Girolamo Gigli

 

Il Gorgoleo

ovvero

Il governatore dell’Isole Natanti

 

a cura di

María Consuelo de Frutos Martínez

 

 

 

 

Biblioteca Pregoldoniana

 

lineadacqua

 

2024

 

 

 

 

Girolamo Gigli

Il Gorgoleo ovvero Il governatore dell’Isole Natanti

a cura di María Consuelo de Frutos Martínez

 

Cuadro de texto:

© 2024 María Consuelo de Frutos Martínez

© 2024 lineadacqua edizioni

 

Biblioteca Pregoldoniana, nº 40

Collana diretta da Javier Gutiérrez Carou

Supervisori per i dialetti: Piermario Vescovo e Luca D’Onghia

Comitato scientifico: Beatrice Alfonzetti, Francesco Cotticelli, Andrea Fabiano, Javier Gutiérrez Carou, Simona Morando, Marzia Pieri, Anna Scannapieco e Piermario Vescovo

Editing: Paula Gregores Pereira

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30124 Venezia

www.lineadacqua.com

 

ISBN: 9791281350212

 

La presente edizione è risultato dalle attività svolte nell’ambito dei progetti di ricerca Archivio del teatro pregoldoniano (FFI2011-23663), Archivio del teatro pregoldoniano II: banca dati e biblioteca pregoldoniana (FFI2014-53872-P), Archivio del teatro pregoldoniano III: biblioteca pregoldoniana, banca dati e archivio musicale (PGC2018-097031-B-I00) e Archivio del teatro pregoldoniano IV: biblioteca teatrale, archivio musicale e banca dati (PID2023-148944NB-I00), finanziati dal Ministerio de Ciencia e Innovación spagnolo e dal FEDER. Lettura, stampa e citazione (indicando nome del curatore, titolo e sito web) con finalità scientifiche sono permesse gratuitamente. È vietato qualsiasi utilizzo o riproduzione del testo a scopo commerciale (o con qualsiasi altra finalità differente dalla ricerca e dalla diffusione culturale) senza l’esplicita autorizzazione della curatrice e del direttore della collana.

              I lavori svolti da Javier Gutiérrez Carou nella revisione del libro si inseriscono inoltre nell’ambito delle attività realizzate dal Grupo de Referencia Competitiva CALDERÓN (GI-1377) dell’Universidade de Santiago de Compostela, finanziato dal Plan Galego IDT della Xunta de Galicia per il periodo 2023-2026, rif. ED431C 2023/06.

 

 

 

 

 

Biblioteca Pregoldoniana, nº 40

 

 

Nota al testo

 

Come testo base per la presente edizione è stata adottata l’unica stampa settecentesca (Siena, Quinza e Bindi, 1753) che risulta attualmente conservata e consultabile.

 

 

 

 

Girolamo Gigli

 

Il Gorgoleo

ovvero

Il governatore dell’Isole Natanti[1]

 

 

 

Personaggi

 

Gorgoleo, governatore dell’Isole Natanti.[2]

Panfilo, vecchio.[3]

Dianetta, sua figliuola.

Mignatta, femmina di rigiro sua serva.[4]

Alidoro, amante di Dianetta.[5]

Farinello, liparotto servo d’intrigo.[6]

Tamburlano, speziale.

Dottore Solutivo, primo medico.

Dottore Astringente, secondo medico.[7]

Due Musici con sonatori e ballerini.

Lucetta, finta veneziana.[8]

Un caporale, con due sbirri.

 

La scena si rappresenta a Nettunno.

 

 

 

                  ATTO PRIMO

 

 

                                    SCENA PRIMA[9]

 

                                    Dianetta, Alidoro e Mignatta

 

            dianetta   Oh Dio, Alidoro! Noi saremo scoperti. Che sarà, misera me, se noi siamo colti insieme dopo il divieto fattomi di trattar con voi? Oh Dio, Alidoro, sarebbe l’ultima nostra rovina.

 

            alidoro     Sto coll’occhio da tutte le parti, e vedo che alcuno non c’osserva.

 

            dianetta   Così pare ancora a me. Mignatta, mi fido di voi. Sappiate far bene la sentinella.

 

            mignatta  Non dubitate, signora Dianetta, discorretela pur francamente de’ vostri affari, che io ho un paio di lanterne che scuoprono un miglio di paese da tutte le parti.

 

5          dianetta   Or ditemi: il vostro amore verso di me ha pensato ancora a qualche ripiego che possa distornare questo aborrito matrimonio, a cui vuol obbligarmi ostinatamente mio padre?

 

            alidoro     Si lavora d’invenzione quanto si può, e già son preparate più mine per mandare in aria questo castello da vostro padre ideato.

 

            mignatta  Zitti, ecco gente.

 

            dianetta   Me sventurata.

 

            mignatta  No no, non è nessuno.

 

10        alidoro     Or sentite, bellissima Dianetta: atteso il consenso che mi avete dato, che io possa impiegare tutta l’opera mia a guastare queste nozze, io ho ordinate più macchine che senz’altro serviranno ad attraversarle e a distruggerle, per lasciarvi nell’intera libertà.

 

            mignatta  Eccolo, diavol becco.

 

            alidoro     Chi?

 

            dianetta   Dov’è?

 

            mignatta  È lui.

 

15        dianetta   Mio pa...

 

            mignatta  Eccolo, signora sì.

 

            dianetta   Alidoro, son morta.

 

            mignatta  No no, resuscitate, che non è lui.

 

            alidoro     Non vedo certamente persona.

 

20        dianetta   Mignatta, non mi fate venir queste paure.

 

            mignatta  Era l’asino dell’ortolano, che sta a raccogliere certi sellari cascati dal banco.[10]

 

            alidoro     Del restante, bella Dianetta, io non posso prevedere adesso tutto quello che succederà, né di tutto posso rendervi conto. Anzi accioché possiate prendervi più divertimento degli accidenti che seguiranno è forse meglio che vi arrivino improvisi. Insomma non volete voi che io m’adoperi quanto posso a guastare questo matrimonio?

 

            dianetta   Ve ne scongiuro, caro Alidoro.

 

            alidoro     Non mi date licenza che io possa ricorrere a tutte l’invenzioni?

 

25        dianetta   Trovatene pur quante sapete.

 

            alidoro     Fate conto che molte ne sono all’ordine, e basta dire che Mignatta e Farinello studiano tutti i libri delle loro furbarie per vincer di scuola vostro padre ed il governatore dell’isole Natanti, vostro sposo.

 

            mignatta  Mettete pure all’ordine una buona mancia, e non dubitate. E che è impazzito vostro padre, eh? Volervi dare a costui che non ha mai veduto, né conosciuto, perchè ha inteso dire che è ricco e che è governatore dell’isole Natanti? Oh guardate, se vi ha da maritare a un calabrese?

 

            dianetta   Mio zio, che traffica per quelle parti, ha proposto a mio padre questo bel partito.

 

            mignatta  Vostro zio e vostro padre sono due vecchi spropositati che per qualche risparmio di dote si lasciano accecare dall’interesse, e purché si salvi la borsa, non importa che s’affoghi la nipote e la figliuola. Il nome solo di questo scimunito mi ha fatto venire la rabbia. Gorgoleo da Catanzaro, governatore dell’isole Natanti? Gorgoleo sa! Oh se non fosse altro che per questo nomaccio. Gorgoleo! Che ’l diavol ti porti. Gorgoleo toh. Fin quell’asino che mangia sellari ci vorrebbe fare una ragliata.

 

30        alidoro     Ma voi non dite che Dianetta sarebbe poi governatrice, dove che il povero Alidoro non ha isole natanti, né ferme...

 

            mignatta  E che sono isole, che hanno piedi e le mani, come le ranocchie?

 

            alidoro     Ecco qua il buon liparotto Farinello che porta sicuramente qualche cosa di nuovo.

 

            mignatta  Oh se a Lipari de’ furbi ce n’è nati, questo è uno di quelli.

 

 

                                    SCENA SECONDA

 

                                    Farinello e detti.

 

            farinello Buonanotte a lor signori, ora l’amico è arrivato.

 

            dianetta   Oh Dio, che sento?

 

            farinello E mi rallegro colla signora Dianetta del bello sposo.

 

            dianetta   Ancora di più.

 

5          alidoro     Dacci presto qualche nuova di costui, l’hai tu veduto bene? L’hai tu squadrato?

 

            farinello E veduto, e squadrato, e studiato ancora tanto bene che io lo so a mente.

 

            alidoro     Oh faccene un poca di lezione.

 

            farinello Io mi son fermato oggi alla punta del molo, dove io sapevo che doveva capitare la barca della condotta napolitana a mostrare le bullette della sanità, e dove tutt’i barcaiuoli sogliono scendere a bere un poco e ricrearsi coi forestieri. È arrivata dunque la gran flotta matrimoniale della signora Dianetta, ed alla prima ho riconosciuto il signor governatore dell’Isole Natanti alla simetria amorosa. Io come amico del padrone della barca l’ho invitato a bere, e perché egli mi ha detto che nell’Isole Natanti non si beve mai a digiuno, gli ho fatti apprestare due pollastri cotti, uno di quindici giorni ed uno di questa mattina.[11]

 

            alidoro     Suppongo che Farinello per buona civiltà averà lasciato il pollastro migliore al forestiero.

 

10        farinello Vi dirò. Gli ho domandato se si dilettava d’antichità e mi ha detto di sì; onde gli ho ceduto il pollastro più antiquato, che aveva di sopra una poca di patina bulicante, e se l’è mangiato con tutta l’erudizione d’una fame arrabbiata. Il vino aveva la muffa, e se l’è tracannato con tal sapore che poco dopo si è addormentato a tavola, ed è bisognato condurlo così briaco nella barca, dove sta ancora in quarantena della sua cottura.[12]

 

            alidoro     Buona testa da governo!

 

            farinello In proposito poi della sua civiltà voglio dirvi solo questa. Voi sapete che l’oste del molo fa le sue tavole in quella grotta, dove non si può star senza lume.

 

            alidoro     Sì.

 

            farinello Or quando i candeli avevano bisogno di essere smoccolati, egli si sputava gentilmente nelle dita, e fatta la funzione si forbiva poi alla corvatta, dove all’occasione si forbiva anco la bocca.[13]

15        mignatta  Oh che porco marito, signora Dianetta.

 

            dianetta   Alidoro, liberatemi da queste nozze.

 

            mignatta  Ma di quest’Isole Natanti ci sapresti dir qualche cosa?

 

            farinello Tutto da capo a piedi. Il padrone della barca, che ha servito da giovane suo padre, mi ha detto ch’egli era un ricco negoziante di Catanzaro, e che morendo un anno fa lo lasciò erede d’un grosso capitale; ma perché lo conosceva così scimunito, ne raccomandò la cura ad un raguseo suo ministro, creduto da lui uomo d’intera fede e di buon consiglio. Il raguseo, trovato il buon terreno da por carote, ha cominciato a menargli le mani nell’azienda, insinuandogli massime nobili per tenerlo allontanato dal mercantare, ed aver egli tutta l’amministrazione de’ capitali. Così gli ha messo in capo di pigliare qualche lezione di spada e di ballo...[14]

 

            mignatta  Prima d’ogni altra cosa l’aveva a mandare alla scuola di smoccolare i candeli.

 

20        farinello Ma quel che è peggio, gli ha messo intorno un tristo sensale Dulcignotto, il quale dandogli ad intendere che l’Isole Natanti di Tivoli sono isole smembrate dall’arcipelago invalidamente, e che adesso se n’è accordata da’ tiburtini la restituzione all’arciconte dell’arcipelago stesso, gli ha fatto una patente di governatore di quest’isole con tirarne dugento zecchini di regalo e partirli segretamente col raguseo.

 

            alidoro     Sapete voi, cara Dianetta, che cosa sono queste Isole Natanti Tiburtine?

 

            dianetta   Non per verità.

 

            alidoro     Poco lontano da Tivoli vi è una solforaia d’acqua calda, non più grande che quattro o sei volte la vostra sala; or, perché nella superficie dell’acqua si sono ammassate insieme a caso certe stiance, e zolle, e schiuma ributtata dal fondo, ed a poco a poco collegate, accresciute, ed impetrite girano a galla dentro quello stagno, così sciolte a seconda dell’acqua, o del vento, e quei pastori che su vi montano, le chiamano l’Isole Natanti. E sappiate che dal condurvi sopra le genti curiose ne cavano a capo d’anno qualche profitto.[15]

 

            mignatta  Quelle dunque sono l’Isole Natanti? Toh, toh, toh. Adesso me ne ricordo. Io vi sono stata sopra per mio divertimento, e nel tempo della villeggiatura vi vanno ancora delle dame romane coll’occasione che in quel medesimo bagno qualcuna si medica dalla rogna.

 

25        farinello Certissimo. L’Isole Natanti sono una navigazione curiosa ed hanno tutte il suo nome, come quelle trovate dal Colombo, cioè l’Isola della rogna, l’Isola della tigna, l’Isola della lebbra, l’Isola de’ cancari d’un mese, l’Isola de’ cancari d’un anno.

 

            dianetta   A che bel governo mi ha destinata la sorte col mio degnissimo sposo!

 

            alidoro     Ed il fratello di Panfilo non è colà informato di questi disordini, e che lo sposo della sua nipote è fatto la favola di quel paese?

 

            farinello Informatissimo.

 

            dianetta   Oh perché dunque accordarsi mio zio ancora a lodar questo soggetto a mio padre, e a tradir lui e me in questa guisa?

 

30        farinello Il padron della barca mi ha confidato ogni cosa. Dice che il vostro signore zio, accortosi del precipizio di questo scimunito, ha accordato col presidente di Catanzaro di dar lo sfratto al raguseo, e di pigliare esso medesimo l’amministrazione dei beni del signor Gorgoleo, accogliendolo in casa insieme con voi, che dovete esser erede delle sostanze pure di quel vecchio.

 

            mignatta  E tutto questo rigiro è fatto per maritar questa giovine senza dote e metter le mani nella roba di questo disgraziato?

 

            farinello Appunto.

 

            alidoro     Or dunque mi pare che la materia sia in buona disposizione per lavorarvi sopra di belle cose.

 

            farinello Il panno ne viene per tutt’i versi; non dubitate.[16]

 

35        mignatta  Signora Dianetta, orsù torniamocene in casa, che comincia a esser giorno chiaro. State pure allegra, che il negozio è in buone mani. Farinello per certa sorta d’imprese è l’eroe del nostro secolo. Altre più difficili ne ha condotte a fine a’ suoi giorni. Ovvìa andate, Farinello, a preparare quel che avete già concertato; facciamo unitamente quest’opera di carità di liberare la signora Dianetta da queste sciocchissime nozze.

 

            farinello Oh io ci sono naturalmente inclinato alla carità di questa maniera. Fate voi la vostra parte, che io non mancherò alla mia.

 

 

                                    SCENA TERZA

 

                                    Dianetta, Mignatta e Alidoro.

 

            dianetta   Orsù, mi partirò dunque piena di fiducia nell’opera vostra. Addio, Alidoro.

 

            mignatta  Andiamo, e lasciate fare a chi sa.

 

            alidoro     Ed io vado a preparare degli altri attori per questa bella commedia, secondo i precedenti concerti con Farinello: ma voi, signora, tenete il lume a queste scene come vi si è detto, cioè col mostrare a Panfilo vostro padre di esser la più contenta del mondo di questo sposo.

 

            dianetta   Se non volet’altro, fingerò il personaggio a maraviglia.

 

5          alidoro     Ma sentite: e se mai accadesse che le nostre macchine andassero a vuoto?[17]

 

            dianetta   Allora dichiarerò a mio padre la mia volontà.

 

            alidoro     E se vostro padre s’ostinasse di fare la volontà sua, e non la vostra?

 

            dianetta   Gli minaccerei di serrarmi più tosto in un monastero.

 

            alidoro     Ma se egli prima che vi serrasse in monastero, vi serrasse in casa per obbligarvi a questo maritaggio?

 

10        dianetta   Se venisse a questi termini... allora poi... E che volete ch’io vi dica, Alidoro?

 

            alidoro     Quel che voglio che mi diciate.

 

            dianetta   Sì.

 

            alidoro     Quel che si dice, quando si vuol bene da vero.

 

            dianetta   E che si dice, quando si vuol bene da vero?

 

15        alidoro     Che nessuna cosa potrà sforzarvi a questo passo, e che a dispetto di tutte le violenze d’un padre assistito ancora dalle leggi di chi governa a Nettunno, voi mi promettete di non esser d’altri che mia.

 

            mignatta  O via ve lo prometterà, via. Ma ora sento gente, bisogna che andiamo in casa.

 

            alidoro     E che prima abbraccerete la morte...

 

            mignatta  Sì bene s’ammazzerà ancora via, ma ora ...

 

            alidoro     Che dite, Dianetta? Cento volte ancora la morte...

 

20        mignatta  Oh se s’ammazzasse una volta, povera ragazza, sarebbe assai, e per una volta vi prometto che si ammazzerà.

 

            alidoro     Non ho bisogno che le suggeriate voi le risposte.

 

            dianetta   Oh cielo! Alidoro, contentatevi di quel che faccio adesso, e non state più a tentare il mio cuore nelle risoluzioni che doverò prendere nell’avvenire. Contentatevi...

 

            mignatta  Contentatevi sì bene, via, che la ragazza si vergogna.

 

            dianetta   Contentatevi così, e non m’importunate adesso col figurarmi nel caso d’una malaugurata disperazione: spero che non verremo a questi termini.

 

25        alidoro     E se bisognerà venirvi?

 

            dianetta   E se bisognerà venirvi, e se bisognerà disperarsi, il tempo, gli accidenti, la disperazione mi daran consiglio.

 

            mignatta  Ha risposto da donna fatta.

 

            alidoro     Il troppo amore mi fa essere forse troppo importuno. Ah, se Dianetta non dovesse esser mia, la mia disperazione insegnerebbe alla sua quel che ella dovesse fare per essermi eternamente fedele.

 

 

                                    SCENA QUARTA

 

                                    Gorgoleo in abito affettato e ridicolo, voltandosi attorno, come gridando con gente che si rida di lui, e poi Farinello.

 

            gorgoleo E bene, che c’è da ridere ora? Avete viste più corna a’ buoi? Oh quest’è bella. Che diavolo di città è questa? Che ragazzi insolenti usano in questo paese? Non si può fare un passo senza trovare qualche dirindone sfaccendato che vi faccia le risa dietro! Signori bagasce, badate a’ fatti vostri, e lasciate passare la gente pel fatto suo. Il primo che vedo ridere, bricconcelli, gli voglio bene insegnare io.[18]

 

            farinello (in atto di bravare attorno) Che c’è qua, signori impertinenti? Che modo di trattare è questo coi forestieri? Si trattan così i gentiluomini di regno?

 

            gorgoleo Ecco qua un galantuomo.

 

            farinello Che ci è da ridere in quel fondo fondo?

 

5          gorgoleo È quell’amico che ha mangiato meco nell’osteria.

 

            farinello Allocchi scimuniti che siete.

 

            gorgoleo Benissimo.

 

            farinello E che ha di ridicolo adesso questo cavaliere.[19]

 

            gorgoleo Sicuro.

 

10        farinello Mi pare un uomo come gli altri.

 

            gorgoleo Non sono né guercio, né gobbo, né zoppo, né malfatto.

 

            farinello Imparate a conoscere i personaggi di garbo.

 

            gorgoleo Sì bene, bricconcelli.

 

            farinello È un uomo di condizione, e sa levarsi le mosche dal naso, sapete.[20]

 

15        gorgoleo E chi n’ha dubbio?

 

            farinello È gentiluomo di Catanzaro.

 

            gorgoleo Vero.

 

            farinello E sa menare a tempo il bastone.

 

            gorgoleo Non voglio precipitare i miei interessi, del resto...

 

20        farinello E questo è il signor governatore dell’Isole Natanti Tiburtine.

 

            gorgoleo Ho la patente addosso.

 

            farinello E mette in mare un centinaio d’isole per volta.

 

            gorgoleo Così dicono.

 

            farinello Disgraziati, sì bene: isole mercantili, isole da guerra, isole da vela, isole da remo.

 

25        gorgoleo Questo non lo so di certo, ma credo di sì.

 

            farinello Bricconacci! E sono isole da rogna, isole da tigna, isole da cancari grandi e piccoli, e per la tigna particolarmente molti di voi averebbero bisogno d’andarvi adesso.

 

            gorgoleo Se le mie isole hanno questa virtù, gli farò la carità nondimeno, perché non son uomo vendicativo.

 

            farinello Vi fa onore a passar per questo paese, mascalzoni, furfanti.

 

            gorgoleo Poco giudizio.

 

30        farinello Che pollastri bacati ghiottonaccio? N’ho mangiato uno ancor io, ed erano squisiti e frolli.

