Girolamo Gigli
Un pazzo guarisce l’altro
a cura di Elena E. Marcello
Biblioteca Pregoldoniana
lineadacqua edizioni
2016
Girolamo Gigli
Un pazzo guarisce l’altro
a cura di Elena E. Marcello
© 2016 Elena E. Marcello
© 2016 lineadacqua
edizioni
Biblioteca Pregoldoniana,
nº 17
Collana diretta da Javier Gutiérrez Carou
www.usc.es/goldoni
javier.gutierrez.carou@usc.es
Venezia - Santiago de Compostela
lineadacqua edizioni
san marco 3717/d
30124 Venezia
www.lineadacqua.com
ISBN dell’edizione
completa: 978-88-95598-52-9
La presente edizione è risultato dalle attività svolte
nell’ambito dei progetti di ricerca Archivio
del teatro pregoldoniano (FFI2011-23663) e Archivio del teatro pregoldoniano
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Biblioteca Pregoldoniana, nº 17
Nota al testo
Un pazzo guarisce l’altro è tràdita da una serie di stampe sei-settecentesche (S98, On, Vn23) e da due manoscritti non
autografi (Mr, Mb), del sec. XVII. Costituiscono la
tradizione indiretta della commedia alcuni programmi di sala (S87, Rm12) e scenari a stampa e
manoscritti (Rm92, Rm98, Rm12, Mv1, Mv2)
che forniscono dati prezioni sull’evento spettacolare
e la diffusione scenica dell’opera. Delle tre edizioni antiche pervenuteci è da
supporre un intervento d’autore solamente per le impressioni sceniche più
vicine nel tempo alla prima rappresentazione: e quindi, S98 e l’edizione
complessiva delle opere On; mentre
l’edizione del 1723 sfugge per ovvi motivi —in
primis, quello cronologici— al controllo del commediografo. Anche i
manoscritti pervenutici attestano degli adattamenti della commedia posteriori
alla versione d’autore. Ricchi di varianti ed aggiunte forniscono dati
rilevanti sulla fortuna spettacolare dell’intreccio gigliano.
Della commedia è stata approntata recentemente un’edizione moderna da Chiara Frenquellucci, la quale ha fissato il testo sulla base di
un’edizione mutila di S98, le cui parti mancanti sono state compensate da On. L’operazione, filologicamente
discutibile se si considera che esistono altri esemplari completi di S98, non
contravviene allo scopo principale dell’edizione allestita da Frenquellucci, che è quello di riunire in edizione moderna
(non critica) i quattro testi chisciotteschi del
Gigli corredandola di studio preliminare e commento, in questa sede presi opportunamente
in considerazione.
La
presente edizione segue il testo di S98, corretto da refusi ed errori di
maggior peso. L’apparato A offre le varianti delle due stampe «d’autore» (S98, On) che servono alla constitutio textus; l’apparato B, invece, riporta anche
quelle dei testimoni in circolazione in vita del Gigli o postumi, che, invece,
permettono di ricostruire la fortuna dell’opera. Si registrano, oltre alle
varianti significative, le divergenze grafico-linguistiche, riguardanti spesso abitudini
tipografiche determinate, mentre non vengono riportate letture di scarso valore
ecdotico (come, per esempio, l’alternanza della forma di cortesia nei nomi-rubrica).
Le
impressioni sceniche. Le stampe
1. S98
La princeps della commedia completa del
Gigli resta tuttora quella senese del 1698, testo base della presente edizione:
VN PAZZO / GVARISCE L’ALTRO
/ OPERA / SERIORIDICOLA / DELL’ECONOMICO
/ INTRONATO / Seruita
al diuertimento del Nobil
/ COLLEGIO / TOLOMEI, / E DEDICATA / All’ illustriss., & eccellentiss. / SIGNOR
/ D. CAMILLO / DE PRENCIPI D’ORIA / Vno de’ signori collegiali. / [Greca.]/ In
SIENA. 1698. Con lic.
de’ Super
2 + 6, 116 pp., in
12º. Segn.: A4, A12, B10,
C6, D12, E6, F12 (con errori nella
numerazione). Esemplare utilizzato: Biblioteca Comunale Labronica, Livorno,
1991-V-44. Altri esemplari: Biblioteca Nazionale Braidense, Racc.
Dramm. 2742 (Braidense in Digitale: http://www.braidense.it/risorse/dj.php?bib=IT-MI0185&ser=6&inv=60001685): Esemplare
mutilo delle pp. 5, 31-42; Biblioteca Comunale Forteguerriana,
Pistoia, Sala V.25.3.17; Bibliothèque Nationale de
France, Tolbiac, YD-4279 e YD-5000.
L’edizione, dedicata al principe Doria,
è preceduta (pp. 3-6) da una lettera dell’autore[1]:
Illustrissimo
ed eccellentissimo signore, questi due forsennati che fanno il soggetto dell’opera
non so se potranno mai riconoscersi per ben guariti (come li suppone il
titolo), quando, così difformati e mal in abito quali essi sono, stiano sul
proposito di farsi vedere agli occhi del mondo. La loro nuova ambizione e la
recidiva della loro pazzia e per quanto gl’abbia tenuta la mano addosso perché
restassero a casa, non ho potuto impedire che mi abbiano saltate le finestre e
che se ne fuggano col capo rotto in questo paese ed in quello, dove, per altro,
han trovate sempre buone spese e non ordinaria compassione. Ora, da che essi
vogliono girare il mondo e sono così sfacciati che non fanno caso di salire su
gli stessi teatri de’ Cesari, gli accompagno con questa mia umilissima raccomandazione
sino al cospetto dell’Eccellenza Vostra, dove mostrano smania di comparire,
sperando io che, nell’essere accolti dalla di lei generosa pietà, possano
trovar congiuntura di sanare la propria frenesia per virtù di quel meraviglioso
rimedio che rendette la cognizione al prencipe Rinaldo, follemente ingombrato negli amori d’Armida.
Questi si riscosse dal giogo delle sue passioni al primo raggio della propria imagine coloritagli dai riflessi improvisi
d’uno scudo guerriero; ed inorridì al suo proprio volto inghirlandato di fiori
chi né prima né poi si sgomentò a petto di tutta l’Asia vestita di ferro e
fuoco. Voglio dire che se fra quante armeria mostra l’Italia non si trovano
scudi più gloriosi che in casa dell’Eccellenza Vostra e non si vede acciaro
marcato da più vittorie di quello che pende a’
mausolei de’ suoi invittissimi antenati, posso
credere che quivi, meglio ch’altrove, fra tanti limpidissimi specchi di
paragonato valore, riconosceranno questi due personaggi il travisamento di loro
stessi ed a fronte di tanto merito acquisteranno al proprio sembiante il
rossore di se medesimi; che può fargli in tal caso qualche buona cera di virtù
e servir loro di unica fede di sanità pei futuri pellegrinaggi. Ma pure io m’appongo
ch’al primo specchiarsi in quei luminosi paragoni, si copriranno il volto per
non soffrire l’incontro degli sguardi altrui e, nel chinar gli occhi a terra,
ricercheranno volentieri la strada che li riconduca a nascondersi. Però essendo
essi così nudi, prego l’Eccellenza Vostra, in tal evento, ad imprestar loro per
un poco quel vaghissimo manto di modestia che ella ha portato per tanto tempo
in codesto nobilissimo collegio, per celare a studio tante riguardevoli
prerogative della Fortuna, della Natura e dell’Animo. E tanto più che oramai il
merito dell’Eccellenza Vostra, vedendo venirsi incontro tante speranze della
sua serenissima patria ed eccellentissima famiglia, è a termine di non istare
più incognito. Che se poi quest’esperienza non riuscisse profittevole e
bisognasse ristorare la debolezza di spirito a don Ramiro e Don Chisciotte con
qualche quintessenza cavata dal ciel della luna, come si fece pel conte
Orlando, io non saprei trovare sfera più vicina e più aperta al mio ardimento,
che quella delle tre lune tolomee, delle quali,
costituendo l’Eccellenza Vostra uno di questi lumi che dà più nell’occhio e che
più viene alla mano, potrà servirmi di guida dentro tutto quel luminoso recinto
a finché io faccia una raccolta di quel senno e di quella grazia, che vorrei
spirare nella fronte e nel cuore di quest’operetta. In cui finalmente l’istessa
pazzia sarà stata sempre saggia, tanto nell’elezione che fece una volta di
servire a’ divertimenti di codesto collegio
illustrissimo, quanto in quella che fa ora di cercar sostegno sì forte alle
proprie debolezze e guadagnare al di lei autore il più accreditato titolo,
nello scriversi ch’egli fa. Di Vostra Eccellenza. Siena 25 giugno 1698.
Umilissimo devotissimo servitore Girolamo Gigli.
2. On
Nel 1704 la commedia
viene selezionata per la prima stampa complessiva delle opere drammatiche dell’autore,
che esce dai torchi veneziani di Marino Rossetti:
OPERE / NVOVE / DEL SIGNOR / GIROLAMO GIGLI / Accademico
Acceso, / CIOE’/ Il Leone di Giuda in Ombra, ouero il
Gioas- / so, Drama Sacro. / Amor Dottorato, Inuenzione Dramatica. / La Via
della Gloria, Cantata per Musica. / La Viola in Pratolino, Cantata per Musica.
/ Cantate Varie per Musica./ Canzoni , e Sonetti./ I Litiganti, ouero il Giudice impazzato. / Operetta Satiricomica,
in Prosa. / Vn Pazzo guarisse l’altro, Opera Serioridi-/ cola, in Prosa./ CONSACRATE/ All’Altezza Serenissima del Signor /
FRANCESCO MARIA / PICO, / Duca della Mirandola, Marchese della Concordia , e
Signore di San Martino, &c. / [Fiori.]/ IN VENEZIA MDCCIV./ Appresso Marino
Rossetti./ In Merceria, all’Insegna della Pace./ Con Licenza de’ Superiori, e Priuilegio.
[p. 251] VN PAZZO /
GVARISCE L’ALTRO. / OPERA /
SERIORIDICOLA / Del Sig. Girolamo Gigli./
[p. 358, in fine] Dott. Andem à fundar’vn Collez di medzina / in te lù spedal di Pazzarell , perch’vn pazz’ / guarisse l’alter.
/ FINE.
358, [2] p.; 12º. Segn.: A-P12 (P12 in bianco).
Esemplare utilizzato:
Biblioteca della casa di Goldoni, Venezia, 41 E 29.
3. V04
Un pazzo guarisce l’altro, Venezia, Marino
Rossetti, 1704. In 12º. Non reperita.
4. S04
Un pazzo guarisce l’altro, Siena, Bonetti,
1704. In 12º. Non reperita.
Alcuni eruditi (Allacci, Poggiali, De
Angelis e Favilli)[2] segnalano due edizioni
singole di Un pazzo guarisce l’altro,
in 12º, pubblicate anch’esse nel 1704: una dello stesso editore delle Opere nuove, l’altra stampata a Siena
dal Bonetti. Non sono riuscita a rintracciarle. L’esemplare conservato nella
Biblioteca Casanatense r XXII 9, che D’Antuono cita
nella sua recensione al volume di Bárbara Esquival-Heinemann come coedizione Siena/Venezia, Bonetti/
Marino Rossetti, 1704, in 12º, è in realtà un estratto delle Opere nuove:[3]
In
Girolamo Gigli’s Un
pazzo guarisce l’altro, opera serioridicola
(Siena: Bonetti and Venezia: Rosetti, 1704; Bibl. Casanatense
r.XXII.9) «Don Chisciotte della
mancia Cavaliere Errante»
(sic) helps cure the galán
of his hatred of women and persuades him to return to his wife (the plot is
clearly linked to an earlier Spanish comedia or
variation thereof). Gigli’s opera appears to have its roots in an earlier
comedy, D. Chisciotte
della Mancia, for wich there are a manuscript plot summary (ms 3788) as well as two printed versions (Roma: Francesco
de’ Lazari, 1692; Vol. Misc. 978/10 and Vol. Misc.
1731/7) at the Casanatense. A manuscript plot scheme
of Gigli’s play, with minor changes, may also be found in the Biblioteca Palatina of Viena [see E. Maddalena, «Uno scenario inedito»,
Akademie der Wissenschaft 143 (1901), Abhadhung XVI], regarding performances in Viena in 1723[4].
5. Vn23
L’ultima stampa
antica di Un pazzo guarisce l’altro rispecchia,
invece, una rappresentazione alla corte viennese nel 1723:
UN PAZZO/ GUARISCE L’ALTRO./
COMMEDIA/ DEDICATA/ ALLA SAC. CESAREA/ REALE CATTOLICA/ MAESTÀ/ DI/ CARLO VI./
IMPERADORE/ DE’ ROMANI,/ SEMPRE AUGUSTO,/ E/ RAPPRESENTATA IN QUESTA/ IMPERIAL
CORTE/ DA UNA COMPAGNIA/ DI/ DAME, E CAVALIERI/ [Fregio.]/ VIENNA D’AUSTRIA./
Appresso Gio. Pietro Van Ghelen, Stampatore/ di Corte
di Sua Maestà Ces. e Catt.,
1723.
[8], 105 p. ; 8°. Segn.: )(6 A-G8.
Esemplare utilizzato:
Bibliothèque Nationale
de France, YD-8988. Altri esemplari: Biblioteca Oliveriana
- Pesaro - PU.
La commedia è
preceduta (ff. 2r-3v) dalla seguente dedica degli
attori:
Sacra
cesarea e reale cattolica maestà, la rappresentazione di questa commedia fu già
dal nostro comune umilissimo ossequio intrapresa ad oggetto di offerire un debole sì, ma riverentissimo,
divertimento alla Maestà Vostra; ed ella per solito effetto della generosa sua
bontà si compiacque di accogliere benignamente il nostro pensiero e di animarci
alla esecuzione di esso con la gloriosa speranza del suo gradimento. Dovendo
noi ad esso comparire alla presenza della Maestà Vostra come attori della
medesima, abbiamo giudicato e nostro dovere e nostro vantaggio il presentarci
prima come supplicanti, consagrando al nome
felicissimo ed immortale della Maestà Vostra la commedia istessa con quella
riverenza con cui le persone nostre o per natura o per elezione, ma sempre per
impulso di sommessa rassegnazione, sono già dedicate al servigio della Maestà
Vostra Imperiale. Imploriamo unitamente da questa che si degni di accettare
clementissimamente la commedia, e ciò sarà un sicuro preludio che soffrirà con
egual clemenza tutti i rappresentatori di essa, li quali, non potendo esser
abbastanza arditi per lusingarsi di meritarne l’approvazione, sono però assai
animosi per sperarne il compatimento. Con questa riverentissima
fiducia abbiamo intanto l’onore e la gloria d’inchinarci profondamente al trono
della sacra cesarea reale cattolica Maestà Vostra, umilissimi ed obligatissimi servidori, le dame
e i cavalieri attori.
Manoscritti
6. Mr
Manoscritto Ricc. 3162, Firenze, Biblioteca Riccardiana.
[Girolamo Gigli, Commedie].
[f. 1r] Vn pazzo/ Guarisce l’Altro/ [Greca.]/ Commedia/ del/ Sig.r Girolamo Gigli/ di/ Siena [Greca.]
[f. 1v] Interlocutori
[f. 2r] Atto primo/ [Greca.]/ Foro di Selua [...]
[f. 72r, alla fine] Andiam
a fundar un collez de medizina/ in te lu spedal de Pazzerel, perche un Pazz/ guarisce l’alter.
/ [tra due greche] Fine/ [Greca.]
Numerazione moderna.
La commedia fa parte di un codice
miscellaneo che contiene altre tre commedie: ad Un pazzo guarisce l’altro (ff. 1r-72v),
seguono La scuola delle fanciulle ovvero
Il Pasquale (ff. 73v-182v), L’avarizia più onorata nella serva che nella padrona (ff. 183v-276v) e La
costanza vince l’ostinazione (ff. 277r-401r). Il
manoscritto, dettagliatamente descritto da Castelli[5],
attribuisce tutte le pièces
al nostro. D’altro canto, Antonio Di Preta considerò che La scuola delle fanciulle ovvero Il Pasquale, di cui curava l’edizione,
fosse di mano del Gigli:
La
scrittura, abbastanza accurata, è del Gigli, come ho potuto agevolmente
accertare collazionando il codice con molti altri autografi gigliani
conservati nelle biblioteche fiorentine. Il codice all’interno non reca date né
indicazioni di provenienza. Apprendo dal Giannini che era appartenuto, insieme
ad altri conservati nella Biblioteca Riccardiana, a Giovan Battista Fagiuoli[6].
Come già accennato nell’introduzione,
Strambi[7] ha
dimostrato che la commedia in questione non è del Gigli, ma del conterraneo
Jacopo Nelli. Non avendo potuto comparare le grafie di Un pazzo guarisce l’altro con quelle delle restanti commedie e con
i documenti d’archivio autografi, il codice riccardiano necessita di più ampia
analisi vòlta a risolvere le molte incognite che racchiude. La prima riguarda i
titoli contenuti. Una volta depennata La
scuola delle fanciulle dal corpus
gigliano, restano quali opere di sicura attribuzione
solamente la commedia oggetto di studio e L’avarizia
più onorata... È invece ancora da identificare La costanza vince l’ostinazione, una pièce che incuriosisce sia per il titolo che per l’attribuzione. In
base poi ai primi rilievi di Strambi e nell’attesa dell’analisi calligrafico,
si considera il testimone non autografo.
7. Mb
Manoscritto 3815,
Bologna, Biblioteca Universitaria.
[1], 1-64.
[f. [1]r] Vn Pazzo guarisce l’altro / Opera serio=comica [del Gigli] / recitata nel
Coll.º del B. Luigi / dalla Camarada
de SS. Filosofi / l’anno 1713.
[f. [1 ]v] Interlocutori.
[p. 1] Atto P.mo /
Scena Pª / Selua d’auanti
[e d’altra mano:] che sia apparecchiato gran bosco [?] da dietro / D. Chisciote e Sancio Panza./ D. Chis.
Sancio mio caro
[p. 64, in fine]
Dott. Andiamo à fondare un collegio di medicina nell’Ospitale de Pazzi, già che
un pazzo/ guarisce l’altro./ Fine. / [Greca.]/ 1713.
Dell’esistenza del manoscritto dava
notizia Edgardo Maddalena nel lontano 1901.[8] Il
codice rispecchia un adattamento per uno spettacolo da collegio allestito a
Bologna nel 1713. La commedia qui tràdita si
allontana in varie occasioni dagli altri testimoni. A livello linguistico viene
eliminato l’accento tedesco di Galafrone e la patina
dialettale del Dottore, ragion per cui vengono tradotti in toscano tutti i loro
interventi. L’usus
del copista tende a raddoppiare alcune consonanti; è costante anche l’apocope
postvocalica (ai>a’; quei> que’),
l’aferesi della i- iniziale (in> ‘n), elisione, uso dei pronomi personali,
ecc. Un’eccessiva pruderie o, con
ogni probabilità, una più vigile censura porta a depennare esclamazioni che
menzionano il nome di Dio invano o altre espressioni ipoteticamente irrispettuose, così come vengono variate alcune iperboli e
repliche comiche. La commedia è priva d’argomento, vengono soppresse le scene 5
e 6 del primo atto, due sequenze del secondo atto e ridistribuito il materiale
drammatico.
La tradizione
indiretta e gli adattamenti posteriori: scenari, canovacci e programmi di sala
La tradizione
indiretta di Un pazzo guarisce l’altro
è ragguardevole e desta particolare interesse nel rivelare la fortuna scenica
della commedia. Il programma di sala datato 1687, per esempio, sposta di
qualche anno l’ipotetica prima rappresentazione. Come è d’uso, non è corredato
dalla commedia completa. Luogo (Siena), occasione (carnevale) e interpreti
(convittori delle camere maggiori) sono, invece, gli stessi della prima
edizione pervenutaci dalla pièce.
8. S87
VN PAZZO / GVARISCE L’ALTRO
/ Commedia Serioridicola , rappresentata per le /
Vacanze del Carneuale del 1687. nel / Nobil COLLEGIO TOLOMEI / di Siena, da SS. CONVITTORI /
delle Camere Maggiori./
f. []v. [in fine] In SIENA, nella Stamp. del Publ. 1687. Con
licenza de’ Superiori
[4] p. 25 cm
Esemplare consultato:
Biblioteca Vaticana, Stamp. Chig.II.1079(int.50)
Il programma completo
si può leggere in Appendice.
Seguono nel tempo due scenari,
intitolati semplicemente Don Chisciotte
della Mancia e conservati alla Casanatense, che
attestano altri due allestimenti «da collegio», questa volta presso il Seminario
romano, nel 1692 e nel 1698. Si è di fronte ad una «esportazione» della
commedia posteriore al collaudo senese. Entrambi i testi vengono catalogati da
Bruna Filippi (nn. 35.2 e 41.2) che, data l’assenza
di dati espliciti, non li ricollega al nome del Gigli[9],
ma Franchi aveva già avanzato l’ipotesi:[10]
9. Rm92
SCENARIO/ DI D.
CHISCIOTTE DELLA MANCIA/ Commedia da recitarsi nel Seminario Romano/ nelle
correnti Vacanze del Carneuale 1692./ Da Sig. Conuittori delle Camere Mezzane.
IN ROMA, per
Francesco de’ Lazari, figlio d’Ignatio.
M.DC.XCII./ CON LICENZA DE’ SUPERIORI.
[]2 2c.
Esemplare consultato:
Roma, Casanatense, VOL MISC.1731 7. Filippi segnala
altri esemplari presso la Biblioteca Apostolica Vaticana (Barb.
JJJ.IX.41 (126) e la stessa Casanatense (Misc. 979/10 e ms. 3788/69)[11].
Lo scenario completo
si può leggere in Appendice.
10. Rm98
SCENARIO/ DI D.
CHISCIOTTE DELLA MANCIA/ Comedia da recitarsi nelle
correnti Vacanze/ del Carneuale 1698. Da’ Sig. Conuittori/ del
Seminario Romano.// IN ROMA; Nella Stamparia del
Lazzari. M. DC. XCVIII./ CON LICENZA DE’
SVPERIORI.
[]2 2c.
Esemplari: Roma, Casanatense, VOL MISC.1118 18
Lo scenario completo
si può leggere in Appendice.
Il successo sulle scene gesuitiche dell’opera
del Gigli è attestato da un altro programma di sala, in cui la commedia
riappare con il titolo originario, che riguarda uno spettacolo realizzato
presso il Seminario Romano durante il Carnevale del 1712:
11. Rm12
UN PAZZO/ GUARISCE L’ALTRO/
OPERA SERIORIDICOLA/ DEL SIGNOR GIROLAMO GIGLI./ Da rappresentarsi nel
Seminario Romano da’ Signori/ CONVITTORI delle Camere
Maggiori./ Nelle Vacanze del Carnevale
dell’ Anno MDCCXII. // IN ROMA,/
Per Gaetano Zenobj avanti al Seminario Romano./
[Filetto.]/ CON LICENZA DE’ SUPERIORI.
[2] c.; fol. Segn.: π²
Esemplare utilizzato:
Biblioteca comunale Giosuè Carducci - Città di Castello – PG, FA
Sett.G.550.(29)
Lo scenario completo
si può leggere in Appendice.
Il già citato Maddalena, nel
trascrivere lo scenario manoscritto (Mv1) di Un pazzo guarisce l’altro conservato presso la Biblioteca Palatina
(ora Nationalbibliothek) di Vienna avvisava dell’esistenza
di un’altra copia manoscritta che «salvo rare aggiunte ed omissioni esatta, è
nel cod. 10.181 della Bib. Pal.,
ma senza titolo e senza nome dell’autore»[12].
Entrambi i manoscritti sono legati alla rappresentazione viennese del 1723:
12. Mv1
[Gigli, G.] Comoedia Italica: Un pazzo guarisce l’altro, Österreich Nationalbibliothek (olim Biblioteca
Palatina) di Vienna, ms. cod. 10124 HAN, ff. 1-22.
Pur avendo la trascrizione di
Maddalena, si è preferito editare lo scenario direttamente dal manoscritto
(cfr. Appendice).
13. Mv2
[Gigli, G.] Comedia rubricata Un
pazzo guarisce l’altro, Österreich Nationalbibliothek (olim Biblioteca Palatina) di Vienna, ms. 10181, ff. 52r-71v.
Come già indicato per lo scenario precedente,
si può leggere l’edizione di Mv2
in Appendice.
Un pazzo guarisce l’altro
Edizione critica
Un pazzo guarisce l’altro
Opera serioridicola dell’Economico intronato servita al divertimento
del nobil collegio Tolomei e dedicata all’illustrissimo
ed eccellentissimo signor don Camillo de’ prencipi
Doria, uno de’ signori collegiali.
Argomento della favola
Don Ramiro, infante d’Andaluzia amò ardentemente Erminda, prencipessa
di Valenza, doppo che restò vedova del re di
Catalogna; e benché Erminda non volesse a verun patto
acconsentire alle seconde nozze per non cancellare con l’immagine di nuovo
sposo la memoria del suo estinto consorte, fu violentata dal re di Valenza, suo
padre, a passare al talamo di don Ramiro. Obedì
Erminda al genitore, ma tenne sempre lontane dal suo cuore le fiamme del nuovo
amante con un fiume di continue lacrime, né potè già mai
insegnare altro linguaggio ai suoi sospiri che il nome del suo perduto prencipe don Fernando. Tra i pianti d’Erminda più s’accesero
l’incendi di don Ramiro, quali a poco a poco dal cuore salirono ad avvamparli
la mente, fino che l’amore s’armò in furia e lo fece diventare nemico
implacabile di tutto il sesso donnesco. Intanto si raggirava per quelle
campagne Don Chisciotte della Mancia, famoso cavaliere errante, cercando di
segnalarsi nell’avventure per meritare gl’affetti di Sibilla, che era l’amata
cagione delle sue eroiche pazzie, sì che le stravaganze dell’un pazzo e dell’altro
ordiscono il filo della commedia e lo sciogliono come
vedrai, servendo la pazzia dell’uno per rimedio alla pazzia dell’altro.[13]
Personaggi
d. alfonso, re d’Andaluzia.
d. ramiro, suo figlio, sposo d’
erminda, prencipessa
di Valenza.
d. rodrigo, prencipe del
sangue d’Alfonso.
d. garzia, figlio di don Rodrigo.
donna eleonora, sposa di Garzia.
d. chisciotte della mancia, cavaliere errante.
sancio panza, suo servidore.
dottore, medico di don Ramiro e confidente di Rodrigo.
galafrone, svizzero soldato
della guardia.
ATTO PRIMO
SCENA
PRIMA
Selva.
Don
Chisciotte e Sancio Panza.
d. chisciotte Sancio mio bello, onorato Sancio, Sancio
paziente del caldo e del freddo, della fame e della sete, vera e perfettissima
idea dei più valorosi e fedeli scudieri che si rammentino nell’errante
cavalleria, ora sarai testimonio di quella miracolosa azione alla quale
porteranno invidia tutti i cavalieri erranti nascituri e possibili, la quale
sarà soggetto di poemi alle Muse, di lavori marmorei alli
scarpellini, e dalla quale prenderà il nome questa
selva, che voglio da qui avanti si chiami la selva donchisciottea.[14]
sancio Per
voi...
d. chisciotte Vosignoria. La
civiltà sta bene ancora in campagna.
sancio Per
Vostra Signoria sarò sempre testimonio degno di fede, perché ella non suol corrompere i suoi servitori con danaro. Ma che cosa,
per grazia...?
5 d. chisciotte Taci, Sancio. Lasciami salutare la selva donchisciottea. Platani ombrosi...
sancio Avverta
che son quercioli.
d. chisciotte Temerario, son platani! E se tu fossi cavaliero ti vorrei provar con questa spada che son tutti
più vezzosi e più belli di quello di Xerse, re di
Persia.[15]
sancio Bellissimi,
vezzosissimi, platanissimi.
d. chisciotte Platani ombrosi, e non quercioli, a voi se
ne viene il famoso Cavaliero della Trista Figura a far l’ultime
prove della sua fede; e voi... (gli
abbraccia) Cancaro![16]
10 sancio Codesti
son ginepri e non solamente li devono conoscere i contadini, ma l’istesso conte
Orlando ne aveva tal pratica che non si legge mai che vi s’accostasse sì da
vicino come ha fatto Vostra Signoria.[17]
d. chisciotte Ah, Sancio, Sancio! Non sai che dietro ai
cavalieri erranti va sempre un branco d’incantatori e che quella perfida
maliarda, nemica invidiosa della mia gloria, tenta di sturbarmi ogni impresa?
Basta: sappi che quella parola cancaro la disse più volte ancora don Galaorre
in certi primi moti, nei quali non siamo padroni di noi medesimi. Or senti: ti
ricorderai benissimo di quando, non avendo noi che mangiare, ti leggeva io la vita
del signor Cavaliere dell’Ardente Spada, del signor Tirante il Bianco e di
quelli altri signori?[18]
sancio Me
ne sovviene benissimo e ho tanto fresca la memoria, che mi pare adesso d’aver
quella medesima fame.
d. chisciotte Questi, come sai, facevano tutto per
acquistar merito con la signora, e non troverai cavaliere errante bravo che non
sia stato innamorato.
sancio Certo.
15 d. chisciotte Io, dunque, dal primo momento che fui
armato cavaliero m’innamorai ardentissimamente.
sancio Gran
fortuna di quella signora!
d. chisciotte Sancio, dammi la mano.
sancio Volontieri!
d. chisciotte Cavati il cappello.
20 sancio Volontierissimo!
d. chisciotte Toccami il cuore. Senti questo fuoco
inestinguibile?
sancio Pah! Gran cosa! Bever sempre acqua e aver tanto caldo nello
stomaco!
d. chisciotte Sancio, giura, giurami confidenza sopra l’onor tuo e, caso che tu non n’avessi a bastanza, ti
impresto adesso per una mezz’ora la metà della mia gloria acquistata in sperger mostri e bastonar
giganti.[19]
sancio Giurerò
sopra la mia sacra fame.
25 d. chisciotte Io, per dirtela... Ci sente nessuno?
sancio Nessuno,
nessuno.
d. chisciotte Son amante. Ah! (sospira) Hai sentito?
sancio Sì,
signore.
d. chisciotte Quanto son facondi i sospiri! Che dissi?
30 sancio Niente.
d. chisciotte Oh, che sentisti?
sancio Un poco d’odore
di quella radice con la quale Vostra Signoria si ristorò poco fa.
d. chisciotte Dicesti bene, figliolo, a dir radice,
perché di qui nascono tutte le mie malinconie. Io, dunque, son amante...
sancio Di
chi?
35 d. chisciotte D’una Sibilla.[20]
sancio E dove
diavolo ha veduto Vostra Signoria le sibille?
d. chisciotte Non importa. Ho così viva la fantasia, che
me l’imagino grassa, fresca e virtuosa:
E
lei finora, misero, ho servito
o
non visto, o mal noto, o mal gradito.[21]
sancio Signor Padrone, io consiglio dunque
Vostra Signoria a stringer questo matrimonio quanto prima, perché, sapendo la
sua signora consorte le cose che hanno da essere, le saprà dir per l’appunto
quali sono quelle venture che portan seco bastonate e
sassate, che sono, in verità, d’infinito incommodo ai
cavalieri erranti e di qualche cattiva consequenza
ancora ai loro scudieri.
d. chisciotte Ti dirò: prima d’accasarmi con questa
sapientissima dama, è necessario che io faccia tutti i corsi della cavalleria
che hanno fatti Orlando ed Amadis, maestri classici
del nostro ordine, e perciò mi manca ancora la migliore.[22]
40 sancio Vostra
Signoria, però, ha fatto di gran cose: giostrato con mulini a vento, fatto quistione con quei barili di vin rosso, e che so io per me?[23]
d. chisciotte Io devo ancora impazzare e questa, o Sancio
mio buono, è quella cosa che ho disposto di fare adesso adesso
ad esempio di quei signori che t’ho detto, e voglio che tu mi sia testimonio di
due o tre insolenze e pazzie scielte per raccontarle
tutte alla signora sposa e pregarla ad aver pietà di questo pazzo cavaliero.[24]
sancio Ah, manco male! Questa resoluzione d’impazzare è la più giudiziosa che Vostra
Signoria abbia fatto, perché, se Lei si spaccia per matto, quando vuol dar
fastidio agl’altri cavalieri erranti, è sicuro che non le daranno e non si
rivolteranno tanto alla peggio come prima.[25]
d. chisciotte Lasciami, dunque, solo solo
in queste macchie, o caro Sancio, con la dolce compagnia della mia pazzia
amorosa, e perché io già son pazzo.
sancio Pazzissimo.
SCENA
SECONDA
Galafrone gridando dentro la scena e detti.
galafrone Funi, funi, funi! Si disciolghino tutti quanti asini, tutti quanti buoi. Funi, funi!
d. chisciotte Che voce è questa?
sancio D’un medico.
d. chisciotte Sciocco.
5 sancio Il tenore mi pareva d’una
ricetta.[26]
galafrone Appalto, appalto di tutte cavezze,
cavezze![27]
d. chisciotte Sancio, al certo che il furioso Ronzinante,
impaziente di battaglia, batte al solito il terreno e fa forza d’uscire dal
castello dove lo lasciammo.[28]
sancio Vuol dire, Vostra Signoria, dall’osteria,
dove è restato in pegno, però Vostra Signoria sa che quel mansuetissimo
destriero, che partecipa qualche poco della natura degl’asini, non vuol uscire
dalla stalla né pur quando è aperta.[29]
d. chisciotte A chi, dunque, vuoi che parli costui?
10 galafrone A foi, a foi, a foi.
sancio Funi
e cavezze, a voi? Signor Patrone, questo è qualche galano della signora Sibilla
spedito a Vostra Signoria per uomo a posta.[30]
d. chisciotte La mia signora non dona altro che rami d’oro.
sancio Di
cotesti ne piglierebbe una marza il soprastante delle stinche.[31]
galafrone Ecche il pazze,
ecche il pazze.
15 sancio Almeno
è di razza di sibille ancor esso, perché indovina da lontano.
d. chisciotte Ma dov’è quest’altro pazzo?
(Galafrone entra in scena)
galafrone Cuardate foi,
cuardate foi.
d. chisciotte Cavaliero, avete qualche ventura?
galafrone Mie misterio
è di caporallo e non di caffaliero;
mio nommo non è scertissimamente
Fentura, ma Galafrone.
20 d. chisciotte Voi vi chiamate Galafrone?
galafrone Penissimo.
d. chisciotte Né sete cavaliero?
galafrone Niente affatto.
d. chisciotte Temerario, deponete cotesto nome, perché
così si chiamava il re padre d’Angelica![32]
25 galafrone Che tiavol di
latroni che ruppano i nomi a’ fiantanti!
d. chisciotte Presto spedite, anzi spedisci, lascia
cotesto nome, e perché tu veggia che io son cortese, ti darò un nome d’uno scudiere
assai gentile. Da qui avanti ti chiamerai Lesbino, come il paggio di Solimano.[33]
galafrone Lustrissime, son puon
totesco, non posso pigliar nommo
di turchi.
d. chisciotte Scieglilo,
dunque, a tuo modo, purché sia di scudiero o di valletto.
galafrone Quello di «va a letto» è il più migliore per noi altre lanzi,
che spesso maliamo in osteria.[34]
30 sancio Fortuna
del signor Don Chisciotte che ha trovato questa volta un più poltron di lui!
d. chisciotte Dimmi. Perché
gridavi poco fa così forte «funi, cavezze, guardatevi»?[35]
galafrone Perché nostro principo
don Ramiro, che ha perdute sue chiudizio...
d. chisciotte Ramiro, figlio unico del re Alfonso d’Andaluzia, è divenuto pazzo?
galafrone Pazzo legabilissimo.
35 d. chisciotte Sancio, non ti posso negare che una
generosa invidia mi morde il petto.
sancio E che sarà fame e sarà nello
stomaco.
d. chisciotte Fa di belle pazzie questo prencipe?
galafrone Pruttissime,
in ferità, pruttissime.
d. chisciotte Sancio, manco male! Le mie saran tutte di perfetta lega ed ingegnosissime.
40 sancio Tanto
spera il mondo dal suo divino spirito.[36]
d. chisciotte Verbi
grazia, che pazzie?
galafrone Romper fiaschi a lanze,
dar labarde in spalla e pancia, tirar fia pane di
tavola.
d. chisciotte Ohibò, Sancio, tirar via il pane!
sancio Dite un poco: a che ora lo suol tirar via, il pane?
45 d. chisciotte Vilissima creatura, t’ho detto sempre che
lo scudiero non deve esser ghiotto. Galantuomo, perché è impazzato don Ramiro?
galafrone Perché la señora
principa Erminda, sua marita...
d. chisciotte Vuoi dire la principessa Erminda di
Valenza, sua sposa. Questa dama voleva me.
galafrone Era malinconita
e non poteva feterlo e così esso, che volefa molto amore, è difenuto mattito.
d. chisciotte Senti, Sancio, se bisogna impazzare per
dare l’ultime riprove di fedeltà?
50 sancio Signorsì,
ma non tirar via ‘l pane.
d. chisciotte Adesso in che pazzia si trattiene
attualmente Sua Maestà?
galafrone Sono fuori di palazzo tutti i maiordomi di stalla, tutti i cafalcanti
di camera e tutta soldateria, perché era scappato nuto
nuto, in camiscia, e per
questo io ancora...[37]
d. chisciotte Ahimè, ahimè! Facevo uno sbaglio maiuscolo.
