l’avete bravato con delle brutte parole; perciò l’ho condotto al porto per divertirlo un poco tra quelle novità! Il diavolo ha voluto che c’era una galera turca assai ben montata, e la curiosità ci ha mosso a vederla; tanto più che un giovanetto turco ci faceva cenno che andassimo, e ci ha data la mano per tirarci dentro; lì poi ci ha fatte mille cortesie: ci ha data la birra, il caffè, e ci ha fatta una bella colazione di molte buone paste all’usanza loro, e ci erano de’ gran visirri confettati e delle sultane candite.

 

            geronte    Fin qui non ci sento male.

 

            scappino    Aspettate, signore, adesso ne viene il buono: mentre facevamo colazione in camera di poppa, un capitano colle basette torte ha fatto dar de’ remi all’improviso, e senza che ce ne fossimo avvisati, ci siam trovati ad un tratto allontanati dal porto. Io ho cominciato a strillare; ma uno di coloro mi ha posto in un schifetto dicendomi ch’io venisse a cercar di voi, e per questo son venuto con tanta prescia, e mi disperavo, che non sapevo dove eravate.

 

30        geronte    E bene?

 

            scappino    Perché, cerca al caffè, cerca alla piazza, cerca alla banca.

 

            geronte    Tu m’hai trovato, e così?

 

            scappino    Cerca dalla vostra commare, cerca alla Vicaria…

 

            geronte    E così?

 

35        scappino    E il negozio patisce per dilazione.

 

            geronte    In mal ora…

 

            scappino    E così mi ha detto il turco che se rivolete il vostro figliolo… Perché sono fuor del tiro di cannone, e dategli di barba ora.[27]

 

            geronte    Dammi di barba tu con cotesta diceria maladetta, senza conclusione.

 

            scappino    Ma che crudeltà col vostro sangue! Non voler manco sentire, se non volete dare il danaro, almeno almeno…

 

40        geronte    Che danaro?

 

            scappino    Mi è parso d’aververlo detto cento volte, ma fate il sordo.

 

            geronte    Che danaro, che sordo! Il diavol ti porti, quando la spiccerai.

 

            scappino    Se rivolete il vostro figliuolo dice che gli mandiate…

 

            geronte    Che gli mandi che?

 

45        scappino    Altrimenti lo menano ora in Algeri, e non voglion meno un quatrino.

 

            geronte    Che gli mandi quanto?

 

            scappino    Mala cosa è l’avarizia, signor Geronte: e poi vi maravigliate se il cielo vi gastiga; diciamolo per la quarta volta, che gli mandiate cinquecento scudi, cinquecento.

 

            geronte    Come diavolo cinquecento scudi?

 

            scappino    E quel ch’è peggio li vogliono tra due ore.

 

50        geronte    Ah turco senza coscienza assassinarmi in questa maniera, eh per un poca di colazione con due visirri confettati e due sultane candite, cinquecento scudi!

 

            scappino    Risoluzione. Il vostro figliuolo è nei ferri, e mentre io scendevo nel battello gridava e piangeva così, «Scappino, raccomandami al mio caro signor Padre».

 

            geronte    Che diavolo è ito a fare in quella maladetta galera?

 

            scappino    Al fatto non ci è rimedio.

 

            geronte    Senti Scappino: va’ a dire al turco che a Napoli c’è buona giustizia, e che gli manderò dietro il bargello con tutta la sbirreria.

 

55        scappino    La sbirreria in alto mare! Fate lo stordito eh?

 

            geronte    Che diavolo è ito a fare in quella maledetta galera?

 

            scappino    Son cose destinate in cielo, che ci volete dire?

 

            geronte    Ascoltami: ora è tempo, Scappino, che tu ti porti da buon servidore di casa, come sei stato sempre.

 

            scappino    Dite.

 

60        geronte    Va’ a dire al turco che mi faccia un favore per carità: che mi rimandi Leandro, e pigli te in cambio di lui; tanto che io metta insieme questo danaro, va’ Scappino, va’; so che ti piaciono le cose dolci, mangerai quei buoni visirri confettati, e quelle sultane candite, va’ Scappino, va’.

 

            scappino    Il mio stomaco non vuol cose dolci, perché mi generano la bile. Ma dov’è il vostro gran giudizio? Vi pare a voi che il turco voglia ricevere un povero miserabile pistone come son io, in cambio del vostro erede?

 

            geronte    Che diavolo è ito a fare in quella maledetta galera?

 

            scappino    Se si lo fosse indovinato non ci sarebbe andato sicuramente. Ma signor Geronte, le due ore passano.

 

            geronte    Quanto dichi che ha chiesto il turco?

 

65        scappino    Cinquecento scudi.

 

            geronte    E non ha niente d’anima questo turco neh?

 

            scappino    Trattar d’anima coi turchi!

 

            geronte    Sa’ pure che cosa vuol dire cinquecento scudi?

 

            scappino    Signorsì: cinquemila paoli, o diecimila grossi.

 

70        geronte    E cinquemila paoli, e diecimila grossi ti pare che si trovino per le strade?

 

            scappino    Son bestie che non hanno ragione.

 

            geronte    Ma che diavolo è ito a fare in quella maledetta galera?

 

            scappino    O buono, il tempo passa, e voi non la volete intendere.

 

            geronte    Tieni, piglia la chiave del mio armario.

 

75        scappino    Signorsì.

 

            geronte    Aprilo.

 

            scappino    Signorsì.

 

            geronte    Guarda al terz’ordine di mano manca, sai.

 

            scappino    Signorsì.

 

80        geronte    Piglia quella chiave grossa un poco arrugginita.

 

            scappino    Signorsì.

 

            geronte    Quella è la chiave del mio granaio, va’ e piglia tutte quelle lenticchie e quei fagiuoli che sono nello stanzino de’ legumi, valli a vendere (ma non li gettare) e porta i denari a quel maladetto turco.

 

            scappino    Ma tutti que’ fagiuoli e quelle lenticchie non montano cinquanta lire, che mi canzonate eh? E poi quando mai valessero più, vedete se in meno di due ore (che ormai n’è passata una mezza), signor vo’ spedire questo negozio! Bisognarebbe aver la fortuna di trovare il maestro di casa di Bertoldo, che ne suol far provisione.

 

            geronte    Ma che diavolo è ito a fare in quella maledetta galera?

 

85        scappino    Parole gittate al vento! Non pensate più a quella galera, pensate che il tempo passa, e che state in pericolo di perdere il vostro figliuolo: non sapete voi che l’oriuoli de’ turchi vanno una mezz’ora prima de’ nostri! Mi ricordo che una volta ero in un di questi loro vascelli, e che all’oriuolo del vascello sonava l’Ave Maria che non era tramontato il sole. Ahimè, povero padroncino mio! Forse non ti vedrò mai più, e forse in questo mentre la galera camina, e i turchi ti bastonino, e ti portino in Algeri. Ma il cielo mi sarà testimonio, se ho fatto e ho detto quel che ho potuto, e se non ti sei potuto riscattare, il male non è venuto da me, povero Leandro mio, ma dall’avarizia di tuo padre, il cielo gliel perdoni; voler aspettare che si vendino i fagiuoli per mandare il riscatto![28]

 

            geronte    Aspetta, Scappino, vò in cerca di questa moneta.

 

            scappino    Ma voi starete due giorni.

 

            geronte    Se tu mi avessi raccontato il negozio più presto, più presto ti avrei spedito.

 

            scappino    Eh bene andate.

 

90        geronte    Perché tu sei un ciarlone.

 

            scappino    Andate.

 

            geronte    Quattrocento hai detto neh?

 

            scappino    Dico cinquecento, cinquecento dico.

 

            geronte    Cinquecento eh? Ma tu non intendi la lingua turca, e puoi aver sbagliato.

 

95        scappino    L’ha detto in lingua napolitana.

 

            geronte    Ma che diavolo è ito a fare in quella maladetta galera?

 

            scappino    Quando tornerà, potete fargli una buona bravata, ma ora andate per questi quattrini.

 

            geronte    Ci erano tant’altri luoghi d’andare a spasso.

 

            scappino    Mancava i luoghi; ma andate per questi quattrini.

 

100      geronte    Potevi menarlo a Pozzuolo a veder la sepoltura di Virgilio.[29]

 

            scappino    Ce lo menarò un’altra volta, ma ora andate per questi quattrini.

 

            geronte    Potevi menarlo a Pusilipo, che è un luogo tanto delizioso.

 

            scappino    Ce lo menarò un’altra volta, ma ora andate per questi quattrini.

 

            geronte    Ah maledetta galera.

 

105      scappino    E pur questa galera gli sta nel cuore.

 

            geronte    O tieni, Scappino! Che tu non la finiresti mai; adesso appunto m’è sovvenuto che ho riscossa dalla banca, e per l’appunto è tutta in oro, che non ti darà gran peso. Ah io non credevo che il diavol me l’avesse avuti a portar via tanto presto, piglia Scappino (gli dà la borsa, ma lo tien per mano, e non lo lassa andare, trattenendosi di qua e di là, e Scappino fa forza restar libero colla borsa) Va’ su Scappino, tieni, e non perder tempo vallo a riscattare ora ora.