 

            gorgoleo Squisitissimi, frollissimi.

 

            farinello E tu, ladroncellaccio che sei stato frustato per camicie rubate, e tanto non ne hai cencio addosso, non averesti a mettere la bocca ne’ fatti della gente d’onore. Che se il signor governatore si è nettate le mani imbrattate dalle smoccolature alla sua corvatta, si è nettato nel suo, e delle corvatte n’ha ventiquattro d’Olanda fina nuove nuove nel suo baullo.[21]

 

            gorgoleo Non credo sian tante, ma non importa.

 

            farinello E tu, disgraziato, non hai da mutarti cotesta, se non con quella che ti metterà il boia.

 

35        gorgoleo Peggio per lui.

 

            farinello Oh guardate in fine in fine, se Vostra Signoria illustrissima è persona da far ridere!

 

            gorgoleo Ma.

 

            farinello E chi si riderà di lui, birboncellaci, l’averà da fare con me.

 

            gorgoleo Che amico onorato! (mentre Gorgoleo sta rivoltato da una parte, Farinello gli tira dei torsi di cavolo facendo finta che sieno tirati dai ragazzi) Ohi ohi. Cancaro, pietre ancora?

 

40        farinello Non son pietre, illustrissimo, ma torsi di cavolo: e si fa conto dell’azione e del disprezzo. Ah, vigliacchi sciaurati.

 

            gorgoleo Se è cavolo, sarà cavolo impietrito.

 

            farinello È cavolo tenero, illustrissimo, ma non importa.

 

            gorgoleo Ritiriamoci.

 

            farinello Che ritirarci? Vostr’Eccellenza è governatore ed io sono uffiziale onorato.

 

45        gorgoleo Voi siete in uffizio, fratello, ma io non sono ancora in governo. Addio.

 

            farinello (lo trattiene) Finché ho sangue nelle vene son qui per lei; addietro lì, canaglia infame. (tira mano)

 

            gorgoleo Che bravo uffiziale! Lo vo’ far capitano d’una delle mie isolette.

 

            farinello Allegramente; sono andati per i fatti loro, e quel tiro di cavolo è stato saluto di partenza.

 

            gorgoleo In questa fortezza al vedere salutano colla palla.

 

50        farinello Ma io in verità, padrone illustrissimo, sono il più mortificato uomo del mondo di veder trattare in questo modo una persona come lei. Ah, illustrissimo ed eccellentissimo personaggio. (s’inginocchia)

 

            gorgoleo E perché? E che fate, fratello?

 

            farinello Chiedo perdono a Vostra Eccellenza illustrissima in nome di questa umilissima città e di tutto il suo umilissimo, e divotissimo, ed obbligatissimo territorio.

 

            gorgoleo Obbligato, signore uffiziale.

 

            farinello E quando Vostra Eccellenza illustrissima volesse ancora, per sua sodisfazione, si desse lo sfratto a tutt’i cavoli duri e teneri... Ma abbia in considerazione che i cavoli sono i medici de’ poveri uomini.

 

55        gorgoleo Sono medici che fanno più tosto del male. Ma basta, io vi ringrazio del buon affetto, e potete ancora ringraziare questa città e questo territorio, e purché la cosa sia finita, non occorr’altro. Anzi, se questo territorio (che penso sia qualche cavaliere principale) venisse una volta al mio governo dell’isole, noi sappiamo bene i nostri doveri.

 

            farinello Il signor Territorio è di stanza continua qui. Non occorr’altro.

 

            gorgoleo Oh basta, lasciatevi rivedere almeno voi.

 

            farinello Io sarò a servirla in ogni luogo e in ogni tempo, perché il suo tratto e la sua generosità m’hanno incantato alla prima.

 

            gorgoleo Per sua grazia, signor uffiziale.

 

60        farinello La sua fisonomia m’è subito piaciuta.

 

            gorgoleo Così mi diceva ancora una zingara.

 

            farinello E si ci vede proprio del signorile.

 

            gorgoleo Per vostra bontà, signor uffiziale.

 

            farinello Dell’amabile.

 

65        gorgoleo Ah, ah.

 

            farinello Del grazioso.

 

            gorgoleo Ah, ah.

 

            farinello Del dolce.

 

            gorgoleo Ah, ah.

 

70        farinello Del maestoso.

 

            gorgoleo Ah, ah.

 

            farinello Del disinvolto.

 

            gorgoleo Ah, ah.

 

            farinello Del cordiale.

 

75        gorgoleo Ah, ah.

 

            farinello Eccomi qua Eccellenza. Io son qua sempre per lei. Son uomo sincero e di questa sorte non ce ne troverà.

 

            gorgoleo Così credo.

 

            farinello Nemico giurato delle furbarie.

 

            gorgoleo Così mi persuado.

 

80        farinello Ecco la mano, eccellentissimo; sono al suo servizio fino alla morte.

 

            gorgoleo Ed io pure al servizio vostro.

 

            farinello Io son pover uomo, eccellentissimo, non ecceda i termini; dica più tosto: a’ vostri piaceri.

 

            gorgoleo E come volete; vi sono obbligato della vita.

 

            farinello Quell’obbligato ancora è troppo; basta ai vostri piaceri.

 

85        gorgoleo Ai vostri piaceri.

 

            farinello Vostra Signoria eccellentissima per la Dio grazia è ricco sfondato, ed ha di gran capitali, ed ha delle vele in mare a suo conto.

 

            gorgoleo Il signor Gorgolone, mio padre, mi ha lasciato qualche cosa. Possessioni in terra d’ogni sorta, vigne, case, botteghe, osterie e molti legni in mare, quale da vela e quale da remo a’ vostri piaceri.

 

            farinello Obbligato a’ favori suoi: ma se dovessi accettare giammai le sue grazie, prenderei più tosto a suo tempo e luogo una di quelle osterie in terra, perché nel mare non mi regge lo stomaco. Ed i suoi signori parenti stanno tutti bene?

 

            gorgoleo Io non vi ho altri parenti che mia nonna, la quale ha novantaquattr’anni finiti; la poveretta da un anno in qua ha un cancaro nel naso, ai vostri piaceri.

 

90        farinello Questo sarebbe un regalo che puzzerebbe più del pollastro di quindici giorni. Ma Vostr’Eccellenza ha un abito tagliato a tutta moda.

 

            gorgoleo Per moda di campagna può passare.

 

            farinello Qui ci sono de’ cortigiani a villeggio, e ne vogliono prendere certamente il disegno. Ma come mai gli serra bene addosso! Da questa parte ha fatto un pochino di sforzo, e ci è un piccolo strappo di due palmi.[22]

 

            gorgoleo Fu forza d’uno starnuto che portò via di netto quattordici bottoni che ci mancano.

 

            farinello Lei sappia che qui e alla corte di Roma si è introdotto adesso quest’uso nelli starnuti di dire: il cielo guardi Vostra Signoria illustrissima e i suoi bottoni.

 

95        gorgoleo Vi ringrazio della notizia.

 

            farinello Passerà Vostra Eccellenza illustrissima alla corte?

 

            gorgoleo Penso di sì.

 

            farinello Quelle dame voglion restare incantate dal suo spirito.

 

            gorgoleo Lo credo.

 

100      farinello E ve ne troverà molte delle più giovani della signora nonna.

 

            gorgoleo Me l’immagino.

 

            farinello Io voglio venire servendola a Roma, e qui pure sono al suo comando. Ha ella fermato quartiere?

 

            gorgoleo Appunto lo stava cercando.

 

            farinello Non occorr’altro: si lasci servir da me, che ho tutta la pratica di questa città.

 

 

                                    SCENA QUINTA

 

                                    Alidoro e detti.

 

            alidoro     Signor governatore, ella è qui! Oh che sorte è la mia d’incontrarla adesso in questo luogo! Oh chi me l’avesse mai detto. Il signor governatore a Nettunno! Io sto a vedere ch’ella non mi riconosce!

 

            gorgoleo A’ suoi piaceri.

 

            farinello (agli orecchi) Questo è cavaliere: va detto servitor suo.

 

            gorgoleo Servitor suo.

 

5          alidoro     È possibile che nel corso di soli cinque anni ella mi abbia scancellato dalla sua memoria e che non mi riconosca per il miglior servitore della sua casa?

 

            gorgoleo Io veramente... (a Farinello) Ma chi è costui?

 

            alidoro     Io so a mente tutte le strade di quella bella città di Catanzaro, ed ho servitù con moltissime di quelle dame. Voi non mi raffigurate ancora?

 

            gorgoleo Signore... (a Farinello) Io non lo conosco certo.

 

            alidoro     Il suo signor padre, buona memoria, mi ha fatte mille cortesie, e la sua signora Nonna, Dio l’abbia in cielo...

 

10        gorgoleo Mia nonna è viva.

 

            alidoro     Voglio dire: Dio l’abbia in cielo, quando muore.

 

            gorgoleo Bene, bene. (a Farinello) Io non l’ho mai visto.

 

            alidoro     È più vivo quel buon pasticciere che stava su da... da... da... Come si chiama?

 

            gorgoleo Dalla Piazza vecchia?

 

15        alidoro     Cotesto. Oh quante allegrie vi abbiamo fatte insieme!

 

            gorgoleo Ora Vostra Signoria mi perdoni... (a Farinello) Se l’ho mai visto che il diavol mi porti, signor uffiziale.

 

            alidoro     Mi ricordo che andavamo la sera della state al passeggio delle dame in quel luogo là... là... là. Oh memoriaccia maledetta! Dove vanno a passeggio le dame?

 

            gorgoleo Alla Porta di mare.

 

            alidoro     Giusto costì, alla Porta di mare. E Vostra Signoria me l’insegnava tutte ad una ad una. Ci pensi un poco, che gliene sovverrà.

 

20        gorgoleo Penso e ripenso... (a Farinello) Signor uffiziale, ci darei la volta al cervello.

 

            farinello Non sono le prime cose che escono dalla memoria, particolarmente gli uomini di negozio.

 

            alidoro     Ora io voglio abbracciarla, e voglio che siamo amici più che mai.

 

            farinello Si vede che questo cavaliere porta un grande affetto a Vostra Eccellenza, ne faccia conto, perché in questo paese fa la prima figura.

 

            alidoro     Mi dia un poco qualche nuova della sua casa. Il signor padre  morì vecchio assai?

 

25        gorgoleo Sì signore, quasi di novant’anni.

 

            alidoro     Scrissero che morisse delle sue gotte.

 

            gorgoleo Morì d’una cascata, e peraltro non aveva mai patito di gotta a’ suoi giorni.

 

            alidoro     Pareva almeno gottoso, perché portava quel suo bastoncello.

 

            gorgoleo Né pure mai portò bastone il signor padre.

 

30        alidoro     E questa fu la sua morte, che se avesse portato un poco il bastoncello per appoggiarsi, non sarebbe cascato. Ed io mi ricordo che gli regalai una canna d’India col pomo d’argento, perché se ne servisse.[23]

 

            gorgoleo Questa canna d’India non l’ho trovata nell’eredità.

 

            alidoro     Mi scrisse poi lui medesimo che l’aveva donata ad un suo compare.

 

            gorgoleo È assai, perché mio padre non donava mai niente a nessuno.

 

            alidoro     Come si chiama quella dama bionda... Oh Dio! La... la... la...

 

35        gorgoleo La signora Niccola Torsella forse?

 

            alidoro     Appunto. Io la serviva, e per sua cagione feci un duello del quale Vostra Signoria averà sentito più volte parlare. E fu con quel cavaliere bravo che era stato tanto tempo alla guerra, e che portava sempre tante bocche di fuoco. Il signore... Il signore... l’ho nella punta delle lingua.

 

            gorgoleo Don Ciccio Pozzuolo sarà stato.

 

            alidoro     Don Ciccio, sì bene. Smemorato ch’io sono.

 

            farinello (all’orecchio) E per questo duello si partì da Catanzaro cotesto cavaliere.

 

40        alidoro     Dirò come fu. Io comprai un bel galano d’una fettuccia d’oro alla bottega del suo signor Padre.[24]

 

            gorgoleo Mio padre negoziava in ferro ed in cuoio solamente.

 

            alidoro     Ma sottomano e di contrabando negoziava ancora in fettucce.

 

            gorgoleo Ho caro che me l’abbia detto, perchè i giovani di banco non mi hanno manifestato questo capitale nell’inventario.

 

            alidoro     Ora don Ciccio non voleva che la dama portasse quel mio galano, ed io presi perciò briga con lui, e lo passai con una stoccata nel fianco che stette per morire, ma dalla vergogna si fece medicare segretamente.

 

45        gorgoleo Una stoccata nel fianco a don Ciccio?

 

            alidoro     Così fu.

 

            gorgoleo L’ho caro, Dio mel perdoni, ma caro, caro, carissimo.

 

            alidoro     Perché?

 

            gorgoleo Perché una volta mi diede uno schiaffo, ma io però gli risposi...

 

50        alidoro     Con una stoccatona?

 

            gorgoleo Altro che stoccatona. Gli dissi le mie sillabe chiare e tonde.

 

            alidoro     Ora giacché vuol saperla, cotesto affronto fatto a Vostra Signoria mi mosse alla risoluzione di chiamarlo alla spada, e vendicarmi più tosto dell’offesa fatta alla sua casa che d’altro. 

 

            gorgoleo E quando successe questo duello? Perché del mio schiaffo mi par d’averne un po’ di ricordo.

 

            farinello (all’orecchio) Ohibò, ohibò, eccellenza, coi cavalieri non si discorre mai più delle passate ingiurie, ed ogni cosa debbe scordarsi.

 

55        gorgoleo Or basta. Non mi curo di saper altro, obbligato alla sua amicizia, e se mai fusse dato uno schiaffo a lei, so io l’obbligo che mi corre.

 

            alidoro     Se m’accadesse questa disgrazia, e che io non potessi menar le mani da per me, glielo farò sapere, ma con questo don Ciccio fece la pace Vostra Signoria?

 

            gorgoleo Lui si disdisse dello schiaffo, ma io non volli disdirmi delle parole, e siamo stati sempre grossi grossi.[25]

 

            alidoro     Or sappia che questo rompicollo, che è bandito di tanti paesi, batte qui spesso a Nettunno, e se le cose non sono accomodate, non voglio che ella stia sottosopra a qualche affronto. Pertanto, signor governatore, si contenti di alloggiare in casa mia, alla quale don Ciccio porterà più rispetto che ad ogni altro luogo.

 

            gorgoleo Non signore. Io ho già pregato qui il signor uffiziale che mi trovi un commodo alloggio, e lui...

 

60        alidoro     E lui non averà tanto ardire il signor uffiziale di allogare altrove la sua persona, mentre aver voglio io l’onore di servirla e guardarla in casa mia.[26]

 

            farinello Signor governatore, non voglio pigliare impegni con questo cavaliere, e quando egli non voglia che altri lo riceva, ha tanta potenza in questo paese che Vostra Eccellenza dormirebbe nella strada, e sarebbe sottoposta ad ogni poco a ricevere di quei saluti colla palla che le sono stati fatti oggi con quel cavolo impietrito.

 

            alidoro     Padron mio, dove sono le sue valigie?

 

            gorgoleo L’ho lasciate col mio servitore nella barca.

 

            alidoro     Mandiamo a prenderle.

 

65        gorgoleo Non c’è pericolo che il mio servitore le consegni ad altri che a me, perché gli ho detto che in questi porti di mare ci sono de’ furbi e non credo a nessuno affatto.

 

            farinello Prudentemente.

 

            alidoro     (da sé) (In ogni cosa ci trovo da imparare).[27]

 

            farinello Io anderò servendo alla barca il signor governatore, e lo condurrò poi qui da Vostra Signoria illustrissima.

 

            alidoro     V’aspetto senz’altro.

 

70        farinello Non si dubiti.

 

            alidoro     Verrei a servirla io medesimo, ma stimo meglio restar qui a ordinare alcuna cosa. Signor uffiziale, sbrigatevi.

 

            farinello Adesso adesso siamo qui.

 

            gorgoleo Ma io, signor uffiziale mio, giurerei di nuovo di non averlo mai visto, né conosciuto.

 

            farinello Gli dirò: questo cavaliere ha avuta una lunga malattia ed è molto trasfigurato.

 

75        gorgoleo Sarà così. E forse questa malattia gli avrà debilitata ancora la memoria, perché non si ricorda di tutte le cose di Catanzaro. Ma insomma quest’amicizia m’è arrivata nuova.

 

            farinello Bisogna tenerne conto. (partono)

 

            alidoro     Il governatore è in buone mani. Or voglio mettere all’ordine il primo lazzo. Oh di casa.

 

 

                                    SCENA SESTA

 

                                    Maestro Tamburlano e Alidoro.

 

            tamburlano        Chi è?

 

            alidoro     Penso che ella sia il signor medico, a cui già sia stato parlato per mia parte.

 

            tamburlano        Non ho questa prerogativa di medico. Io so bene maestro Tamburlano speziale a suo comando.

 

            alidoro     Maestro Tamburlano carissimo, ho appunto bisogno che distilliamo certa bella invenzione. Ditemi, il nostro signor dottore Solutivo sarà in casa?

 

5          tamburlano        Sì signore. Ma sta sbrigandosi da certe ordinazioni con certi poveri ammalati. Adesso vo a dirgli che Vostra Signoria lo domanda.

 

            alidoro     Non lo scomodate no, starò aspettando che sia spedito per pregarlo a prender la cura d’un certo mio parente, di cui egli è già informato.

 

            tamburlano        Che male ha, se è lecito?

 

            alidoro     Ha cominciato a dare in qualche frenesia, e si vorrebbe sollecitamente guarirlo prima che si maritasse, essendo in impegno di dar la mano alla sposa ogni dì che sia.

 

            tamburlano        Bene, bene, sono informato ancor io, che eravamo insieme, quando gli è stato parlato per questo suo parente. Vedete, signor mio, più valente dottore di questo voi non potevate trovare, perché pesca la medicina al fondo.

 

10        alidoro     È il meglio soggetto di questo paese.

 

            tamburlano        E camina per la strada battuta de’ medici antichi: ma eccolo appunto.

 

 

                                    SCENA SETTIMA

 

                                    Dottor Solutivo e detti.

 

            alidoro     Mi compatisca, signor Dottore, se le sono importuno. Io son quegli che l’ho fatto pregare per quel povero mio congiunto che patisce di frequenti deliri, e che...

 

            solutivo    Bene, bene, son qua tutto disposto a servirla.

 

            alidoro     E vorrei, come sa, che si compiacesse di tenerlo in sua casa a curare, acciò l’operazione si facesse con più commodo e più segreta ancora.

 

            solutivo    Non occorr’altro: ho già in ordine buone stanze per l’infermo e mi creda, che la pazienza che ha la mia serva con gli ammalati...

 

5          alidoro     Eccolo qua appunto il pover’uomo. Fra l’altre cose si è messo in testa di esser governatore dell’Isole Natanti Tiburtine.

 

            solutivo    Ah ah ah. Governator di quella pozzanghera? Ma all’abito ancora si conosce che il pover’uomo ha qualche idea stravolta in testa. Ora la congiuntura è a proposito, ed appunto ho in casa il signor dottor Astringente mio compagno collegiale, il quale sentirà ancora lo stato della frenesia...

 

            alidoro     Benissimo.

 

 

                                    SCENA OTTAVA

 

                                    Gorgoleo e detti.

 

            gorgoleo Il nostro uffiziale è qui addietro con i baulli, ed io son qua...

 

            alidoro     Ella è qua per favorirmi, ed io prenderò un poco di licenza, perché voglio andare in traccia di don Ciccio del Pozzo che è qui in paese, come ho saputo. Intanto io la lascio in buone mani e questo galantuomo la servirà con tutta la più fedele attenzione.

 

            solutivo    Il signor Alidoro mi fa avere questa fortuna, ed io impiegherò tutta l’opera mia per assisterlo, com’è l’obbligo mio.

 

            gorgoleo (da sé) (Costui debbe essere il suo maestro di casa. Cappita, è un uomo di gran civiltà).[28]

 

5          solutivo    Ordinerò quello che mi suggerirà la mia professione, e se la natura ha prodotto cosa di salutifero e di prezioso, tutto si ha da mettere in opera.

 

            gorgoleo Eh non faccia cerimonie, signor Alidoro; io non vengo qui per dare incommodo, e questo galantuomo non s’ha da pigliar soggezione.

 

            solutivo    Io ordinerò e questo qua farà la manipolazione secondo l’arte.

 

            gorgoleo (da sé) (E quello è il cuoco. Guardate com’è pulito! Non ha pure una macchia addosso! Sicuro, sicuro, cucinano senz’unto in questi paesi).

 

            alidoro     (a Solutivo) Queste sono sei doppie a buon conto, e poi quel di più che ho detto.