Sancio, andiamo.
sancio E dove?
55 d. chisciotte Per esser perfettamente pazzo bisogna
spogliarsi in camiscia e così si legge veramente del conte
Orlando e di Beltenebro. Andiamo. (parte)[38]
sancio E che Vostra Signoria sarà pazzissimo con venticinque ferraioli ancora. Addio, bel
zitello. Noi staremo molto male a salario, sapete? Perché i nostri patroni non
si possono chiamare in giudizio. (parte)[39]
galafrone A me feramente
più di mie salario dispiace afer perduto il
dolcissimo nomino di Calafrone e ta
qui afanti, per non fastidiare alcuno, mi appellerò
il caporale N. N.
SCENA
TERZA
Sala
regia.
Re
Alfonso, don Rodrigo, Dottore.
re Dunque,
si è ritrovato il prencipe?
d. rodrigo Sta ben chiuso e guardato nei suo’
appartamenti.
dottore La
pò ‘l dormir d’ bon son, Sacra Maestà, lassé far a la Fortuna, ch’a tocca a lié
la cura di pazz.
re Dove fuggiva?
5 dottore Aveva
tolt la stanga prinzepal dla porta di palaz e bastonav a quant donne si fazean innanz e ‘l fa a proposit quel distichet dll’Ariost:
S’il nascer donna
era in tutte le bande
sciagura sempre, in quest’era ben
grande.
Ah,
ah, ah! L’è vrament curios don
Ramir, ha sentì dir ch’a le donne han una costola d’evantaz, al s’è pros gust, con qulla stangh, d’ far un po’ d’ ‘notmia.[40]
re Delira l’infelice, ma
pure nei suoi deliri fa ragione alla sua fede oltraggiata. Erminda, Erminda.
dottore Pregola.
d. rodrigo Sire, Erminda...
re E che? Volete
scusarla? Poteva Erminda trovare in tutta Europa principe più avvenente, più
generoso, più grande e più fedele di don Ramiro?
10 dottore E
d’ più, le sta dlizentissime a la me scuola tre volt’in fila, in fila.
d. rodrigo Perché...
re Perché tramortire al nome di Ramiro? Perché vietare alle regie
donzelle il salutarla con nome di sposa? Perché ridurre l’infelice marito fino
a delirar così per sua cagione?
d. rodrigo Ella...
re Ella adesso è senza sposo, il regno senza
successore, io senza figlio.
15 dottore E
don Ramir senza zervel.
re Peroreresti,
don Rodrigo, a favore della principessa?
dottore Zizero, Pro Milone.[41]
d. rodrigo Sire, son cugino di don Ramiro, son
nipote e suddito della Maestà Vostra. L’amore, l’obligo
e l’interesse combattono ancor dentro di me a favor della Maestà Vostra, di don
Ramiro e della Corona; la ragione, però, disarmata e nuda, validamente per la principessa
resiste.
re Appagatemi.
20 d. rodrigo Parlo alla Maestà Vostra con libertà?
re Parlate.
d. rodrigo Amò
don Ramiro la principessa Erminda doppo che restò
vedova del prencipe Fernando di Catalogna.
re Così
non fosse stato vero.
d. rodrigo Vostra
Maestà, per sodisfare al principe, non l’ottenne quasi a forza dal re di
Valenza, suo padre?
25 re Il
re di Valenza la concesse più per politica che per genio.
d. rodrigo Non
fece Erminda intendere a don Ramiro che aveva sepolto ogni ardore nelle ceneri
del primo sposo e che, doppo don Fernando, non poteva
amar altri che la morte?
re È vero, ma si credeva che, tra le faci d’un nuovo imeneo,
restassero assorbite le tede di morte e che, tra li splendori di questo trono,
non tornassero a comparire ad Erminda i fantasmi del sepolcro di Catalogna.[42]
dottore Con lizenza de So Maestà gh’era una sentenzina d’Ovidi ch’ala calza
stretta stretta... Suzzessore novo vinzitur omnis amor.[43]
d. rodrigo Dunque, perché fu la principessa più d’ogni
altra donna fedele...
30 re ...
fece questo regno più d’ogni altro regno infelice.
d. rodrigo Tant’è, così vogliono per adesso i fati
severi d’Andaluzia.
re Providenza adorabile,
che le cose umane disponi, ti adoro ma non t’intendo.
dottore Ades ades, el
vol bastemmiar un tantin.
re Bacio il flagello, o
cieli, che mi percuote, ma non posso con intrepidezza sostenere dei colpi il
rigore. Rodrigo, son padre, s’io spargessi qualche lacrima su le miserie di don
Ramiro, mio unico figlio, condonatelo alla pietà. Compatitemi, don Rodrigo, son
padre.
35 d. rodrigo Sire,
non esiga consolazioni la Maestà Vostra da chi l’è compagno nella pena.
Tuttavia dirò che è padre don Alfonso, ma pure è re.[44]
re E come re debbo
piangere, se come re son padre di tanti popoli flagellati dal cielo con lo
scettro d’un successor mentecatto; dunque, e come re debbo piangere.
d. rodrigo In nessun modo, insomma, posson giovarle queste lagrime.
re E per questo che non giovano, io vado a
piangere. (parte)[45]
SCENA QUARTA
Don
Rodrigo e Dottore.
d. rodrigo Ancor voi piangere?
dottore A’
mì pianzev un tantin per adulazion. Avì ma’ let int’
le storie, comod fazevan i cortizani di Dionisi siracusan?[46]
d. rodrigo Non mi sovviene.
dottore Avì da saver ch’a Dionisi a’ l’era
bilurch in tal manier, che
una volta pres un asin per
un scoiol. Insomma, quand’i’ dava da zenar ai sui amis, savì cosa fazevan i amizi a tavola?[47]
5 d. rodrigo Che?
dottore Fazevan al bilurchi per adulazion, l’un dava un gombit int’la menestra e la versava, un
alter dava al nas int’ lo
scaldavivande e s’ lo scottava, e che so io per mi. Or vòi
mo’ dir che mi ades adulav
un tantin senza farme tant mal.
d. rodrigo Discorriamo sul savio. Questa frenesia di don
Ramiro averà rimedio?
dottore Distinguo:
se so pader al se vurà
contentar, che adopra un rezipe di qulla stanga che mì ho dit poc fa, conzedo;
s’ no, assolutissimament nego.[48]
d. rodrigo Sentite,
sapete che confidai un’altra volta alla vostra fede il pensiero che ho di
portarmi al soglio d’Andaluzia e che dalla vostra
industria depende la fabrica
della mia e vostra fortuna.
10 dottore Ben.
d. rodrigo (Da sé) Costui fu promosso da me al
servizio reale e risconosce dalla mia protezione ogni
suo più grande avanzamento. Posso promettermi da lui e confidenza e
gratitudine. (ad alta voce) Bisogna,
dunque, che con i vostri medicamenti acceleriate lentamente la morte a don
Ramiro.
dottore Amazzarle, n’è vera?
d. rodrigo Voi solo potete farlo.
dottore Mì gh’ho un tantin
de scrupolet.
15 d. rodrigo Con
questi vostri scrupoli sete importuno. Volete che doppo
la morte d’Alfonso, già cadente, resti in mano a don Ramiro il governo di sì
gran regno? Quando io, che son del regio sangue il più prossimo, posso con ogni
ragione stringere questo scettro, retto altre volte da’
miei antenati.
dottore L’è
vera, ma l’ammazzar un om per nient...
d. rodrigo Per
niente? E non vi dissi di conferirvi il governo di Cordova, che è uno dei più
grandi della Spagna?
dottore Vrament, l’è
un guvern che s’estend per
tutt’al mond, perché la mazzor
part dei omin son cordovan.[49]
d. rodrigo Per
caparra della futura mercede prendete questo picciol
segno della mia gratitudine. È un dono della signora infanta per le sue nozze e
questo è il suo ritratto.
20 dottore (Da sé) Maladetta
cullana! To me vò far romper
il col.
d. rodrigo (Da sé) Quel cuor venale già comincia a
cangiarsi al potente incanto dell’oro.
dottore (Da sé) Ah, maladetta
cullana! Lassame star galantom.
d. rodrigo (Da
sé) La luce di quel metallo abbaglia ogni mente più retta.
dottore (Da sé) Lassame
star om da ben. Maladetta cullana!
25 d. rodrigo A che più pensate?
dottore Mì pens ch’al diavel me mand la mesura de la me cavezza.
d. rodrigo Sete pur vile.
dottore A’
mì, donc, sarò gavernator, n’è vera?
d. rodrigo Governatore.
30 dottore Di
Cordovan, n’è vera?
d. rodrigo Sì, di Cordova. Ma qui saremo
osservati.
dottore Non
occor alter, mì farò al serviz puntual! Deme la man.
d. rodrigo Ecco.
dottore Don
Ramir tra dò mes...
35 d. rodrigo Sarà morto?
dottore El
puzzerà, che rinegherà.
d. rodrigo Silenzio e resoluzione.
dottore Ah,
maladetta cullana!
SCENA
QUINTA
Appartamenti
di don Ramiro.
Don
Ramiro, che tiene uno stilo, e Erminda per mano.
d. ramiro Voglio veder quel cuore.
erminda Aiuto!
d. ramiro Voglio stringerlo in questa destra per
urna delle mie lacrime ed imprimervi qualche vestigio d’umanità con i segni del
mio pianto.
erminda Cieli!
5 d. ramiro Assistono i cieli a quest’impresa, ed
io fo questo furto per Giove, che, per fornire il firmamento di stelle, va
cercando il più bel mostro della terra.
erminda Miralo,
dunque, o don Ramiro, ma il mio cuore non può altrimenti aver sembianza di mostro,
se non perché in terra è troppo rara la fede. Vi troverai l’immagine del mio
primo sposo, così tenacemente scolpita, che mi compatirai una volta s’io non
seppi cancellarla per imprimervi la tua.[50]
d. ramiro Voglio
veder quel cuore e s’io divento di sasso come all’aspetto d’una Furia, non
potrà il mondo aver più bella statua della costanza.[51]
erminda Miralo, dunque, o don Ramiro, ma non
paventare all’aspetto del mio cuore, perché non ha terrori l’innocenza. Miralo
pur quanto vuoi e, se pur niente m’amasti, ti prego poi ad inviarlo in voto al
sepolcro adorato dell’estinto prencipe di Catalogna.
d. ramiro No, Erminda, non voglio
porre il tuo cuore in mano alla Morte: porterebbe ella per l’avvenire il
principio e non il fine delle miserie.
10 erminda Tu,
dunque, ricevilo in sacrifizio, anima grande dell’estinto
mio sposo, che qui t’aggiri.
d. ramiro Sarai
per questa volta vittima di don Ramiro. (vuol
ferirla)
SCENA
SESTA
Don
Garzia ferma il colpo, Erminda cade tramortita in una sedia, e don Ramiro.
d. garzia Don
Ramiro, che fai?
d. ramiro Perdonami,
ombra fedele del prencipe di Catalogna.
d. garzia Delirio
stravagante?
d. ramiro Ora
conosco che quel seno è un tempio riverito della tua imagine
e che troppo sacrilega fu quella destra che tentò diroccarne la bella fabbrica
dell’altare con trucidarti quel cuore.[52]
5 d. garzia La
prencipessa non è ferita, ma forse tramortita per l’accidente.
(guarda la principessa)
d. ramiro Ombra
di don Fernando, tu guardi Erminda; lasciamo una volta d’esser rivali. Io ti lascio
quell’anima bella e costante che volò poco fa negl’Elisi per ritrovarti. A me
lascia amare quel freddo cadavere, che tanto solo dell’ingrata Erminda mi
basta.
d. garzia (Da
sé) Per toglier l’infanta dal pericolo mi fingerò qual mi crede. (ad alta voce) Don Ramiro, son fantasma:
difendo le leggi di morte. Oltraggia la maestà di questa dea chi, vicino al
sacro gelo dei cadaveri, ardisce scuotere le faci d’Amore; e poi non è più
amabile Erminda doppo che è fatta imagine
del tuo tradimento.
d. ramiro Erminda fu sol terribile quand’era
viva, né mi spaventa l’imagine dei tradimenti s’ella
istessa gli tolze l’orrore col commetterli. Or senti:
sotto le sembianze d’Erminda lasciami almeno amar la mia morte.
d. garzia No,
perché non devi sperarla tanto innocente.
10 d. ramiro Dunque,
non debbo più amare Erminda?
d. garzia No,
devi lasciarmela...
erminda (Si risente) Come?
d. garzia ...
e scordartene per sempre.
d. ramiro No,
voglio ricordarmene per odiarla e voglio piangerla morta perché non ho potuto
ucciderla più d’una volta. Voglio sacrificare a’ miei
sdegni il suo sesso crudele, se più non debbo amare Erminda.
15 d. garzia Mi
amò, come sai, la principessa Erminda.
erminda Temerario,
né te né don Ramiro. Amo solo la mia morte. (parte)
d. garzia (Da sé) Equivoco meraviglioso!
d. ramiro Tornate,
ombra tradita, ai vostri alberghi di pace, scordatevi di quest’indegna.
Prendete questo ferro, perché forse nei regni de’ Beati non trovereste
istrumenti di morte. Disperatevi ancor voi. (parte)
d. garzia La principessa è fuor di pericolo; l’infante
è restato senza ferro. Don Garzia, t’assistè il cielo
per questa volta.
SCENA
SETTIMA
Selva.
Don
Chisciotte, Sancio, che sta in terra per scrivere.
d. chisciotte Sancio, scrivi, appuntato e corretto,
perché la signora Sibilla veda che io ho un segretario diligente. Per non
imbrattare il foglio ti sei lavate le mani?[53]
sancio Signornò, perché Vostra Signoria sa che
è un gran pezzo che io non batto per le cucine, e molto più, che non ho
seppellito cadaveri fatti da Vostra Signoria. Ma mi dica, per carità: alla signora
Sibilla non sarebbe meglio che le scriveste da sé? Mai ho letto che il signor Splandiano e quelli altri signori si servissero di segretario
nelle lettere amorose.[54]
d. chisciotte Ti dirò, Sancio mio buono, non possono
scrivere i veri cavalieri erranti alle sue dame se non con il proprio sangue, e
perché, come dicesti, è gran tempo che godo una buona salute per la scarsezza
di giostre, venture e battaglie di questo secolo, è necessario che io faccia
scrivere per terza persona.
sancio Ma il sangue che esce dalle
spalle non sarebbe buono?
5 d. chisciotte Taci, Sancio chiacchiarone,
e bada a scrivere.
sancio Sentiremo un poco che titolo danno le
segreterie moderne che carteggiano con le sibille.
d. chisciotte Molto
reverenda signora...
sancio Bisogna finalmente confessare che l’amore
di Vostra Signoria è veramente platonico e che ci si potrebbe cavare una comedia da seminari.[55]
d. chisciotte ... signora
Sibilla mia...
10 sancio ... mia.
d. chisciotte Ignorantissima creatura!
sancio ... ignorantissima creatura.
d. chisciotte Dico a te, sciocco.
sancio ... dico a te, sciocco. (segue a scrivere)
15 d. chisciotte Dico che non dice bene. (li toglie la penna)
sancio Se
non dice bene, piglian quest’altra. (prende un’altra penna)[56]
d. chisciotte Sancio disubidiente,
Sancio balordo, hai fatto uno sproposito d’ortografia. Sibilla si scrive con
lettere maiuscole.
sancio Signore, come che io son servitore di
chi professa armi, non ingrandiva le lettere per adulazione.
d. chisciotte T’ho detto che tu non mi dica barzellette,
perché ho da star malinconico. Da capo.
(detta)
Il bastonato mondo e la razza infame...[57]
20 sancio (Replica in fine) ...fame.
d. chisciotte ... dei
giganti, disperza per le rive ispane...[58]
sancio ...
pane.
d. chisciotte ... dal
mio braccio forte e conservato tra tanto sangue ancor bello...
sancio ...
corbello.
25 d. chisciotte ... indicaranno a Vostra Signoria che io sono dei veri rampolli...
sancio ... polli.
d. chisciotte ... dei
cavallieri erranti, e s’io volessi dire quante
imprese mai...
sancio ... lessi... mai.
d. chisciotte ... dipinte
o in tela o in tavola di me si vedono,...
30 sancio ... in tavola... ah, ah, ah!...
si vedono.
d. chisciotte ... ci
vorrebbe..., e lei pensarà...
sancio ... sarà.
d. chisciotte ... che
sia un’iperbole, più d’un anno.[59]
sancio ... più d’un anno.
35 d. chisciotte Solo
io son quella persona nella quale Vostra Signoria puossi...
sancio Solo...o...o... ossi.
d. chisciotte ... prestamente
maritare e consolare quella piaga acerba...
sancio E...e...e... erba.
d. chisciotte ... che
m’accosta alla morte a poco a poco.
40 sancio Che...e...e... costa...a...
poco.
d. chisciotte Taci, Sancio, non mi guastare il filo. Il signor Sancio Panza, nostro inviato, le raconterà tutte le pazzie, le quali fo per te.
sancio Oh!
Perché non Vostra Signoria?
d. chisciotte Perché ora che entra negl’affetti vuol
essere stil familiare. O vera tramontana...[60]
sancio Eh!, signor don
Chisciotte, di grazia, si vesta; se la signora Sibilla è tramontana, che la
trovi così in camiscia, la morirà di freddo.
45 d. chisciotte Se oggi non fussi
pazzo, che farei troppo alla peggio, ti bastonerei. Segui: Tramontana dei miei pensieri. Il medesimo porta il foglio bianco del
nostro matrimonio con ordine di legarmi...
sancio Ordine di legare? Mi maraviglio di Vostra Signoria! Son poveruomo, ma per questo
onorato. Questa qui non è una lettera, ma una cattura.[61]
d. chisciotte Non ti alterare, Sancio mio, di reputazione
e da bene, lascia finire il periodo: di
legarmi alla tua volontà.
sancio Oh, oh!
d. chisciotte Dalle
viscere della selva donchisciottea. A quanti
siamo?
50 sancio Per amor della tramontana e per
servizio di Vostra Signoria, metterò ai 60 d’agosto.
d. chisciotte Mi piace l’iperbole per alludere al mio
ardore. Veniamo alla soscrizione: Tuo, se
ti è commodo di pigliarmi; se no, della pazzia, della
disperazione e della morte.
Il
Cavaliere della Triste Figura.
Questa
lettera copierai alla prima occasione e di poi vattene con l’istruzioni
mie a cercar la signora sposa, la quale abita come ti dissi in luoghi
sotterranei e scuri; perciò avverti di cercar tutte le buche che troverai per
la strada, non sapendo io precisamente dove si stia. Or va’, ch’io resto a
cantare una canzonetta amorosa.
Sancio Vostra
Signoria canti pure, ma bisognerebbe che l’accompagnasse un istrumento a due
mani. (parte)[62]
d. chisciotte Grilli, voi che viaggiate
per le buche dì e notte
sempre a nome di Chisciotte
la Sibilla salutate.
Vi
ricordo, però, o prudentissimi grilli, avanti il Chisciotte di mettervi il don ancora, ancora ch’io l’ho lasciato
perché non capiva nel verso.[63]
SCENA
OTTAVA
Erminda,
Galafrone e detto da parte.
erminda Adesso
stiamo forse in sicuro.
galafrone Fostra Serenissimezza, non abbia più dubitazione, perché siamo
fuggiti con molta segreteria.
d. chisciotte (Da per
sé) Questa è qualche Nàpea di queste selve.[64]
erminda Noi non siamo stati osservati perché dal
giardino passammo alla foresta. Convien ora che io deponga queste spoglie feminili; io poi mi celerò nel tugurio di qualche pastore. E
tu ritorna intanto a Siviglia per intendere che si dica della mia fuga e per
toglier con opportunità quel baulletto prezioso che
portai meco da Valenza. Qui di poi averemo commodo bastante di portarci sopra il Beti
a Gibilterra, dove m’attende un legno del mio genitore.[65]
5 galafrone Ie, però, ho crantissima paura di tornare a Sebilla.
d. chisciotte Già ti conosco per un uomo vile ed indegno.
Paura della Sibilla, che è la più bella signora di questo mondo! Signora Nàpea, Nereide, Driade o quel che diavolo Vostra Signoria è,
mi condoni se ho usato questo cattivo termine con il suo scudiero, ed Ella
intanto si compiaccia di comandarmi qualche cosa, perché io son nato a posta
per risarcir torti e difendere donzelle; né guardi che io sia matto, perché mi
ha fatto matto una donna.[66]
galafrone Cioè sua matre.
d. chisciotte E so’ matto solamente nell’amore e non
nella rabbia.
erminda Chi
è mai questo mentecatto?
10 galafrone Lasci ceremoniare
a me, perché io conosco benissimo. Mie patrone, lassi andar noi a far nostri
fatti e se Voseñoria vuole che questa señora ancora li lasci il suo nome...[67]
d. chisciotte M’avete preso per uno sbirro? Non conoscete
i cavalieri alla cera?[68]
galafrone Voseñoria mi
par cera vergine, perché è di quella tonda.[69]
d. chisciotte Ditemi, gentilissima dama, che cosa diceva
questo vostro servo di Sibilla?
galafrone Sebilla dico
io e non Sibilla.
15 d. chisciotte Sì, come volete. Dove sta veramente?
galafrone Circa due leghe e otto millia lontana.
erminda Rispondi tu.
d. chisciotte Come è? Bella?
galafrone Pellissima.
20 d. chisciotte È giovane?
galafrone Oh, questo no, perché è molto
antichissima.
d. chisciotte Veramente lo credo, perché era grande e
grossa anco a’ tempo d’Enea. Io, peraltro, non mi
curo d’oro, ma pure voglio sapere come averà della
dote. Ditemi: è ricca?
galafrone È ricchissima per cagione di mercanzia.
d. chisciotte La Sibilla sta a bottega? Ah, fame
ingordissima dell’oro, che sino nei sacri cuori hai ricetto! Ditemi, è pur
libera?
25 galafrone Oh, questo no, perché è tel re Alfonso.
d. chisciotte Di quel vecchio?
galafrone Di quellissime.
d. chisciotte Sibilla infedele, Sibilla traditora, lassare un partito d’un cavaliere errante per un
vecchio rimbambito! E come le vuol bene?
galafrone Moltissime assai.
30 d. chisciotte Tradito Cavaliere della Trista Figura! Ah,
tant’è, bisognerà che aspetti tra questi boschi tanto che resti vedova.
erminda Ancor non intendo la semplicità di
costui.
d. chisciotte Questo vecchio n’è geloso?
galafrone Molto, molto, perché più di diecimila
uomini la guartano.
d. chisciotte (Da
sé) Ohimè, questi son per me troppi rivali! Ma considera, o Don Chisciotte,
che gran bellezza dev’esser questa.
35 galafrone E per celosia ancora il re l’ha tutta
bastionata.
d. chisciotte Ah, re furfante, strapazzarla in questa
guisa! Bastonare per gelosia l’istessa idea della pudicizia! O vo’ che la
tratti bene o che faccia per forza il divorzio. (parte)
galafrone Quant’è matte costui!
erminda Non ho capito il delirio di quest’infelice.
Galafrone, seguiamolo da lontano per rinvenire dietro
alla sua traccia qualche capanna di pastore.
galafrone Io, dunque, tevo
antare a ruppar baullo?
40 erminda Sì,
che lo potrai far con commodità.
galafrone E se io di poi son trattenuto alle
forche, l’infierò a Vosseñoria
per il poia.
SCENA
NONA
Appartamenti
di Rodrigo.
Don
Rodrigo e don Garzia.
d. rodrigo Voi, sentite: morirà don Ramiro per
opera mia. Alfonso non ha di me più prossimo per chiamare alla successione
dello scettro. Voi, che avete il comando dell’armi e che, essendo destinato
sposo di donna Eleonora, avete in mano tutte le forze del suo ducato, non
potete assistere con più ragione e interesse che al vostro genitore.
d. garzia Padre,
ho sentito. Il cielo deve proteggere l’innocenza del prencipe;
Alfonso non ha chi con più obligo di Vostra Altezza
dovesse difenderlo dai tradimenti. Donna Leonora ed io non abbiamo ragione o
interesse per favorire chi congiura contro del nostro re.
d. rodrigo Sete prima figlio di don Rodigo che capitano
di Alfonso.
d. garzia Alla giustizia devo più rispetto che
al padre.
5 d. rodrigo Eh, don Garzia, non si può esser grande
con tanti rispetti.
d. garzia Eh, mio signore, non si può esser re
a dispetto del cielo.
d. rodrigo Non averò
altro giudice che me stesso.
d. garzia Che fiero tribunale sarà codesto?
d. rodrigo Quando sarete l’infante d’Andaluzia, non parlerete poi così.
10 d. garzia Parlerò sempre così,
perché non sarò l’infante d’Andaluzia.
d. rodrigo Non sarete mio figlio?
d. garzia Finché sarete giusto.
d. rodrigo Ognuno è giusto, quando è monarca.
d. garzia Ognuno è monarca, quando è signor di
se stesso.
15 d. rodrigo Vi contentate di poco.
d. garzia Vi lusingate di troppo.
d. rodrigo È grande il pensiero.
d. garzia È maggiore il pericolo.
d. rodrigo È una corona. Pensateci. (parte)
20 d. garzia È un tradimento. Consideratelo.
SCENA
DECIMA
Appartamenti
di Ramiro.
Egli
sta sedendo appoggiato ad un tavolino, dove sta un nappo con una tazza, e
Dottore che gli tasta il polso.
dottore Ah,
bisogna pò magnar e ber ben, ch’a’
mì ghe trov
de gran debolezza.
d. ramiro (Si rizza) Debolezza in don Ramiro? E qual fede più forte della
sua fede? E qual seno più ardito del suo seno, che con la fierezza del suo
destino sa combattere ancora senza cuore?
dottore Ades ades, el
m’argument a
fortiori con un pugn int’el
mustaz.[70]
d. ramiro Debolezza
in don Ramiro? Dove studiaste?
5 dottore In Salamanch, al so comand, e son addutturà in Medizina zivil e canonica.
d. ramiro Ditemi:
Amore è male o medicina?
dottore A’ son pur imbroià, a’ mì
sustengh asulutament che l’è
medizina.
d. ramiro E
come?
dottore Perché
sol far ad alcun dell’evacuazion int’el
zervel.
10 d. ramiro E
io ti dico che è malattia.
dottore Quel che comand Vostra Altezza. Al dizev
un tantin difficultatis grazia.
d. ramiro Perché
fa desiderare ad un cuore ciò che li nuoce e nausear ciò che lo sana.
dottore Optime, ma per
guarir da sta malattia, la prend
un po’ quel siroppin ch’è là.
d. ramiro Voi non sapete curarmi. La mia medicina
è in una pietra che sta nel seno d’Erminda.
15 dottore E
mì cred che la stia int’un arbel e che consistereb in aduprar il pedon.
d. ramiro Studiaste
astrologia?
dottore Mì son l’omo mort, al so comand.
d. ramiro Perché
vi chiamate così?
dottore Al dirò or: dice Marzial
che post fata venit
gloria. Donch, a’ mì per aver qualche gloria di me lunar
anch’in sto mond, me fo chiamar l’uomo mort.[71]
20 d. ramiro Vilissimo
usurpatore delle glorie altrui, perché tenti di portare il tuo nome sopra il
volo delle penne più sublimi e rischiarar coi sudori non tuoi l’oscurità dei
tuoi inchiostri?
dottore Mo’,
che diavel l’ha or?
d. ramiro L’uomo
morto son io.
dottore Te,
te, te, el me signurin, se
la me vol far creder d’esser l’uomo mort, la non se mova con le man.
d. ramiro Io, che sono senza Erminda, son senza
vita; e se vuoi da me qualche notizia di stelle, senti.
25 dottore Dzi, e tni le mani a vù.
d. ramiro Senti: quelli
splendori così fieri che s’accendono colassù sono scintille d’inferno, perché
ancor quelle son fuoco d’amore. Senti.
dottore Mì non son zià sord.
d. ramiro Barbare
stelle!
dottore Bricconaz!
30 d. ramiro Voi
dovereste solo inclinar la volontà dei mortali, ma
per usar loro forza maggiore, prendeste dalle pupille di quella perfida le
fiamme più crudeli. Barbere stelle!
dottore Furfantone!
d. ramiro Amico, non l’ingiuriare. Finalmente
sono imagini luminose di quel sembiante.
dottore Ah,
le me stlline!
d. ramiro Tue
no, temerario!
35 dottore L’ha
razon. Mi disdich e ghe fo una donazion di tutt’al firmament.
d. ramiro L’ho
già ricevuto per dote nello sposalizio dell’Orsa maggiore.
dottore L’è
vrament un blissime parentad, ma mì gh’avé un tantina de difficultà int’el tuccaman.[72]
d. ramiro Già si festeggiano le mie nozze con l’armonia
più soave delle sfere e con un ballo ingegnoso di tutti i sette pianeti.
dottore Ma
se fan il festin all’aria, balleran
al buio ben, perché la luna è scema.
40 d. ramiro Ahimè,
già sono stanco dal più ballare. (si pone
a sedere)
dottore Cancherazz, po’ discrezion dlla signor Orsa mazzor, che l’ha dò gambe d’evantaz
de Vostra Altezza.
d. ramiro Ballate,
di grazia, per me, che io voglio prender riposo.
dottore Volontier, mì ballerò con l’Orsa minor per no darghe
zelosia. (da sé)
Mo’ diavol indovina con costù:
ades l’è uom mort, ades l’è marì dlle
stelle. Al sarìa vrament un
dan che le stelle piàsser marit, perché la nott non potrebben più star fora. Ma l’è qua Sua Maestà. Al vòi lassar int’el imbroi lu.
SCENA
UNDECIMA
Re,
don Rodrigo, don Garzia, don Ramiro e Dottore.[73]
re Che
fa il nostro prencipe?
dottore Al
è semper più matt che lungh.
re E non si troverà
rimedio dalla vostr’arte alla sua sventura, al mio
dolore?
dottore Cuntrariis cuntraria. Se
l’è impazzito per amor, guarirle per forza.
5 d. rodrigo Non
si può il Dottor astenere dalle sue facezie? Sa, però, la Maestà Vostra, che è
dei più periti del regno...
re Che bevanda è quella?
dottore Gh’ho distillat su tut’al me intellet per far quel siroppin e se ne i farà turnar il zervel,
vo’ mandar Miser Galen a
far il baldacchin al cavial.[74]
d. garzia Bisognerebbe,
dunque, che la bevesse.
dottore Mo’
sigura.
10 re Usaremo ogn’industria, ma perché così stanco?
dottore Al
se credev di balar cui
sette pianet.
re Per
toglierli l’oppinione del medicamento, voi partitevi.
dottore Mì avev apunt
zert’occupazion d’andar a tastar il polz a un mort.
(il re e don Garzia s’accostano al tavolino)
(con don Rodrigo) Me Padron, feghe pur ber quella menestra, perché lì denter sta il
servizi dlla culana.
d. rodrigo È potente il veleno?
15 dottore Gh’ho fatto pissar denter mezza duzzina di ramarre e na guzzolina
sola non sol l’avlena una fameia
intiera, ma arriva sin alla quarta zenerazion. (parte)
d. ramiro (Si rizza) Eh là date segno all’intelligenze
motrici che fermino il suono delle sfere, che mi par tempo d’andare attorno col
nettare. (prende la sottocoppa)
d. rodrigo Sire, forse da questa bevanda dipende
la sua salute.
d. ramiro Serenissimi pianeti, ormai è tempo di
ristorarsi. E pur importuno Saturno, che vuol portar la sua malinconia ancor
nelle nozze! Non voglio che beva. (al
padre)
re Figlio,
di grazia, bevete.
20 d. ramiro M’ho
da prendere in casa mia la precedenza? Tocca a Mercurio ad esser il primo. (porta la sottocoppa a Rodrigo)
Ingegnosissimo dio de’ ladri, avete pur la bella machina in testa, se vi riesce
il disegno![75]
d. garzia (Da sé) Come lo rimprovera a proposito!
d. ramiro Bevete.
d. rodrigo No, che è preparata per Vostra Altezza. (da sé) Che cimento!
d. ramiro Dovete
bevere per forza; so che con questa bevanda pensate d’ammorzare la vostra gran
sete.
25 re Quanto
delira!
d. garzia (Da sé) Quanto parla da savio!
re Deh!
Don Ramiro, se desiderate la vostra salute...
d. ramiro Voglio che, per la mia salute, beva
questo nume e mi faccia un brindisi.
d. rodrigo Sire, sarà meglio che io parta.
30 re No, perché in tal maniera, secondando la frenesia, voglio
indurlo a bevere con inganno. Prencipe, ma se Mercurio ne prenderà un saggio,
beverete di poi?
d. rodrigo Eh, Sire, tentiamo qualc’altro
modo.
d. ramiro Sì,
beverò.
re Don
Rodrigo, prendetene, dunque, due stille.
d. garzia Sì,
questo è meglio.
35 d. rodrigo (Da sé) Oh Dio!
Ma lo verserò a caso. (ad alta voce)
Beverò.
d. ramiro Fermate, che voi non sete Mercurio,
siete quel zerbino temerario che vuol ballar per forza con la Fortuna.[76]
re Quanto
vaneggia!
d. garzia (Da sé) Quanto dice il vero!
d. ramiro (Va a don Garzia) Beva, dunque, quest’altro.
(al padre) Voi sete vecchio. Chi vi ha chiamato al festino?
40 d. rodrigo Adesso sì che non vi è rimedio.
d. ramiro Ma questa è l’ombra
di don Fernando. Come entrarono i fantasmi in cielo? Eh, sì. Voi, che movete il
cuor di colei, sete l’arbitro del sole. Bevete, dunque, e sappiate che in
questa bevanda vi è il prezzo intiero d’un regno...
d. rodrigo (Da
sé) Ohimè, certo il Dottore mi ha scoperto.
d. ramiro ...
perché Cleopatra vi stemprò quella perla così preziosa.[77]
d. rodrigo (Da
sé) M’ingannai.
45 d. garzia Ma
mi promette, Vostra Altezza, di gustarne ancor Ella?
d. ramiro Vi
prometto.
d. rodrigo (Da
sé) Oh, Dio! (ad alta voce) Don
Garzia...
re Di
che v’affannate?
d. rodrigo Sento fino all’anima le miserie di don
Ramiro.
50 d. garzia Beverò
per invitarlo.
d. rodrigo Don Garzia, non bevete!
re Ma
perché?
d. rodrigo Non va scemata la dose.
d. garzia Alla
salute di Vostra Altezza. (beve)
55 d. rodrigo (Da
sé) Alla mia morte.
d. garzia Beva
adesso, Vostra Altezza, il restante.
re Sì,
don Ramiro.
d. ramiro È
saporita? (prende la tazza)
d. garzia Se
è nettare!
60 d. ramiro Se
è nettare, io mi ho da pascer di lacrime. (la
getta e parte)
re Così resterà sempre tormentato don Alfonso dal suo dolore. (parte)
d. garzia Così
sarà sempre flagellata questa reggia dal suo destino. (parte)
d. rodrigo Così rimase punito don Rodrigo dal suo
tradimento. (parte)
Fine
del primo atto.
ATTO
SECONDO
SCENA
PRIMA
Galleria.
Ramiro
e Dottore e paggi con quadri staccati dalle pareti.
d. ramiro Non
vuò che s’adornino queste regie pareti con le superbe
imagini di tante donne. Olà, si portino tutte.
dottore Con
questi rezipe che lié me dà
‘nt’el gruppon, de’ medic me farà diventar l’ammalad![78]
d. ramiro Fate
più volentieri l’offizio vostro.
dottore Mo’
cancharaz! Mì fo el mestier del duttor, non del fachin.
5 d. ramiro Quando porterete il ritratto d’Erminda,
sarete un altro Atlante che sosterrete il cielo.
dottore A’ mì non potré durar sta fatica, perch’a
pena mì posso rezzer Vostra
Altezza, che l’è un stellin.
d. ramiro Porgetemi
questi ritratti di femine. La giustizia sottopone
alle pene anco l’imagini.
dottore Ecchen une.
d. ramiro Chi
è questa?
10 dottore Quest
l’è un ritratt antichissime. L’è la signora Pirra.[79]
d. ramiro Pirra? Questa fu causa di tutto il male del mondo. (getta il ritratto e lo sfonda)
dottore Mo’ perché?
d. ramiro Perché
formò le donne con la durezza delle pietre.
dottore E perziò
Vostra Altezza s’è mess a un gran ziment.
Le sta assai, che non si sia rivoltà con le sassade.
15 d. ramiro (Ne prende un altro) Chi è quest’altra?
dottore Questa
l’è Artimisia, che fu tanta cotta de so marì, ma n’è maravìa, perché se l’
bebbe.[80]
d. ramiro Da
questa imparò Erminda ad idolatrare ancor le ceneri. Si tolga dal mondo la sua imagine. (getta e
sfonda)
dottore Mo’,
Vostra Altezza, non ghe dia tant
int’el stomach, perché non
potrà dizerir il signor Mausolo.[81]
d. ramiro Chi
è quest’altra donna?