 

            scappino    Signorsì.

 

            geronte    E digli che io t’ho dato i quattrini subbito, ma che l’indugio è stato per conto delle tue ciarle.

 

            scappino    Così dirò.

 

110      geronte    E a quel turco digli che è uno scellerato.

 

            scappino    Glielo dirò.

 

            geronte    Digli che è un briccone.

 

            scappino    Glielo dirò.

 

            geronte    (tenendolo sempre) Un traditore, un assassino.

 

115      scappino    Lasciatemi andare, e lasciate fare a me.

 

            geronte    Che cinquecento scudi per due visirri confettati e due sultane candite sono un assassinamento.

 

            scappino    Glielo dirò.

 

            geronte    E che in buona coscienza non gliela lascerò mai.

 

            scappino    Glielo dirò.

 

120      geronte    E che se mi capitarà alle mani, me la pagherà.

 

            scappino    Signorsì, glielo dirò.

 

            geronte    (gli ripiglia la borsa, se la mette in tasca e vuol partire) Presto, presto, che l’ora passa, vallo a riscattare.

 

            scappino    Ma dove andate, eh mio padrone?

 

            geronte    Che vuoi ora? Che non ti bastano eh.

 

125      scappino    Ma i denari dove sono?

 

            geronte    Oh quante volte te l’ho a dare?

 

            scappino    Una volta basterebbero, ma ve li siete riposti in tasca.

 

            geronte    Ah, che mi sento strappar le viscere a ricavarli fuora.

 

            scappino    Me n’avvedo.

 

130      geronte    Ma che diavolo è ito a fare in quella maladetta galera. Ah maladetta galera! Turchi maladetti, maladetti i visirri inzuccherati, maladette le sultane candite! Maladetta galera! (porgendoli di nuovo la borsa, Scappino gliela strappa e Geronte parte)

 

            scappino    Tant’ho fatto che gli l’ho strappati di mano; non può digerire quelle sultane candite, che gli costino cinquecento scudi. Ma adagio ci resta un altro conto tra me e lui, mi ha da pagare un’altra moneta l’impostura che mi ha fatto col suo figliuolo.

 

 

                                    SCENA OTTAVA

 

                                    Ottavio, Leandro e Scappino.

 

            ottavio      Scappino, eh bene ti è riuscito di farmi il servizio?

 

            leandro    E per me hai tu fatto niente?

 

            scappino    Signor Ottavio: ecco le dugento doppie che ho cavate di mano per voi al signor Argante.

 

            ottavio      Non capisco in me dalla gioia.

 

5          scappino    Per voi, signor Leandro mio, non mi è riuscito far nulla.

 

            leandro    Vado dunque a darmi or ora alla morte. Se non posso aver la mia Zerbinetta non posso né meno più vivere. (vuol fuggirsene)

 

            scappino    Qua qua, signor Leandro, avete molta fretta, dove diavolo andate?

 

            leandro    A morire ti dico, che vuoi che faccia qui?

 

            scappino    Voglio che pigliate i vostri cinquecento scudi.

 

10        leandro    Ora m’hai ritornati li spiriti al cuore.

 

            scappino    Ma con patto che l’uno e l’altro li riceviate in deposito fino che mi sodisfaccia intorno al voto che vi dissi.

 

            ottavio      Come ti piace.

 

            scappino    E che voi signor Leandro mi diate licenza di vendicarmi con vostro padre per quella bugia che vi ha detto.

 

            leandro    Me ne contento.

 

15        scappino    Siate dunque depositari e testimoni sopra la vostra coscienza, voi pigliate i vostri cinquecento scudi.

 

            leandro    Vado subito a riscattare la mia bella.

 

            ottavio      Ed io a sovvenir la mia cara.

 

            scappino    Ed io a far qualche altra furberia avanti notte.

 

                                    Fine dell’atto secondo.

 

 

 

                                    ATTO TERZO

 

 

                                    SCENA PRIMA

 

                                    Zerbinetta, Giacinta, Scappino e Silvestro.

 

            silvestro   Signorine belle e garbate, i vostri signori sposi sono di concerto che voi vi ritroviate insieme; e noi ve lo facciamo sapere da parte loro.

 

            giacinta    Non poteva io ricevere ordine più gradito di trovarmi con una sì dolce compagnia; essendo ben dovere che l’amicizia, la quale stringe così forte gli animi de’ nostri amanti, sia laccio comune ancora a noi due.

 

            zerbinetta          Accetto l’offerta della benevolenza vostra, e crediatemi, che il mio cuore non attende a trafficare altro che di belle amiche.

 

            scappino    E di belli amici ne trafficate mai?

 

5          zerbinetta          Quest’è un’altra cosa: perché egli è un traffico che si fa con più rischio, ed io non mi ci azzardo con tanta facilità.

 

            scappino    Ma però a trafficare col mio padrone so che non c’avete tanta repugnanza, e giacché ha fatto per voi quel molto che sapete, bisogna corrispondere con gratitudine alla passione che vi dimostrò.

 

            zerbinetta          Il vostro padrone mi ha comprata; ma se egli crede ch’io debba esser sua per quel argento che gli costò, ditegli pure che s’inganna. Ditegli che Zerbinetta debbe costargli qualche cosa di più che il denaro, se egli pretende tutto il dominio sopra di questo cuore, debbe costargli tutto l’impegno della sua fede, tutta la cessione a me de’ suoi pensieri; e questo io voglio nella forma più solenne che sarà giudicata necessaria.

 

            scappino    E questa appunto è l’intenzione del signor Leandro. Egli non ha che fini onorati per il possesso che brama di voi; e Scappino non si sarebbe intromesso in questo negozio, se egli avesse pensato diversamente: guarda signora mia!

 

            zerbinetta          Tanto vo’ creder, sì perché voi me ne assicurate: ma con tutto ciò io ci trovo degli ostacoli dal canto di suo padre.

 

10        scappino    Dove è uomini, è modo: tutto s’aggiusterà per mezzo mio;

 

            silvestro   Il garante de’ negozi amorosi della comunità.

 

            giacinta    La somiglianza de’ nostri destini molto conferirà alla somiglianza de’ nostri affetti: ed i nostri affanni derivati da una simil cagione, siccome fecero simpatico il nostro pianto, così faranno (come spero) simpatiche e germane le nostre gioie comuni.

 

            zerbinetta          Ma voi avete a favor vostro questo vantaggio, che sapete di chi siete nata, e che coll’appoggio de’ vostri congiunti, che voi potete far conoscere, potete altresì assicurare le vostre felicità cogli aiuti di quelli, esigendo per quel mezzo il consenso per le vostre nozze, e le condizioni per ottenerle. Io per me non conoscendo né la mia patria, né i miei genitori, mi trovo in istato di dover affatto disperare l’adempimento de’ miei sponsali, non avendo altrettanto oro nella mano per portare al suocero colla mia dote quanto si pregia averne il mio cuore per portare allo sposo colla mia fede.

 

            giacinta    Dall’altro canto voi avete più di me questa miglior sorte, che il vostro caro Leandro non è obbligato ad altro maritaggio, come il mio amato Ottavio ad altra donna è destinato.

 

15        zerbinetta          Se voi però siete cotanto sicura della lealtà del vostro amante, più cagione ho io di temere dell’autorità di un padre avaro che voi della debolezza d’un giovane istabile. La virtù si lega con altra virtù; onde voi non potrete dubitare che da voi si sciolga Ottavio, siccome posso dubitar io che meco non si stringa Leandro; non potendo egli obbligare la sua volontà, se non ad arbitrio del padre, il quale non troverà altro merito nelle mani vostre che quello d’una ricca dote.

 

            giacinta    Ah cielo! E perché si frappongono talora così ingiusti impedimenti tra due cuori fedeli! Che bella cosa è l’amore, quando due anime abbracciate prima in cielo nel fortunato loro ascendente, corrono a riunirsi in terra senza ritegno.

 

            scappino    Lasciate ch’io dica qui due sentenziucce filosofiche ad mentem Scappini: la troppa tranquillità in amore non matura agli amanti i frutti saporiti del piacere, ci bisogna ad ogni tanto qualche buon guazzo di lacrime per rendere il godimento più dolce: e così nel caso vostro tutte quell’avversità che vi hanno posto in angustie ed in timore, hanno dato più forza al fuoco, che racchiude per farlo più chiaro e più durevole. Lo diceva madama.[30]

 

            zerbinetta          No Scappino, passiamo alle lezioni di quell’altra tua filosofia più sottile, con cui sai tirar quant’oro che vuoi dalle miniere più sterili dell’avarizia, contami la burla fatta al tuo vecchio per farmi passar la malinconia.

 

            scappino    Fatevela contare più tosto da Silvestro, che la sa giusta quanto me; perché io presentemente sono in fazione per dare addosso ad un altro vecchio, e riscattarmi d’un solenne dispiacere ch’egli mi ha fatto.

 

20        silvestro   E via, Scappino, tu vai cercando il mal come i medici, ti prudono le spalle eh!

 

            scappino    Chi me la fa, se l’aspetti.

 

            silvestro   Oh bene bene, mi par di sentirti addosso una tempesta di bastonate.