 

10        gorgoleo Ma che cosa è questa? Vostra Signoria non ha da mettersi in queste spese per mia cagione.

 

            alidoro     Si lasci di grazia servire: ella pensa ad una cosa e sarà un’altra.

 

            gorgoleo Mi tratti da amico, altrimenti me ne vo il primo giorno.

 

            alidoro     E da buono amico voglio servirla. (a Solutivo) Senta, signor dottore, che tratta d’andarsene. Avverta. Non se lo lasci scappare dalle mani.

 

            solutivo    L’ha da far con me. Orsù, padron mio, si compiaccia entrar en casa.

 

15        alidoro     Vada pure, perché i suoi baulli saranno portati qui adesso, e non pensi ad altro, ma di grazia mi compatisca, se fo la seconda malacreanza di lasciarla.

 

            gorgoleo Buono! Mi burla eh! Lei scuserà me del troppo ardire. Ma con quel don Ciccio non s’impegni, che è un rompicollo. (entrano tutti in casa e Alidoro resta)

 

 

                                    SCENA NONA

 

                                    Alidoro e poi Farinello co’ baulli.

 

            alidoro     Il prim’atto della commedia comincia felicemente. Or ecco qua Farinello.

 

            farinello Questi sono i baulli del nostro gran governatore; e mi pare che vada al suo governo con poco equipaggio.

 

            alidoro     Ed il suo servo dov’è?

 

            farinello Il suo servo è disgraziato quanto il padrone; è coperto da capo a piedi di guidareschi, e credo se lo conducesse all’Isola de’ Cancari per governatore.[29]

 

5          alidoro     Ma dov’è?

 

            farinello L’ho lasciato in una bettola a mangiare e bere, pagandogli il conto, perché da Catanzaro in qua il padrone l’avea fatto campar di biscotto. M’ha conosciuto per amico del padrone della barca e del medesimo padrone suo; e m’ha fidate le chiavi delle valigie (qui si faccia la mostra delle chiavi da Farinello, per maggior servizio dell’accidente futuro) col supposto che Gorgoleo si vogli mutare adesso la camicia e la corvatta calefattata, avendolo assicurato che tra poco tornerò a pigliarlo e condurlo a casa.[30]

 

            alidoro     Bene, bene, la chiave di queste valigie può servirci a scuoprire qualche segreto, o almeno per ordire qualche altra partita al nostro governatore.

 

            farinello E perché Gorgolizzo (che così ha nome il servitore) non ci venga a dar fastidio, l’ho consegnato ad altro liparotto mio paesano, che fa segretamente le buone voglie, accioché lo conduca in un vascello che è in porto, il quale stanotte fa vela verso Levante.

 

            alidoro     Tu l’hai pensate tutte, Farinello sagace, perché cotesto servo poteva imbrogliarci qualche disegno. Or andiamo pur via con coteste valigie, che n’ho pensata una bella, ma io voglio la tua approvazione.

 

10        farinello Sentiamo (partono).

 

 

                                    SCENA DECIMA

 

                                    Appartamento del medico con libri. Gorgoleo e Solutivo.

 

            gorgoleo Quest’è un bell’appartamento, e questi sono di molti libri. (da sé) (Bisogna che questo mio amico sia un gran virtuoso).

 

            solutivo    Per quel che fa la professione, ci è qualche cosarella da vedere. Quanti bisogni può avere il corpo umano, a tutti provedono questi scrittori.

 

            gorgoleo Poffar il mondo! Quanti autori trattano d’empire il corpo! Non si può negare che nella cucina ancora ci è un gran lusso ai tempi nostri.[31]

 

            solutivo    Non ci è il migliore studio che quello che serve alla conservazione della nostra vita.

 

5          gorgoleo Ora no, no, no. Pane e vino buono, questo sì; e buona minestra di vermicelli...

 

            solutivo    Questi non sono cibi per lei.

 

            gorgoleo Pane e vino non sono cibi per me?

 

            solutivo    Non ho quest’ordine.

 

 

                                    SCENA UNDECIMA

 

                                    Dottore Astringente e detti.

 

            astringente       Servo di lor signori.

 

            gorgoleo E Vostra Signoria che ordine ha?

 

            astringente       Di servirla in tutto e per tutto.

 

            gorgoleo            Cioè di pane e vino buono.

 

5          astringente       Me ne rimetto al mio maggior compagno.

 

            gorgoleo Ve ne rimettete al compagno! Ma con quelle sei doppie non ci sarà manco da sdigiunarsi?

 

            solutivo    Bisogna avere un poca di pazienza, che ci sarà tutto.

 

            gorgoleo (da sé) (Ah ora capisco: la cucina non è a ordine; e non vogliono metter in tavola, se non tutto insieme).

 

            solutivo    Date da sedere: s’accomodi, signor mio: signor dottor Astringente, segga.

 

10        astringente       Son qua ad ubbidire il signor dottor Solutivo.

 

            gorgoleo Lei Astringente, e lei Solutivo?

 

            solutivo    Al suo comando.

 

            gorgoleo E servono tutti due il signor Alidoro che mi favorisce?

 

            astringente       Eseguiamo l’uno e l’altro i suoi ordini.

 

15        gorgoleo (da sé) (Guardate, tiene due maestri di casa dottori. Solutivo è quello che paga i conti e Astringente è quello che restringe le spese).

 

            solutivo    Favorisca. (gli piglia la mano e sente il polzo)

 

            gorgoleo Padron mio: a’ vostri piaceri. (da sé) (Credo che questo sia il trattamento co’ maestri di casa). Ma che tasta Vostra Signoria?

 

            solutivo    Com’ha ella appetito?

 

            gorgoleo Grandissimo.

 

20        astringente       Mi dispiace.

 

            gorgoleo Le solite strettezze di voi altri maestri di casa indiscreti che volete restringere la tavola più del dovere; ma se il padrone vuol ch’io mangi il mio bisogno e che io beva quant’ho sete?

 

            astringente       Pazienza! Ma che dice il signor collega anziano di questo modo di parlare e di questo tanto appetito e voglia di bere?

 

            solutivo    Mi confermo in quanto ci è stato detto. Quest’appetenza poi del cibo, cioè del freddo e dell’umido è un’indicazione del caldo e del secco ch’è nelle viscere. Dorme bene Vostra Signoria?

 

            gorgoleo Quando ho pieno il corpo, sì bene che dormo.

 

25        solutivo    Come fa de’ sogni?

 

            gorgoleo Delle volte sogno, sicuramente.

 

            solutivo    Di che natura di sogni?

 

            gorgoleo Di che natura sono i sogni? Oh che gente curiosa! (da sé) (Ma ora intendo, la cucina non è a ordine; e fanno per trattenemi in dicorsi).

 

            astringente       Come orina carico Vostra Signoria?

 

30        gorgoleo Gli asini orinano ancor quando son carichi: perché gli uomini soglion posare prima quel che portano...

 

            astringente       Eh non signore.

 

            gorgoleo Ora io non orino, se non beo.[32]

 

            solutivo    Abbia più flemma, che noi siamo qui per servirla d’ogni cosa, ma a tempo debito. Si compiaccia d’ascoltare, perché noi non abbiamo qui altro negozio che quello della sua salute. E perciò sarà bene che lasciando il linguaggio degli aforismi, la discorriamo un poco volgarmente per la sua capacità sopra quello si debbe ordinare.

 

            gorgoleo Che né pure è ordinato quel che si ha da mangiare? (da sé) (Quanto era meglio che me n’andassi all’osteria).

 

35        solutivo    Egli è certo, signor collega anziano, che non si può guarire una malattia senza perfettamente conoscerla, e non si può perfettamente conoscere alcun male senza stabilirne l’idea particolare e la vera specie da’ suoi segni diagnostici e prognostici. Pertanto Vostra Signoria eccellentissima mi darà licenza d’esaminare il male del quale si tratta, prima di risolvere a che rimedi converrà ricorrere per la total curazione del nostro infermo. Io dico dunque che il nostro infermo è malamente travagliato, occupato ed invasato di quella sorta di follia che noi sogliam chiamare malinconia ipocondriaca, follia veramente delle più fastidiose che si trovino, per la curazione della quale non ci abbisognava meno che un Esculapio de’ nostri tempi consumato nell’arte, come Vostra Signoria eccellentissima ch’è incanutita fra libri e fra l’esperienze; e che ha conversato con più scheleti nelle scuole anatomiche di quello che abbia fatto cogli uomini. Io la chiamo malinconia ipocondriaca per distinguerla dall’altre due: imperocché il nostro infallibile maestro Galeno stabilisce dottissimamente al suo solito tre sorti di questa infermità che malinconia s’addimanda, nome non totalmente così usato da’ latini, ma da’ greci pure, ch’è quello che bisogna osservare nel nostro caso. La prima sorte di malinconia è quella che procede dal vizio del cervello; la seconda, che procede dal sangue, quand’è guasto dall’atrabile; la terza chiamata ipocondriaca, qual è la nostra, la quale certamente riconosce per sua cagione il vizio di qualche parte del basso ventre e della regione inferiore, e particolarmente della ratta: il color della quale porta al cervello del nostro ammalato delle fuligini grosse e nere, e de’ vapori maligni che purtroppo depravano le funzioni della facoltà intellettiva, secondo che da più segni Vostra Signoria eccellentissima si sarà finora avvisata. E vuol vederne, Vostra Signoria eccellentissima, il diagnostico manifesto? Osservi quella malinconia accompagnata da timore e diffidenza. Questi sono individualissimi patognomonici segnali di questa ipocondriaca follia, secondo che nota il divino Ippocrate. Quella fisonomia? Quegli occhi rossi e focati! Quella gran barba, quella corporatura minuta estenuata, quella carnagione abbronzita e pelosa! Danno a conoscere alla prima l’interno vizio dell’ippocondri, e senza dubbio quest’infermità si è in lui per gran tratto di tempo naturalizzata, invecchiata ed abituata, e talmente intrinsecata con lui che per poco potrebbe degenerare o in mania, o in tisia, o in apoplesia, o finalmente in frenesia, o furore. Tutto ciò supposto, e giacché un male ben conosciuto è mezzo guarito; secundum illud, ignoti nulla est curatio morbi; non sarà ora difficile di convenire sopra i rimedi che debbono prepararsi al nostro paziente gentilissimo. Primieramente per rimediare questa pletore otturante i vasi, ed a questa cacochimia lussuriante per tutto l’interno, io son di parere che le vene sieno di soverchio abbondanti, e perciò in primo luogo faccia di mestiere aprire la basilica. Secondariamente la cefalica, e quando il male non cessi, debba apriglisi ancora la vena della fronte, e che il taglio sia ben largo, acciocché il sangue grosso possa più facilmente escire; ma nel medesimo tempo propongo ancora che si debba purgare, disoppilare, ed evacuare per via purgativi propri e convenienti; siccome la vera origine di tutto il male, bisogna affermare che sia o in umor crasso e feccioso, o in vapor nero e grosso che viene annebbiando, infettando e inquinando gli spiriti animali; stimo proprio ancora che egli prenda un bagno d’acqua limpida e pura, e con qualche quantità di latte ben passato, ad effetto di purificare per mezzo dell’acqua la feccia degli umori grossi, e rischiarare per via del latte la fuligine di questo vapore; ma prima d’ogni cosa io stimerei che fosse a proposito divertirlo in conversazioni di canti e d’istrumenti musicali d’ogni sorta, né giudicherei che repugnasse ancora il tramezzarvi de’ balli, affinché i muovimenti, l’agilità e la scioltezza de’ ballerini possano eccitare e risvegliare la sonnolenza de’ suoi spiriti ebetati, d’onde procede il condensamento del sangue, e per conseguenza la sua malattia. Questo è quanto ho giudicato stabilire sopra l’infermità, e pensare intorno a’ rimedi, rimettendomi a tutto quel di più che parrà bene suggerire, aggiungere e moderare a Vostra Signoria eccellentissima mio maestro, secondo la sua ben fondata esperienza, il suo giudizio infallibile e la sua incontrastabile autorità, che nella nostra arte medica sopra di tutti si è meritamente acquistata; e sopra gli ammalati piccoli e grandi, ammalati savi ed ammalati matti, matti allegri e matti malinconici; matti per vizio di cervello, matti per vizio di sangue, matti per via d’umori tramandati dal ventricolo, matti insomma presenti e matti futuri. Dixi.[33]

 

            astringente       Non piaccia al cielo, eccellentissimo signor consulente maggiore, che mi caschi giammai in pensiero di rimuover nulla di così bene stabilita idea, e di alterar così proprie e così studiate ordinazioni. Ha ella così ben discorso sopra tutt’i segni, i sintomi, le cagioni e le radici del male del nostro novello decumbente, ed il suo ben ordinato ragionamento ha toccato così bene tutta la dottrina e ritrovate tutte l’osservazioni dei primi dottori della nostra antica professione, che mi pare certamente impossibile che il nostro ammalato non sia, com’ella dice, malinconico ed ipocondriaco da curarsi, com’ha proposto, e finalmente che non sia pazzo, come Vostra Signoria eccellentissima con tanti argomenti l’ha saputo provare. Anzi, quando veramente egli non fosse tale, quale le sue prove l’hanno dimostrato, bisognerebbe che necessariamente diventasse tale per forza, dalle ragioni da Vostra Signoria eccellentissima così bene addotte. In verità graphice depinxisti tutte le parti, tutte le circostanze, tutti gli effetti di questo male, ed ha così dottamente, discretamente, profondamente, altamente conceputo, pensato, immaginato, diviso, argomentato e conchiuso, tanto nel diagnostico che nel prognostico, che non mi resta cos’alcuna da replicare, se non che di fare le sanguigne e le purgazioni più tosto in numero caffo, secondo l’assioma numero Deus impare gaudet. Siccome di prendere il latte avanti il bagno, e non poi, e di comporgli una fascia per la fronte ingruppata nel sale, essendo il sale simbolo della saviezza. Ancora proporrei di fargli imbiancare le muraglie della sua camera per dissipar le tenebre de’ suoi fantasmi, poiché album est disgregativum visus, e di dargli ad ogni tanto un piccolo serviziale, il quale serva di preludio e d’introduzione a tutti quei rimedi che Vostra Signoria eccellentissima ha saviamente disposti al suo sgravio; ed infine, per conclusione del mio ragionamento non mi resta se non di rallegrarmi di tutto cuore con questo nostro felicissimo ammalato, che nacque sotto il felice oroscopo di cascare nelle nostre mani, e di congratularmi ch’egli ha una gran fortuna d’esser pazzo, mentre perciò vien destinato dal cielo a sperimentare in se stesso l’efficacia e la soavità de’ rimedi che il vostro gran sapere gli ha così giudiziosamente proposti, e purgativamente, apertivamente, basilicamente e cefalicamente ordinati: e quando mai ponesse la crisi del male che dovesse crescere fin’al segno d’esser legato per qualche tempo, egli dovrà benedirvi mille volte quei lacci, quelle ciambelle e quelle funi pietose...[34]

 

            gorgoleo (si alza infuriato) Che ciambelle! Che funi pietose? Che spropositati discorsi son questi? E qui un’ora che per creanza vi sono stato a sentire, e mi par che si faccia una commedia.

 

            solutivo    Non signore, noi abbiamo parlato nel vero, e nel caso della vostra follia ipocondriaca.

 

            gorgoleo Ipocondrici e pazzi mi parete voi altri, per non dirvi ancora pezzi di somari.

 

40        solutivo    Ancora dell’ingiurie ai medici! Ecco un diagnostico che ci mancava per l’indizio più certo del suo male, il quale a mio parere potrebbe fra poco trascendere nel furore.

 

            gorgoleo (da sé) (E con que diavol di gente m’hanno messo qui.) (comincia a sputare tre, o quattro volte)

 

            astringente       Altro diagnostico! Lo sputo frequente.

 

            gorgoleo Orsù io me ne andarò un poco a mangiare altrove.

 

            solutivo    Altro diagnostico pure. Fame insaziabile e voglia di cangiar luogo.

 

45        gorgoleo E che accoglienza a’ forestieri è questa? In cambio d’empirgli il corpo con un buon pranzo, volerglielo votare co’ lavativi![35]

 

            solutivo    Cattivo segno, quando un ammalato aborrisce i rimedi.

 

            gorgoleo Che ammalato e non ammalato, io mi sento sano com’un pesce.

 

            astringente       Pessimo segno, quando un ammalato non sente il male. Signor mio, se non sentite il vostro male voi, lo sentiamo noi, ed i nostri aforismi medici non ci possono ingannare.

 

            gorgoleo Io ho in tasca i medici e la medicina.[36]

 

50        solutivo    Ohimè; siamo giunti al delirio maggiore.

 

            gorgoleo Mio padre e mia madre non hanno voluto mai medici d’intorno, e sono morti vecchi per questo.

 

            solutivo    Non mi maraviglio dunque, se abbiamo fatto un figlio matto; eccellentissimo signor consulente maggiore, diamo mano adesso alla curazione, cominciando dalla dolcezza letificante degli acidi del suo sangue, che sarebbe per accendersi nelle manie più frenetiche. (partono)

 

 

                                    SCENA DUODECIMA

 

                                    Gorgoleo.

 

            gorgoleo E che razza di matti fanno in questo paese? Basiliche! Cefaliche! Diagnostici! Prognostici! Io non ho inteso della rabbia.

 

 

                                    SCENA DECIMATERZA

 

                                    Vengono due musici vestiti a ninfe accompagnati da vari stromenti e buffoni saltatori, e cantano i musici.

 

                                    Buondì, buondì, buondì,

                                    non vi lasciate uccidere

                                    dal dolor malinconico,

                                    noi vi faremo ridere

                                    col nostro canto armonico:

                                    sol per guarirvi

                                    siamo venuti qui.

                                    Buondì, buondì, buondì.

 

            gorgoleo Buondì e buon anno. Oh, che gente matta? Oh che paese spiritato![37]

 

            prima ninfa          Noi siam le ninfe Naidi

                                    del pelago di Tivoli,

                                    che l’isole che nuotano,

                                    facciam danzar così:

                                    buondì, buondì, buondì.

 

                                    (intanto i ballarini fanno qualche danza)

 

            gorgoleo Oh dove diavolo son io venuto a pigliar moglie?

 

5          seconda ninfa       Li sposi che si grattano

                                    la rogna, usato conio

                                    del nuovo matrimonio,

                                    e quei che si riscattano

                                    dal fiero morbo gallico,

                                    per allegria festeggiano

                                    nel tiburtino oceano:

                                    e nel danzar salutano

                                    l’onda che li guarì.

 

            a due                       Buondì, buondì, buondì.

 

                                    (e intanto saltano i buffoni)

 

            gorgoleo Ma che diavol di gente siete? Si può sapere che cosa volete da me?

 

            prima ninfa          Io che difendo i termini

                                    dell’Isola Apopletica

                                    vostra serva umilissima;

 

                   seconda ninfa       Ed io che guardo i margini

                                    dell’Isola de’ cancari

                                    vassalla ossequiosissima.

 

10        a due                       In segno d’obbedienza

                                    al nostro nuovo preside.

 

                   seconda ninfa       Un cancaro.

 

            prima ninfa          Una gocciola.[38]

 

            a due                       Vi vengo annunziar qui:

                                    buondì, buondì, buondì. (ballono)

 

            gorgoleo Un cancaro che mangi voi, e una gocciola che vi faccia schiattare. Ma dov’è il signor Alidoro? Dov’è l’uffiziale, dove sono i miei baulli e dov’è da mangiare?

 

 

                                    SCENA DECIMAQUARTA

 

                                    Tamburlano con una canna da clisteri, ed altre canne in mano ad un garzone di bottega.

 

            tamburlano        Da mangiare si prepara adesso: ma prima del pranzo ho portata una piccola ordinazioncella che farà mangiare con più appetito.

 

            gorgoleo Che roba è cotesta.

 

            tamburlano        Un clisterino tiepido tiepido, ordinato da questi signori eccellentissimi.

 

            gorgoleo Oh mi maraviglio di voi, non voglio cotesta materia d’intorno.

 

5          tamburlano        No no, non si alteri, che è un’ordinazione graziosa, benigna, detersiva, lenitiva e apperitiva. Sopra tutto ella è metodica, metodica veh, signore illustrissimo. Via su, si disponga. (le due ninfe co’ saltatori pigliano una canna per uno dal garzone, girandole intorno, e le ninfe cantano)

 

            prima ninfa          Pigliatelo bel bello,

                                    che non vi farà male,

                                    zuccaro, latte e sale,

                                    che votano il budello:

 

            a due                       pigliatelo bel bello.