20 dottore L’è
madonna Lucrezia romana che se sbudela.[82]
d. ramiro Generoso
cuore di Lucrezia, so che ti vergogni di stare in seno d’una donna. Ecco che io
t’apro più larga la strada. (getta e
sfonda)
dottore Sfonda,
sfonda; ora consider verament
quant l’è mei in sto mond l’esser
urizinal, che ritrat. A
quest’alter pò fors nul tucherà, perché l’è ritratt de so mader.
d. ramiro Questa
è la mia genitrice. (lo prende)
dottore Manch mal![83]
25 d. ramiro Crudelissima
donna!
dottore Mo’
sta veder che sfonda anche ‘l lié.
d. ramiro Perché non
ascondermi subito nato tra gl’orrori d’un sepolcro...
dottore Perché
Vostra Altezza, quand l’era pizzinin,
non volea star al bui.
d. ramiro ...
se, generandomi per Erminda, mi destinasti ad una fiera?
30 dottore La
sarà fiera libera, perché i matt non pagan gabela.
d. ramiro Perfida
genitrice!
dottore Mo’
che la non strappazzi so mader,
perché sarà impiccà.
d. ramiro Prendine
il guiderdone. (lo sfonda)
dottore Se
quest l’è il guiderdon, mì non mi curo de’ salari.
35 d. ramiro Ah,
misera genitrice!
dottore Ades pò el
ghe despiaz. Mo’ comod se potrebb almen salvar dal guiderdon la signora
Erminda?
d. ramiro È
delle stelle il delitto.
dottore Mo’
ghe piant do baf int’al mustaz
e, per salvarla dalla rabbia che ha sto matt col zener femminin, ghe spedisch una patent de virilità.
(il Dottore va e fa le bassette al ritratto d’Erminda
con l’inchiostro del calamaro)
d. ramiro Anzi,
di chi l’accese così fiere al mio natale?
40 dottore D’Erminda
l’è divenù Barba Niccolò.[84]
d. ramiro Porgetemi
quell’imagine che resta. Oh Dio, non ve ne son più da
lacerare!
dottore An
ghe n’è più. Mo’ se facess
così a tutte le donne dipint, si guasterebb
ancor dei urizinal.
d. ramiro Le
spoglie son di femima? Ma la sua faccia...
dottore Vostra
Altezza dica mustaz, perché l’è masculin,
se l’ha le basette.
45 d. ramiro Ditemi:
che sembiante è questo?
dottore Mo’
diavel trovela. A quest l’è Miser Achille.
d. ramiro Achille
non era donzella.
dottore Al
è quand stava in Sciro travestì in quel seminar de fanziule.
d. ramiro È
vero.
50 dottore Manch mal!
d. ramiro E
ancor nelle sue pupille trovo la punta di quello strale che ferisce in un tempo
e risana.
dottore Con quest
mirar d’occi, mì ho paur di qualche bel disegn di un pugn.
d. ramiro Barbaro
Achille, quanto fuoco portasti in quella regia infelice! Andiamo, perché io
sento accendermi il seno.
dottore Mo’,
Vostra Altezza, se guarda pur dal cald, che la fa
ben. (lascia il ritratto appoggiato)
SCENA
SECONDA
Stanze
di Rodrigo.
Don
Rodrigo e don Garzia.
d. garzia Padre,
e qual miseria è così forte che sappia trionfar della vostra constanza? E qual armi adoprò mai la Fortuna per farsi
tributaria di pianto la pupilla di don Rodrigo?
d. rodrigo La
pupilla di don Rodrigo.
d. garzia Su, negate al vostro destino il vile
omaggio delle vostre lagrime. Don Rodrigo, chi vi toglie a voi stesso?
d. rodrigo Voi stesso.
5 d. garzia Se
io son fabro delle vostre sventure, emenderò il
tradimento.
d. rodrigo Sì, emenderò il tradimento.
d. garzia Sì,
lo farò col mio sangue.
d. rodrigo Sì, lo farò col mio sangue. (tira mano)
d. garzia Ah,
don Rodrigo, fermate!
10 d. rodrigo Ah, fermate, don Garzia, voglio morir
con voi!
d. garzia Viverò, lasciate.
d. rodrigo Voi dovete morire.
d. garzia Dubito
che vaneggi. Morirò ancor se volete, ma svelatemi questi enimmi funesti, ch’io
non intendo.
d. rodrigo Anzi, mi è di qualche conforto che voi
ancor non intendiate.
15 d. garzia Sarà
il primo dolore che non cerchi il suo sfogo.
d. rodrigo Non lo cerca, perché non può trovar né
compassione né consiglio.
d. garzia Né
pur da un figliolo?
d. rodrigo Eh, don Garzia, non può stillare il
balsamo dalla piaga.
d. garzia Eh,
vi sovvenga che sete don Rodrigo.
20 d. rodrigo Questo vorrei scordarmi.
d. garzia Padre,
parlate.
d. rodrigo Sì, voglio parlare. Voglio punire il mio
delitto con il rossore di palesarvelo. Voglio provocar la mia disperazione con
la miseria d’essere odiato ancor da voi. Sì, voglio parlare; e perché non seppi
avere orrore de’ tradimenti, voglio per questo poco lusingarmi di vedere almeno
in voi la mia imagine inorridita. Sì, voglio parlare.
d. garzia Dite.
d. rodrigo Sì, voglio dire, ma come debbo
incominciare?
25 d. garzia (Da sé) Io stesso son causa del suo dolore? (a lui) La mia innocenza...
d. rodrigo La mia innocenza? Don Garzia, non posso
incominciar così.
d. garzia Svelatemi
una volta sì confusi equivoci.
d. rodrigo Come ho da dire?
d. garzia (Da sé) Io, dunque, l’offesi? (a lui) E pure non ho rimorso...
30 d. rodrigo Non ho rimorso? Figlio, non posso dir
come dite voi.
d. garzia (Da sé) Più che mai credo che deliri. (ad alta voce) Padre, io finalmente non
so intendere la cagione delle vostre amarezze.
d. rodrigo Fu un nettare fatale.
d. garzia Certo
che non parla da senno.
d. rodrigo Ah, che non fussimo
mai intervenuti a quel ballo di pianeti!
35 d. garzia (Da sé) Don Rodrigo infelice! Il cielo
difese l’innocenza di don Ramiro con toglier l’intelletto al mio genitore che
gli insidiava la vita. (ad alta voce)
Padre, quanto è giusto il cielo nelle vostre sventure!
d. rodrigo Fu traditore per voi, se vi stillò fin
tra ambrosia la morte.
d. garzia Ah,
se la mia morte potesse esser medicina del vostro male!
d. rodrigo Anzi, la medicina d’un altro fu la
vostra morte.
d. garzia Io,
dunque, son morto?
40 d. rodrigo Per questo piango, o don Garzia.
d. garzia (Da sé) Questo è delirio senz’altro. (ad alta voce) Oh me sventurato!
d. rodrigo Ma più sventurato don Rodrigo! Voi
morite innocente, ed io viverò traditore! (parte)
d. garzia Lo
seguirò per farlo ben custodire. (parte)
SCENA
TERZA
Selva.
Don
Chisciotte e Erminda travestita, da due parti.
erminda Tornate
pure a tributare la fedeltà del vostro dolore alla tirannia del vostro destino,
sventurate pupille dell’infanta di Valenza.
d. chisciotte Tornate pure all’onorata impresa della
vostra pazzia, piedi, mani e capo di don Chisciotte della Mancia.
erminda Fonti
generose di questo cuore, non siate avare di quell’umor prezioso che è così
grato alla sete de’ cieli.
d. chisciotte Membra delicatissime di questo corpo cavalleresco,
non abbiate tanta paura di lividure, che servono quasi di smalto alla vostra
bianchezza.
5 erminda Lacrime
innocenti, so che vi raccoglie quello spirito adorato e se ne smalta la tomba.
d. chisciotte Capate sode, so che vi sente la signora
Sibilla e glene vien compassione.
erminda Ohimè, di nuovo m’incontro in quel
forsennato.
d. chisciotte Ecco gente. È meglio che io faccia un paio
di salti, acciò non mi stimi savio.
erminda Veramente
non mi par di potermi trattenere con più sicurezza che all’albergo di costui,
che non mi può riconoscere, fino al ritorno di Galafrone.
10 d. chisciotte Veramente è meglio che per far fare questo
divorzio al re Alfonso per forza, io chiami in aiuto qualche altro cavaliere
errante, particolarmente per amore di quei diecimila che la guardano.
erminda Gentil pastore...
d. chisciotte Gentile sì, ma non pastore, perché, quando
io per altro non son matto, son cavaliere.
erminda Secondarò
il suo genio. Cortese cavaliere...
d. chisciotte No. Ci vorrei quel gentile ancora.
15 erminda Come
vi piace. Mi tratterrei, se non vi fusse discaro, per
breve tempo nel vostro albergo.
d. chisciotte Padron mio, io non ho né casa né tetto e mi
trattengo in una buca; è ben vero che, per buca, credo che sia la più commoda doppo quella di Merlino,
perché in terra ci posson dormire benissimo più di
trenta cavalieri.[85]
erminda Amico, io già non cerco riposo.
d. chisciotte No, no, le sue ore bisogna poi dormirle in
tutti i modi; particolarmente noi altri cavalieri, acciò non ci venisse in
qualche giostra o torneo fatto qualche grande sbadiglio. Ma qual è il suo nome?
erminda Il Cavaliere del Funesto Pensiero.
20 d. chisciotte Oh
bello, bello! Se lo volesse barattare con quello della Trista Figura, gli
vorrei dar, giunta, l’impresa de’ molini a vento. Signor Cavaliere del Funesto Pensiero,
ha mai perduto il cervello Vostra Signoria?
erminda Se
io avessi perduta la ragione tosto che perdei il mio cuore, non saprei d’esser
tanto infelice. Piacesse al cielo!
d. chisciotte Veramente son grazie singolari de’ cieli. (da sé) E tu, ingratissimo Don Chisciotte,
non la conosci. (ad alta voce)
Compatisco la vostra saviezza, signore. Andiamo.
erminda Se
avvanzassero le lacrime alla mia, piangerei le sue
sventure.
SCENA
QUARTA
Sala.
Re
e don Garzia.
re Compatisco
ancora la povera principessa.
d. garzia Intesi,
dalle mie stanze, le sue strida e appunto giunsi opportuno per riparare il
colpo di don Ramiro.
re Quest’ultimo accidente l’ha indotta, benché con poco
consiglio, a fuggirsi dalla reggia.
d. garzia Altrimenti,
però, che col favor della notte non poteva troppo allontanarsi senza essere
scoperta.
5 re La diligenza del capitano della guardia, che ne andò, come
dissi, in traccia, spero che la renderà tosto alla corte. Ma ecco appunto la principessa
vostra sposa.
SCENA
QUINTA
Donna
Eleonora e detti.
d.na eleonora M’inchino alla Maestà Vostra.
re Donna
Eleonora, le mestizie di questa reggia desolata differiscono per adesso la
solennità de’ vostri sponsali.
d.na eleonora Sire, non posso
pensare ad altre consolazioni che a quelle che desidero alla Maestà Vostra, né
credo di farmi degna di don Garzia, se non con un cuore che non abbia altr’idolo
che la felicità di questo regno.
re Signora prencipessa di Murcia, a quest’idolo sagrificarono
più volte del sangue loro medesimo i fedelissimi duchi vostri antenati. Molto
debbo alle vostre espressioni.
5 d. garzia Sire,
oltre le disavventure communi di questa corte, mi si aggiungono adesso le mie
particolari.
re Ma le vostre
particolari sono ancora communi per questa corte. Che vi è di sinistro?
d. garzia Il
mio genitore da poche ore in qua ha perduto, come don Ramiro, il lume della
ragione.
re Che mi dite, don Garzia?
d.na eleonora Che reggia sventurata!
10 d. garzia Voleva poco fa uccidersi e poi,
prorompendo in tenerissime lacrime, mi piangeva per morto.
re Mi fate
sovvenire adesso di certi suoi moti stravaganti, quando don Ramiro delirava con
quella bevanda.
d.na eleonora Converrà custodirlo.
d. garzia Ho procurato di fermarlo nelle sue
stanze.
re Come si
chiamerà don Alfonso, se è proprio ancora d’ogni uomo il titolo d’infelice? (parte)
15 d.na eleonora Don Garzia, sono ancora mie le vostre
disgrazie.
d. garzia Ma tornano poi ad esser tutte mie,
quando donna Eleonora vuol entrarvi a parte.
SCENA
SESTA
Città.
Sancio
solo.
Ma veramente, signor Sancio Panza mio bello,
or che siamo tu e io soli soli soli,
chi ha più giudizio? Il signor don Chisciotte a scrivere una lettera alla
Sibilla o tu a portargliela? Perché, se questa Sibilla, come credo, non è né
arata né seminata, non occorre cercar più buche: se c’è e che sia indovina,
come dicono, senza che gliela porti, saprà il contenuto da sé. Dunque...[86]
SCENA
SETTIMA
Dottore
e detto.
dottore Donch? Mo’ quest’al è zent che argumenta. Galantom, nego consecuentiam.[87]
sancio Per
servirla sempre, signor.
dottore Mo’
non bsogna dir per
servirla semper. A’ bisogna dir probo o vrament
assigno rationem o verament mì so’ in sacch.
sancio Quel che vuol Vostra Signoria.
5 dottore Mi
songh indifferent. Si vulì dir probo, mì ho car de disputar; si vulì la
razon, mì ho car de capazitarv; si vulì dir mì so’ in sacch, mì ho car de repusar un tantin anch mì.
Si ho da disputar, è nezessari che mì ve confond. Si vulì la razon, mì ve dovvrò far mentir. Si vulì restar in sacch, mì ve farò vituperà. Elezì vù: o vlì
restar confus o buziard o vetuperat? La confusion ve potria far impazzir; l’esser buziard
ve farà diventar lader; l’esser vituperat
ve potria porr alla
berlina. Si vù diventà pazz, vù sarè
bastonad; si vù diventà lader, vù sarè frustad;
si vù andè a la berlina, vi
tireran dlle pietre int’e lu stomach.
Or vedi, per dir quella parola donch che vù non potè fuzzir o bastonà
o frustà o pietrat.
sancio Signore, non ho avuto intenzione d’offenderla
e non sapeva che quella parola fosse parola illecita; e mi rimetto quel dunque nello stomaco con maggior
appetito che se fusse un pane.
dottore Al dizi ben,
che l’è un pan, perch’al donch l’è segno de consequenz; la consequenza vien
dal discors; el discors pasce l’intellet; il pan
s’affetta, l’intellet divide. Ma guardé
ben di non metter la consequenza int’e
lo stomach, perch s’a’ mì ve la negh
e la avì int’e lu stomach, vù
n’avì né consequenza né stomach; si mì ve la divid, ve divid lo stomach per mezz e così: o vulì esser senz stomach o vulì averne dò?
sancio E
se io non ho da empirne uno, come farei se ne avessi due?
dottore Se
vulì averne un sol, un l’è la metà de dò, quel che è
la metà l’è mez. Vù donch avì un mezzo stomach e così al voster stomach sarà mezz, perché l’è
come la luna, che, se ben le dize piena, al ghe n’è l’altertanta da riempir.
10 sancio Questo è
verissimo; il mio stomaco è similissimo alla luna, perché appena si empie una
volta il mese.
dottore A’
mì cred che sì piazevol. Che profession l’è la
vostra?
sancio Io... (da sé) Ah, vorrei parlare elegante! (ad alta voce) Favorisco le lettere.
dottore Vù favorì le lettre? A’ mett in cap, servidor de Vostra Signoria;
ma che lettre, verbi grazia, si potrebbe un po’ saver?[88]
sancio Oh questo no, perché son
sigillate.
15 dottore Lettre sizillate?
Vulì forse dir che purté
lettre?
sancio È il medesimo, perché è il
medesimo portare e favorire.
dottore A
vù si donch un porta
lettre? Mo’ cavatev un po’ de nov
il cappel. Che om sete vù? Dì che condizion? Di che zener?
sancio Dell’uno e dell’altro genere.
dottore Mo’ comod?
20 sancio Sancius Sancii come Dominus Domini;
Panza Panze come Musa Musae.[89]
dottore Oh
garbat. Mo’ tornat un po’ a
coprir, zià che sapet di
latin, signor Sanzi Panza. Ma cosa falla in sto mond?
sancio Sono Ambasciatore straordinario
e plenipotenziario.
dottore Vostra
Eccellenza, compatisch; ades
me cavv el capel a mi e vengh a man manch. Eccome tutto despost a
servirla.[90]
sancio Vostra Signoria, mi darebbe una notizia, ma con
tutta la confidenza?
25 dottore A’
mì ghe la darò assolutissimament, perché an’è
cosa che a’ mì non sappi.
sancio Come si potrebbe portar questa
lettera?
dottore Mo’ che mi lassi veder dove valla.
sancio Oh
questo poi no, certo. Da che io per dire le cose dell’altri feci andare in
galera uno, non ne vo’ saper altro.
dottore Vù, donch, avì fatt
la spia?
30 sancio Una volta sola, ma adesso che il
guadagno è scarso...
dottore Torné prest a man manch. Torné de nov a cavarv ‘l cappel e poi andé a far il fatt voster.
sancio Orsù, io me n’anderò,
ma se il mio padrone saprà questi cattivi portamenti che io ricevo, forse, in
cambio di bastonar giganti, si risolverà a frustare i dottori.
dottore Aspetté un tantin. (da sé) Mo’ diavel! Dlle
volt al bisogna portar rispett anch’alle spie. (ad alta voce) Mì
son tutt qua al voster comand.
sancio Mirate
un po’ questa lettera e insegnatemi il modo di decapitarla.[91]
35 dottore Al
mod di decapitar le lettre al saprà quel che ha taià l’H dall’alfabet. Ah, ah, ah!
«Alla molto reverendissima signora Sibilla». (da sé) Gran zervel bisogna che l’abbia mì, che sun destinà
a sto mond per serviz de tutt i matt. (ad alta voce) Non occorr
alter. Mì ho grandissima confidenz
con questa gran signora.[92]
sancio Dunque c’è da vero costei?
dottore Per dirvel in
dò parol la viene in cantina me dò volt la settiman per conferir qualche uracolet
di man in man.
sancio Insomma, il mio padrone non è matto. È
ben vero che in questo parentado ci trovo una difficoltà, perché ella ha genio
di star per le cantine e il signor Don Chisciotte beve alla fonte. Signore, le
raccomando la risposta, perché è negozio amoroso.
dottore (Da sé) Mì non poss tner le risa; mi par mill’ann di veder chi è sto matt.
(ad alta voce) La risposta poi, ghe la manderà la signora Sibilla per un curriero. Baz le man al signor Paranif sibillin. (parte)
40 sancio E pure bisogna che questa Sibilla vi sia. Basta
bene, se vien l’usanza di pigliar le Sibille, cioè, che quelle che s’abbiano a
maritare siano indovine, si vuol fare pochi matrimoni. Orsù, io per non stare
ozioso e già che li scudieri de’ cavalieri erranti devon
cercar gloria, voglio andar ad empir quanto posso il mio grandissimo cognome.
SCENA
OTTAVA
Galafrone.
Galleria
con l’istesso ritratto d’Erminda con le basette, tavolini e lume.
Insomma,
da piccinine bisogna eserciziarsi in ciaschetunissimo mestiero, perché
il quondam memoria di mio patre non ha mai contentato che io studiasse latrocinio;
adesso sono in molto fastidio, perché devo latrocinare
quel barullo di mia patronessa. Io, però, che ho ‘vute
molte inclinamento sino dall’età di mia convalescenza, credo bene che, ancor
prima folta, mirracolarò in questa professione. Mo’
che diable d’impazitezza di
don Ramiro! Doppo aver distaccati tutti i ritirati
della galleria, ha fatto basette alla señora prencipa! Io veramente mi compassiono molto e voglio lafar viso. (netta col
fazzoletto e leva le basette ad Erminda) Se questo ritirato avesse lingua,
leccherebbe mie fazzoletto, col quale netto mia bocca quando pevo Montepulciano e Mosca in candelo. Insomma, se mie fazzolette vinate ha levata barba, sarà fero che vino fa ringiovenir. Ma sento ficina una caminazione! Voglio antare in
quest’altro spartimento a ricercar quanto mi ha
composto la signora infanta.[93]
SCENA NONA
Appartamenti di don Ramiro.[94]
Dottore.
Ah,
bisogna che i matt sian ligà ancor quand son sciolt, perché un tira l’alter e mì
ho da veder tutta Siviglia, a poc a poc, fatt un ‘spedal
di pazzarel. Mo’ che lettra
graziosa l’ha fatt il signor Cavalier dlla Trista Figura! A’ mì vuoi
piar un tantin de gust de farghe la rispost da ver a nom dlla signora Sibilla e
ritrovar il signor Sanzi Panza. Mì ho fatt mal a lassarmel scappar. Appunt l’è qua il calamar, non occor alter. (scrive)
A’ mì lo vòi far impazzir affatt. La vuol esser curiosa. A me scappa da rider anch’a mì. (segue di scrivere)
SCENA
DECIMA
Rodrigo
e detto.
d. rodrigo Già che don Garzia non m’intese, stimo
meglio non palesargli il tradimento. Non può scoprirmi, dunque, se non il
Dottore, perché, avendosi qualche coniettura di lui, non
saperebbe ei, che è così vile, resistere alla
tortura. Ho risoluto d’ucciderlo.
(Dottore parla di Don Chisciotte alludendo
alla lettera)
dottore Al se fa tant
bravv e non cred che darebb int’un pagliai.
d. rodrigo Eccolo negli appartamenti di don Ramiro.
Qui potrò farlo più sicuramente ed incolparne poi l’istesso prencipe
forsennato.
dottore L’è fatta.
5 d. rodrigo Pagami la vita di mio figlio. (spara una pistola e non coglie. Dottore
getta in terra il tavolino, mentre si rizza, getta il lume e va dall’altra
parte)
dottore Ahimè, ah, puveret
mi!
d. rodrigo Ah,
fallace istrumento!
dottore Ah, diavel
galantom!
d. rodrigo Almeno lo sapessi ritrovar così allo
scuro, l’ucciderei con lo stile.
10 dottore Almen per un tantin torrei in presto gl’occi da un gatt per saver caminar al bui.
d. rodrigo Questo è il tavolino.
dottore E quest l’è
la porta. (parte)
d. rodrigo Qui non lo ritrovo, bisogna che io
faccia ogni diligenza perché se scampa, mi scuopre.
Prenderò intanto quel foglio. Chi sa che non mi porga qualche notizia di
qualche trama politica. Voglio ritornar verso la porta per impedirli l’uscita.
Se non l’uccido, resterà palese il mio tradimento. Ma chi sa che non sia
fuggito. Ahimè, sento un vicino strepito di gente. Bisogna finalmente che io
parta. Oh Dio, non son più a tempo. Fortuna, che farò?
(re, di dentro)
re Tradimenti a mio figlio?
Si prenda, s’uccida.
15 d. rodrigo Non v’è più scampo. M’asconderò dietro a
questo quadro. Già son perduto. (si nasconde
dietro al ritratto d’Erminda)
SCENA
UNDECIMA
Galleria.[95]
Re,
don Garzia, soldati e detto nascosto.
d. garzia Vostra Maestà non arrischi tanto la
regia persona.
re Don Ramiro aveva armi?
d. garzia No, Sire. Ma qui non si vede alcuno!
re Il fellone è fuggito.
5 d. garzia Voi, ricercate tutti gl’appartamenti
vicini.
SCENA
DUODECIMA
Don
Ramiro e detti.
d. ramiro Che strepito è questo?
re Figlio, abbiamo
traditori nella reggia.
d. ramiro Non più, già il tutto mi è noto.
re Cieli, mi par di riconoscervi qualche barlume di ragione.
Don Ramiro, palesateci l’attentato.
5 d. ramiro (Verso il ritratto) Quell’infedele d’Achille
mirate, che, per tradire la figlia di Licomede, si
trattiene tra le più semplici donzelle sotto spoglie feminili.[96]
re Restai deluso.
d. ramiro Mentisce da
poco in qua anco il sesso nel volto e, per tradir con più sicurezza, tolze da Erminda le sembianze.
re Quanti
accenti che proferisce, tanti strali mi trafiggono l’animo.
d. ramiro Sire, ora voglio vendicare
il tradimento. Perfido, impara! (prende
una spada a forza dalle guardie, che la tengono nuda, e dà una stoccata al quadro
e cava il ferro sanguinoso)
10 d. rodrigo Ahi!
re Che sento?
d. garzia Che miro?
d. ramiro Lavi
Deidamia con questo sangue le macchie del proprio onor. Portatele questo ferro. (getta la spada)[97]
d. garzia Oh Dio, Sire.
15 re Che accidente è questo?
d. ramiro (A Garzia) Ombra di don Fernando, non vi
turbate. Quello che vi sembra d’Erminda, è sangue d’un traditore.
d. garzia Ah,
Sire, che più s’indugia? Colà dietro si asconde il fellone.
re Olà, si veda.
d. garzia Vostra
Maestà s’allontani. Sei scoperto, o temerario! Oh Dio!
20 re Che miro! Don Rodrigo,
il traditore?
d. garzia Sire, già dissi alla Maestà Vostra
che don Rodrigo delira.
d. rodrigo (Da
sé) Opportuno pretesto! Fingerò di delirare.
d. garzia Sentirà la Maestà Vostra che dirà
che io son morto.
d. rodrigo (Da
sé) Così appunto.
25 re Olà, che tradimenti si
macchina?
d. rodrigo Deh, lasciate che io mi nasconda all’ira
de’ cieli e che né pur faccia noto a me stesso l’istesso mio pianto, perché
dall’atrocità d’un parricidio nasce ancora orrido il pentimento.
re Di che parricidio
parlate?
d. rodrigo Come, non lo sapete? E non grida a
bastanza questo cadavero dell’innocente mio figlio?
re E
chi uccise vostro figlio?
30 d. rodrigo L’istesso empio suo genitore.
re Don Garzia, voi mi dite il vero.
d. rodrigo Figlio, lasciate almen,
pria d’entrar nel sepolcro, che io vi doni l’ultimo abbracciamento. Figlio, voi
sete morto.
d. garzia Mi sento dividere il cuore.
d. rodrigo Voi sete morto da vero. Don Garzia, non
deliro. (tra loro)
35 re Ho involta tra mille dubbi la mente, né so che risolvermi.
Il seguito attentato nell’appartamenti di mio figlio coll’arte di poi nascondersi
mi fanno dubitar di tradimento.
d. rodrigo Ah, pianeti maladetti!
Garzia, so che col mio sangue non posso ricomprar la vostra vita, ma pur si
sborsi alla mia e vostra vendetta.
d. garzia Fermate, caro genitore.
d. rodrigo Lasciate, non son vostro genitore. (vuol ferirsi con un stilo)
re Ma pur questo è certo deliro, e don Rodrigo e don Garzia mi
furono sempre fedeli.
40 d. rodrigo Discacciatemi da voi per pietà, cadavero amato del mio figlio, che siete per me troppo
orribile. Voi sete morto, don Garzia; io non deliro.
d. garzia Veda
la Maestà Vostra che belli spettacoli si preparano per le mie nozze.
re Vedete
con quante scosse si minacciano le rovine al mio trono.
d. rodrigo Troppo ha pensato alle vostre nozze il
genitore, o Garzia, che vi provide il nettare dal
cielo; alla stabilità del vostro regno, o Alfonso, starà per base la tomba di
mio figlio. Le pietre di questa tomba saranno le più preziose che voi potiate
trovare per adornare la vostra corona. (parte)
re Olà, seguite don Rodrigo, che non esca di palazzo. Don
Garzia, andate. Imparate ancor voi ad esser costante.
45 d. garzia Sire, è troppo forte la prima
esperienza. (parte)
re Non posso veramente
dubitare né della fede di don Garzia né del delirio di don Rodrigo. Ma pur non
posso ancora capire che machinasse don Rodrigo in
quest’ultimo suo delirio né pur nulla mi è noto del successo della pistola.
SCENA
DECIMATERZA
Dottore,
che vien correndo, e re.
dottore Ah, poveret
mi! Ah, vigliach porch!
re Che vi è di nuovo?
dottore Nient, nient.
re Voglio saperlo.
5 dottore Mì son arrabbià con Aristotel, perch’ al dis che la paura l’è
spezia d’infermità, e mì trov
che l’è medicament efficacissim.
re Non voglio più burle.
Palesatemi il tutto.
dottore Mì so’ stat pres da don Rodrigh in cambi d’un gatt.
re Come?
dottore Perché al m’ha volut
mazzar con un mazzagat.[98]
10 re Dunque, volle uccider
voi don Rodrigo?
dottore Mo’ vedé
là, che mala creanza!
re E perché?
dottore Al me diss:
«Paghemi la vita de’ me fiol».
re Pagami la vita di mio
figlio? E poi vi disse altro?
15 dottore E pò, per
fars pagar, me mandò la zitazion
int’un zaff.[99]
re Credete veramente che don
Rodrigo deliri?
dottore (Da sé) Al dirò di sì, ancor per amor dlla cullana. (ad alta voce) Mo’ l’è matt zertissime. Non vede là che
non ha mai studià medizina
e l’avea preparà le pillole
al medico?
re Ho inteso tutto il seguito. Non si può dubitare della
frenesia di questo infelice. Voi ringraziate il cielo che vi difese da sì gran
rischio. (parte)
dottore Al
sarà stada la signora Sibilla, che tien protezion dell’Ezzellentis-sime so segretari amoros.
SCENA
DECIMAQUARTA
Giardino
con fiume.
Galafrone con un baullo e poi don
Ramiro.
galafrone Ho dovuto rompere uno de’ miei ossi del
collo nel discender questa scala a chioccia per fuggire con minore osservanza e
mi pareva che qualche popolo mi eseguisse dietro. Insomma, se io non tenevo
questo chiave di mia patronessa per passare dalli spartimenti
di don Ramiro, non ruppava maissime
questo baullo.
d. ramiro T’ho pure arrivato.
galafrone O cornutissime temonio!
d. ramiro Che si nasconde lì dentro?
5 galafrone Quest’è monde novo.[100]
d. ramiro Voglio
veder se cotesto mondo ancora si governa per forza d’amore.
galafrone Señor no. Queste
monde non si governa, perché non ha nient appetite.
d. ramiro Se
è un mondo senz’appetiti, è molto più ricco di quello che c’ha trovato il
Colombo.
galafrone Questo mondo non sarà trovato per molto
tempo perché è stato ruppato adesso.
10 d. ramiro Ma se non è rotondo, dov’è dunque il
suo centro?
galafrone Vostra Signoria non c’entra, perché è
tropo grosso.
d. ramiro Vi abitano dentro molte femmine?
galafrone Nessunissima, anzi l’istessa sua chiava
è mastia.[101]
d. ramiro Voglio entrarvi ad abitar anch’io.
15 galafrone Vostra Signoria è patronissima,
ma voglio andar a cercar il portinaro. (da sé) Voglio notariare
per questo fiume e fuggire da queste matto. (ad alta voce) Signor don Ramiro, per distendere un poco questo
monto, acciò possa capire Vostra Signoria, adesso io lo metto a rinfenire. (entra nel
fiume)
d. ramiro Ah,
ingannatore! Ti seguirò fino negl’abissi. Non teme di morir tra quest’onde chi
può viver tra tanto pianto. (si getta nel
fiume)
SCENA
DECIMOQUINTA
Selva
e fiume.
Erminda.
Pensieri dolorosi d’Erminda, non mi par
che tanto mal volentieri come solevate ritorniate alla reggia d’Andaluzia. Abborita imagine di don Ramiro, mi par di ritrovarti qualche volta
nel mio cuore, se non per idolo de’ miei affetti, almen
per oggetto della mia compassione. Non so chi abbia insegnato a’ miei sospiri a proferir qualche volta Siviglia né dove abbiano imparato le mie
lacrime a non correr con tant’impeto a Catalogna. Ah, che bene intendo il genio
del mio cuore! Lì si fece più benemerito don Ramiro, doppo
che volle esser ministro della mia morte, e quei sospiri che tornano a
Siviglia, vanno forse in traccia di quel ferro che preparava la libertà a quest’anima
fedele. Ma qual tribuno funesto porta all’oceano quest’onda sempre rapace del Beti? Ahimè, qualche infelice pastore! Ma pure con il
sostegno d’un arido tronco si rivolge a questa riva. Coraggio, amico, che già sete
in salvo. Venite. Oh Dio!
SCENA
DECIMASESTA
Don
Ramiro e detta, che lo pone su la riva tramortito.
erminda Questi
non è don Ramiro? Erminda, fuggi l’incontro. Ma si soccorra almen
perché è uomo. Si può serbar fede a don Fernando ed usar pietà a don Ramiro.
Potrebbe l’infelice restar morto su questa riva. Anzi, si lasci per quest’istesso
che mora. Ma perché deve morire? Egli non m’offese, se pur non è ingiuria il
troppo amare. Pure in che posso giovarli tra queste selve, se io stessa sto
mendicando cibo, spoglie ed albergo? Sì, dunque, risolvo partire. No, perché?
Non può già mai ravvisarmi tra questi abiti pastorali, né tampoco può nocermi così disarmato e languente.
d. ramiro Dove sei, don Ramiro?
erminda Potrebbe,
però, riconoscermi al parlare. Non voglio risponderli.
d. ramiro Ah,
che quell’onda troppo impetuosa m’ha portato nel profondo dell’oceano.
5 erminda Mi par di sospirare... Sì, ma sospiro
per voi, adorate ceneri di don Fernando. (li
volta le spalle)
d. ramiro Oh
Dio, qui mi sarà proibito il piangere, perché non s’accresca l’onda del mare e
resti inondata la terra.
erminda Mi par di piangere ancora, ma forse
perché penso al sepolcro di Catalogna.
(Ramiro la vede)
d. ramiro Ecco
un nume marino. Ditemi: dove si fanno le perle? Ho portato tra quest’onde il
mio cuore per paragonare il loro candore a quello della mia fede.
erminda (Da sé) Si fabbricano le più belle nei
miei lumi, ma non so perché il mio volto si vergogna, da poco in qua, d’adornarsene.
10 d. ramiro Rispondetemi:
dove abitano le procelle? Voglio portar loro una disfida per parte del più
superbo scoglio del mondo.
erminda (Da
sé) Ah, che io sento le procelle nel mio seno e quasi infranto è quel bello
scoglio di costanza!
d. ramiro Nume adorato, intendetemi. Se questa è
la reggia delle Fortune, insegnatemi una volta qual è la mia.
erminda Eccovi
la vostra Fortuna a’ vostri piedi, l’avete vinta. (s’inginocchia)
d. ramiro Oh
Dio! Questa è una sirena! Voglio serrar l’orecchie
per non restar incantato! (si tura l’orecchie)
15 erminda Vi parleranno questi lumi dolenti.
d. ramiro Fuggi,
don Ramiro. In questo mare incantano le sirene ancora con le pupille. (parte)
erminda Don
Ramiro, ascoltatemi. Non piango più per don Fernando; don Ramiro, ascoltatemi...
SCENA
DECIMASETTIMA
Bosco.
Don
Chisciotte e Sancio.
d. chisciotte In remunerazione di tanta tua fedeltà,
Sancio mio fidato e da bene, voglio che tu dia braccio alla signora sposa.
sancio Sarà meglio, però, che la signora sposa
si serva del braccio di Vostra Signoria, che è marcato.[102]
d. chisciotte Segui.
sancio E così, il segretario della signora
Sibilla prese la lettera e mi disse che averebbe
spedito uomo con la risposta.
5 d. chisciotte Quinci, che seguì?
sancio Quinci mi trattenni alquanto con
un Governator della città.
d. chisciotte E avesti udienza subito?
sancio È
facilissimo. S’arriva, si batte il piatto con una forchetta ed essi con la
maestà di bianchissimi paragrembi.
d. chisciotte Vuoi dire adesso degl’osti?
10 sancio Gnorsì, degl’osti.
d. chisciotte E questi intendi per governatori?
sancio Governatorissimi,
anzi perché anticamente era tutt’uno quella parola latina ius, che vuol dir legge, significa ancora il brodo delle minestre.[103]
d. chisciotte Sancio, ritiriamoci in disparte, che qui
viene un cavaliere errante ferito ed io adesso, che non ho manco uno spillo,
non posso difenderlo.
sancio Da che è sposo, il signor padrone
s’ha un po’ più di cura.
SCENA
DECIMAOTTAVA
Don
Rodrigo e detti.
d. rodrigo Oh
quanto ingegno desta a noi nell’improvisi accidenti
la nostra natura! Mi credei perduto tosto che per così strano incontro, mi
scoperse la mia fortuna nemica per traditore. Ma coll’opportuno strattagemma d’una
finta pazzia, rappresentata, però, dal mio vero dolore, seppi ingannar li
sdegni di don Alfonso, ingannai gli assistenti fingendo di ritirarmi al riposo
e tolsi la commodità di calarmi dal balcone. Fuggo
adesso dalla reggia, più per incontrar la mia disperazione, che per salvar la
mia vita. Fuggo dalla presenza de’ miei tradimenti e non dalla giustizia delle
mie pene. E che importa che sieno ignoti a tutto il
mondo i miei delitti, se sono noti a me stesso? Amico sonno, toglimi per brev’ora da don Rodrigo e lusinga qualche poco il mio cuore
con la sospirata imagin della morte. (si pone a dormire)[104]
d. chisciotte Sancio, potresti applicarli quel balsamo di
che mi servo io doppo i duelli.[105]
sancio Le
botte non mi paion di bastone e perciò Dio sa che sia
buono.
d. chisciotte Voglio dare un poco d’occhio d’intorno per
veder se si vedesse questo corriere.
