Girolamo Gigli
ovvero
Il governatore dell’Isole
Natanti
a cura di
María Consuelo de Frutos Martínez
Biblioteca Pregoldoniana
lineadacqua
2024
Girolamo Gigli
Il Gorgoleo ovvero Il governatore dell’Isole Natanti
a cura di María Consuelo de Frutos Martínez
© 2024 María Consuelo de Frutos Martínez
© 2024 lineadacqua edizioni
Biblioteca Pregoldoniana,
nº 40
Collana diretta da Javier
Gutiérrez Carou
Supervisori per i dialetti: Piermario Vescovo e
Luca D’Onghia
Comitato scientifico: Beatrice Alfonzetti, Francesco Cotticelli, Andrea
Fabiano, Javier Gutiérrez Carou, Simona Morando, Marzia Pieri, Anna Scannapieco
e Piermario Vescovo
Editing: Paula Gregores Pereira
www.usc.gal/goldoni
javier.gutierrez.carou@usc.gal
Venezia - Santiago de
Compostela
lineadacqua edizioni
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30124 Venezia
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ISBN: 9791281350212
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Nota al testo
Come testo base
per la presente edizione è stata adottata l’unica stampa settecentesca (Siena,
Quinza e Bindi, 1753) che risulta attualmente conservata e consultabile.
Girolamo Gigli
ovvero
Il governatore dell’Isole Natanti[1]
Personaggi
Gorgoleo, governatore
dell’Isole Natanti.[2]
Panfilo, vecchio.[3]
Dianetta, sua figliuola.
Mignatta, femmina di rigiro sua serva.[4]
Alidoro, amante di Dianetta.[5]
Farinello, liparotto servo d’intrigo.[6]
Tamburlano, speziale.
Dottore Solutivo, primo medico.
Dottore Astringente, secondo medico.[7]
Due Musici con sonatori e ballerini.
Lucetta, finta veneziana.[8]
Un caporale, con due sbirri.
La scena si rappresenta a Nettunno.
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA[9]
Dianetta,
Alidoro e Mignatta
dianetta Oh
Dio, Alidoro! Noi saremo scoperti. Che sarà, misera me, se noi siamo colti
insieme dopo il divieto fattomi di trattar con voi? Oh Dio, Alidoro, sarebbe
l’ultima nostra rovina.
alidoro Sto
coll’occhio da tutte le parti, e vedo che alcuno non c’osserva.
dianetta Così pare ancora a me. Mignatta, mi fido di voi.
Sappiate far bene la sentinella.
mignatta Non dubitate, signora Dianetta, discorretela pur francamente de’ vostri
affari, che io ho un paio di lanterne che scuoprono un miglio di paese da tutte
le parti.
5 dianetta Or ditemi: il vostro amore verso di me ha pensato ancora a qualche ripiego
che possa distornare questo aborrito matrimonio, a cui vuol obbligarmi
ostinatamente mio padre?
alidoro Si
lavora d’invenzione quanto si può, e già son preparate più mine per mandare in
aria questo castello da vostro padre ideato.
mignatta Zitti, ecco gente.
dianetta Me
sventurata.
mignatta No no, non è nessuno.
10 alidoro Or sentite,
bellissima Dianetta: atteso il consenso che mi avete dato, che io possa
impiegare tutta l’opera mia a guastare queste nozze, io ho ordinate più
macchine che senz’altro serviranno ad attraversarle e a distruggerle, per
lasciarvi nell’intera libertà.
mignatta Eccolo, diavol becco.
alidoro Chi?
dianetta Dov’è?
mignatta È lui.
15 dianetta Mio
pa...
mignatta Eccolo, signora sì.
dianetta Alidoro,
son morta.
mignatta No no, resuscitate, che non è lui.
alidoro Non
vedo certamente persona.
20 dianetta Mignatta,
non mi fate venir queste paure.
mignatta Era l’asino dell’ortolano, che sta a raccogliere
certi sellari cascati dal banco.[10]
alidoro Del
restante, bella Dianetta, io non posso prevedere adesso tutto quello che
succederà, né di tutto posso rendervi conto. Anzi accioché possiate prendervi
più divertimento degli accidenti che seguiranno è forse meglio che vi arrivino
improvisi. Insomma non volete voi che io m’adoperi quanto posso a guastare
questo matrimonio?
dianetta Ve
ne scongiuro, caro Alidoro.
alidoro Non
mi date licenza che io possa ricorrere a tutte l’invenzioni?
25 dianetta Trovatene
pur quante sapete.
alidoro Fate conto che molte ne sono all’ordine, e basta dire che Mignatta e
Farinello studiano tutti i libri delle loro furbarie per vincer di scuola
vostro padre ed il governatore dell’isole Natanti, vostro sposo.
mignatta Mettete pure all’ordine una buona mancia, e non dubitate. E che è impazzito
vostro padre, eh? Volervi dare a costui che
non ha mai veduto, né conosciuto, perchè ha inteso dire che è ricco e che è
governatore dell’isole Natanti? Oh
guardate, se vi ha da maritare a un calabrese?
dianetta Mio
zio, che traffica per quelle parti, ha proposto a mio padre questo bel partito.
mignatta Vostro zio e vostro padre sono due vecchi
spropositati che per qualche risparmio di dote si lasciano accecare
dall’interesse, e purché si salvi la borsa, non importa che s’affoghi la nipote
e la figliuola. Il nome solo di questo scimunito mi ha fatto venire la rabbia.
Gorgoleo da Catanzaro, governatore dell’isole Natanti? Gorgoleo sa! Oh se non
fosse altro che per questo nomaccio. Gorgoleo! Che ’l diavol ti porti. Gorgoleo
toh. Fin quell’asino che mangia sellari ci vorrebbe fare una ragliata.
30 alidoro Ma voi non dite
che Dianetta sarebbe poi governatrice, dove che il povero Alidoro non ha isole natanti,
né ferme...
mignatta E che sono isole, che hanno piedi e le mani, come le ranocchie?
alidoro Ecco
qua il buon liparotto Farinello che porta sicuramente qualche cosa di nuovo.
mignatta Oh se a Lipari de’ furbi ce n’è nati, questo è uno di quelli.
SCENA
SECONDA
Farinello
e detti.
farinello Buonanotte
a lor signori, ora l’amico è arrivato.
dianetta Oh
Dio, che sento?
farinello E
mi rallegro colla signora Dianetta del bello sposo.
dianetta Ancora
di più.
5 alidoro Dacci presto qualche nuova di costui, l’hai tu
veduto bene? L’hai tu squadrato?
farinello E veduto, e squadrato, e studiato ancora tanto bene
che io lo so a mente.
alidoro Oh
faccene un poca di lezione.
farinello Io
mi son fermato oggi alla punta del molo, dove io sapevo che doveva capitare la
barca della condotta napolitana a mostrare le bullette della sanità, e dove
tutt’i barcaiuoli sogliono scendere a bere un poco e ricrearsi coi forestieri.
È arrivata dunque la gran flotta matrimoniale della signora Dianetta, ed alla
prima ho riconosciuto il signor governatore dell’Isole Natanti alla simetria
amorosa. Io come amico del padrone della barca l’ho invitato a bere, e perché
egli mi ha detto che nell’Isole Natanti non si beve mai a digiuno, gli ho fatti
apprestare due pollastri cotti, uno di quindici giorni ed uno di questa
mattina.[11]
alidoro Suppongo
che Farinello per buona civiltà averà lasciato il pollastro migliore al forestiero.
10 farinello Vi
dirò. Gli ho domandato se si dilettava d’antichità e mi ha detto di sì; onde
gli ho ceduto il pollastro più antiquato, che aveva di sopra una poca di patina
bulicante, e se l’è mangiato con tutta l’erudizione d’una fame arrabbiata. Il
vino aveva la muffa, e se l’è tracannato con tal sapore che poco dopo si è
addormentato a tavola, ed è bisognato condurlo così briaco nella barca, dove
sta ancora in quarantena della sua cottura.[12]
alidoro Buona
testa da governo!
farinello In
proposito poi della sua civiltà voglio dirvi solo questa. Voi sapete che l’oste
del molo fa le sue tavole in quella grotta, dove non si può star senza lume.
alidoro Sì.
farinello Or
quando i candeli avevano bisogno di essere smoccolati, egli si sputava
gentilmente nelle dita, e fatta la funzione si forbiva poi alla corvatta, dove
all’occasione si forbiva anco la bocca.[13]
15 mignatta Oh
che porco marito, signora Dianetta.
dianetta Alidoro,
liberatemi da queste nozze.
mignatta Ma
di quest’Isole Natanti ci sapresti dir qualche cosa?
farinello Tutto
da capo a piedi. Il padrone della barca, che ha servito da giovane suo padre,
mi ha detto ch’egli era un ricco negoziante di Catanzaro, e che morendo un anno
fa lo lasciò erede d’un grosso capitale; ma perché lo conosceva così scimunito,
ne raccomandò la cura ad un raguseo suo ministro, creduto da lui uomo d’intera
fede e di buon consiglio. Il raguseo, trovato il buon terreno da por carote, ha
cominciato a menargli le mani nell’azienda, insinuandogli massime nobili per
tenerlo allontanato dal mercantare, ed aver egli tutta l’amministrazione de’
capitali. Così gli ha messo in capo di pigliare qualche lezione di spada e di
ballo...[14]
mignatta Prima d’ogni altra cosa l’aveva a mandare alla
scuola di smoccolare i candeli.
20 farinello Ma
quel che è peggio, gli ha messo intorno un tristo sensale Dulcignotto, il quale
dandogli ad intendere che l’Isole Natanti di Tivoli sono isole smembrate
dall’arcipelago invalidamente, e che adesso se n’è accordata da’ tiburtini la
restituzione all’arciconte dell’arcipelago stesso, gli ha fatto una patente di
governatore di quest’isole con tirarne dugento zecchini di regalo e partirli
segretamente col raguseo.
alidoro Sapete voi, cara Dianetta, che cosa sono queste Isole
Natanti Tiburtine?
dianetta Non
per verità.
alidoro Poco
lontano da Tivoli vi è una solforaia d’acqua calda, non più grande che quattro
o sei volte la vostra sala; or, perché nella superficie dell’acqua si sono
ammassate insieme a caso certe stiance, e zolle, e schiuma ributtata dal fondo,
ed a poco a poco collegate, accresciute, ed impetrite girano a galla dentro
quello stagno, così sciolte a seconda dell’acqua, o del vento, e quei pastori
che su vi montano, le chiamano l’Isole Natanti. E sappiate che dal condurvi
sopra le genti curiose ne cavano a capo d’anno qualche profitto.[15]
mignatta Quelle
dunque sono l’Isole Natanti? Toh, toh, toh. Adesso me ne ricordo. Io vi sono
stata sopra per mio divertimento, e nel tempo della villeggiatura vi vanno
ancora delle dame romane coll’occasione che in quel medesimo bagno qualcuna si
medica dalla rogna.
25 farinello Certissimo.
L’Isole Natanti sono una navigazione curiosa ed hanno tutte il suo nome, come
quelle trovate dal Colombo, cioè l’Isola della rogna, l’Isola della tigna, l’Isola
della lebbra, l’Isola de’ cancari d’un mese, l’Isola de’ cancari d’un anno.
dianetta A
che bel governo mi ha destinata la sorte col mio degnissimo sposo!
alidoro Ed
il fratello di Panfilo non è colà informato di questi disordini, e che lo sposo
della sua nipote è fatto la favola di quel paese?
farinello Informatissimo.
dianetta Oh
perché dunque accordarsi mio zio ancora a lodar questo soggetto a mio padre, e
a tradir lui e me in questa guisa?
30 farinello Il
padron della barca mi ha confidato ogni cosa. Dice che il vostro signore zio,
accortosi del precipizio di questo scimunito, ha accordato col presidente di
Catanzaro di dar lo sfratto al raguseo, e di pigliare esso medesimo
l’amministrazione dei beni del signor Gorgoleo, accogliendolo in casa insieme
con voi, che dovete esser erede delle sostanze pure di quel vecchio.
mignatta E
tutto questo rigiro è fatto per maritar questa giovine senza dote e metter le
mani nella roba di questo disgraziato?
farinello Appunto.
alidoro Or
dunque mi pare che la materia sia in buona disposizione per lavorarvi sopra di
belle cose.
farinello Il
panno ne viene per tutt’i versi; non dubitate.[16]
35 mignatta Signora
Dianetta, orsù torniamocene in casa, che comincia a esser giorno chiaro. State
pure allegra, che il negozio è in buone mani. Farinello per certa sorta
d’imprese è l’eroe del nostro secolo. Altre più difficili ne ha condotte a fine
a’ suoi giorni. Ovvìa andate, Farinello, a preparare quel che avete già
concertato; facciamo unitamente quest’opera di carità di liberare la signora
Dianetta da queste sciocchissime nozze.
farinello Oh
io ci sono naturalmente inclinato alla carità di questa maniera. Fate voi la
vostra parte, che io non mancherò alla mia.
SCENA TERZA
Dianetta,
Mignatta e Alidoro.
dianetta Orsù, mi partirò dunque piena di fiducia
nell’opera vostra. Addio, Alidoro.
mignatta Andiamo,
e lasciate fare a chi sa.
alidoro Ed
io vado a preparare degli altri attori per questa bella commedia, secondo i
precedenti concerti con Farinello: ma voi, signora, tenete il lume a queste
scene come vi si è detto, cioè col mostrare a Panfilo vostro padre di esser la
più contenta del mondo di questo sposo.
dianetta Se
non volet’altro, fingerò il personaggio a maraviglia.
5 alidoro Ma sentite: e se mai accadesse che le nostre
macchine andassero a vuoto?[17]
dianetta Allora
dichiarerò a mio padre la mia volontà.
alidoro E
se vostro padre s’ostinasse di fare la volontà sua, e non la vostra?
dianetta Gli
minaccerei di serrarmi più tosto in un monastero.
alidoro Ma
se egli prima che vi serrasse in monastero, vi serrasse in casa per obbligarvi
a questo maritaggio?
10 dianetta Se venisse a questi termini... allora poi... E che
volete ch’io vi dica, Alidoro?
alidoro Quel
che voglio che mi diciate.
dianetta Sì.
alidoro Quel
che si dice, quando si vuol bene da vero.
dianetta E
che si dice, quando si vuol bene da vero?
15 alidoro Che nessuna
cosa potrà sforzarvi a questo passo, e che a dispetto di tutte le violenze d’un
padre assistito ancora dalle leggi di chi governa a Nettunno, voi mi promettete
di non esser d’altri che mia.
mignatta O
via ve lo prometterà, via. Ma ora sento gente, bisogna che andiamo in casa.
alidoro E
che prima abbraccerete la morte...
mignatta Sì
bene s’ammazzerà ancora via, ma ora ...
alidoro Che
dite, Dianetta? Cento volte ancora la morte...
20 mignatta Oh
se s’ammazzasse una volta, povera ragazza, sarebbe assai, e per una volta vi
prometto che si ammazzerà.
alidoro Non
ho bisogno che le suggeriate voi le risposte.
dianetta Oh
cielo! Alidoro, contentatevi di quel che faccio adesso, e non state più a
tentare il mio cuore nelle risoluzioni che doverò prendere nell’avvenire.
Contentatevi...
mignatta Contentatevi
sì bene, via, che la ragazza si vergogna.
dianetta Contentatevi così, e non m’importunate adesso col
figurarmi nel caso d’una malaugurata disperazione: spero che non verremo a
questi termini.
25 alidoro E
se bisognerà venirvi?
dianetta E
se bisognerà venirvi, e se bisognerà disperarsi, il tempo, gli accidenti, la
disperazione mi daran consiglio.
mignatta Ha
risposto da donna fatta.
alidoro Il
troppo amore mi fa essere forse troppo importuno. Ah, se Dianetta non dovesse
esser mia, la mia disperazione insegnerebbe alla sua quel che ella dovesse fare
per essermi eternamente fedele.
SCENA QUARTA
Gorgoleo
in abito affettato e ridicolo, voltandosi attorno, come gridando con gente che
si rida di lui, e poi Farinello.
gorgoleo E
bene, che c’è da ridere ora? Avete viste più corna a’ buoi? Oh quest’è bella.
Che diavolo di città è questa? Che ragazzi insolenti usano in questo paese? Non
si può fare un passo senza trovare qualche dirindone sfaccendato che vi faccia
le risa dietro! Signori bagasce, badate a’ fatti vostri, e lasciate passare la gente
pel fatto suo. Il primo che vedo ridere, bricconcelli, gli voglio bene
insegnare io.[18]
farinello (in atto di bravare
attorno) Che c’è qua, signori impertinenti? Che modo di
trattare è questo coi forestieri? Si trattan così i gentiluomini di regno?
gorgoleo Ecco
qua un galantuomo.
farinello Che
ci è da ridere in quel fondo fondo?
5 gorgoleo È
quell’amico che ha mangiato meco nell’osteria.
farinello Allocchi
scimuniti che siete.
gorgoleo Benissimo.
farinello E che ha di ridicolo adesso questo cavaliere.[19]
gorgoleo Sicuro.
10 farinello Mi
pare un uomo come gli altri.
gorgoleo Non
sono né guercio, né gobbo, né zoppo, né malfatto.
farinello Imparate
a conoscere i personaggi di garbo.
gorgoleo Sì
bene, bricconcelli.
farinello È
un uomo di condizione, e sa levarsi le mosche dal naso,
sapete.[20]
15 gorgoleo E
chi n’ha dubbio?
farinello È
gentiluomo di Catanzaro.
gorgoleo Vero.
farinello E
sa menare a tempo il bastone.
gorgoleo Non
voglio precipitare i miei interessi, del resto...
20 farinello E
questo è il signor governatore dell’Isole Natanti Tiburtine.
gorgoleo Ho
la patente addosso.
farinello E
mette in mare un centinaio d’isole per volta.
gorgoleo Così
dicono.
farinello Disgraziati,
sì bene: isole mercantili, isole da guerra, isole da vela, isole da remo.
25 gorgoleo Questo
non lo so di certo, ma credo di sì.
farinello Bricconacci!
E sono isole da rogna, isole da tigna, isole da cancari grandi e piccoli, e per
la tigna particolarmente molti di voi averebbero bisogno d’andarvi adesso.
gorgoleo Se
le mie isole hanno questa virtù, gli farò la carità nondimeno, perché non son
uomo vendicativo.
farinello Vi
fa onore a passar per questo paese, mascalzoni, furfanti.
gorgoleo Poco
giudizio.
30 farinello Che
pollastri bacati ghiottonaccio? N’ho mangiato uno ancor io, ed erano squisiti e
frolli.
gorgoleo Squisitissimi,
frollissimi.
farinello E tu, ladroncellaccio che sei stato frustato per
camicie rubate, e tanto non ne hai cencio addosso, non averesti a mettere la
bocca ne’ fatti della gente d’onore. Che
se il signor governatore si è nettate le mani imbrattate dalle smoccolature
alla sua corvatta, si è nettato nel suo, e delle corvatte n’ha ventiquattro
d’Olanda fina nuove nuove nel suo baullo.[21]
gorgoleo Non
credo sian tante, ma non importa.
farinello E
tu, disgraziato, non hai da mutarti cotesta, se non con quella che ti metterà
il boia.