 

                                    (nell’intercalare i saltatori danzano colle canne in mano)

 

                   seconda ninfa       Zuccaro e sal che uccidono

                                    i vermi generati

                                    dai pollastri bacati,

                                    e che la milza purgano,

                                    e purgano il ventricolo

                                    da ogni umor tristo e fello.

 

            a due                       Pigliatelo bel bello.

 

10        prima ninfa          È latte che rinfresca,

                                    e rende il benefizio.

 

                   seconda ninfa           Non è già quel servizio,

                                    che fanno alla turchesca

                                    serrando l’orifizio

                                    col duro chiavistello:[39]

 

            a due                       pigliatelo bel bello.

 

            prima ninfa          Si piglia passegiando,

 

                   seconda ninfa       si piglia ragionando

 

15        prima ninfa          con canna d’ogni sorte

 

                                    (ad ogni poco fa forza di partire, ma lo trattengono)

 

                                    lunghe, mezzane e corte

                                    da infermo largo e stretto,

                                    fatte dall’architetto,

                                    che fece il Coliseo.

 

                   seconda ninfa       Altre dal Galileo

                                    prima de’ cannochiali:

 

            prima ninfa          canne da generali,

 

                   seconda ninfa       canne da comandanti,

 

            prima ninfa          canne dolcificanti,

 

20        seconda ninfa       canne dolcificate

                                    per genti innamorate.

 

            prima ninfa          Canne per ogni stato.

 

                   seconda ninfa       Canne da celibato,

                                    per cui s’opprime il fomite:[40]

 

            prima ninfa          canne da coniugato,

                                    che fan per arte medica

                                    clisteri epitalamici

                                    pel giorno dell’anello:

 

            a due                       pigliatelo bel bello.

 

25        gorgoleo (fuggendo) Le canne, le corna che vi strippino, diavoli scatenati.

 

                                    (e tutti saltando attorno colle canne gridano)

 

                                    Pigliatelo bel bello.

 

                                    FINE DEL PRIMO ATTO

 

 

 

                  ATTO SECONDO

 

                                    Strada

 

                                    SCENA PRIMA

 

                                    Dottor Solutivo e Farinello.

 

            solutivo    Ci è scappato dalle mani come un demonio scatenato, senza voler medicamenti di veruna sorta, e crediatemi che le prime ordinazioni erano leggere e graziose.

 

            farinello Ma insomma questo non voler essere medicato è segno di poco cervello.

 

            solutivo    Di cervello stravolto e d’intelletto depravato.

 

            farinello Ma né pure ha voluto sentir quei musici che aveva mandati il signor Alidoro?

 

5          solutivo    Il signor Alidoro aveva mandata una compagnia a proposito per tenerlo allegro, com’era di bisogno. Ma non ha voluto divertimenti di veruna sorta.

 

            farinello E l’averebbe guarito sicuramente?

 

            solutivo    Se si fossero ancora compilate nel suo pazzo cervello tutte le pazzie frenetiche, malinconiche e maniache che sono nello spedal de’ pazzarelli di Roma; egli a forza di mie ricette doveva diventar savio, al più al più, in quaranta giorni; in quarantacinque poi averebbe potuto dar consiglio a voi, ed in cinquanta a me; tanto che di pazzo da legare che egli è, sarebbe diventato in virtù de’ miei medicamenti ancor medico-fisico consultore.

 

            farinello Ecco le cinquanta doppie di regalo che Vostra Signoria eccellentissima ha mandate male col lasciarselo scappar dalle mani.

 

            solutivo    Io non intendo di scapitarle certissimamente, e pretendo rinsavirlo, ammaestrarlo ed abilitarlo a dar consiglio a voi, a me e a tutta la comunità a suo marcio dispetto. Egli è già obbligato, ipotecato a’ miei medicamenti, e se non vuol medicarsi, lo farò processare come desertore della vera antica medicina, metodica, galenica, ipocratica, aforistica e violatore de’ miei ordini.

 

10        farinello Avete ragione, e lui vi ha propriamente levato questo denaro di saccoccia.

 

            solutivo    Sapete voi dove si sia?

 

            farinello Sarà a casa del signor Panfilo. Poiché debbe sposare la sua figliuola, e non sapendo il vecchio questa malattia del genero solleciterà sicuramente il matrimonio.

 

            solutivo    Adesso vado a parlargli.

 

            farinello Farebbe un atto di gran carità ad impedir queste nozze, finché il povero matto non sia guarito.

 

15        solutivo    È ammalato di mia giurisdizione, ed ha da guarire al mio foro, altrimenti guarendo invalidamente, potrei obbligar la natura alla recidiva del male.

 

            farinello Sento dire che sarebbero nulli anco gli sponsali degl’altri suoi ammalati, se non si facessero prima le proclame avanti allo speziale di Vostra Signoria eccellentissima, e non costasse della sanità loro al recettario di maestro Tamburlano.

 

            solutivo    E chi n’ha dubbio?

 

            farinello Ma ecco qua il signor Panfilo. La riverisco. (da sé) (Io vado a mettere in ordine un’altra scena; non occorr’altro, il suocero è dolcificato quanto il genero, l’operazione va sicura.) (parte)

 

 

                                    SCENA SECONDA

 

                                    Panfilo e Solutivo.

 

            solutivo    La riverisco, signor Panfilo. Mi dica di grazia, un certo signor Gorgoleo non debbe sposare la signora Dianetta?

 

            panfilo       Io l’aspetto ogn’ora che sia, essendomi già stati portati in casa i suoi baulli dal porto.

 

            solutivo    Oh buono. Ora sappiate che questo vostro genero era stato messo a curarsi in casa mia, d’onde se n’è fuggito senza mia permissione. Pertanto io vi fo precetto da parte della medicina di non procedere a questo maritaggio a patto veruno, se prima io non l’abbia messo in stato libero di salute, e non l’abbia abilitato alla generazione di figliuoli ben organizzati di corpo e di spirito.

 

            panfilo       Come, come?

 

5          solutivo    Questo vostro preteso genero è stato costituito per mio ammalato, e la sua malattia è già inventariata nel mio studio e fatta di ragione de’ miei capitali. Pertanto intendo d’annullare il matrimonio, fino che non abbia preventivamente sodisfatto agli ordini degli aforismi, e non abbia bevuto, digerito ed evacuato tutt’i siroppi, boli e lavativi prescritti, e rifatto un buon sangue coniugale mediante l’emissione del sangue putrido, feccioso, dirimente o invalidante la copula, secondo i canoni galenici ed ippocratici.

 

            panfilo       E che ha qualche male questo mio genero?

 

            solutivo    E di che sorte!

 

            panfilo       Toh! Toh! Toh! E che male per grazia?

 

            solutivo    Non serve che ne dimandiate.

 

10        panfilo       Ma è male forze...

 

            solutivo    Siam obbligati al segreto: e le malattie diventano alle nostre mani malattie anecdote, sigillate, irrevelabili, impenetrabili, imperscrutabili. Basta ch’io fo intimazione a voi ed alla vostra figliuola di non celebrare sponsali col mio obbligato, mancipato infermo, sotto pena d’incorrere nella disgrazia della nostra suprema facoltà medica, e di poter esser penati e multati con febbri terzane, quartane e perniciose, e di poter esser gravati, stretti e costretti dalle sincopi, apoplesie, epilesie, catarri di tutte le sorti, comminando particolarmente a voi cascate di denti, paralisie e dissenterie, usque ad sanguinem.[41]

 

            panfilo       Cancaro!

 

            solutivo    E comminando alla vostra figliuola una subbita iterizia deformante la faccia, tanto che non posssa guardarsi nello specchio senza stomaco e terrore di se medesima. Item calvizie, lentigini, stillicidio di occhi e di naso, margini di vaiuolo, puzzore di denti e di fiato, e tutto quello che deprava, infetta ed appesta...[42]

 

            panfilo       No, no, no.

 

15        solutivo    E trasfigura la bellezza, il brio e la grazia femminile...

 

            panfilo       Non occorr’altro.

 

            solutivo    Senza che possa ricorrere al benefizio dell’acque angeliche, delle biacche, de’ rossetti...[43]

 

            panfilo       Non si dubiti.

 

            solutivo    De’ latti verginali, delle gomme, de’ balsami...[44]

 

20        panfilo       Oh non gliela do di vero.

 

            solutivo    Degli opobalzami o di qualunque altro chimico, spargirico, aromatico, distillato, spolverizzato ingrediente di tutta la spezieria del diavolo inventata dalle femmine per curare e correggere alla toelette i mali del tempo e i difetti della natura.[45]

 

            panfilo       Faccia conto che la scrittura sia stracciata, e non ne sia fatto niente.

 

            solutivo    Perché il vostro genero è obbligato in forma camare d’esser mio ammalato, e di finire alle mie mani il suo decubito prima di passare... intendete voi...?[46]

 

            panfilo       Son contento.

 

25        solutivo    E ha da guarire alle mie mani sole; se credessi che dovesse crepare.

 

            panfilo       È di giustizia.

 

            solutivo    E se non trovo lui la piglierò con voi, e vi farò citare e condannare a guarire invece di lui, di quel male che io doveva curar lui, purgando voi, evacuando voi, clisterizzando voi...

 

            panfilo       Ma io sto bene, signor eccellentissimo.

 

            solutivo    Sanguificando voi, legando voi, bastonando voi...

 

30        panfilo       Ma io sto benissimo, benissimo, signor dottore.

 

            solutivo    O bene, o male, io ho bisogno di guarire uno del male del vostro genero, e non potendo aver lui nelle mani, le nostre leggi mediche obbligano i parenti consanguinei fino al trentesimo grado, ed in mancanza di consanguinei, obbligano, costringono e forzano gli affini, quale siete voi, a medicarsi ed a guarire per chi s’è obbligato e costituito infermo, nel modo che ha fatto il vostro genero fuggitivo, e contumace de’ miei ordini e del mio foro, ci siam intesi. (parte)

 

            panfilo       Ci siam intesi quanto volete, io non ho male, e non mi sento niente e non vo’ medicine: e se mi citerete, vedremo quel che sarà di ragione. Oh questa è bella!

 

 

                                    SCENA TERZA

 

                                    Farinello, da mercante napolitano, e detto.

 

            farinello Oh siò Piffe, Pif; schiavotello vostro.

 

            panfilo       E io schiavo suo.

 

            farinello Si copra primmo, e poi s’assetti.[47]

 

            panfilo       Eh faccia grazia.

 

5          farinello Oh mi me stufè co tante chellette.

 

            panfilo       Mi comanda qualche cosa?

 

            farinello Me sapissivo dare nova, deno cierto sior... sior... Pane, e filo dello Sole, che facc’io: n’ somma, e no cierto mercante d’isso paese, lo conoscissevo pe sciorta.

 

            panfilo       Sicuro.

 

            farinello Manco male. Ora faciteme no piacere: che ommo è chisso?

 

10        panfilo       Un uomo come gli altri.

 

            farinello Eh come ha de frisole e de patacche?[48]

 

            panfilo       Commodamente.

 

            farinello Insomma quant’è lo capitale sujo?

 

            panfilo       Per quel che fa il paese, non ha bisogno di nessuno. Traffica in pannine, in cordovani, in zuccheri, ha due vigne grandi, e se gli venisse una tratta di dieci o dodicimila pezze non l’ha da cercare.

 

15        farinello Buono, buono, buono, mo sì che me cade lo maccarone ’n ganna.[49]

 

            panfilo       Ma che gl’importa a Vostra Signoria se Panfilo del Sole sia ricco, o povero?

 

            farinello Se me mporta? Ho pressa: schiavottiello tuojo, zi vecchio mio. (finge di partire)

 

            panfilo       Faccia grazia.

 

            farinello Ma non è chisso chillo mercante che ha ’nzorata na figlia a lo siò Hiurgulio da Catanzaro?

 

20        panfilo       Questo è.

 

            farinello E beh la cosa fatta: basta, basta; schiavo zi vecchio. (finge partire)

 

            panfilo       Ma venga qua, mi padrone.

 

            farinello Mo proprio me ne vao, a chielo a ch’ mporta.

 

            panfilo       E a chi importa questa cosa?

 

25        farinello (da sé, ma che sente il vecchio) Sa chisso è no capitale da sevà tutti i debite? Schiavo.

 

            panfilo       Che debiti? Venga qua.

 

            farinello (dice nello stesso modo da sé) Diecimila pezze: chesse non s’hanno da cerca. Le vigne se venneno diecemila, e chiu. Arrivederece.

 

            panfilo       Vender le vigne di chi? Buona nuova per chi? Senta un poco, mi padrone.

 

            farinello Tu vuoie che te confido ssò negozeo e quanto vao vedento, non è lo vero? Oh siente: ma cusete la vocca, e filo duppio veh.

 

30        panfilo       Me la cucirò come volete.

 

            farinello Mo mo arreveranno chà duie mercante napoletane amici mieie. Chisse loro, comme te vao dicenno, sono cierte mesi che hanno spontata  dalla vicaria na certa condanna contro lo sio Giurgiulio pena promessa de lo patre in quindecemila ducate.

 

            panfilo       Quindicimila eh?

 

            farinello Gnossì, e pecché vonnoncappia lo sorece à lo martillo, fatte che saranno chesse nozze ne rappoleranno lo suocero paricchie denari; con obligazione fatta da jodece e masto d’atte, che nsemmova tra diece mise ne pisieranno fora lo riesto.[50]

 

            panfilo       Né fra dieci mesi, né fra vent’anni. Oh più tosto farei quella purga per lui, che mi da detto il medico che pagargli questo debito.

 

35        farinello E ’mpezzo, mo me ne voglio andà a puorto; pedanle nuova; e se vorranno muodo de so fusto; non s’hanno da fa vede, se non doppo fatte le nozze.

 

            panfilo       Oh le nozze vogliono andare un poco in lungo; tanto più che lo sposo si ha da medicare.

 

            farinello Sine? Obbregato de l’avvise.[51]

 

            panfilo       Ed io obbligato a lei tanto tanto: servo suo.

 

            farinello Arrevederece. Ma cusete la voccha veh!

 

40        panfilo       E la bocca, e la borsa, e la gonnella alla mia figliuola cucirò. Schiavo. (parte)

 

            farinello Schiavotiello. (adesso Farinello si leva la barba posticcia e l’altre caricature da napolitano) La carne piglia il sale a maraviglia. Oh scuciamoci adesso la nostra barba posticcia e tutta la mercatura napolitana da dosso per pensare a qualche altra furberia, ed a seminare scandali tra suocero e genero, tanto che queste nozze vadano in fumo. Tanto Panfilo che Gorgoleo sono due buoni uccellacci da cascare nella rete con poco cimbello. Alidoro già medita non so che partita sopra le valigie che mi ha fatto portare in casa della sposa, e la nostra Mignatta so che farà ella pure le parti sue. Finalmente il signor governatore, se vorrà moglie, converrà che sposi una di quelle rognose che vanno a medicarsi nel gran pelago tiburtino ah ah; che belle canzoni aveva composte Alidoro per le due ninfe naiadi, divenute poi cliristereidi.[52]

 

 

                                    SCENA QUARTA

 

                                    Gorgoleo venendo pensoso parla da sé, e detto che rimane spogliato del suo abito.

 

            gorgoleo Io vi presento un cancaro! Io vi presento una gocciola, buondì buondì.

 

            farinello Eccolo qui.

 

            gorgoleo Pigliatelo bel bello.

 

            farinello Com’è sottosopra.

 

5          gorgoleo Non è già quel servizio che fanno alla turchesca.

 

            farinello Che cosa ci è, signor governatore illustrissimo?

 

            gorgoleo Canne dolcificanti, canne dolcificate, canne da coniugato e clisteri epitalamici pel giorno dell’anello.

 

            farinello Ma che cosa ci è di nuovo?

 

            gorgoleo Ogni cosa che vedo, mi pare un serviziale!

 

10        farinello Non intendo.

 

            gorgoleo M’ha fatto sciogliere il corpo fino l’immaginazione: voi non sapete quello che mi è intervenuto nella casa del mio alloggiamento?

 

            farinello Non sono informato.

 

            gorgoleo Quell’amico del duello fatto in Catanzaro m’ha lasciato in mano di due maestri di casa togati fino a’ piedi, che poi si sono trasformati in medici.

 

            farinello In medici?

 

15        gorgoleo Tant’è, mi tastano il polzo...

 

            farinello A Vostra Signoria.

 

            gorgoleo A me; mi fanno il prognostico; mi vogliono cavar sangue da una basilica...

 

            farinello A Vostra Signoria.

 

            gorgoleo I serviziali in caffo...

 

20        farinello A Vostra Signoria.

 

            gorgoleo Le pillore in caffo...

 

            farinello A Vostra Signoria.

 

            gorgoleo Felice me, perché son matto alle sue mani! E poi trattar di legarmi!

 

            farinello Legar Vostra Signoria Illustrissima, e Vostra Eccellenza.

 

25        gorgoleo Buondì, buondì. L’isole del morbo gallico. L’ambasciatrice de’ cancari! Lo speziale con dieci o dodici canne da innamorati! Canne da governatori! E canne d’ogni ben di Dio per ogni sorta di persone, fuorché pell’offiziali com’ voi.

            farinello Io non capisco.

 

            gorgoleo La capisco ben io. Quel cavalier duellista che donò il galano alla signora Torzella, e la canna d’India a mio padre perché non cascasse, è un solennissimo furbo che m’ha messo là per farmi quest’affronto, questo strapazzo.

 

            farinello Resto immobile.

 

            gorgoleo Andate là, che que’ serviziali vi muoveranno quanto volete. Erano una dozzina di spiritati che mi avevano assediato, e c’è voluto del buono e del bello a scappar di là.

 

30        farinello Oh guardate! Gli uomini insomma spesso gabbano alla cera! E pure pareva il più gran galantuomo del mondo.[53]

 

            gorgoleo E io vi dico che è un furbo.

 

            farinello Com’è possibile che possa trovarsi tanta doppiezza tra gl’uomini, e tanta bricconeria!

 

            gorgoleo  Vedete un poco di grazia, mi par di sentire degl’altri clisteri che vengono.

 

            farinello Signornò, son ragazzi che stanno giocando.

 

35        gorgoleo Io ho gl’orecchi, gli occhi, il naso e tutta l’immaginazione piena di lavativi, lavativi lunghi, lavativi corti, lavativi mezzani, ed ogni cosa che mi sento appressare mi pare un coro di clisteri in musiche che mi voglion purgare allegramente.

 

            farinello Deh, andarebbero tutt’infunati questi mascalzoni.

 

            gorgoleo Ma i miei baulli?

 

            farinello Il servitore di Vostra Signoria illustrissima mi ha detto che lei era venuto qua per pigliar moglie, e che ci erano dei regali per la signora sposa, e perciò il signor Alidoro ha pensato di farli portare in casa del suo signor suocero, come luogo di più sicurezza.

 

            gorgoleo Non mi curavo di questa cosa di pigliar subito questa confidenza con mio suocero, senza neppure averlo salutato. Ma, purché i baulli sian fuor di mano di quel furbo di Alidoro, avete fatto bene: ed il mio servitore dove sta?

 

40        farinello L’ho lasciato in una bettola a rinfrescarsi, e voglio andare a ricercarne, perché a sorte non s’imbattesse in certi marioli che fanno le buone voglie.

 

            gorgoleo Credo saprà guardarsene, perché è stato in galera un’altra volta.

 

            farinello Per ladro?

 

            gorgoleo Ohibò! Per certo contrabando fatto per mio padre.

 

            farinello (da sé) (Ma a quest’ora l’amico è ingabbiato.)

 

45        gorgoleo Ma fatemi un piacere, signor uffiziale, d’insegnarmi dove sta il signor Panfilo del Sole mio suocero. Perché avendo voi mandati i baulli a casa sua, voglio salutarlo prima che andiamo al quartiere.

 

            farinello Ora insomma mi rallegro che Vostra Signoria illustrissima sia per accasarsi.

 

            gorgoleo Per grazia vostra.

 

            farinello Colla signora Dianetta del Sole?

 

            gorgoleo Con lei.

 

50        farinello E la scrittura è fatta?

 

            gorgoleo Fattissima.

 

            farinello Sottoscritta.

 

            gorgoleo Sottoscrittissima.

 

            farinello E il partito non puo tornare addietro?

 

55        gorgoleo Per giuste cause potrebbe, ma come dire?

 

            farinello Niente, niente. Ho parlato veramente con poca riflessione.

 

            gorgoleo Ma pure m’avete messo in sospetto: dite un poco.

 

            farinello Gorgolizzo potrebbe ritornare in galera; servo, non voglio questo scrupolo all’anima.

 

            gorgoleo Ed io non voglio restar con questo sospetto in capo.

 

60        farinello Se io avessi delle figliuole, non averei caro che fossero scoperti i loro difetti, e così non è dovere... Adesso adesso torno.