5 sancio Però verrà
adagio assai, già sa che non ha da aver mancia perché al padrone manca il
maestro di casa. Ma a proposito del balsamo, voglio un po’ cercare se questo
cavaliere errante n’avesse qualche poco addosso di quello che sarebbe tanto
buono per il mio male e del signor Don Chisciotte, cioè, la povertà. (cerca le tasche a Rodrigo) Allegramente,
che ho trovato una lettera di cambio. (legge
il soprascritto) «Signor Don
Chisciotte venture».[106]
d. chisciotte Che venture?
sancio Venturissime.
Legga questa lettera. Questo non è altro che il corriere della signora Sibilla.
d. chisciotte (Prende
la lettera) Ah, cifre sibillesche, lasciate pure
che io vi baci! Sancio, qui è necessario che dall’allegrezza io mi venga meno;
però sostiemmi, ché io non batta il capo in terra e
mi faccia male alla memoria. (cade nel
seno di Sancio)
sancio Aceto, aceto, ma sale sarebbe meglio! Ora
conosco che i corpi digiuni pesano più di quando son pieni.
10 d. chisciotte Sancio, quando ti par tempo che io sia
stato tramortito a bastanza, avvisami. (in
voce languente)
sancio Odori questo balsamo della rabbia. (cava una
cipolla e gliela dà a baciare)
d. chisciotte Odor celeste. (si rinviene)
sancio Fame canina.
d. chisciotte Attento mio cuore. (legge la lettera che tolse Rodrigo dal tavolino del Dottore) «Molto scemo mio cuore».
15 sancio Questo mi pare un titolo per la
luna.[107]
d. chisciotte Non intendi gl’affetti amorosi. Dice scemo, perché dall’affetto che mi porta
non mi vede mezzo.
sancio In
quanto a questo non ho mai conosciuto a Vostra Signoria per intero.
d. chisciotte «In risposta della cara vostra delli 60 d’Agosto». Sancio, da che la signora Sibilla sta a
bottega, mi dispiace ché ha preso lo stile
mercantile.[108]
sancio È
una mercantessa poco pratica, se dà a credenza Vostra Signoria.
20 d. chisciotte «Vi dico come mi son avvista del vostro
gran caldo e della necessità che avete di star legato». Cioè, in matrimonio.
sancio Cioè, con le funi.
d. chisciotte «Gradisco le vostre pazzie e m’ingannerete
ogni volta che meterete cervello». Lo senti? S’io rinsavissi,
tradirei la signora sposa.
«Ahi! che fiamma dal cielo anzi in me
scenda,
cara pazzia, che le tue leggi offenda!»
«Se
seguirete d’esser pazzo, ci daremo la mano. Vi ordino intanto, per quanto m’amate,
una pazzia calda calda, e perciò...»[109]
sancio Darete un tufo nell’acqua
bollita.
d. chisciotte «... vi piacerà per questa prima amorosa
pagare ai piaceri del signor Sancio Panza...»
25 sancio Signore sì, li voglio adesso.
d. chisciotte «... cinquanta bastonate». A tant’intercessor nulla si nieghi.[110]
sancio È moneta troppo lunga.
d. chisciotte «... con le quali vi saluto senza fine. Dalla
solita buca. Accomodateci il tempo voi che sete un vero oriolo. Vostra alla
barba del demonio, del mondo e della carne, la Sibilla».[111]
sancio Se sarà sposa di Vostra Signoria, i
disgusti principali saranno circa il pane e non circa alla carne.
30 d. chisciotte Io, per adesso, non posso dar retta né a te
né al corriero, perché dall’allegrezza voglio star un
po’ fuor di me. Menalo al nostro padiglione o buca, e dagli un po’ di
rinfresco. (parte)
sancio Sarebbe
meglio quell’altro negozio caldo caldo. (prende don Rodrigo e lo sveglia) Signor
corriere, venga un po’ a riposarsi e cavarsi quel grande stivale che lei ha indosso.
d. rodrigo Cortese pastore, non recuso le vostre
offerte.
sancio Non si regge ritto! Quest’è quel che
porta le nuove vere, ch’è il zoppo.
SCENA
DECIMANONA
Sala
regia.
Don
Garzia e re Alfonso.
d. garzia La Maestà Vostra non tema.
re Già son così forti i miei mali, che hanno superato la
grandezza d’ogni timore.
d. garzia Sa
che molte volte è fuggito don Ramiro da palazzo e che doppo
poche ore si è ritrovato. Chi vuol che li dia ricetto senza palesarlo? Come
vuol che possa nascondersi alla diligenza di tanti soldati che lo ricercano da per tutto?
re Ma da chi fu aperto quel piccolo uscio della scala secreta?
Sapete che altrimenti non poteva fuggire.
5 d. garzia Questo veramente non so.
re Mi par, questa volta, d’aver
un certo affanno maggiore.
d. garzia Si
consoli, perché don Ramiro sarà tra poco restituito alla reggia.
re Così dicevate pure dell’infanta Erminda, e pur non se ne
ricevono ancor notizie.
d. garzia Questo sì che mi fa molto maravigliare.
10 re Mi par che
incomincino aver non so che di buono le mie miserie, che non posson farsi peggiori. Che fa don Rodrigo?
d. garzia M’astengo dal comparirli
avanti per non accrescerli quel dolore che li cagiona la frenesia di piangermi
morto.
re Non fu già grave la
ferita?
d. garzia Si crede molto leggiera.
SCENA
VIGESIMA
Eleonora
e detti.
re Signora prencipessa, che dite?
d.na eleonora Il misero prencipe don Rodrigo
è fuggito dagl’appartamenti.
re Che poca diligenza degl’assistenti!
Ma come?
d.na eleonora Finse
di ritirarsi al riposo e prese comodità di calarsi dal più basso balcone nel
regio palco. Ha lasciato questo biglietto sopra il suo stipo e nell’istesso
soprascritto si leggono i suoi soliti deliri. «Signor don Garzia». Scrive a voi. (gli dà il biglietto)[112]
5 d. garzia (Legge) «Al mio tradito figlio don Garzia». (apre e legge) «Voi sete morto». L’istessa
frenesia. Vostra Maestà può sincerarsi a bastanza in questo scritto.
re (Legge) Né fu seguito da alcuno?
d.na eleonora Non
se n’accorsero se non tardi i custodi, e fu allora che, giudicando io si fosse
ristorato a bastanza col sonno, volli essere a visitarlo. Ma Sua Maestà si
turba?
d. garzia Sire, refletta,
che ha perduta la ragione.
re Ha perduta la
fede! Prendete e leggete. Donna Eleonora, imparate adesso a conoscere il vostro
sposo.
10 d. garzia (Legge) «Voi sete morto, o don Garzia. È
mia disperazione ciò che stimate mio delirio. Sapete che machinava
la morte a don Ramiro per salire come più prossimo al trono d’Andaluzia». Ahimè!
re Lamentatevi pure della vostra sorte. Vostro padre non può
esser più re.
d. garzia (Legge)
«In quell’ultima bevanda stava preparato per lui un tossico così potente che
quelle poche stille che voi gustaste so che vi torranno
irreparabilmente tra qualche tempo la vita. Fuggo da voi per mio maggior
tormento, perché voglio viver per vostra vendetta».
re Questo sono deliri di don
Rodrigo?
d.na eleonora Queste saranno le nozze di donna Eleonora?
15 re Sì, delirò don
Rodrigo e seco delirò pur don Garzia, perché non ha per guida la ragione chi
congiura contro la giustizia.
d. garzia Mai delirò don Garzia.
re Tacete.
d. garzia Taccia chi può arrossire.
re Non può arrossire chi, essendo figlio di don Rodrigo, deve
vantar per gloria i tradimenti.
20 d. garzia Quando
don Rodrigo è traditore, don Garzia è figlio di se stesso.
re Temerario, non più.
Pensate intanto a qualche bella risposta per don Rodrigo, avanti che moriate.
d. garzia Sentite come risponderò. Primieramente lascierò il titolo di padre con chi ha perduto il pregio d’esser
vostro suddito fedele.
re Voi
vi vergognate di riconoscerlo per superiore a voi nella perfidia.
d. garzia Poi seguirò così: io moro, ma non
affatto costante, perché mi lascio vincere da un sol dolore. Mi duole avere una
sola vita per sacrificarla a don Ramiro e che gliel’abbia offerta più tosto la
sua fortuna che la mia fede.
25 re Non ci scrivete
parola di fede, perché non intenderà la lettera per vostra.
d. garzia Mi basta che m’intenda il cielo.
re Orsù, perché i cieli
istessi m’insegnano a non mi fidar della vostra mano, lasciate la vostra spada
al capitano delle guardie. Olà, fatelo prigioniere. Risponderò io a don Rodrigo,
ma con il vostro sangue. (parte. Restano
soldati)
d. garzia Potete
togliermi il ferro, ma non lo scudo. Donna Eleonora, consegno a voi questa
spada. Tenetela cara, se m’amate, perché è il primo e l’ultimo dono del vostro
sposo infelice.
d.na eleonora Don Garzia,
non pensava di ricever da voi in questa guisa la consegna della vostra libertà.
O sete innocente o traditore. Guardate che violenza fate adesso alla natura del
mio cuore generoso: o debbo piangere o non amarvi.
30 d. garzia Guardate a che cimento riduceste la mia
fede! Odio quasi la mia innocenza se vi deve portar tanta pena e bramo forsi che mi crediate reo, perché, uccidendomi prima del
veleno il mio dolore, m’abbiate voi partorito il mio carnefice.[113]
d.na eleonora Ah, che ben
io v’ho forsi partorito il carnefice, se v’ho fatta
nascer l’ambizione di farmi reina. Don Garzia, io era
grande a bastanza col solo possesso del vostro cuore.
d. garzia Donna Eleonora, non può stimar tanto il
mio cuore chi mostra ancor di non lo conoscere. Deh, rendetemi il mio ferro.
d.na eleonora E che farete?
d. garzia Vi
scriverò col mio sangue su questo suolo istesso il manifesto della mia
innocenza.
35 d.na eleonora Su
questo suolo? Le testimonianze dell’innocenza si registrano in cielo.
d. garzia I caratteri
dell’innocenza da per tutto si scolpiscono all’eternità.
d.na eleonora Che scriverete, don Garzia?
d. garzia Vi scriverò, dico, col mio sangue.
d.na eleonora Ma che?
40 d. garzia Niente,
perché non ha sensi una gran passione. (vuol
partire)
d.na eleonora Sentite, don Garzia, vi risponderò con le mie
lagrime.
d. garzia Donna Eleonora, che risponderete?
d.na eleonora Niente, perché morirò prima di voi.
Fine
dell’atto secondo.
ATTO TERZO
SCENA
PRIMA
Bosco.
Dottore
solo.
«Ogni paes al
galantuom è patria?». Mo’ te ne menti per la gola, pueta de’ miei stivai, e per pena de sto sproposit con la suprema autorità che mì
tengh da part de Miser Apoll supr’i versi vulgar e
latin, come Prior de’ dattili e spondei, Commissario Zeneral dll’uttave, dle quartine e di sunet e Suprintendent mazior e minor di
versi sdruzoli, mì te priv solennement de voz attiva e passiva e cundan questo
vers a star per vintizinq
anni tra le storie, che cantan i orb.
«Ogni paes al galantuom è
patria?». Mo’ quest l’è paes
da galantuom? Son forse el medesim i galantuom e le capre e
i ezzellentissimi duttori e i asini? Vrament dall’alter part mì cred d’aver il tort, perché essend la strada della virtù spinosa e essend
mì al più gran virtuos del mond, l’è dover che mì stia
sempre tra le macchi. E così mì revoch
la me sentenz contra quel pover vers,
e l’ rimet in pristinum col so poet e me
condanno inte le spese. A’ mì
vrament ho ‘l tort: l’è mei
star tra questi pataracchi a masticar radisi che lo star
a Siviglia a ingollar cavezz. Cancheraz,
è in prizion don Garzia per amor della medizina? E mì saria sta’ squartat senz manch aver un po’ de temp d’esser almen impiccà. L’è ver che mì son galantuom e che al negozi del velen
el fu na carota, ma intant l’è mei esser uzzel de
campagna che de gabbia.[114]
SCENA
SECONDA
Don
Chisciotte e detto.
d. chisciotte Ogni volta che io considero al gran
pericolo che io corro di rimettere il cervello, metto per la passione i capelli
canuti.
dottore Che
diavel è costù? Al no pò esser alter che un’idea di Platon,
di quelle però che stan su la luna quand l’è scema.[115]
d. chisciotte Che ventura, o cieli, mandate al vostro
Orlando impazzito? (vede il Dottore)
dottore Per
quant me insegnan le regole
di fisonomia, quest l’è un matt.[116]
5 d. chisciotte Per quanto mi ricordo d’aver letto nei
libri di cavalleria, questo è un incantatore.
dottore Al vui cunsiderar un tantin per mandarne
int’el alter mond un disegn alla buona anima del Callot. (lo gira attorno)[117]
d. chisciotte Perfido Malambruno,
già conosco che fai un circolo per incantarmi; ma vedrò ben io se tu ancora hai
la pelle fatata come Merlino e se il diavol dell’inferno
può aver segreti da far fare pur una tacca nella spada di Don Chisciotte. (mette mano alla spada)[118]
dottore Ah, signor Pisciott!
d. chisciotte Mettici il don ancora.
10 dottore Ah, signor
don ancora, lassem andar per i fatt
mie, che n’ho fatt mai alter zircoli
che per Aristotele.[119]
d. chisciotte Ancora incantasti Aristotile? Disincantalo
adesso adesso in presenza mia. Disincanta quei mulini
a vento, che per altro son giganti, e disincanta tutti questi platani e questi
mirti che paiono quercioli e ginepri.
dottore Mo’ che la prende sbai.
Mì son adutturà in medizina e non in arte mazica.[120]
d. chisciotte Giurami, da cavaliere, che tu non sei
stregone.
dottore A’
mì poi non posso zurar da
cavalier, perché i medizi cavalcan
le mule; del rest, se al vuol veder che a’ mì son medich,
mì al guarirò ades ades da qualsivoia mal.
15 d. chisciotte Tu guarisci da tutti i mali?
dottore Da tutt i
mal.
d. chisciotte Ancor dalla pazzia?
dottore Zertissime. Mo’ non ved là che
per la pazzia quest bosch l’è
pien di medizine.
d. chisciotte Ah, temerario! Or conosco che ti manda qui qualche
mio rivale per farmi diventar savio e perder la grazia della signora Sibilla.
Ti voglio levar dal mondo, accioché tu non mi
medichi, ma muori pur consolato, perché hai la fortuna di morir per le mani del
Cavaliere della Trista Figura.
20 dottore Ah, signor
Cavaliere dlla Trista Figura, che mi appunt andav zercand
Vostra Signoria.
d. chisciotte Per guarirmi dalla pazzia, non è vero?
Temerario!
dottore Al me mand
da Vostra Signoria la signora Sibila.
d. chisciotte Queste sono invenzioni, non occor altro. Mettiti pure in buona positura, se vuoi patir
meno, che io ti voglio ammazzare.
dottore A
che la veda qui el ritrat
della signora Sibilla. (gli mostra il
ritratto d’Erminda, che tiene al collo con la collana)
25 d. chisciotte Il ritratto? Dammelo presto. (lo prende e lo tira)
dottore Tiré
pian, che vui sputar.
d. chisciotte Ah, la mia Sibilla.
dottore Ah, il me’ osso del coll.
d. chisciotte Ah, tu sei più bella d’una dea.
30 dottore Ah, che tu sei pegg
del boia.
SCENA
TERZA
Appartamenti
di don Garzia.
Re
e donna Eleonora.
re Eccoci
pervenuti sergretamente negli appartamenti di don
Garzia.
d.na eleonora Or qui, Sire, si
nasconda la Maestà Vostra sotto questa portiera ad osservare, perché io voglio
con un certo stratagemma scoprire alla Maestà Vostra ed a me il cuore di don
Garzia.
re Donna Eleonora, non dovereste aver più fede per don Garzia, quando egli non ne
ha avuta per il suo re.
d.na eleonora Sire,
è una gran riprova della fedeltà del Generale il non essersi servito della
forza dell’armi, quando egli è l’arbitro di tutti i cuori de’ suoi soldati.
Pure se don Garzia è traditore, mi dorrà solo che non sia lecito a questa mano
lo svellergli il cuore dal seno. Ma la Maestà Vostra si ritiri, ecco don
Garzia.
(re si ritira)
SCENA
QUARTA
Don
Garzia e donna Eleonora.
d. garzia Mi
parve d’udire non so che strepito in questi appartamenti. signora principessa! Ora
conosco che don Alfonso non sa esser tiranno, se manda voi per foriera della
mia morte.
d.na eleonora Signor
prencipe, ora forse mi consolo di non dover esser più
vostra, se vi servo per indizio delle vostre pene.
d. garzia Ma agl’innocenti non è pena il
morire.
d.na eleonora Ma se mi amate, vi doverebbe
esser pena il lasciarmi.
5 d. garzia A questo non ho pensato per morir
più costante.
d.na eleonora Dunque, potete morir costante senza ricordarvi d’esser
mio?
d. garzia Convien che io non mi ricordi d’esser
vostro per esser più di me stesso.
d.na eleonora Se
vi piace di ricordarvi di voi stesso, mi fate credere di non esser colpevole.
d. garzia Credete...
10 d.na eleonora Non
più, signor prencipe. I veleni che operano così
lentamente come quello preparato per don Ramiro di rado sono così efficaci, che
sappian vincere la virtù degli antidoti, quando
questi si usano ne’ principi.
d. garzia Siasi come
dite; ma con quali antidoti si può vincere lo sdegno d’Alfonso, che mi crede
complice del tradimento di don Rodrigo?
d.na eleonora Con la forza di mille spade.
d. garzia Come?
d.na eleonora Non mi sarà
impossibile il sollevar contro Alfonso le vostre milizie già mal sodisfatte
della vostra prigionia. Queste vi porteranno dal carcere al trono, dove non
sarà difficile il mantenervi, assistito dal valore dei miei sudditi della
Murcia, che volentieri spenderebbero del loro sangue per fare una tinta più
durevole alla vostra porpora reale. I popoli già tumultuano per le follie di don
Ramiro. Voi siete l’idolo di tutta Siviglia. Almeno se morirete, morirete re e
mi lascierete reina.
15 d. garzia Se
io fossi libero, vi risponderei così: per salire al trono d’Alfonso, si ha da
passare per mezzo del seno di don Garzia. Donna Eleonora, vi piace la strada?
Principessa infedele! Se voi mi amaste con cotesto cuore, oltraggiaste la
bellezza della mia fede. Credeste di consolar la mia morte con queste speranze
e veniste ad accrescermi i tormenti, facendomi più penoso questo carcere,
perché m’impedisce il potervi fuggire.
d.na eleonora Signor prencipe, fate coteste espressioni con troppa violenza.
Ricordatevi che sete quel medesimo don Garzia che fu compagno al suo genitore
nel machinare a don Ramiro la morte. Parlate pur con
libertà, perché alcun non ci sente.
d. garzia Don
Garzia è spettacolo di se stesso, né è quel medesimo che lo crede fonna Eleonora o don Alfonso. Se mi palesò don Rodrigo i
tradimenti, lo confusi con i rimproveri e, quando io stesso lo credei
forsennato, ne ringaziai ancora i cieli perché l’avesser tolto dal pericolo di tradire. Oh Dio, se
parlassero queste mura!
d.na eleonora Mi duole che avete testimoni così muti.
d. garzia Parleranno
le mie testimonianze, se le vuol sentire don Alfonso. Parleranno mille
cicatrici da questo petto, fatto argine tante volte alla furia dei nemici di
questa reggia. Parlerà la mia fede dal mio cadavero
steso avanti il suo trono, perché spero, ancor estinto, d’avere a servir d’inciampo
alla superbia della mia sposa e del mio genitore. Parleranno...
20 d.na eleonora Parleranno
alla fine per la vostra innocenza le lacrime istesse di donna Eleonora.
(viene il re)
re Don Alfonso v’intese. Prencipe, questa è quella volta che l’inno-cenza si lasciò scoprir dall’inganno. Amate pur donna Eleonora!
d. garzia Amar donna Eleonora?
re Non più? Crediatemi che donna Eleonora è altrettanto fedele a don
Alfonso, che a don Garzia. Signora prencipessa,
questa vostra macchina averebbe assicurata la
stabilità del mio regno se, come mi rese innocente il prencipe
vostro sposo, me lo potesse per più lungo tempo render vivo.[121]
d. garzia Sire,
quella vita, che doverei odiar perché è dono di don
Rodrigo, incomincia ad essermi cara, se, avendola spesa per vostro figlio,
diventa il prezzo della vostra grandezza.
25 re Si procureranno tosto dall’arte i rimedi più propri per la
vostra salvezza. Amici, andiamo. Son impaziente di portarmi io stesso in
traccia dell’infelice mio figlio.
d.na eleonora Andiamo,
don Garzia. Non fu poca finezza il fingermi machinatrice
di tradimenti, perché cercai un pericolo di farmi odiare per un poco da voi.
d. garzia Donna
Eleonora, sete innocente anco quando insegnate a tradire.
SCENA
QUINTA
Selva.
Don
Ramiro e Erminda.
d. ramiro Sirena lusinghiera!
erminda Così poca forza han le mie lacrime?
d. ramiro E
perché han forza d’incantarmi, voglio così difendere i miei lumi. (si benda)
erminda Don Ramiro, lascia d’esser crudele, se
prendi le sembianze del dio d’Amore.
5 d. ramiro Né
può valere con queste sirene il chiudersi l’orecchie
con la cera, ché portan seco il foco
per distruggerla. Or lusingami, se puoi. (si
tura l’orecchie)
erminda Ed
opponghi ancora per argine alla pietà quell’istessa
tua mano che mi fu ministra di fede?
d. ramiro Non ti miro, non ti sento.
erminda Sentimenti crudeli di don Ramiro,
perché chiudete il passo alle mie preghiere? Deh, rendete il commercio tra le
mie lacrime ed il suo cuore.
d. ramiro Il mio cuore è uno scoglio.
10 erminda Sasso
amato del cuore del mio sposo, deh, fatti eco pietosa a’
miei lamenti: pria d’ogn’altra voce, impara a proferire il mio no...[122]
d. ramiro No.
erminda Barbaro sasso, m’accorgo ben quanto l’abborristi,
ma se non puoi ricevere dalla forza de’ miei sospiri e delle mie lacrime alcuna
impronta d’amore, impara pure a scolpire in te stesso queste note di crudeltà.
Erminda mora.
d. ramiro Ora, ora, ora.
erminda E ora vado a morire. (parte)
15 d. ramiro Ferma, aspetta.
SCENA
SESTA
Don
Chisciotte, Sancio a parte, e detto.
d. chisciotte Voglio che lasciamo andar quel corriere
della Sibilla e voglio condonarli la mala crianza che
mi ha fatta di lasciarmi senza dirmi niente.
sancio Signorsì. Son razza di
vetturini, non ci s’impacci.[123]
d. chisciotte Passiamo all’altro negozio più importante.
Quando ti è commodo ricevere quello sborso ordinatomi
dalla signora Sibilla, io sarò puntuale.
sancio Se
dice «a’ miei piaceri», voglio aspettare i miei commodi.
5 d. ramiro (Da
sé) Ma sì, va pure a morire.
sancio Ah,
signor padrone, quest’aria non fa per noi. Sa chi è quello là?
d. chisciotte Chi?
sancio Quello è quel pazzo di don Ramiro, che,
sicur sicuro, è scappato al suo solito.
d. ramiro (Da
sé) Perfida incantatrice de’ cuori!
10 d. chisciotte Voglio che tu vada a sentire quello che
dice, perché io voglio pigliare il modello di qualche bella pazzia, e riportami
puntualmente il tutto.[124]
sancio Se mi dà qualche pugno, certo che io lo
voglio riportare al mio padrone con ogni fedeltà. (si accosta a don Ramiro)
d. ramiro Parti da me ti dico. (crede parlar con Erminda)
sancio Adesso me ne vo.
d. ramiro No, torna.
15 sancio Adesso torno.
d. ramiro Ma
non far tanta forza alla libertà del mio cuore con la magia di quelle pupille
lusinghiere.
sancio Questi
miei occhi furbi danno fastidio a tutti. Farò l’occhio del porco per veder se
mi sapessi conformare alla sua natura.[125]
d. chisciotte Questa, però, di caminare
a occhi chiusi per dar più sode capate è una bellissima pazzia e piaccia al
cielo, se la sa la signora sposa, che non cominci a portar più affetto a lui
che a me.
d. ramiro Segui pure a tacere, perché ancor
quella tua voce incantatrice ha forza di legarmi l’anima.
20 sancio Non
sapeva di compitar cavezze, però mia madre ancora sempre mi lodava tanto questa
mia voce e, quando io cantava, mi diceva: «Che peccato che i ragli d’asino non
arrivino al cielo!».[126]
d. ramiro Voglio ritornare a rimirarti.
sancio Lei si serva, ma io son quel di
prima.
d. ramiro (Si
sbenda) Quel di prima? Ahi, non è vero. (parte)
SCENA
SETTIMA
Don
Chisciotte e Sancio.
d. chisciotte Sancio, Sancio, non rispondi?
sancio Signornò.
d. chisciotte E perché?
sancio Non son più Sancio. Dice quel matto che
io non sono più quel di prima.
5 d. chisciotte O balordo, come non sei Sancio?
sancio Basta, me ne sto a lei, che è
più matto di lui.
d. chisciotte Ti
ringrazio, Sancio mio buono, della stima che tenghi
di me, perché io gradisco assai d’essere stimato il più matto uomo del mondo.
sancio Non
si metta in questa soggezione di ringraziare tutti quelli che hanno questa
opinione, perché lei se la passerà sempre in complimenti.
d. chisciotte Or dimmi qualche bella cosa di quel matto.
10 sancio È che non se ne ricava
costrutto.
d. chisciotte Oh Dio, Sancio, mi hai dato una coltellata.
sancio E perché?
d. chisciotte Questo
istesso di non se ne ricavar costrutto mi dà un grandissimo fastidio e dubito d’esser
meno matto di lui, perché io, peraltro, parlo sempre a proposito e dico, di
quando in quando, delle sentenze.
sancio Però s’accerti che son sentenze che non
vagliono niente, perché son date fuori di giudizio.
15 d. chisciotte Or senti: sai che consumai quattr’anni sono
quel misero fazzoletto che io aveva in far tante taste doppo
quel duello così sanguinoso?
sancio Signorsì.
E perché la percossa, mi ricordo, che fu d’una stanga assai grossa, ci andò
mezza la camiscia.
d. chisciotte Vorrei, adesso che tu me l’imprestassi per
un negozio amoroso di grandissima importanza.
sancio Per negozi d’amore
l’ho a proposito, perché ha grandissima similitudine con le reti. Eccolo.[127]
d. chisciotte Ti prego, adesso, o figliuolo, a fasciarmi
il capo con grandissima carità.
20 sancio Il mal del cervello non è mal da
fila. Voglion esser funi.[128]
d. chisciotte Serrami adesso gl’occhi nel medesimo modo
che li teneva la bellissima Amarilli, quando faceva a gatta cieca.[129]
sancio (Lo benda) Occhi ladri del signor Don Chisciotte, adesso vi lego
per pena d’aver rubbato tanti cuori.[130]
d. chisciotte Ora lasciami andar così, perché non voglio
che don Ramiro faccia più pazzie di me.
sancio Se
lei vuol fare tutte le pazzie di don Ramiro, le ricordo quel negozio di gettar
via il pane, e perciò, se lei n’avesse niente in tasca...
25 d. chisciotte Seguimi. Solo ti ricordo d’aver cura a
questo ritratto della signora Sibilla; del resto, lasciami dar delle capate per
tutto senza avermi niente di discrezione.
sancio Andiamo, andiamo. Ma questa è
quella volta che non si vuol verificare più quel proverbio «Chi fa a suo modo,
non gli duole il capo».
SCENA
OTTAVA
Campagna
aperta.
Don
Rodrigo solo.
A bastanza mi ristorai col riposo nella
grotta di quei pastori che a me sembrano o molto semplici o non affatto sani d’intelletto.
Mi partii da loro inosservato e, già che mi pare in parte d’avere ricuperato
quelli spiriti che si disperderono nell’effusione di non poco sangue da questa
mano, penso d’allontanarmi dal regno d’Alfonso.
SCENA NONA
Dottore
e detto.
dottore Lassemi andar in malora, lassemi
andar. Mo’ diavel, l’era uno spin che s’era attaccà alla me gualdrappa e mi’ pensav
che fusse il signor Cavalier dlla
Trista Figura, doppo che m’ha rubbata
la cullana, che returnas a farme desincantar Aristotel con i querzioli.
d. rodrigo Or non mi fuggirai. (mette mano alla spada)
dottore Ah, poveret
mi! Dlla padella int’la braza.
d. rodrigo Voglio ucciderti.
5 dottore Quest’al me dispiaz pò assaissime, ma più per causa
de lié che de mi.
d. rodrigo Non
ti gioveranno le facezie per questa volta. Il tradimento machinato
a don Ramiro non può palesarsi se non da te che sei d’animo così vile e
codardo. E ben so che quella fede che si compra col prezzo sa, col prezzo, un’altra
volta rivendersi.
dottore A che il negoz
dlla cullana non è ver nient.
d. rodrigo Come, e crederesti scampar così dalla
morte?
dottore Quel
maladet interes al me fez
dir qulla frottola del velen
int’la medisina; e mì aveva tolt tempo dò mes, perché intanto non potea far
de manch don Ramir o de non
buttars da qualch fenestra o de non sbudellars da
sé da sé, com’ha volsut far tante volt o de non murir de stent, perché al sa che
non vuol magnar né bever e se pò non fosse riuscì, mì averé dat
la culpa allo spezial, che aveva tolt
un medicament per un alter e che so io a mi.
10 d. rodrigo Pure
averei caro d’essere stato ingannato. Ma tu perché
fuggi da Siviglia?
dottore A’ me ho sentì che s’è scupert al negoz dlla medizina.
d. rodrigo Come?
dottore Mo’, perché So Maestà ha lett la lettera di Vostra Altezza.
d. rodrigo È palese la lettera che io scrissi a
mio figlio?
15 dottore E di più, el
signor don Garzia l’è ades inte
le peste.
d. rodrigo È forse imprigionato?
dottore Al
l’è in prizion e Sua Maestà, per farghe
un grandissimo serviz, diz
che ghe vuol permutar la galera in diez anni de forca.
d. rodrigo Che
sento? Il re suppone complice anco mio figlio. Non più! Voglio ritornare a
Siviglia. Vada don Rodrigo ad offerir la sua vita all’innocenza
di don Garzia. Voi, intanto, seguitemi per confermare ad Alfonso che io solo
son reo del tradimento.
dottore Che
la s’avvia un tantin, che mì
vuò restar a far provision
di zerti semplizi per lo spezial.
20 d. rodrigo Non
dubitate. Se voi sete innocente come dite e che la bevanda di don Ramiro non
fosse composta di tossico, si proverà con l’esperienza nella vita di don
Garzia. Voglio che veniate.
dottore Al bsognarà pò andar per forz. Ah, mader natura, se ti
voleva farm tant poltron, in cambi di farme nascer Duttor, me dovev far
lacché.
SCENA DECIMA
Selva.[131]
Don
Chisciotte col capo fasciato che entra cadendo in scena e Sancio.
d. chisciotte Ohi, ohi!
sancio Pian piano.
d. chisciotte T’ho detto che tu me lo lasci batter forte
a mio modo.
sancio Eh, signor padrone, don Ramiro, che
aveva più giudizio, cercava le strade più piane e non si sflagellava
il capo come Vostra Signoria.[132]
5 d. chisciotte E per questo che don Ramiro ha più giudizio,
non averà la Sibilla.
sancio Io non dico altro: mi sa male
del suo capo. Del resto...
d. chisciotte Non ti dia fastidio il mio capo, Sancio
impertinente. Oh questa è bella, che non abbia a esser padrone di batterlo dove
mi piace e rompermelo quando mi torna commodo! Già
vedo che ti stufa il mio servizio. Provediti pure d’un
altro padrone.
sancio Bel
bello, a licenziar con tanta franchezza, bisogna avere il salario a ordine!
d. chisciotte Io per un mese intiero
non voglio dar altro che capate.
10 sancio Prima, in
cortesia, la riverisco. (da sé) Tanto
li passi l’umore voglio lassarlo un po’ stare. (si tira in disparte)
d. chisciotte Con tutto che Orlando, quand’era pazzo, non
si mettesse mai a sedere, a me per altro non mi par di poter far di meno,
perché, con tutto che egli non mangiasse mai, s’ha per antica tradizione che
almeno la mattina, per poter meglio resistere alle pazzie, pigliasse un
bicchier di brodo. (si mette a sedere)
SCENA
UNDECIMA
Don
Ramiro da parte e detto.
d. ramiro Care
lusinghe di quella vaga sirena, tornate pure ad incantare il cuore di don
Ramiro.
d. chisciotte Fortunatissimi tafani e mosconi di questo
bosco, venite pure adesso a succhiare il sangue generoso di Don Chisciotte.
d. ramiro Furno
così dolci i vostri lacci, che mi rendete adesso troppo penosa la libertà.
d. chisciotte Diventerete poi così valorosi e forti, che
sarete il terrore di tutti i nasi del mondo.
5 d. ramiro Ma
questo è un altro nocchiero bendato che vuol guardarsi anch’egli dagl’incanti
delle sirene.
d. chisciotte Mi par di sentir venire non so che ventura
alla volta mia.
d. ramiro Chi sa che
non mi possa dar contezza della sirena che cerco?
d. chisciotte E chi sa che, al rumore di quest’ultima
capata, non si sia mossa la signora Sibilla e non venga adesso a trovarmi?
d. ramiro Ahi,
che appunto ne porta l’imagine in seno. Ah, caro
sembiante! (mira l’immagine d’Erminda che
Don Chisciotte ha pendente nella collana presa al Dottore)[133]
10 d. chisciotte Oh Dio! Ha la voce un po’ grossa, ma verrà
forse che sarà infreddata perché sta sempre nell’umido delle buche.
d. ramiro T’ho pure una volta ritrovato.
d. chisciotte Vostra Signoria sia la benvenuta.
d. ramiro Taci, amico, e non ti muovere che m’impedisci
ogni mia gioia. (a cagione che, movendosi
Don Chisciotte, si rivolta il ritratto)
d. chisciotte Farò l’ubbidienza della signora sposa.
15 d. ramiro Crudele,
perché mi fai tanto penare?
d. chisciotte Signora, non vien da me.
d. ramiro Deh,
taci e non ti muovere.
d. chisciotte Oh, che passione!
d. ramiro Se
ti fecero i cieli così leggiadro il volto...
20 d. chisciotte Per questo lo turo: per timor della
polvere.
d. ramiro Perché
farti le viscere così fiere?
d. chisciotte Signora, s’assicuri che mangio pochissimo.
d. ramiro Quante
lacrime ho sparso per te.
d. chisciotte Quante lividure mi son fatte per Lei.
25 d. ramiro Vorrei
abbracciarti.
d. chisciotte Lei si serva.
d. ramiro Ma
non ti ricordi, o don Ramiro, che promettesti all’ombra di don Fernando d’odiar
tutte le donne del mondo? Non si ricorda il tuo cuore dell’antichi
oltraggi?
sancio (Torna) Io crepo di
curiosità di sentir discorrere insieme questi matti. Mi voglio accostare, già
che nessuno di loro ha niente tra le mani.
d. ramiro Non
voglio più vederti.
30 d. chisciotte Che vi ho fatto, signora?
d. ramiro Voglio
partire.
d. chisciotte No, mia
adorata tramontana. (piglia Sancio per
mano credendolo la Sibilla)
sancio (Da
sé) Oh che gusto! Un’altra volta
ancora fui ritenuto, ma per Levante.[134]
d. chisciotte Vorrei vedervi.
35 d. ramiro Ah,
non ancora.
d. chisciotte Facciamo la pace. Voi non mi rispondete? Ma
perché avete tanti calli nelle mani? Vi dilettate forse di vangare? Alle mie
mani non avete a far altro che ricamare.
sancio Finché
non rido, va bene.
d. chisciotte Questa è una gran trippa. (tocca Sancio)
d. ramiro Questo
è un incanto.
40 d. chisciotte Ah, stregoni maladetti!
Far idropica la Sibilla perché non m’abbia a parer bella![135]
sancio Ah, ah, ah, ah!
d. chisciotte Voi adesso ridete. Abbiam fatta la pace. (si sbenda) Voglio pur vedervi. Ahimè! Sei
veramente Sancio o la Sibilla incantata?
sancio Son
la Sibilla, ma vorrei far le nozze adesso adesso,
perché ho fame.
d. chisciotte Ahi, che la Sibilla è fuggita. Signor
Cavaliere, averebbe veduto una dama che era qui
adesso adesso? L’età sua è più di duemil
anni, ma peraltro è ancora bella e non l’è cascato un dente.
45 d. ramiro Duemila
anni una donna? E tanto lunghi possono essere in terra i nostri mali?
d. chisciotte Ancora mi consolo, che mi par d’esser matto
bene. Per quanto m’accorgo alla voce, quest’è quel che avevo preso in cambio
della signora Sibilla.
d. ramiro Ditemi: dove sta questa donna? Che io
voglio ucciderla per liberare il mondo da sì gran danno.
d. chisciotte Pian piano, che è mia moglie.
d. ramiro Compatisco
la vostra infelicità.