35 gorgoleo Peggio
per lui.
farinello Oh
guardate in fine in fine, se Vostra Signoria illustrissima è persona da far
ridere!
gorgoleo Ma.
farinello E
chi si riderà di lui, birboncellaci, l’averà da fare con me.
gorgoleo Che
amico onorato! (mentre Gorgoleo sta rivoltato da una parte,
Farinello gli tira dei torsi di cavolo facendo finta che sieno tirati dai
ragazzi) Ohi ohi. Cancaro,
pietre ancora?
40 farinello Non
son pietre, illustrissimo, ma torsi di cavolo: e si fa conto dell’azione e del
disprezzo. Ah, vigliacchi sciaurati.
gorgoleo Se
è cavolo, sarà cavolo impietrito.
farinello È
cavolo tenero, illustrissimo, ma non importa.
gorgoleo Ritiriamoci.
farinello Che ritirarci? Vostr’Eccellenza è governatore ed
io sono uffiziale onorato.
45 gorgoleo Voi
siete in uffizio, fratello, ma io non sono ancora in governo. Addio.
farinello (lo trattiene) Finché ho sangue nelle vene son qui
per lei; addietro lì, canaglia infame. (tira mano)
gorgoleo Che
bravo uffiziale! Lo vo’ far capitano d’una delle mie isolette.
farinello Allegramente;
sono andati per i fatti loro, e quel tiro di cavolo è stato saluto di partenza.
gorgoleo In
questa fortezza al vedere salutano colla palla.
50 farinello Ma
io in verità, padrone illustrissimo, sono il più mortificato uomo del mondo di
veder trattare in questo modo una persona come lei. Ah, illustrissimo ed eccellentissimo
personaggio. (s’inginocchia)
gorgoleo E
perché? E che fate, fratello?
farinello Chiedo
perdono a Vostra Eccellenza illustrissima in nome di questa umilissima città e
di tutto il suo umilissimo, e divotissimo, ed obbligatissimo territorio.
gorgoleo Obbligato,
signore uffiziale.
farinello E
quando Vostra Eccellenza illustrissima volesse ancora, per sua sodisfazione, si
desse lo sfratto a tutt’i cavoli duri e teneri... Ma abbia in considerazione
che i cavoli sono i medici de’ poveri uomini.
55 gorgoleo Sono
medici che fanno più tosto del male. Ma basta, io vi ringrazio del buon affetto,
e potete ancora ringraziare questa città e questo territorio, e purché la cosa
sia finita, non occorr’altro. Anzi, se questo territorio (che penso sia qualche
cavaliere principale) venisse una volta al mio governo dell’isole, noi sappiamo
bene i nostri doveri.
farinello Il
signor Territorio è di stanza continua qui. Non occorr’altro.
gorgoleo Oh
basta, lasciatevi rivedere almeno voi.
farinello Io
sarò a servirla in ogni luogo e in ogni tempo, perché il suo tratto e la sua
generosità m’hanno incantato alla prima.
gorgoleo Per
sua grazia, signor uffiziale.
60 farinello La
sua fisonomia m’è subito piaciuta.
gorgoleo Così
mi diceva ancora una zingara.
farinello E
si ci vede proprio del signorile.
gorgoleo Per
vostra bontà, signor uffiziale.
farinello Dell’amabile.
65 gorgoleo Ah,
ah.
farinello Del
grazioso.
gorgoleo Ah,
ah.
farinello Del
dolce.
gorgoleo Ah,
ah.
70 farinello Del
maestoso.
gorgoleo Ah,
ah.
farinello Del
disinvolto.
gorgoleo Ah,
ah.
farinello Del
cordiale.
75 gorgoleo Ah,
ah.
farinello Eccomi
qua Eccellenza. Io son qua sempre per lei. Son uomo sincero e di questa sorte
non ce ne troverà.
gorgoleo Così
credo.
farinello Nemico
giurato delle furbarie.
gorgoleo Così
mi persuado.
80 farinello Ecco
la mano, eccellentissimo; sono al suo servizio fino alla morte.
gorgoleo Ed
io pure al servizio vostro.
farinello Io
son pover uomo, eccellentissimo, non ecceda i termini; dica più tosto: a’
vostri piaceri.
gorgoleo E
come volete; vi sono obbligato della vita.
farinello Quell’obbligato
ancora è troppo; basta ai vostri piaceri.
85 gorgoleo Ai
vostri piaceri.
farinello Vostra
Signoria eccellentissima per la Dio grazia è ricco sfondato, ed ha di gran
capitali, ed ha delle vele in mare a suo conto.
gorgoleo Il
signor Gorgolone, mio padre, mi ha lasciato qualche cosa. Possessioni in terra
d’ogni sorta, vigne, case, botteghe, osterie e molti legni in mare, quale da
vela e quale da remo a’ vostri piaceri.
farinello Obbligato
a’ favori suoi: ma se dovessi accettare giammai le sue grazie, prenderei più
tosto a suo tempo e luogo una di quelle osterie in terra, perché nel mare non
mi regge lo stomaco. Ed i suoi signori parenti stanno tutti bene?
gorgoleo Io
non vi ho altri parenti che mia nonna, la quale ha novantaquattr’anni finiti;
la poveretta da un anno in qua ha un cancaro nel naso, ai vostri piaceri.
90 farinello Questo
sarebbe un regalo che puzzerebbe più del pollastro di quindici giorni. Ma Vostr’Eccellenza
ha un abito tagliato a tutta moda.
gorgoleo Per
moda di campagna può passare.
farinello Qui
ci sono de’ cortigiani a villeggio, e ne vogliono prendere certamente il
disegno. Ma come mai gli serra bene addosso!
Da questa parte ha fatto un pochino di sforzo, e ci è un piccolo strappo di due
palmi.[22]
gorgoleo Fu forza d’uno starnuto che portò via di netto quattordici bottoni che ci
mancano.
farinello Lei sappia che qui e alla corte di Roma si è
introdotto adesso quest’uso nelli starnuti di dire: il cielo guardi Vostra
Signoria illustrissima e i suoi bottoni.
95 gorgoleo Vi
ringrazio della notizia.
farinello Passerà
Vostra Eccellenza illustrissima alla corte?
gorgoleo Penso
di sì.
farinello Quelle
dame voglion restare incantate dal suo spirito.
gorgoleo Lo credo.
100 farinello E
ve ne troverà molte delle più giovani della signora nonna.
gorgoleo Me
l’immagino.
farinello Io
voglio venire servendola a Roma, e qui pure sono al suo comando. Ha ella
fermato quartiere?
gorgoleo Appunto
lo stava cercando.
farinello Non occorr’altro: si lasci servir da me, che ho
tutta la pratica di questa città.
SCENA QUINTA
Alidoro
e detti.
alidoro Signor governatore, ella è qui! Oh che sorte è la mia d’incontrarla adesso
in questo luogo! Oh chi me l’avesse mai detto. Il signor governatore a
Nettunno! Io sto a vedere ch’ella non mi riconosce!
gorgoleo A’
suoi piaceri.
farinello (agli orecchi) Questo è cavaliere: va detto servitor suo.
gorgoleo Servitor
suo.
5 alidoro È possibile che nel corso di soli cinque anni ella mi abbia scancellato
dalla sua memoria e che non mi riconosca per il miglior servitore della sua
casa?
gorgoleo Io
veramente... (a Farinello) Ma chi è costui?
alidoro Io so a mente tutte le strade di quella bella città di Catanzaro, ed ho
servitù con moltissime di quelle dame. Voi non mi raffigurate ancora?
gorgoleo Signore...
(a Farinello) Io non lo conosco certo.
alidoro Il suo signor padre, buona memoria, mi ha fatte mille cortesie, e la sua
signora Nonna, Dio l’abbia in cielo...
10 gorgoleo Mia
nonna è viva.
alidoro Voglio dire: Dio l’abbia in cielo, quando muore.
gorgoleo Bene,
bene. (a Farinello) Io non l’ho mai visto.
alidoro È più vivo quel buon pasticciere che stava su da...
da... da... Come si chiama?
gorgoleo Dalla
Piazza vecchia?
15 alidoro Cotesto. Oh quante allegrie vi abbiamo fatte insieme!
gorgoleo Ora
Vostra Signoria mi perdoni... (a Farinello) Se l’ho mai visto
che il diavol mi porti, signor uffiziale.
alidoro Mi ricordo che andavamo la sera della state al passeggio delle dame in quel
luogo là... là... là. Oh memoriaccia maledetta! Dove vanno a passeggio le dame?
gorgoleo Alla
Porta di mare.
alidoro Giusto costì, alla Porta di mare. E Vostra Signoria me
l’insegnava tutte ad una ad una. Ci pensi un poco, che gliene sovverrà.
20 gorgoleo Penso e ripenso... (a Farinello) Signor uffiziale, ci darei la volta
al cervello.
farinello Non
sono le prime cose che escono dalla memoria, particolarmente gli uomini di
negozio.
alidoro Ora io voglio abbracciarla, e voglio che siamo amici più che mai.
farinello Si
vede che questo cavaliere porta un grande affetto a Vostra Eccellenza, ne
faccia conto, perché in questo paese fa la prima figura.
alidoro Mi dia un poco qualche nuova della sua casa. Il signor padre morì vecchio assai?
25 gorgoleo Sì
signore, quasi di novant’anni.
alidoro Scrissero che morisse delle sue gotte.
gorgoleo Morì d’una cascata, e peraltro non aveva mai
patito di gotta a’ suoi giorni.
alidoro Pareva almeno gottoso, perché portava quel suo bastoncello.
gorgoleo Né
pure mai portò bastone il signor padre.
30 alidoro E questa fu la sua morte, che se avesse portato un poco il bastoncello per
appoggiarsi, non sarebbe cascato. Ed io mi ricordo che gli regalai una canna d’India
col pomo d’argento, perché se ne servisse.[23]
gorgoleo Questa
canna d’India non l’ho trovata nell’eredità.
alidoro Mi scrisse poi lui medesimo che l’aveva donata ad un suo compare.
gorgoleo È
assai, perché mio padre non donava mai niente a nessuno.
alidoro Come si chiama quella dama bionda... Oh Dio! La...
la... la...
35 gorgoleo La
signora Niccola Torsella forse?
alidoro Appunto. Io la serviva, e per sua cagione feci un duello del quale Vostra
Signoria averà sentito più volte parlare. E
fu con quel cavaliere bravo che era stato tanto tempo alla guerra, e che
portava sempre tante bocche di fuoco. Il signore... Il signore... l’ho nella
punta delle lingua.
gorgoleo Don
Ciccio Pozzuolo sarà stato.
alidoro Don Ciccio, sì bene. Smemorato ch’io sono.
farinello (all’orecchio) E per questo duello si partì da
Catanzaro cotesto cavaliere.
40 alidoro Dirò come fu. Io comprai un bel galano d’una fettuccia d’oro alla bottega
del suo signor Padre.[24]
gorgoleo Mio
padre negoziava in ferro ed in cuoio solamente.
alidoro Ma sottomano e di contrabando negoziava ancora in fettucce.
gorgoleo Ho
caro che me l’abbia detto, perchè i giovani di banco non mi hanno manifestato
questo capitale nell’inventario.
alidoro Ora don Ciccio non voleva che la dama portasse quel
mio galano, ed io presi perciò briga con lui, e lo passai con una stoccata nel
fianco che stette per morire, ma dalla vergogna si fece medicare segretamente.
45 gorgoleo Una
stoccata nel fianco a don Ciccio?
alidoro Così fu.
gorgoleo L’ho
caro, Dio mel perdoni, ma caro, caro, carissimo.
alidoro Perché?
gorgoleo Perché
una volta mi diede uno schiaffo, ma io però gli risposi...
50 alidoro Con una stoccatona?
gorgoleo Altro
che stoccatona. Gli dissi le mie sillabe chiare e tonde.
alidoro Ora giacché vuol saperla, cotesto affronto fatto a Vostra Signoria mi mosse
alla risoluzione di chiamarlo alla spada, e vendicarmi più tosto dell’offesa
fatta alla sua casa che d’altro.
gorgoleo E
quando successe questo duello? Perché del mio schiaffo mi par d’averne un po’
di ricordo.
farinello (all’orecchio) Ohibò, ohibò, eccellenza,
coi cavalieri non si discorre mai più delle passate ingiurie, ed ogni cosa
debbe scordarsi.
55 gorgoleo Or
basta. Non mi curo di saper altro, obbligato alla sua amicizia, e se mai fusse
dato uno schiaffo a lei, so io l’obbligo che mi corre.
alidoro Se m’accadesse questa disgrazia, e che io non potessi menar le mani da per
me, glielo farò sapere, ma con questo don Ciccio fece la pace Vostra Signoria?
gorgoleo Lui
si disdisse dello schiaffo, ma io non volli disdirmi delle parole, e siamo
stati sempre grossi grossi.[25]
alidoro Or sappia che questo rompicollo, che è bandito di tanti paesi, batte qui
spesso a Nettunno, e se le cose non sono accomodate, non voglio che ella stia
sottosopra a qualche affronto. Pertanto, signor governatore, si contenti di
alloggiare in casa mia, alla quale don Ciccio porterà più rispetto che ad ogni
altro luogo.
gorgoleo Non
signore. Io ho già pregato qui il signor uffiziale che mi trovi un commodo
alloggio, e lui...
60 alidoro E lui non averà tanto ardire il signor uffiziale di
allogare altrove la sua persona, mentre aver voglio io l’onore di servirla e guardarla
in casa mia.[26]
farinello Signor
governatore, non voglio pigliare impegni con questo cavaliere, e quando egli
non voglia che altri lo riceva, ha tanta potenza in questo paese che Vostra
Eccellenza dormirebbe nella strada, e sarebbe sottoposta ad ogni poco a
ricevere di quei saluti colla palla che le sono stati fatti oggi con quel
cavolo impietrito.
alidoro Padron mio, dove sono le sue valigie?
gorgoleo L’ho
lasciate col mio servitore nella barca.
alidoro Mandiamo a prenderle.
65 gorgoleo Non
c’è pericolo che il mio servitore le consegni ad altri che a me, perché gli ho
detto che in questi porti di mare ci sono de’ furbi e non credo a nessuno
affatto.
farinello Prudentemente.
alidoro (da sé) (In ogni cosa ci trovo da imparare).[27]
farinello Io
anderò servendo alla barca il signor governatore, e lo condurrò poi qui da
Vostra Signoria illustrissima.
alidoro V’aspetto senz’altro.
70 farinello Non
si dubiti.
alidoro Verrei a servirla io medesimo, ma stimo meglio restar qui a ordinare alcuna
cosa. Signor uffiziale, sbrigatevi.
farinello Adesso
adesso siamo qui.
gorgoleo Ma
io, signor uffiziale mio, giurerei di nuovo di non averlo mai visto, né conosciuto.
farinello Gli dirò: questo cavaliere ha avuta una lunga
malattia ed è molto trasfigurato.
75 gorgoleo Sarà
così. E forse questa malattia gli avrà debilitata ancora la memoria, perché non
si ricorda di tutte le cose di Catanzaro. Ma insomma quest’amicizia m’è
arrivata nuova.
farinello Bisogna
tenerne conto. (partono)
alidoro Il governatore è in buone mani. Or voglio mettere all’ordine il primo
lazzo. Oh di casa.
SCENA
SESTA
Maestro
Tamburlano e Alidoro.
tamburlano Chi è?
alidoro Penso che ella sia il signor medico, a cui già sia
stato parlato per mia parte.
tamburlano Non ho questa prerogativa di medico. Io so bene maestro
Tamburlano speziale a suo comando.
alidoro Maestro Tamburlano carissimo, ho appunto bisogno che distilliamo certa
bella invenzione. Ditemi, il nostro signor dottore Solutivo sarà in casa?
5 tamburlano Sì
signore. Ma sta sbrigandosi da certe ordinazioni con certi poveri ammalati.
Adesso vo a dirgli che Vostra Signoria lo domanda.
alidoro Non
lo scomodate no, starò aspettando che sia spedito per pregarlo a prender la
cura d’un certo mio parente, di cui egli è già informato.
tamburlano Che
male ha, se è lecito?
alidoro Ha
cominciato a dare in qualche frenesia, e si vorrebbe sollecitamente guarirlo
prima che si maritasse, essendo in impegno di dar la mano alla sposa ogni dì
che sia.
tamburlano Bene,
bene, sono informato ancor io, che eravamo insieme, quando gli è stato parlato
per questo suo parente. Vedete, signor mio, più valente dottore di questo voi
non potevate trovare, perché pesca la medicina al fondo.
10 alidoro È
il meglio soggetto di questo paese.
tamburlano E
camina per la strada battuta de’ medici antichi: ma eccolo appunto.
SCENA
SETTIMA
Dottor
Solutivo e detti.
alidoro Mi
compatisca, signor Dottore, se le sono importuno. Io son quegli che l’ho fatto pregare
per quel povero mio congiunto che patisce di frequenti deliri, e che...
solutivo Bene,
bene, son qua tutto disposto a servirla.
alidoro E
vorrei, come sa, che si compiacesse di tenerlo in sua casa a curare, acciò
l’operazione si facesse con più commodo e più segreta ancora.
solutivo Non
occorr’altro: ho già in ordine buone stanze per l’infermo e mi creda, che la
pazienza che ha la mia serva con gli ammalati...
5 alidoro Eccolo
qua appunto il pover’uomo. Fra l’altre cose si è messo in testa di esser
governatore dell’Isole Natanti Tiburtine.
solutivo Ah
ah ah. Governator di quella pozzanghera? Ma all’abito ancora si conosce che il
pover’uomo ha qualche idea stravolta in testa. Ora la congiuntura è a proposito,
ed appunto ho in casa il signor dottor Astringente mio compagno collegiale, il
quale sentirà ancora lo stato della frenesia...
alidoro Benissimo.
SCENA
OTTAVA
Gorgoleo
e detti.
gorgoleo Il
nostro uffiziale è qui addietro con i baulli, ed io son qua...
alidoro Ella
è qua per favorirmi, ed io prenderò un poco di licenza, perché voglio andare in
traccia di don Ciccio del Pozzo che è qui in paese, come ho saputo. Intanto io
la lascio in buone mani e questo galantuomo la servirà con tutta la più fedele
attenzione.
solutivo Il
signor Alidoro mi fa avere questa fortuna, ed io impiegherò tutta l’opera mia
per assisterlo, com’è l’obbligo mio.
gorgoleo (da sé) (Costui debbe essere il suo maestro di casa. Cappita, è un
uomo di gran civiltà).[28]
5 solutivo Ordinerò quello che mi suggerirà la mia
professione, e se la natura ha prodotto cosa di salutifero e di prezioso, tutto
si ha da mettere in opera.
gorgoleo Eh
non faccia cerimonie, signor Alidoro; io non vengo qui per dare incommodo, e questo
galantuomo non s’ha da pigliar soggezione.
solutivo Io
ordinerò e questo qua farà la manipolazione secondo l’arte.
gorgoleo (da sé) (E quello è il cuoco. Guardate com’è
pulito! Non ha pure una macchia addosso! Sicuro, sicuro, cucinano senz’unto in
questi paesi).
alidoro (a Solutivo) Queste sono sei
doppie a buon conto, e poi quel di più che ho detto.
10 gorgoleo Ma
che cosa è questa? Vostra Signoria non ha da mettersi in queste spese per mia
cagione.
alidoro Si
lasci di grazia servire: ella pensa ad una cosa e sarà un’altra.
gorgoleo Mi
tratti da amico, altrimenti me ne vo il primo giorno.
alidoro E
da buono amico voglio servirla. (a
Solutivo) Senta, signor
dottore, che tratta d’andarsene. Avverta. Non se lo lasci scappare dalle mani.
solutivo L’ha
da far con me. Orsù, padron mio, si compiaccia entrar en casa.