 

            gorgoleo Venite qua: questo è un anelluccio che l’avevo destinato alla serva della sposa. Godetevelo per amor mio. Ma in termine d’amicizia dite un poco, ci è qualche magagna in questa fanciulla?

 

            farinello Amico fino alla morte, ma la carità del prossimo... Basta mi lasci un poco riflettere a quel che posso dire in buona coscienza, perché né per un anello, né per tutto l’oro del mondo non voglio fare una cosa contro il dovere.

 

            gorgoleo Che galantuomo!

 

            farinello (finge di parlar tra sé, ma con voce alta, che l’altro senta) Il caso è questo. Leandro, per esempio, per fare il suo negozio cerca di maritar Florinda sua figliuola...

 

65        gorgoleo Come c’entra Florinda.

 

            farinello Metto il caso in termine, e figuro che Leandro sia il signor Panfilo, e Florinda la signora Dianetta.

 

            gorgoleo Sì sì figurate pure.

 

            farinello (segue a parlare, come sopra) Leandro cerca di maritare Florinda con molto vantaggio, e fa bene. Ma dico io per sodisfarmi in coscienza: si sa per pubblica voce e fama che Florinda non è giovane troppo onorata, e che altrove che fuor del suo paese, non averebbe mai trovato marito.

 

            gorgoleo Ma chi? Florinda, o Dianetta?

 

70        farinello (segue a parlare, come sopra) Qui non c’è dubbio, la povera giovane è screditatissima. Ma come c’entro io a palesar questo fatto a chi non lo sa, scandalizzando il mio prossimo senza ragione? Certo, che a me non tocca; e più tosto in questo caso bisogna render l’anello.

 

            gorgoleo No no, l’anello non lo rivoglio: non ci pensate: pensate a sodisfarvi in coscienza, e a sodisfare alla mia curiosità.

 

            farinello (segue, come sopra) Ma dall’altra parte qui si tratta di un povero forestiero menato alla mazza, che sotto la buona fede viene a pigliare questa Florinda diffamata.

 

            gorgoleo E pur li con questa Florinda.

 

            farinello Che lui non conosce, e non ha mai vista, e crede per fanciulla da bene, come saranno tutte le fanciulle nobili e civili di Catanzaro. Un gentiluomo così cordiale, così onorato, per cui ho tanto genio, un gentiluomo che mi fa grazia di tenermi per suo amico...

 

75        gorgoleo Certo, che vi conosco per un galantuomone.

 

            farinello Un gentiluomo che si confida tutto tutto nella mia persona, e che mi dà ancora un anello da tenere per sua memoria, oltre ad un impiego promessomi nelle sue isole.

 

            gorgoleo Sotto governatore di quella che volete, e di quella più sana e di miglior aria per voi.

 

            farinello Ora io son sodisfatto, e la coscienza mi detta che io gli sveli la verità, e se Florinda è una sfacciata...

 

            gorgoleo Florinda non m’importa, m’importa di Dianetta.

 

80        farinello (a lui) È un vocabolo legale usato. E se costei dunque è una giovane di poca riputazione, non è dovere che entri in una casa di un uomo da bene per inquietarlo di gelosie dì e notte: introdurgli in casa sì e sì: tutto giorno biglietti sì e sì, e farli una figliuolanza Dio sa come eccetera.

 

            gorgoleo Che vuol dir questo sì e sì, e questa figliuolanza coll’eccetera?

 

            farinello (a lui) Ora io, illustrissimo signore, l’ho esaminata bene, e credo veramente senza offendere la carità potermi stendere a dire qualche verità a Vostra Signoria illustrissima in termini però più equivoci e più stretti che si potrà, per risparmiare più detrazione che sarà possibile. Il dirvi, signor mio, che Dianetta è notariamente disonesta, guarda! Non lo voglio fare. Ma cercherò qualche termine più coperto e più discreto; se la chiamassi la... la... la cicisbea del comune, è troppo, non vo’ dir tanto, la... la... pettegola di Nettunno; lo dicono tutti, ma per questo l’ho da dir io? Signornò; rifiutata da tre sposi? È la verità, ma potrebbe levargli l’occasioni di maritarsi. Precettata più volte dal governo? È cosa pubblica, ma ormai son tre mesi che non se ne parla, non voglio parlarne manco io. La notte del giovedì grasso alla vigna... Dicono non so che di quella nottata... basta non lo so bene, e non si può giudicare; insomma io non saprei... Vorrei sodisfarmi... Ah diciamo così: Dianetta, anzi Florinda che è il medesimo, è una giovanetta un poco bizzarra.

 

            gorgoleo Bisognerà però coll’eccetera, non è vero? Poffar il mondo, se non era questo grand’uomo da bene che esaminasse la sua coscienza un poco forte, avevano trovato il merlotto da impaniare costoro! Cancaro, pettegola di Nettunno! Rifiutata da tre mariti! Precettata dal governo! La notte del giovedì grasso! E poi c’è da spiegare quel sì sì che questo galantuomo scrupoloso non ha voluto finir di spiegare.

 

            farinello Io però le stimo tutte ciarle, o può essere che le cattive lingue di questo paese dicano più di quel che non è.

 

85        gorgoleo Ora mi è passata la fantasia de’ clisteri. Cancaro sì e sì... eccetera ... Signor uffiziale mio garbatissimo, voi mi avete messo il cervello a partito... No, no, non ne farem altro da vero.

 

            farinello Basta io mi disdico, e per me non intendo pregiudicare alla fortuna della fanciulla... Or ecco qua il vostro signor suocero.

 

            gorgoleo Questo qua?

 

            farinello Illustrissimo signorsì, vado a cercare adesso del nostro Gorgolizzo. (parte)

 

            gorgoleo Di grazia, perché voglio rimandare a ripigliare le mie valigie: corbezzole! Non voglio portare questa corona nell’arme all’isole del mio governo.[54]

 

 

                                    SCENA QUINTA

 

                                    Panfilo e detto.

 

            gorgoleo Buongiorno, padron mio, buongiorno.

 

            panfilo       Servitore, signor mio, servitore.

 

            gorgoleo Vostra Signoria è il signor Panfilo, non è vero?

 

            panfilo       Io son lui lui, e Vostra Signoria il signor Gorgoleo?

 

5          gorgoleo Luissimo io pure.

 

            panfilo       Alla malora.

 

            gorgoleo Al diavolo.

 

            panfilo       Se que’ mercanti napolitani non hanno altro assegnamento, vuole andar male per loro. La mia vigna la voglio per me.

 

            gorgoleo È una buona vigna, commoda, deliziosa, da prendervi i suoi divertimenti con la famiglia in tutte le stagioni.

 

10        panfilo       In tutte le stagioni, e quando mi pare.

 

            gorgoleo Particolarmente di Carnevale, come sarebbe a dire la notte del giovedì grasso.

 

            panfilo       Del giovedì grasso e del giovedì magro, signorsì: che importa a lei, s’io mi diverto nella mia vigna?

 

            gorgoleo Niente affatto: facevo per seguire il discorso; anzi per finirlo, signor Panfilo mio, sapete quello che v’ho da dire? I pari miei non sono affamati di moglie, sa Vostra Signoria?

 

            panfilo       E la mia figliuola crede lei sia affamata di marito?

 

15        gorgoleo So che non gliene possono mancare.

 

            panfilo       Non è cieca, né stroppiata, e non ha male alcuno.

 

            gorgoleo Può essere che l’aria della vigna una volta o l’altra faccia venire qualche gran catarro a voi, e a lei.

 

            panfilo       Ognun pensi a medicarsi li suoi mali. Il medico peraltro non vuol citar lei, come vuol citar voi, che non potete pigliar moglie se non fate prima certe vacuazioni che so io.

 

            gorgoleo Ognun pensi a grattar la sua rogna.[55]

 

                                    SCENA SESTA

 

                                    Dianetta e detti.

 

            dianetta   Signor padre, ho inteso dire che il signor governatore mio sposo sia arrivato; ah eccolo là senza dubbio; me lo dice il cuore.

 

            gorgoleo (da sé) (Com’è sfacciata!)

 

            dianetta   Oh, oh com’è ben fatto! Guardi veramente che aria signorile! Che sia benedetto signor padre, che mi ha trovato un marito di tanto mio genio, si contenta che gli faccia motto; che gli dia un abbraccio lieto e onesto?

 

            gorgoleo Non occorre, no.

 

5          panfilo       Piano, figliuola, piano, non è vostro decoro, piano.

 

            gorgoleo Che occhi furbi maliardi!

 

            panfilo       Ora in tutto e per tutto, padron mio, che ragione adesso avete di...

 

            dianetta   Caro signore sposo, sia pure il benvenuto; mi creda che sono stata nelle smanie grandi.

 

            gorgoleo Oh che cera da giovedì grasso!

 

                                    Dianetta va attorno a Gorgoleo facendo cenni di prendergli la mano.

 

10        panfilo       Dianetta, badate a voi dico.

 

            dianetta   Signor padre, non vuol che faccia cortesie al mio sposo tanto diletto?

 

            panfilo       Entrate in casa, a chi dico io?

 

            gorgoleo (da sé) (In casa ci è stata tanto sequestrata che è compatibile, se gl’è venuto a tedio.)

 

            dianetta   Vorrei star qui con sua buona grazia.

 

15        panfilo       La mia buona grazia non c’è, andate.

 

            dianetta   Bisognerà obedire. (entra in casa)

 

            panfilo       Mia figliuola è una sciocca, e non è informata di tutte le cose.

 

            gorgoleo            (da sé) (Ma come s’era subito innamorata di me!)

 

            panfilo       (vede Dianetta ritornare sull’uscio) Ora non vuoi entrare?

 

20        dianetta   Adesso. Ma quanto si faranno le nozze, signor padre caro?

 

            panfilo       Non c’è più nozze che tenghino: costui non è soggetto per te.

 

            dianetta   Ed io lo voglio; e perché me l’avete promesso?

 

            panfilo       Se te l’ho promesso, te lo sprometto.

 

            gorgoleo Se io fossi un minchione, non mi ci farebbe cascare la mainarda?[56]

 

25        dianetta   E che onore sarà il nostro adesso?

 

            panfilo       Non c’è onore che tenga.

 

            dianetta   Ora, signor padre, quel che è destinato in cielo, è destinato in terra; noi ci vogliamo bene, e ci siamo promessi, e vogliamo esser moglie e marito a dispetto del mondo. (rientra in casa)

 

            panfilo       E a dispetto del mondo, del demonio e della carne, tu non lo piglierai. Oh vedete che impertinenze! Mai più me l’ha fatte.

 

            gorgoleo Signor preteso mio suocero, non vi scandelizzate tanto. Io non vi voglio portar via la vostra figliuola. E codesta vostra facciaccia brusca non mi dà troppa soggezione.

 

30        panfilo       Né meno a me il vostro governatorato.

 

            gorgoleo Voi vi siete messo in testa che Gorgoleo Gorgolone sia un gentiluomo semplice, e che non abbia tanto cervello quanto basta per fare i fatti suoi, e per sapere certe istorielle particolari di tutt’i paesi. I miei pari fanno più conto dell’onore che della dote; sapete!

 

            panfilo       Io non so quello vi ciarlate. So bene che della dote ne averete fatto assegnamento per pagare i vostri debiti.

 

            gorgoleo Che debiti e non debiti!

 

            panfilo       Bene, bene: non siam già venuti da qualche isola del mondo nuovo, e per saper le cose di Catanzaro e di Napoli non è necessario aspettar la flotta dell’Indie.

 

35        gorgoleo Mi dispiace che fra tutte le mie isole non ve n’è una nella quale la vostra figliuola possa guarir de’ suoi mali.

 

            panfilo       E che diavol intende quel che si dice? Orsù finiamola. Dianetta, manda giù quei baulli, che costui se ne vada pel fatto suo.

 

            dianetta   (dalla finestra) Signor padre, non voglio che licenziamo il signore sposo così colle brutte. Che se è ammalato, me lo terrò quale egli è, e se è povero indebitato, morirò in prigione con esso lui.

 

            panfilo       Ha il diavolo addosso costei! E lo spirito della contradizione? I baulli dico.

 

            gorgoleo I baulli, e presto, che io non ne voglio saper altro, né di donne di questa casa, né di questo paese. (sono portati i baulli alla porta)

 

40        panfilo       Eccovi qua le vostre valigie colle vostre chiavi.

 

            gorgoleo Appunto c’è qua un facchino scioperato. (fischia, e viene un facchino che carica le valigie)

 

            dianetta   (dalla finestra) Signor padre, scapperò con lui, e mi butterò dalla finestra.

 

            gorgoleo Oh se ci si buttasse da vero, quasi quasi gli crederei; orsù, signorina, il cielo vi dia miglior fortuna col quinto marito, giacché finora tre vi hanno rifiutata, ed io pel quarto me la vo’ corre.

 

 

                                    SCENA SETTIMA

 

                                    Nel voler partire Gorgoleo col facchino, viene Alidoro travestito da bargello, e con voce alterata, e Farinello da ebreo.

 

            alidoro     Fermo lì, mio padrone. Signor Panfilo, la sua grazia.

 

            panfilo       Che mi comanda?

 

            alidoro     Io sono il bargello di Livorno che appunto ho trovato quel che cercava.[57]

 

            panfilo       Ohimè, signor preteso genero. Questa è la cattura di quei mercanti, o pur di qualche altro creditore.

 

5          alidoro     Io non posso fare esecuzioni in questo stato, ma solamente col braccio di questo foro farò nelle mani di Vostra Signoria un sequestro di quei baulli, per fare la ricognizione di certa roba rubata.

 

            gorgoleo Roba rubata ne’ miei baulli?

 

            alidoro     Messersì rubata.

 

            gorgoleo Rubata da chi?

 

            alidoro     Rubata da voi. E questo è l’ebreo padrone che è venuto qui per farne la ricognizione, essendo stata tolta a lui tre mesi sono, che foste a Livorno nel suo negozio.

 

10        gorgoleo Io tre mesi sono a Livorno! Questo sarà qualche diavolo ladro che piglia i corpi dei gentiluomini di Catanzaro per levar la roba alla gente.

 

            panfilo       Oh quest’è peggio che il debito coi napolitani.

 

            alidoro     Questa è la lista della roba rubata. Signor Panfilo, può leggerla anche prima di aprire i baulli.

 

            gorgoleo Ma che paese del diavolo! Se ne scappo. (mentre Panfilo legge la lista, Alidoro e Dianetta si fanno de’ cenni, e Gorgoleo gli osserva e segue) Or vedete, che ragazza sfacciata. Poco fa si voleva gettare dalle finestre per amor mio, ed ora sta facendo i cenni col bargello di Livorno!

 

            panfilo       (leggendo) Vediamo un poco: «baullo nero coperto di pelle d’orzo. Vi sono dentro un vezzo di perle orientali, num. 90, con una borchia di nove diamanti in tavola, e detto vezzo è dentro in uno scatolino d’argento di filagrana».

 

15        dianetta   (dalla finestra) Signor padre, bisogna che sia un bel vezzo, e che siano perle grosse grosse?

 

            panfilo       Se tu aspetti un poco, sarà più grosso il vezzo che gli farà il boia! Vattene in camera a lavorare, svergognata indegna.

 

            gorgoleo Che vezzo, che scatolino! Se ci sono, sono roba mia portata per questo maladetto sposalizio.

 

            farinello Badanai, erano perle di Fiore moglie mia, che le barattai alla fiera di Sinigaglia con tant’ori vecchi: anzi nella borchia ci manca un diamante.[58]

 

            gorgoleo Ci manca sicuro, me lo mandò male mia madre, che questo è vezzo di casa. Oh che imbroglio è questo adesso?

 

20        alidoro     Ma che direte di un taglio di broccato limonato e celeste, col marco di due G. G. che vuol dire Gamaliel Giudeo? Questo sarà di vostra madre, maestro mariolo.

 

            gorgoleo Costoro parlano per arte magica, perché sanno tutto quello che è ne’ baulli? Il taglio l’ho comprato io a Messina, e lo feci sigillare col marco de’ due G.G. de’ nostri negozi, cioè Gorgoleo Gorgoloni.

 

            alidoro     Voi avete un cavicchio per ogni buco. Ma bisognerà sostenere quanto dite in quattr’ore di capra o di corda.[59]

 

            gorgoleo Questo sarebbe peggio del clistero, e sarebbe come quel servizio che fanno alla turchesca. Ora voi siete una mano di furbi...

 

            alidoro     Un furbo siete voi. Ma vede ella, signor Panfilo, che io ho descritte le robe prima di aprire i baulli! E poi qui lo voglio convincere. Concediamogli che il vezzo ed il broccato possano appartenere a lui, e che il fisco e il nostro onorato Gamaliel non potessero in questa parte provare tutta la loro intenzione; e come vorrà egli difendersi, quando nell’altro baullo di sommacco rosso si trovasse la roba rubata alla sinagoga di Livorno?[60]

 

25        gorgoleo Che roba? Che sinagoga?

 

            alidoro     Avete rubato alla sinagoga una lampada d’argento, e quel ch’è peggio, il Talmud colle fibbie gioiellate.[61]

 

            gorgoleo O via mi contento, se questo è, meno buono tutto; e dico che il vezzo ed il broccato ancora sono robe di Gamaliel. (dà le chiavi ad Alidoro)

 

            alidoro     (prendo) Testimoni, signori.

 

            farinello Testimoni per vita vostra.

 

30        alidoro     Alla ricognizione.

 

            gorgoleo Alla ricognizione. Oh come volete restar brutto, bargello mio. (aprono il baullo, e vi trovano una lampana e un libro guarnito d’argento)

 

            alidoro     Questo è il corpo del delitto. Ora chi è più brutto, voi o io?

 

            gorgoleo Voi, che siete il diavolo; e non può essere altrimenti.

 

            alidoro     Signor Panfilo, veda se il fisco ha il processo bell’e fatto; legga, legga questa lettera di sotto.

 

35        panfilo       Vedo S.P.Q.C.

 

            farinello Cioè Senatus, Populusque Circumcisorum.[62]

 

            panfilo       Quest’è roba di ghetto.

 

            dianetta   (dalla finestra) Signor capitan di Livorno, se questa cosa si potesse aggiustare per salvar l’onor del parentado...

 

            panfilo       Io credo che tu mi voglia necessitare a bastonarti qui davanti a questi sbirri.

 

40        alidoro     Orsù, signora, se questo è vostro sposo, io vi compatisco che lo difendiate quanto potete; e perché vediate che io non vo’ fare strepito giudiciale, quando il ladro vostro consorte voglia restituire il rubato, io lascerò qui in mano al vostro signor padre questi baulli in deposito.

 

            gorgoleo Gran confidenza di costei con questo bargello.

 

            panfilo       Che ladro consorte e non consorte? Non voglio quest’intrigo, andate pure al governo.

 

            alidoro     Ma al governo si farà il processo...

 

            panfilo       L’impicchino, che non m’importa.

 

45        dianetta   Importa a me, signor padre, ch’è innocente.

 

            panfilo       Ah sfacciata, pettegola. (alza il bastone per tirarle)

 

            alidoro     Fermo, signor Panfilo. Oh facciamo così: io so che la sua figliuola è una giovane onorata per quanto sia disonorato suo marito, e perciò lascio in deposito a lei questa roba per fare con più commodo in luogo più opportuno le mie provanze. Andiamo Gamaliel.

 

            panfilo       Non vo’ depositi né io, né la ragazza. Venite qua.

 

            farinello Badanai, tenga la roba lei, che son contento. (nel partire fa cenno a Dianetta, e Gorgoleo l’osserva)

 

50        gorgoleo Che ti venga la rabbia, fa’ all’amore fin cogl’ebrei.

 

 

                                    SCENA OTTAVA

 

                                    Scende Dianetta, fa pigliare i baulli e portarli in casa.

 

            dianetta   Signor padre, pigliamo questi baulli; e dove possiamo aggiustar le cose con pace e con decoro...

 

            panfilo       Che pace, che decoro, sfacciatellaccia!

 

            dianetta   Metterei le mani nel fuoco che il mio sposo vien caricato di queste indegnità; perché io lo conosco dalla fisonomia per quel ch’egli è; ma quando mai fosse caduto in qualche debolezza, si vede che quel ch’ha fatto, l’ha fatto per amor mio e per mandarmi ben vestita e fornita di gioie.

 

            panfilo       E che ti voleva tenere ancora la lampada a letto?

 

5          dianetta   Io già mi vergognerei di servirmi di quelle robe, se veramente fossero rubate; ma al caso non ci è rimedio, adesso è mio marito.

 

            panfilo       Forse non sarà vero.