 

            scappino    Andranno a conto delle mie spalle, e non delle tue.

            silvestro   Delle tue spalle ne sei padron tu, non ho che dire.

 

25        zerbinetta          Ma noi abbiamo a tutte l’ore bisogno dell’opera tua: non ti esporre di grazia a qualche pericolo con pregiudizio nostro.

 

            scappino    Andate pure, che tra poco sarò con voi. Ma non vo’ che si dica che io non mi son saputo vendicare di chi m’ha imputato di rivelatore de’ secreti del mio padrone. Canchero quella spada così vicina alla mia trippa mi fece poco fa una gran paura.

 

 

                                    SCENA SECONDA[31]

 

                                    Geronte e Scappino.

 

            geronte    E bene, Scappino mio, com’è ito il negozio del mio figliolo? L’hai tu cavato da quella maladetta galera?

 

            scappino    Vostro figliuolo, lodato il cielo, è in sicuro.

 

            geronte    Cancaro! Que’ visirri confettati e quelle sultane candite mi hanno fatto fare una brutta evacuazione. Ma dove è Leandro?

 

            scappino    A Leandro non ci pensate più, pensate a voi, che correte di presente il maggior pericolo che abbiate corso in vita vostra, e fareste meglio a starvene in casa serrato a quattro chiavi.

 

5          geronte    Come, perché?

 

            scappino    Ci è gente che vi cerca; e piaccia al cielo che non sia qui vicina per darvi in testa.

 

            geronte    A me?

 

            scappino    A voi, signorsì.

 

            geronte    Che gente è?

 

10        scappino    Il fratello di quella giovane sposata dal signor Ottavio.

 

            geronte    E che ho che far con lui?

 

            scappino    Si è messo in capo che voi abbiate gran parte nel volere far tornare indietro quel maritaggio, ad effetto di stabilirlo con vostra figliuola: e volendo vendicarsi del torto che si crede se gli faccia, vuole scaricare tutta la sua disperazione sopra di voi: egli ha molti amici dal suo partito, cioè sgherri, banditi, e gente che tanto stima il fare il collo ad un uomo quanto ad un papero: e vanno sparsamente cercando di voi in qua e in là, dimandandone a tutte le cantonate per dove solete passare. Anzi io ho riconosciuti molti soldati della sua compagnia, che hanno preso posto intorno a casa vostra…

            geronte    Intorno a casa mia?

 

            scappino    E ve l’hanno circondata di tal maniera che non potete far di meno di dargli nelle mani. Ora giacché per vostra disgrazia non siete in casa adesso, non è più tempo d’andarvi: tornate addietro, e fate presto.

 

15        geronte    Eh che farò, Scappino mio?

 

            scappino    Io non saprei, signor Geronte mio caro, non vorrei essere ne’ vostri piedi per tutti i gran quattrini che avete, mi batte il cuore per conto vostro; e tremo, quanto son lungo: aspettate, (Scappino finge andare intorno osservando) mi par di sentir gente!

 

            geronte    E a me ancora, meschino a me!

 

            scappino    No no per grazia del cielo non vedo nessuno.

 

            geronte    Ti basterebbe l’animo di darmi aiuto in qualche modo?

 

20        scappino    Zi zi zi zi, mi pare un di qua.

 

            geronte    Mi paion due.

 

            scappino    Né pure, è l’apprensione; ma non possono stare.

 

            geronte    Mettimi di grazia in qualche luogo in sicuro.

 

25        scappino    Andavo pensando ad un ripiego. Ma metterei a rischio me medesimo di farmi ammazzare.

 

            geronte    Scappino, ora è tempo di mostrare la tua fedeltà, non mi abbandonare, Scappino mio.

 

            scappino    Vedete bene che io sto qui con voi per assicurarvi in qualche maniera da questi furfanti. E po’ poi quando me ne dovesse andar la mia pelle, ho fatto conto che non son di danno, come siete voi, che siete padre di famiglia, e capo di tanti negozi.

 

            geronte    Dichi il vero, Scappino fedele, e ti prometto che sarai ben ricompensato, non dubitare. Vedi questo vestito qui? Questo ha da essere tuo quando sarà un po’ più usato; e lo potrà portare un gentiluomo.

 

            scappino    Aspettate l’ho trovata. Non occorre altro, siete in sicuro. Bisogna entrare in questo sacco bello e pulito, che ci potrebbe qui pure star dentro ogni gentiluomo che avesse paura, e bisogna che…

 

            geronte    (credendo sentir gente) Zi zi. Oh cielo…![32]

 

30        scappino    No no per ora non è nessuno. Entrate dentro senz’altro, e badate di non vi muovere in alcuna maniera, io vi piglierò sulle spalle come una carica di qualche mercanzia.

            geronte    Buono buono.

 

            scappino    E vi porterò a casa vostra in mezzo a’ vostri medesimi nemici, che come saremo in casa, me ne rido, metteremo lo stangone alla porta, e mandaremo a chiedere il braccio della giustizia.

 

            geronte    L’invenzione è buonissima; te ne ringrazio.

 

            scappino    La migliore che potesse sovvernirmi (da sé) ma se tu entri me la pagherai.

 

35        geronte    Che dite, che dite?

 

            scappino    Dicevo da me da me che i vostri nemici hanno da restare burlati bene. Entrate giù fino al fondo. Oh così, oh così, e sopra tutto non cavate mai fuora il capo.

 

            geronte    (entra nel sacco) No no.

 

            scappino    E non vi movete per niente, e non date verun segno di corpo vivo. Giù giù: ecco un di questi smargiassi che vi cerca. (qui Scappino va contrafacendo la voce d’un soldato tedesco).

                                    Che diabbe ie non trofare queste Geronte, non hafer fortuna ancora di lui ammazare.

                                    Non vi movete veh.

                                    Se foler quatagnare buona tallia di cento empiastre che nostro capitano ha messa a chi porta sua testa.

                                    Zitto lì.

                                    Nessuno a me insenniare per carità questo pricconissime Geronte che non lassa sposaliziare nostra piccola dragoncella con pottaggio, ma je foler cercchiare costui fino al centuplo della terra.

                                    Per amor del cielo non vi movete.

                                    Olà calantuomo che tenete sacco, je foler tonare a foi un ungaro d’oro se insegniare a me quel furfantissimo vecchiaio Geronte.

                                    Cerca il signor Geronte Vostra Signoria?

                                    Sì sì per Tio, lui cerchiare, lui cerchiare.

                                    E che vuole da lui?

                                    Je folere far morire sotto cento bastionate.

                                    Oh signore un galantuomo come lui trattarlo col bastone!

                                    Geronte non star calantuomino, star maloriuolo.

                                    Padron mio, il signor Geronte non è mariuolo; è un uomo d’onore, e vorrei che Vostra Signoria si compiacesse di non si lasciare uscire di bocca parole di questa sorte.

                                    Foi tunque vi riscaldaiate per cuello pricconissime vecchiaio?

                                    Io difendo come devo un bancherotto da bene.

                                    Dite siete foi amicizio di cuesto bancorotto?

                                    Amico fino a mettere la vita per lui, signorsì. (dà delle bastonate al sacco) Foi mettere aquavita per Geronte? Furt furt.

                                    Ahi ahi signor soldato, ahi!

                                    (segue di bastonare il sacco) Je rompere cueste legno sopra fostri omere.

                                    Misericordia signor soldato. Ahimè non più. Piano piano, mi avete rotto i lombi.

                                    (segue di bastonare) Afer corrotto colombi! Si pene antate a portare cueste a fostro amicizio bancarotto.

                                    Siano maladetti i dragoni, che il diavolo se li porti ahimè, ahimè.

 

            geronte    (cava fuori il capo) Scappino non posso più: oh poveraccio a me; ahi ohi.

 

40        scappino    Ah signor Geronte, son tutto sfracassato, e credo d’avere l’ossa tutte rotte.

 

            geronte    Come l’ossa rotte tu! Le bastonate le ho aùte io.

 

            scappino    Voi sbagliate, signor mio. Il Dragone menava addosso a me, perché l’ho presa per voi: ahi ahi ahi.

 

            geronte    Io dico che sbagli tu, che m’ha rotto questa paletta mancina. Ahi ohi ohi Scappino, io dico che sbagli tu, ohi ohi.

 

            scappino    Mi fate arrabbiare, quando vi sento dir ohi. Può essere che vi abbia arrivato un poco forse colla punta per disgrazia.

 

45        geronte    Ma cancaro, Scappino mio, quando vedevi che bastonava te, potevi stare un po’ più lontano dal sacco per isparmiarmi che non mi arrivasse colla punta.

 

            scappino    Dentro dentro, mi par che ne venga un altro da questa parte più arrabbiato del primo, uh che brutto ceffo! State giù state giù.

 

            geronte    Io starò giù: ma in caso che ti percuota, per carità allontanati dal sacco. (Geronte rientra)

 

            scappino    Dentro dico.

                                    (fa il medesimo lazzo di sopra contrafacendo un bolognese)

                                    Al corp del diavel, cha mi non trov sto vecci maladett. Galantom dal sac mi savrist insegnar quel mercant furtanton, quel vecci disgrazià de Geront?

                                    Non signore, oggi non l’ho veduto.