50 d. chisciotte Compatisco la vostra pazzia.
sancio Compatisco
i poveri ragazzi che vanno a scuola, che hanno tante nerbate senza tanto
merito.
d. ramiro Ed
è possibile che voi l’amiate?
d. chisciotte Ma non le pare, signor don Ramiro, che io n’abbia
ragione?
d. ramiro Poter
amare una donna?
55 d. chisciotte (Da
sé) Voglio un po’ sentire in che dà la sua pazzia con discorrere io
seriamente. (ad alta voce) Eh, padron
mio, questa non è donna ordinaria. Vostra Signoria guardi un poco il suo
ritratto.
d. ramiro Così
non l’avessi mai visto. Questo è il ritratto d’una perfida maliarda, d’una
sirena ingannatrice.
d. chisciotte Sancio, bisogna pigliar bene le parole di
dove vengono.
d. ramiro Vi
dico che voglio ucciderla.
d. chisciotte Vostra Signoria la lascierà
stare.
60 d. ramiro Ho
promesso ad un fantasma di sacrificare a’ miei sdegni
tutte le donne del mondo.
d. chisciotte «Donne, e voi che le donne avete in pregio,
per Dio,
non date a questa istoria orecchio» dice l’Ariosto.[136]
d. ramiro Barbara
Erminda!
d. chisciotte Vostra Signoria piglia equivoco, perché
questa è una Sibilla, e torno a dirle che non è una donna ordinaria.
d. ramiro Questa,
dunque, non è Erminda e non è donna come l’altre?
65 d. chisciotte Da cavaliere.
d. ramiro Lasciatemi
considerar quel sembiante.
d. chisciotte Si sodisfaccia.
d. ramiro È
vero. Ha non so che del divino. Ma qual merito avete voi per ottenerla?
d. chisciotte Dirò a Vostra Signoria: per adesso v’è solamente
la parola, perché la signora sposa vuol trattenersi un tantino finché io
finisca tutte le caravane della pazzia.
70 d. ramiro Vi
ama, dunque, la Sibilla perché sete pazzo?
d. chisciotte Sì, signore.
d. ramiro Lasciate a me quell’imagine.
Voglio che quella Sibilla sia mia. Vado adesso ad impazzare. (gli toglie il ritratto e parte)
d. chisciotte Mi meraviglio di voi! Queste non sono azioni
onorate. Ci romperemo la testa.
sancio I
matti lo posson fare senza pericolo, perché non si
danno mai nel cervello.
75 d. chisciotte Se io non fo qualche pazzia maiuscula in confronto di questo mio pazzo rivale, ce ne va
la mia reputazione. Voglio fare una di quelle che, per la signora Iole, fece il
grande Alcide, che fu il Don Chisciotte de’ suoi tempi. (parte)[137]
sancio Il
vestito d’Alcide l’ha sicuro, perché porta sempre la pelle di bestia.[138]
SCENA
DUODECIMA
Sala regia.[139]
Re
e donna Eleonora.
re E
ancor don Garzia è partito dalla reggia in traccia dell’infante?
d.na eleonora Invano e i
comandi della Maestà Vostra e le mie preghiere s’adoprarono perché restasse a
curarsi, mi rispose che era più preziosa la vita di don Ramiro che la sua e che
non poteva pensare alla propria salvezza finché era dubbia quella del suo
signore.
re Quanto è fedele il vostro sposo! Donna Eleonora, voi lo
piangete, ma son a parte ancor io del vostro dolore.
d.na eleonora È così
bello e giusto il mio dolore, che lo vorrei io sola tutto per me e mi duole che
suol essere troppo breve quando è così grave.
5 re Forse non morirà don
Garzia.
d.na eleonora Al cuore d’un
amante il dubbio male non rende mai dubbio il dolore. Su su,
lacrime mie, non vi vergognate questa volta di comparir nel volto di donna
Eleonora. Si piange per don Garzia.
re Per esser, però, per questo poco, degna sposa di don Garzia,
convien esser più costante. Li strali della Fortuna, pria che giungano al cuore
d’un forte, debbono passar per la mente, dove perdon
la punta. Chi più infelice d’Alfonso, restato forse senza figlio?
d.na eleonora Eh, forse non sarà morto don Ramiro.
re Il «forse» nel cuor d’un padre porta sempre certo il timore.
Su, su, lacrime d’Alfonso...
10 d.na eleonora Ma il cuor d’un padre forte...
re Non sa esser forte il
cuor d’un padre.
d.na eleonora Né quel d’un’amante.
re Piangiamo, dunque,
ambedue.
d.na eleonora Piangiamo.
SCENA
DECIMATERZA
Rodrigo,
Dottore e detti.
d. rodrigo Lasciate piangere a don Rodrigo, perché, pria di
morire, vegga nel suo ultimo pentimento il primo bel
parto del suo cuore. (si inginocchia)[140]
dottore Lassè pianzer a mi che, doppo esser campà in sto mond cun tanta commodità, vengh adess ad esser impiccà fuor dl me
lett.
re Che io vi lasci piangere? Diventerà infido l’istesso
pentimento se impara ad abitare nel vostro cuore. Traditori, con le vostre sceleraggini necessitate la giustizia istessa a procurar
nuovi delitti perché, per adoprar le pene più giuste, dovrebbe solo lasciarvi
vivere.
d. rodrigo Viva pur don Garzia, perché è
innocente. (si rizza)
5 d.na eleonora Sì, che viverebbe innocente, se potesse vivere, ma morirà l’infelice
punito nei tradimenti del suo perfido genitore.
d. rodrigo Non morirà don Garzia.
SCENA DECIMAQUARTA
Garzia
e detti.
d. garzia Morirà
don Garzia. E so che voi piangerete la sua morte non come di figlio, perché
irriterete le mie ceneri fedeli, se porterete alla mia tomba l’ingiusto nome di
padre, ma piangerete la morte di don Garzia, perché ha partorita la felicità di
questo regno nella vita di don Ramiro.
d. rodrigo Figlio, voi non morirete.
d. garzia Morirò
e morirei senz’altro dal rossore, se seguitaste a dirmi che son vostro figlio.
Sire, non voglio prolungare alla Maestà Vostra i contenti. Si è trovato l’infante.
re E dov’è mio figlio?
5 d. garzia Alcuni
pastori ci condurranno nel più denso di questa foresta dove sanno che si
trattiene. Appunto ebbi la sorte d’incontrarli, che ne portavano a Siviglia l’avviso.
re Non tardiamo d’avvantaggio. Olà! Si custodiscano intanto
questi due traditori. Don Garzia, così potessi rendere a voi la vita, come a me
rendeste ogni contento.
dottore Ah, signora Eleonorina,
ch’ la non pianga so marì.
d.na eleonora Se lo rendeste sicuro dalla morte, saprei
procurarvi la libertà.
dottore Mo’
che l’era un velen di sustanza,
che ‘l manterrà tant in sto mond,
che pierà ventizinque moiere.
10 d.na eleonora Dite. Ma
seguiamo intanto Sua Maestà. (da sé) Ah,
se il mio sposo potesse vivere!
d. rodrigo (Da
sé) Ah, se don Rodrigo potesse morire!
SCENA
DECIMAQUINTA
Altra
boschereccia.
Erminda
e Galafrone con il baullo.
galafrone E così volefa
entrar dentro, perché cretefa che fusse
monto nuovo.
erminda E come potesti fuggirlo?
galafrone Mi buttai a notariare
e passai il fiume Bettola da altra banda e di poi rimirai don Ramiro, che saltafa nell’acqua come un granocchio,
et io perché dubitafa che non me pervenisse, mi messi
a rompicollare per tutti quei sbalzi.[141]
erminda Or
intendo la causa del periglio di don Ramiro. Galafrone,
già che qui non possiamo esser osservati, apri quel baullo.
5 galafrone Eccolo aperto. Uh, quanti topacci,
quanti amatisti!
erminda Questo
cuore d’argento è la più bella gioia che vi sia. Qui dentro riposi il cuore del
mio primo sposo, avanti che partissi di Catalogna. Saprò ben adesso tra queste
ceneri ritrovare quel fuoco fedele che s’estinse poco fa nel mio seno per don
Fernando.
galafrone Non ho più meravigliazione
che i pover uomini abbino sempre poco cuore, se usa portarlo d’arcento.
erminda Cuore amato di don Rami..., dico, di don
Fernando. (da sé) Oh Dio, mi pareva
una volta di parlar con più senso! (ad
alta voce) Ricevi, in questi miei sospiri dolenti, l’incensi della mia
fede. Ahimè, vorrei sospirare e non posso.[142]
galafrone Se Vostra Signoria vuol sospiritare forte forte, si faccia dare un pugno in pancia,
quando trova don Ramiro.
10 erminda Don Ramiro! Sì, ora ho sospirato.
Ceneri adorate della mia bella fiamma che s’estinse... Qui, una volta, solevo
sempre piangere ed ora... Galafrone, mentre che io
parlo così affettuosamente con questo cuore, vorrei che tu proferissi qualche
volta il bel nome..., dico, il nome di Ramiro.
galafrone Don Ramiro! Don Ramiro! (gridando)
SCENA
DECIMASESTA
Don
Ramiro e detti.
d. ramiro Ecco ch’io vengo.
erminda Ahimè!
d. ramiro Or
non mi potrai più fuggire. Lasciami entrare ad abitare in questo mondo, dove
non stanno femine.
erminda Perché
adesso ancor non mi fugga, voglio coprirmi il sembiante.
(Erminda si maschera con una maschera di
velluto nero)
5 galafrone Abbia un poca pazienza, non è ancora rinfenuto bene bene. (lo
serra)
d. ramiro Lasciami osservare.
galafrone I matti bisogna trattar come ragazzi e,
perché non impertinenzi maggiormente, voglio dar da
trastullare. (lo riapre) Mirate che
bella cosina! (gli dà uno specchio) È
meglio che sfondi un specchio che tutto il monto.
d. ramiro Come?
E quanti don Ramiri si trovano? Ditemi: chi è di
questi il meno infelice?
erminda Quel che miro io nello specchio fedel del mio pianto.
10 d. ramiro Mostratemi, dunque, quest’altro,
cortese moro.
erminda Diventai così per star da presso al
mio sole.
d. ramiro Ma
voi non potrete piangere! Vedo che avete il cuore fuor del seno!
erminda È
vero, non posso piangere perché questo cuore non è più mio.
d. ramiro Di chi è, dunque, cotesto cuore?
15 erminda Fu della principessa Erminda.
d. ramiro Ah, barbaro cuore!
erminda E questo fu quel cuore che fece
delirar don Ramiro.
d. ramiro Se questo cuore sa fare impazzire,
lasciatemelo per un poco, che io voglio andar in traccia della mia bella
Sibilla. (le piglia il cuore)
erminda Fermate! Sentite, don Ramiro.
20 d. ramiro Lasciatemi
partire, farò, con questo cuore, qualche bel delirio per la mia vaga, acciò si
disponga ad amarmi.
erminda E qual è la vostra vaga?
d. ramiro Una Sibilla e questa è la sua bella imagine.
erminda Che miro?
d. ramiro Ah, se voi me la sapeste insegnare!
25 erminda (Da sé) Don Ramiro amante del mio
ritratto? (ad alta voce) Amico, io
ben conosco questa Sibilla e so ancor quanto vi ama.
d. ramiro Mi assicurate che m’ami?
erminda Così amaste voi lei.
d. ramiro Come non l’amo? Insegnatemi dove sia
e vedrete.
erminda Attendetela
qui e vi prometto d’inviarla adesso avanti di voi.
30 d. ramiro Adesso avanti a me?
erminda La
prima donna che voi qui incontrarete sarà la vostra
Sibilla e, se il suo volto non è affatto simile alla sua imagine,
sappiate che si è scolorito per le troppe lacrime.
d. ramiro Non indugiate, di grazia.
erminda Adesso
verrà, perché è più vicina di quello che credete. Seguimi, Galafrone.
(parte con Galafrone)
galafrone Vollio antar a posar il monto nuovo all’osteria.
35 d. ramiro Ma
che bel delirio m’insegni, o crudelissimo cuore d’Erminda? Sai che non ho più
lacrime da versar per te. Tu sei d’argento, ma solo prezioso per don Fernando,
perché non avesti fede per me. Sei un metallo troppo duro, che non volesti mai
ricever l’impronta della mia imagine.
SCENA
DECIMASETTIMA
Don
Chisciotte con la gonnella, che fila, Sancio e don Ramiro da parte.
d. chisciotte «Chi mette il piè nell’amorosa pania» convien che qualche volta s’intrida le
mani ancora. Non ti vergognar, Don Chisciotte della Mancia, di sputarti adesso
nelle dita e filare e di portar la gonnella sopra li stivali, perché lo fai ad
imitazione d’Ercole, che è stato il nonno di tutti i cavalieri erranti.[143]
sancio Basterebbe, signora padrona, che lei
arrivasse a filar tanto, che si facesse un po’ di fazzoletto per non si nettar
sempre il naso con le gombita.
d. ramiro Barbaro
cuore!
d. chisciotte Non più. Va’ adesso per tutte queste strade
a gridare che Don Chisciotte della Mancia fila una conocchia per amor della
Sibilla e che è preparato a sostener con la rocca, che questa è la più gran
pazzia che si possa fare nel mondo.[144]
5 sancio Prima di
partire, le vorrei rifasciare un po’ il capo e farle due ricci.
d. chisciotte «Le negligenze mie son artifizi».[145]
sancio Orsù,
me ne vo. Insomma, il mio padrone non poteva trovar miglior pretesto per
fuggire, che diventar la paura.
SCENA
DECIMAOTTAVA
Don
Ramiro e Don Chisciotte.
d. ramiro Ma questa sarà la Sibilla.
d. chisciotte Ma questo è don Ramiro.
d. ramiro E può esser così deforme?
d. chisciotte E potrà arrivar mai a questa pazzia?
5 d. ramiro Questa è la prima donna che trovo qui.
È vero che doveva esser dissimile dalla sua imagine,
ma pure il pianto, che è figlio d’Amore, non la può aver cangiata in una Furia.
d. chisciotte Vorrei in qualche modo levargli quel
ritratto. Amico!
d. ramiro (Da
sé) Mi dice amico. (ad alta voce)
Siete voi la Sibilla?
d. chisciotte (Da
sé) Opportuno inganno: mi fingerò la Sibilla. (ad alta voce) Son io la Sibilla, umilissima serva di Don Chisciotte
della Mancia.
d. ramiro Amo in verità più il vostro ritratto
che voi.
10 d. chisciotte Mi contento che voliate bene al mio
ritratto tanto quanto e vorrei che voi me lo rendeste, perché i ritratti stanno
bene con i suoi originali. Più tosto, per farvi cosa grata, non guarderò a
darvi la buona ventura senza spendere.
d. ramiro (Da sé) Così conoscerò se veramente è la
Sibilla. (ad alta voce) Eccovi,
dunque, la mano.
d. chisciotte La toccherò co’
guanti per non dar gelosia al signor Cavaliere della Trista Figura.
d. ramiro Se nessuno
dovesse dubitare, dovrebbe dubitar don Ramiro che, per dare una volta questa
mano, fu barbaramente tradito.
d. chisciotte (Da
sé) Mi viene a propositissimo. (ad alta voce) Vostra Signoria, sappia
che la lontananza che è in questa mano dal dito grosso al dito mignolo
significa che Lei non è d’accordo con la sua moglie, e mi maraviglio
di Lei, andare a volere delle Sibille quando ha una signora che non la merita!
15 d. ramiro (Da
sé) Ha penetrato gl’arcani del mio cuore. (ad alta voce) E volete che io ami Erminda? Mirate quanto è duro,
benché così bello, il suo cuore.
d. chisciotte (Da
sé) È pazzo bene, ma io seconderò l’umore. (ad alta voce) Questo è il cuore d’Erminda? Padron mio, chi volete
che vi pigli per marito se levate il cuore alle mogli? Ah, povera Erminda! (da sé) Gli vorrei levar la Sibilla del
capo. (ad alta voce) Che era la più
garbata di quante Sibille si sono insibillate.
d. ramiro Era bella ancora.
d. chisciotte Se in cambio d’esser Sibilla nascevo un Sibillone, la volevo io quella signora.
d. ramiro L’istesse sibille desiderano di cangiar sesso per sposar
Erminda?
20 d. chisciotte Bella signora!
d. ramiro Era bella, ma non m’amava.
d. chisciotte Noi altre sibille sappiamo ogni cosa: so
che, se voi tornaste a casa vostra, vi vorrebbe tutto il suo bene. Riportatele
il suo cuore, povera signora, e state con lei. Che occorre andare a cercare
tante sibille? Non vedete che è bella quasi quanto son io?
d. ramiro È molto più
bella di voi e, se voi pretendeste di farvi amare col dipingervi così vezzosa,
quando sete così diforme, palesarò
io al mondo che l’ingannate. Dirò che sete un mostro e non una dea.
d. chisciotte Vi paio veramente brutta?
25 d. ramiro Guardatevi allo specchio e mirate se potete
compararvi ad Erminda.
d. chisciotte Don Chisciotte, quanto sei brutto quando ti
miro!
d. ramiro Erminda,
quanto sei vaga, quando ci penso! E t’ho potuta odiare?
d. chisciotte E ti sei messo a far all’amore?
d. ramiro Le sibille istesse son mostri in tuo
paragone.
30 d. chisciotte Orlando era più bello di te.
d. ramiro Fuggo da te, quando non posso
viverti lontano.
d. chisciotte Cerchi le sibille, quando hai bisogno del
cerusico?[146]
d. ramiro Son pur forsennato.
d. chisciotte Son pur mal condotto.
35 d. ramiro E che fo di questo cuore?
d. chisciotte E che fo di questa rocca?
d. ramiro Come
potrò odiar tutte le donne del mondo, se mi ama Erminda?
d. chisciotte Come posso durar di fare il Cavaliere
errante, se non mi reggo ritto?
d. ramiro Non son io l’infante d’Andaluzia?
40 d. chisciotte Non son io il barbiere del Toboso?[147]
d. ramiro Non son io don Ramiro?
d. chisciotte Non son io Mastro Antonio?[148]
d. ramiro E dove in queste selve lontano dalla
mia sposa?
d. chisciotte E perché
fuor di bottega, lontano dalla mia moglie e da’ miei figliolini?
45 d. ramiro Ella, se mi ama, piangerà la mia
lontananza.
d. chisciotte Se non lavoro, non c’averanno
pane.
d. ramiro Ritorna in te stesso.
d. chisciotte Lascia le sibille e cavati la gonnella.
SCENA
DECIMANONA
Sancio
e Galafrone, da due parti, e detti.
sancio Signor Don Chisciotte, venture,
venture.
d. chisciotte Chiamami Mastro Antonio e dammi un po’ di
pane.
galafrone Signor Ramiro, ecco Sibilla.
d. ramiro Parlami d’Erminda e non della
Sibilla.
5 d. chisciotte Per me, Vostra Signoria, può pigliare l’una
e l’altra, perché io mi sento più voglia di mangiare, che di fare all’amore.
Maledetti i libri dell’errante cavalleria con tutte le dodici sibille che m’avevano
fatto perdere il cervello. Ritorno ad esser Mastro Antonio, barbiere, per
grazia del suo specchio e di tanto sangue che mi ha fatto uscir dal capo con
farmi caminare a occhi chiusi. Così potessi veder
ritornato ancora voi, povero signore.
d. ramiro Ed io son don Ramiro, mercè le vostre pazzie e la finzione della ventura, che
ritorno ad esser di me stesso. Ma dov’è Erminda?
SCENA
VIGESIMA
Erminda
da donna e detti.
erminda Don
Ramiro, non vorrei che voi la cercaste fuori dal vostro cuore.
d. ramiro Erminda,
il mio cuore non lo posso trovare altrove, che in voi.
erminda Come, e adesso non delirate?
d. ramiro Delirerò dalla gioia, se mi fate
vostro.
5 sancio E quella non è la Sibilla del
ritratto?
d. chisciotte Al sentire, è la signora principessa e tu,
figliuolo, non sei più scudiero, ma ricordati che zappi il mio campo di cavoli.
Voglio che adesso torniamo a vedere se hanno fatto i broccoli e badiamo a stare
a casa nostra con le nostre mogli, o belle o brutte, in santa pace.
sancio Benissimo,
perché a far lo scudiere, è vero che io zappo poco, ma mangio manco.
erminda Non differiamo questo contento al re,
vostro genitore, ed alla reggia tutta.
d. ramiro E che fa il mio caro genitore?
SCENA
ULTIMA
Re
e tutti.
re Piange sempre per voi.
erminda Non
pianga la Maestà Vostra che per la gioia. Ecco don Ramiro, non solo vivo, ma
saggio.
d. ramiro Padre, ecco don Ramiro di se stesso. Ecco Erminda
di don Ramiro.
re Figlio, Erminda, questa
è troppa gioia per vivere.
5 d.na eleonora Voi mio, e don Ramiro sì saggio! Che mi resta
da desiderare?
d. garzia Io
vostro, e questo regno contento! Non ha più grazie il cielo da compartirmi.
re Ed a qual arte voi
dovete il rimedio?
d. ramiro All’istessa pazzia.
re Di chi?
10 galafrone Di Mastro Antonio.
d. ramiro Narrerò
io, con più agio, la strana origine della mia salute. M’incontrai con quell’infelice,
che delirava anch’egli, non so perché, e fummo in un tempo a noi stessi
scambievole rimedio del nostro male.
re Strano portento!
Verrete, amico, alla nostra reggia?
d. chisciotte Signore, mi lassi andare a casa mia, che,
se mi ritornano in capo tante grandezze, perderò un’altra volta il cervello.
sancio Signor padrone, accettiamo, accettiamo
pur l’invito e, per star lontani dalle gradezze, non
abbiamo ad uscir mai di cucina.
15 d. ramiro Ma di che delitto son rei don
Rodrigo e ‘l Dottore?
dottore Signor don Ramir,
la se cava dal col qulla mladetta
culana, perché divenderà caviezza ancor per lié.[149]
d.na eleonora Già
intese la Maestà Vostra che non fu avvelenata la bevanda; dunque, non pare il
Dottore altrimenti reo che d’aver accettata la collana da don Rodrigo.
d. ramiro Signore,
da questa collana cominciò la frenesia che mi portò poi salute. Dunque...
re Si liberi il Dottore.
20 d. ramiro Deh, se può meritar niente appresso la
Maestà Vostra la felicità di questo giorno, dimando
io con l’infanta anco per don Rodrigo la libertà.
re Figli, gran cose
chiedete, ma pur gran cose meritate voi ed il prencipe
don Garzia. Rodrigo, guardate se è grande la mia clemenza: sa vincere i vostri
tradimenti. Vi perdono.
d. rodrigo Sia
per adesso eloquente il mio rossore, ma per l’avvenire spero di far parlare per
il gran benefizio le mie operazioni.
d. garzia E così sarò vostro figlio.
d. ramiro Erminda, non credo ancor d’esser
vostro.
25 erminda Vogliatelo, perché si crede
volentieri ciò che si vuole.
d. garzia Eleonora, non mi pare ancor che
siate mia.
d.na eleonora Vi paia, almeno perché pure mi è caro che ve
lo fingiate.
re Andiam a rendere il giubilo a Siviglia ed
il successore a questo regno.
dottore Andem a fundar un collez di medizina int’e lu spedal di pazzarel,
perché un pazz guarisse l’alter.[150]
Il fine.
Apparato A
Argomento: prencipessa ] On
principessa di Valenza; l’incendi ] On
gl’incendi; gl’affetti ] On gli affetti
I.1.1: cavalieri ] On cavallieri; sarà soggetto di poemi alle Muse ] On sarà soggetta di poemi alle Muse; si chiami ] On si chiama; donchisciottea ] On
D. Chisciotea
I.1.11: quella parola
cancaro la ] On
quella cancaro la
I.1.22: sancio Pah gran cosa! Bever sempre acqua e aver tanto caldo nello
stomaco ] On Sanc.
Pah gran cosa! Bever sempre acqua, cavar tanto caldo
nello stomaco!
I.1.23: ti impresto ]
On Mr t’impresto
I.2.6: Appalto,
appalto ] On A palto,
appalto
I.2.7: lo lasciammo ]
On lasciamo
I.2.13: piglierebbe
una marza il soprastante delle stinche ] On piglierebbe una manza il soprastante
delle stinche
I.2.42: spalla ] On spalle
I.2.56: si possono ] S98 s’ possono
I.2.57: caporale ] On caporiale
I.3.2: nei suo’ ] On ne’ suoi
I.3.5: ha sentì dir
ch’a le donne ] On ha scnu dir cha le donne;
d’evantaz ] On denantaz; d’ ‘notmia ] On d’normia
I.3.6: oltraggiata ] On oltragiata
I.3.10: E d’ più le sta
] On E a’
più l’èsta
I.3.12: regie ] On reggie
I.3.18:
principessa ] On
prencipessa
I.3.22:
vedova ] On vedoa
I.3.28:
lizenza ] On licenza; d’Ovidi ] On d’Out di; vinzitur ] On vincitur
I.3.35: l’è ] On gl’è
I.4.4: bilurch in tal ] On bilurch’in
in tal
I.4.8: rezipe di qulla ] On recipe di
quella
I.4.9:
e che ] On e ce
I.4.11: con i vostri
] On con nostri; acceleriate
] On accelerate
I.4.17: della Spagna
] On di Spagna
I.4.18: mazzor ] On mazor
I.4.21:
venale ] On veniale
I.4.36: El puzzerà,
che rinegherà ] On
El puzzrà, che rinegherà
I.5.6: cuore ] On
core
I.6.8: tolze ] On tolse
I.6.10:
amare ] On amarte
I.7.7: reverenda ] On riverita
I.7.16: piglian ] On piaglia
I.7.17: maiuscole ] On magiuscole
I.7.19: ho da star
malinconico ] On ho di star maenconico
I.7.21: Dei giganti disperza ] On Dei
giganti disprezza
I.7.25: dei ] On de’
I.7.27: dei cavallieri ] On dei
cavalieri
I.7.30: In tavola...
ah, ah, ah ] On In tavola a c a
I.7.51: sotterranei ] On sotteranei
I.7.52: istrumento ] On instromento
I.8.4: convien ] On conviene; mi celerò ] On lo
celerò
I.8.5: Ie ] On Io
I.8.33: di diecimila
] On di dicei
mila
I.9.13: d. rodrigo
Ognuno è giusto, quando è monarca ] On On’uno è giusto quando è monarca
I.10.didascalia: sta sedendo ] S98 stea
sedendo
I.10.1: trov ] S98 trof
I.10.3: Ades ades ] On Adess adess
I.10.5: addutturà ] On
adutturà
I.10.7: asulutament ] On
assulutament; medizina ] On medzina
I.10.10: E io ] On Et io
I.10.11: comand ] On comanda;
dizev ] On
dzev
I.10.16: astrologia ]
On in astrologia
I.10.19: a mi ] On an mi
I.10.20:
coi ] On
co’; dei ] On de’
I.10.21:
diavel ] On diavol
I.10.23: signurin ] On signur; uomo ] On om
I.10.27: zia ] On za
I.10.29: Bricconaz ] On
Briconaz
I.10.30: dei ] On de’
I.10.33: Ah, le me stlline ] On Ah le me stillne
I.10.37: gh’avé ] S98 gha te On gha re
I.10.38: pianeti ] On pane ti
I.10.43: potrebben ] On potrebbe
I.11.didascalia: don Garzia, don Ramiro e
Dottore ] S98 On D. Garzia e Dottore
I.11.5:
sa ] On se
I.11.7: siroppin ] On siropin
I.11.12: toglierli ] On togliersi; oppinione
] On opinione
I.11.13: Con don Rodrigo. Me ... culana
] On (a Rod.)
Me padron fai pur bever qulà menestrina
perché a’ iè denter al servezi d’la gulana
I.11.15: avlena ] On avvelena
I.11.16:
suono ] On
sueno
I.11.20: M’ho da ] On Mi ho da; esser ] On
essere
I.11.23: preparata ] On preparato
I.11.29: che io parta
] On ch’io
I.11.31:
qualc’altro ] On
qualche altro
I.11.36:
Fermate ] On Fermatevi
I.11.39:
vi ha ] On v’ha
I.11.40: vi è ] On Mr v’è
I.11.43: vi ] On si
I.11.49:
fino ] On Mb
fino
I.11.60didascalia: la getta a parte ] S98 La getta e parte
II.1.6: rezzer ] On rezer
II.1.26: anche ‘l lié ] On anche
liè
II.1.32: strappazzi ] On strapazza
Mb ingiurii
II.1.53: il seno ] On il senno
II.2.34:
pianeti ] On
pianetti
II.2.42:
don ] S98 On d’
II.3.didascalia: travestita ] On travestito
II.7.5: che vù ] On cha vù
II.7.13: Vù ] On Vò
II.7.28: dell’altri ]
On degli altri
II.7.31: tornè ] On turnè; cavarv] S98 On
cavarf
II.7.32: a frustare i
dottori ] On a frustar i dottori
II.7.38: ci ] On i; e ] On ed
II.7.39: signora
] On signura; Baz ] On
Bas
II.7.40:
devon ] On devono
II.8.didascalia: d’Erminda ] On d’Ermindo
II.8.1: ritirati ] On ritrati;
ritirato ] On rittrato
II.9.didascalia: Appartamento di don Ramiro ]
S98 On Mr Mb
Vn23 (omittit)
II.9.1: signor cavalier ] On
sigoor cavalier; mal a lassarmel ] S98 On mal lassarmel
II.10.14didascalia: re ] S98 On (omittit)
II.11.didascalia: Galleria ] S98 On Mr Mb Vn23
(omittit)
II.12.7: mentisce ] On mentisco
II.12.25: tradimenti
si macchina ] On tradimenti si
machina
II.12.26: nasconda ] On nascondi; dall’atrocità ] On
all’atrocità
II.12.28:
cadavero ] On
cadavere
II.12.32:
che io ] On ch’io
II.12.35:
nell’ ] On negli
II.12.38didascalia: con un stilo ] On
con uno stilo
II.12.43: provide
] On providde
II.13.5: spezia ] On spezie
II.13.9: Perché al m’ha
volut ] On
Perch’al ma vlut
II.13.13: paghemi ] On paghem
II.13.15: me mandò ] On mi mandò
II.13.17: dlla ] On della; zertissime ]
On certissime; medizina ] On medzina; medico ] On medic
II.13.19: Al sarà ...
amoros ] On Al
farà strada la signora Sibilla, che tien protezzione dll’Ezzellentissim so
Segretari amoros
II.13.19didascalia: parte ] On (omittit)
II.14.didascalia: un baullo
] On con baullo
II.14.1: tenevo
questo chiave di mia ] On teneva
questa chiave di mia
II.14.3: O
cornutissime temonio ] On O cornutissime testimonio
II.14.7: Señor ... appetite ] S98
On Señor
no, perché questo mondo non ha niente d’appetito Mb Sig. no questo mondo non si governa, perché non ha niente
appetito
II.14.8didascalia: c’ha ] On ci ha
II.14.8: quello che c’ha
] On quello che ci ha
II.14.11:
tropo ] On troppo
II.14.12:
femmine ] On
femine
II.15.1:
correr ] On
corer; arido ] On arrido;
Oh Dio ] Mb Oh [Dio] cielo
II.16.4: m’ha ] On mi ha
II.18.1:
delle mie pene ] On delle mia pene
II.18.11didascalia: baciare ] On bacciare
II.18.22:
meterete ] On metterete
II.19.4: scala
secreta ] On scala segreta
II.19.6:
affanno ] On affano
II.20.30:
odio ] On
o lio
III.1.1: paes ] On paese; miser ]
On msser; perché essend
] On perch’essend
III.2.6: del ] S98 dell
III.2.7: e se il ] On se il; da far ] On di far;
spada di ] On
spada dl
III.2.8: Pisciott ] On Pisciot
III.2.10: per
Aristotele ] On per Aristotel
III.2.12: prende ] On prend; medezina ] On medzina
III.2.14: medizi ] On medici
III.2.18: quest ] On questi;
medizine ] On
medzine
III.2.20: dlla Trista ] On della
Trista
III.2.23:
sono ] On
son
III.3.2: stratagemma
] On stratagema
III.3.4: lo
svellergli il cuore dal seno ] On
lo svelergli il cuore dal seno
III.4.2:
dover esser ] On
dover restar
III.4.3: agl’innocenti
] S98 all’innocenti
III.4.19: dal mio cadavero steso ] On
al mio cadavaro steso
III.4.26: poca ] On pocca; perché cercai ] On perché cercar
III.5.10:
fatti eco ] S98 On fatto eco
III.7.6: che è ] On
III.7.15: quattr’ ] On quattro
III.7.16: ci andò
mezza ] On ci andò meza
III.10.didascalia: Selva ] S98 On (omittit)
III.11.5 dagl’ ] S98 On dall’
III.11.61: Ariosto ] S98 Aristo
III.12.6: si piange ]
On si pianga
III.15.4: apri ] S98 lapri
III.15.6: nel ] S98 nell
III.16.4didascalia: velluto ] On veluto
III.18.3: E può esser così ] S98 E può esser casi
III.18.10: Mi
contento che voliate bene al ] On Mi contento che vogliate bene al
III.18.13: nessuno ] On nessuna
III.18.15: gl’arcani
] On gli arcani
III.18.24: paio ] On paro
III.18.46: c’averanno ] On ci
averanno
III.19.5: pigliare ] On pigliar; perché io mi sento più voglia di mangiare che di fare all’amore
] On perché io mi sento più voglia
di mangiare che di fare l’amore; m’avevano
fatto ] On mi avevano fatto
III.19.6:
ventura ] On vostra ventura
III.21.29: medizina ] On medzina
III.21.29didascalia: Il fine ] On Fine
Apparato B
Titolo: Opera ...
Collegiali ] Mb Un pazzo guarisce
l’altro. Commedia del Sig. Girolamo Gigli di Siena Mr Opera seriocomica
recitata nel Collegio del B. Luigi dalla Camarada de’
SS. Filosofi l’anno 1713 [Con altra mano
si scrive: del Gigli]
Argomento: Argomento ...
altro ] Mr Mb (omittit); prencipessa
] On Vn23 principessa di Valenza;
re di Catalogna ] Vn23 principe
di Catalogna; benché Erminda ] Vn23 benchè
questa; di nuovo ] Vn23 del nuovo; Obedì ] Vn23 Obbedì; a
i suoi sospiri ] Vn23 a’ suoi sospiri; perduto
prencipe ] Vn23
perduto principe; Tra i pianti ] Vn23 Dai pianti; l’incendi ] On Vn23
gl’incendi; quali a poco ] Vn23 i quali a poco; per quelle ] Vn23 in quelle; cavaliere
] Vn23 cavaliero; nell’avventure ] Vn23 nelle avventure; gl’affetti ] On Vn23 gli
affetti; Sì che ] On Siche Vn23 Sicchè; come vedrai ] Vn23
come vedrassi
Personaggi:
Personaggi ] Mr Mb Interlocutori Vn23 Attori; don Alfonso... guardia ] Mb
D. Alfonso re d’Andaluzia. / D. Ramiro Figlio
d’Alfonso. / D. Rodrigo Cugino di D. Ramiro. / D. Garzia Figlio di D. Rodrigo. /
Erminda [principessa] Figlia di don Ramiro. / Eleonora Sposa di D. Garzia. /
Dottore della Corte. / D. Chisciotte della Mancia. / D. Sancio suo scudiero. / Galafrone caporale della guardia. Vn23 D. Alfonso, re di Andaluzia. /
D. Erminda, principessa di Valenza, vedova del principe di Catalogna. / D.
Ramiro, infante di Andaluzia, destinato sposo di D.
Erminda. / D. Eleonora, principessa di Murcia. / D. Rodrigo, principe de real sangue di D. Alfonso. / D. Garzia, figliuolo di D.
Rodrigo, e sposo di D. Eleonora. / D. Chisciotte della Mancia, cavaliero errante. / Sancio Panza, servidore
del medesimo. / Dottore, medico di Ramiro e confidente di D. Rodrigo. / Galafrone, svizzero, soldato della guardia Mr (omittit)
Mb (addidit) La scena è in Andaluzia
nella sala del reggio palazzo. / L’azione viene
interrotta da balli seri e ridicoli / Mutazioni di scene / Sala Reggia / Bosco /
Giardino / Cittadina / L’invenzione è pittura del signor Antonio Collona bolognese / Fine
Vn23 (addidit) La scena è nella reggia di Andaluzia e ne’ suoi contorni.