15 alidoro Vada pure, perché i suoi baulli saranno portati qui
adesso, e non pensi ad altro, ma di grazia mi compatisca, se fo la seconda
malacreanza di lasciarla.
gorgoleo Buono!
Mi burla eh! Lei scuserà me del troppo ardire. Ma con quel don Ciccio non
s’impegni, che è un rompicollo. (entrano
tutti in casa e Alidoro resta)
SCENA
NONA
Alidoro
e poi Farinello co’ baulli.
alidoro Il prim’atto della commedia comincia felicemente.
Or ecco qua Farinello.
farinello Questi
sono i baulli del nostro gran governatore; e mi pare che vada al suo governo
con poco equipaggio.
alidoro Ed
il suo servo dov’è?
farinello Il suo servo è disgraziato quanto il padrone; è
coperto da capo a piedi di guidareschi, e credo se lo conducesse all’Isola de’
Cancari per governatore.[29]
5 alidoro Ma
dov’è?
farinello L’ho
lasciato in una bettola a mangiare e bere, pagandogli il conto, perché da
Catanzaro in qua il padrone l’avea fatto campar di biscotto. M’ha conosciuto
per amico del padrone della barca e del medesimo padrone suo; e m’ha fidate le
chiavi delle valigie (qui si faccia la
mostra delle chiavi da Farinello, per maggior servizio dell’accidente futuro) col
supposto che Gorgoleo si vogli mutare adesso la camicia e la corvatta
calefattata, avendolo assicurato che tra poco tornerò a pigliarlo e condurlo a
casa.[30]
alidoro Bene, bene, la chiave di queste valigie può
servirci a scuoprire qualche segreto, o almeno per ordire qualche altra partita
al nostro governatore.
farinello E
perché Gorgolizzo (che così ha nome il servitore) non ci venga a dar fastidio,
l’ho consegnato ad altro liparotto mio paesano, che fa segretamente le buone
voglie, accioché lo conduca in un vascello che è in porto, il quale stanotte fa
vela verso Levante.
alidoro Tu
l’hai pensate tutte, Farinello sagace, perché cotesto servo poteva imbrogliarci
qualche disegno. Or andiamo pur via con coteste valigie, che n’ho pensata una
bella, ma io voglio la tua approvazione.
10 farinello Sentiamo
(partono).
SCENA
DECIMA
Appartamento
del medico con libri. Gorgoleo e Solutivo.
gorgoleo Quest’è
un bell’appartamento, e questi sono di molti libri. (da sé) (Bisogna che questo mio amico sia
un gran virtuoso).
solutivo Per
quel che fa la professione, ci è qualche cosarella da vedere. Quanti bisogni
può avere il corpo umano, a tutti provedono questi scrittori.
gorgoleo Poffar il mondo! Quanti autori trattano d’empire il
corpo! Non si può negare che nella cucina ancora ci è un gran lusso ai tempi
nostri.[31]
solutivo Non
ci è il migliore studio che quello che serve alla conservazione della nostra
vita.
5 gorgoleo Ora
no, no, no. Pane e vino buono, questo sì; e buona minestra di vermicelli...
solutivo Questi
non sono cibi per lei.
gorgoleo Pane
e vino non sono cibi per me?
solutivo Non ho quest’ordine.
SCENA
UNDECIMA
Dottore
Astringente e detti.
astringente Servo di lor signori.
gorgoleo E
Vostra Signoria che ordine ha?
astringente Di
servirla in tutto e per tutto.
gorgoleo Cioè
di pane e vino buono.
5 astringente Me
ne rimetto al mio maggior compagno.
gorgoleo Ve
ne rimettete al compagno! Ma con quelle sei doppie non ci sarà manco da
sdigiunarsi?
solutivo Bisogna
avere un poca di pazienza, che ci sarà tutto.
gorgoleo (da sé) (Ah ora capisco: la
cucina non è a ordine; e non vogliono metter in tavola, se non tutto insieme).
solutivo Date da sedere: s’accomodi, signor mio: signor
dottor Astringente, segga.
10 astringente Son
qua ad ubbidire il signor dottor Solutivo.
gorgoleo Lei
Astringente, e lei Solutivo?
solutivo Al
suo comando.
gorgoleo E
servono tutti due il signor Alidoro che mi favorisce?
astringente Eseguiamo
l’uno e l’altro i suoi ordini.
15 gorgoleo (da sé) (Guardate, tiene
due maestri di casa dottori. Solutivo è quello che paga i conti e Astringente è
quello che restringe le spese).
solutivo Favorisca.
(gli piglia la mano e sente il polzo)
gorgoleo Padron
mio: a’ vostri piaceri. (da sé) (Credo che questo sia il trattamento
co’ maestri di casa). Ma che tasta Vostra Signoria?
solutivo Com’ha
ella appetito?
gorgoleo Grandissimo.
20 astringente Mi
dispiace.
gorgoleo Le
solite strettezze di voi altri maestri di casa indiscreti che volete
restringere la tavola più del dovere; ma se il padrone vuol ch’io mangi il mio
bisogno e che io beva quant’ho sete?
astringente Pazienza!
Ma che dice il signor collega anziano di questo modo di parlare e di questo
tanto appetito e voglia di bere?
solutivo Mi
confermo in quanto ci è stato detto. Quest’appetenza poi del cibo, cioè del
freddo e dell’umido è un’indicazione del caldo e del secco ch’è nelle viscere.
Dorme bene Vostra Signoria?
gorgoleo Quando
ho pieno il corpo, sì bene che dormo.
25 solutivo Come
fa de’ sogni?
gorgoleo Delle
volte sogno, sicuramente.
solutivo Di
che natura di sogni?
gorgoleo Di
che natura sono i sogni? Oh che gente curiosa! (da sé)
(Ma ora intendo, la cucina
non è a ordine; e fanno per trattenemi in dicorsi).
astringente Come
orina carico Vostra Signoria?
30 gorgoleo Gli
asini orinano ancor quando son carichi: perché gli uomini soglion posare prima
quel che portano...
astringente Eh
non signore.
gorgoleo Ora
io non orino, se non beo.[32]
solutivo Abbia
più flemma, che noi siamo qui per servirla d’ogni cosa, ma a tempo debito. Si
compiaccia d’ascoltare, perché noi non abbiamo qui altro negozio che quello
della sua salute. E perciò sarà bene che lasciando il linguaggio degli
aforismi, la discorriamo un poco volgarmente per la sua capacità sopra quello
si debbe ordinare.
gorgoleo Che
né pure è ordinato quel che si ha da mangiare? (da sé) (Quanto era meglio che me n’andassi
all’osteria).
35 solutivo Egli
è certo, signor collega anziano, che non si può guarire una malattia senza
perfettamente conoscerla, e non si può perfettamente conoscere alcun male senza
stabilirne l’idea particolare e la vera specie da’ suoi segni diagnostici e
prognostici. Pertanto Vostra Signoria eccellentissima mi darà licenza
d’esaminare il male del quale si tratta, prima di risolvere a che rimedi
converrà ricorrere per la total curazione del nostro infermo. Io dico dunque
che il nostro infermo è malamente travagliato, occupato ed invasato di quella
sorta di follia che noi sogliam chiamare malinconia ipocondriaca, follia
veramente delle più fastidiose che si trovino, per la curazione della quale non
ci abbisognava meno che un Esculapio de’ nostri tempi consumato nell’arte, come
Vostra Signoria eccellentissima ch’è incanutita fra libri e fra l’esperienze; e
che ha conversato con più scheleti nelle scuole anatomiche di quello che abbia
fatto cogli uomini. Io la chiamo malinconia ipocondriaca per distinguerla
dall’altre due: imperocché il nostro infallibile maestro Galeno stabilisce
dottissimamente al suo solito tre sorti di questa infermità che malinconia
s’addimanda, nome non totalmente così usato da’ latini, ma da’ greci pure, ch’è
quello che bisogna osservare nel nostro caso. La prima sorte di malinconia è
quella che procede dal vizio del cervello; la seconda, che procede dal sangue, quand’è guasto dall’atrabile; la terza chiamata
ipocondriaca, qual è la nostra, la quale certamente riconosce per sua cagione
il vizio di qualche parte del basso ventre e della regione inferiore, e
particolarmente della ratta: il color della quale porta al cervello del nostro
ammalato delle fuligini grosse e nere, e de’ vapori maligni che purtroppo
depravano le funzioni della facoltà intellettiva, secondo che da più segni
Vostra Signoria eccellentissima si sarà finora avvisata. E vuol vederne, Vostra
Signoria eccellentissima, il diagnostico manifesto? Osservi quella malinconia
accompagnata da timore e diffidenza. Questi sono individualissimi patognomonici
segnali di questa ipocondriaca follia, secondo che nota il divino Ippocrate.
Quella fisonomia? Quegli occhi rossi e focati! Quella gran barba, quella corporatura
minuta estenuata, quella carnagione abbronzita e pelosa! Danno a conoscere alla
prima l’interno vizio dell’ippocondri, e senza dubbio quest’infermità si è in
lui per gran tratto di tempo naturalizzata, invecchiata ed abituata, e talmente
intrinsecata con lui che per poco potrebbe degenerare o in mania, o in tisia, o
in apoplesia, o finalmente in frenesia, o furore. Tutto ciò supposto, e giacché
un male ben conosciuto è mezzo guarito; secundum
illud, ignoti nulla est curatio morbi;
non sarà ora difficile di convenire sopra i rimedi che debbono
prepararsi al nostro paziente gentilissimo. Primieramente per rimediare questa
pletore otturante i vasi, ed a questa cacochimia lussuriante per tutto
l’interno, io son di parere che le vene sieno di soverchio abbondanti, e perciò
in primo luogo faccia di mestiere aprire la basilica. Secondariamente la
cefalica, e quando il male non cessi, debba apriglisi ancora la vena della
fronte, e che il taglio sia ben largo, acciocché il sangue grosso possa più
facilmente escire; ma nel medesimo tempo propongo ancora che si debba purgare,
disoppilare, ed evacuare per via purgativi propri e convenienti; siccome la
vera origine di tutto il male, bisogna affermare che sia o in umor crasso e feccioso, o in vapor nero e grosso che
viene annebbiando, infettando e inquinando gli spiriti animali; stimo proprio
ancora che egli prenda un bagno d’acqua limpida e pura, e con qualche quantità
di latte ben passato, ad effetto di purificare per mezzo dell’acqua la feccia
degli umori grossi, e rischiarare per via del latte la fuligine di questo
vapore; ma prima d’ogni cosa io stimerei che fosse a proposito divertirlo in
conversazioni di canti e d’istrumenti musicali d’ogni sorta, né giudicherei che
repugnasse ancora il tramezzarvi de’ balli, affinché i muovimenti, l’agilità e
la scioltezza de’ ballerini possano eccitare e risvegliare la sonnolenza de’
suoi spiriti ebetati, d’onde procede il condensamento del sangue, e per
conseguenza la sua malattia. Questo è quanto ho giudicato stabilire sopra
l’infermità, e pensare intorno a’ rimedi, rimettendomi a tutto quel di più che
parrà bene suggerire, aggiungere e moderare a Vostra Signoria eccellentissima
mio maestro, secondo la sua ben fondata esperienza, il suo giudizio infallibile
e la sua incontrastabile autorità, che nella nostra arte medica sopra di tutti
si è meritamente acquistata; e sopra gli ammalati piccoli e grandi, ammalati
savi ed ammalati matti, matti allegri e matti malinconici; matti per vizio di
cervello, matti per vizio di sangue, matti per via d’umori tramandati dal
ventricolo, matti insomma presenti e matti futuri. Dixi.[33]
astringente Non
piaccia al cielo, eccellentissimo signor consulente maggiore, che mi caschi
giammai in pensiero di rimuover nulla di così bene stabilita idea, e di alterar
così proprie e così studiate ordinazioni. Ha ella così ben discorso sopra
tutt’i segni, i sintomi, le cagioni e le radici del male del nostro novello
decumbente, ed il suo ben ordinato ragionamento ha toccato così bene tutta la
dottrina e ritrovate tutte l’osservazioni dei primi dottori della nostra antica
professione, che mi pare certamente impossibile che il nostro ammalato non sia,
com’ella dice, malinconico ed ipocondriaco da curarsi, com’ha proposto, e
finalmente che non sia pazzo, come Vostra Signoria eccellentissima con tanti
argomenti l’ha saputo provare. Anzi, quando veramente egli non fosse tale,
quale le sue prove l’hanno dimostrato, bisognerebbe che necessariamente
diventasse tale per forza, dalle ragioni da Vostra Signoria eccellentissima
così bene addotte. In verità graphice
depinxisti tutte le parti, tutte le circostanze, tutti gli effetti di
questo male, ed ha così dottamente, discretamente, profondamente, altamente
conceputo, pensato, immaginato, diviso, argomentato e conchiuso, tanto nel
diagnostico che nel prognostico, che non mi resta cos’alcuna da replicare, se
non che di fare le sanguigne e le purgazioni più tosto in numero caffo, secondo
l’assioma numero
Deus impare gaudet. Siccome
di prendere il latte avanti il bagno, e non poi, e di comporgli una fascia per
la fronte ingruppata nel sale, essendo il sale simbolo della saviezza. Ancora
proporrei di fargli imbiancare le muraglie della sua camera per dissipar le
tenebre de’ suoi fantasmi, poiché album est disgregativum visus, e di dargli ad ogni tanto un piccolo serviziale, il quale serva
di preludio e d’introduzione a tutti quei rimedi che Vostra Signoria eccellentissima
ha saviamente disposti al suo sgravio; ed infine, per conclusione del mio
ragionamento non mi resta se non di rallegrarmi di tutto cuore con questo
nostro felicissimo ammalato, che nacque sotto il felice oroscopo di cascare
nelle nostre mani, e di congratularmi ch’egli ha una gran fortuna d’esser
pazzo, mentre perciò vien destinato dal cielo a sperimentare in se stesso
l’efficacia e la soavità de’ rimedi che il vostro gran sapere gli ha così
giudiziosamente proposti, e purgativamente, apertivamente, basilicamente e
cefalicamente ordinati: e quando mai ponesse la crisi del male che dovesse
crescere fin’al segno d’esser legato per qualche tempo, egli dovrà benedirvi
mille volte quei lacci, quelle ciambelle e quelle funi pietose...[34]
gorgoleo (si alza infuriato) Che ciambelle! Che funi pietose? Che
spropositati discorsi son questi? E qui un’ora che per creanza vi sono stato a
sentire, e mi par che si faccia una commedia.
solutivo Non
signore, noi abbiamo parlato nel vero, e nel caso della vostra follia
ipocondriaca.
gorgoleo Ipocondrici e pazzi mi parete voi altri, per non
dirvi ancora pezzi di somari.
40 solutivo Ancora
dell’ingiurie ai medici! Ecco un diagnostico che ci mancava per l’indizio più
certo del suo male, il quale a mio parere potrebbe fra poco trascendere nel
furore.
gorgoleo (da sé) (E con que diavol di gente m’hanno messo
qui.) (comincia a sputare tre, o quattro
volte)
astringente Altro
diagnostico! Lo sputo frequente.
gorgoleo Orsù
io me ne andarò un poco a mangiare altrove.
solutivo Altro
diagnostico pure. Fame insaziabile e voglia di cangiar luogo.
45 gorgoleo E
che accoglienza a’ forestieri è questa? In cambio d’empirgli il corpo con un
buon pranzo, volerglielo votare co’ lavativi![35]
solutivo Cattivo
segno, quando un ammalato aborrisce i rimedi.
gorgoleo Che
ammalato e non ammalato, io mi sento sano com’un pesce.
astringente Pessimo
segno, quando un ammalato non sente il male. Signor mio, se non sentite il
vostro male voi, lo sentiamo noi, ed i nostri aforismi medici non ci possono
ingannare.
gorgoleo Io
ho in tasca i medici e la medicina.[36]
50 solutivo Ohimè;
siamo giunti al delirio maggiore.
gorgoleo Mio
padre e mia madre non hanno voluto mai medici d’intorno, e sono morti vecchi
per questo.
solutivo Non
mi maraviglio dunque, se abbiamo fatto un figlio matto; eccellentissimo signor consulente
maggiore, diamo mano adesso alla curazione, cominciando dalla dolcezza
letificante degli acidi del suo sangue, che sarebbe per accendersi nelle manie
più frenetiche. (partono)
SCENA
DUODECIMA
Gorgoleo.
gorgoleo E
che razza di matti fanno in questo paese? Basiliche! Cefaliche! Diagnostici!
Prognostici! Io non ho inteso della rabbia.
SCENA DECIMATERZA
Vengono
due musici vestiti a ninfe accompagnati da vari stromenti e buffoni saltatori,
e cantano i musici.
Buondì,
buondì, buondì,
non vi
lasciate uccidere
dal dolor
malinconico,
noi vi
faremo ridere
col nostro
canto armonico:
sol per
guarirvi
siamo venuti
qui.
Buondì,
buondì, buondì.
gorgoleo Buondì
e buon anno. Oh, che gente matta? Oh che paese spiritato![37]
prima
ninfa Noi siam le ninfe Naidi
del pelago
di Tivoli,
che l’isole
che nuotano,
facciam
danzar così:
buondì,
buondì, buondì.
(intanto i ballarini fanno qualche danza)
gorgoleo Oh dove diavolo son io venuto a pigliar moglie?
5 seconda ninfa Li sposi che si
grattano
la rogna,
usato conio
del nuovo
matrimonio,
e quei che
si riscattano
dal fiero
morbo gallico,
per allegria
festeggiano
nel tiburtino
oceano:
e nel danzar
salutano
l’onda che
li guarì.
a due Buondì, buondì, buondì.
(e intanto saltano i buffoni)
gorgoleo Ma che diavol di gente siete? Si può sapere che cosa volete da me?
prima
ninfa Io che difendo i termini
dell’Isola
Apopletica
vostra serva
umilissima;
seconda
ninfa Ed io che guardo i margini
dell’Isola
de’ cancari
vassalla
ossequiosissima.
10 a due In segno d’obbedienza
al nostro
nuovo preside.
seconda
ninfa Un cancaro.
prima
ninfa Una gocciola.[38]
a due Vi
vengo annunziar qui:
buondì,
buondì, buondì. (ballono)
gorgoleo Un
cancaro che mangi voi, e una gocciola che vi faccia schiattare. Ma dov’è il
signor Alidoro? Dov’è l’uffiziale, dove sono i miei baulli e dov’è da mangiare?
SCENA
DECIMAQUARTA
Tamburlano con una canna da clisteri, ed altre
canne in mano ad un garzone di bottega.
tamburlano Da mangiare si prepara adesso: ma prima del pranzo ho
portata una piccola ordinazioncella che farà mangiare con più appetito.
gorgoleo Che
roba è cotesta.
tamburlano Un clisterino tiepido tiepido,
ordinato da questi signori eccellentissimi.
gorgoleo Oh
mi maraviglio di voi, non voglio cotesta materia d’intorno.