                                    Mo dizimel an curtesia, che mi ghe vui far un regalett fatto a post al so dos d’una duzena di bastonatelle, e tri o quatter tai in tel mustaz con questa durindana.

                                    Vi assicuro, padron mio, che non so dove sia.

                                    Al me par però, cha denter a sto sac a vi sia non so che, che si mov, che si rimena.

                                    Qua dentro, signor mio caro, ci è certa robba mia, cioè certi libri di mio padre, che era studioso, ch’io li porto a vendere a un libraio; e perché tra questi libri ci stavano molti sorci può essere ch’io ve n’abbia insaccato qualcuno dentro.

                                    Mi vui veder sa vi sia qualche liber militare.

                                    Signornò Signornò, son libri di passatempo, come l’Ariosto…

                                    Mo l’Ariost le Ferrares, e perziò al sarà nimigh de nu alter Blognes. Ghe vui tirar una stoccata.

                                    Lei non tirerà stoccate in questo sacco, perché non voglio mi guasti qualche libro, e se ha rabbia coll’Ariosto lassi fare a quel sorcio che c’è rinchiuso dentro, che sel mangerà tutto.

                                    Avre un poc quel sac.

                                    Io non l’aprirò sicuramente.

                                    E mi ve dich che l’avrì.

                                    E io vi dico che non voglio aprirlo: oh questa è bella.

                                    Nol vlì avrire?

                                    Non signore, non signore.

                                    No? A mi ta rumperò sto baston in te le costule.

                                    Le bastonate si danno agli asini; io me ne rido.

                                    A mi te farò pianzer ades ades.

                                    (bastona il sacco) Ahi ahi signor dragone gli domando perdono.

                                    Mi tho donà una lezionzina, perchà ti impara a trattar cui dragoni pari mi. (segue di bastonare)

                                    Sia maladetto i dragoni bolognesi; ahi ahi ahi, ahi.[33]

 

            geronte    (uscendo un poco dal sacco) Ohimè, mi sento tutto infranto: Scappino, va’ a chiamare un cerusico, ohimè, Scappino.

 

50        scappino    Ohimè, che son morto, dove è la bara, che mi portino allo spedale. Ohimè questa volta che mi sono allontanato dal sacco perché non vi arrivassero colla punta, mi son toccate tutte a me: tutte poverino mi son toccate: ohimè, che son morto.

 

            geronte    Sei morto le tue corna! Ma io non ti vedo uscir sangue, e io ho bisogno delle chiarate in quattro o cinque luoghi.

 

            scappino    Peggio per me, che se non m’esce il sangue, sarà contusione: peggio per me disgraziato.

 

            geronte    L’ho contate, e sono state più di trenta.

 

            scappino    Se niente è stato, l’offesa è stata fatta all’Ariosto, e non a voi, ma io ho avute le bastonate, e l’affronto che s’è dichiarato di darle a me, ohi, ohi, ohi: ma eccone una dozzina insieme, ora sì che siamo morti finiti; giù nel sacco, signor Geronte.

 

55        geronte    Non ci sarebbe tempo d’andare a comprare un po’ di difensivo?

 

            scappino    Giù nel sacco vi dico giù giù.

                                    (qui Scappino finge la voce di più soldati di diverse nazioni)

            Il Napolitano   E dove diavolo s’è cacciato chisso cornuto di Geronte? Chisso ladro marejuolo?

            Il Todesco       Je non trofar cueste pricconissime Geronte.

            Il Veneziano    Mi dago quattro ducati a che me nsegna questo disgraziao, questo disonorao, questo veccio baron guasta matrimoni.

            Lo Spagnuolo  Dimme donde està esto piccaro?

            Il Francese       Allon par de ca, allon allon.

            Il Siciliano        Beni de cha camerata, che de cha lo trovamu, e ce troncamulo lo cuollo.

            Il Tedesco       Sue collo foler troncar ie.

            Il Siciliano        Li vogliu fari sautare la testa con questa cetta di qua addà. Dicitimi vui unni sta?

 

            scappino    Signor mio carissimo, non l’ho veduto, né meno lo conosco.

            Il Siciliano        Vui lu canusciti.

            Il Francese       Vu savé sa meson.

 

            scappino    Non la so in verità buona.

            Il Veneziano    Deghe il pistolese in tel petto stramazzelo in terra.

 

            scappino    Mi perdoni signore, non ho che fare di lui.

            Lo Spagnolo    Esto è suo amigo.

 

60        scappino    Signori miei, non gli ho parlato mai mai.

            Il Bolognese    Ma andem da sta part, cha al troverem.

            Il Francese       Allon a men gosce.

            Il Napolitano   Isso sarà juto de cha; dimmelo cha si no t’accido.

 

            scappino    Non lo so, non lo so in coscienza.

            Il Napolitano   T’acciudo cane.

 

            scappino    Ah misericordia; signore io non lo conosco; non lo so non lo so; aiuto, misericordia.

                                    (in questo, mentre Geronte cava il capo dal sacco, e Scappino non osservando ciò segue il suo lazzo)

            Spagnolo          Te quiero matar se non mel dices.

 

            scappino    Prima morire, signor don Diego.

            Francese          Parleu sge te tué parlagorge frippon maraut.

 

            scappino    Prima morire, prima morire, monsù Luigi.

            Veneziano       Deghe zento bastonatazze, e poi strozzelo, e felo impalar sto turco rinegao.

 

65        scappino    Ahi ahi: son finito, ahi.

            Siciliano           Bastunatilu, e poi strangulatilu…

                                    (qui Scappino credendo che Geronte sia inzaccato va al sacco per bastonarlo; ma vedendo Geronte col capo fuore se ne fugge)

 

            scappino    Ohi ohi.

 

            geronte    Ah infame, ah traditore vigliacco, baronaccio, vituperoso, assassinarmi così eh!

 

 

                                    SCENA TERZA

 

                                    Zerbinetta e detto.

 

            zerbinetta          (ridendo) Ah ah: oh che gusto.

 

            geronte    Ti arriverò, ti arriverò pezzo di bricconcione.

 

            zerbinetta          Ah ah! Oh questa veramente è stata bella da contare a veglia ah ah!

 

            geronte    E che ci è da contare a veglia? E che risate son coteste?

 

5          zerbinetta          Come, e che vi duole?

 

            geronte    Se mi duole, mi duole nel mio, e son uomo da farmi portare rispetto, mi dispiace che non posso alzar questa mano.

 

            zerbinetta          E che patite di podagra?[34]

 

            geronte    A voi non vi ha da importare di quel che patisco.

 

            zerbinetta          E a voi non ha da importare di quel che rido; ma pure credo che il vostro male stia più nella testa che nelle mani ah ah ah.

 

10        geronte    Ora se m’è stata rotta la testa è segno che non l’ho tanto dura quanto l’aveva vostro padre, sapete signora insolente: e che sghignazzate son coteste?

 

            zerbinetta          E che non posso ridere quanto mi pare: ah ah ah.

 

            geronte    Fate una cosa, andate a ridere altrove, caminate, caminate.

 

            zerbinetta          Ah ah ah ah: caminate un poco voi, correte via ah ah ah ah.

 

            geronte    Ah impertinentella, ancora eh, ridersi che non posso caminare, perché ho le gambe quasi rotte.

 

15        zerbinetta          Per finirla buon vecchio mio, io non rido de’ fatti vostri. Che me la rido da me da me di un istoriella che ho sentito ora ora, la più curiosa che si possa mai contare: ed io non so se veramente me la rida così perchè sono interessata nel fatto, ma vi giuro che da poi son nata non ho mai tanto riso quanto adesso: ah ah ah. Questo è un caso d’un figliol di famiglia che ha cavato di mano certa moneta a suo padre colla più piacevole astuzia di questo mondo, ah ah ah.

 

            geronte    Un figliol di famiglia cavata di mano moneta a suo padre?

 

            zerbinetta          Non mi state a tentare, che tanto ve la dico tutta da capo a piedi, e come io ne so delle belle, sono di un naturale che non le posso tenere.

 

            geronte    Contatemela di grazia, sì contatemela.

 

            zerbinetta          Volentieri; tanto più, che non può essere di meno che non si scuopra quanto prima. Sappiate che la fortuna ha voluto ch’io mi trovassi in certa compagnia di vagabondi chiamati zingari, i quali vanno girando il mondo senz’altro mestiero che di dar la buona ventura a questo e a quello.

 

20        geronte    Buono.

 

            zerbinetta          Giunta a Napoli con costoro fui veduta da un giovine di buon garbo che alla prima s’innamorò de’ fatti miei.

 

            geronte    Giovinacci della razza del mio Leandro!

 

            zerbinetta          Egli cominciò a darmi dietro, e all’uso di questi innamorati si credette che alle prime parole che mi disse, io fossi tosto cascata nella sua rete. Accortami che si sarebbe inoltrato, gli feci aria così brusca che egli moderò tosto la sua passione, e conobbe che fra gli zingari l’onore delle zitelle ha i suoi argini più forte che in mezzo all’educazione più severa delle città.

 

            geronte    Era meglio che io avessi preso per aio uno zingaro che quel furfante di Scappino.