 

            dianetta   E bisogna salvarlo e difenderlo a qualsivoglia costo. So peraltro ch’egli mi vuol bene, e che non ha pensato mai ad altre donne che a me. Signor padre, di quest’uomini se ne trovano pochi. (torna in casa)

 

            gorgoleo E di queste carogne se ne trovano meno. Orsù per non precipitarmi, voglio levarmi di qui. Non vo’ più Nettunno, non vo’ più Panfilo, non vo’ più moglie.

 

 

                                    SCENA NONA

 

                                    Mentre vuol partire, arriva Lucetta e la trattiene.

 

            lucetta      Che! Non ti vol più mugger disgrazià? Bisognava pensarghe prima; t’ho ben mi trovà: ho tanto zirà, ho tanto cercà che ti me se capità nelle mane.

 

            gorgoleo Diavol sarà; che vuol adesso quest’altra strega?

 

            lucetta      Zi volti in là per no vederme eh! Guardame che no so morta, no. Ti non mi conosce forse? Perché i travagi che per te ho patìo, m’ha deffigata. Guardame, sì guarda me, che son Zannetta fia della locandiera del Gallo in calle de Fuseri a Venezia, che là ti ha da’ da magniar quatt’anni continui, senza che mai ti le dessi un bezzo, e poi lusengata dal buffè, mi t’ho sposà.

 

            gorgoleo Via, via, che io son puro come quando escii di corpo a mia madre.

 

5          lucetta      Sì, furbazzo, mi t’ho sposà ze vero, ti m’ha sposà, e so scappada contè dalla mia patria, dalla mia cara mare, e po che ti m’ha condusesto ramminga per do anni continui ti m’ha lassà nell’osteria d’Ancona, dopo che ti m’ha robbà quant’aveva nella mia musina, che ghera dusento cecchini niovi niovi, un fil de diamanti e un par de manini, ti ti ha scalà de notte la fenestra della camera e ti se scappà, bricconazzo, co’ la fiola dell’oste.

 

            panfilo       Dianetta, senti un poco, se il tuo marito è vergine come tu lo supponevi.

 

            lucetta      Ti ho aspettà zinq’anni continui, credendo che la cozienza te dovesse spenser a casa a venir da lo mugger, e mi non savevo dove cercarte, perché ti t’ha fatta d’altra patria in quella che ti . Ma sentendo a caso che ti se qua; che ti vol’ingannar un’altra povera dona, ladro, baron, furbazzo...

 

            gorgoleo Non ne posso più, crepo. (vuol partire)

 

            lucetta      Fermate, fermate che questa volta non ti me scapperà dalle man, mario disonorao.

 

10        gorgoleo Io tuo marito, squaldrina maladetta!

 

            lucetta      Che vorreste negarmelo eh? Piasesse al zielo che non t’avessi mai conosuo, brutto, birbante; non me trovarave adesso senza casa mia, senza la mia patria, e senza la vista della mia cara mare che ogni volta che me la ricordo, ma da pianser (parla in tuono di piangere) Non saria andata tant’anni attorcio, povera, enna, e stentare una fregola de pan per restorar la mia fame.

 

            panfilo       Non posso più tener le lacrime; farebbe pianger le pietre costei; ah il cielo ve lo perdoni, signor Gorgoleo, siete un cattiv’uomo, un uomaccio sete.

 

 

                                    SCENA DECIMA

 

                                    Mignatta, da fraschetana, e detti.

 

            mignatta  Non posso più, non posso più, non ho più fiato. Ah, ah, ah ribaldone tu m’hai fatto ben correre sai; ma adesso t’ho arrivato. Giustizia, giustizia; quest’è marito mio, e non può pigliare altre mogli, non può.

            gorgoleo Ancor un’altra moglie!

 

            panfilo       E so com’uscii di corpo a mi madre.

 

            lucetta      Com’entrevve un’a prenderve tanta confidenza con quest’uomo che l’ ze mio marìo.

 

5          mignatta  Voi ve sbagliate, madonna, che sua moglie son io.

 

            lucetta      Sua mugger ?

 

            mignatta  Sì, e sono quattr’anni che m’ha sposato il furbante.

 

            lucetta      E mi il è sette che lo tiolto questo baronazzo.

 

            mignatta  Tutto Frascati è informato.

 

10        lucetta      Tutta Venezia il sa.

 

            mignatta  Non c’è vignarolo, non c’è, che non lo possa testimonià.[63]

 

            lucetta      Non ghe barcariol che nol possa zuirar.

 

            mignatta  Gli ho dato una vigna vicino a Grottaferrata che fa dugento barili.

 

            lucetta      Gh’ho da mille ducati per dote, e po’ el m’ha robbà l’altrettanto che gavevo nella mia musina.

 

15        mignatta  E che vorrai dir di no, scellerato?

 

            lucetta      E che vorrestù fanne buziarda, traditore?

 

            gorgoleo Tanto m’è moglie l’una, quanto l’altra.

 

            panfilo       Figliuola mia, vien giù a dire i tuoi fatti con queste due mogli anteriori del tuo marito.

 

            lucetta      E come sfazzà, non ti vorrà conoscer le fattezze in quei due bei visini di quei miei cari fioli che ti ha zenerà.

 

20        mignatta  Oh vedete l’indegno! E non ti ricordi che hai ricolte quelle due ragazzine quando nacquero colle tue mani?

 

            lucetta      Tonin caro, Meneghetto bello vegnin , coresini poveretti; vegni avede quel can rinegao del vostro pare che non ve vol conosser per so fioli.

 

            mignatta  Minetta animuccia mia, Maddalenina amor mio, eccolo qua il furfante di vostro padre tanto crudele contro il suo sangue.

 

            gorgoleo Ah che carogne disonorate.

 

            lucetta      Vegni qua, vegni qua poveretti abbandonati.

 

25        mignatta  Venite, povere creature, fate pianino disgraziatelle. (vengono di qua e di là due ragazzi per parte, e gridano babbo, babbo)

 

            gorgoleo Al diavolo figliuoli della versiera, al diavolo.[64]

 

            panfilo       Dianetta la pappa per Tognetto e Maddalenina, e per questi altri tuoi figliastri. Oh che briccone di genero, oh che briccone! Al governo, al governo, che l’impicchino (parte)

 

            lucetta      Ma questa volta ti non la scapperà sicuro, no, no. (lo prendono tutte e due le donne, una per parte)

 

            mignatta Vedremo bene chi averà più forza, sì sì.

 

30        lucetta      Mi so che qui si fa razon, o ti voggio far andar in una galea sastù batocchio da forca.

 

            mignatta  So che qui ci è buona giustizia; e questa sorta de’ furbi se fanno impiccà, se fanno.

 

            lucetta      Traditrò, birbante, sì sì, ti l’ha da governà questi fioli.

 

            mignatta  Baronaccio insolente, tu l’hai a dotar queste ragazze.

 

            gorgoleo Al diavolo, basterdellacci, al diavolo, carognacce maladette. (i ragazzi gli vanno intorno gridando babbo, pappa, bombo, ed egli fugge con le donne dietro)[65]

 

                                    FINE DEL SECONDO ATTO

 

 

 

                  ATTO TERZO

 

                                    Civile.[66]

 

                                    SCENA PRIMA

 

                                    Alidoro e Farinello.

 

            farinello Il negozio camina felicemente, hanno presa la pasta a maraviglia tanto il suocero stordito che il genero disgraziato, ed io, che ho trovato poco fa il vostro governatore scappato di mano da voi, onoratissimo bargello di Livorno, e dalle due mogli arrabbiate, gli ho messa tal paura pel furto della lampana e del Talmud, e per la poligamia di cui potrebbe essere inquisito, che egli vuol fuggirsene senza stare a pensare ad altro.[67]

 

            alidoro     Buono, buono; ma delle valigie, e del vezzo...

 

            farinello Ha altro pensiero che delle valigie. Gli ho detto che il governo ha relassato segretamente un capiatur contro di lui, e che qui si fa impiccar la gente per lo più alla militare senza processo.[68]

 

            alidoro     Oh bravo Farinello.

 

5          farinello Anzi per chiuder la commedia con tutto il suo pieno, avendolo avvertito che gli sbirri stanno alle porte ed all’imbarco per farlo prigioniero, l’ho consigliato a travestirsi.

 

            alidoro     Ed in qual abito?

 

            farinello Da donna.

 

            alidoro     Ah, ah, averei piacere di vederlo.

 

            farinello Penso che sarà uno spettacolo più ridicolo che di vedere in Roma a Piazza Navona gli orsi colla cresta e con la mantiglia.

 

10        alidoro     Ah, ah, guai a chi ti dà alle mani, liparotto mio.[69]

 

            farinello Ora pensate voi dal canto vostro a condur bene queste poche di scene che restano. Andatevene... Voi m’intendete.

 

            alidoro     Adesso vo.

 

            farinello Quando io l’averò riposto dove so io...

 

            alidoro     Benissimo.

 

15        farinello E quando poi averò avvertito il buon Panfilo... Basta, lasciate fare a me.

 

            alidoro     Non può andar meglio.

 

            farinello Già Dianetta fa la parte sua...

 

            alidoro     Con tutta la naturalezza.

 

            farinello Ma ecco qua madama Gorgolea in abito fuggitivo. Partitevi.

 

20        alidoro     Ah, ah, ah. (se ne parte ridendo)

 

 

                                    SCENA SECONDA

 

                                    Gorgoleo, da donna, e Farinello.

 

            farinello Oh così, oh cosí, mia signora illustrissima, non vi conoscerebbe il più tristo diavolo dell’inferno. Ma dico io, che avete ancora aria di personaggia di condizione.

 

            gorgoleo Dite bene a dir personaggia per mascherare a donna ancor le parole.

 

            farinello Felice a quel poeta dell’Isole Natanti che avrà la sorte di scrivere questa metamorfosi.

 

            gorgoleo Ma io insomma non vo capace che la giustizia di questi paesi precipiti, come mi avete detto, i mandati e poi le condanne alla cieca.[70]

 

5          farinello Tant’è, s’impicca la povera gente e poi si cita l’impiccato a rispondere alla querela.

 

            gorgoleo Ohibò, ohibò! Né manco in terra de’ turchi.[71]

 

            farinello Come si tratta di delitti di tal sorta, e particolarmente di furti a luoghi sacri...

 

            gorgoleo Ma voi sapete benissimo che quei baulli...

 

            farinello I baulli colle chiavi li consegnai alla signora Dianetta, la quale, basta... Ha una confidenza straordinaria col bargello di Livorno...

 

10        gorgoleo Io, che non sono una oca, me ne sono accorto, e non solo col bargello, ma coll’ebreo ancora, ch’è peggio.[72]

 

            farinello Ed ella sa che gli sbirri e gli ebrei son capaci di fare ogni sorta di furberie, cioè d’aver messa loro quella lampana e quel Talmud... E ci averà dato mano quella svergognata... Basta non facciamo questi giudizi.

 

            gorgoleo Così sarà stato, signor Offiziale, e potete crederlo in buona coscienza senza tanti scrupoli. Ma insomma, signor uffiziale, l’incorrere in questi pregiudizi, quando uno è innocente...

 

            farinello Vi dirò ancor un’altra cosa. Qui ci sono molti fanciulli e fanciulle che patiscono di scrofole, e ad ogni tanto c’è bisogno di squartar uno per far la carità di guarire quei poverelli, e particolarmente cercano di squartare queste persone ben fatte, robuste e sane, come Vostra Signoria illustrissima, perché dicono che il sangue loro abbia virtù di guarire da quel male.

 

            gorgoleo Io però farei la carità a quei poverelli più volentieri in denari.

 

15        farinello Lo credo. Ora assicuratevi, signor mio, che io sto colla paura maggiore, e finché io non vi vedo fuor della città, non ho bene.

 

            gorgoleo Pah, che gran galantuomo!

 

            farinello Io ho una nipotina che ho bisogno di medicare alla prima giustizia che si farà, e con tutto questo, purché si salvi la pelle di Vostra Signoria, crepi pure la ragazza, che non m’importa.

 

            gorgoleo Questa si chiama fedeltà! Mi par fin basito dalla passione.

 

            farinello E se mai per disgrazia accadesse che Vostra Signoria illustrissima fosse condotto ad una forca, non so quello sarebbe di me disgraziato.

 

20        gorgoleo Veramente io pure non ho tanto paura di morire, quanto di morire impiccato. Perché in sostanza non è morte da gentiluomini pari miei, ed al mio paese guasta le provanze almeno di venticinque anni di nobiltà.

 

            farinello Dice benissimo, e per questo cerchiamo un poco di scappare dalla città più presto che possiamo.

 

            gorgoleo Eccomi qui con voi.

 

            farinello E badate bene, madama, quando vi darò braccio, a caminar sostenuta, e mettervi in positura di matrona di qualità, accompagnando la serietà alla bizzaria, la bizzarria alla modestia, e la modestia dalla fretta di scampar la forca.

 

            gorgoleo Un gentiluomo che ha spirito, e che non vorrebbe morire per man di boia, sa far di tutto; ma darà forse fastidio questa barba?

 

25        farinello Non signore, perché si trovano delle donne ermafrodite che l’hanno lunga come voi.

 

            gorgoleo E di che paese sono queste femmine?

 

            farinello Non è tempo d’imparare adesso la geografia.

 

            gorgoleo Avete ragione. Ma come m’ho da chiamare, quando bisognasse dare il nome?

 

            farinello Madama Lucrezia.

 

30        gorgoleo Sì, sì: ma di dove?

 

            farinello Madama Lucrezia di Roma dal Palazzo de’ Veneziani.

 

            gorgoleo È pur donna onorata questa madama Lucrezia?

 

            farinello Onoratissima.

 

            gorgoleo È di nazione ermafrodita ancor lei?

 

35        farinello Non saprei dirle. (da sé) (Oh che rapo). Ma proviamo qui un poco la nostra finzione. Vostra Signoria illustrissima si appoggi a me. Camini, madama; passi corti, occhi bassi, voce sottile e parole oneste.[73]

 

            gorgoleo Andiamo. Olà mia carrozza? Ancor non è attaccata? Siamo pur mal servite noi altre dame. Cocchiere, sottocochiere, ho d’aspettare tutta la giornata sulla strada?[74]

 

            farinello Benissimo. Gridi un poco colla servitù.

 

            gorgoleo Finiamola razza sbudellata.

 

            farinello Troppo troppo; parole più oneste.

 

40        gorgoleo Oneste neh? Cercherò di emendarmi.

 

            farinello Sì signora, si ricordi sempre di conservare il decoro.

 

            gorgoleo Obbligata, signor uffiziale.

 

            farinello Adesso che è donna, non ci va né meno quel signore, non che poi quell’obbligata, parli più sostenuta.

 

            gorgoleo Vero, vero; ma non vorrei pregiudicare alla mia natural cortesia. Adesso fingerò d’inquietarmi colle mie damigelle. Olà, chi è là; e pure non se ne vede una delle mie camariere. Oh povera madama Lucrezia. Polissena, Cassandra, portate quella scatoletta di quei nei neri.[75]

 

45        farinello Nei neri non occorre; più tosto nei bianchi, se ve ne fosse.

 

            gorgoleo Zittelle di camera; zittella decana, zittella balia, pigliate quell’ampolla di latte verginale.

 

            farinello Ora va benissimo tutto, madama. Solamente la scuffia è corta e stretta, e non vi cuopre al bisogno, perché in caso di qualche incontro potreste esser conosciuta. Aspettate, vado a prenderne una più grande.[76]

 

            gorgoleo Ma io resto qui... come adesso...

 

            farinello Vo e torno.

 

                                    SCENA TERZA

 

                                    Un caporale con due sbirri e Gorgoleo.

 

            gorgoleo Maledetto paese; paese del diavolo. (Gorgoleo è sentito dal caporale, che entra nel partire di Farinello)

 

            caporale   Che manca, signora, che manca?

 

            gorgoleo Niente, niente, signor Caporale.

 

            caporale   Possiamo servirla in qual cosa, l’è stato fatto qualche torto? Ho inteso che Vostra Signoria illustrissima si lamentava di non so che di questo paese.

 

5          gorgoleo Vi dirò; ci sfogavamo per bizzarria sopra un certo accidente ideale.

 

            caporale   Eh parli pure con libertà, abbiamo incombenza strettissima dal governo d’invigilare sopra i disordini della città, e particolarmente intorno al servizio dei personaggi forestieri. (osserva Gorgoleo attentamente)

 

            gorgoleo Obbligata alla vostra diligenza. Non c’occorre niente, andate, andate il buon uomo, andate per le vostre incombenze.

 

            caporale   (parlando, che l’altro senta) Che miro? Questo è quel visaggio che mi è stato appunto figurato: macilento... abbronzito... mento peloso...

 

            gorgoleo E non son io quella che cerca. In parola d’onore.

 

10        caporale   Che sapete voi, che cosa dico e che cosa vado cercando?

 

            gorgoleo Non so niente io.

 

            caporale   Oh perché dite che non siete voi quella che io cerco?

 

            gorgoleo Non ho detto niente io, non ho parlato niente io.

 

            caporale   Come non avete detto? Come non sapete? Ma voi diventate rossa! Questo è indizio... sì sì, olà fermate un poco questa femmina.

 

15        gorgoleo Di grazia, mio signore, mi lasci andare... perché io... e la barba viene, che essendo ermafrodita...

 

            caporale   Al discorso tremante, ai pretesti mendicati, voi siete contumace colla giustizia. (lo gira osservando) Anzi ai segnali voi siete quel gentiluomo di Catanzaro che ne ha fatte tante: olà manette alle mani: conducetelo a palazzo per la recognizione, intanto che il maestro di giustizia abbia fatto tutto il patibolo. (vogliono legarlo)

 

            gorgoleo Ah poveretto me, ahi me meschino.

 

 

                                    SCENA QUARTA

 

                                    Farinello e detti.

 

            farinello Ohimè, che novità è questa!

 

            gorgoleo Mi hanno riconosciuto.

 

            caporale   Finalmente l’abbiamo trovato.

 

            farinello Signor caporale mio caro, per amor mio, per amor del cielo aggiustiamo questo negozio. Sapete che siamo amici antichi, e che ho servito voi all’occasioni. Questo povero signore è innocente: lasciatelo, e comandate a me della vita.

 

5          caporale   Oh questo non si può fare.

 

            farinello Voi siete inserviziato, e finalmente dov’è denari, è modo. Voglio che l’aggiustiamo con buona mancia.

 

            caporale   Olà ritiratevi quattro passi indietro. (gli sbirri si ritirano)

 

            farinello Signor governatore, bisogna metter mano a qualche cosa, perché vi lascino andare. Su su non perdiamo tempo.

 

            gorgoleo Ah maladetto paese.

 

10        farinello Scampata la pelle, la carne rimette. Vi rifarete ancor voi in questa maniera al vostro governo. (piglia denaro e lo conta al caporale) Tenete, signor caporale, andate a bere.[77]

 

            caporale   E quanti sono?

 

            farinello Uno, due, tre, quattro, sette, nove e dieci ungari.

 

            caporale   Perdonatemi; l’ordine è rigoroso, e ci sarebbe una galera per me... Olà. (fa cenno agli sbirri)

 

            farinello Aspettate, signor caporale, or ora; pazienza di grazia; (parla a Gorgoleo) diamogliene quindici più, sbrigatela. Quando sarete impiccato, che vi serviranno?

 

15        gorgoleo Ah, ah. (gli dà altra moneta)

 

            farinello Oh pigliate, e cotentatevi, e lasciateci andare, signor caporale.

 

            caporale   Ma io non posso farli questo servizio, se non con andarmene anch’io e fuggirmene via con lui medesimo, perché rimarrei qui nelle peste.

 

            farinello Fate quel che volete, e se volete andarvene con lui e condurlo sicuramente fuor di stato, egli vi pagherà le spese; ed oltre al darvi un’altra buona mancia vi raccomanderà al bargello di Catanzaro. Il vostro mestiere finalmente trova il suo pane per tutto.

 

            caporale   Oh lasciate dunque fare a me. Voi non vi partite di qui, che io gli fo il servizio adesso. Andiamo.

 

20        farinello Ma abbiatene tutta la cura; ve lo raccomando.

 

            caporale   Vo a chiuderlo adesso in una casa spigionata, e questa notte l’imbarco segretamente, e fino che non l’ho messo in salvo, non l’abbandono: arrivederci. Io fo tutto questo per la nostra antica amicizia.[78]

 

            farinello Ve lo raccomando quanto fosse mio fratel carnale, perché è un gentiluomo da bene, e mi scoppia il cuore di lasciarlo. Addio, signor mio.

 

            gorgoleo Addio, signor uffiziale onorato. Voi siete l’unico galantuomo che ho trovato in questa città. Morto voi ella ha da sprofondare.