5 tamburlano No no, non si alteri, che è un’ordinazione graziosa,
benigna, detersiva, lenitiva e apperitiva. Sopra tutto ella è metodica,
metodica veh, signore illustrissimo. Via su, si disponga. (le
due ninfe co’ saltatori pigliano una canna per uno dal garzone, girandole
intorno, e le ninfe cantano)
prima
ninfa Pigliatelo bel bello,
che non vi
farà male,
zuccaro,
latte e sale,
che votano
il budello:
a due pigliatelo
bel bello.
(nell’intercalare i saltatori danzano colle canne in mano)
seconda
ninfa Zuccaro e sal che uccidono
i vermi
generati
dai pollastri
bacati,
e che la
milza purgano,
e purgano il
ventricolo
da ogni umor
tristo e fello.
a due Pigliatelo
bel bello.
10 prima
ninfa È latte che rinfresca,
e rende il
benefizio.
seconda
ninfa Non è già quel servizio,
che fanno
alla turchesca
serrando
l’orifizio
col duro
chiavistello:[39]
a due pigliatelo
bel bello.
prima
ninfa Si piglia passegiando,
seconda
ninfa si piglia ragionando
15 prima
ninfa con canna d’ogni sorte
(ad ogni poco fa forza di partire, ma lo trattengono)
lunghe,
mezzane e corte
da infermo
largo e stretto,
fatte
dall’architetto,
che fece il
Coliseo.
seconda
ninfa Altre dal Galileo
prima de’
cannochiali:
prima
ninfa canne da generali,
seconda
ninfa canne da comandanti,
prima
ninfa canne dolcificanti,
20 seconda ninfa canne
dolcificate
per genti
innamorate.
prima
ninfa Canne per ogni stato.
seconda
ninfa Canne da celibato,
per cui
s’opprime il fomite:[40]
prima
ninfa canne da coniugato,
che fan per
arte medica
clisteri
epitalamici
pel giorno
dell’anello:
a due pigliatelo bel bello.
25 gorgoleo (fuggendo)
Le canne, le corna che vi strippino, diavoli scatenati.
(e tutti saltando attorno colle canne gridano)
Pigliatelo
bel bello.
FINE DEL
PRIMO ATTO
ATTO SECONDO
Strada
SCENA PRIMA
Dottor
Solutivo e Farinello.
solutivo Ci
è scappato dalle mani come un demonio scatenato, senza voler medicamenti di
veruna sorta, e crediatemi che le prime ordinazioni erano leggere e graziose.
farinello Ma insomma questo non voler essere medicato è
segno di poco cervello.
solutivo Di
cervello stravolto e d’intelletto depravato.
farinello Ma né pure ha voluto sentir quei musici che aveva
mandati il signor Alidoro?
5 solutivo Il
signor Alidoro aveva mandata una compagnia a proposito per tenerlo allegro,
com’era di bisogno. Ma non ha voluto divertimenti di veruna sorta.
farinello E
l’averebbe guarito sicuramente?
solutivo Se
si fossero ancora compilate nel suo pazzo cervello tutte le pazzie frenetiche,
malinconiche e maniache che sono nello spedal de’ pazzarelli di Roma; egli a
forza di mie ricette doveva diventar savio, al più al più, in quaranta giorni;
in quarantacinque poi averebbe potuto dar consiglio a voi, ed in cinquanta a
me; tanto che di pazzo da legare che egli è, sarebbe diventato in virtù de’ miei
medicamenti ancor medico-fisico consultore.
farinello Ecco
le cinquanta doppie di regalo che Vostra Signoria eccellentissima ha mandate
male col lasciarselo scappar dalle mani.
solutivo Io
non intendo di scapitarle certissimamente, e pretendo rinsavirlo, ammaestrarlo ed
abilitarlo a dar consiglio a voi, a me e a tutta la comunità a suo marcio
dispetto. Egli è già obbligato, ipotecato a’ miei medicamenti, e se non vuol
medicarsi, lo farò processare come desertore della vera antica medicina,
metodica, galenica, ipocratica, aforistica e violatore de’ miei ordini.
10 farinello Avete ragione, e lui vi ha propriamente levato
questo denaro di saccoccia.
solutivo Sapete
voi dove si sia?
farinello Sarà
a casa del signor Panfilo. Poiché debbe sposare la sua figliuola, e non sapendo
il vecchio questa malattia del genero solleciterà sicuramente il matrimonio.
solutivo Adesso
vado a parlargli.
farinello Farebbe
un atto di gran carità ad impedir queste nozze, finché il povero matto non sia
guarito.
15 solutivo È
ammalato di mia giurisdizione, ed ha da guarire al mio foro, altrimenti
guarendo invalidamente, potrei obbligar la natura alla recidiva del male.
farinello Sento
dire che sarebbero nulli anco gli sponsali degl’altri suoi ammalati, se non si
facessero prima le proclame avanti allo speziale di Vostra Signoria eccellentissima,
e non costasse della sanità loro al recettario di maestro Tamburlano.
solutivo E
chi n’ha dubbio?
farinello Ma
ecco qua il signor Panfilo. La riverisco. (da sé) (Io vado a mettere in ordine
un’altra scena; non occorr’altro, il suocero è dolcificato quanto il genero,
l’operazione va sicura.) (parte)
SCENA
SECONDA
Panfilo
e Solutivo.
solutivo La riverisco, signor Panfilo. Mi dica di grazia, un certo signor Gorgoleo
non debbe sposare la signora Dianetta?
panfilo Io
l’aspetto ogn’ora che sia, essendomi già stati portati in casa i suoi baulli
dal porto.
solutivo Oh
buono. Ora sappiate che questo vostro genero era stato messo a curarsi in casa
mia, d’onde se n’è fuggito senza mia permissione. Pertanto io vi fo precetto da
parte della medicina di non procedere a questo maritaggio a patto veruno, se
prima io non l’abbia messo in stato libero di salute, e non l’abbia abilitato
alla generazione di figliuoli ben organizzati di corpo e di spirito.
panfilo Come,
come?
5 solutivo Questo
vostro preteso genero è stato costituito per mio ammalato, e la sua malattia è
già inventariata nel mio studio e fatta di ragione de’ miei capitali. Pertanto
intendo d’annullare il matrimonio, fino che non abbia preventivamente
sodisfatto agli ordini degli aforismi, e non abbia bevuto, digerito ed evacuato
tutt’i siroppi, boli e lavativi prescritti, e rifatto un buon sangue coniugale
mediante l’emissione del sangue putrido, feccioso, dirimente o invalidante la
copula, secondo i canoni galenici ed ippocratici.
panfilo E
che ha qualche male questo mio genero?
solutivo E
di che sorte!
panfilo Toh!
Toh! Toh! E che male per grazia?
solutivo Non
serve che ne dimandiate.
10 panfilo Ma
è male forze...
solutivo Siam
obbligati al segreto: e le malattie diventano alle nostre mani malattie anecdote,
sigillate, irrevelabili, impenetrabili, imperscrutabili. Basta ch’io fo
intimazione a voi ed alla vostra figliuola di non celebrare sponsali col mio
obbligato, mancipato infermo, sotto pena d’incorrere nella disgrazia della
nostra suprema facoltà medica, e di poter esser penati e multati con febbri
terzane, quartane e perniciose, e di poter esser gravati, stretti e costretti
dalle sincopi, apoplesie, epilesie, catarri di tutte le sorti, comminando
particolarmente a voi cascate di denti, paralisie e dissenterie, usque ad sanguinem.[41]
panfilo Cancaro!
solutivo E
comminando alla vostra figliuola una subbita iterizia deformante la faccia,
tanto che non posssa guardarsi nello specchio senza stomaco e terrore di se
medesima. Item calvizie, lentigini, stillicidio di occhi e di naso,
margini di vaiuolo, puzzore di denti e di fiato, e tutto quello che deprava,
infetta ed appesta...[42]
panfilo No,
no, no.
15 solutivo E
trasfigura la bellezza, il brio e la grazia femminile...
panfilo Non
occorr’altro.
solutivo Senza
che possa ricorrere al benefizio dell’acque angeliche, delle biacche, de’
rossetti...[43]
panfilo Non
si dubiti.
solutivo De’
latti verginali, delle gomme, de’ balsami...[44]
20 panfilo Oh
non gliela do di vero.
solutivo Degli
opobalzami o di qualunque altro chimico, spargirico, aromatico, distillato,
spolverizzato ingrediente di tutta la spezieria del diavolo inventata dalle
femmine per curare e correggere alla toelette i mali del tempo e i difetti
della natura.[45]
panfilo Faccia
conto che la scrittura sia stracciata, e non ne sia fatto niente.
solutivo Perché
il vostro genero è obbligato in forma camare d’esser mio ammalato, e di finire
alle mie mani il suo decubito prima di passare... intendete voi...?[46]
panfilo Son
contento.
25 solutivo E
ha da guarire alle mie mani sole; se credessi che dovesse crepare.
panfilo È
di giustizia.
solutivo E
se non trovo lui la piglierò con voi, e vi farò citare e condannare a guarire
invece di lui, di quel male che io doveva curar lui, purgando voi, evacuando
voi, clisterizzando voi...
panfilo Ma
io sto bene, signor eccellentissimo.
solutivo Sanguificando
voi, legando voi, bastonando voi...
30 panfilo Ma
io sto benissimo, benissimo, signor dottore.
solutivo O
bene, o male, io ho bisogno di guarire uno del male del vostro genero, e non
potendo aver lui nelle mani, le nostre leggi mediche obbligano i parenti
consanguinei fino al trentesimo grado, ed in mancanza di consanguinei,
obbligano, costringono e forzano gli affini, quale siete voi, a medicarsi ed a
guarire per chi s’è obbligato e costituito infermo, nel modo che ha fatto il
vostro genero fuggitivo, e contumace de’ miei ordini e del mio foro, ci siam intesi.
(parte)
panfilo Ci
siam intesi quanto volete, io non ho male, e non mi sento niente e non vo’
medicine: e se mi citerete, vedremo quel che sarà di ragione. Oh questa è
bella!
SCENA TERZA
Farinello,
da mercante napolitano, e detto.
farinello Oh
siò Piffe, Pif; schiavotello vostro.
panfilo E
io schiavo suo.
farinello Si
copra primmo, e poi s’assetti.[47]
panfilo Eh
faccia grazia.
5 farinello Oh
mi me stufè co tante chellette.
panfilo Mi
comanda qualche cosa?
farinello Me
sapissivo dare nova, deno cierto sior... sior... Pane, e filo dello Sole, che
facc’io: n’ somma, e no cierto mercante d’isso paese, lo conoscissevo pe
sciorta.
panfilo Sicuro.
farinello Manco
male. Ora faciteme no piacere: che ommo è chisso?
10 panfilo Un
uomo come gli altri.
farinello Eh
come ha de frisole e de patacche?[48]
panfilo Commodamente.
farinello Insomma
quant’è lo capitale sujo?
panfilo Per
quel che fa il paese, non ha bisogno di nessuno. Traffica in pannine, in
cordovani, in zuccheri, ha due vigne grandi, e se gli venisse una tratta di
dieci o dodicimila pezze non l’ha da cercare.
15 farinello Buono,
buono, buono, mo sì che me cade lo maccarone ’n ganna.[49]
panfilo Ma che gl’importa a Vostra Signoria se Panfilo del
Sole sia ricco, o povero?
farinello Se
me mporta? Ho pressa: schiavottiello tuojo, zi vecchio mio. (finge
di partire)
panfilo Faccia
grazia.
farinello Ma
non è chisso chillo mercante che ha ’nzorata na figlia a lo siò Hiurgulio da Catanzaro?
20 panfilo Questo
è.
farinello E
beh la cosa fatta: basta, basta; schiavo zi vecchio. (finge partire)
panfilo Ma
venga qua, mi padrone.
farinello Mo
proprio me ne vao, a chielo a ch’ mporta.
panfilo E
a chi importa questa cosa?
25 farinello (da sé, ma che sente il vecchio) Sa chisso è no capitale da sevà tutti
i debite? Schiavo.
panfilo Che
debiti? Venga qua.
farinello (dice nello stesso
modo da sé) Diecimila pezze: chesse non s’hanno da cerca. Le vigne se venneno
diecemila, e chiu. Arrivederece.
panfilo Vender le vigne di chi? Buona nuova per chi? Senta
un poco, mi padrone.
farinello Tu
vuoie che te confido ssò negozeo e quanto vao vedento, non è lo vero? Oh
siente: ma cusete la vocca, e filo duppio veh.
30 panfilo Me
la cucirò come volete.
farinello Mo
mo arreveranno chà duie mercante napoletane amici mieie. Chisse loro, comme te
vao dicenno, sono cierte mesi che hanno spontata dalla vicaria na certa condanna contro lo sio
Giurgiulio pena promessa de lo patre in quindecemila ducate.
panfilo Quindicimila
eh?
farinello Gnossì,
e pecché vonno ’ncappia lo sorece à lo martillo, fatte che saranno chesse nozze
ne rappoleranno lo suocero paricchie denari; con obligazione fatta da jodece e
masto d’atte, che nsemmova tra diece mise ne pisieranno fora lo riesto.[50]
panfilo Né
fra dieci mesi, né fra vent’anni. Oh più tosto farei quella purga per lui, che
mi da detto il medico che pagargli questo debito.
35 farinello E
’mpezzo, mo me ne voglio andà a puorto; pedanle sà nuova; e se vorranno muodo
de so fusto; non s’hanno da fa vede, se non doppo fatte le nozze.
panfilo Oh
le nozze vogliono andare un poco in lungo; tanto più che lo sposo si ha da medicare.
farinello Sine?
Obbregato de l’avvise.[51]
panfilo Ed
io obbligato a lei tanto tanto: servo suo.
farinello Arrevederece.
Ma cusete la voccha veh!
40 panfilo E la bocca, e la borsa, e la gonnella alla mia
figliuola cucirò. Schiavo. (parte)
farinello Schiavotiello.
(adesso Farinello si leva la barba posticcia e l’altre caricature da
napolitano) La carne piglia il sale a maraviglia.
Oh scuciamoci adesso la nostra barba posticcia e tutta la mercatura napolitana
da dosso per pensare a qualche altra furberia, ed a seminare scandali tra
suocero e genero, tanto che queste nozze vadano in fumo. Tanto Panfilo che
Gorgoleo sono due buoni uccellacci da cascare nella rete con poco cimbello.
Alidoro già medita non so che partita sopra le valigie che mi ha fatto portare
in casa della sposa, e la nostra Mignatta so che farà ella pure le parti sue.
Finalmente il signor governatore, se vorrà moglie, converrà che sposi una di
quelle rognose che vanno a medicarsi nel gran pelago tiburtino ah ah; che belle
canzoni aveva composte Alidoro per le due ninfe naiadi, divenute poi cliristereidi.[52]
SCENA QUARTA
Gorgoleo
venendo pensoso parla da sé, e detto che rimane spogliato del suo abito.
gorgoleo Io vi presento un cancaro! Io vi presento una
gocciola, buondì buondì.
farinello Eccolo
qui.
gorgoleo Pigliatelo
bel bello.
farinello Com’è
sottosopra.
5 gorgoleo Non
è già quel servizio che fanno alla turchesca.
farinello Che
cosa ci è, signor governatore illustrissimo?
gorgoleo Canne
dolcificanti, canne dolcificate, canne da coniugato e clisteri epitalamici pel
giorno dell’anello.
farinello Ma
che cosa ci è di nuovo?
gorgoleo Ogni
cosa che vedo, mi pare un serviziale!
10 farinello Non
intendo.
gorgoleo M’ha
fatto sciogliere il corpo fino l’immaginazione: voi non sapete quello che mi è
intervenuto nella casa del mio alloggiamento?
farinello Non
sono informato.
gorgoleo Quell’amico del duello fatto in Catanzaro m’ha
lasciato in mano di due maestri di casa togati fino a’ piedi, che poi si sono
trasformati in medici.
farinello In
medici?
15 gorgoleo Tant’è,
mi tastano il polzo...
farinello A
Vostra Signoria.
gorgoleo A me; mi fanno il prognostico; mi vogliono cavar
sangue da una basilica...
farinello A
Vostra Signoria.
gorgoleo I
serviziali in caffo...
20 farinello A
Vostra Signoria.
gorgoleo Le
pillore in caffo...
farinello A
Vostra Signoria.
gorgoleo Felice
me, perché son matto alle sue mani! E poi trattar di legarmi!
farinello Legar
Vostra Signoria Illustrissima, e Vostra Eccellenza.
25 gorgoleo Buondì,
buondì. L’isole del morbo gallico. L’ambasciatrice de’ cancari! Lo speziale con
dieci o dodici canne da innamorati! Canne da governatori! E canne d’ogni ben di
Dio per ogni sorta di persone, fuorché pell’offiziali com’ voi.
farinello Io
non capisco.
gorgoleo La
capisco ben io. Quel cavalier duellista che donò il galano alla signora
Torzella, e la canna d’India a mio padre perché non cascasse, è un solennissimo
furbo che m’ha messo là per farmi quest’affronto, questo strapazzo.
farinello Resto
immobile.
gorgoleo Andate
là, che que’ serviziali vi muoveranno quanto volete. Erano una dozzina di spiritati
che mi avevano assediato, e c’è voluto del buono e del bello a scappar di là.
30 farinello Oh
guardate! Gli uomini insomma spesso gabbano alla cera!
E pure pareva il più gran galantuomo del mondo.[53]
gorgoleo E
io vi dico che è un furbo.
farinello Com’è
possibile che possa trovarsi tanta doppiezza tra gl’uomini, e tanta
bricconeria!
gorgoleo Vedete
un poco di grazia, mi par di sentire degl’altri clisteri che vengono.
farinello Signornò,
son ragazzi che stanno giocando.
35 gorgoleo Io
ho gl’orecchi, gli occhi, il naso e tutta l’immaginazione piena di lavativi,
lavativi lunghi, lavativi corti, lavativi mezzani, ed ogni cosa che mi sento
appressare mi pare un coro di clisteri in musiche che mi voglion purgare
allegramente.
farinello Deh,
andarebbero tutt’infunati questi mascalzoni.
gorgoleo Ma
i miei baulli?
farinello Il
servitore di Vostra Signoria illustrissima mi ha detto che lei era venuto qua
per pigliar moglie, e che ci erano dei regali per la signora sposa, e perciò il
signor Alidoro ha pensato di farli portare in casa del suo signor suocero, come
luogo di più sicurezza.
gorgoleo Non
mi curavo di questa cosa di pigliar subito questa confidenza con mio suocero,
senza neppure averlo salutato. Ma, purché i baulli sian fuor di mano di quel
furbo di Alidoro, avete fatto bene: ed il mio servitore dove sta?
40 farinello L’ho lasciato in una bettola a rinfrescarsi, e
voglio andare a ricercarne, perché a sorte non s’imbattesse in certi marioli
che fanno le buone voglie.
gorgoleo Credo
saprà guardarsene, perché è stato in galera un’altra volta.
farinello Per
ladro?
gorgoleo Ohibò!
Per certo contrabando fatto per mio padre.
farinello (da sé) (Ma a quest’ora l’amico è ingabbiato.)
45 gorgoleo Ma
fatemi un piacere, signor uffiziale, d’insegnarmi dove sta il signor Panfilo
del Sole mio suocero. Perché avendo voi mandati i baulli a casa sua, voglio
salutarlo prima che andiamo al quartiere.
farinello Ora insomma mi rallegro che Vostra Signoria illustrissima
sia per accasarsi.
gorgoleo Per
grazia vostra.
farinello Colla
signora Dianetta del Sole?
gorgoleo Con
lei.