I.1.didascalia: Selva ] Mr Foro di Selva Mb Selva d’avanti che sia apparecchiato
giardino da dietro
I.1.1: dei più ] Vn23 Mr de’
più Mb dei più; si rammentino ] Mb si ricordino; cavalieri ] On
cavallieri; sarà
soggetto di poemi alle Muse ] On
sarà soggetta di poemi alle Muse Mb
servirà per soggetto di più poemi alla Musa;
alli ] Mr agli; scarpellini ]
Mb scultori Vn23 scalpellini; qui avanti] Vn23
qui avvanti; si
chiami ] On si chiama Mr io chiami; donchisciottea ] On D. Chisciotea Vn23
Don-Chisciottea
I.1.2: Per voi ] Mb Per voi signor D. Chisciotte
I.1.3: Vosignoria ] Mr V. Sig.ria Vn23 Vossignoria; ancora ] Mr
anco
I.1.4: perché ella
non suol corrompere i suoi servitori con danaro ] Mr perché lei
non suol corrompere i suoi servitori con danaro Mb [perché ella non suol
corrompere i suoi servitori con danaro]
I.1.5: Taci, Sancio ]
Mr
Sancio, taci; Lasciami salutare la
selva ] Mr
lasciami la selva
I.1.7: cavaliero ] Mr cavaliere; provar ] Mb provocare;
quello ] Mr quelli;
Xerse re di Persia ] On Mb Xerse Vn23 Serse re di Persia Mr Serse
I.1.8: vezzosissimi, platanissimi ] Mr platanissimi, vezzosissimi Mr
I.1.9: quercioli ] Mb
quercie; se
ne ] Mr sen; a far ] Mb a fare; cavaliero ] Mr cavaliere; Cancaro ] Mb cospetto Mb
I.1.9didascalia: Gli abbraccia ] Mb gl’abbraccia Vn23 li abbraccia Mr (omittit)
I.1.10: Codesti ] Vn23 Cotesti; li devono conoscere i contadini ] Mr gli devon
conoscere Mb si devono conoscere da’ contadini Vn23
li debbono conoscere i contadini
I.1.11: dietro ai ] Vn23 dietro a’; branco ] Mb brando; nemica
invidiosa della mia gloria ] Mr invidiosa della mia gloria; di sturbarmi ] Mr disturbarmi; ogni impresa ] Mr ogn’impresa; quella parola cancaro
la ] On quella cancaro
la Mb quel cospetto lo Mb; ancora ] Mr
(omittit); Galaorre ] Mr Galasa[n ]<rr>e Mb Gallaorre; moti ] Mb
motti; nei quali ] Vn23 ne’ quali; ti leggeva io ] Mr ti leggeva Mb
io ti leggeva; dell’ardente ] Mb dall’ardente; quelli altri ] Mr quest’altri Mb
Vn23 quegl’altri
I.1.12: e ho tanto ] Mr Vn23 ed ho tanta; adesso d’aver ] Mb addesso d’avere
I.1.13: con la
signora ] Mr
la sua sig.ra Mb [con la Sig.ra]
appresso della beltà; non sia
stato innamorato ] Mb non si sia
segnalato in più virtù
I.1.14: Certo ] Mb [Certo.] Ho si benissimo certo
I.1.15: d. chisciotte
Io ... ardentissimamente ] Mr (omittit) Mb D. Chis. Io... azione; m’innamorai ardentissimamente ] Mb risolsi di seguitare questi eroi con
qualche grande azione; Mb (addidit) San. E
per chi? D. Chis. Lo saprai tra poco.
I.1.16: sancio Gran
fortuna di quella signora! ] Mr (omittit) Mb Sanc. Gran fortuna [di quella signora!] de’ cavalieri
I.1.17: d. chisciotte
Sancio, dammi la mano ] Mr
(omittit)
I.1.18: sancio Volontieri ] Mr (omittit)
I.1.19: d. chisciotte
Cavati il cappello ] Mr
(omittit)
I.1.20: Sancio Volontierissimo
] Mr (omittit)
I.1.21: d. chisciotte
Toccami il cuore! Senti questo fuoco inestinguibile? ] Mr
(omittit)
Mb [D. Chis.
Toccami il cuore. Senti questo fuoco inestinguibile?]
I.1.22: sancio Pah gran cosa! Bever sempre acqua e aver tanto caldo nello
stomaco ] On Sanc.
Pah gran cosa! Bever sempre acqua, cavar tanto caldo
nello stomaco! Mr (omittit) Mb [San. Poh gran
cosa bever sempre aqua e cavare tanto caldo nello
stomaco]
I.1.23: caso che tu ]
Mr caso
tu; n’avessi a bastanza ] Vn23 ne avesti a bastanza Mr avessi a
bastanza Mb ne avessi abbastanza; ti impresto ] On Vn23 Mr t’impresto; adesso per
una mezz’ora ] Mb dopo per mez’ora; acquistata
in sperger ] Mb
aquistata in uccidere;
bastonar ] Mb bastonare
I.1.24: la mia sacra
fame ] Vn23 la mia sagra fame Mr la mia fame ch’è sagratona
I.1.26: Nessuno,
nessuno ] Mr
Nissuno, nissuno
I.1.27:
Son amante ] Mb
[Son amante]
I.1.28: Sì, signore ]
Mr Sig.r sì
I.1.31: O che
sentisti? ] Mb Che sentisti
dunque?
I.1.32: poco ] Mr po Mb pocco
I.1.33: figliolo ] Mr Vn23 figliuolo; sono amante ] Vn23 son
amante Mr
son amante Mb [sono amante] porto
un grande affetto
I.1.34: Di chi? ] Mr [D’una
Sibilla] Di chi Mb [Di] A chi?
I.1.35: D’una Sibilla
] Mb [Di] A una Sibilla
I.1.36: E dove
diavolo ha veduto Vostra Signoria le sibille? ] Mr E dove diavolo ha veduto le
sibille Mb E dove [had] mai ha veduto S. S. le sibille?
I.1.37: me l’imagino grassa, fresca e virtuosa ] Vn23 me l’immagino grassa, fresca, e virtuosa Mr me l’immagino grassa, fresca e virtuosa
Mb me l’immagino [grassa fresca]
nobile ricca e virtuosa; E lei ... gradito ] Mb
(omittit)
I.1.38: Vostra
Signoria a stringer ] Mb S. S. a
stringere; dir ] Mb Vn23 dire; le saprà dir per l’appunto ] Mr saprà dire per appunto Mb Vn23 le saprà dire per l’appunto; quali sono ] Mr quali son; portan ] Mb portano; incommodo ai ] Mr Vn23 incomodo a; ancora ai loro ] Mr
anco a’ suoi
Vn23 ancora a’ loro
I.1.39: hanno fatti ]
Mr hanno
fatto; ed Amadis
] Mr e Amadis Mb Ammadis; nostro
ordine ] Mr Mb nostr’ordine
I, 1, 40: Vostra
Signoria, però ] Mr Lei però;
giostrato ] Mr
giostrare; mulini ] Vn23 molini; quei ] Vn23 que’;
barili ] Mb barilli;
vin ] vino Vn23 Mr;
e che io so per me ] Mb [e che so
io a]
I.1.41: impazzare ] Mr Mb impazzire; adesso adesso ] Mr adesso adesso adesso Mb addesso addesso; quei
] Vn23 que’; t’ho ] Mb
ti ho; e voglio... cavaliero ] Mr o per
Dio son già pazzo; scielte ] Mb Vn23 scelte; signora sposa ] Mb sig.ra Sibilla; ad aver pietà ] Mb ad avere pietà
I.1.42: Sancio Ah, manco ... prima ] Mr (omittit); impazzare ] Mb impazzire; Vostra
Signoria abbia fatto ] Mb S. S.
abbia <giammai> fatto; perché
... prima ] Mb [perché ... prima]; se Lei ] Mb [non leg.] Vn23 se
ella; per matto ] Mb per pazzo; dar ] Mb dare; agl’altri ] Mb a l’altri Vn23 agli altri
I.1.43: d. chisciotte
Lasciami ... pazzo ] Mr
(omittit); macchie ] Mb machie; son ] Mb
sono Mb
I.1.44: Pazzissimo ] Mb
Pazzissimo. Pazzissimo [quest’ultima parola scritta da altra mano]
I.2.1: Si disciolghino tutti quanti asini, tutti quanti buoi ] Mr Si disciolghino tutte qualte asini
tutte quante buoi Mb Si
disciolgano tutti quanti gl’assini, tutti quanti i
bovi
I.2.5: pareva ] Mr
parea
I.2.6: Appalto,
appalto ] On A palto,
appalto; di tutte ] Mb delle;
cavezze, cavezze ] Mr
capezze capezze Mb
cavezze
I.2.7: Sancio, al
certo ] Mr
al certo; che il ] Mr che è il Mb che il;
furioso ] Mb fureosi; Ronzinante ] Mr
Sozimante
Vn23 Roncinante;
uscire dal ] Mr uscir del; lo lasciammo ] On
lasciamo Mb l[o]i [lasciamo] guardamo
I.2.8: Vuol dire,
Vostra Signoria, dall’osteria dove ] Mr Vuol dire dell’ostaria
dov’; è restato in pegno ] Mb [è restato in pegno] Non leg.; però ... destriero ] Mr barò quel
mansuetissimo destriero; poco ] Mr po’ Mb pocco; degl’asini ] Vn23 Mr degli asini; né pur ] Mb ne pure; aperta
] Mb apperta
I.2.9: costui ] Mr
costei
I.2.10:
A foi, a foi, a foi ] Mb A voi a voi a voi
I.2.11:
cavezze ] Mr cavezza; qualche galano ] Mb qualche regalo; a
Vostra Signoria ] Mr (omittit)
I.2.13: sancio Di ... stinche ] Mb [San.
Do cotesti ne piglierebbe una Non leg. anche il scudiero];
cotesti ] Mr
codesto; piglierebbe una marza il
soprastante delle stinche ] On piglierebbe una manza il soprastante delle stinche Mr
ne piglierebbe una mazza il soprastante delle stinche
Mb piglierebbe Non leg. anche
il scudiero
I.2.14: Ecche il pazze ecche il pazze ] S98 E che il pazze ecche
il pazze Mb Ecco il pazzo ecco il
pazzo
I.2.15: ancor esso ] Mr ancor lui
I.2.17: Cuartate foi cuartate
foi ] Mr Vardate foi vardate foi
Mb Guardate voi Guardate voi
I.2.19: Mie ... Galafrone ] Mr Mie mestier è di caporallo e non di castagliere e
il mio nome non è scertissimamente fentura ma Galafrona Mb Il mio mestiere è di caporale, è non
di caualiero, il mio nome non è di Ventura ma di Galafrone; caffaliero ] Vn23 caffalliero
Mr castagliere Mb cavaliero
I.2.21: Penissimo ] Mb
Certo
I.2.22: sete cavaliero ] Mb
siete cavagliero
I.2.23: Niente
affatto ] Mb Sig. no
I.2.24: cotesto ] Mb questo; chiamava ] Mr chiama
I.2.25: Che tiavol ... fiantanti ] Mr Che tiavolo
di latroni che rupano i
nomi a fiandanti Mb
Che razza di ladroni, che rubbano i nomi a’ viandanti
I.2.26:
spedisci ] Mr spedisciti; cotesto ] Mb questo; che io ] Mr ch’io
Mr; d’uno ] Mb di uno;
avanti ] Vn23 avvanti
I.2.27: Lustrissime ...
turchi ] Mr
Luostrissime son puon totesco non posso pillare nomo di turchi Mb Sig. io sono servo di D. Alfonso mio
re; non posso pigliare nome di turco
I.2.28: Scieglilo ] Mr Sceglitelo Vn23
Sceglilo
I.2.29: il più
migliore per noi altre lanzi ] Mr il più megliore per noi
altre lanze Mb
il migliore per noi altri; spesso maliamo in osteria
] Mb spesso si ammaliamo nelle
osterie
I.2.30: un più poltron ] Mr un più poltrone Mb
uno più poltrone
I.2.31:
Dimmi ] Mr Ditemi; poco ] Mb
pocco
I.2.32: Perché ... chiudizio ] Mr Perché nostro principo
D. Ramiro ha perduto suo chiudizio Mb Perché il nostro principe D. Ramiro,
che ha perduto il suo giudizio
I.2.33: figlio ] Mb figliol
I.2.34: Pazzo legabilissimo ] Mb
Pazzo pazzissimo Vn23
Pazzo lecabilissimo Vn23
I.2.36:
E che ] Vn23 Eh, che
I.2.37 prencipe ] Mr Mb Vn23 principe
I.2.38 Pruttissime, in ferità, pruttissime
] Vn23 Prutissime,
in ferità, Prutissime Mb
Bruttissime in verità, bruttissime
I.2.39:
saran ] Mr Mb saranno; tutte ] Mr tutte tutte; ed ] Mr
Mb e
I.2.40: Tanto ...
spirito ] Mb Tanto si spera, è
così mi convien credere; dal ] Mr del
I.2.42: Romper ...
tavola ] Mb Rompere tutto quello
che vede. [Tirar] Gettar
via il pane; labarde ] Vn23 laparde; spalla ] On spalle
I.2.43: tirar ] Mb gettar
I.2.44:
poco ] Mr
pò Mb pocco; tirar ] Mb gettar
I.2.45: esser ] Mb Vn23 essere; Galantuomo, perché
] Mr Dite un po’ perché; impazzato ] Mr
Mb impazzito
I.2.46: Señora ] Mr
Senora Mb
Sig.ra; marita ] Mb moglie
I.2.47: voleva ] Mb vuol
I.2.48: malinconita ] Mb
malinconica; poteva ] Mr potefa; feterlo ] Mr federlo Mb
vederlo; che... mattito ] Mb
dal dolore si è impazzito; volé fa ] Mr folea far Vn23
foleva
I.2.49:
impazzare ] Mr
Mb impazzire;
riprove ] Mr prove Mb pruove
I.2.50:
tirar ] Mr tirerà; ‘l ] Mr Mb il
I.2.51:
Adesso ] Mb
Addesso
I.2.52: i ] Mb li;
cafalcanti ] Mb
cavalcanti; e tutta ... camiscia ] Mb e tutti i soldati perché è fuggito da
pallazzo mezzo spogliato; tutta soldateria ] Mr tutta la soldataria
Mb tutti i soldati Vn23 tutta la soldateria; io ancora ] Mr
è ancora
I.2.53:
Ahimè, ahimè ] Mr Amiè, aimè
I.2.55: esser ] Mb essere;
spogliarsi in camiscia ] Mr spogliarsi in camicia Mb alleggerirsi più che si può d’abiti; Andiamo ] Mr
Andianne
I.2.56: venticinque ]
Vn23 vinticinque;
ferraioli ] Mr
ferraiuoli;
bel zitello ] Mb [bel zitello]
Caporale; patroni ] Mr Vn23 padroni; si possono ] S98 s’
possono Mr si
potranno
I.2.57: A me ...
caporale N. N. ] Mb Veramente più
del mio salario a me dispiace l’aver perduto il mio dolcissimo nome di Galafrone, è da qui avanti per non infastidire alcuno mi
chiamerò il caporale Non si va (parte);
dolcissimo nommo ] Mr
Mb dolcissimo nome Vn23 dulcissimo nommo; e ta qui afanti ] Mr
e da qui afanti Mb
è da qui avanti; fastidiare ] Mr dar
fastidio Mb infastidire; appellerò ] Mr
appellarò
Mb chiamerò; caporale ] On caporiale Mr caporalo
I.3didascalia: Sala regia ] Mb [Sala Reggia] Si tira su il telon bosco davanti e ch Non leg. di
dietro; Re Alfonso, don Rodrigo,
Dottore ] Mr Re,
Rodrigo e Dottore
I.3.1: si è ] Mr
s’è; prencipe ] Mr Vn23 principe
I.3.2: nei suo’ ] On Mr Mb Vn23 ne’
suoi
1.3.3: La pò ... pazz ] Vn23 La pol durmiro i su sonn, Sacra Maestà.
La lassa far alla Fortuna, ch’al tocca a li aver la
cura di matt Mr La pol
dormir de bon So Sacra maestà. Lassè far alla Fortuna
che tocch’a lei la cura dei Pazzi Mb Vostra Maestà può riposare
allegramente; è lasciare la cura della mallattia di
suo figlio alla fortuna, giache ad essa, più che ad
ogn’altro, si aspetta la cura da’ pazzi
I.3.5: Aveva ... Ariost ] Vn23 L’aveva
tolt la stanga principal dla porta dal Palazz, e’l bastonava quanto donn si seven innanz; e al fà a proposit qual distichet d’ l’Ariost: se il
nascer donna era in tutte le bande sciagura sempre; in quest’era ben grande Mr Avea tolt la stanga prinzipal de la porta di palazzo e bastonava a quante donne
si fazian innanz a ‘l fa a
proposito quel distichetto de Aristotele Mb Aveva presa la stanga principale
d’una porta del pallagio e bastonava quante donne se
gli facevano innanzi. Se vostra Maestà l’avesse veduto non si sarebbe potuto
tenere dalle risa; S’il nascer... ‘notmia ] Mb (omittit); don Ramir ] Mr
don Ramiro; ha sentì dir
ch’a le donne ] On ha scnu dir cha le donne
Vn23 l’ha sintù dir, ch’l’donne Mr l’ha senti dir che le donne; costola ] Vn23 custa; d’evantaz ] On denantaz Vn23 d’avantaz
Mr da vantazz; al
s’è pros gust ] Vn23 al se meis
gust Mr al
s’è pres gust; con qulla stangh ] Vn23 cun qula stanga Mr con quella stangh; d’ ‘notmia ]
On d’normia
Vn23 d’notomi
Mr de
notomia
I.3.6: ma pure ] Mr né può;
nei ] Mr Mb Vn23 ne’; fa ] Mr far;
ragione ] Mb raggione; oltraggiata ] On oltragiata
I.3.7: dottore Pregola ] Vn23 Dott. A la priegh Mr Dott.
Regola Mb (omittit)
I.3.10: E ... fila ] Mr E di più
l’è stà dilizentissim alla
me scol tre volte in fila in fila Mb E di più è stato diligentissimo alla
mia scuola tre volte in fila; E d’
più l’està ] On
E a’ più l’èsta Vn23 Ed più l’è sta Mr E di più l’è sta; a la me scuola tre ] Vn23 a la mi schola
trei Mr alla
me scol tre
I.3.12: di Ramiro ] Mr di D.
Ramiro; regie ] On Mb Vn23 reggie; salutarla ] Mr salutarlo; con ] Mr con il Vn23 col; sposa
] Mr sposo;
ridurre ] Mb riddurre; cagione ] Mb caggione
I.3.14:
adesso ] Mb
addesso; figlio ] Mb Vn23 figliolo
I.3.15: E don Ramir senza zervel ] Mr E D. Ramiro
zenza zervel Mb E D. Ramiro senza cervello
I.3.16:
favore ] Mr favor
I.3.17:
dottore Zicero Pro Milone ] Mb (omittit); Zicero ] Mr
Zizero
I.3.18:
son nipote ] Mb
sono nipote; obligo ] Mr Mb obbligo; favor ] Mb favore; della Maestà
Vostra ] Mr di V.
M.; ragione
] Mb raggione; principessa
] On prencipessa
I.3.22:
doppo ] Vn23 dopo; vedova ] On vedoa; prencipe ] Mr Mb Vn23
principe
I.3.24:
ottenne ] Vn23 ottene
I.3.26:
ogni ardore ] Mb ogn’ardore; doppo ] Mr Vn23 dopo
I.3.27: credeva ] Mr credea; che tra le ] Mr che le; restassero ] Vn23 restasser; le tede di morte ] Mr
dalle fode di morte; li splendori ] Mr Vn23
gli splendori
I.3.28: Con lizenza ... amor
] Mr Con
licenza de S. M. gh’era una sentenz
d’Ovidi che la calza stretta stretta.
Suzzesor novo vincitur
omnis amor Mb Con licenza di
Vostra Maestà Cè una sentenza d’Ovidio che fa al
nostro proposito. Successore novo vincitur omnia
amor; lizenza
] On Mr Mb Vn23 licenza; de So ] Mb di
Vostra Maestà Mr
de S. M. Vn23 dsò; gh’era ] Mb c’è Vn23
a iera;
d’Ovidi ] On d’Out
di Mb d’Ovidio; vinzitur ] On Mr Mb vincitur
I.3.29: più d’ogni
altra donna fedele ] Mr
più d’ogni altra Mb più d’ogni
altro si mantenne fedele
I.3.30: d’ogni altro
] Mb Vn23 d’ogn’altro
I.3.31:
adesso ] Mb
addesso; fati ] Mb fatti
I.3.32: Providenza ...
t’intendo ] Mr
(omittit)[151] Mb [Providenza adorabile che le cose umane disponi t’adoro, ma non t’intendo]
Addesso veggevo le
disposizioni de fatti, ma non l’intendo; ti adoro ] Mb Vn23 t’adoro
I.3.33: Ades ades, el
vol bastemmiar un tantin ] Mr Adess adess e’ vuol bestemmiar un tantin Mb Or
ora comincia a bestemmiare Vn23 Adess adess al vuol biastmar un tantin
I.3.34: dei colpi il
rigore ] Mr
i colpi del rigore Mb il rigore de
colpi Vn23 de’ colpi il rigore; s’io ] Mr se io Mb se; su le
miserie ] Mr
sulle sventure; don Rodrigo ] Vn23 Rodrigo; son padre ] Mr sono
padre
I.3.35: esiga ] Mb essiga; l’è
] On Mb gl’è Mr gli è; che
è ] Vn23 ch’è; don Alfonso ] S98 d’Alfonso Vn23 Alfonso; ma pure è ] Mb ma è
I.3.36:
tanti ] Mr tutti; scettro ] Mr Mb scetro; mentecatto ]
Mb menteccato
I.3.37:
posson ] Mb Vn23 possono;
giovarle ] Mr giovargli; queste lagrime ] Mr le lacrime
I.3.30: non giovano ]
Mr non
mi giovano
I.3.38didascalia: parte ] Mb parte il re Vn23 (Via.)
I.4.2: A’ mì ... siracusan? ] Mr A’ mì pianzev un tantin
per adulazion. Avì ma lett in tle storie come fazean i cortizian di Dionis siracusan Mb Io piangeva un pocco
per adulazione; [avete mai letto nelle istorie come faccevano
i cortigiani di Dionigio siracusano?] Vn23
Mo me pianzeva un tantin
pr’adulazion, aviv mai lett in degl’istorico cmod feven i curtsan
de Dionisi siracusan?
I.4.3: rodrigo Non mi
sovviene ] Mb [D. Rod. Non mi
sovviene]
I.4.4: dottore Avì ...
tavola? ] Mr Avì da saver
che Dionis al era bilurchi intal manera che una volea pres un asin
per un scoiol in somma quand
udava da zenar a suo amizi i savi cosa fazean i amizi a tavola Mb (omittit) Vn23 Avì da saveir ch’ Dionisi era berlus de tal manira, ch’una
volta al preis un asen pr’un suiol, ch’ vol dir un porch. Insomma quand al dava da dsnar a i su amigh saviv cosa i feven sti su amigh a taula?; bilurch in tal ] On bilurch’in in tal Vn23 Berlus de
tal
I.4.5: rodrigo Che? ]
Mb (omittit)
I.4.6: Fazevan ... mal ] Mr Fazean
al Barluchi per adulazion
un dava un gombito int la menestra e la verzava un altro
dava il naso intel scaldavivand
e sel scottava e che so io per me per me or volano
dir che mi ades adulava un tantin
senza farmi tanto mal Mb Alla vostra era un pocco
allegro è invitava qualche suo amico seco à pranzo <[non leg.]> e nel più bello facceva or scottare uno ora rovesciava la minestra [non leg.] segura d’un altro ed altre simil allegrezze. Cosi faceva
ancor io piangeva addesso [pocco]
un pocco per adulazione, già che tutti gli altri
fanno lo stesso Vn23 I feven i sberlus pr’ adulazion, un dava al gomd’ intla menestra,
el l’arversava: un alter
dava dal nas in tal scalda vivand
ess’al scutava, e qusè tirand inanz:
a vui mo dir, cg’ me adess adulava un tantin senza farem tant mal
I.4.7: Discorriamo ...
frenesia ] Mr
Discorriamo sul serio questa frenesia Mb [Discorriamo sul savio.] Questa frenessia
I.4.8: Distinguo ...
nego ] Mr
Distinguo se so padre al se vol cuntentar
che adopri un recipe di quella stanga che mi ho detto
poco fa, congela se no mi assolutamente nego Mb Distinguo (così diccono
le scuole) se suo padre si servirà di quel recipe che
io gl’ho proposto, cioè di quella stanga. Concedo. Se no, assolutissimamente
nego Vn23 Distinguo: se so padr
s’ vrà cuntintar, ch’adrova al recipe d’ qulà stanga, ch’aio dett poc fa, concedo; se no po me assolvtament nego; rezipe di qulla ] On recipe di
quella Mb recipe
che gl’ho proposto, cioè di quella Vn23 recipe d’qulà Vn23
I.4.9:
e che ] On e ce; depende ] Mb Vn23 dipende; fabrica ] Mr Vn23 fabbrica
I.4.10:
Ben ] Mb Bene
I.4.11: (Da sé)
Costui ... gratitudine ] Mr
(omittit);
promosso ] Mb prommosso; avanzamento ] Mb Vn23 avvanzamento; con i vostri ] On
con nostri Mb co’ vostri Vn23 con li vostri; acceleriate
] On accelerate
I.4.12: Amazzarle, n’è vera? ] Mr Ammazzarlo n’è vera Mb
Ucciderlo non è vero? Vn23 Amazzarl n’è vera?
I.4.14: Mì ... scrupolet ] Mb
In ciò, confesso la novità, vi ho un pocco di
scrupolo Vn23 Mo’ verament a i ò un tantin
d’scruppel.me
I.4.15:
doppo ] Mr dopo; d’Alfonso ] Mb
di Alfonso; son ] Mb son; regio ] Mb Reggio; ragione
] Mr cagione Mb raggione; questo ] Mr quello; scettro ] Mb scetro
I.4.16: L’è ... nient ] Mb
Bella perla dà Cicerone. Ma ucciderò un omo per niente!; vera ] Mr veira
I.4.17: dei ] Mr Vn23 de’ Mb delli; della Spagna ] On Mr Mb di Spagna
I.4.18: Vrament ... cordovan ] Mr Verament
l’è govern che s’estend per
tutto al mond perché la mazzor
parte de’ omini son cordovan Mb Veramente, è un
governo che si estende [per tutto il mondo, già da] [non leg.] quasi per tutto il mondo; mazzor ] On mazor; dei omin son
cordovan ] Vn23
d’ i omen e’ in curdvan
I.4.19didascalia: Mr (addidit)
Gli dà una collana col ritratto Mb
(addidit)
Gli dà la collana
I.4.19: questo è il ]
Mb questo il
I.4.20didascalia: Da sé ] Mb
(omittit) Vn23 (omittit, ma il testo è tra parentesi tonde)
I.4.20: Maladetta ... col ] Mr Maladetta
cullana to me vo far romper il collo Mb
Maledetta colana, tu mi voi approprinare
Vn23 (Maladetta
gulana te’m vo’ far rompr al col.); Mb (addidit) La
guarda
I.4.21didascalia: Da sé ] Vn23 (omittit, ma il testo è tra parentesi tonde)
I.4.21:
cuor ] Mr cor; venale ] On veniale
I.4.22didascalia: Da sé
] Vn23 (omittit, ma il testo è tra parentesi tonde)
I.4.22: Ah ... galantom ] Mr Ah maladetta cullana lassame star galantomo Mb
Ah, maledetta colana, tu sei la mia ruina Vn23 (Ah maldetta gulana:
lassem star galantom.)
I.4.24: Lassame ... cullana! ] Mr Lassame star omo dabben maladetta cullana Mb
Lasciami stare; ah maledetta colana! Vn23 (Lassem
star om da ben: maldetta gulana.)
I.4.26: Mì ... cavezza ] Mr Mì pensav ch’al diavol me mand la mesura de la me <cavezza> Mb Penso che il
diavolo mi manda la misura della cavezza Vn23
Me pens ch’al diavel me
manda la misura dla mi cavezza
I.4.27:
sete ] Mb
siete
I.4.28: A’ mì ... vera? ] Mb Io dunque sarò governatore? Vn23 Donca me
sarò gvernator nè veira?
I.4.29: rodrigo.
Governatore ] Mr
(omittit)
I.4.30: Rodrigo Di Cordovan,
n’è vera? ] Mr (omittit) Mb Rod. Di Cordov[an]a non è vero? Vn23 Rod. Di Cordvan
nè veira?
I.4.31: Sì ...
osservati ] Mr Di Cordova, ma qui saremo osservati
I.4.32: Non ... man ]
Mr Non occor alter mi farò il servizio puntual
demme la man Mb Non occorre altro; Io farò il servizio
puntualmente. Datemi la mano Vn23 An
n’accor altr; me farò al servezzi puntual; dam la man
I.4.34: tra dò mes ] Mr tra du mes Mb tra due mesi Vn23 dù mis
I.4.36: El puzzerà,
che rinegherà ] On
El puzzrà, che rinegherà Mr Puzzerà che rinnegherà Mb Sarà inverminito Vn23 Al puzzarà,
ch’ l’arnigarà
I.3.37: resoluzione ] Mr Mb Vn23 risoluzione
I.4.37didascalia: Vn23 (addidit) (Via.)
I.4.38: Ah, maledetta
cullana! ] Mb Maledetta collana; tù
sei l’origine delle mie ruine Vn23 Ah malledetta gulana: ah gullana malledetta, malledettissississima
gulanazza; Vn23
(addidit)
(Via.)
I.5.1-I.6.11: Scena
quinta ... volta ] Mb (omittit)
Vn23 (addidit) Scena V. D. Eleonora. Quanto sei felice, donna Eleonora! Quanto sei
avventurato, o mio cuore! Mi si destina per isposo
don Garzia; e per colmo di mia fortuna si accordano le inclinazioni di
quest’anima alle disposizioni del destino; perché trovo in don Garzia un
oggetto ben degno de’ miei voti. Egli del sangue reale di Andaluzia;
io nata del glorioso sangue di Murcia; ma non è questa uguaglianza che fa il
mio contento. Ciò, che beata mi rende si è che non solamente amerò don Garzia
per legge di dovere; ma potrò amarlo per impulso di amore. Questa è la felicità
di quel nodo, che non è più una pesante catena, ma un dolce legame di due
voleri, quando ai lacci d’Imeneo si uniscono quelli di Cupido; e che alle
facelle dell’uno si accresce la fiamma col soave foco dell’altro. Allora le
rose che sparge l’uno, sono più belle, perché la mano gentile dell’altro toglie
a loro tutte le spine. Già mi propongo don Garzia per mio sposo: e se trovo in
questa idea tutta la perfetta mia gioia, perché nello sposo veggo
l’amante. Me felice, se don Garzia mi ama quanto io già l’amo. La contentezza
degli amanti è che in loro sia uguale l’impressione amorosa; ma quest’uguaglianza
più fortemente si brama in que’ cuori che sono
chiamati dalle stelle a dover formare di loro un sol cuore. Ma spera, o donna
Leonora. Don Garzia è gentile. Farà giustizia al tuo amore con amarti quanto
l’ami; ed a misura che del mio seno cresce l’ardore che per lui mi accende,
crescerà anche in esso quella fiamma che già per me lo tormenta. Così amore
perfezionerà l’opera del destino, ed il destino rederà felice la speranza
d’amore.
I.5.didascalia: stilo ] Mr stile;
e Erminda ] Vn23 & Erminda
I.5.3: urna ] Mr
una; lacrime
] Mr Vn23 lagrime; con i ] Vn23 co’ i
I.5.5: per fornire ] Mr per finire
d’adornare
I.5.6: cuore ] On
core; troppo
] Vn23 tropo; s’io ] Mr se io; cancellarla ] Mr scancellarla
I.5.7: cuore ] Mr
core; s’io
] Mr se io; all’aspetto ] Mr all’apposto
I.5.8:
ha terrori ] Mr
ha terra; prencipe ] Mr Vn23 principe
I.5.10:
sacrifizio ] Vn23 sagrifizio
I.5.11didascalia: Vuol ferirla
] Mr (omittit)
I.6.didascalia: tramortita ] Mr svenuta
I.6.2: prencipe ] Mr Vn23 principe
I.6.4:
imagine ] Mr immagine; diroccarne ]
Mr sradicare Vn23 dirocarne; fabbrica ] Vn23 fabrica; cuore ] Vn23 core
I.6.5: prencipessa ] Mr Vn23 principessa
I.6.5didascalia: Guarda ] Mr Riguarda
I.6.6: negl’Elisi ] Mr Vn23 negli Elisi; cadavere ] Mr cadavero
I.6.7: Per ... qual
mi crede. don Ramiro, son fantasma ] Vn23
(Per ... qual mi crede don Ramiro.) Son fantasma; le leggi ] Mr la legge;
gelo ] Mr luogo;
dei cadaveri ] Mr Vn23 de’ cadaveri; scuotere ] Mr scuoter; doppo ] Mr
dopo; imagine
] Mr immagine
I.6.8: imagine ] Mr immagine; dei tradimenti ] Mr
Vn23 de’ tradimenti; s’ella istessa ] Mr se ella stessa; tolze ] On Mr Vn23 tolse;
l’orrore col commetterli ] Mr
l’onore col commetergli
I.6.9:
non devi ] Mr devi
I.6.10:
debbo ] Mr devo; amare ] On amarte Mr amar
I.6.14: No, voglio ] Mr Non voglio; piangerla morta ] Mr piangerla per morta; sesso ] Mr desio; se più non debbo ] Mr
se non debbo
I.6.16: la mia morte
] Vn23 la morte
I.6.18: ai vostri ] Mr Vn23 a’
vostri; nei regni ] Vn23 ne’ regni; parte ]
Vn23 (Via.); trovereste
istrumenti ] Mr
troveresti strumenti
I.6.19: di pericolo ]
Mr del
pericolo; Vn23 (addidit) (Via.)
I.7.didascalia: Scena settima ] Mb Scena 5ª; Selva ] Mb
[Bosco] Si cala il telon di bosco poi si mostri
solito dietro da dietro (?) salga [non leg.] il bosco
I.7.1: d. chisciotte
Sancio ... mani? ] Mr
(omittit)
I.7.2: Signornò ... Signoria ] Mr (omittit) Mb Sig. nò perché V. S. sa che è un pezzo che io
non capito in cucina; seppellito ]
Vn23 sepellito; Ma mi dica ... amorose ] Mb
(omittit);
che le scriveste da sé ] Mr
che lei scrivesse da sé Mb che
scriveste lei Vn23 che le
scrivesse da sé; Mai ho letto ...
amorose ] Mb (omittit); Splandiano ] Mr Splendiano; quelli altri ] Mr
Vn23 quegl’altri; nelle lettere ] Mr delle
lettere
I.7.3: Ti dirò ...
persona ] Mr
Ti dirò Sancio mio buono: non possono [servifiero di
segretario delle] scrivere i veri cavalieri erranti alle sue dame se non con il
proprio sangue. E perché come dicesti per la scarsezza di giostrare venture e
battaglie di questo secolo, è necessario ch’io faccia scrivere per terza
persona Mb Ti dirò Sancio mio
caro. Non conviene che io le scriva di mia mano, perciò la faccio scrivere per
terza persona. Perciò attendi a scrivere;
con il ] Vn23 col
I.7.4: sancio Ma ...
buono? ] Mb (omittit); che esce ] Vn23 ch’esce
I.7.5: d. chisciotte ...
scrivere ] Mb
(omittit); chiacchiarone ] Vn23 chiachiarone
I.7.6:
poco ] Mb pocco; con le ] Mr alle
I.7.7: reverenda ] On Mb
riverita
I.7.8: Bisogna ...
seminari ] Mb Sanci Oh oh; da
seminari ] Vn23 di seminari
I.7.11didascalia: Mr (addidit) Va osservando lo scritto
I.7.14didascalia: Segue a scrivere ] Mr Vn23 (omittit)
I.7.15didascalia: li toglie ] Mr Vn23 gli toglie
I.7.16: piglian ] On piaglia Mr
pigliamo Mb pigli Vn23 pigliam
I.7.16didascalia: Prende un’altra penna ] Mr Ne prende
un’altra
I.7.17: Sancio disubidiente, Sancio balordo ] Mb Sancio balordo; maiuscole ] On magiuscole
I.7.18: che io son ] Mb che io sono Vn23 ch’io son; ingrandiva ] Mr ingrandisco
I.7.19: ho da star
malinconico ] On ho di star maenconico Mb ho
da star melanconico
I.7.19didascalia: Don Chisciotte ] Mr Mb (omittit); Detta
] Mb Detta
la lettera
I.7.20didascalia: Replica in fine ] Mr (omittit) Mb Vn23 Replica
I.7.21: Dei giganti disperza ] On Dei
giganti disprezza Mr
Dei giganti dispersa Mb Dai
giganti disprezza Vn23 De’
giganti, dispersa
I.7.23: tra tanto
sangue ] Mr
(omittit); tra ] Mr (omittit) Mb [ancor] tra
I.7.25: indicaranno ] Mr indicheranno Mb
indicarano;
dei ] On Mr Mb
Vn23 de’
I.7.27: dei cavallieri ] On Mb
Mr dei
cavalieri Vn23 de’ cavalieri; s’io
volessi ] Mr
se io volessi Mb se io vollessi
I.7.29: dipinte o in
] Mb dipinte è in Vn23 dipinte in
I.7.30: In tavola ...
ah, ah, ah ] On In tavola a c a Mr In tavola
ah ah Mb
La tavola ah ah ah
I.7.31:
pensarà ] Mr penserà
I.7.32:
sarà ] Mr serà
I.7.33:
iperbole ] Mb ipperbole
I.7.34: più d’un anno
] Mr
D’un anno
I.7.35:
son ] Mr
con Mb sono
I.7.36: Solo o o ] Mr Solo
Mb Solo ò ò ò Vn23 Solo o. o. o.