 

            farinello Sbrigatevi: vorrei che fosse cento miglia di lontano. Via, via spicciatela. (partono Gorgoleo e il caporale) Oh va’, che il diavol ti porti, che a Nettunno hai avuta la moglie che cercavi. Io penso che Gorgoleo, e Gorgogliero Gorgolizzo si voglino trovare in una galera ad uno stesso banco: perch’è alle mani d’uno che lo vende sicuramente a quello che fa le buone voglie... Ma ecco qua...

 

 

                                    SCENA QUINTA

 

                                    Panfilo e Farinello, che finge piangere.

 

            farinello Oh che disgrazia! Oh che furfanteria! Oh povero padre, e chi gli ha da portare la nuova? Oh vedete, se mette conto allevar le figliuole con tanta fatica, perché facciano queste belle azioni? Oh povero Panfilo, mi scoppia il cuore per te, povero vecchio abbandonato! Io credo che voglia cascar morto di dolore, quando lo sappia, povero galantuomo.

 

            panfilo       Che c’è Farinello? Che cattiva nuova è questa?

 

            farinello Ahimè, io non ho cuore di darvela, ahimè...

 

            panfilo       Spediscela Farinello mio, di’, su.

 

5          farinello Che siete tanto il grand’uomo da bene, ah, ah.

 

            panfilo       Parla ti dico, che c’è, dimmelo.

 

            farinello Ah, ah, quel baronaccio di Catanzaro, ladraccio infame...

 

            panfilo       Sarà impiccato piacendo al cielo.

 

            farinello Impiccato da vero! Farà bene impiccar voi dalla disperazione: egli vi porta via...

 

10        panfilo       Qualcosa di casa forse?

 

            farinello Vi porta via la vostra figliuola.

 

            panfilo       La mia figliuola!

 

            farinello Certissimo, la pazzarella s’è fuggita e v’ha lassato per andare con quel briccone disonorato, e dicono che lui faccia così per arte di diavolo: che tutte le donne gli corrono dietro, stregonaccio maladetto.

 

            panfilo       Alla giustizia presto andiamo; gli vo’ mandar dietro la sbirreria. Di dove son usciti? Quant’è? Oh meschino! Alla giustizia, alla giustizia.

 

 

                                    SCENA SESTA

 

                                    Alidoro con Dianetta e detti.

 

            alidoro     Per forza, o per amore avete da venire: mi basta di rimettervi in mano di vostro padre, e poi fate quel che volete. Signor Panfilo, ecco qua la sua figliuola: l’ho levata per forza dalle mani di colui con cui se n’andava, più in considerazione dell’onor vostro che di lei, che non merita che altri mai più la guardi in viso: ed io per me v’assicuro che se per l’addietro ho avuta per lei qualche inclinazione, tutto l’antico amore s’è convertito in aborrimento.

 

            panfilo       Ah ah, sfacciata infame, disonore del mio parentado.

 

            alidoro     E come! Trattarmi così, signora Dianetta, e dopo avervi io servita tant’anni nel modo che sapete, e col fine onorato che a tutto il mondo è noto, e dopo la fede tante volte giuratami di non esser d’altri che mia, voi pagate di questa sorta i miei affetti, voi osservate così i vostri giuramenti? Sentite, signora, che voi vi siate sottomessa ai voleri del padre non debbo se non lodarvelo. Egli è savio e prudente nelle sue elezioni, e non ho che dolermi di lui, se m’abbia posposto ad un altro. Si è dato a credere che Gorgoleo sia più ricco di me di dieci, o dodicimila scudi di capitale, e finalmente per questa somma si può mancar di parola, e tanto più quanto che egli ha creduto di sollevarvi a qualche grado più onorevole di certe dignità che venivangli figurate, e di compiacere al suo fratello, di cui dovrebb’essere erede. Ma che voi vi scordiate in un momento della mia lealtà per voltarvi ad un soggetto che voi non avete mai conosciuto...

 

            panfilo       Svergognata!

 

5          alidoro     E che finalmente senza licenza di vostro padre, anzi a suo dispetto abbiate ardito abbandonarvi nelle mani di lui, e con lui così vergognosamente fuggirvi, questa sarà un’azione condannata da tutto il mondo.

            panfilo       Disgraziata!

 

            alidoro     Ed io mi tengo a disonore d’avervi amata, d’avervi conosciuta, e vorrei col mio sangue medesimo...

 

            panfilo       Povero giovane!

 

            alidoro     Lavare in me questa macchia tanto obbrobriosa pel mio cuore.

 

10        dianetta   E bene, signor Alidoro, ho fatto quel che ho fatto, e non me ne pento. E così?

 

            panfilo       Non te ne penti ancora eh?

 

            dianetta   Mio padre me l’ha dato per marito, ed era dovere che io l’amassi, che io lo difendessi, che io lo seguissi. Dite pure quanto volete, il mio sposo è un gentiluomo d’onore; e tutto quello che di lui si dice, sono calunnie orribili di gente invidiosa.

 

            panfilo       Chetati lì, temeraria, vigliacca. Siamo informati meglio di te. Calunnie eh? Ancora!

 

            dianetta   Calunnie e calunnie inventate per metterlo in disgrazia vostra, e in disperazione di fuggir da questa città.

 

15        alidoro     Ed io sono stato forse capace d’ordir queste macchine?

 

            dianetta   Di far questo, e peggio. Povero cavaliere.

 

            panfilo       Povero briccone vuoi dire tu. Ma è indiavolata, sì o no?

 

            dianetta   Perché quelle finte mogli...

 

            panfilo       Zitta lì.

 

20        dianetta   E quel finto bargello di Livorno.

 

            panfilo       Zitta lì, furfante, che io ti rompo questo bastone in quel capaccio d’asina.

 

            alidoro     Signora Dianetta, non vi date a credere che io mi sia adoperato a distornare questo vostro così gradito maritaggio per qualche mio fine. Io l’ho fatto solamente in riguardo di questo buon vecchio onorato...

 

            panfilo       Dio vel rimeriti, signor Alidoro.

 

            alidoro     Il quale non meritava d’esser colpito nell’ultimo de’ suoi giorni nella pupilla della riputazione, e di morire in fine dal dolore d’una piaga che è la più sensibile a chi circola il sangue onorato nelle vene, come ha questo degnissimo galantuomo, gloria di questa città, e della mercatura di questo secolo. (l’abbraccia)

25        panfilo       Certo che mi sarei morto di dolore in due giorni: vi ringrazio e vi sono tenuto della vita.

 

            alidoro     Signor Panfilo, addio. Una volta io aveva ambizione d’entrare nella vostra parentela; ma è stata mia disgrazia che non me ne abbiate reputato degno. Tuttavia, signor Panfilo mio, questo non ha da impedire che io mi adoperi nell’altre cose di vostro servizio. Stimo e venero la vostra persona, e benché escluso dalla sorte di vostro affezionato genero, almeno quest’atto d’oggi mi farà meritare il titolo di vostro fedel servitore. (vuol partire)

 

            panfilo       No, no, signor Alidoro, stia a sentire per grazia: lei sola sola m’ha rimesso oggi all’onor del mondo. Tutto quel che ho è al suo comando; e Dianetta sta per lei, se si compiace.

 

            dianetta   Oh questo poi no. Prima la morte che altro marito.

 

            panfilo       E io voglio adesso che tu pigli il signor Alidoro, sì bene io, io. Tu l’hai da far con me.

 

30        dianetta   Mi comandi altro.

 

            panfilo       Ti vo’ comandar questo. La mano qua, e annoi, mattarellaccia sfacciata.

 

            dianetta   Me ne vo in casa, la reverisco.

 

            panfilo       Sta qui ti dico; qui; qui. Ti farò la testaccia in quattro pezzi.

 

            alidoro     No, no, signor Panfilo, non bisogna farle violenza, tanto più che quando ella s’accordasse ad obbedirvi, bisognerebbe che facesse io una maggior violenza a me stesso per esser suo marito.

 

35        panfilo       La voglio scaponire. Quando l’incoccio, ho la testa con me.

 

            alidoro     Signor Panfilo, addio. Vostra figliuola è troppo innamorata di quel furfante, e non saprei assicurarmi che non mi scappasse di casa per andare a trovarlo. Addio.

 

            panfilo       Venite qua; ha da esser vostra, se credessi di legarvela stasera all’uscio di casa.

 

            alidoro     Potreste darmi il corpo di vostra figliuola; ma no il cuore. Ella già l’ha donato ad un altro.

 

            panfilo       La compatisca, perché questa non è stata altro che qualche malia, e so io il bene che voleva a Vostra Signoria da oggi in là; la pigli pure, e mi creda, che con quattro bastonatelle lei la farà fare a suo modo. La mano qua, Dianetta.

 

40        dianetta   Sarà finalmente un’ingiusta violenza...

 

            alidoro     Dalle violenze ci guardi il cielo. Servo suo.

 

 

                                    SCENA ULTIMA

 

                                    Farinello, Mignatta e detti.

 

            farinello Fermatevi, signor Alidoro, per l’amore che portate a questo buon vecchio, fategli la carità di contentarlo.

 

            mignatta  Signora Dianetta, per il latte che vi diede mia madre, fate al signor Panfilo questo piacere. Obbeditelo.

 

            farinello Eccomi inginocchiato a’ vostri piedi. (s’inginocchia ad Alidoro)

 

            mignatta  Non mi rizzerò finché non mi fate la grazia. (s’inginocchia a Dianetta)

 

5          alidoro     Ma se non c’è genio, staremo sempre in guerra.

 

            dianetta   Ma se non lo posso vedere, sarà una morte il mio maritaggio. (Panfilo va di qui e di là raccomandandosi ai servi che dispongano i giovani)

 

            farinello Guasteremo la stregoneria, ed il genio ritornerà.

 

            mignatta  Bruceremo gl’incantesimi, e gli vorrete bene.

 

            panfilo       Sì sì caro signor Alidoro, sarà causa che camperò quattro giorni di più.

 

10        alidoro     Dianetta, se m’induco a sposarvi, lo fo per accrescere la vita al signor Panfilo, e non per altro, e non crediate che io lo faccia pel vostro bel viso. Sono innamorato solamente della bontà di questo vecchio venerando, a lui do la mano, e lui particolarmente intendo sposare.

 

            panfilo       O via, e io vi divento suocero e marito, come vorrete.

 

            mignatta  E viva.

 

            farinello E viva.

 

            panfilo       E accresco la dote diecimila scudi per ora, e quel poco che ho sarà tutto vostro. Farinello, cercate un notaio ora ora ora.

 

15        dianetta   Signor padre, la mano d’Alidoro mi pare che cominci a guastare la malia, e mi pare ancora di toccargli la sua volentieri. Onde, se piace al cielo, non staremo in discordia come io credeva.

 

            panfilo       Quando siamo saliti in casa chiedegli perdono delle malagevolezze che tu gli hai date.

 

            dianetta   Per anticipare i vostri comandamenti comincio da questo punto ad eserguirli. Alidoro, perdonate la mia renitenza nel darvi la mano, incolpandone l’impegno che io aveva di contenermi così.

 

            alidoro     Io mi sono scordato di tutto per sodisfare alli comandi del vostro buon padre, ed essendo tutto mutato da quello che io era poco fa, mi dichiaro vostro servo e vostro sposo fedele.

 

            panfilo       Siate pur mille volte benedetto, signor Alidoro, voi mi avete rimesso il fiato in corpo. O via sagliamo in casa, e prepariamo le cose per le nozze.

 

20        farinello Sì sì sarà bene che dopo tanti stenti e tante fatiche si stia un poco allegramente; e finito che sarà il brio, voglio per notizia del mondo tutto mettere alle stampe le gloriose azioni, la decorosa comparsa e l’onorato fine del governatore dell’Isole Natanti.

 

                                    FINE DEL TERZO ED ULTIMO ATTO

 

 

 

 

Appendice

 

Si riportano in appendice:

 

La Nota integrale contenuta nel paratesto di G:

 

A CHI LEGGE

Il soggetto della presente opera è tirato da una commedia di Molière intitolata Monsieur de Pourceaugnac: ma egli è così cangiato nel passaggio che ha fatto da un idioma all’altro, che il Gorgoleo, ovvero il governatore dell’Isole Natanti è oggidì un’altra cosa, che non è la detta commedia francese. Il dialogismo è tutto variato, l’idiotismo, la sentenza, il sale: sono state abbreviate alcune scene, molte ne sono accresciute, ed altre del tutto mutate: onde si è resa una commedia quasi tutta differente, e ridotta in maniera che può dirsi affatto nuova, e creata dalla mente del celebre signor Girolamo Gigli. L’edizione che presentemente se ne fa è cavata dall’originale medesimo dell’autore, che io già aveva per le mani. Le molte richieste che di continuo mi venivano fatte, mi hanno indotto finalmente a pubblicarlo.

            Se mai rappresentar si dovesse questa commedia, l’autore istesso dà per avviso che essendo riportata nella lingua italiana comune la parlata de’ medici, riescirà sempre meglio ridurla nella lingua bolognese, o altra equivalente, non solo perché il carattere de’ medesimi è affatto caricato, e grazianesco, e fuori di un idioma simile non averebbe il suo sapore, ma anco perché essendo talvolta la loro diceria assai lunga recherebbe del tedio, se non si precipitasse parlandosi in cotal guisa.

VINCENZO PAZZINI CARLI

 

 

 

Per intero, gli intermezzi (e il paratesto) della stampa palermitana del 1731:

 

ARGOMENTO

Gorgoleo da Catanzaro, giovane egualmente ricco e balordo contrasse sponsali con una gentildonna di Nettuno pretesa da Alidoro, gentiluomo pur di Nettuno, il quale, saputo l’arrivo del rivale per dar la mano alla sposa, coll’aiuto di Farinello liparotto gli trama tante delle trappole e delle burle, che ridottolo a disperazione l’obbliga a disfarsi dall’impegno; a rinunziare quel parentato e fuggirsene da Nettuno.

 

La scena si finge in Nettuno.

 

PERSONAGGI

 

Gorgoleo, governatore dell’Isole Natanti, Don Tommaso Chacòn.

Panfilo, suo suocero, Don Pietro la Grua Talamanca, de’ Principi di Carini.

Patacca, Rocco, suoi servi, Don Stefano Sammartino Ramondetto, Cav. Gerosolimitano de’ Duchi di Motalbo. Don Tommaso Celestre de’ Marchesi di S. Croce.

Alidoro, Don Giuseppe Napoli, Barone di Longi, primogenito del Marchese della Melia.

Farinello liparotto, Don Antonino Sammartino Ramondetto, primogenito del Duca di Montalbo.

Dottor Solutivo medico, Don Michele Reggio e Gioeni.

Dottore Astringente medico, Don Nicolò Chafallòn, primogenito del Duca di Villabona.

Signor Tamburlano speziale, Don Michele Chiarandà, primogenito del Barone di Friddani.

 

PRIMO INTERMEZZO

 

Alidoro intoduce in casa di Gorgoleo una mano di cantori e di ballarini buffoni a fargli la prima canzonatura

 

Cantano li signori

 

Don Arcadio Perollo ed Alliata.

Don Giovanni Marassi de’ Duchi di Pietratagliata.

Don Simone Tarallo e Rau Impellizzeri de’ Duchi della Medaglia.

Don Vincenzo Chiarandà de’ Baroni di Friddani.

 

Ballano li signori

 

Don Domenico Termine de’ Principi di Castel Termine.

Don Emmanuello Perollo ed Alliata.

Don Federico Spadafora de’ Principi di Maletto e Venetico.

Don Francesco Borgia de’ Baroni del Casale.

Don Francesco Ventimiglia, primogenito del Principe Belmontino.

Don Giuseppe Borgia, Barone del Casale.

Don Giulio Notarbartolo de’ Duchi di Villarosa.

Don Placido Notarbartolo, Barone di S. Anna, primogenito del Duca di Villarosa.

Don Vincenzo Bonanno, Principe di Linguagrossa.

 

 

SECONDO INTERMEZZO

 

Salpino, gentiluomo, Don Simone Tarallo e Rau Impellizzeri de’ Duchi della Medaglia.

Ciullo, suo servo, Don Arcadio Perollo ed Alliata.

Polito, barbiere, Don Gio. Marassi de’ Duchi di Pietratagliata.

Guadagna, mercante di drappi, Don Vincenzo Chiarandà de’ Baroni di Friddani.

 

 

            salpino       Misero, e che farò?

                                    Son affatto spiantato,

                                    dall’intutto spelato:

                                    e pur ho tanti creditori intorno

5                                  sera, mattina e giorno;

                                    e a sodisfar formalità non ho.

                                    Misero, e che farò?

                                    Benché povero d’entrate,

                                    pur son nato gentiluomo:

10                                e bisogna nel vestire

                                    comparire

                                    com’ogn’altro galantuomo;

                                    e la barba farmi fare

                                    per lo meno ogni tre dì.

15                                Ma il mercante, ma il barbiere

                                    non si appaga

                                    delle smorfie; e vuol la paga:

                                    e qui sta il malanno, qui.

                                    Benché eccetera

20                                si dovrebbe introdurre

                                    nelle città questo buon gusto ancora:

                                    chiamarsi sodisfatto il creditore,

                                    senza poi ricercare altro di più;

                                    qualora un galantuom per gran virtù

25                                gli si dice, e confessa debitore.

 

            ciullo                     Eh padrone? Eh signore?

 

            salpino                                              Cosa vuoi?

 

            ciullo         Li soliti mosconi impertinenti

                                    il mercante e il barbiere...

 

            salpino       Che son venuti a fare?

 

30        ciullo         A riscuotere, credo, i pagamenti.

                                    Vuol che li faccia entrare?

 

            salpino       Ah! Mi tormenti!

 

            ciullo         Sempre il padrone

                                    or col drappiere,

35                                or col barbiere;

                                    mai nessun debito

                                    coll’oste fa.

                                    Se nol credete,

                                    lo richiedete

40                                a questo stomaco,

                                    che ben lo sa.

                                    Sempre eccetera.

 

            salpino       Cattivo mio destino, e disgraziato!

                                    Che farò? Son confuso e disperato.

 

45        ciullo                     Ma, padron, cosa fu,

                                    che vi fa tapinar tanto così?

                                    Il caso disperato al fin non è:

                                    rimediar di può.

                                    Lasciate far a me:

50                                farò in modo che qui

                                    importun creditor non torni più.

 

            salpino       Non lo spero.

 

            ciullo                                          Sarà.

 

            salpino       Piacesse al ciel!

 

            ciullo                                             Sarà.

                                    E ancor cosa farò,

55                                che voi in vedendo si rivolti in là.

 

            salpino       Fa’ pure: io mi ritiro...

 

            ciullo                                                         Andate là:

                                    né da lor vi lasciate veder qua.

 

            salpino       Qua non comparirò; se pria da te

                                    chiamato non sarò una, due e tre. (parte)

 

60        ciullo         Galantuomini, entrate.

 

            guadagna Ciullo, buondì.

 

            ciullo                                             Buondì, Monsù Guadagna.

 

            polito                     Messer Ciullo, buongiorno.

 

            ciullo                                                               Vi saluto,

                                    Mastro Polito mio tanto garbato.

 

            guadagna Che fa il vostro padrone?

 

65        polito                     Ov’è il signor Salpino?

 

            ciullo                     Si trova ancora a letto il poverino

                                    afflitto, inquietato

                                    da doppio mal, debiti e povertà.

                                    Ma piena facoltà

70                                ha conceduto a me di ricattarlo

                                    dall’importunità de’ creditori;

                                    ed a nome di lui così vi parlo.

 

            guadagna Pian piano lì, pian piano.

                                    E perché usare ancor

75                                quel termine villano?

                                    E dire al Creditor?

                                    Che l’è importuno?

                                    Galante è il mercadante

                                    qualora i drappi :

80                                noioso ed incivile

                                    poi subito si fa,

                                    qualor il prezzo chiede:

                                    questo trattar gentile

                                    e quello che si vede

85                                oggi in più d’uno.

                                    Pian piano eccetera.

 

            ciullo                     Oh per questa parola

                                    Monsù, tanti fracassi?

 

            guadagna E che vi pare?

90                                È questo un maltrattare.

 

            ciullo                     Non vi formalizzate:

                                    mi scappò dalla bocca,

                                    ma l’orecchie al mio dir ora allungate.

 

            polito                     Bel bello: cos’è

95                                le orecchie allungate?

                                    Ci vuoi tu trattare

                                    qual asini ancor?

                                    so già in ogni caso

                                    cacciarmi ancor io

100                              le mosche dal naso.

                                    Sì poca creanza

                                    a un mastro par mio,

                                    a un uomo d’onor?

                                    Bel bello eccetera.

 

105      ciullo                     Oh via che fu uno sbaglio. Per sì poco

                                    montate in bestia? Or sia finito il giuoco.

                                    Stiamo sul sodo: dice il mio padrone

                                    che a’ danar non pensiate: egli è fallito;

                                    né in tasca gli si trova un sol quattrino:

110                              vi propone però questo partito.