50 farinello E
la scrittura è fatta?
gorgoleo Fattissima.
farinello Sottoscritta.
gorgoleo Sottoscrittissima.
farinello E
il partito non puo tornare addietro?
55 gorgoleo Per
giuste cause potrebbe, ma come dire?
farinello Niente,
niente. Ho parlato veramente con poca riflessione.
gorgoleo Ma
pure m’avete messo in sospetto: dite un poco.
farinello Gorgolizzo
potrebbe ritornare in galera; servo, non voglio questo scrupolo all’anima.
gorgoleo Ed
io non voglio restar con questo sospetto in capo.
60 farinello Se
io avessi delle figliuole, non averei caro che fossero scoperti i loro difetti,
e così non è dovere... Adesso adesso torno.
gorgoleo Venite
qua: questo è un anelluccio che l’avevo destinato alla serva della sposa.
Godetevelo per amor mio. Ma in termine d’amicizia dite un poco, ci è qualche
magagna in questa fanciulla?
farinello Amico
fino alla morte, ma la carità del prossimo... Basta mi lasci un poco riflettere
a quel che posso dire in buona coscienza, perché né per un anello, né per tutto
l’oro del mondo non voglio fare una cosa contro il dovere.
gorgoleo Che
galantuomo!
farinello (finge di parlar
tra sé, ma con voce alta, che l’altro senta) Il caso è questo. Leandro, per esempio,
per fare il suo negozio cerca di maritar Florinda sua figliuola...
65 gorgoleo Come
c’entra Florinda.
farinello Metto
il caso in termine, e figuro che Leandro sia il signor Panfilo, e Florinda la
signora Dianetta.
gorgoleo Sì
sì figurate pure.
farinello (segue a parlare, come sopra) Leandro cerca di maritare Florinda con molto
vantaggio, e fa bene. Ma dico io per sodisfarmi in coscienza: si sa per
pubblica voce e fama che Florinda non è giovane troppo onorata, e che altrove
che fuor del suo paese, non averebbe mai trovato marito.
gorgoleo Ma
chi? Florinda, o Dianetta?
70 farinello (segue a parlare,
come sopra) Qui non c’è dubbio, la povera giovane è screditatissima. Ma come c’entro io
a palesar questo fatto a chi non lo sa, scandalizzando il mio prossimo senza
ragione? Certo, che a me non tocca; e più tosto in questo caso bisogna render
l’anello.
gorgoleo No
no, l’anello non lo rivoglio: non ci pensate: pensate a sodisfarvi in
coscienza, e a sodisfare alla mia curiosità.
farinello (segue, come sopra) Ma dall’altra
parte qui si tratta di un povero forestiero menato alla mazza, che sotto la
buona fede viene a pigliare questa Florinda diffamata.
gorgoleo E
pur li con questa Florinda.
farinello Che lui non conosce, e non ha mai vista, e crede per fanciulla da bene,
come saranno tutte le fanciulle nobili e civili di Catanzaro. Un gentiluomo
così cordiale, così onorato, per cui ho tanto genio, un gentiluomo che mi fa
grazia di tenermi per suo amico...
75 gorgoleo Certo,
che vi conosco per un galantuomone.
farinello Un
gentiluomo che si confida tutto tutto nella mia persona, e che mi dà ancora un anello
da tenere per sua memoria, oltre ad un impiego promessomi nelle sue isole.
gorgoleo Sotto
governatore di quella che volete, e di quella più sana e di miglior aria per
voi.
farinello Ora
io son sodisfatto, e la coscienza mi detta che io gli sveli la verità, e se
Florinda è una sfacciata...
gorgoleo Florinda
non m’importa, m’importa di Dianetta.
80 farinello (a lui) È un vocabolo legale usato. E se costei
dunque è una giovane di poca riputazione, non è dovere che entri in una casa di un uomo da bene per inquietarlo di gelosie dì e
notte: introdurgli in casa sì e sì: tutto giorno biglietti sì e sì, e farli una
figliuolanza Dio sa come eccetera.
gorgoleo Che
vuol dir questo sì e sì, e questa figliuolanza coll’eccetera?
farinello (a lui) Ora io, illustrissimo
signore, l’ho esaminata bene, e credo veramente senza offendere la carità
potermi stendere a dire qualche verità a Vostra Signoria illustrissima in termini però più equivoci e più
stretti che si potrà, per risparmiare più detrazione che sarà possibile. Il
dirvi, signor mio, che Dianetta è notariamente disonesta, guarda! Non lo voglio
fare. Ma cercherò qualche termine più coperto e più discreto; se la chiamassi
la... la... la cicisbea del comune, è troppo, non vo’ dir tanto, la... la...
pettegola di Nettunno; lo dicono tutti, ma per questo l’ho da dir io? Signornò;
rifiutata da tre sposi? È la verità, ma potrebbe levargli l’occasioni di
maritarsi. Precettata più volte dal governo? È cosa pubblica, ma ormai son tre
mesi che non se ne parla, non voglio parlarne manco io. La notte del giovedì grasso alla vigna... Dicono non so che di quella
nottata... basta non lo so bene, e non si può giudicare; insomma io non saprei...
Vorrei sodisfarmi... Ah diciamo così: Dianetta, anzi Florinda che è il medesimo,
è una giovanetta un poco bizzarra.
gorgoleo Bisognerà
però coll’eccetera, non è vero? Poffar il mondo, se non era questo grand’uomo
da bene che esaminasse la sua coscienza un poco forte, avevano trovato il
merlotto da impaniare costoro! Cancaro, pettegola di Nettunno! Rifiutata da tre
mariti! Precettata dal governo! La notte del giovedì grasso! E poi c’è da
spiegare quel sì sì che questo galantuomo scrupoloso non ha voluto finir di
spiegare.
farinello Io
però le stimo tutte ciarle, o può essere che le cattive lingue di questo paese
dicano più di quel che non è.
85 gorgoleo Ora
mi è passata la fantasia de’ clisteri. Cancaro sì e sì... eccetera ... Signor
uffiziale mio garbatissimo, voi mi avete messo il cervello a partito... No, no,
non ne farem altro da vero.
farinello Basta
io mi disdico, e per me non intendo pregiudicare alla fortuna della fanciulla...
Or ecco qua il vostro signor suocero.
gorgoleo Questo
qua?
farinello Illustrissimo signorsì, vado a cercare adesso del
nostro Gorgolizzo. (parte)
gorgoleo Di grazia, perché voglio rimandare a ripigliare le
mie valigie: corbezzole! Non voglio portare questa corona nell’arme all’isole
del mio governo.[54]
SCENA
QUINTA
Panfilo e
detto.
gorgoleo Buongiorno,
padron mio, buongiorno.
panfilo Servitore,
signor mio, servitore.
gorgoleo Vostra
Signoria è il signor Panfilo, non è vero?
panfilo Io
son lui lui, e Vostra Signoria il signor Gorgoleo?
5 gorgoleo Luissimo
io pure.
panfilo Alla
malora.
gorgoleo Al
diavolo.
panfilo Se
que’ mercanti napolitani non hanno altro assegnamento, vuole andar male per
loro. La mia vigna la voglio per me.
gorgoleo È
una buona vigna, commoda, deliziosa, da prendervi i suoi divertimenti con la
famiglia in tutte le stagioni.
10 panfilo In
tutte le stagioni, e quando mi pare.
gorgoleo Particolarmente di Carnevale, come sarebbe a dire
la notte del giovedì grasso.
panfilo Del
giovedì grasso e del giovedì magro, signorsì: che importa a lei, s’io mi
diverto nella mia vigna?
gorgoleo Niente
affatto: facevo per seguire il discorso; anzi per finirlo, signor Panfilo mio,
sapete quello che v’ho da dire? I pari miei non sono affamati di moglie, sa
Vostra Signoria?
panfilo E
la mia figliuola crede lei sia affamata di marito?
15 gorgoleo So
che non gliene possono mancare.
panfilo Non
è cieca, né stroppiata, e non ha male alcuno.
gorgoleo Può
essere che l’aria della vigna una volta o l’altra faccia venire qualche gran
catarro a voi, e a lei.
panfilo Ognun
pensi a medicarsi li suoi mali. Il medico peraltro non vuol citar lei, come
vuol citar voi, che non potete pigliar moglie se non fate prima certe
vacuazioni che so io.
gorgoleo Ognun
pensi a grattar la sua rogna.[55]
SCENA SESTA
Dianetta
e detti.
dianetta Signor
padre, ho inteso dire che il signor governatore mio sposo sia arrivato; ah
eccolo là senza dubbio; me lo dice il cuore.
gorgoleo (da
sé) (Com’è sfacciata!)
dianetta Oh, oh com’è ben fatto! Guardi veramente che aria
signorile! Che sia benedetto signor padre, che mi ha trovato un marito di tanto
mio genio, si contenta che gli faccia motto; che gli dia un abbraccio lieto e
onesto?
gorgoleo Non
occorre, no.
5 panfilo Piano,
figliuola, piano, non è vostro decoro, piano.
gorgoleo Che
occhi furbi maliardi!
panfilo Ora
in tutto e per tutto, padron mio, che ragione adesso avete di...
dianetta Caro
signore sposo, sia pure il benvenuto; mi creda che sono stata nelle smanie
grandi.
gorgoleo Oh
che cera da giovedì grasso!
Dianetta
va attorno a Gorgoleo facendo cenni di prendergli la mano.
10 panfilo Dianetta,
badate a voi dico.
dianetta Signor
padre, non vuol che faccia cortesie al mio sposo tanto diletto?
panfilo Entrate
in casa, a chi dico io?
gorgoleo (da sé) (In casa ci è stata
tanto sequestrata che è compatibile, se gl’è venuto a tedio.)
dianetta Vorrei
star qui con sua buona grazia.
15 panfilo La
mia buona grazia non c’è, andate.
dianetta Bisognerà
obedire. (entra in casa)
panfilo Mia
figliuola è una sciocca, e non è informata di tutte le cose.
gorgoleo (da sé) (Ma come s’era
subito innamorata di me!)
panfilo (vede Dianetta
ritornare sull’uscio) Ora non vuoi entrare?
20 dianetta Adesso.
Ma quanto si faranno le nozze, signor padre caro?
panfilo Non
c’è più nozze che tenghino: costui non è soggetto per te.
dianetta Ed
io lo voglio; e perché me l’avete promesso?
panfilo Se
te l’ho promesso, te lo sprometto.
gorgoleo Se
io fossi un minchione, non mi ci farebbe cascare la mainarda?[56]
25 dianetta E
che onore sarà il nostro adesso?
panfilo Non
c’è onore che tenga.
dianetta Ora,
signor padre, quel che è destinato in cielo, è destinato in terra; noi ci
vogliamo bene, e ci siamo promessi, e vogliamo esser moglie e marito a dispetto
del mondo. (rientra in casa)
panfilo E
a dispetto del mondo, del demonio e della carne, tu non lo piglierai. Oh vedete
che impertinenze! Mai più me l’ha fatte.
gorgoleo Signor
preteso mio suocero, non vi scandelizzate tanto. Io non vi voglio portar via la
vostra figliuola. E codesta vostra facciaccia brusca non mi dà troppa
soggezione.
30 panfilo Né
meno a me il vostro governatorato.
gorgoleo Voi
vi siete messo in testa che Gorgoleo Gorgolone sia un gentiluomo semplice, e
che non abbia tanto cervello quanto basta per fare i fatti suoi, e per sapere
certe istorielle particolari di tutt’i paesi. I miei pari fanno più conto
dell’onore che della dote; sapete!
panfilo Io
non so quello vi ciarlate. So bene che della dote ne averete fatto assegnamento
per pagare i vostri debiti.
gorgoleo Che
debiti e non debiti!
panfilo Bene,
bene: non siam già venuti da qualche isola del mondo nuovo, e per saper le cose
di Catanzaro e di Napoli non è necessario aspettar la flotta dell’Indie.
35 gorgoleo Mi
dispiace che fra tutte le mie isole non ve n’è una nella quale la vostra
figliuola possa guarir de’ suoi mali.
panfilo E
che diavol intende quel che si dice? Orsù finiamola. Dianetta, manda giù quei
baulli, che costui se ne vada pel fatto suo.
dianetta (dalla finestra) Signor padre, non
voglio che licenziamo il signore sposo così colle brutte. Che se è ammalato, me
lo terrò quale egli è, e se è povero indebitato, morirò in prigione con esso
lui.
panfilo Ha il diavolo addosso costei! E lo spirito della
contradizione? I baulli dico.
gorgoleo I
baulli, e presto, che io non ne voglio saper altro, né di donne di questa casa,
né di questo paese. (sono portati i baulli alla porta)
40 panfilo Eccovi
qua le vostre valigie colle vostre chiavi.
gorgoleo Appunto
c’è qua un facchino scioperato. (fischia, e viene un facchino che carica le
valigie)
dianetta (dalla finestra) Signor padre, scapperò con lui, e mi butterò dalla
finestra.
gorgoleo Oh
se ci si buttasse da vero, quasi quasi gli crederei; orsù, signorina, il cielo
vi dia miglior fortuna col quinto marito, giacché finora tre vi hanno
rifiutata, ed io pel quarto me la vo’ corre.
SCENA
SETTIMA
Nel
voler partire Gorgoleo col facchino, viene Alidoro travestito da bargello, e
con voce alterata, e Farinello da ebreo.
alidoro Fermo
lì, mio padrone. Signor Panfilo, la sua grazia.
panfilo Che
mi comanda?
alidoro Io sono il bargello di Livorno che appunto ho
trovato quel che cercava.[57]
panfilo Ohimè, signor preteso genero. Questa è la cattura di quei
mercanti, o pur di qualche altro creditore.
5 alidoro Io
non posso fare esecuzioni in questo stato, ma solamente col braccio di questo
foro farò nelle mani di Vostra Signoria un sequestro di quei baulli, per fare
la ricognizione di certa roba rubata.
gorgoleo Roba
rubata ne’ miei baulli?
alidoro Messersì
rubata.
gorgoleo Rubata
da chi?
alidoro Rubata
da voi. E questo è l’ebreo padrone che è venuto qui per farne la ricognizione,
essendo stata tolta a lui tre mesi sono, che foste a Livorno nel suo negozio.
10 gorgoleo Io
tre mesi sono a Livorno! Questo sarà qualche diavolo ladro che piglia i corpi
dei gentiluomini di Catanzaro per levar la roba alla gente.
panfilo Oh
quest’è peggio che il debito coi napolitani.
alidoro Questa
è la lista della roba rubata. Signor Panfilo, può leggerla anche prima di
aprire i baulli.
gorgoleo Ma
che paese del diavolo! Se ne scappo. (mentre
Panfilo legge la lista, Alidoro e Dianetta si fanno de’ cenni, e Gorgoleo gli
osserva e segue) Or vedete, che ragazza sfacciata. Poco
fa si voleva gettare dalle finestre per amor mio, ed ora sta facendo i cenni
col bargello di Livorno!
panfilo (leggendo) Vediamo un poco: «baullo nero coperto di pelle d’orzo. Vi sono
dentro un vezzo di perle orientali, num. 90, con una borchia di nove diamanti
in tavola, e detto vezzo è dentro in uno scatolino d’argento di filagrana».
15 dianetta (dalla finestra) Signor padre,
bisogna che sia un bel vezzo, e che siano perle grosse grosse?
panfilo Se
tu aspetti un poco, sarà più grosso il vezzo che gli farà il boia! Vattene in
camera a lavorare, svergognata indegna.
gorgoleo Che
vezzo, che scatolino! Se ci sono, sono roba mia portata per questo maladetto
sposalizio.
farinello Badanai, erano perle di Fiore moglie mia, che le
barattai alla fiera di Sinigaglia con tant’ori vecchi: anzi nella borchia ci
manca un diamante.[58]
gorgoleo Ci
manca sicuro, me lo mandò male mia madre, che questo è vezzo di casa. Oh che
imbroglio è questo adesso?
20 alidoro Ma che direte
di un taglio di broccato limonato e celeste, col marco di due G. G. che vuol
dire Gamaliel Giudeo? Questo sarà di vostra madre, maestro mariolo.
gorgoleo Costoro
parlano per arte magica, perché sanno tutto quello che è ne’ baulli? Il taglio
l’ho comprato io a Messina, e lo feci sigillare col marco de’ due G.G. de’
nostri negozi, cioè Gorgoleo Gorgoloni.
alidoro Voi
avete un cavicchio per ogni buco. Ma bisognerà sostenere quanto dite in
quattr’ore di capra o di corda.[59]
gorgoleo Questo
sarebbe peggio del clistero, e sarebbe come quel servizio che fanno alla
turchesca. Ora voi siete una mano di furbi...
alidoro Un
furbo siete voi. Ma vede ella, signor Panfilo, che io ho descritte le robe
prima di aprire i baulli! E poi qui lo voglio convincere. Concediamogli che il
vezzo ed il broccato possano appartenere a lui, e che il fisco e il nostro
onorato Gamaliel non potessero in questa parte provare tutta la loro
intenzione; e come vorrà egli difendersi, quando nell’altro baullo di sommacco
rosso si trovasse la roba rubata alla sinagoga di Livorno?[60]
25 gorgoleo Che
roba? Che sinagoga?
alidoro Avete
rubato alla sinagoga una lampada d’argento, e quel ch’è peggio, il Talmud colle
fibbie gioiellate.[61]
gorgoleo O
via mi contento, se questo è, meno buono tutto; e dico che il vezzo ed il
broccato ancora sono robe di Gamaliel. (dà le chiavi ad Alidoro)
alidoro (prendo) Testimoni, signori.
farinello Testimoni
per vita vostra.
30 alidoro Alla
ricognizione.
gorgoleo Alla
ricognizione. Oh come volete restar brutto, bargello mio. (aprono
il baullo, e vi trovano una lampana e un libro guarnito d’argento)
alidoro Questo
è il corpo del delitto. Ora chi è più brutto, voi o io?
gorgoleo Voi,
che siete il diavolo; e non può essere altrimenti.
alidoro Signor
Panfilo, veda se il fisco ha il processo bell’e fatto; legga, legga questa
lettera di sotto.
35 panfilo Vedo
S.P.Q.C.
farinello Cioè
Senatus, Populusque Circumcisorum.[62]
panfilo Quest’è
roba di ghetto.
dianetta (dalla finestra) Signor capitan di
Livorno, se questa cosa si potesse aggiustare per salvar l’onor del parentado...
panfilo Io credo che tu mi voglia necessitare a bastonarti
qui davanti a questi sbirri.
40 alidoro Orsù, signora,
se questo è vostro sposo, io vi compatisco che lo difendiate quanto potete; e
perché vediate che io non vo’ fare strepito giudiciale, quando il ladro vostro
consorte voglia restituire il rubato, io lascerò qui in mano al vostro signor padre
questi baulli in deposito.
gorgoleo Gran
confidenza di costei con questo bargello.
panfilo Che
ladro consorte e non consorte? Non voglio quest’intrigo, andate pure al
governo.
alidoro Ma
al governo si farà il processo...
panfilo L’impicchino,
che non m’importa.
45 dianetta Importa a me, signor padre, ch’è innocente.
panfilo Ah
sfacciata, pettegola. (alza il bastone per tirarle)
alidoro Fermo,
signor Panfilo. Oh facciamo così: io so che la sua figliuola è una giovane
onorata per quanto sia disonorato suo marito, e perciò lascio in deposito a lei
questa roba per fare con più commodo in luogo più opportuno le mie provanze.