I.7.37: prestamente ]
Mr che
prestamente
I.7.38: E e e ... erba ] Mr Rev erba Mb E e è è erba Vn23 E’ e’ e’ erba
I.7.39: a poco a poco
] Mr appoco appoco Mb a pocco a pocco
I.7.40: costa a ... poco ] Mr che costa
poco Mb costa .a a.. pocco Vn23 costa poco
I.7.41: le ] Mr gli;
raconterà ] Mr
Mb Vn23 racconterà; le quali fo per te ] Mr che fo per te Mb lo quali io fo per te
I.7.43:
negl’ ] Mr Vn23 negli; stil ] Mr Mb stile
I.7.44: vesta ] Mb vesta già; in camiscia la ] Mr in camicia
lei Mb in succinto [la]
I.7.45:
fussi ] Mr fosse; che farei ] Mb farei; dei ] Mr Mb Vn23 de
I.7.46: è una lettera
] Mr è
lettera
I.7.47: Sancio mio di
reputazione e da bene ] Mb Sancio
mio caro
I.7.50: ai 60 ] Mr ai sessanta
Vn23 a’
60
I.7.51: Mi piace ...
pigliarmi ] Mr Mi piace l’iperbole per
alludere al mio ardore. Sotto. Tuo se t’è comodo di pigliarmi Mb Mi piace l’iperbole. Veniamo alla
sottoscrizione. Tuo se ti è commodo di pigliarmi; soscrizione ] Mr
sotto Mb Vn23
sottoscrizione; di poi ] Mr poi; con l’istruzioni
] Mr
coll’istruzioni Mb con le
istruzioni; cercar ] Mb cercare; ti dissi ] Mr dissi;
sotterranei ] On sotteranei; scuri
] Mb oscuri; perciò ] Mr e perciò;
cercar ] Mr Mb cercare; Or va’, ch’io resto a cantare una canzonetta amorosa ] Mr e va’ che
io resto a cantare una commedia amoroso Mb
Or va’ che io resto a cantare una canzoneta Vn23 Or va’, mentre io mi trattengo a
divertirmi con una canzona amorosa
I.7.52: che
l’accompagnasse ] Mb che fosse
accompagnata da; istrumento ] On instromento Mb instrumento
I.7.52didascalia: Parte ] Vn23 (Via.)
I.7.53: Grilli ... salutate
] Mr Grilli, voi che v’aggirate/ per le buche
dì e notte/ sempre a nome Chisciotte/ la Sibilla salutate Vn23 Grilli, voi che viaggiate/ Per i
buchi giorno, e notte,/ Sempre in nome di Chisciotte/ la Sibilla salutate./
Dite a lei che sempre fido/ Pensa a lei tutto il mio amore/ E nel buco del suo
cuore/ Brameria di far il nido./ Grilli, &c.; ancora ch’io ] Mr ancora che io Mb ancorché io
I.8.didascalia: Scena ottava ] Mb Scena 6ª; detto da parte ] Mb don Chisciotte da parte
I.8.2: Fostra ... segreteria ]
Mb Vostra Altezza non ne
dubiti punto, perché siamo fuggiti con molta segreteria
I.8.3didascalia: Da per sé ] Mr Da parte Mb Da sé Vn23
(omittit, ma il testo è tra parentesi tonde)
I.8.3: Questa ...
Napea ] Mb Con molta segreteria.
Questa è qualche Nappea; qualche ] S98 qalche
I.8.4: siamo stati
osservati ] Mr siamo osservati; passammo ] Mr passassimo;
convien ] On Mb conviene; ora ] Mr però; che io ] Vn23 ch’io; deponga
] Mr
disponga; feminili
] Mr
femminili; poi ] Mr (omittit); mi celerò ] On lo
celerò Mr
mi nasconderò; baulletto
] Mr Mb Vn23 bauletto; da Valenza ] Mr di
Valenza; averemo
] Mb avremo Vn23 averemmo; commodo ] Mr comodità;
sopra il Beti a Gibilterra ] Mr a Vitiltezza
I.8.5: Ie ... Sebilla ] Mr Io però ho grandissima paura di
tornare a Sebilla Mb
Io però temo assai di tornare a Sebilla [non leg.]; Ie ] On Mr Mb Vn23 Io
I.8.6: ed indegno ] Mr e indegno Mb è indegno; Napea, Nereide, Driade ] Mr Napea, Driade, Nereide; o quel che diavolo ] Mr o quel che diavol Mb o
quel che; usato ] Vn23 osato; questo cattivo ] Mr cattivo; comandarmi ] Mb commandarmi; a posta per ] Mr apposta per Mb per;
risarcir torti ] Mb
risarcire i torti; e difendere
donzelle ] Mb e servire chi mi
comanda Vn23 , difendere donzelle; guardi che io sia ] Mr guardi lei
io saria;
perché... donna ] Mb (omittit)
I.8.7: galafrone ... matre ] Mb (omittit); matre ] Mr madre
I.8.8: d. chisciotte ...
rabbia ] Mb (omittit); so’ ]
Mr Vn23 son
I.8.9: mentecatto ] Mb menteccato
I.8.10: io conosco ] Mr conosco Mb io lo conosco; Mie patrone ... nome ]
Mr Me patrone lassi andar noi a far nostri
fatti se V. S. non vole che questa selva sappi suo
nome Mb Mio padrone favorisca di ridauarfene [sic]
per la sua strada: e se V. S. vuole che questa Sig.ra ancora li lasci il suo
nome; Voseñoria ] Mr
Mb Vostra Signoria Vn23 Vossenoria
I.8.12:
Voseñoria ] Mr
Mb Vostra Signoria Vn23 Vosseñoria;
par ] Mb pare
I.8.13: gentilissima
dama ] Mb [gentilissima dama]
Signora; vostro servo ] Mr servo
I.8.14: Sebilla dico io e non Sibilla ] Mr
Sebilla Mb
Sebilia dico io e non Sibilla; Sebilla ] Mb Sebilia
I.8.16: millia lontana ] Mr Mb
miglia lontano Vn23 miglia lontana
I.8.17: Rispondi tu ]
Mr Rispondavi
I.8.18: Bella? ] Mr Bella Mb [Bella?] Nobile
I.8.19: Pellissima ] Mb
[Bellissima] nobilissima Mr Vn23 Bellissima
I.8.20: giovane ] Vn23 giovine
I.8.21: molto
antichissima ] Mb antichissima
I.8.22: e grossa anco
] Mb è grossa anche; a’ tempo ] Mr al tempo;
peraltro ] Mr (omittit); dote ] Mb dotte
I.8.23:
ricchissima ] Mb
richissima;
cagione ] Mr cagion
I.8.24: sino nei ] Mr Vn23 fino ne’; hai ricetto ] Mr ha ricetto;
è pur libera? ] Mr Vn23 è pur povera Mb è pure [libera]? senza marito
I.8.25:
tel ] Mr del
I.8.27: Di quellissime ] Mr Di quellissimo Mb Si di quello appunto
I.8.28: traditora lassare ] Mr traditora
lasciare Mb Vn23 traditrice
lasciare; E come le vuol bene ] Mr E come gli
vuol bene Mb [E come le vol bene?] Vn23 E
come li vuol bene?
I.8.29: Moltissime
assai ] Mr
Moltissimi assai Mb [Benissimo]
I.8.30:
Ah, tant’è ] Mr E Sancio
Mb Ah, tant’è
[biss (?)];
bisognerà ] Mb
converà
I.8.31:
semplicità ] Mb
simplicità
I.8.32:
n’è geloso ] Mb [ne è geloso?]
La tratta con civiltà? Mb (addidit) <+ Battes>
I.8.33: Molto, molto,
perché ] Mr
Molto molto Mb Gelosissimo, anzi;
di diecimila ] On di dicei mila Mr de dieci mila Mb
di dieci milla;
guartano ] Mr
guardano Mb [guardano]
seguono e [per gelosia maggiore]
I.8.34: d. chisciotte ...
questa ] Mb (omittit); dev’esser ] Mr doveva esser
I.8.35: Galafrone E
per celosia ancora il re ] Mr
E per gelosia Mb [D. Chis.] Il re Vn23
Per gelosia ancora il re; bastionata
] Mr
bastonata
I.8.36: strapazzarla
] Mb Vn23 strappazzarla; Bastonare per gelosia l’istessa idea
della pudicizia ] Mr
strapazzar per gelosia l’istessa idea della pudicizia Mb Bastonare [per gelosia] la Sibilla?; O vo’ ] Mr O vero Vn23 O vuò
I.8.36didascalia: Parte ] Vn23 (Via.)
I.8.37: Quant’è matte
] Mr Mb Quanto è matto
I.8.38: di
quest’infelice ] Mr
di quell’infelice Mb di [costui]
quest’infelice; rinvenire ] Mr
rinvenir
I.8.39: tevo andar a ruppar baullo ] Mr
andare a rubar baule Mb devo
andare a rubbare il baullo?
I.8.40:
far ] Mb Vn23 fare; commodità ] Mr comodità
I.8.41: son ] Mb sono;
infierò ] Mr invio Mb invierò; Vosseñoria ] Mr Mb Vostra
Signoria Vn23 Vossenoria; per il poia
] Mr per
il boia Mb per il ministro di
giustizia
I.9.didascalia: Scena nona ] Mb Scena 7ª; Mb (addidit)
Si volti; Appartamenti di Rodrigo
] S98 Appartamenta
di Rodrigo Mb [Appartamenti di
Rodrigo] Sala Reggia d’avanti Mr Vn23
Appartamenti di D. Rodrigo
I.9.1: Voi ] Mr Po (?); non ha di me più prossimo ] Mb non ha più prossimo di me; e che...
ducato ] Mr
(omittit); ragione ] Mb raggione; che al ] Mb
che [non leg.]
al
I.9.2: deve ] Mr dee;
proteggere ] Mb protegere; prencipe ] Mr Vn23
principe; obligo
] Mr
ragion Mb obbligo; di Vostra Altezza ] Mr di V. S.; dai ] Mr
Vn23 da’; donna Leonora e
io non abbiamo ragione ] Mr
Io non ho ragione Mb donna Leonora
e io non abbiamo raggione; per favorire chi congiura contro del nostro re ] Mr per assistere e di congiurar contro il
mio re
I.9.3: Sete ] Mr Mb Siete; di
Alfonso ] Mr di D. Alfonso
I.9.5: non si può ] Mr non si puol; esser ] Mb essere
I.9.6: esser ] Mb essere
I.9.8: sarà codesto ]
Mr sarà
cotesto Mb sarà mai cotesto
I.9.13: d. rodrigo
Ognuno è giusto, quando è monarca ] On On’uno è giusto quando è monarca Mr
(omittit)
I.9.14: d. garzia
Ognuno ... se stesso ] Mr Rod. Ognuno è monarca quando è
Sig.re di se stesso
I.9.15:
poco ] Mb pocco
I.9.19didascalia: parte ] Vn23 (Via.)
I.9.20: Vn23 (addidit) (Via.)
I.10.didascalia: Scena decima ] Mb Scena 8ª; Appartamenti di Ramiro ] Mr
Appartamenti di don Ramiro Mb
[Appartamenti di Ramiro] Tira su il telon per luto
(?) sola reggia; egli ] Mr don Ramiro Vn23 Ramiro;
sta sedendo ] S98 stea sedendo Vn23
sedendo; tasta ] Mr tocca
I.10.1: Ah ...
debolezza ] Mr
Al besogna pò manzar e ber ben che a mi ie trop de gran debolez Mb Bisogna mangiar bene e bere meglio,
perché io trovo grande debolezza Vn23 Al
bisogna pò magnar e bever ben, perché me i trov d’ gran debolezza; trov ] S98 trof Mb trovo
I.10.2didascalia: Si rizza ] Vn23 S’alza Mb (omittit)
I.10.2: e qual seno
più ] Mr e qualcuno più; ardito ] Mb
forte; con la ] Mr
colla
I.10.3: Ades ... mustaz ] Mb Adesso adesso
mi comincia argomentare a fortiori con de’ pugni nel volto Vn23 Adess’ adess al m’argumenta a fortiori,
con un gran pugn in tal mustaz;
Ades ades ] On Mr Vn23 Adess adess Mb Adesso adesso; pugn ] Mr pugno; mustaz ] Mr mustazz Mb volto
I.10.5: In ...
canonica ] Mr In Salamanch
al so comand e son addutturà
in medizin zivil e canonica
Mb In Salamanca al suo comando, e
sono addottorato in medicina simile a canonica’ ma per guarire più presto dal
suo male prenda V. A. quella bibita preparata sul tauolino
Vn23 In Salamanca al so cmand: es son aduturà in medseina zivil e canonica; addutturà ] On adutturà Mb addottorato Vn23 aduturà
I.10.6:
ramiro ... medicina
] Mb (omittit)
I.10.7: dottore ... medizina
] Mr Mi son pur imbroià:
mi susteng assolutament che
l’è medizin Mb (omittit) Vn23 Dot. A son
pur imbruià: per me a’ sustent assolutament ch’ l’ è medseina; asulutament ] On assulutament Mr Vn23 assolutament; medizina ] On medzina Mr medizin Vn23 medseina
I.10.8: ramiro E come?
] Mr Ramiro Come? Mb (omittit)
I.10.9: dottore ... zervel
] Mr
Perché suol far d’alcun dal evacuazion
in tel zervel Mb
(omittit)
Vn23 Dot. Perché a qualch d’un la i soì far dl’ evacuation in tal zervel
I.10.10: ramiro ... malattia ] Mb (omittit); E io ] On
Et io Mr
Ed io; che è ] Mr
fine
I.10.11: dottore ... grazia ] Mb
(omittit)
Vn23 Dot. Quel che cmanda V. A. Dsim un tantin difficultatis gratia; comand ] On Mr comanda Vn23
cmanda; dizev ] On dzev Mr dizevo Vn23 Dsim
I.10.12: ramiro ... sana ] Mr
Ra. Perché fa desiderare ad un cuor ciò che
gli nuoce e nausea quel che gli gioua Mb
(omittit); desiderare ] S98 desidare; li nuoce ] Mr Vn23 gli nuoce; ciò che lo sana ] Mr
quel che gli giova
I.10.13: dottore ... là ] Mr Optime,
ma per guarir da quest malattia la pij un poch’ di quell ziroppin ch’è là Mb
(omittit)
Vn23 Dot. Optime; ma per guarir da sta malati, ch’la peia un po’
qual sirupin ch’è là
I.10.14: curarmi ] Mr guarirmi; che sta nel seno d’Erminda ] Mb che appresso di sé tiene Erminda
I.10.15: E mì ... pedon ] Mr
E mì credo che stia in tul
alber e che considererebbe in ad’oprar
il pedon Mb
Ed io credo che si trovi in una rovere e consisterebbe in adoprare il pedone Vn23 E me cred
ch’ la staga in tun alber, e ch’ la consista in tl’ adruar al pdon
I.10.16: astrologia ]
On Mb in astrologia
I.10.17: Mì ... comand ] Mr
Mì son l’uomo mort
al su cumand Mb
Io sono l’uomo morto a’ suoi comandi Vn23 Me son l’om
mort al so cmand
I.10.19: Al dirò ... mort ] Mr Al dirò; or
dise Marzial che post
fata venit gloria donch
è c’è mod per aver qualche gloria de mi lunar anch’in sto mond mi fo
chiamar l’omo mort Mb
Ti dirò: dice Marziale che post fata venia gloria onde io per avere quel
che gloria de miei lunari in questo mondo, mi faccio chiamare l’uomo morto Vn23 Al dirò adess:
al dis Marzial che post fata venit
gloria. Donca me pr’aver
qualch’ gloria di mi lunari, a’
m fo’ chiamar l’om mort; Donch ] Mb
Onde Vn23 Donca;
a mi ] On an mi Mr mi Mb io Vn23
me
I.10.20:
tenti ] Mr vanti; portare ] Mr portar; penne
] Mr piume; coi ] On Mr Mb Vn23 co’; non tuoi ] Mr
altrui;
dei ] On Mr Mb Vn23 de’
I.10.21:
dottore ... or? ] Mr
Dott. Ma che diavol l’ha or Mb (omittit) Vn23 Dott.
Mo’ ch’ diavel hal adess?; diavel
] On Mr diavol
I.10.22didascalia: Ramiro ]
Mb (omittit); Mb (addidit) Lo percuote con la mano
I.10.22: uomo ] Vn23 omo
I.10.23: Te ... man ] Mr Se la me vol
far creder l’omo mort, la non se morta con la man Mb Di grazia mio Sig.re se vole che io creda che V. A. sia l’uomo morto, non s’esserciti tanto con le mani Vn23
Te, te, te. Al me sgnurin s’ l’am vol far creder d’esser l’om mort, ch’ l’ an’ s’ mova con el man; signurin ] On signur Mr
(omittit) Mb signore Vn23 sgnurin; uomo ] On Vn23 om Mr
omo
I.10.24: che sono ] Mr che son;
senza Erminda son ] Mb senza di
ciò che desidero sono; se vuoi ] Mb se voi
I.10.25: Dzi ... vù ] Mr Dizi
è teni le man a voi Mb
Dica ma con pochi gesti Vn23 Dsi con la bocca e tgnì l’man a vù
I.10.26: quelli ] Mb que’; accendono ] Vn23 accendano; colassù
] Mb collà
su; ancor quelle son fuoco d’amore
] Mr
anco quelle son fuoco d’amore Mb
ancor essi sono fochi di desiderio
I.10.27: Mì ... sord ] Mr Mì non son zà sord Mb [Non sono già sordo];
zia ] On Vn23 za Mb [già]
I.10.29: Bricconaz ] On
Briconaz Mb
Indegne Vn23 Bricunazzi
I.10.30: d. ramiro ... stelle
] Mr Voi
doveresti solo inclinare la volontà de’ mortali, ma per
usare la tirannia di sforzarla, prendesti dalle pupille di quella perfida le
fiamme più crudeli: barbare stelle Mb (omittit); dei ] On
Mr Vn23 de’
I.10.31:
dottore Furfantone! ] Mb (omittit) Vn23 Dott. Furfantunazzi
I.10.32: Amico ] On Antico Mr
(omittit); l’ingiuriare ] Mb le ingiuriare Vn23
l’ingiuriate; sono ] Vn23 son; imagini ] Mr Mb Vn23 immagini; luminose di quel sembiante ] Mb luminose
I.10.33: Ah, le me stlline ] On Ah le me stillne
Mr Ah le
mi stelline Mb Ah care le mie
stelle Vn23 Ah el
mi sterlein
I.10.35: L’ha ... firmament ] Mr L’ha rason mi
disdico e le fo una donazion de tutt
el firmament Mb Ha raggione
V. A. io mi disdico e si fo’ una donazione di tutto
il firmamento Vn23 L’ha rason; am desdigh,
e si faz una dunazion d’tutt al firmameint; donazion ] On danazion Mb donazione
Vn23 dunazion
I.10.37: L’è ... tuccaman ] Mr L’è verament un bellissimo parentad
ma mi gave un tantin de difficultà in tel tucc a man Mb
È veramente una bella parentella, [ma io ci avevo un pocco di difficoltà nel toccarsi le mani] ma ci aveva sì un
poco di difficoltà nel toccarsi le mani Vn23
Le’ verameint un bellessim parintà, mo me javè un tantin de dificultà in tal toccaman; gh’avé ] S98
gha te On
gha re Mr gave Mb ci avevo Vn23 javè; tantina ] Mb poco Mr
Vn23 tantin
I.10.38: Già si
festeggiano ] Mr
Già fo’ festeggiar;
con l’ ] Mr
coll’; tutti i ] Vn23 tutt’i; pianeti ] On pane ti
I.10.39: Ma ... scema
] Mr
Ma se fann il festin
di notte balleran al buie, perché la luna è scema Mb Ma se i festini si fanno all’aria
balleranno all’oscuro forse perché la luna è scema Vn23 Ma si fan al fstin all’aria,
i balaran al bur, perché la
luna è cala
I.10.40:
sono ] Vn23 son
I.10.41: Cancherazz ... Altezza ]
Mr Cancherazz un po’ de discrezion
della siora Ursa maggior
che l’ha dò gambe de vantazz de V. S. Mb Un pocco di
discrezzione della Sig.ra Orsa maggiore che ha due
gambe di più di V. A. Vn23 Mo’ cancarazz pò al bsò ch’la Sig. Orsa mazzor hava un pò de dscherzion,
e ch’ l’la considera ch’ l’ha dov gamb
d’avantanz d’ V. A.
I.10.42: di grazia, per me ] Mr di
grazia, voi per me; che io ] Mr perdio; prender ] Mb prendere
I.10.43: Volontier ... imbroi lu ] Mr
Volentieri, a’ mi ballerò coll’Orsa minore per non
darle zelosia. Mo diavol indovinal con costù. Adess l’è omo mort; adess marì di stelle. Al saria verament un dan che le stelle piàsser marit perché la notte non potrebbe più star fora; ma l’è
qua S. M. al voi lassa dintel imbroio
lui Mb Volentieri io ballerò con
l’Orsa minore [per non darle gelosia] so al certo non va indovinalla
con D. Ramiro. Rodagro è l’uomo morto addesso a il marito delle stelle; addesso
che so io. Ma viene il re. Voglio lasciarlo in quest’imbroglio V. Ma. Vn23 Vluntira;
me ballarò con l’Orsa minor, per ni dar gelusii. Mo’ induinla diavel con qustù, adess’ l’è l’om mort, adess’ l’è marè de strell. Al srè verament un gran dan ch’il strell piassen marè, perché el ne preven più star fora la nott. Manc’ mal ch’l’è que so Maestà. Al vui lassar in tl’imbrui lu me; potrebben ] On Mr potrebbe Vn23
preven
I.11.didascalia: Scena undecima ] Mb Scena 9ª; don Garzia, don Ramiro e Dottore ] S98 On Vn23 D. Garzia e Dottore Mr D. Garzia, Dottore e D. Ramiro
che dorme Mb don Garzia don Ramiro
che dorme; Dottore ] Vn23 Dottore, don Ramiro
I.11.1:
prencipe ] Mr Mb principe
I.11.2: A’ l’ è ... lungh ] Mr Al è sempre
più matt che lungh Mb È sempre più pazzo che lungo Vn23 L’è semper
più matt che longh
I.11.3: dalla vostr’arte alla sua sventura ] Mr
colla vostr’arte alle sue sventure
I.11.4: cuntrariis ] Mr contrarjs Vn23 cuntrariis
&c.; se l’è impazzito per amor
] Mr se l’è impazzì per amor Mb Se è impazzito per amore Vn23 se l’è amatè
pr’ amour; guarirle per forza ] Mr Mb guarirlo per forza Vn23 guariteli per forza
I.11.5:
Dottor ] Mr Mb Vn23 Dottore; sa ] On
se
I.11.7: Gho ... cavial ] Mr
Gh’ho destillà su tutt il me inttellet per far
quello siroppon e se i non farà turnà
il zervel vo’ mandar misser
Galen a far il baldacchino al cavial
Mb È una bevanda sopra la quale ci
ho distillato tutto il mio cervello e spero che questa fra pocco
ci ritornerà il giudizio perduto Vn23 A
i ho dstilà tutt’al me intellet
per far qual siruppin, e s’al ni farà turnar al zervel, a vui mandar msir Galen a far al baldachin al caviar; siroppin ] On siropin Mr siroppon Mb
bevanda Vn23 siruppin
I.11.8: Bisognerebbe
] Vn23 Bisognarebbe
I.11.9: dottore Mo’ sigura
] Mr (omittit) Mb
Dott. Sicuramente Vn23 Dott. Mo’
sicura
I.11.10:
re Useremo
... stanco ] Mr (omittit)
I.11.11: Al ... pianet ] Mr Al se credeo di balar cu i sette
pianeti Mb Si credeva di ballare
con i sette pianeti Vn23 Als’ cherdeva d’balar con i sett pianeti
I.11.12: toglierli ] On togliersi Mr
Mb togliergli; oppinione ] On Mb Vn23 opinione
I.11.13: Mì ... mort ] Mr
Mì avev zert’occupazion
d’andar a tastar il pols ad un morto Mb Aveva per l’appunto certa occupazione
d’andare a sentire il polso ad un morto Vn23
Mo’ aveva apunt d’andar a tastar al pols’à un mort; Con
don Rodrigo. Me ... culana ] On Vn23 (a Rod.) Me padron fai pur bever qulà menestrina perché a’ iè denter al servezi
d’la gulana Mr Con Rodrig. Me Padron fagliè pur bere quella menestra
perché lì denter sta il servizio della cullana Mb A
D. Rodrigo. Mio Padrone fategli dare quella minestra che ci è dentro...
I.11.13didascalia: Il re e don Garzia
s’accostano al tavolino ] Mr
(omittit)
I.11.15: Gho ... zenerazion. parte ] Mr Gho
fatto pistar dendro mezza duzzina de ramarre e na guzulina sola sola non sol avvelena due omin ma
arriva alla quarta zenerazion Mb Potentissima. Parte Vn23
A i ho fatt pissar denter una mezza duzina d’ ramar,
e una guzleina sola basta per avelenar
no soui una fameia, ma quatter generazion alla fila (Via.) Vn23;
avlena ] On
Mr avvelena Vn23
avelena
I.11.16didascalia: si rizza ] Mb Si rizza in pie Vn23 S’alza
I.11.17:
dipende ] Mr depende
I.11.18didascalia: Mr (addidit) Vede il re che piange e
dice
I.11.18:
pur ] Mr pure; portar ] Mr Mb portare
I.11.18didascalia: Al padre ] Mr (omittit) Mb Al re
I.11.19:
di grazia, bevete ] Mr
bevete
I.11.20: M’ho ...
precedenza ] Mb Io devo prendere la precendenza
in casa mia; M’ho da ] On Vn23 Mi
ho da Mb Io devo; ad ] Mr a; esser ] Mr
Mb On essere; pur ] Mb pure;
machina ] Mr
macchina; disegno ] Vn23 dissegno
I.11.23: preparata ] On Mr Mb preparato; cimento ] Mr cimenti
I.11.24:
bevere ] Mr ber Mb berre
I.11.29: che io parta
] On Vn23 ch’io Mr che parta
I.11.30:
perché in ] Mr che
in; bevere ] Mr bever
Mb berre;
Prencipe ] Mr Vn23 Principe; ma se ] Mr se
I.11.31didascalia: Rodrigo ] Mr (omittit) Mb
D. Rod.
I.11.31: Rodrigo Eh, Sire ... modo ] Mr (omittit); qualc’altro ] Mb On qualche altro Vn23 qualch’altro
I.11.33: Don
Rodrigo, prendetene ] Vn23
Prendetene
I.11.35: Oh Dio ] Mb Oh D[io]li (?); Ma lo ] Mr su
lo
I.11.36: Fermate ] On Mb
Fermatevi;
che voi ] Mr voi; sete ] Mb Vn23 siete; zerbino temerario ] Mb [zerbino] temerario
I.11.39didascalia:
Va a Don Garzia ] Mb porge la
tazza a d. Garzia Vn23 (A D.
Garzia)
I.11.39: sete ] Vn23 siete; vi ha ]
On Mr v’ha
I.11.39didascalia:
Al padre ] Mr
dà al padre Mb al re
I.11.41: questa è ] Mr quest’è;
entrarono ] Mr entrano;
Eh, sì ... sole ] Mb Ma via da che
vi siete; Bevete, dunque, e
sappiate ] Mr Bevete voi e sappiate; vi è ] Mr v’è; intiero
] Mr intero
I.11.43: vi ] On si;
quella perla così preziosa ] Mr quelle
perle così preziose
I.11.44:
M’ingannai ] Mr
M’inganni
I.11.47: Oh Dio ] Mb O[h]
D[i]eo (?)
I.11.49:
fino ] On Mb
fino
I.11.50:
invitarlo ] Mr
imitarlo
I.11.53:
va ] Mr Mb v’ha
I.11.60:
pascer ] Mb
pascere
I.11.60didascalia: la getta a parte ] S98 Mr Mb La getta e parte Vn23 La getta e via
I.11.61didascalia: parte ] Vn23 (Via.)
I.11.62didascalia: parte ] Vn23 (Via.)
I.11.62: reggia ] Mr Vn23 regia
I.11.63: dal ] Mb
del
I.11.63didascalia: parte ] Vn23 (Via.); Mb (addidit) Si cala telon di sala / Qui si balla allegramente/ In grazia di D.
Ramiro/ Viva sempre D. Ramiro viva
II.1.didascalia: Mb (addidit) con altra mano Si alza il telon di sala tutta (?); Mb
(addidit) con altra mano et quadri; Ramiro
... alle pareti ] Mr
D. Ramiro, Dottore e paggi con quadri
II.1.1:
vuo’ ] Mr Mb Vn23 vo’; regie ] Mb reggie; imagini ] Mr Mb immagini; si portino tutte
] Mr mi si portino tutte
II.1.2: Con ... ammalad ] Mr Con questo rezipe che lie mi dà in tel gunpon dal medich mi farà diventar l’ammalad
Mb Con questo recipe
che V. A. mi aveva, di medico che sono, mi farà divenire l’infermo Vn23 Cun sti rezipe, ch l’am
da in tal gruppon, de medich lam farà d’vintar l’amalà
II.1.3: volentieri ] Vn23 volontieri;
offizio ] Mr uffizio
II.1.4: Mo’... fachin ] Mr Mo’ cancherazz
mi fo ‘l mestier del duttor non dal facchin Mb Io
fo il mestiere del dottore non del fachino Vn23 Mo’ cancarazz
me fò al mstir dal duttor, e non dal fachin
II.1.5: d’Erminda ] Mb della mia sposa
II.1.6: A’ mì ... stellin ] Mr A’ mì non potrè durar sta fatich, perch’appena mi posso rezzer V.
A. che l’è un stellin Mb
Io non posso fare questa fatica, perché a pena posso reggere V. A. che è
una piccola stella Vn23 Mo me prev durar sto fadiga, perché a
pena poss’ rezzer V. A.
ch’è un sterlin; rezzer ] On rezer Mb reggere
II.1.7: femine ] Mr femmine;
sottopone ] Mb sottoponne;
l’imagini ] Mr l’immagini Mb Vn23 le immagini
II.1.8: Ecchen une ] Mb Eccone
una Vn23 Eccon’una
II.1.10: Quest ... Pirra ] Mb
Questi è un ritratto antichissimo. Questa è la Sig.ra Pirra
Vn23 Quest’è un artratt antichissum. L’è la Sgnoura Pirra
II.1.12: Mo’ perché ]
Mb E perché
II.1.13: Perché ...
pietre ] Mb Perché così piace a me
II.1.14:
dottore
E ... sassade ] Mb
(omittit) Vn23 Dot. E perziò
V. A. s’è mess’ a un gran ziment;
l’è sta assa ch’ l’ansii arvoltà cun del sassà; con le ] Mr colle Vn23
cun del
II.1.15didascalia: Ramiro ] Mb
(omittit); Ne prende un altro ] Mb Ne
prende un altra
II.1.16: dottore Questa l’è Artimisia
... bebbe ] Mr Dott. Questa l’è Artemisia che
fu tant cott del so marit, mo’ nol maravia perché sel bebbe Mb (omittit) Vn23 Quest’è Artemisia, ch’ fu tant
cotta de so marè: ma ne nè maraveia perché la sal bvè
II.1.17:
d. ramiro ....
sfonda ] Mb (omittit); ad idolatrare ] Mr a idolatrare; la
sua ] Mr ancor la sua; imagine ] Mr Vn23 immagine
II.1.17didascalia: getta e sfonda ] Mr (omittit)
II.1.18:
dottore
Mo’... Mausolo ] Mb (omittit) Vn23 Dot. Mo’ V. A. ni daga tant in tal stomgh, perché lan prà digerir al Sgnour Mausolo; int’el ] Mr in te la
II.1.20: L’è ... sbudela ] Mb Questa è Lucrezia Romana, che si
sbudella; madonna ] Mb (omittit) Vn23 madò; sbudela ] Mr Mb Vn23 sbudella
II.1.21:
cuore ] Mr cuor; stare ] Mr Vn23 star
II.1.21didascalia: getta e sfonda ] Mr
(omittit)
II.1.22: sfonda,
sfonda ] Mr Sfondè, sfondè; ora ...
mader ] Mr ora consider
che verament quand l’è mei
in questo mond l’esser urizinal
che ritratt. A quest’altra foi
nol toccherà perché l’è ritratt
de so madr Mb
ora considero veramente, che è meglio essere originale, che immagine. Questo
forse non lo toccherà, perché è il ritratto di sua madre Vn23 Ora a’ cunsider verameint quant lè mei in st’ mond d’esser uriginal che rtratt; quest’alter mo’ fors al nol tuccarà perché le l’ ritratt de so mader
II.1.23didascalia: lo prende ] Mb La prende
II.1.24: Manch mal ] Mb
Manco male
II.1.25: donna ] Mb Madre
II.1.26: Mo’... liè ] Mr Mo’ sta a
veder, che sfond anch lie Mb Sta a
vedere, che la sfonda Vn23 Mo’ sta
a veder ch’al la sfonda anca li; anche ‘l lié ] On anche liè Mr anch lie Mb (omittit) Vn23 anca li
II.1.27: gl’orrori ] Mr gli orrori
II.1.28: Perché ...
bui ] Mb Perché V. A. quando era piccolo non voleva stare all’oscuro Vn23 Perché V. A. quand’ l’era pzinin l’an viera star al bur; bui ] Mr buio Vn23 bur
II.1.30: La ... gabela ] Mb Al
sarà fiera libera perché i matt non pagan gabell Mb
Sarà fiera libera, perché i matti non pagano gabella Vn23 La srà fira libera, perché i matt en paghen cabella
II.1.32: Mo’... impiccà ] Mb Di grazia non ingiurii
tanto la madre perché sarà capigollato V. S. Vn23 Mo’ ch’ l’an
strapazza la so sig. mader, perché la srà impicà; strappazzi
] On Vn23 strapazza Mb ingiurii; impiccà ] Mb capicollato Vn23
impicà
II.1.33: Prendine il
guiderdone ] Mr
Prendo in guiderdone
II.1.33didascalia: lo sfonda ] Mb Lo getta e sfonda
II.1.34: Se quest ... salari ] Mr Se quest l’è il guiderdon me non mi
curo de salari Mb Se questo è il guiderdone, non mi curo
di salario Vn23 Se quest’ e’l guiderdon me’n
m’incur de salari
II.1.36: Ades ... Erminda? ] Mr Adess
però le dispiaze mo comod se potrebb almeno salvar da
guiderdon la sig.ra Erminda Mb Ora ci
dispiace. Ma come si potrebbe mai salvare dal guiderdone la sig.ra Erminda Vn23 O dai mo
dal nas’: adess ch’al l’ha sfundà al ghe despias.
Mo cmod se prev far almen a salvar da un tal guiderdon
la sgnoura Ermida?
II.1.38: Mo’...
virilità ] Mr
Mo ghe pianto do baffi in tel
mustazz e per salvarla dalla rabbia che ha sto matt col zener femminino ghe spedio ch
un patente de virilità Mb Ci farò due [vasette]
baffi nella faccia, è per salvarla dalla rabbia che ha questo pazzo [col genere
feminino] con le femine,
gli spedisco una patente di virilità Vn23
Mo’ ai piantarò du barbis in tal mustaz, e per
salvarla dalla rabbia ch’ha st’ matt cun al gener femnin,
ai spides una patent d’
virilità
II.1.38didascalia: il Dottore ... calamaro ] Mr Intinge il
dito nel calamaro e fa le bullette al ritratto d’Erminda Mb
gli fà due [vasette]
baffi coll’inchiostro del calamaro Vn23
(Fa le basette al ritratto d’Erminda con l’inchiostro del calamaro.)
II.1.39:
d. ramiro ...
natale ] Mr Mb (omittit)
II.1.40:
dottore ... Niccolò ] Mr Ram. Da sé.
Erminda è diventà Barba Niccolò Mb
(omittit)
Vn23 Dot. In vez d’Erminda l’è dvintà al Barba Nicolò; Mr (addidit) Dott. Da sé. Anzi di chi
l’accese così fiero al mio natale. Pospone
la battuta anteriore e intercambia gli interlocutori.
II.1.41:
imagine ] Mr Mb
Vn23 immagine;
che resta ] Mr che vi resta; Oh Dio ] Mb Oh[ Dio]ibo
II.1.41didascalia: Mr (addidit) osserva Erminda
II.1.42: An ... urizinal ] Mr Non ghe n’è più, ma se facess così con tutt le donne
dipinte si guasterebb ancor de i urizinali
Mb Non ce ne sono più Vn23
A ni n’è più, ma’ sal fess’
a qusi a tutt el donn dpint,
as guastarev ancora di uriginal
II.1.43:
femina ] Mr Vn23 femmina
II.1.44: Vostra ...
basette ] Mr
V. A. dica mustazz perché l’è masculin
si l’ha le basette Mb V. A. dica volto o viso, perché è masculino ed ha le [vasette]
baffi sotto il naso Vn23 V. A. dega al mustaz, perché l’è masculin s’ l’ha le basset
II.1.46: Mo’...
Achille ] Mr Mo’ diavol
trovela: a quest l’è misser Achille Mb
Questo è il misero Achille Vn23
Mo’ diavel travla te. Lè... m... m... a son intrigà.