 

25        zerbinetta          Il giovane si accostò a chi mi custodiva, e doppo molti trattati si accordò di comprarmi con certa somma d’argento. Ma il male era che essendo il giovane figliolo di famiglia si trovava nella strettezza maggiore stando sotto di un padre preso dall’avarizia, il più villano di questo mondo.

 

            geronte    Il mio non credo che abbia quest’occasione di lamentarsi di me.

 

            zerbinetta          Aspettate, non mi sovviene il suo nome, dite un poco, che vecchi avari sono in questo paese, ne conoscete voi alcuno?

 

            geronte    Non saprei: quest’è un vizio che non m’è mai piaciuto, perché mi son sempre fatto onore al bisogno, e mi chiamano per sopranome (dal tanto spendere quattrini) quel delle mani bucherate.

 

            zerbinetta          Delle mani bucherate! Questo dunque era l’impedimento che nella mano avevate, che non potevate alzarla?

 

30        geronte    O via tirate avanti il vostro discorso.

 

            zerbinetta          Mi pare che questo nome finisca in ro… ro… ro…

 

            geronte    Piero?

 

            zerbinetta          Signornò. Ro… ro…

 

            geronte    Isidoro? Gennaro?

 

35        zerbinetta          Ro… ro… ronte, Oronte, no no Geronte, Geronte, così si chiama questo vecchio villano, questo vecchio somaro.

 

            geronte    (da sé) Somaro! Costei vuol alludere alla carica delle legnate, quella giovine, voi sbagliarete, con questo nome non ci è vecchi villani, né vecchi somari.

 

            zerbinetta          Crediatemi che non sbaglio; ma torniamo a noi: gli zingari volevano partire, ed hanno fatto chiedere al giovane il denaro convenuto per la mia persona, che altrimenti mi averebbero condotta seco ora, non sapendo il giovane come si fare a cavare quattrini da Geronte…

 

            geronte    È pur lì con Geronte.

            zerbinetta          Si è servito dell’astuzia d’un servidore chiamato Scappino; e di questo me ne ricordo benissimo.

 

40        geronte    Oh cotesto sì che è un gran briccone, e io me ne ricorderò più di voi per tutto il tempo di vita mia. E che ha fatto?

 

            zerbinetta          Sentite lo stratagemma. Ah ah ah, non me ne posso ricordare senza ridere. È andato a trovar suo padre con questa bella finzione. Ha detto che il suo figliolo andando a vedere certa galera turca…

 

            geronte    Galera turca! Oh cancaro…

 

            zerbinetta          Dopo certo rinfresco datogli, e confetture di visirri confettati, e sultane candite, hanno dato di remi a quel legno fino a tirarsi fuor del cannone. Indi messo Scappino nello schifo l’hanno mandato a Napoli a chiedere al vecchio cinquecento scudi in termine di due ore, altrimenti l’avrebbero portato in ferri in Algeri.

 

            geronte    Torna.

 

45        zerbinetta          Ah ah sentite, quel vecchio dà nelle furie tra ‘l contrasto della perdita del figlio e della perdita dell’oro. Prega Scappino a darsi per ischiavo in luogo del giovane.

 

            geronte    Torna.

 

            zerbinetta          Grida, smania, vuol mandare la giustizia dietro alla galera.

 

            geronte    E torna.

 

            zerbinetta          Finalmente vuol mettere in vendita lenticchie e fagiuoli per fare il riscatto, ma Scappino dimostrandogli la necessità del presto disborso lo stringe a cavar fuori la moneta: il vecchio si svincola come un’anguilla facendo sentire ad ogni poco questo arioso intercalare: ma che diavolo è ito a fare in quella maladetta galera?

 

50        geronte    E torna.

 

            zerbinetta          In ultimo tanto ha fatto Scappino (ah Scappino onorato) che adducendo ancora che gli oriuoli turchi vanno più presto de’ napolitani, perché suonano l’Ave Maria prima de’ nostri, l’ha sollecitato a cavar fuora la borsa coi cinquecento scudi, e gliel’ha presa di mano.[35]

 

            geronte    E questa non torna più.

 

            zerbinetta          Cosa dite il mio vecchio?

 

            geronte    Dico: che cotesto giovane è un furfante, un insolente, e che suo padre gliela farà pagare a misura di carbone: dico che la zingaretta è una sfacciatella a trattar con male parole un uomo onorato, il quale le insegnarà a sollevare ed ammonire i figlioli di famiglia, e dico che quel servitore, che ha fatta la cabaletta de’ visirri confettati e delle sultane candite, e che ne ha fatta un’altra peggio che non mi curo, che si sappia, è un scellerato, un mascalzone, e che se ha finto al padrone la galera turca, dentro domane si troverà di vero al remo in una galera napolitana. Ecco quel che dico, signora sghignatorella squagliata. (parte).

 

 

                                    SCENA QUARTA

 

                                    Silvestro e Zerbinetta.

 

            silvestro   E come siete qui? E che avete mai detto a quel vecchio? Sapete chi è quello? È il padre del signor Leandro.

 

            zerbinetta          Il padre di Leandro!

 

            silvestro   Per l’appunto.

 

            zerbinetta          Un bel complimento ho fatto per la prima volta al mio suocero: veramente ho dubitato di qualche cosa, alla cera che mi ha fatta nel sentire il racconto della burla della galera.

 

5          silvestro   Come a dire?

 

            zerbinetta          Mi sapeva mill’anni di contare a qualcuno la furberia di Scappino, ma che importa? Peggio per lui, quel che ha da essere, non può mancare.

 

            silvestro   Voi avete un genio un po’ troppo canzonatorio del prossimo, e quando si tratta de’ fatti propri, non bisogna farne tromba alla comunità.

 

            zerbinetta          Ma tanto egli l’avrebbe saputo da qualcun altro.

 

 

                                    SCENA QUINTA

 

                                    Argante e detti.

 

            argante    (di dentro) E là Silvestro.

 

            silvestro   Rientrate in casa, signora, questo è il padrone che vi chiama.

 

            zerbinetta          Addio. (rientra)

 

            argante    Tu ancora ti sei accordato, misser briccone eh? Tu ancora? Scappino, tu e il mio figliuolo per arrivarmici non è vero? E pensareste che io ci voglia star sotto? Oh vi gabbate, ribaldoni.

 

5          silvestro   Vi giuro signor padrone che se Scappino vi gabba, io me ne lavo le mani, e per me vi son fedele.

 

            argante    La vedremo, furfante, barone, la vedremo, e che pretendereste d’aver trovato il cucciolottone? Non sapete che ho pisciato in più d’una neve?[36]

 

 

                                    SCENA SESTA

 

                                    Geronte e detti.

 

            geronte    Ah signor Argante, mi son venuti addosso più guidareschi che non aveva il cavallo del Gonnella.[37]

 

            argante    A me ancora mi son cascati addosso tutti i malanni, me l’hanno fatte tutte.

 

            geronte    Quel vigliacco di Scappino mi ha rubato cinquecento scudi con una furberia la più solenne del mondo.

 

            argante    Ladraccio infame, con un’altra furberia pure ha cavato a me di saccoccia dugento doppie.

 

5          geronte    E non è bastato questo, me n’ha fatt’un’altra che non la dico, perché me ne vergogno.

 

            argante    Gli vo’ fa’ tagliar le braccia.

 

            geronte    Era meglio gliel’aveste fatte tagliar un’ora fa.

 

            argante    Me l’ha da pagare, se il diavol non se lo porta.

 

            geronte    E a me ancora, e vo’ che se ne ricordi per tutto il tempo di sua vita.

 

10        silvestro   Piaccia al cielo che le mie spalle ancora non abbiano da stare a parte.

 

            geronte    Ma una disgrazia chiama l’altra, signor Argante. Io mi consolavo infine colla speranza di rivedere la mia cara figliuola, e appunto adesso il mio uomo mi ha detto che partì da Taranto molto tempo fa, e che si crede che quel vascello dove s’imbarcò sia andato a traverso, ah caro signor Argante, non me ne posso dar pace. Ah cara figliuola mia, che avevi a essere il bastone di mia vecchiaia.

 

            silvestro   (da sé) De’ bastoni per la vecchiaia ne suole avere ancora Scappino.

 

            argante    Ma che il ciel vel perdoni, perché tenerla a Taranto, e non qui appresso di voi? Io per me averei voluta la consolazione della sua assistenza, siamo vecchi, e la custodia d’una figliuola amorosa è una cosa molto buona. Un cordiale a tempo, una pappina brodosa.[38]

 

            silvestro   (da sé) Una chiarata coll’uova fresche per le bastonate calde calde.

 

15        geronte    Io ho aùto delle ragioni per tenerla lontana, e l’interessi mi hanno obligato ad occultare il mio secondo matrimonio; ma chi è qui?

 

                                    SCENA SETTIMA

 

                                    Nerina e detti.

 

            geronte    Che si fa, balia, che novità è questa?

 

            nerina        (inginocchiata) Ah signor Pandolfo mio.

 

            geronte    Non mi chiamate così, chiamatemi ora Geronte, è cessato adesso il motivo per cui facevo chiamarmi Pandolfo, mentre stavo a Taranto con voi altri.