Andiamo Gamaliel.
panfilo Non
vo’ depositi né io, né la ragazza. Venite qua.
farinello Badanai,
tenga la roba lei, che son contento. (nel partire fa cenno a Dianetta, e Gorgoleo
l’osserva)
50 gorgoleo Che
ti venga la rabbia, fa’ all’amore fin cogl’ebrei.
SCENA OTTAVA
Scende
Dianetta, fa pigliare i baulli e portarli in casa.
dianetta Signor
padre, pigliamo questi baulli; e dove possiamo aggiustar le cose con pace e con
decoro...
panfilo Che
pace, che decoro, sfacciatellaccia!
dianetta Metterei le mani nel fuoco che il mio sposo vien
caricato di queste indegnità; perché io lo conosco dalla fisonomia per quel
ch’egli è; ma quando mai fosse caduto in qualche debolezza, si vede che quel
ch’ha fatto, l’ha fatto per amor mio e per mandarmi ben vestita e fornita di
gioie.
panfilo E
che ti voleva tenere ancora la lampada a letto?
5 dianetta Io
già mi vergognerei di servirmi di quelle robe, se veramente fossero rubate; ma
al caso non ci è rimedio, adesso è mio marito.
panfilo Forse
non sarà vero.
dianetta E
bisogna salvarlo e difenderlo a qualsivoglia costo. So peraltro ch’egli mi vuol
bene, e che non ha pensato mai ad altre donne che a me. Signor padre, di
quest’uomini se ne trovano pochi. (torna in casa)
gorgoleo E
di queste carogne se ne trovano meno. Orsù per non precipitarmi, voglio levarmi
di qui. Non vo’ più Nettunno, non vo’ più Panfilo, non vo’ più moglie.
SCENA NONA
Mentre
vuol partire, arriva Lucetta e la trattiene.
lucetta Che!
Non ti vol più mugger disgrazià? Bisognava pensarghe prima; t’ho ben mi trovà:
ho tanto zirà, ho tanto cercà che ti me se capità nelle mane.
gorgoleo Diavol
sarà; che vuol adesso quest’altra strega?
lucetta Zi
volti in là per no vederme eh! Guardame che no so morta, no. Ti non mi conosce
forse? Perché i travagi che per te ho patìo, m’ha deffigata. Guardame, sì
guarda me, che son Zannetta fia della locandiera del Gallo in calle de Fuseri a
Venezia, che là ti ha da’ da magniar quatt’anni continui, senza che mai ti le
dessi un bezzo, e poi lusengata dal tò buffè, mi t’ho sposà.
gorgoleo Via,
via, che io son puro come quando escii di corpo a mia madre.
5 lucetta Sì,
furbazzo, mi t’ho sposà ze vero, ti m’ha sposà, e so scappada contè dalla mia
patria, dalla mia cara mare, e po che ti m’ha condusesto ramminga per do anni
continui ti m’ha lassà nell’osteria d’Ancona, dopo che ti m’ha robbà
quant’aveva nella mia musina, che ghera dusento cecchini niovi niovi, un fil de
diamanti e un par de manini, ti pò ti ha scalà de notte la fenestra della
camera e ti se scappà, bricconazzo, co’ la fiola dell’oste.
panfilo Dianetta, senti un poco, se il tuo marito è
vergine come tu lo supponevi.
lucetta Ti
ho aspettà zinq’anni continui, credendo che la tò cozienza te dovesse spenser a
casa a venir da lo tò mugger, e mi non savevo dove cercarte, perché ti t’ha
fatta d’altra patria in quella che ti sè. Ma sentendo a caso che ti se qua; che
ti vol’ingannar un’altra povera dona, ladro, baron, furbazzo...
gorgoleo Non
ne posso più, crepo. (vuol partire)
lucetta Fermate,
fermate che questa volta non ti me scapperà dalle man, mario disonorao.
10 gorgoleo Io
tuo marito, squaldrina maladetta!
lucetta Che vorreste negarmelo eh? Piasesse al zielo che non
t’avessi mai conosuo, brutto, birbante; non me trovarave adesso senza casa mia,
senza la mia patria, e senza la vista della mia cara mare che ogni volta che me
la ricordo, ma vè da pianser (parla in tuono di piangere)
Non saria andata tant’anni attorcio, povera, enna, e stentare una fregola
de pan per restorar la mia fame.
panfilo Non posso più tener le lacrime; farebbe pianger le
pietre costei; ah il cielo ve lo perdoni, signor Gorgoleo, siete un
cattiv’uomo, un uomaccio sete.
SCENA DECIMA
Mignatta,
da fraschetana, e detti.
mignatta Non posso più, non posso più, non ho più fiato. Ah, ah, ah ribaldone tu
m’hai fatto ben correre sai; ma adesso t’ho arrivato. Giustizia, giustizia;
quest’è marito mio, e non può pigliare altre mogli, non può.
gorgoleo Ancor
un’altra moglie!
panfilo E
so com’uscii di corpo a mi madre.
lucetta Com’entrevve
un’a prenderve tanta confidenza con quest’uomo che l’ ze mio marìo.
5 mignatta Voi ve sbagliate, madonna, che sua moglie son io.
lucetta Sua
mugger vù?
mignatta Sì, e sono quattr’anni che m’ha sposato il furbante.
lucetta E
mi il è sette che lo tiolto questo baronazzo.
mignatta Tutto Frascati è informato.
10 lucetta Tutta
Venezia il sa.
mignatta Non c’è vignarolo, non c’è, che non lo possa testimonià.[63]
lucetta Non
ghe sè barcariol che nol possa zuirar.
mignatta Gli ho dato una vigna vicino a Grottaferrata che fa dugento barili.
lucetta Gh’ho
da mille ducati per dote, e po’ el m’ha robbà l’altrettanto che gavevo nella
mia musina.
15 mignatta E che vorrai dir di no, scellerato?
lucetta E
che vorrestù fanne buziarda, traditore?
gorgoleo Tanto
m’è moglie l’una, quanto l’altra.
panfilo Figliuola
mia, vien giù a dire i tuoi fatti con queste due mogli anteriori del tuo
marito.
lucetta E
come sfazzà, non ti vorrà conoscer le tò fattezze in quei due bei visini di
quei miei cari fioli che ti ha zenerà.
20 mignatta Oh vedete l’indegno! E non ti ricordi che hai ricolte quelle due ragazzine
quando nacquero colle tue mani?
lucetta Tonin
caro, Meneghetto bello vegnin zà, coresini poveretti; vegni zà avede quel can
rinegao del vostro pare che non ve vol conosser per so fioli.
mignatta Minetta animuccia mia, Maddalenina amor mio, eccolo qua il furfante di
vostro padre tanto crudele contro il suo sangue.
gorgoleo Ah
che carogne disonorate.
lucetta Vegni
qua, vegni qua poveretti abbandonati.
25 mignatta Venite, povere creature, fate pianino disgraziatelle. (vengono
di qua e di là due ragazzi per parte, e gridano babbo, babbo)
gorgoleo Al
diavolo figliuoli della versiera, al diavolo.[64]
panfilo Dianetta
la pappa per Tognetto e Maddalenina, e per questi altri tuoi figliastri. Oh che
briccone di genero, oh che briccone! Al governo, al governo, che l’impicchino (parte)
lucetta Ma
questa volta ti non la scapperà sicuro, no, no. (lo prendono tutte e due
le donne, una per parte)
mignatta
Vedremo bene chi averà più forza, sì sì.
30 lucetta Mi so che qui
si fa razon, o ti voggio far andar in una galea sastù batocchio da forca.
mignatta So che qui ci è buona giustizia; e questa sorta de’ furbi se fanno impiccà,
se fanno.
lucetta Traditrò,
birbante, sì sì, ti l’ha da governà questi fioli.
mignatta Baronaccio insolente, tu l’hai a dotar queste ragazze.
gorgoleo Al
diavolo, basterdellacci, al diavolo, carognacce maladette. (i
ragazzi gli vanno intorno gridando babbo, pappa, bombo, ed egli fugge con le
donne dietro)[65]
FINE DEL
SECONDO ATTO
ATTO TERZO
Civile.[66]
SCENA PRIMA
Alidoro
e Farinello.
farinello Il
negozio camina felicemente, hanno presa la pasta a maraviglia tanto il suocero
stordito che il genero disgraziato, ed io, che ho trovato poco fa il vostro
governatore scappato di mano da voi, onoratissimo bargello di Livorno, e dalle
due mogli arrabbiate, gli ho messa tal paura pel furto della lampana e del
Talmud, e per la poligamia di cui potrebbe essere inquisito, che egli vuol
fuggirsene senza stare a pensare ad altro.[67]
alidoro Buono,
buono; ma delle valigie, e del vezzo...
farinello Ha
altro pensiero che delle valigie. Gli ho detto che il governo ha relassato
segretamente un capiatur contro di lui, e che qui si fa impiccar la
gente per lo più alla militare senza processo.[68]
alidoro Oh
bravo Farinello.
5 farinello Anzi
per chiuder la commedia con tutto il suo pieno, avendolo avvertito che gli sbirri
stanno alle porte ed all’imbarco per farlo prigioniero, l’ho consigliato a
travestirsi.
alidoro Ed
in qual abito?
farinello Da
donna.
alidoro Ah,
ah, averei piacere di vederlo.
farinello Penso
che sarà uno spettacolo più ridicolo che di vedere in Roma a Piazza Navona gli
orsi colla cresta e con la mantiglia.
10 alidoro Ah,
ah, guai a chi ti dà alle mani, liparotto mio.[69]
farinello Ora
pensate voi dal canto vostro a condur bene queste poche di scene che restano.
Andatevene... Voi m’intendete.
alidoro Adesso
vo.
farinello Quando
io l’averò riposto dove so io...
alidoro Benissimo.
15 farinello E quando poi averò avvertito il buon Panfilo... Basta,
lasciate fare a me.
alidoro Non
può andar meglio.
farinello Già
Dianetta fa la parte sua...
alidoro Con
tutta la naturalezza.
farinello Ma
ecco qua madama Gorgolea in abito fuggitivo. Partitevi.
20 alidoro Ah,
ah, ah. (se ne parte ridendo)
SCENA
SECONDA
Gorgoleo,
da donna, e Farinello.
farinello Oh
così, oh cosí, mia signora illustrissima, non vi conoscerebbe il più tristo
diavolo dell’inferno. Ma dico io, che avete ancora aria di personaggia di
condizione.
gorgoleo Dite
bene a dir personaggia per mascherare a donna ancor le parole.
farinello Felice
a quel poeta dell’Isole Natanti che avrà la sorte di scrivere questa
metamorfosi.
gorgoleo Ma
io insomma non vo capace che la giustizia di questi paesi precipiti, come mi
avete detto, i mandati e poi le condanne alla cieca.[70]
5 farinello Tant’è,
s’impicca la povera gente e poi si cita l’impiccato a rispondere alla querela.
gorgoleo Ohibò,
ohibò! Né manco in terra de’ turchi.[71]
farinello Come si tratta di delitti di tal sorta, e
particolarmente di furti a luoghi sacri...
gorgoleo Ma
voi sapete benissimo che quei baulli...
farinello I
baulli colle chiavi li consegnai alla signora Dianetta, la quale, basta... Ha una
confidenza straordinaria col bargello di Livorno...
10 gorgoleo Io,
che non sono una oca, me ne sono accorto, e non solo col bargello, ma
coll’ebreo ancora, ch’è peggio.[72]
farinello Ed ella sa che gli sbirri e gli ebrei son capaci
di fare ogni sorta di furberie, cioè d’aver messa loro quella lampana e quel
Talmud... E ci averà dato mano quella svergognata... Basta non facciamo questi
giudizi.
gorgoleo Così
sarà stato, signor Offiziale, e potete crederlo in buona coscienza senza tanti
scrupoli. Ma insomma, signor uffiziale, l’incorrere in questi pregiudizi,
quando uno è innocente...
farinello Vi
dirò ancor un’altra cosa. Qui ci sono molti fanciulli e fanciulle che patiscono
di scrofole, e ad ogni tanto c’è bisogno di squartar uno per far la carità di
guarire quei poverelli, e particolarmente cercano di squartare queste persone
ben fatte, robuste e sane, come Vostra Signoria illustrissima, perché dicono
che il sangue loro abbia virtù di guarire da quel male.
gorgoleo Io
però farei la carità a quei poverelli più volentieri in denari.
15 farinello Lo
credo. Ora assicuratevi, signor mio, che io sto colla paura maggiore, e finché
io non vi vedo fuor della città, non ho bene.
gorgoleo Pah,
che gran galantuomo!
farinello Io
ho una nipotina che ho bisogno di medicare alla prima giustizia che si farà, e
con tutto questo, purché si salvi la pelle di Vostra Signoria, crepi pure la
ragazza, che non m’importa.
gorgoleo Questa
si chiama fedeltà! Mi par fin basito dalla passione.
farinello E
se mai per disgrazia accadesse che Vostra Signoria illustrissima fosse condotto
ad una forca, non so quello sarebbe di me disgraziato.
20 gorgoleo Veramente io pure non ho tanto paura di morire,
quanto di morire impiccato. Perché in sostanza non è morte da gentiluomini pari
miei, ed al mio paese guasta le provanze almeno di venticinque anni di nobiltà.
farinello Dice
benissimo, e per questo cerchiamo un poco di scappare dalla città più presto
che possiamo.
gorgoleo Eccomi
qui con voi.
farinello E
badate bene, madama, quando vi darò braccio, a caminar sostenuta, e mettervi in
positura di matrona di qualità, accompagnando la serietà alla bizzaria, la
bizzarria alla modestia, e la modestia dalla fretta di scampar la forca.
gorgoleo Un
gentiluomo che ha spirito, e che non vorrebbe morire per man di boia, sa far di
tutto; ma darà forse fastidio questa barba?
25 farinello Non
signore, perché si trovano delle donne ermafrodite che l’hanno lunga come voi.
gorgoleo E
di che paese sono queste femmine?
farinello Non
è tempo d’imparare adesso la geografia.
gorgoleo Avete
ragione. Ma come m’ho da chiamare, quando bisognasse dare il nome?
farinello Madama
Lucrezia.
30 gorgoleo Sì,
sì: ma di dove?
farinello Madama
Lucrezia di Roma dal Palazzo de’ Veneziani.
gorgoleo È
pur donna onorata questa madama Lucrezia?
farinello Onoratissima.
gorgoleo È
di nazione ermafrodita ancor lei?
35 farinello Non
saprei dirle. (da sé) (Oh che rapo). Ma proviamo qui un poco
la nostra finzione. Vostra Signoria illustrissima
si appoggi a me. Camini, madama; passi corti, occhi bassi, voce sottile e
parole oneste.[73]
gorgoleo Andiamo.
Olà mia carrozza? Ancor non è attaccata? Siamo pur mal servite noi altre dame. Cocchiere,
sottocochiere, ho d’aspettare tutta la giornata sulla strada?[74]
farinello Benissimo.
Gridi un poco colla servitù.
gorgoleo Finiamola
razza sbudellata.
farinello Troppo
troppo; parole più oneste.
40 gorgoleo Oneste
neh? Cercherò di emendarmi.
farinello Sì
signora, si ricordi sempre di conservare il decoro.
gorgoleo Obbligata,
signor uffiziale.
farinello Adesso
che è donna, non ci va né meno quel signore, non che poi quell’obbligata, parli più sostenuta.
gorgoleo Vero,
vero; ma non vorrei pregiudicare alla mia natural cortesia. Adesso fingerò
d’inquietarmi colle mie damigelle. Olà, chi è là; e pure non se ne vede una
delle mie camariere. Oh povera madama Lucrezia. Polissena, Cassandra, portate
quella scatoletta di quei nei neri.[75]
45 farinello Nei
neri non occorre; più tosto nei bianchi, se ve ne fosse.
gorgoleo Zittelle
di camera; zittella decana, zittella balia, pigliate quell’ampolla di latte
verginale.
farinello Ora
va benissimo tutto, madama. Solamente la scuffia è corta e stretta, e non vi
cuopre al bisogno, perché in caso di qualche incontro potreste esser
conosciuta. Aspettate, vado a prenderne una più grande.[76]
gorgoleo Ma
io resto qui... come adesso...
farinello Vo
e torno.
SCENA TERZA
Un
caporale con due sbirri e Gorgoleo.
gorgoleo Maledetto
paese; paese del diavolo. (Gorgoleo è sentito dal caporale, che entra
nel partire di Farinello)
caporale Che
manca, signora, che manca?
gorgoleo Niente,
niente, signor Caporale.
caporale Possiamo servirla in qual cosa, l’è stato fatto
qualche torto? Ho inteso che Vostra Signoria illustrissima si lamentava di non
so che di questo paese.
5 gorgoleo Vi
dirò; ci sfogavamo per bizzarria sopra un certo accidente ideale.
caporale Eh
parli pure con libertà, abbiamo incombenza strettissima dal governo
d’invigilare sopra i disordini della città, e particolarmente intorno al
servizio dei personaggi forestieri. (osserva Gorgoleo attentamente)
gorgoleo Obbligata
alla vostra diligenza. Non c’occorre niente, andate, andate il buon uomo,
andate per le vostre incombenze.
caporale (parlando, che
l’altro senta) Che miro? Questo è quel visaggio che mi è stato appunto figurato: macilento...
abbronzito... mento peloso...
gorgoleo E
non son io quella che cerca. In parola d’onore.
10 caporale Che
sapete voi, che cosa dico e che cosa vado cercando?
gorgoleo Non
so niente io.
caporale Oh
perché dite che non siete voi quella che io cerco?
gorgoleo Non
ho detto niente io, non ho parlato niente io.
caporale Come
non avete detto? Come non sapete? Ma voi diventate rossa! Questo è indizio...
sì sì, olà fermate un poco questa femmina.
15 gorgoleo Di
grazia, mio signore, mi lasci andare... perché io... e la barba viene, che
essendo ermafrodita...
caporale Al
discorso tremante, ai pretesti mendicati, voi siete contumace colla giustizia. (lo
gira osservando) Anzi ai segnali voi siete quel
gentiluomo di Catanzaro che ne ha fatte tante: olà manette alle mani: conducetelo
a palazzo per la recognizione, intanto che il maestro di giustizia abbia fatto
tutto il patibolo. (vogliono legarlo)
gorgoleo Ah
poveretto me, ahi me meschino.
SCENA QUARTA
Farinello
e detti.
farinello Ohimè,
che novità è questa!
gorgoleo Mi
hanno riconosciuto.
caporale Finalmente
l’abbiamo trovato.
farinello Signor
caporale mio caro, per amor mio, per amor del cielo aggiustiamo questo negozio.
Sapete che siamo amici antichi, e che ho servito voi all’occasioni. Questo
povero signore è innocente: lasciatelo, e comandate a me della vita.
5 caporale Oh
questo non si può fare.
farinello Voi
siete inserviziato, e finalmente dov’è denari, è modo. Voglio che l’aggiustiamo
con buona mancia.
caporale Olà
ritiratevi quattro passi indietro. (gli sbirri si ritirano)
farinello Signor
governatore, bisogna metter mano a qualche cosa, perché vi lascino andare. Su
su non perdiamo tempo.
gorgoleo Ah
maladetto paese.
10 farinello Scampata
la pelle, la carne rimette. Vi rifarete ancor voi in questa maniera al vostro governo.