                                    Se a rifarvi de’ crediti, vi piace

                                    toglier quanto c’è qui (da sé) (ch’è tutto il suo)

                                    toglietevelo pure; e andate in pace:

                                    né più tornate a rompergli la testa.

 

115      polito                     Che bel concetto!

 

            guadagna                            Che partita è questa?

 

            ciullo                     Se ciò non piace al vostro genio avaro:

                                    non avrete né roba, né danaro.

 

            guadagna Né roba, né danaro? E che facciamo?

 

            polito                     Presto, presto, togliamo ciò che possiamo.

 

120      ciullo                     (da sé) (Oh quanto consolato

                                    vorrà il padron restare

                                    del negozio sì bene maneggiato,

                                    e con felicità da me concluso!

                                    Subito il vo chiamare).

125                              Olà, signor padron, scendete giuso.

 

            salpino       E che cosa si fa?

 

            ciullo                                             Signor padrone,

                                    presto, presto: un bastone:

                                    vi saccheggian la roba,

                                    vi svaligian la casa i mariuoli.

130                              All’armi, alla giustizia si voli (parte).

                                   

            salpino       Ah ladri! Ah malandrini!           

                                    Così poco rispetto!

                                    Spade, schioppi, bastoni, spiedi e lance...

 

            guadagna Che diascolo è mai?

 

135      polito                     Di che si tratta?

 

            salpino       Bricconi impertinenti,

                                    quelle robe lasciate, o morirete.

 

            guadagna A che giuoco giuochiamo, padron mio?

 

            salpino       Vi saprò insegnar io miglior creanza (li bastona).

 

140      polito                     Piano per le mie spalle.

 

            guadagna Ohimè la panza!

 

            salpino                               Ancora non fuggite?

 

            a due                       Bel bello: pria sentite.

 

            salpino       Usar meco così?

 

            a due                       Il vostro servidore

145                              furfante

                                    briccone

                                    ci tradì.

 

            salpino       Voi siete i furfantoni:

                                    siete pur voi i bricconi.

 

150      a due                       Adagio per pietà.

 

            guadagno           Ho fatto un buon guadagno!

 

            polito                     Ho fatto un buon profitto!

 

            guadagno           La parte al mio compagno

                                    rinunzio di buon grado.

 

155      polito                     Basta: già me ne vado

                                    infarinato e fritto.

 

            salpino       Sgombrate via di qua.

 

            a due                       Quello ha migliori spalle:

                                    voltatevi di là.

 

 

Termina qui con un abbattimento, nel quale operano li signori

 

Don Andrea Mugnos e Trigona.

Don Cesare Milo de’ Baroni della Salina.

Don Cesare Statella de’ Marchesi di Spaccaforno.

Don Federico Napoli e Napoli.

Don Giuseppe Napoli, Barone di Longi, primogenito del Marchese della Melia.

Don Mario Milo e Fici.

Don Michele Chiarandà, primogenito del Barone di Friddani.

Don Michele Reggio e Gioeni.

 

Il fine del Gorgoleo.

 

 

 

 

Bibliografia essenziale

 

Opere di Girolamo Gigli citate

Gigli, Girolamo, Il Gorgoleo, ovvero il governatore dell’Isole Natanti, Siena, Quinza e Bindi, 1753.

_______, Don Pilone, La sorellina di Don Pilone, Il Gorgoleo, a cura di Mauro Manciotti, Milano, Silva, 1963.

_______, Un pazzo guarisce l’altro, a cura di Elena E. Marcello, Santiago de Compostela-Venezia, lineadacqua, 2016 (www.usc.gal/goldoni).

_______, I litiganti ovvero il giudice impazzato, a cura di Françoise Decroisette, Santiago de Compostela-Venezia, lineadacqua, 2017 (www.usc.gal/goldoni).

_______, La sorellina di Don Pilone, a cura di Françoise Decroisette, Santiago de Compostela-Venezia, lineadacqua, 2020, p. 17 (www.usc.gal/goldoni).

_______, Le furberie di Scappino, a cura di María Consuelo de Frutos Martínez e Marilena Ceccarelli, Santiago de Compostela-Venezia, lineadacqua, 2023 (www.usc.gal/goldoni).

 

Opere di Molière citate

Molière, Les Fourberies de Scapin; Monsieur de Pourceaugnac, in Id., Œuvres complètes, II, texte établi et annoté par Maurice Rat, Paris, Gallimard, 1956.

 

Studi critici e biografici

Agieo Oresbio (Francesco Corsetti), Vita di Girolamo Gigli sanese, detto fra gli Arcadi Amaranto Sciaditico, Firenze, stamperia all’insegna di Apollo, 1746.

Binni, Walter, Il teatro comico di Girolamo Gigli, in Id., L’Arcadia e il Metastasio, Firenze, La Nuova Italia, 1963, pp. 176-206.

Favilli, Temistocle, Girolamo Gigli senese, nella vita e nelle opere. Studio Biografico-Critico con appendici di documenti inediti e di ricerche bibliografiche, Rocca San Cascino, Cappelli, 1907 (Reprint London, Forgottenbooks, 2018).

Fioravanti, Marco, Cultura e prassi scenica a Siena nel primo Settecento, «Annali della facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Siena», XII, 1991, pp. 55-67.

_______, Il teatro del Saloncino nel Settecento. Attori, Autori, Pubblico, in Siena a teatro, a cura di Roberta Ferri e Giovanni Vannucchi, Siena, Comune di Siena, 2002, pp. 67-85.

Giovanardi, Claudio-Trifone, Pietro, La lingua del teatro, Bologna, Il Mulino, 2015.

Jacona, Erminio, Siena Tra Melpomene e Talia. Storie di teatri e teatranti, Siena, Cantagalli, 1998.

Perrone, Pietro, Storia prammatico-critica delle scienze naturali e mediche presso i greci, romani, arabi ed i popoli dell’Europa a Medioevo, vol. 2, Napoli, Gennaro Palma, 1854.

Spera, Lucinda, Gigli Girolamo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana (Treccani), vol. 54, 2000, s. v.

Strambi, Beatrice, La lingua in Girolamo Gigli e Jacopo Nelli fra riflessione teorica e comicità teatrale, in Luciano Giannelli, Nicoletta Maraschio, Teresa Poggi Salani (a cura di), Lingua e letteratura a Siena dal ‘500 al ‘700, Firenze, La Nuova Italia, 1994, pp. 266-328.

Toldo, Pietro, L’œuvre de Molière et sa fortune en Italie, Torino, Loescher, 1910.

Turchi, Roberta, La commedia italiana del Settecento, Firenze, Sansoni, 1986

_______, (a cura di), Il teatro italiano, IV. La commedia del Settecento, I, Torino, Einaudi, 1987.

 

Dizionari e supporti lessicografici

Gherardini, Giovanni, Supplemento a’ vocabolari italiani, vol. V, (Q-S), Milano, Paolo Andrea Molina, 1857.

Grande dizionario della lingua italiana, (GDLI), Torino, UTET, 1961-2009.



[1] Nel sopracitato elenco, stilato dal biografo Francesco Corsetti, delle commedie gigliane in prosa stampate all’altezza del 1746, la pièce figura con il titolo abbreviato: Il Gorgoleo. L’arcipelago delle Isole Natanti situate nei pressi di Tivoli è frutto della fantasia autoriale, ma nel sottotitolo pare celarsi un richiamo al Sancho Panza chisciottesco, nominato «gobernador de la ínsula Barataria». Il motivo delle Isole Natanti ricorre inoltre, come osserva già Binni, nello scritto polemico gigliano dal titolo Gazzettino, composto tra il 1712 e il 1714 (Binni, Il teatro comico di Girolamo Gigli, cit. p. 200).

[2] Gorgoleo: il nome, come indica Turchi, richiama quello di Giangurgolo, maschera calabrese (Turchi, La commedia italiana del Settecento, cit., p. 53). Potrebbe inoltre alludere al rumore dell’acqua delle isole di cui è governatore. Nella fonte molieriana è Monsieur de Pourceaugnac.

[3] Panfilo: in quanto vecchio avaro e credulone, ricorda la maschera Pantalone. Nella fonte molieriana è chiamato Oronte.

[4] Mignatta: servetta, donna di rigiro; letteralmente, il nome significa ‘sanguisuga’; per estensione, ‘usuraio, strozzino, e in genere chi specula sulle necessità altrui quasi succhiandone il sangue. Più com., seccatore importuno o persona che è difficile levarsi di torno’ (Treccani; si veda anche Decroisette, Commento a Gigli, I litiganti ovvero il giudice impazzato, cit., pp.117-131: 118). Nella fonte molieriana è chiamata Nérine (femme d’intrigue, feinte Picarde).

[5] Dianetta e Alidoro: coppia di innamorati rispettivamente chiamati, nella fonte molieriana, Julie ed Éraste.

[6] Farinello: servo scaltro, assimilabile a un primo zanni; la denominazione di ‘liparotto’ si riferisce alla sua provenienza geografica, di Lipari. Il maggiore spazio riservatogli, rispetto al testo-fonte, parrebbe rientrare a pieno titolo nel disegno autoriale volto ad «allontanare il testo dal modello ed a legarlo ancora più alla commedia popolare» (Turchi, La commedia italiana del Settecento, cit., p. 53). Nella fonte molieriana è Sbrigani (Napolitain, homme d’intrigue).

[7] I dottori Solutivo e Astringente, i cui nomi sono chiaramente allusivi, in chiave ironica, alle pratiche mediche di cui sono esperti, stando all’indicazione contenuta nel paratesto di G avrebbero dovuto, in caso di rappresentazione, adoperare la parlata bolognese (come anche lo speziale Tamburlano; cfr. Appendice). Nella fonte molieriana compaiono come Premier médecin e Second médecin.

[8] Lucetta: compare solo in II.9-10, come finta veneziana, ed è l’unico personaggio di cui viene mantenuto il nome originario della fonte molierina, in cui figura come Lucette (feinte Gasconne).

[9] È soppressa l’ouverture presente nell’opera di Molière.

[10] sellari: sedani (cfr. anche Manciotti, Note..., cit. p. 349).

[11] condotta: in Manciotti, Note..., cit. p. 349: «Dipartimento, capitaneria di porto» ♦ bullette: polizze, documenti.

[12] briaco: forma popolare toscana per ‘ubriaco’.

[13] corvatta: variante arcaica o popolare toscana per ‘cravatta’.

[14] trovato il buon terreno da por carote: ha intravisto un’occasione propizia di speculazione.

[15] stiance: toscanismo. Indica delle piante acquatiche o erbe lacustri. In Manciotti (Note..., cit. p. 349): «è voce toscana (in lingua, ‘schiancia’ o ‘bodo’) che sta a indicare quei vegetali palustri le cui foglie sono usate principalmente per i rivestimenti dei fiaschi e, talvolta, per impagliare sedie».

[16] Il panno ne viene per tutt’i versi: con significato di ‘tutto sta andando per il verso giusto’.

[17] macchine: intrighi.

[18] dirindone: colloquialismo o possibile forestierismo esemplato sul francese ‘dinde’ (‘tacchino’), con valore di ‘sbruffone’, ‘insolente’. Si ricordi inoltre che risale al 1715 l’intermezzo comico dal titolo La Dirindina, musicato da Domenico Scarlatti con libretto di Gigli.

[19] E che ha di ridicolo adesso questo cavaliere: potrebbe intendersi come una domanda retorica, ma data la poca chiarezza del contesto è stata mantenuta l’interpunzione originale (con punto fermo alla fine della battuta).

[20] sa levarsi le mosche dal naso: secondo la lessicografia della Crusca in rete, ‘Non si lasciar fare ingiuria. Latin. iniurias arcere’.

[21] nettate: mondate, pulite. ♦ d’Olanda fina: di fina tela d’Olanda. ♦ baullo: baule.

[22] a villeggio: in villeggiatura (cfr. Manciotti, Note..., cit. p. 349).

[23] canna d’India: bastone.

[24] galano: vistoso ornamento.

[25] grossi grossi: adirati, in collera.

[26] allogare: (far) prendere alloggio.

[27] In ogni cosa ci trovo da imparare: la battuta, recitata in da, ha un evidente carattere parodico e finanche metateatrale. Alidoro, infatti, più che riflettere realmente tra sé e sé su quante cose ci siano da imparare, indotto dall’osservazione di Gorgoleo, finge di farlo con l’intenzione di essere udito da quest’ultimo. In questo modo, lodandone indirettamente ai suoi occhi la saggezza e la prudenza, può guadagnarne la fiducia e poi più agevolmente burlarsi di lui.

[28] Cappita: voce che indica meraviglia o ammirazione, equivalente a ‘caspita’.

[29] guidareschi: guidaleschi, ovvero piaghe.

[30] calefattata: sporca, sudicia.

[31] Poffar il mondo: interiezione che esprime meraviglia.

[32] beo: bevo.

[33] Esculapio: dio della medicina presso i romani, corrispondente alla divinità greca di Asclepio. ♦ scheleti: scheletri. ♦ atrabile: bile scura, è uno dei quattro umori fondamentali dell’organismo secondo la fisiologia ippocratica; designato anche ‘umor nero’, in quanto si intendeva connesso a condizioni di ‘melanconia’ e ‘ipocondria’. ♦ ratta: milza (francesismo). Il Supplemento a’ vocabolari italiani proposto da Giovanni Gherardini (vol. V, [Q-S], Milano, Stamperia di Paolo Andrea Molina, 1857, p. 62), cita questa specifica occorrenza nel Gorgoleo gigliano come attestazione del francesismo ‘ratta’ con valore di ‘milza’. ♦ [...] ignoti nulla est curatio morbi: con significato di: ‘non c’è cura solo per la malattia sconosciuta’. ♦ pletore [...] cacochimia: con riferimento alla teoria ippocratica degli umori. Secondo Pietro Perrone, autore di una Storia prammatico-critica delle scienze naturali e mediche (vol. 2, Napoli, Tipografia di Gennaro Palma, 1854, p. 455): «la pletora nasce da una troppo grande abbondanza di tutti gli umori uniti, ma particolarmente del sangue. [...] La cacochimia, che deriva da una depravazione degli umori, o da una troppo grande abbondanza di quelli che sono differenti nel sangue, varia secondo gli umori che la costituiscono». ♦ basilica [...] cefalica: vene del braccio. Il riferimento è alla pratica della flebotomia, più comunemente nota come salasso. ♦ disoppilare: togliere un’oppilazione, deostruire. ♦ umor crasso e feccioso, o in vapor nero e grosso: ancora con riferimento alla teoria ippocratica degli umori.

[34] decumbente: decombente, che giace, con riferimento al paziente. ♦ graphice depinxisti: con significato di: ‘ha descritto in maniera grafica, estremamente chiara’. ♦ caffo: dispari (toscanismo). In Manciotti (Note..., cit., p. 349): «‘pari e caffo’ si chiamava popolarmente il gioco del pari e dispari». ♦ Numero Deus impare gaudet: locuzione latina che significa ‘Dio ama i numeri dispari’. ♦ album est disgregativum visus: con significato di: ‘il bianco è rilassante per la vista’ ; serviziale: sinonimo di lavativo, clistere.

[35] votare: svuotare.

[36] ho in tasca i medici e la medicina: non sopporto i medici e la medicina. In Manciotti (Note..., cit., p. 349): «‘avere in tasca’ significa avere in uggia, avere a noia. Si usa anche nella forma più volgare di ‘andare in tasca’».

[37] Naidi: variante di Naiadi.

[38] gocciola: apoplessia fulminante.

[39] alla turchesca: rozzamente o in maniera irruenta.

[40] fomite: ragione, incentivo o veicolo di un male (in senso letterale o figurato).

[41] usque ad sanguinem: espressione latina con il significato di ‘fino al sangue’.

[42] stillicidio di occhi: occhi che lacrimano in continuazione.

[43] acque angeliche: profumo ♦ biacche: cipria.

[44] De’ latti verginali, delle gomme, de’ balsami: continua l’elenco dei cosmetici dell’epoca. Il latte verginale è un profumato liquido bianco fatto con benzoino e adoperato all’epoca dalle donne per schiarire macchie scure ed efelidi.

[45] opobalzami: resine balsamiche di origine vegetale.

[46] camare: non è stato possibile risalire a nessun significato attestato del termine; si ipotizza pertanto un refuso di stampa e che la parola originaria, stando al contesto, potesse essere: carnale. Trattandosi di un intervento che altererebbe significativamente il testo, sulla base di una congettura non altrimenti verificabile o giustificabile ope ingenii, si è preferito mantenere la lezione del testo-base, segnalando in questa sede l’ipotesi di correzione.

[47] s’assetti: da notare che G legge (sanato ope ingenii, cfr. Apparato): s’affetti. L’uso di f in luogo s ‘alta’ è, del resto, refuso frequente in testimoni esemplati su testi a stampa; meno probabile, invece, l’uso di s ‘alta’ in un testo manoscritto, dal quale l’editore di G, stando alle indicazioni paratestuali (cfr. Introduzione e Appendice) dichiarerebbe di trarre la stampa senese del 1753.

[48] frisole: ispanismo napoletano per ‘denaro’, ‘monete’. ♦ patacche: moneta di grandi dimensioni ma di scarso valore.

[49] cade lo maccarone ’n ganna: detto napoletano per indicare che ‘tutto fila liscio’.

[50] Gnossì: signorsì, sissignore. ♦ ncappia lo sorece a lo martillo: possibile refuso o uso di ‘martillo’ per ‘mastrillo’ (trappola per topi), tenendo presente il modo di dire napoletano ‘commo sorece ncappa a lo mastrillo’. ♦ pisieranno fora lo riesto: locuzione indicante ‘pisciare fuori dal vaso’, con il significato di essere superbo e arrogante.

[51] Sine: forma rafforzata dell’avverbio ‘si’ con ‘ne’ epitetico, in uso nella lingua antica e ancora oggi nei dialetti centro-meridionali, soprattutto nelle risposte (Treccani).

[52] La carne piglia il sale a maraviglia: riferito all’avvio positivo di un affare ♦ cimbello:  zimbello, richiamo.

[53] gabbano alla cera: traggono in inganno dall’aspetto (cfr. anche Manciotti, Note..., cit. p. 349).

[54] corbezzole: esclamazione di ammirazione o sorpresa.

[55] grattar la sua rogna: occuparsi dei propri affari.

[56] cascare la mainarda: perdere il coraggio. La parola ‘mainarda’ proviene dal termine bassolatino ‘Mainardus’, forma latinizzata dal nome proprio germanico ‘Maginhard’, che significa ‘forza, potere’.

[57] bargello: ufficiale della giustizia presente in molti comuni italiani e in particolare a Firenze.

[58] Badanai: dall’invocazione ebraica bĕ-Ădōnāy, letteralmente ‘in nome del Signore’ (Treccani).

[59] avete un cavicchio per ogni buco: modo di dire che equivale a ‘aver pronta una scusa per ogni circostanza, o contro ogni accusa’ (Treccani). ♦ quattr’ore di capra o di corda: due tipi di tortura corporale.

[60] sommacco: pelle o cuoio conciati con il sommacco (Treccani).

[61] lampana: toscanismo per ‘lampada’. ♦ Talmud: uno dei testi sacri dell’ebraismo. A Livorno, sin dal Cinquecento, era presente una potente comunità ebraica.

[62] Senatus, Populusque Circumcisorum: espressione latina deturpata con finalità comica (l’evidente riferimento è al celebre motto designante la civitas romanorum: Senatus PopulusQue Romanus).

[63] vignarolo: voce romanesca per ‘vignaiolo’.

[64] versiera: moglie del diavolo o essere infernale femminile in genere (Treccani).

[65] bombo: voce onomatopeica designante l’atto del bere dei bambini.

[66] Civile: «Scena da teatro rappresentante abitazioni di città» (GDLI, s. v.  civile).

[67] presa la pasta: ‘prendere la pasta’, ‘lasciarsi ingannare’.

[68] capiatur: voce latina; letteralmente, ‘sia arrestato’.

[69] dà alle mani: ‘pervenire, capitare in mano’.

[70] non vo capace: non mi capacito.

[71] terra de’ turchi: vd. I.14.11.

[72] non sono una oca: essere un’oca, modo di dire che equivale a ‘essere poco intelligente’.

[73] rapo: voce regionale per ‘rapa’, persona stupida e sciocca.

[74] Olà: voce di richiamo pronunciata di solito con tono autoritario o di minaccia (Treccani).

[75] nei neri: nei posticci, detti anche ‘mosche’.

[76] scuffia: variante arcaica e popolare di ‘cuffia’.

[77] scampata la pelle la carne rimette: salvare la vita da un pericolo grave (Treccani).

[78] spigionata: toscanismo per indicare ‘sfitta, libera’.