 

            nerina        Ah poveraccia a me! Appunto questa vostra mutazion di nome è stata per noi causa di molti travagli in questo tempo, che vi siamo venuti a ritrovare. Oh quante ce n’è intravvenute!

 

5          geronte    E la mia figliuola?

 

            nerina        Oh quante ne abbiamo passate disgraziate noi!

 

            geronte    E la mia figliola con sua madre, dove sono?

 

            nerina        La vostra figliuola, signore mio, non è troppo lontana.

 

            geronte    Dove è la mia cara ragazza? Fammela vedere che mi son tutto intenerito.

 

10        nerina        Prima ch’io ve la faccia vedere, mi avete da promettere di perdonarmi una cosa che ho fatta.

 

            geronte    Che cosa? Dite su.

 

            nerina        Ma promettetemi…

 

            geronte    Te la prometto, menala qui presto.

 

            nerina        Io ve l’ho maritata.

 

15        geronte    Maritata!

 

            nerina        Poiché non sapendo dove voi foste, e trovandomi così abbandonata, sola e miserabile con questa giovane, e con pericolo che non capitasse male.

 

            geronte    Maritata Giacinta!

 

            nerina        Signorsì, datene la colpa a voi.

 

            geronte    Con che persona?

 

20        nerina        Con un certo signor Ottavio figliuolo d’un uomo da bene detto il signor Argante.

 

            geronte    Oh cielo!

 

            argante    Che accidente?

 

            geronte    Andiamo a trovarla, dove sta, andiamo.

 

            nerina        Ella è qui in questa casa.

 

25        geronte    Presto andiamo, signor Argante, non capisco in me dall’allegrezza.

 

            argante    Vengo con voi pieno di contentezza ancor io, oh felici noi signor Geronte.

 

                                    (entrano i vecchi e Nerina).

 

            silvestro   Che caso è stato mai questo? Che avventura inaspettata?

 

 

                                    SCENA OTTAVA

 

                                    Scappino e detto.

 

            scappino    E così camerata, come vanno i cambi? Che fanno gli amici nostri?

 

            silvestro   Due nuove ti ho da dare. Una è che il negozio di Ottavio è accomodato.

 

            scappino    In che maniera?

 

            silvestro   Giacinta si è scoperta figliuola di Geronte.

 

5          scappino    Diavolo toh?

 

            silvestro   E così la buona sorte ha fatto seguire ciò che i vecchi avevano prudentemente pensato.

 

            scappino    Chi si la sarebbe mai sognata! Ma come…

 

            silvestro   Non stare a pensare al come, che lo saprai, pensa un poco a guardarti, perché questi vecchi se la sono segnata al dito, e ti faranno qualche brutto scherzo, e questa è la seconda nuova che ti vo’ dare.

 

            scappino    Me la rido. Le minacce non mi hanno mai fatto male: son certi nuvoli che fanno un po’ di rumore, e poi passano.

 

10        silvestro   Guardati, guardati, fa’ a modo mio. Al signor Geronte in particolare tu gliel’hai fatta troppo brutta ohibò!

 

            scappino    Tutto s’accomodarà, non paura.

 

            silvestro   I figliuoli co’ padri o più presto o più tardi s’aggiusteranno: ma la borasca vuol finire tutta sopra di te.

 

            scappino    Lassa fare a me: troverò ben io la strada che gli passi la collera.

 

            silvestro   Ritirati, che vengono di qua tutti due.

 

15        scappino    Veramente io l’ho un poco alleggeriti, potrebbono esser lesti quanto me, e arrivarmi. (parte)

 

            silvestro   Geronte però l’hai alleggerito, e caricato ancora.

 

 

                                    SCENA NONA

 

                                    Geronte, Argante, Nerina, Giacinta, Zerbinetta e Silvestro.

 

            geronte    Andiamo, figliuola mia, venite a casa nostra; non ci sarebbe oggi il più felice di me, se avessi potuto rivedere ancora vostra madre con voi.

 

            silvestro   Ah, che il dolor della moglie passa presto, come quello del gomito.

 

            argante    Ottavio appunto è qui! Buona fortuna.

 

 

                                    SCENA DECIMA

 

                                    Ottavio e detti.

 

            argante    Vien qua, figliuol mio, ancora tu vieni pure, che faciamo festa delle tue nozze: Il cielo…

 

            ottavio      No no, signor Padre: queste vostre proposizioni di matrimonio non servono a nulla: voglio finalmente levarmi la maschera avanti di voi; e farvi consapevole dell’impegno mio.

 

            argante    Sì sì, ma non sai tu…

 

            ottavio      Io so tutto.

 

5          argante    E che tu non sai, la figliuola del signor Geronte…

 

            ottavio      La figliuola del signor Geronte non è per me, e non sarà mai.

 

            geronte    Ma lei è quella…

 

            ottavio      Non signore, Vostra Signoria mi perdoni, che io sono impegnato…

 

            silvestro   E ascoltate.

 

10        ottavio      Quietati, non voglio ascoltar nulla.

 

            argante    Ora ti dico che la tua moglie…

 

            ottavio      E io, signor Padre, vi dico che più tosto morirò che abbandonare la mia cara Giacinta (va verso di lei) fate quanto volete, non sarò d’altri che di questa bella fino alla morte.

 

            argante    E suo hai da essere, e lei ti vo’ dare e lei hai da pigliare: che diavolo di stordito.

 

            ottavio      Sposar Giacinta!

 

15        giacinta    Sì caro Ottavio.

 

            ottavio      Certo che l’improvisa gioia mi rende attonito.

 

            giacinta    Questi è mio padre, che appunto adesso ho trovato, ed ora siamo tutti fuor di timore, e di pena.

 

            geronte    Ritiriamoci un poco in casa, che lassù discorreremo con più pace. Andiamo a ristorarci di tanti travagli.

 

            giacinta    Signor Padre caro, per il giubilo che provate di ritrovarmi viva, non mi negate la prima grazia che vi addimando.

 

20        geronte    Due figliuola mia: due.

 

            giacinta    Io non vorrei separarmi di quella gentil compagnia che là voi vedete, crediatemi che merita tutta la vostra stima, e tutto l’amor vostro: e quando la conoscerete…

 

            geronte    La conosco purtroppo, figliuola mia, è una zingarettaccia che mi ha sollevato il tuo fratello e che mi ha detto or ora mille vituperi nel viso. No no, lasciala andare a dar la bona ventura.

 

            zerbinetta          Signore, la buona ventura io bramo incontrare in casa vostra.

 

            geronte    Andate, andate, mi son fatto strologare un’altra volta.

 

25        zerbinetta          Non avrei trascorso in quella guisa, se avessi saputo quale voi eravate: perdonatemi, ve ne supplico, ciò ch’io vi dissi fu a relazione d’altrui.

 

            geronte    Cattiva zingara, se non conoscete gli uomini alla fisonomia. Andate, andate.

 

            giacinta    La passione che il vostro, e mio Leandro ha per lei, non è che onorata, ed io ve n’entro sicurtà.

 

            geronte    No no: le figliuole di famiglia non posson promettere. E vorreste figliuola mia che il vostro fratello sposasse costei; una vagabonda baroncella, senza camicia, che il ciel lo sa quant’uomini ha preso per mano per non dir altro… no no, lasciala andare a dar la buona ventura, sì sì la buona ventura.

 

 

                                    SCENA UNDECIMA

 

                                    Leandro e detti.

 

            leandro    Signor padre, non vi dolete che’io sia innamorato d’una vagabonda di bassa condizione, e miserabile. Coloro da’ quali l’ho comprata…

 

            geronte    Co’ denari del riscatto neh, pezzo di furfante.

 

            leandro    So che tutto mi perdonerete.

 

            geronte    E io so che non te la perdonerò.

 

5          leandro    Coloro, dico, mi asseriscono esser costei nata in questo medesimo paese di onoratissima famiglia, e che la rubarono di quattr’anni, e mi hanno consegnata questa maniglia d’argento, acciò che mi serva a riconoscere i suoi genitori.

 

            argante    Come! Che maniglia è cotesta! Mostrate; che miro? Questa non può essere che la mia figliuola medesima che appunto di quattr’anni perdei. Certo che è dessa.

 

            geronte    Vostra figliuola!

 

            argante    Mia figliuola sicuro, e ci riconosco tutt’i tratti, tutt’i contrasegni che me lo fanno credere, e poi somiglia sua madre tutta nata e sputata.

 

            giacinta    Ma che combinazione di successi, ugualmente fortunati per le figliuole che per i genitori! Cara Zerbinettta, che sento.

 

10        zerbinetta          Caro Leandro, che ascolto!

 

            argante    Figliuola mia dilettissima, il cuore, che mi salta in petto, non mi può ingannare.

 

 

                                    SCENA DUODECIMA

 

                                    Moschino e detti.

 

            moschino  Ah signori miei, cattive nuove, cattive nuove.

 

            geronte    Che sarà mai adesso?

 

            moschino  Il povero Scappino…

 

            geronte    È un briccone che lo vo’ fare impiccare.

 

5          argante    E pagarò il processo io.

 

            moschino  Non avrete ora tanto cuore, povero disgraziato, or ora passava sotto una fabrica, e gli è cascato in capo un martello d’uno scarpellino che pesava venticinque libre.