(piglia denaro e lo conta al caporale) Tenete, signor caporale,
andate a bere.[77]
caporale E
quanti sono?
farinello Uno,
due, tre, quattro, sette, nove e dieci ungari.
caporale Perdonatemi;
l’ordine è rigoroso, e ci sarebbe una galera per me... Olà. (fa
cenno agli sbirri)
farinello Aspettate, signor caporale, or ora; pazienza di
grazia; (parla a Gorgoleo) diamogliene quindici più, sbrigatela.
Quando sarete impiccato, che vi serviranno?
15 gorgoleo Ah,
ah. (gli dà altra moneta)
farinello Oh
pigliate, e cotentatevi, e lasciateci andare, signor caporale.
caporale Ma
io non posso farli questo servizio, se non con andarmene anch’io e fuggirmene
via con lui medesimo, perché rimarrei qui nelle peste.
farinello Fate
quel che volete, e se volete andarvene con lui e condurlo sicuramente fuor di
stato, egli vi pagherà le spese; ed oltre al darvi un’altra buona mancia vi
raccomanderà al bargello di Catanzaro. Il vostro mestiere finalmente trova il
suo pane per tutto.
caporale Oh
lasciate dunque fare a me. Voi non vi partite di qui, che io gli fo il servizio
adesso. Andiamo.
20 farinello Ma
abbiatene tutta la cura; ve lo raccomando.
caporale Vo
a chiuderlo adesso in una casa spigionata, e questa notte l’imbarco
segretamente, e fino che non l’ho messo in salvo, non l’abbandono: arrivederci.
Io fo tutto questo per la nostra antica amicizia.[78]
farinello Ve
lo raccomando quanto fosse mio fratel carnale, perché è un gentiluomo da bene,
e mi scoppia il cuore di lasciarlo. Addio, signor mio.
gorgoleo Addio,
signor uffiziale onorato. Voi siete l’unico galantuomo che ho trovato in questa
città. Morto voi ella ha da sprofondare.
farinello Sbrigatevi:
vorrei che fosse cento miglia di lontano. Via, via spicciatela. (partono
Gorgoleo e il caporale) Oh va’, che il diavol ti porti, che a
Nettunno hai avuta la moglie che cercavi. Io penso che Gorgoleo, e Gorgogliero
Gorgolizzo si voglino trovare in una galera ad uno stesso banco: perch’è alle
mani d’uno che lo vende sicuramente a quello che fa le buone voglie... Ma ecco
qua...
SCENA QUINTA
Panfilo
e Farinello, che finge piangere.
farinello Oh
che disgrazia! Oh che furfanteria! Oh povero padre, e chi gli ha da portare la
nuova? Oh vedete, se mette conto allevar le figliuole con tanta fatica, perché
facciano queste belle azioni? Oh povero Panfilo, mi scoppia il cuore per te,
povero vecchio abbandonato! Io credo che voglia cascar morto di dolore, quando
lo sappia, povero galantuomo.
panfilo Che
c’è Farinello? Che cattiva nuova è questa?
farinello Ahimè,
io non ho cuore di darvela, ahimè...
panfilo Spediscela
Farinello mio, di’, su.
5 farinello Che
siete tanto il grand’uomo da bene, ah, ah.
panfilo Parla
ti dico, che c’è, dimmelo.
farinello Ah,
ah, quel baronaccio di Catanzaro, ladraccio infame...
panfilo Sarà
impiccato piacendo al cielo.
farinello Impiccato
da vero! Farà bene impiccar voi dalla disperazione: egli vi porta via...
10 panfilo Qualcosa
di casa forse?
farinello Vi
porta via la vostra figliuola.
panfilo La
mia figliuola!
farinello Certissimo,
la pazzarella s’è fuggita e v’ha lassato per andare con quel briccone disonorato,
e dicono che lui faccia così per arte di diavolo: che tutte le donne gli
corrono dietro, stregonaccio maladetto.
panfilo Alla
giustizia presto andiamo; gli vo’ mandar dietro la sbirreria. Di dove son
usciti? Quant’è? Oh meschino! Alla giustizia, alla giustizia.
SCENA SESTA
Alidoro
con Dianetta e detti.
alidoro Per
forza, o per amore avete da venire: mi basta di rimettervi in mano di vostro padre,
e poi fate quel che volete. Signor Panfilo, ecco qua la sua figliuola: l’ho
levata per forza dalle mani di colui con cui se n’andava, più in considerazione
dell’onor vostro che di lei, che non merita che altri mai più la guardi in
viso: ed io per me v’assicuro che se per l’addietro ho avuta per lei qualche
inclinazione, tutto l’antico amore s’è convertito in aborrimento.
panfilo Ah
ah, sfacciata infame, disonore del mio parentado.
alidoro E come! Trattarmi così, signora Dianetta, e dopo avervi io servita
tant’anni nel modo che sapete, e col fine onorato che a tutto il mondo è noto,
e dopo la fede tante volte giuratami di non esser d’altri che mia, voi pagate
di questa sorta i miei affetti, voi osservate così i vostri giuramenti? Sentite,
signora, che voi vi siate sottomessa ai voleri del padre non debbo se non
lodarvelo. Egli è savio e prudente nelle sue elezioni, e non ho che dolermi di
lui, se m’abbia posposto ad un altro. Si è dato a credere che Gorgoleo sia più
ricco di me di dieci, o dodicimila scudi di capitale, e finalmente per questa
somma si può mancar di parola, e tanto più quanto che egli ha creduto di
sollevarvi a qualche grado più onorevole di certe dignità che venivangli
figurate, e di compiacere al suo fratello, di cui dovrebb’essere erede. Ma che
voi vi scordiate in un momento della mia lealtà per voltarvi ad un soggetto che
voi non avete mai conosciuto...
panfilo Svergognata!
5 alidoro E che finalmente senza licenza di vostro padre, anzi a suo dispetto abbiate
ardito abbandonarvi nelle mani di lui, e con lui così vergognosamente fuggirvi,
questa sarà un’azione condannata da tutto il mondo.
panfilo Disgraziata!
alidoro Ed
io mi tengo a disonore d’avervi amata, d’avervi conosciuta, e vorrei col mio
sangue medesimo...
panfilo Povero
giovane!
alidoro Lavare
in me questa macchia tanto obbrobriosa pel mio cuore.
10 dianetta E
bene, signor Alidoro, ho fatto quel che ho fatto, e non me ne pento. E così?
panfilo Non
te ne penti ancora eh?
dianetta Mio
padre me l’ha dato per marito, ed era dovere che io l’amassi, che io lo
difendessi, che io lo seguissi. Dite pure quanto volete, il mio sposo è un
gentiluomo d’onore; e tutto quello che di lui si dice, sono calunnie orribili
di gente invidiosa.
panfilo Chetati
lì, temeraria, vigliacca. Siamo informati meglio di te. Calunnie eh? Ancora!
dianetta Calunnie
e calunnie inventate per metterlo in disgrazia
vostra, e in disperazione di fuggir da questa città.
15 alidoro Ed
io sono stato forse capace d’ordir queste macchine?
dianetta Di
far questo, e peggio. Povero cavaliere.
panfilo Povero
briccone vuoi dire tu. Ma è indiavolata, sì o no?
dianetta Perché
quelle finte mogli...
panfilo Zitta
lì.
20 dianetta E
quel finto bargello di Livorno.
panfilo Zitta lì, furfante, che io ti rompo questo bastone
in quel capaccio d’asina.
alidoro Signora
Dianetta, non vi date a credere che io mi sia adoperato a distornare questo
vostro così gradito maritaggio per qualche mio fine. Io l’ho fatto solamente in
riguardo di questo buon vecchio onorato...
panfilo Dio
vel rimeriti, signor Alidoro.
alidoro Il
quale non meritava d’esser colpito nell’ultimo de’ suoi giorni nella pupilla
della riputazione, e di morire in fine dal dolore d’una piaga che è la più
sensibile a chi circola il sangue onorato nelle vene, come ha questo degnissimo
galantuomo, gloria di questa città, e della mercatura di questo secolo. (l’abbraccia)
25 panfilo Certo che mi
sarei morto di dolore in due giorni: vi ringrazio e vi sono tenuto della vita.
alidoro Signor
Panfilo, addio. Una volta io aveva ambizione d’entrare nella vostra parentela;
ma è stata mia disgrazia che non me ne abbiate reputato degno. Tuttavia, signor
Panfilo mio, questo non ha da impedire che io mi adoperi nell’altre cose di
vostro servizio. Stimo e venero la vostra persona, e benché escluso dalla sorte
di vostro affezionato genero, almeno quest’atto d’oggi mi farà meritare il
titolo di vostro fedel servitore. (vuol partire)
panfilo No,
no, signor Alidoro, stia a sentire per grazia: lei sola sola m’ha rimesso oggi
all’onor del mondo. Tutto quel che ho è al suo comando; e Dianetta sta per lei,
se si compiace.
dianetta Oh
questo poi no. Prima la morte che altro marito.
panfilo E
io voglio adesso che tu pigli il signor Alidoro, sì bene io, io. Tu l’hai da
far con me.
30 dianetta Mi
comandi altro.
panfilo Ti vo’ comandar questo. La mano qua, e annoi,
mattarellaccia sfacciata.
dianetta Me
ne vo in casa, la reverisco.
panfilo Sta
qui ti dico; qui; qui. Ti farò la testaccia in quattro pezzi.
alidoro No,
no, signor Panfilo, non bisogna farle violenza, tanto più che quando ella
s’accordasse ad obbedirvi, bisognerebbe che facesse io una maggior violenza a
me stesso per esser suo marito.
35 panfilo La
voglio scaponire. Quando l’incoccio, ho la testa con me.
alidoro Signor
Panfilo, addio. Vostra figliuola è troppo innamorata di quel furfante, e non
saprei assicurarmi che non mi scappasse di casa per andare a trovarlo. Addio.
panfilo Venite
qua; ha da esser vostra, se credessi di legarvela stasera all’uscio di casa.
alidoro Potreste
darmi il corpo di vostra figliuola; ma no il cuore. Ella già l’ha donato ad un altro.
panfilo La
compatisca, perché questa non è stata altro che qualche malia, e so io il bene
che voleva a Vostra Signoria da oggi in là; la pigli pure, e mi creda, che con
quattro bastonatelle lei la farà fare a suo modo. La mano qua, Dianetta.
40 dianetta Sarà
finalmente un’ingiusta violenza...
alidoro Dalle
violenze ci guardi il cielo. Servo suo.
SCENA ULTIMA
Farinello,
Mignatta e detti.
farinello Fermatevi, signor Alidoro, per
l’amore che portate a questo buon vecchio, fategli la carità di contentarlo.
mignatta Signora Dianetta, per il latte che
vi diede mia madre, fate al signor Panfilo questo piacere. Obbeditelo.
farinello Eccomi inginocchiato a’ vostri piedi.
(s’inginocchia ad Alidoro)
mignatta Non mi rizzerò finché non mi fate la
grazia. (s’inginocchia a Dianetta)
5 alidoro Ma se non c’è genio, staremo
sempre in guerra.
dianetta Ma se non lo posso vedere, sarà una
morte il mio maritaggio. (Panfilo va di qui e di là raccomandandosi ai
servi che dispongano i giovani)
farinello Guasteremo la stregoneria, ed il
genio ritornerà.
mignatta Bruceremo
gl’incantesimi, e gli vorrete bene.
panfilo Sì
sì caro signor Alidoro, sarà causa che camperò quattro giorni di più.
10 alidoro Dianetta, se
m’induco a sposarvi, lo fo per accrescere la vita al signor Panfilo, e non per
altro, e non crediate che io lo faccia pel vostro bel viso. Sono innamorato
solamente della bontà di questo vecchio venerando, a lui do la mano, e lui
particolarmente intendo sposare.
panfilo O
via, e io vi divento suocero e marito, come vorrete.
mignatta E
viva.
farinello E
viva.
panfilo E
accresco la dote diecimila scudi per ora, e quel poco che ho sarà tutto vostro.
Farinello, cercate un notaio ora ora ora.
15 dianetta Signor
padre, la mano d’Alidoro mi pare che cominci a guastare la malia, e mi pare
ancora di toccargli la sua volentieri. Onde, se piace al cielo, non staremo in
discordia come io credeva.
panfilo Quando
siamo saliti in casa chiedegli perdono delle malagevolezze che tu gli hai date.
dianetta Per
anticipare i vostri comandamenti comincio da questo punto ad eserguirli.
Alidoro, perdonate la mia renitenza nel darvi la mano, incolpandone l’impegno
che io aveva di contenermi così.
alidoro Io
mi sono scordato di tutto per sodisfare alli comandi del vostro buon padre, ed
essendo tutto mutato da quello che io era poco fa, mi dichiaro vostro servo e
vostro sposo fedele.
panfilo Siate pur mille volte benedetto, signor Alidoro,
voi mi avete rimesso il fiato in corpo. O via sagliamo in casa, e prepariamo le
cose per le nozze.
20 farinello Sì
sì sarà bene che dopo tanti stenti e tante fatiche si stia un poco
allegramente; e finito che sarà il brio, voglio per notizia del mondo tutto
mettere alle stampe le gloriose azioni, la decorosa comparsa e l’onorato fine
del governatore dell’Isole Natanti.
FINE DEL
TERZO ED ULTIMO ATTO
Appendice
Si riportano in
appendice:
La Nota
integrale contenuta nel paratesto di G:
Il soggetto della presente opera è tirato da una commedia
di Molière intitolata Monsieur de Pourceaugnac: ma egli è così cangiato
nel passaggio che ha fatto da un idioma all’altro, che il Gorgoleo, ovvero
il governatore dell’Isole Natanti è oggidì un’altra cosa, che non è la
detta commedia francese. Il dialogismo è tutto variato, l’idiotismo, la
sentenza, il sale: sono state abbreviate alcune scene, molte ne sono
accresciute, ed altre del tutto mutate: onde si è resa una commedia quasi tutta
differente, e ridotta in maniera che può dirsi affatto nuova, e creata dalla
mente del celebre signor Girolamo Gigli. L’edizione che presentemente se ne fa
è cavata dall’originale medesimo dell’autore, che io già aveva per le mani. Le
molte richieste che di continuo mi venivano fatte, mi hanno indotto finalmente
a pubblicarlo.
Se mai
rappresentar si dovesse questa commedia, l’autore istesso dà per avviso che
essendo riportata nella lingua italiana comune la parlata de’ medici, riescirà
sempre meglio ridurla nella lingua bolognese, o altra equivalente, non solo
perché il carattere de’ medesimi è affatto caricato, e grazianesco, e fuori di
un idioma simile non averebbe il suo sapore, ma anco perché essendo talvolta la
loro diceria assai lunga recherebbe del tedio, se non si precipitasse
parlandosi in cotal guisa.
VINCENZO PAZZINI CARLI
Per intero, gli intermezzi (e il paratesto) della stampa
palermitana del 1731:
ARGOMENTO
Gorgoleo da Catanzaro, giovane egualmente ricco e balordo
contrasse sponsali con una gentildonna di Nettuno pretesa da Alidoro,
gentiluomo pur di Nettuno, il quale, saputo l’arrivo del rivale per dar la mano
alla sposa, coll’aiuto di Farinello liparotto gli trama tante delle trappole e
delle burle, che ridottolo a disperazione l’obbliga a disfarsi dall’impegno; a
rinunziare quel parentato e fuggirsene da Nettuno.
La scena si finge in Nettuno.
PERSONAGGI
Gorgoleo, governatore dell’Isole Natanti, Don Tommaso Chacòn.
Panfilo, suo suocero, Don Pietro la Grua Talamanca, de’ Principi di Carini.
Patacca, Rocco, suoi servi, Don Stefano Sammartino Ramondetto, Cav. Gerosolimitano de’
Duchi di Motalbo. Don Tommaso Celestre de’ Marchesi di S. Croce.
Alidoro, Don Giuseppe Napoli, Barone di Longi, primogenito del Marchese della
Melia.
Farinello
liparotto, Don Antonino Sammartino Ramondetto,
primogenito del Duca di Montalbo.
Dottor Solutivo medico, Don Michele Reggio e Gioeni.
Dottore Astringente
medico, Don Nicolò Chafallòn, primogenito
del Duca di Villabona.
Signor
Tamburlano speziale, Don Michele
Chiarandà, primogenito del Barone di Friddani.
PRIMO INTERMEZZO
Alidoro intoduce in casa di Gorgoleo una mano di cantori
e di ballarini buffoni a fargli la prima canzonatura
Cantano li signori
Don Arcadio Perollo ed Alliata.
Don Giovanni Marassi de’ Duchi di Pietratagliata.
Don Simone Tarallo e Rau Impellizzeri de’ Duchi della
Medaglia.
Don Vincenzo Chiarandà de’ Baroni di Friddani.
Ballano li signori
Don Domenico Termine de’ Principi di Castel Termine.
Don Emmanuello Perollo ed Alliata.
Don Federico Spadafora de’ Principi di Maletto e
Venetico.
Don Francesco Borgia de’ Baroni del Casale.
Don Francesco Ventimiglia, primogenito del Principe
Belmontino.
Don Giuseppe Borgia, Barone del Casale.
Don Giulio Notarbartolo de’ Duchi di Villarosa.
Don Placido Notarbartolo, Barone di S. Anna, primogenito
del Duca di Villarosa.
Don Vincenzo Bonanno, Principe di Linguagrossa.
SECONDO INTERMEZZO
Salpino, gentiluomo, Don Simone Tarallo e Rau Impellizzeri de’ Duchi della
Medaglia.
Ciullo, suo servo, Don Arcadio Perollo ed Alliata.
Polito, barbiere, Don Gio. Marassi de’ Duchi di Pietratagliata.
Guadagna, mercante di drappi, Don Vincenzo Chiarandà de’ Baroni di Friddani.
salpino Misero, e che farò?
Son affatto spiantato,
dall’intutto spelato:
e pur ho tanti creditori intorno
5 sera, mattina e giorno;
e a sodisfar formalità non ho.
Misero, e che farò?
Benché povero d’entrate,
pur son nato gentiluomo:
10 e bisogna nel vestire
comparire
com’ogn’altro galantuomo;
e la barba farmi fare
per lo meno ogni tre dì.
15 Ma il mercante, ma il barbiere
non si appaga
delle smorfie; e vuol la paga:
e qui sta il malanno, qui.
Benché eccetera
20 si dovrebbe introdurre
nelle città questo buon
gusto ancora:
chiamarsi sodisfatto il
creditore,
senza poi ricercare
altro di più;
qualora un galantuom per
gran virtù
25 gli si dice, e confessa
debitore.
ciullo Eh padrone? Eh signore?
salpino
Cosa vuoi?
ciullo
Li soliti
mosconi impertinenti
il mercante e il
barbiere...
salpino Che son venuti a fare?
30 ciullo A
riscuotere, credo, i pagamenti.
Vuol che li faccia entrare?
salpino Ah! Mi tormenti!
ciullo Sempre il padrone
or col drappiere,
35 or col barbiere;
mai nessun debito
coll’oste fa.
Se nol credete,
lo richiedete
40 a
questo stomaco,
che
ben lo sa.
Sempre
eccetera.
salpino Cattivo mio destino, e
disgraziato!
Che
farò? Son confuso e disperato.
45 ciullo Ma, padron, cosa fu,
che
vi fa tapinar tanto così?
Il
caso disperato al fin non è:
rimediar
di può.
Lasciate
far a me:
50 farò
in modo che qui
importun
creditor non torni più.
salpino Non
lo spero.
ciullo Sarà.
salpino Piacesse
al ciel!
ciullo Sarà.
E
ancor cosa farò,
55 che
voi in vedendo si rivolti in là.
salpino Fa’ pure: io mi ritiro...
ciullo Andate là:
né
da lor vi lasciate veder qua.
salpino Qua
non comparirò; se pria da te
chiamato
non sarò una, due e tre. (parte)
60 ciullo Galantuomini,
entrate.
guadagna Ciullo, buondì.
ciullo Buondì,
Monsù Guadagna.
polito Messer
Ciullo, buongiorno.
ciullo Vi saluto,
Mastro
Polito mio tanto garbato.
guadagna Che fa il vostro padrone?
65 polito Ov’è il signor Salpino?
ciullo Si
trova ancora a letto il poverino
afflitto,
inquietato
da
doppio mal, debiti e povertà.
Ma
piena facoltà
70 ha
conceduto a me di ricattarlo
dall’importunità
de’ creditori;
ed
a nome di lui così vi parlo.
guadagna Pian piano lì, pian piano.
E
perché usare ancor
75 quel
termine villano?
E
dire al Creditor?
Che
l’è importuno?
Galante
è il mercadante
qualora
i drappi dà:
80 noioso
ed incivile
poi
subito si fa,
qualor
il prezzo chiede:
questo
trattar gentile
e
quello che si vede
85 oggi
in più d’uno.
Pian
piano eccetera.
ciullo Oh
per questa parola
Monsù,
tanti fracassi?
guadagna E che vi pare?
90 È
questo un maltrattare.
ciullo Non vi formalizzate:
mi
scappò dalla bocca,
ma l’orecchie al mio dir ora
allungate.
polito Bel bello: cos’è
95 le
orecchie allungate?
Ci vuoi tu trattare
qual asini ancor?
so già in ogni caso
cacciarmi ancor io
100 le mosche dal naso.
Sì
poca creanza
a un mastro par mio,
a un uomo d’onor?
Bel bello eccetera.
105 ciullo Oh via che fu uno sbaglio. Per sì poco
montate
in bestia? Or sia finito il giuoco.
Stiamo
sul sodo: dice il mio padrone
che
a’ danar non pensiate: egli è fallito;
né
in tasca gli si trova un sol quattrino:
110 vi
propone però questo partito.
Se
a rifarvi de’ crediti, vi piace
toglier
quanto c’è qui (da sé) (ch’è tutto il suo)
toglietevelo
pure; e andate in pace:
né
più tornate a rompergli la testa.
115 polito Che
bel concetto!
guadagna Che partita è questa?
ciullo Se
ciò non piace al vostro genio avaro:
non
avrete né roba, né danaro.
guadagna Né roba, né danaro? E che facciamo?
polito Presto,
presto, togliamo ciò che possiamo.
120 ciullo (da
sé) (Oh quanto consolato
vorrà
il padron restare
del
negozio sì bene maneggiato,
e
con felicità da me concluso!
Subito
il vo chiamare).
125 Olà,
signor padron, scendete giuso.
salpino E
che cosa si fa?
ciullo Signor padrone,
presto,
presto: un bastone:
vi
saccheggian la roba,
vi
svaligian la casa i mariuoli.
130 All’armi,
alla giustizia si voli (parte).
salpino Ah
ladri! Ah malandrini!
Così
poco rispetto!
Spade,
schioppi, bastoni, spiedi e lance...
guadagna Che diascolo è mai?
135 polito Di
che si tratta?
salpino Bricconi impertinenti,
quelle
robe lasciate, o morirete.
guadagna A che giuoco giuochiamo, padron mio?
salpino Vi
saprò insegnar io miglior creanza (li bastona).
140 polito Piano
per le mie spalle.
guadagna Ohimè la panza!
salpino Ancora non
fuggite?
a due Bel
bello: pria sentite.
salpino Usar
meco così?
a due Il vostro servidore
145 furfante
briccone
ci
tradì.
salpino Voi
siete i furfantoni:
siete
pur voi i bricconi.
150 a due Adagio
per pietà.
guadagno Ho fatto un buon guadagno!
polito Ho
fatto un buon profitto!
guadagno La parte al mio compagno
rinunzio
di buon grado.
155 polito Basta: già me ne vado
infarinato
e fritto.
salpino Sgombrate
via di qua.
a due Quello
ha migliori spalle:
voltatevi
di là.
Termina qui con un abbattimento, nel quale operano li
signori
Don Andrea Mugnos e Trigona.
Don Cesare Milo de’ Baroni della Salina.
Don Cesare Statella de’ Marchesi di Spaccaforno.
Don Federico Napoli e Napoli.
Don Giuseppe Napoli, Barone di Longi, primogenito del
Marchese della Melia.
Don Mario Milo e Fici.
Don Michele Chiarandà, primogenito del Barone di
Friddani.
Don Michele Reggio e Gioeni.
Il fine del Gorgoleo.
Bibliografia
essenziale
Opere di Girolamo Gigli citate
Gigli, Girolamo, Il Gorgoleo, ovvero il governatore dell’Isole
Natanti, Siena, Quinza e Bindi, 1753.
_______, Don Pilone, La sorellina di Don Pilone, Il Gorgoleo, a cura di Mauro
Manciotti, Milano, Silva, 1963.
_______, Un pazzo guarisce l’altro, a cura di Elena E. Marcello, Santiago
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[1] Nel sopracitato elenco, stilato dal biografo
Francesco Corsetti, delle commedie gigliane in prosa stampate all’altezza del
1746, la pièce figura con il titolo abbreviato: Il Gorgoleo.
L’arcipelago delle Isole Natanti situate nei pressi di Tivoli è frutto della
fantasia autoriale, ma nel sottotitolo pare celarsi un richiamo al Sancho Panza
chisciottesco, nominato «gobernador de la ínsula Barataria». Il motivo delle
Isole Natanti ricorre inoltre, come osserva già Binni, nello scritto polemico
gigliano dal titolo Gazzettino, composto tra il 1712 e il 1714 (Binni, Il teatro comico di
Girolamo Gigli, cit. p. 200).
[2] Gorgoleo: il nome, come indica Turchi, richiama quello di Giangurgolo,
maschera calabrese (Turchi, La commedia italiana del Settecento, cit., p. 53). Potrebbe inoltre alludere al rumore
dell’acqua delle isole di cui è governatore. Nella fonte molieriana è Monsieur
de Pourceaugnac.
[3] Panfilo: in quanto vecchio avaro e credulone, ricorda la
maschera Pantalone. Nella fonte molieriana è
chiamato Oronte.
[4] Mignatta: servetta, donna di rigiro; letteralmente, il nome
significa ‘sanguisuga’; per estensione, ‘usuraio, strozzino, e in genere chi
specula sulle necessità altrui quasi succhiandone il sangue. Più com.,
seccatore importuno o persona che è difficile levarsi di torno’ (Treccani; si veda anche Decroisette, Commento a Gigli, I litiganti ovvero il giudice impazzato, cit.,
pp.117-131: 118). Nella fonte
molieriana è chiamata Nérine (femme d’intrigue, feinte Picarde).
[5] Dianetta e Alidoro: coppia di innamorati rispettivamente
chiamati, nella fonte molieriana, Julie ed Éraste.
[6] Farinello: servo scaltro, assimilabile a un primo zanni; la
denominazione di ‘liparotto’ si riferisce alla sua provenienza geografica, di
Lipari. Il
maggiore spazio riservatogli, rispetto al testo-fonte, parrebbe rientrare a
pieno titolo nel disegno autoriale volto ad «allontanare il testo dal modello
ed a legarlo ancora più alla commedia popolare» (Turchi, La commedia italiana
del Settecento, cit., p. 53). Nella fonte molieriana è Sbrigani (Napolitain, homme
d’intrigue).
[7] I dottori Solutivo e Astringente,
i cui nomi sono chiaramente allusivi, in chiave ironica, alle
pratiche mediche di cui sono esperti, stando all’indicazione contenuta nel
paratesto di G avrebbero dovuto, in caso di rappresentazione, adoperare la
parlata bolognese (come anche lo speziale Tamburlano; cfr. Appendice).
Nella fonte molieriana compaiono come Premier médecin e Second médecin.
[8] Lucetta: compare solo in II.9-10, come finta veneziana, ed è
l’unico personaggio di cui viene mantenuto il nome originario della fonte
molierina, in cui figura come Lucette (feinte Gasconne).
[9] È
soppressa l’ouverture presente nell’opera di Molière.
[10] sellari: sedani (cfr. anche Manciotti, Note..., cit. p.
349).
[11] condotta: in Manciotti, Note..., cit. p. 349:
«Dipartimento, capitaneria di porto» ♦ bullette: polizze,
documenti.
[12] briaco: forma popolare toscana per ‘ubriaco’.
[13] corvatta: variante arcaica o popolare toscana per ‘cravatta’.
[14] trovato il buon terreno da por carote: ha intravisto un’occasione propizia
di speculazione.
[15] stiance: toscanismo. Indica delle piante acquatiche o erbe
lacustri. In Manciotti (Note..., cit. p. 349): «è voce toscana (in
lingua, ‘schiancia’ o ‘bodo’) che sta a indicare quei vegetali palustri le cui
foglie sono usate principalmente per i rivestimenti dei fiaschi e, talvolta,
per impagliare sedie».
[16] Il panno
ne viene per tutt’i versi: con significato di ‘tutto sta andando
per il verso giusto’.
[17] macchine:
intrighi.
[18] dirindone: colloquialismo o possibile forestierismo esemplato sul
francese ‘dinde’ (‘tacchino’), con valore di ‘sbruffone’, ‘insolente’. Si
ricordi inoltre che risale al 1715 l’intermezzo comico dal titolo La Dirindina,
musicato da Domenico Scarlatti con libretto di Gigli.
[19] E che ha di ridicolo adesso questo
cavaliere: potrebbe
intendersi come una domanda retorica, ma data la poca chiarezza del contesto è
stata mantenuta l’interpunzione originale (con punto fermo alla fine della
battuta).
[20] sa levarsi le mosche dal naso: secondo la lessicografia della Crusca
in rete, ‘Non si lasciar fare ingiuria. Latin. iniurias arcere’.
[21] nettate: mondate, pulite. ♦ d’Olanda fina: di fina
tela d’Olanda. ♦ baullo: baule.
[22] a villeggio: in villeggiatura (cfr.
Manciotti, Note..., cit. p. 349).
[23] canna d’India: bastone.
[24] galano: vistoso ornamento.
[25] grossi grossi: adirati, in collera.
[26] allogare: (far) prendere alloggio.
[27] In ogni cosa ci trovo da imparare: la battuta, recitata in da sé,
ha un evidente carattere parodico e finanche metateatrale. Alidoro, infatti,
più che riflettere realmente tra sé e sé su quante cose ci siano da imparare, indotto dall’osservazione di Gorgoleo, finge
di farlo con l’intenzione di essere udito da quest’ultimo. In questo modo,
lodandone indirettamente ai suoi occhi la saggezza e la prudenza, può guadagnarne
la fiducia e poi più agevolmente burlarsi di lui.
[28] Cappita: voce che indica meraviglia o ammirazione, equivalente a
‘caspita’.
[29] guidareschi: guidaleschi, ovvero piaghe.
[30] calefattata: sporca, sudicia.
[31] Poffar il mondo: interiezione che esprime meraviglia.
[32] beo: bevo.
[33] Esculapio: dio della medicina presso i romani, corrispondente alla
divinità greca di Asclepio. ♦ scheleti: scheletri. ♦ atrabile:
bile scura, è uno dei quattro umori fondamentali dell’organismo secondo la fisiologia
ippocratica; designato anche ‘umor nero’, in quanto si intendeva connesso a
condizioni di ‘melanconia’ e ‘ipocondria’. ♦ ratta: milza
(francesismo). Il Supplemento a’ vocabolari italiani
proposto da Giovanni Gherardini (vol. V, [Q-S], Milano, Stamperia di Paolo Andrea
Molina, 1857, p. 62), cita questa specifica occorrenza nel Gorgoleo
gigliano come attestazione del francesismo ‘ratta’ con valore di ‘milza’.
♦ [...] ignoti nulla est curatio morbi: con significato di: ‘non
c’è cura solo per la malattia sconosciuta’. ♦ pletore [...] cacochimia:
con riferimento alla teoria ippocratica degli umori. Secondo Pietro Perrone, autore di una Storia prammatico-critica
delle scienze naturali e mediche (vol. 2, Napoli, Tipografia di
Gennaro Palma, 1854, p. 455): «la pletora nasce da una troppo grande
abbondanza di tutti gli umori uniti, ma particolarmente del sangue. [...] La
cacochimia, che deriva da una depravazione degli umori, o da una troppo grande
abbondanza di quelli che sono differenti nel sangue, varia secondo gli umori
che la costituiscono». ♦ basilica [...] cefalica: vene del
braccio. Il riferimento è alla pratica della flebotomia, più comunemente nota
come salasso. ♦ disoppilare: togliere un’oppilazione, deostruire. ♦
umor crasso e feccioso, o in vapor nero e grosso: ancora con riferimento
alla teoria ippocratica degli umori.
[34] decumbente: decombente, che giace, con riferimento al paziente. ♦
graphice depinxisti: con significato di: ‘ha descritto in maniera
grafica, estremamente chiara’. ♦ caffo: dispari (toscanismo). In
Manciotti (Note..., cit., p. 349): «‘pari e caffo’ si chiamava
popolarmente il gioco del pari e dispari». ♦ Numero Deus impare gaudet: locuzione latina che significa
‘Dio ama i numeri dispari’. ♦ album est disgregativum visus: con
significato di: ‘il bianco è rilassante per la vista’ ; serviziale:
sinonimo di lavativo, clistere.
[35] votare: svuotare.
[36] ho in tasca i medici e la medicina: non sopporto i medici e la medicina.
In Manciotti (Note..., cit., p. 349): «‘avere in tasca’ significa avere
in uggia, avere a noia. Si usa anche nella forma più volgare di ‘andare in
tasca’».
[37] Naidi: variante di Naiadi.
[38] gocciola: apoplessia fulminante.
[39] alla turchesca: rozzamente o in maniera irruenta.
[40] fomite: ragione, incentivo o veicolo di un male (in senso
letterale o figurato).
[41] usque ad sanguinem: espressione latina con il significato
di ‘fino al sangue’.
[42] stillicidio di occhi: occhi che lacrimano in continuazione.
[43] acque angeliche: profumo ♦ biacche:
cipria.
[44] De’ latti verginali, delle gomme, de’
balsami: continua
l’elenco dei cosmetici dell’epoca. Il latte verginale è un profumato liquido
bianco fatto con benzoino e adoperato all’epoca dalle donne per schiarire
macchie scure ed efelidi.
[45] opobalzami: resine balsamiche di origine vegetale.
[46] camare: non è stato possibile risalire a nessun significato
attestato del termine; si ipotizza pertanto un refuso di stampa e che la parola
originaria, stando al contesto, potesse essere: carnale. Trattandosi di
un intervento che altererebbe significativamente il testo, sulla base di una
congettura non altrimenti verificabile o giustificabile ope ingenii, si
è preferito mantenere la lezione del testo-base, segnalando in questa sede
l’ipotesi di correzione.
[47] s’assetti: da notare che G legge (sanato ope ingenii, cfr.
Apparato): s’affetti. L’uso di f in luogo s ‘alta’ è,
del resto, refuso frequente in testimoni esemplati su testi a stampa; meno
probabile, invece, l’uso di s ‘alta’ in un testo manoscritto, dal quale
l’editore di G, stando alle indicazioni paratestuali (cfr. Introduzione e
Appendice) dichiarerebbe di trarre la stampa senese del 1753.
[48] frisole: ispanismo napoletano per ‘denaro’, ‘monete’. ♦ patacche:
moneta di grandi dimensioni ma di scarso valore.
[49] cade lo maccarone ’n ganna: detto napoletano per indicare che
‘tutto fila liscio’.
[50] Gnossì: signorsì, sissignore. ♦ ’ncappia lo sorece a
lo martillo: possibile refuso o uso di ‘martillo’ per ‘mastrillo’ (trappola
per topi), tenendo presente il modo di dire napoletano ‘commo sorece ncappa a
lo mastrillo’. ♦ pisieranno fora lo riesto: locuzione indicante ‘pisciare
fuori dal vaso’, con il significato di essere superbo e arrogante.
[51] Sine: forma rafforzata dell’avverbio ‘si’ con ‘ne’ epitetico,
in uso nella lingua antica e ancora oggi nei dialetti centro-meridionali,
soprattutto nelle risposte (Treccani).
[52] La carne piglia il sale a maraviglia: riferito all’avvio positivo di un affare
♦ cimbello: zimbello,
richiamo.
[53] gabbano alla cera: traggono in
inganno dall’aspetto (cfr. anche Manciotti, Note..., cit. p. 349).
[54] corbezzole: esclamazione di ammirazione o sorpresa.
[55] grattar la sua rogna: occuparsi dei propri affari.
[56] cascare la mainarda: perdere il coraggio. La parola
‘mainarda’ proviene dal termine bassolatino ‘Mainardus’, forma latinizzata dal
nome proprio germanico ‘Maginhard’, che significa ‘forza, potere’.
[57] bargello: ufficiale della
giustizia presente in molti comuni italiani e in particolare a Firenze.
[58] Badanai: dall’invocazione
ebraica bĕ-Ădōnāy, letteralmente ‘in nome del
Signore’ (Treccani).
[59] avete un cavicchio per ogni buco: modo di dire che equivale a ‘aver
pronta una scusa per ogni circostanza, o contro ogni accusa’ (Treccani).
♦ quattr’ore di capra o di corda: due tipi di tortura corporale.
[60] sommacco: pelle o cuoio conciati con il sommacco (Treccani).
[61] lampana: toscanismo per ‘lampada’. ♦ Talmud: uno
dei testi sacri dell’ebraismo. A Livorno, sin dal Cinquecento, era presente una
potente comunità ebraica.
[62] Senatus,
Populusque Circumcisorum: espressione latina deturpata con finalità comica
(l’evidente riferimento è al celebre motto designante la civitas romanorum: Senatus PopulusQue Romanus).
[63] vignarolo: voce romanesca per ‘vignaiolo’.
[64] versiera: moglie del diavolo o essere infernale femminile in
genere (Treccani).
[65] bombo: voce onomatopeica designante l’atto del bere dei
bambini.
[66] Civile: «Scena da teatro rappresentante abitazioni di città» (GDLI, s. v. civile).
[67] presa la pasta: ‘prendere
la pasta’, ‘lasciarsi ingannare’.
[68] capiatur: voce latina; letteralmente, ‘sia
arrestato’.
[69] dà alle mani: ‘pervenire, capitare in mano’.
[70] non vo capace: non mi capacito.
[71] terra de’ turchi: vd. I.14.11.
[72] non sono una oca: ‘essere
un’oca’, modo di dire che equivale a ‘essere
poco intelligente’.
[73] rapo: voce regionale per ‘rapa’, persona
stupida e sciocca.
[74] Olà: voce di richiamo pronunciata di
solito con tono autoritario o di minaccia (Treccani).
[75] nei neri: nei posticci, detti anche
‘mosche’.
[76] scuffia: variante arcaica e popolare di
‘cuffia’.
[77] scampata la pelle la carne rimette: salvare la vita da un pericolo grave (Treccani).
[78] spigionata: toscanismo per indicare ‘sfitta, libera’.