 

            geronte    Il boia su le spalle gli pesarà più.

 

            moschino  Che gli ha infranto il capo e fatto schizzar fuora il cervello, è qua che sta morendo il poveretto, e ha chiesto in grazia d’essere portato qui dinanzi a voi per dirvi due parole prima di andare in quell’altro mondo.

 

            argante    Dov’è, dov’è questo sciagurato.

 

10        moschino  Eccolo qua il meschino.

 

 

                                    SCENA ULTIMA[39]

 

                                    Scappino portato in seggetta, fasciato il capo come se fosse ferito, e detti.

 

            scappino    Ahimè, cari signori, eccomi qua poveraccio, voi vedete come son condotto, non posso più, ahimè prima di morire vengo a chiedere perdono a tutti quelli che ho maltrattato, per amor del cielo mi perdonino. E in particolare il signor Argante e il signor Geronte: ahimè, ahimè, che mi sento adesso adesso soffogare dal sangue, mi sta il dovere; ne ho fatte troppe; perdono perdono in carità, signori miei.

 

            argante    O via io per me ti perdono, va’, e crepa in buona pace.

 

            scappino    Ma voi, signor Geronte, siete quello che ho strapazzato più di tutti con quelle tante bastonate...

 

            geronte    Via via chetati, pensa a ben morire, non ne parlare, ti perdono ancor io…

 

5          scappino    Confesso che la mia è stata una gran temerità con quel grosso pezzo di legno.

 

            geronte    Non ne discorriamo, dico, portatelo via, che delira il poveraccio.

 

            scappino    Veramente lo potevo pigliar più sottile, e questo è il mio dolore adesso, e il mio scrupolo avervene date tante con quel bastone.

 

            geronte    Chetati in malora. Chetati, effetti del cervello schizzato!

 

            scappino    Ma non si sarebbe tratttato così un asino con quel bastone così grosso.

 

10        geronte    Finiamola, che mi sono scordato di tutto.

 

            scappino    Vi ringrazio della carità. Perdonatemi quelle tante bastonate tra il capo e il collo, che non ve ne avreste a scordare per tutto il tempo di vita vostra.

 

            geronte    Non ti affaticar più, no: ti perdono, ti assolvo da ogni cosa, non occorre altro, va’ disgraziato, va’.

 

            scappino    Ah che rimorso ne sento! Credo di avervi arrivato a mansalva più di cento volte.

 

            geronte    Siano quanto si vuole, vattene in pace, e falla finita.

 

15        scappino    Ah che siate benedetto. Mi par di sentirmi riavere per tanta cortesia che mi usate, mi sento quasi rinvigorire.

 

            geronte    Come, come? Ti senti riavere e rinvigorire? Ti perdono con questo patto, che tu moia sai.

 

            scappino    Con questo patto, che io muoia!

 

            geronte    Che se tu non muoi, mi disdico, non ti perdono più per niente ohibò!

 

            scappino    Ahimè ahimè, adesso che non mi perdonate mi sento mancare un’altra volta.

 

20        silvestro   Che gran monello!

 

            argante    Signor Geronte, in grazia de’ nostri sposi, e di tanto bene che ci fa il cielo, perdonategli senza condizione.

 

            geronte    Potrei pretendere la spesa del difensivo, ma perdoniamogli in tanta malora, perdoniamogli.

 

            argante    Andiamo a cenar tutti insieme per meglio gustare tutti i nostri contenti.

 

            scappino    E me portatemi in carità a morire in capo di tavola, presto, che mi sento mancare, in capo di tavola, in capo di tavola.

 

                                    IL FINE

 

 

 

Appendice

 

Si riportano in appendice, per intero, i dati paratestuali di entrambe le edizioni a stampa. Per quanto riguarda l’edizione senese:

 

A CHI LEGGE.

Ecco per la prima volta alla luce la commedia detta Le furberie di scappino, tratta dalla commedia francese dell’istesso titolo di Molière dal Signor Girolamo Gigli, il quale volendola ridurre per la scena italiana non si è attenuto in tutto all’originale, ma or amplificando i sentimenti dell’autore, ed ora usando col variarne l’idiotismo nuovi sali e sentenze l’ha resa quasi nuova, siccome ha fatto in altre traduzioni simili. Essendo il pubblico desideroso di vedere alla luce tutto ciò che è rimasto inedito del detto Signor Gigli, non ho voluto mancar di pubblicare per adesso la presente commedia, giacché il di lui fratello, Abbate degnissimo dell’ordine cistercense, si è degnato ultimamente farmene pervenire nelle mani l’esemplare oltre ad altri manoscritti del medesimo, quali pure con una purgata serie spero in avvenire far mettere sotto il torchio, come già ho fatto di altre sue opere. Gradisci intanto, oh lettore, la presente edizione, e vivi felice.

 

VINCENZO PAZZINI CARLI

 

Per quanto riguarda l’edizione bolognese:

 

A CHI LEGGE.

L’aggradimento con cui e letta, e rappresentata dal teatro è stata ricevuta questa commedia  ci ha mossi a pensare alla ristampa della medesima. Essa è produzione del celebre signor Girolamo Gigli, il quale l’ha tratta dalla francese del Molière, che porta lo stesso titolo; nel ridurla però per la scena italiana non si è attenuto in tutto all’originale, ma ora amplificando li sentimenti dell’autore, ed or usando, col variare l’idiotismo, nuovi sali e sentenze l’ha resa quasi nuova; ci lusinghiamo che sarà gradita la nostra attenzione nel riprodurla colle nostre stampe. Vivete felici.

 

 

 

Bibliografia essenziale

 

Opere di Girolamo Gigli citate

Gigli, Girolamo, Prefazione a La gara delle virtù, Siena, s.e., 1701.

_______, Don Pilone, La sorellina di Don Pilone, Il Gorgoleo, a cura di Mauro Manciotti, Milano, Silva, 1963.

_______, Vocabolario Cateriniano, a cura di Giada Mattarucco, prefazione di Maria Antonietta Grignani, Firenze, Accademia della Crusca, 2008.

_______, Un pazzo guarisce l’altro, a cura di Elena E. Marcello, Santiago de Compostela-Venezia, lineadacqua, 2016 (www.usc.gal/goldoni).

_______, I litiganti ovvero il giudice impazzato, a cura di Françoise Decroisette, Santiago de Compostela-Venezia, lineadacqua, 2017 (www.usc.gal/goldoni).

_______, La sorellina di Don Pilone, a cura di Françoise Decroisette, Santiago de Compostela-Venezia, lineadacqua, 2020 (www.usc.gal/goldoni).

 

Opere di Molière citate

Molière, Les Fourberies de Scapin, in Id., Œuvres complètes, II, texte établi et annoté par Maurice Rat, Paris, Gallimard, 1956.

_______, Les Fourberies de Scapin, in Id., Œuvres complètes, IV, chronologie, introduction et notices par Georges Mongrédien, Paris, Garnier-Flammarion, 1979.

 

Studi critici

Altieri Biagi, Maria Luisa, La lingua in scena, Bologna, Zanichelli, 1980.

Binni, Walter, Il teatro comico di Girolamo Gigli, in Id., L’Arcadia e il Metastasio, Firenze, La Nuova Italia, 1963, pp. 176-206.

Fioravanti, Marco, Cultura e prassi scenica a Siena nel primo Settecento, «Annali della facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli studi di Siena», XII, 1991, pp. 61-62.

Frenquellucci, Chiara, Dalla Mancha a Siena. Il nuovo mondo. Don Chisciotte nel teatro di Girolamo Gigli, Firenze, Olschki, 2010.

Giovanardi, Claudio-Trifone, Pietro, La lingua del teatro, Bologna, Il Mulino, 2015.

Maffucci, Brunilde, La lingua del commediografo Giovan Battista Fagiuoli. Un’edizione commentata de Il finto mago, ovvero l’Amor e l’interesse accieca tutti”, Tesi di Dottorato, Università Roma Tre, 2017/1018.

Mazzoni, Guido, Il teatro della rivoluzione. La vita di Molière e altri brevi scritti di letteratura francese, Bologna, Zanichelli, 1894.

Rohlfs, Gerhard, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, vol. Morfologia, Torino, Einaudi, 1968.

Sanesi, Ireneo, La Commedia (Storia dei generi letterari italiani), vol. I, Milano, Vallardi, 1954.

Spera, Lucinda, Gigli Girolamo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana (Treccani), vol. 54, 2000, s. v.

Strambi, Beatrice, Girolamo Gigli nel teatro senese del primo Settecento, «Bullettino senese di storia patria», C, 1993, pp. 148-195.

_______, La lingua in Girolamo Gigli e Jacopo Nelli fra riflessione teorica e comicità teatrale, in Luciano Giannelli, Nicoletta Maraschio, Teresa Poggi Salani (a cura di), Lingua e letteratura a Siena dal ‘500 al ‘700, Firenze, La Nuova Italia, 1994, pp. 266-328.

Toldo, Pietro, L’œuvre de Molière et sa fortune en Italie, Torino, Loescher, 1910.

Trifone, Pietro, L’italiano a teatro. Dalla commedia rinascimentale a Dario Fo, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000.

Turchi Roberta (a cura di), Il teatro italiano, IV, La commedia del Settecento, I, Torino, Einaudi, 1987.

_______, La commedia italiana del Settecento, Firenze, Sansoni, 1986.

 

 



[1] La collocazione della Biblioteca Trivulziana è indisponibile perché non consultabile da remoto.

[2] L’unica variante di B che potrebbe invece costituire un errore propriamente separativo, tale da accreditare l’ipotesi di uno stemma bipartito e dunque di un diverso antigrafo per la stampa bolognese, si riscontra in II.7.83: signor vo’ spedire questo negozio! > si può spedire questo negozio!; a nostro avviso, tuttavia, l’intervento di B è dovuto a esigenze di chiarezza del passo e pertanto assimilabile al resto degli interventi ope ingenii (cfr. Apparato e nota 4).

[3] La dichiarazione è probabilmente una (non inusuale) strategia editoriale. L’opera infatti non risulta essere mai stata rappresentata e non ci sono pervenute notizie sulla sua fortuna scenica.

[4] Girolamo Gigli, Le furberie di Scappino, Bologna, per Girolamo Corciolani, ed eredi Colli a S. Tommaso d’Aquino, 1753, p. 3.

[5] Ciò non basterebbe a giustificare, in ogni caso, la derivazione di B da un diverso antigrafo, trattandosi di formule di uso comune reintegrabili ope ingenii.

[6] Tio = Dio. La grafia mira a riprodurre la pronuncia di un soldato tedesco.

[7] Girolamo Gigli, Le furberie di Scappino, Siena, Bonetti, per Francesco Rossi Stampatore, 1752, p. 4.

[8] Geronte e Argante, vecchi mercanti avari, caratteristica che li accomuna alla maschera di Pantalone. Il nome di Geronte compare anche nella commedia goldoniana Il burbero benefico.

[9] Zerbinetta e Giacinta, benché rivestano dei ruoli chiave nel quadro dei rapporti binari tra i personaggi, la loro presenza sulla scena è marginale e quantitativamente ridotta. Fa eccezione la scena prima del terzo atto, in cui le giovani discutono sulla condizione delle donne, ma il dialogo è presto interrotto dall’azione di Scappino. Nel testo molieriano, gli Egyptiens con i quali cresce Zerbinetta, e di cui la fanciulla riferisce a Geronte in III.3, sono denominati Zingari nella versione di Gigli, cambiamento in realtà non particolarmente significativo dato che all’epoca si credeva che gli zingari provenissero dall’Egitto. Il dettaglio sembra ulteriormente avvicinare la vicenda di Zerbinetta a quella de La gitanilla nell’omonima novella di Cervantes, in cui una giovane fanciulla educata da una tribù gitana scopre nel finale di avere delle nobili origini e sposa un suo pari.

[10] Scappino, servo scaltro che possiede tutte le prerogative del primo zanni. Sul confronto con la maschera nella tradizione dell’Arte cfr. Introduzione. Nella commedia goldoniana L’amore paterno o sia la serva riconoscente compare il personaggio di Scappino come servo di Pantalone.

[11] Moschino, furbo; interviene solo in II.4 e III.12-13 e presenta i tratti del primo zanni. Nella versione di Molière è chiamato Carle; è plausibile dunque che Gigli ne abbia modificato il nome per accentuarne il valore allusivo (cfr. Introduzione).

[12] furno tre soli tratti dalla carriola fino a terra: metodo di tortura, in auge fino al XIX secolo, che consisteva nel legare i polsi del prigioniero dietro la schiena per poi sollevarne il corpo da terra attraverso una carrucola, in modo da far gravare l’intero peso del busto sulle spalle. Il dettaglio descrittivo del tipo di tortura a cui viene sottoposto Scappino a causa delle sue grane con la giustizia è assente nella fonte francese. Una scena di tale tortura è riprodotta nell’incisione dell’antiporta del volume IX dell’edizione Pasquali delle opere di Goldoni.

[13] Toh, toh, toh!: esclamazione di sorpresa.

[14] pania: raggiro finalizzato all’inganno o anche imprigionamento amoroso.

[15] Buon pro: formula di augurio.

[16] bagattella: bazzecola, fatto di poco conto.

[17] Poffar: esclamazione di meraviglia, di stupore.

[18] si mette le mani a cintola: porta le mani sui fianchi, con fare dominante e intimidatorio.

[19] mariuoli: variante letteraria di marioli, ovvero furfanti, imbroglioni.

[20] lusco: variante arcaica o letteraria di losco.

[21] capestro: fune usata per le impiccagioni. ♦ in caffo: dispari (toscanismo); nel senso di ‘in più’, ‘di troppo’.

[22] oriuolo: oriolo, ovvero orologio (toscanismo).

[23] L’espediente del voto è assente nella fonte francese.

[24] E prometterete de restitutione, sì, et quatenus etc. l’uno per l’altro insolidum?: espressioni relative all’integro adempimento di una prestazione secondo il diritto romano arcaico. Il contrasto tra la solennità del tono e la natura del voto sortisce un effetto chiaramente parodico.

[25] II.6.29, 31, 33 tach, tach, tach, tach: per indicare delle stoccate.

[26] Nell’opera gigliana I litiganti, ovvero il giudice impazzato, la scena, come illustra F. Decroisette, sembra «aver alimentato la […] riscrittura della prima battuta di Chicanneau in Noferì (I.10): l’allusione alla chiave che il padrone affida, renitente, alla serva, la scarsità dei prodotti che lei dovrebbe prendere nell’armadio per cucinare, echeggiano le famose battute di Géronte al quale Scapin chiede soldi per salvare il figlio rapito dai barbareschi, e che, con grande ritrosia, gli dice di andare a prendere stracci nell’armadio e di venderli, senza dargli nemmeno la pur promessa chiave», cfr. Decroisette, Introduzione a Gigli, I litiganti, ovvero il giudice impazzato, cit. p. 32. Gli stracci della versione originale sono sostituiti da Gigli con dei sacchi di lenticchie e fagioli.

[27] dategli di barba ora: secondo la Crusca, l’espressione ‘dar di barba’ significa «assalire con ogni sforzo, ma vanamente; modo dispregiativo»; stando alla testimonianza di Giovanni Gherardini, l’espressione ‘dare di barba ad una cosa’ equivale a «ridersi de’ tentativi che altri far possa per distruggere una cosa o gli effetti di essa», (cfr. Voci e maniere di dire italiane additate a’ futuri vocabolaristi da Giovanni Gherardini, II, Milano, per Gio. Bat. Bianchi di Giac., 1940, § XII, p. 14). Al contesto della battuta apparirebbe più confacente questa seconda accezione.

[28] l’Ave Maria: le ore ventiquattro (in B: le ventiquattro; cfr. Apparato e Nota al testo).

[29] Potevi menarlo a Pozzuolo a veder la sepoltura di Virgilio: con riferimento al cenotafio di Virgilio (che si trova, invero, nell’area napoletana di Piedigrotta).

[30] e così nel caso vostro tutte quell’avversità che vi hanno posto in angustie ed in timore, hanno dato più forza al fuoco, che racchiude per farlo più chiaro e più durevole. Lo diceva madama: non è stato possibile identificare il riferimento a tale ‘madama’. Non è da escludere si tratti di un modo di dire.

[31] III.2: il lazzo comico (in cui Scappino convince Geronte ad entrare nel sacco per sfuggire a un presunto pericolo e poi invece bastonarlo ripetutamente) è usato come innesto anche nella commedia I litiganti, ovvero il giudice impazzato, in cui tuttavia il lazzo viene “moralizzato” «a favore della figura padronale e del rispetto filiale, giacché il Notaro e Zuccarino si fanno bastonare da Leandro per aver burlato il padre (I.8.3)», cfr. Decroisette, Introduzione a Gigli, I litiganti ovvero il giudice impazzito, cit., p. 31.

[32] III.2.20 e 29 zi zi zi zi: espressione onomatopeica per incitare al silenzio.

[33] Mo l’Ariost le Ferrares, e perziò al sarà nimigh de nu alter Blognes. Ghe vui tirar una stoccata: Ariosto, com’è noto, era attivo presso la corte Estense di Ferrara. La rivalità tra Ferrara e Bologna è addotta come pretesto per tirare stoccate al sacco. Ribadiamo inoltre che la grafia è strettamente conservativa in tutte le battute in cui Scappino imita parlate di differente provenienza geografica.

[34] podagra: artrite gottosa.

[35] l’Ave Maria: le ore ventiquattro (in B: le ventiquattro; cfr. Apparato e Nota al testo).

[36] ho pisciato in più d’una neve: detto proverbiale che significa avere tanta esperienza da poter essere difficilmente ingannato.

[37] mi son venuti addosso più guidareschi che non aveva il cavallo del Gonnella: ho riportato più ferite e scorticature di quelle che aveva il cavallo del Gonnella. L’espressione trae origine dalla vicenda di Pietro Gonnella, cortigiano fiorentino del XIV secolo che si sarebbe servito di un cavallo moribondo per mettere in atto una delle sue beffe.

[38] cordiale: bevanda ristoratrice.

[39] seggetta: portantina trasportata a braccia da due persone.