Lè msir Achill
II.1.47:
donzella ] Mb
donzela
II.1.48: Al ... fanziule ] Mr A l’è quand stava in Sciro travestì in quel seminari di fanzulle Mb Questo è il ritratto, quando stava in
Sciro travestito in quel seminario di fanciulle Vn23
Mo l’è quand al stava in Sciro travstè
in quel seminari d’ ragazze
II.1.50:
Manch mal ] Mb Manco male
II.1.51: di quello
strale ] Mr di quell’asta fatale
II.1.52: Con ... pugn ] Mr Con quest mirar d’occi mì ho paur di qualche bel disegn d’un pugnaz Mb
con questo girar d’occhi, ho timore di qualche bel disegno Vn23 Cun st’
mirar d’uch, ai ho pora d’ qualch bel dsegn d’un potentissim pugn
II.1.53: regia ] Mb
Vn23 Reggia; perché io ] Mr perché ancor io; il seno ] On il senno Mb
di dentro
II.1.54: Mo’ ... ben
] Mr Mo’ V. A. se guarda pur dal
caldo, che la fa ben Mb V. A. si guardi dal caldo, che fa molto
bene Vn23 Questa a la lod. V. A. s’guarda pur dal cald
ch’ la fa ben
II.1.54didascalia: lascia ... appoggiato ] Mr (omittit) Mb
Lascia ... tesa; appoggiato ] Mb appoggiato ad una scena Vn23
(appeso)
II.2.didascalia: Stanze di D. Rodrigo ] Mr
Appartamenti Mb [Stanze di D. Rodrigo] Si cala il telon di sala
II.2.1:
sappia ] Mr sappi; trionfar ] Mr Mb
trionfare;
e qual armi... Rodrigo ] Mr (omittit); qual
armi ] Mb
quell’armi Vn23 quall’armi
II.2.2: omaggio ] Mb ommaggio
II.2.5:
son ] Mb sono; emenderò ] Mb ammenderò
II.2.6:
emenderò ] Mb
emmenderò
II.2.8didascalia: tira mano ] Mb
Tira mano ad uno stile
II.2.10:
Ah, fermate ] Mr
che fermate; morir ] Mb morire
II.2.13: enimmi ] Mb enigmi;
ch’io non intendo ] Mb che
io non li intendo
II.2.14: che voi
ancor non intendiate ] Mr
che voi ancor non m’intendiate Mb che voi non gl’intendiate
II.2.15: il primo
dolore ] Mr il dolore
II.2.16: trovar ] Mb trovare; pur ] Mb pure
II.2.17: Né pur da un
figliolo ] Mr
deh perda un figliuolo Mb Né pure
da un figliolo
II.2.18:
dalla ] Mr della
II.2.19:
sete ] Mr Mb siete
II.2.22:
Sì, voglio ] Mr Se voglio; delitto ] Mb dellitto; con il ] Vn23 col; provocar ] Mr Mb
provocare Vn23 procurar; con la ] Mr colla; ancor ] Mb ancora; poco ] Mr (omittit) Mb pocco; imagine
] Mr Mb Vn23
immagine;
inorridita ] Mb
[innor] innorridita
II.2.24: Sì, voglio ]
Mr Voglio
II.2.25:
son ] Mb sono
II.2.25didascalia: a lui ] Mr (omittit)
II.2.26:
incominciar ] Mb
incominciare
II.2.28:
dir ] Mb
dire
II.2.29:
pure ] Vn23 pur
II.2.29didascalia: a lui ] Mr (omittit)
II.2.31:
cagione ] Mb
caggione
II.2.33:
che non ] Mr non
II.2.34:
Ah, che non ] Mr
Ah si che non; fussimo ] Mr Vn23 fossimo; di ] Mr Mb de; pianeti ] On pianetti
II.2.35: toglier ] Mb Vn23 togliere; gli insidiava ] Mr Mb Vn23 gl’insidiava; la vita ] S98 le vita; Mb
(addidit)
<+ Batter>
II.2.36:
tra ] Mr nell’; ambrosia
] Mb Vn23 l’ambrosia
II.2.37:
d. garzia
Ah, se… male ] Mr (omittit)
II.2.38:
d. rodrigo
Anzi… morte ] Mr (omittit)
II.2.39:
son ] Mb sono
II.2.40:
o don ] Mr D’
II.2.42:
Ma più ] Mr Ma è più; don ] S98 On d’
II.3.didascalia: Selva ] Mb Bosco d’avanti;
e ] Mr ed Mb
(omittit); travestita
] On Mb travestito; Mb
(addidit)
Si volta (?) sul margine sinistro
II.3.1:
destino ] Mr dolore
II.3.3:
generose ] Vn23 generosi; avare ] Vn23 avari; umor ] Mr umore
II.3.4:
corpo ] Mr capo; paura ] Mb [non leg.] paurra; lividure ] Mr lividi; bianchezza ]
Mb [bianchezza]
[non leg.] bianchezza
II.3.5:
lacrime ] Mr Vn23 lagrime; vi ] Mr voi
II.3.6:
Capate ] Mb
Cappatte; glene ] Vn23 gliene; vien ] Mb viene
II.3.8:
paio ] Mr par; stimi ] Mr Vn23 stimino
II.3.9:
par ] Mb pare; trattenere
] Mr trattener; fino ] Mr Mb sino
II.3.10:
che per ] Mr che io per; far fare ] Mr far; per forza ] Mr
per forma; io chiami ] Mr
chiami; quei ] Vn23 que’
II.3.12:
Gentil ] Vn23 Gentil; matto son ] Mb matto, sono
II.3.13:
secondarò ] Mr Mb seconderò
II.3.14: No ...
ancora ] Mb Oh così va bene
II.3.15: Come ...
albergo ] Mb [Mi tratterrei, se
non fosse discaro per breve tempo nel vostro] Io vado in cerca d’un qualche
albergo; fusse ] Vn23 fosse
II.3.16: buca è ben
vero che per buca credo sia ] Mb bucca, è ben vero che per bucca
è; commoda ] Mr
comoda; doppo ] Mr Vn23 dopo; posson
dormire benissimo ] Mr
posson dormire Mb possono dormire bene; trenta ] Mr 60
II.3.17: Amico ...
riposo ] Mr Io già non cerco riposo Mb
[Amico, io già non cerco riposo] Amico io già avevo riposo
II.3.18: No ... nome
] Mr No
no le sue ore bisogna poi dormire in tutti i modi, particolarmente noi altri
cavalieri, acciò non ci venga in qualche giostra, o torneo fatto qualche gran
sbadiglio: ma qual è il suo nome Mb [No no, le sue ore bisogna poi dormirle
in tutti i modi particolarmente noi altri cavalieri, acciò non ci venisse in
qualche giostra o torneo fatto qualche grande sbadaglio.]
No no le sue ore bisogna poi dormirle in tutti i modi particolarmente noi altri
cavalieri, acciò non ci venisse fatto in qualche giostra o torneo un qualche
grande sbaglio. Mà qual è il suo nome
II.3.20: molini ] Mr mulini;
cervello Vostra Signoria ] Mr cervello
II.3.21: Se ... cielo
] Mb No sig.re Piacesse al cielo;
cuore ] Mr Vn23 core
II.3.22: son grazie ]
Mb sono grazie; de’ cieli ] Mb del cielo; la
conosci ] Mb lo conosci
II.4.didascalia: Sala ] Mb Sala reggia d’avanti per tutto e dopo
sala Mb (addidit) <Si volta [senta] (?) Non viene il capitano della guardia>
II.4.1: ancora ] Mr ancor
II.4.2:
e ] Mr ed
II.4.3:
poco ] Mb pocco
II.4.4:
favor ] Mb favore;
poteva ] Mr possa; senza essere ] Mr
senz’essere Vn23 senza esser
II.4.5: capitano ] Vn23 capitan; ne andò ] Mr andò;
Mr (addidit) Fu
allevata in queste spoglie virili sin da bambina ed io stesso gl’imposi a non
deporle come adesso sentirete
II.5.2: reggia ] Mr regia; adesso ] Mb addesso; Mr (addidit) Lodo intanto il vostro genio guerriero e torno a pregarvi
a non deporre ancora coteste spoglie virili per secondare la frenesia di mio
figlio che per odio implacabile conceputo contro il
vostro sesso m’ha necessitato allontanare dal palazzo l’istesse
regie donzelle
II.5.3: posso ] Mr so; ad altre ] Mr altre; a quelle ] Mr quelle; se
non ... regno ] Mb se non con
servire in tutto V. M.; altr’idolo
] Mr
altro idolo; Mr
(addidit)
Vestirò queste spoglie generose con minor rossore se la M. V. si compiacerà che io le colorisca con quel sangue che bramo
sacrificare alla sua grandezza
II.5.4: re Signora... espressioni ] Mr (omittit); Signora... alle
] Mb principessa molto devo alle; prencipessa
] Mb Vn23 principessa; Molto...
espressioni ] Vn23 El. Molto debbo
alle vostre espressioni
II.5.5: communi di
questa corte mi si ] Mr
comuni di questa corte mi s’ Mb communi mi si; adesso ] Mb addesso
II.5.6:
ancora ] Mr ancor; vi è ] Mr
Mb v’è
II.5.7:
ragione ] Mb raggione
II.5.9:
reggia ] Mr regia
II.5.10:
poco ] Mb pocco; lacrime ] Mb Vn23 lagrime; piangeva ] Mr piangea
II.5.11:
adesso ] Mb
addesso; moti ] Mb motti
II.5.14:
don Alfonso ] Mr Mb d’Alfonso;
ancora ] Mr ancor; d’ogni uomo ] Mr Mb
Vn23 d’ogn’uomo
II.5.14didascalia: parte ] Vn23 (Via.)
II.5.15didascalia: Vn23 (addidit) (Via.)
II.5.15:
disgrazie ] Mr
sventure
II.5.16: Ma ... parte
] Mr Ma tornano poi ad esser tutte mie
quando Eleonora vuole entrarvi a parte Mb Ma sono maggiormente mie, quando voi ne
volete essere a parte
II.6.didascalia: Città ] Mb
[Città] Si cala il salon di sala [Selva]
II.6.1: Mr (addidit) Mi dicea mia madre (tal che donna virtuosa) avanti che io mi
mettessi a camminare il mondo. Sancio, quando tu vuoi mangiare bada bene, dove
sono le frasche che lì si puol mangiare e bere quand un vuole delle frasche quando venni qui alla prima ne
trovai in quantità ma in quanto a mangiare e bere quand
un vuole ancor benedetta di mia madre perdonatemi non me la dicesti giusta; mio
bello ] Mb mio caro; soli soli soli ] Mr
soli Vn23 soli soli; alla Sibilla ] Vn23
alla sig. Sibilla; se questa ] Mr questa; Sibilla...
seminata ] Mb Sibilla non è arrada né seminata; cercar
più buche ] Mb cercare più bucche; gliela
] Mb gle
la; Vn23 (addidit) Gran disgrazia che la
mia! gran disgrazia! le teste degli altri sono molte volte regolate con la
luna; ma con la luna si regola il mio stomaco, perché non è mai stomaco pieno,
se non una volta al mese
II.7.didascalia: Dottore e detto ] Vn23 Dottore che ha inteso, e detto
II.7.1:
Donch ... consecuentiam ] Mb Galantuomo oddio che c’è
di novo? Vn23 (omittit); che argumenta ] Mr ch’argument
II.7.2: Per servirla
sempre signor ] Mr
Per servirla sempre sig.re Mb Tutto vechio
sig.re: niente di nuovo Vn23 (omittit)
II.7.3-10: dottore Mo’ non ... il mese ] Mb Vn23 (omittit)
II.7.3: Mo’ ... sacch ] Mr Mo’ non bisogn
dir per servirla, sempre a bisogn dir probo o verament assigno rationem o verament mi son in saxc
II.7.4:
vuol ] Mr vuole
II.7.5: Mi ... pietrat ] Mr Nu
son’ indifferent si vulì
dir probo mi ho car de desputar; si vulì la rason mi ho car di capazitarvi; si vulì dir mi son
in sacc, mi ho car di repusar
un tantin, anch’ mi se go da da
desputar è necessari che mi va confond;
se vulì la rason mi ve
dovrò far mentir se vulì restar in un sach, mi ve farò vetuperar: elezzi voi o vulì restar confus, o buzard, o vituperat. La confusion ve potria far impazzir l’esser buzard
ve farà deventar ladr,
l’esser vituperat, ve potria
porr alla berlin se vulì diventar pazz vu sarè bastond se vù diventà ladr,
vù sarè frustad,
se vù andà alla berlin, ve tireran della pietre
in su lo stomaco. Or vedi pe dir quella parola donch
che vù non potè duzzir o bastona, o frustà, o pietrat; capazitarv ] Mr capazitarvi; che vù ] On cha vù
II.7.6:
non ] Mr io non; fusse ] Mr fosse
II.7.7: Al dizi... dò ] Mr An dizì ben che l’è un
pan, perché al donch l’è segno di conseguenz,
la conseguenz la vien dal discors,
al discor passe l’intellett,
il pan s’affetta, l’intellet divid,
ma guardè ben di non metter la conseguenz
inte lo stomach, perché al
mi o ve la nego o ve la divid, ve divid
lo stomach per mezz e cusì vulì esser senza stoman, o vulì averne du
II.7.8:
avessi ] Mr avesse
II.7.9: Se ...
riempir ] Mr
Se vulì averne un sol, un l’è la metà de dò. Quel
ch’è la metà l’è mezz perché l’è come la lun che se ben la diz piena, al ghe n’è altrettant da riempir
II.7.10: Questo è ] Mr Quest’è; si empie ] Mr s’empie
II.7.11: A mi cred, che si piazevol. Che profession l’è la vostra? ] Mr A mi ved
che si piazeuol; che professione è la vostra Mb
Che professione è la vostra? Vn23 As d’seva una volta; cos’ha ch’a far la luna con i gambar, adess’ a bsò, dir cosa ha ch’far la luna con i stomgh.
Qustù m’ par un umor curios.
Dsim d’grazia galantom a d’zun, che proffession è la vostra
II.7.12: sancio Io ...
lettere ] Vn23 (omittit); elegante ] Mb ellegante; favorisco
le lettere ] Mr
favorisco le lette Mb favorisco lettere
II.7.13: dottore Vù ...
saver? ] Mr
Vù favorì le lettere. A metti in capo servitor de V.
S. ma che lettere, verbi gratia, si potrebbe un po’
saver Mb Dott. Voi favorite lettere? [Mi] Si capive
il (?) [non leg.]
servitore de V. S., ma che lettere, verbi grazia, si potrebbe un pocco sapere Vn23
(omittit); Vù ] On Vò Mb Voi
II.7.14:
sancio O
... sigillate ] Vn23 (omittit); sigillate ] Mb sigilate
II.7.15: dottore Lettre ... lettre? ] Mr Lettere
sigillate: vulì forse dir che portè
lettere Mb lettere sigilate? [Volete forse dire che
portate lettere?] Vn230 (omittit)
II.7.16: sancio È ... favorire ] Mb
[San. È il medesimo, perché è il medesimo portare e fauorire]
Vn23 (omittit)
II.7.17: dottore A vù ...
zener? ] Mr A vù si donch un porta lettere. Mo cavatevi un po’ de nova il cappell; mo’ che omo sete vù di
che condizion di che zener Mb
[Dott.] Voi dunque siete un portalettere. Si scopri dunque di novo; che omo
siete voi di che condizione di che genere? Vn23 (omittit)
II.7.18:
sancio ... genere ] Vn23 (omittit)
II.7.19: dottore Mo’ comod?
] Mb Dott. In che modo? Vn23 (omittit)
II.7.20: sancio ... Musae ] Vn23 (omittit); Panza Panze ] Mr Panza Panzze
Mb Panzia Pancie
II.7.21: O garbat ... mond ] Mr O garbat, mo’ tornat un po’ a
coprirvi che sapet de latin Sig.r
Sansi Panza ma cosa falla in sto mond Mb Garbatissimo. Tornatevi dunque a
coprire già che sa di latino, ma che cosa fa in questo mondo caro il mio Sig.
Sancio Panzia Vn23
(omittit)
II.7.22: Vostra ... servirla ] Mr V. S. me
compatisca. Adess me cav il
cappell a mi e vengh a man manch. Eccome tutto disposto a servirla Mb
V. Eccelenza mi compatisca. Ora mi cavo il
capello e vengo a mano sinistra. Eccomi tutto disposto a servirla Vn23 V. E. me compatessa;
adess’ am cav’ al capell’ es vegn’ a man stanca. Eccom que tutt dispost
a servirla
II.7.25: A mi ... sappi ] Mr A mi ghe la darò assolutissimament
perché a non è cos che mi non sapp
Mb Ce la darò assolutissimamente, anche non c’è cosa che io non
sappia Vn23 Mo’ me i la darò assolutissimament, perché an’ i è cosa ch’ me n’la sava
II.7.26:
portar ] Mb
portare
II.7.27: Mo’ ...
valla ] Mr Mo’ che mi lassi veder dove ella Mb
Lasci vedere dove va Vn23 Mo’
ch’l am lassa veder dov la
va
II.7.28: poi no,
certo ] Mr no certo; dell’altri ] On Mr Mb degli
altri; non ne vo’ saper altro ] Mr non ne curo saper altro
II.7.29: Vù ... spia? ] Mr Vu donch avì fatt
la spia Mb [Voi dunque siete
ancora stato] [non leg.]
Vn23 Vu donca
avì fatt la speia?
II.7.30: Una ...
scarso ] Mb [Una volta sola, ma addesso che il guadagno è scarso]
II.7.31: Tornè ... voster ] Mr Tornè prest a man manch, tornè de novo a cavarvi il cappell
e poi andè a far i fatt voster Mb Tornate a mano sinistra e cavatevi il
capello, e poi andate a fare i fatti vostri Vn23
Turnà prest a man zanca.
Tira zò qual caplaz e pò andà subit
a far i fatt vuster; tornè ] On turnè Mb tornate Vn23 turnà
II.7.32: n’anderò ] Mb ne anderò;
portamenti ] Mr
trattamenti; bastonar ] Mb bastonare; a frustare i dottori ] On
Vn23 a frustar i dottori Mb di
frustrare dottori
II.7.33: Aspetté ... comand ] Mr
Aspettè un tantin
mo’ delle volt al bisogna portar rispett anch’alle
spie. Mi son qua tutt al vostr
comand Mb
Aspettate un poco. Io sono pronto a vostri commandi Vn23 Asptà un tantin. (Mo’ diavel del volt al
bisogna purtar rispett
anch’al speii.) Me son quà
tutt’al vostr’ cmand
II.7.34: po’ ] Mb poco
II.7.35: Al ...
signora ] Mr Al mondo di decapitar le lette al saprà
quel che taia l’h dell’alfabet
ah, ah, ah. Alla molto rev.da sig.ra Sibilla. Gran zervell bisogna che abbia mi che son destinat
a sto mond per serviz de
tutt’i matt, non occor
alter m’ ho grandissima confidenza con questa sig.ra Mb [Il modo di
decapitare le lettere lo sapranno quelli che hanno tagliato l’ h
dall’alfabeto.] Ah! Ah molto riverita sig.ra Sibilla. Gran cervello bisogna che
abbia io che sono destinato alla cura di tutti i pazzi. Non occorre altro. Io
ho grandissima confidenza con questa gran sig.ra Vn23 Al mod de decapitar el letter, al srà
quel de quel ch’ha taià l’h dall’alfabet.
Ah ah ah! ah! Alla molt reverenda signora Sibilla. Gran zervlaz
che bisogna ch’ava me, ch’a son dstinì a st’ mond per servezi de tutt i matt. An n’accor alter. Me i ho grandissima cunfidenza
con sta gran sgnoura
II.7.36: c’è da ] Mr è da;
vero ] Mb (addidit) vero <nel mondo>
II.7.37: Per ... man
] Mr Per
dirvel in confidenz la vien
in cantin, mi do volt la settiman
per sentir qualche oracolett de man in man Mb
Per dirvela viene nella mia cantina due volte la settimana per conferire
qualche oracolo di mano in mano Vn23
Per dirvla in dov parol la vin in tla mi cantina dov volt la stmana per conferir qualch vraqulett d’man in ma’
II.7.38: Insomma ...
amoroso ] Mr
Insomma il mio padrone non è matto. È ben vero che in questo parentado ci trovo
una difficoltà perché lei ha genio di star per le cantine ed il sig.re D.
Chisciotte beve alla fonte... Io gli raccomando la risposta, perché è negozio
amoroso Mb Insomma il mio padrone non è matto. [È ben vero che in questo
parentado ci trovo una difficoltà perché ella ha genio di star per le cantine e
il sig. D. Chisciotte beve alla fonte.] È ben vero che in questo parentado ci
trovo una difficoltà (?) perché ella ha genio di stare per le cantine e il sig.
D. Chisciotte beve alla fonte. Signore le raccomando la risposta, perché è negozio
di premure; ci ] On i; e ] Mr
On ed
II.7.39: Mi ... sibillin ] Mr Mi non poss tener le
risa mi par mill’anni di veder stù
matt... La risposta poi gliela manderà la sig.ra
Sibilla per un corriero. Bazo
le mann al sig.r paraninf sibillin Mb
Non posso di meno di non ridere. Mi paiono mille anni di vedere chi è
questo matto. La risposta poi ce lla mandarà la sig.ra Sibilla per un coriero.
Baccio la mano al sig. paraninfo sibilino Vn23
Me num poss’ tgnir de reder; am par mell’ann d’veder chi è st’
matt. La rsposta ai la mandarà la sgnoura
Sibilla pr un curir. Bas la
man al sgnor paraninf sibillin; signora ] On
signura Mb
sig.ra Vn23 sgnoura; Baz ]
Mb Baccio
On Vn23 Bas
II.7.39didascalia: parte ] Vn23 (Via.)
II.7.40:
pure ] Mr Vn23 pur; vien ] Mr Mb viene; pigliar ] Mb pigliare; abbiano ] Mr abbino; siano ] Mr sieno; si vuol fare pochi
] Mb si vogliono fare pochi; ozioso ] Mb in ozio; li
] Mr gli; devon ] Mb On Vn23 devono; cercar gloria ] Mb cercare la gloria; andar ad empir ] Mr
andar ad empire Mb andare ad
empire; cognome
] Mb cognome,
che è Panza
II.7.40didascalia: Mb (addidit) Parte; Vn23 (addidit) (Via.)
II.8.didascalia: Galafrone ] Mr Galafrone solo; d’Erminda ] On d’Ermindo; con le basette
] Mb con [le basette]
i baffi; tavolini e lume ] Mr (omittit) Vn23 tavolino, e
lume; Mb (addidit)
Si alza il telon di regia (?) sala
II.8.1: Insomma ...
infanta ] Mr
Insomma a perfenire bisogna esercitarsi in ciaschedunissimo mestiero, perché
il quondam memoria di mio padre non ha mai consentito che io studiasse latrocismo, adesso soni in molto fastidio perché defo latrocinare quel baullo di mia patronessa. Io però che ho auto molt’inclinamento sin dall’età di mia confalescenza,
credo bene che ancor prima folta miracolaro in questa
professione. Mo’ che diabol d’impazienza di D.
Ramiro: dopo afer discraziati
tutti i ritratti della della galeria
ha fatto basette alla senora principa.
Io’ fermamente mi compassione molte e foglio lavar viso netta col fazzoletto
Se queste ritratte avesse lingua leccherebbe mie fazzoletto col quale netti mia
bocca, quando peuo Montepulciano o moscadel Candelo. Insomma l’è mie fazzoletto Mb Insomma da piccolo bisogna essercitargli in qualunque mestiere, perché il quondam
memoria di mie padre non ha mai voluto che io mi essercitassi
nel rubbare addesso sono in
un grande imbroglio, perché devo rubbare quel bauulo della mia padrona. Io però che ci ho avuto
inclinazione anche da piccolo, credo che anche per la prima uolta
farò miracoli in questa professione. Che pazzia di D. Ramiro? Doppo avere distaccati tutti i ritratti della galeria, ha fatto [le vasette] i
baffi alla sig.ra principessa. Ie veramente [in]
molto la compassiono e voglio lavare il viso. Netta con il fazzoletto e leva
[le vasette] i baffi. Se questo ritratto avesse
lingua leccherebbe il mio fazzoletto col quale netto la mia bocca quando bevo
Montepulciano. Ma sento che vien gente. Voglio andare in questo altro appartemento a cercare quanto mi ha ordinato la sig.ra
padrona; il quondam ] Vn23 l quondam; devo latrocinare ] Mr defo latrocinare Mb devo rubbare
Vn23 defo
latrocinare; ho
‘vute ] Mr ho auto Mb
ci ho avuto Vn23 go vute; impazitezza ] Mr impazienza Mb
pazzia Vn23 impazzitodezza;
tutti ] Vn23 tutta; ritirati ] On ritrati Mr
Mb ritratti; galleria ] Mb galeria Vn23 gallinaria; ritirato ]
On rittrato
Mr ritratte Mb
ritratto; leccherebbe ] Vn23 seccherebbe; signora ] Mr (omittit) Vn23 Sinnora
II.8.1didascalia: Vn23 (addidit)
(Via.)
II.9.didascalia: Appartamento di don Ramiro ]
S98 On Mr Mb
Vn23 (omittit); Dottore ] Mr
Mb Dottore solo; Mb
(addidit)
<S’oscura la sala>
II.9.1: Ah bisogna ...
anch’a mì. Segue di scrivere ] Mr Mo’ bisogna che i matt siano ancor quand i son scioloi perché un tira l’alter e mi ho da vedere tutta
Siviglia a poch a poch fatt un spedal de matt. Mo’ che letter graziosa ha
fatto il sig.r Cavalier della Trista Figura. A mi voio piar un tantin de gust de farglie la resposta daver a nome della siora Sibilla e ritrovar il sig.r
Panzi Panza. Mi ho fatt mall a farmel scappar. Appunt l’è qua il calamaron occor alter. Scrive. Al mi
vo far impazzir affatt. Segue. La vuol esser
curiosa. Segue. A me scapp da rider ancha mi. Mb Ah bisogna che i matti s[o]iano legati ancor quando sono in libertà, perché uno tira
l’altro; et io ho da vedere tutta Siviglia a pocco a pocco diventata un ospitale di pazzi. Che lettera graziosa
ha mai fatto il cavaliere dalla Triste Figura? Mi voglio prendere un pocco di spasso a farci la risposta a nome della sig.ra
Sibilla a ritrovare il sig. Sancio Panza. Veramente ho fatto male a lasciarlo
andare. Ecco appunto il calamaro, non occorr’altro.
Comincia a scrivere. Io lo voglio fare impazzier
affatto. Ride. Vol essere curiosa. Torna a ridere.
Non posso far di meno di non ridere anch’io. Ah, ah. Ah, ah Vn23 Al bisogna ch’i matt
sin ligà anca quand i’ en amulà, perché un tira l’altr, e
me i’ho da veder tutta Siviglia a poc
a poc d’vintaa un spdal d’ matt. Mo ch’ lettera graziousa ch’ l’ha fatt qual sgnour Cavalir dla Trista Figura? Am vuí mo tor
un tantin d’ gust de fari
l’arsposta da veira a nom dla sgnoura
Sibilla e cercar al sgnour Sanci Panza. Verament ai ho fatt mal a lassarmel scappar. Apunt l’è just
que’ l’ calamar, an n’accor altr. (Scrive.) M’el vui far amatir
affatt. La voi esser curiosa; scapa da redr anca me; signor
cavalier ] On sigoor
cavalier Mb (omittit)
II.10.didascalia: detto ] Mb Dottore al tavolino che scrive; Mb (addidit) <S’oscura la sala>
II.10.1: Già che ] Mr Giacché;
scoprirmi ] Mr
scoprirsi; il Dottore ] Mr dal Dottore; coniettura ] Mb Vn23 congettura; saperebbe
] Mr Mb Vn23 saprebbe; ei ] Mb egli; risoluto ] Vn23 rissoluto
II.10.2didascalia: Dottore .... lettera ] Mr Vn23 (omittit) Mb Parla di D.
Chisciotte alludendo alla lettera
II.10.2: Al ...
pagliai ] Mr
Al se fa tant brava, e non credo che darebbe in tul pagliaio Mb Fa
tanto il bravo e valeroso costui e io non credo che
colpisse in un pagliaro Vn23 Al se fa tant brav, es cred che tant de tai, quant
de punta an cuirev in tun paiar
II.10.3:
prencipe ] Mr Mb Vn23 principe
II.10.4: L’è fatta ] Mr L’è fatt fatta Mb È
compita (?)
II.10.5didascalia: spara ... parte ] Mr nel cavar
la pistol si spara da sé; mentre ... lume ] Mr Vn23 (omittit); si rizza ] Mb
si rizza in pie Vn23 (omittit)
II.10.6didascalia: Mr (addidit) Casca; Mr Si rizza,
spegne il lume e va dall’altra parte
II.10.6:
Ahimè, ah puveret mi ] Mr Aimè poverett a mi Mb Ohimè! [non leg.] Vn23 Ahimè! O puvrett
me
II.10.7didascalia: Mb (addidit)
lo getta
II.10.8:
Ah, diavel galantom! ] Mr Ah diavol galantom Mb Oh
scelerato!
II.10.9: ritrovar
così allo scuro ] Mb ritrovare così all’oscuro Vn23 ritrovar così all’oscuro
II.10.10: Almen ... bui ] Mr Almen per un tantin torrei in presto gli occh da un gatt per sauer camminar dal bui Mb
Almeno per un pocco prenderei in prestito
gl’occhi d’un gatto per poter camminare sicuro così all’oscuro Vn23 Almanch pr’un puchtin psesia
aver imprest i uch d’un gatt pr saver caminar
al bur
II.10.11: Questo è ] Mr Vn23 Quest’è
II.10.12: E quest l’è la porta ] Mr E questa è la port Mb E questa è la porta Vn23
E quest’è la porta; Mb (addidit) <Si rischiara
tutta>
II.10.12didascalia: parte ] Vn23 (Via.)
II.10.13:
ritrovo ] Vn23 trovo; ritornar ] Mb ritornare; impedirli ] Mr impedirgli; se non ] Mb s’io non; Oh Dio ] Mb Oh [Dio] cieli; son ] Mb
sono
II.10.13didascalia: Mr (addidit) Se lo pone in tasca; Mr (addidit)
Si nasconde dietro il quadro d’Erminda
II.10.15:
d. rodrigo
Non ... perduto ] Mr
(omittit); v’è ] Mr (omittit) Mb Vn23 vi è
II.11.didascalia: Galleria ] S98 On Mr Mb Vn23
(omittit);
e detto ] Mb ed esso <non
leg. Capitan>; nascosto
] Mr
dentro
II.11.1:
regia ] Mb Vn23 reggia
II.11.5:
gl’ ] Mr Vn23 gli
II.12.3:
mi è ] Mr m’è
II.12.4:
par ] Mb pare; riconoscervi
] Mr riconoscere; ragione ] Mb raggione
II.12.5didascalia: Verso il ritratto ] Mr (omittit)
II.12.5: Achille ] Mr Achile; la figlia ... femminili ] Mr la figliola
di Licomede si trattiene tralle
più semplici donzelle sotto spoglie femminili Mb
si trattiene fra donzelle in abito femminile
II.12.7: mentisce ] On Mb
mentisco; poco ] Mb
pocco; il
sesso nel ] Mr
l’istesso nel Mb il sesso feminile nel; tolze ] Mr Mb Vn23 tolse
II.12.8: accenti ] Mb [accenti] accenti; animo ] Mr
anima
II.12.9didascalia: tengono nuda ] Mr tengono sfoderata; e dà una stoccata al quadro e cava il
ferro sanguinoso ] Mr e dà una stoccata al quadro
II.12.13: Lavi Deidamia con ] Mr Lav Diodameria
con Mb Si lavi con; onor ] Mr Mb Vn23 onore; Portatele questo ferro ] Mr
Portategli questo ferro Mb
(omittit)
II.12.13didascalia: getta la
spada ] Mr Getta la spada insanguinata; Mb
(addidit)
<Si parte>
II.12.14:
Oh Dio ] Mb
Oh [Dio] cieli
II.12.16didascalia: a Garzia ] Mr (omittit)
II.12.16: d’Erminda è
sangue d’un traditore ] Mb di
Erminda è sangue di un tradditore
II.12.16didascalia: Mb (addidit) Parte
II.12.17:
si asconde ] Mr s’asconde
II.12.19didascalia: Mr (addidit) Toglie il quadro
II.12.19:
o temerario ] Mr temerario; Oh Dio ] Mb Oh [Dio] Numi
II.12.21:
Sire ] Mr (omittit)
II.12.22didascalia: Mb (addidit) tra sé
II.12.23:
son ] Mb sono
II.12.24didascalia: Da sé ] Mr Vn23 (omittit)
II.12.25: tradimenti
si macchina ] On Vn23 tradimenti
si machina Mr tradimenti si mancchena
Mb tradimento si machina
II.12.26: che io mi ]
Mr ch’io m’;
nasconda ] On nascondi Mr asconda; che né ] Mr
che io né; pur ] Mb pure; faccia ] Vn23 facia; dall’atrocità ] Mb
On all’atrocità; parricidio ] Mr parricida
Vn23 parrcidio; ancora ] Mr
ancor
II.12.27:
parricidio ] Vn23 paricidio
II.12.28:
cadavero ] Mb
On cadavere
II.12.32:
almen pria d’entrar ] Mb almeno, che prima d’entrare Vn23 pria d’entrare; che io ] On ch’io Mb io; sete
] Mr siete
II.12.33:
cuore ] Mr Mb
core
II.12.33didascalia: Mr (addidit) Da sé
II.12.34didascalia: tra loro ] Mr A D. Garzia
sotto voce Mb (omittit); Mb (addidit)
Tra loro cioè con D. Gar.
II.12.35:
dubbi ] Mb Vn23 dubii; la mente ] Mr la mia mente; né so ] Mr non
so; nell’ ] On Mr negli Mb negl’; dubitar ] Mr Mb Vn23 dubitare
II.12.36:
maladetti ] Mb Vn23 maledetti; Garzia, so che col ] Mr Io che col; ricomprar ] Mb ricomprare; pur ] Mb pure
II.12.36didascalia: Mr (addidit) finge
volersi uccidere collo stile
II.12.38:
d. rodrigo
Lasciate ... genitore ] Mr (omittit)
II.12.38didascalia: vuol ... stilo ] Mr (omittit); con
un stilo ] On con uno stilo Mb con uno stile ed è impedito da D. Gar.
II.12.39: pur ] Mb pure;
è certo delirio ] Mb certo
è delirio; furono ] Mr furno
II.12.40:
cadavero ] Mb
cadavere; sete morto ] Mr Vn23 siete morto
II.12.40didascalia: Mr
(addidit)
A D. Garzia
II.12.42: scosse ] Mr colpe;
si minacciano le rovine ] Mb
si minaccia la rovina
II.12.43: il genitore
] Mr il vostro genitore; o Garzia ] Mr
(omittit)
Mb o D. Garzia; provide ] On Mb Vn23 providde Mr provvidde; o Alfonso ] Mr
(omittit); starà per ] Mr
sarà per Mb servirà per; di mio ] Mb del mio; tomba saranno ] Mr tomba [di mio figlio] saranno;
potiate ] Mr
possiate
II.12.43didascalia: parte ] Vn23 (Via.)
II.12.44:
Imparate ] Mr e imparate
II.12.45:
prima ] Mr mia
II.12.45didascalia: parte ] Vn23 (Via.)
II.12.46:
pur ] Mb
pure; ancora ] Mr
ancor; machinasse ] Mr macchinasse; pur ] Mb pure; mi è ] Mr
m’è
II.13.1:
Ah ... porch! ] Mb [O misero] o povero dottore Vn23 Ah! puvret me! Ah! vigliach
porch; poveret
]Mr poverett Mb povero Vn23 puvret
II.13.3: Nient, nient ] Mb Niente Niente
II.13.5: Mi son ... efficacissim ] Mr Mi
son arrabbiat con Aristotele, perché al dis che la paur l’è spezie
d’infermità, e mi trovo che l’è medicament efficazissimo Mb
(omittit) Vn23 Me
son’ arabià con Aristoti,
perché al dis ch’ la pora è
spezi d’infermità, e me trov ch’ l’è medicament efficacisim; spezia ] On spezie Vn23
spezi
II.13.6: re. Non ...
il tutto ] Mb (omittit)
II.13.7: Mì ... gatt ] Mr Mì
son pres da D. Rodrigo in cambi d’un gatt Mb D.
Rodrigo mi ha preso per un gatto Vn23 Me
son sta tolt da D. Rodrigh
in cambi d’un gatt
II.13.9: Perché ...
mazza gat ] Mr
Perché al m’ha volut ammazzar con un mazza gatt Mb Perché
ha tentato d’uccidermi con un mazzagatto Vn23 Perché al m’ha vlù
amazzar con un mazza gatt; Perché al m’ha volut
] On Perch’al
ma vlut Vn23
Perché al m’ha vlù;
Mb (addidit)
<[+] Batter>
II.13.10: volle
uccider voi ] Mb vole ucciderui Vn23 volle uccidere voi
II.13.11: Mo’ vedé ... creanza ] Mb Veda che pocca
creanza Vn23 Mo vedla ch’ mala creanza?
II.13.13: Al me ... fiol ] Mr
Al me dis; paghemi la vita
de mei fiol Mb Mi
diceva pagami la vita di mio figliolo Vn23
Al m’ha dett: pagam la vita
del me fiol; paghemi ] On paghem Mb pagami Vn23 pagam
II.13.14: disse altro
] Mr diss’altro
II.13.15: E po’ ...
zaff ] Mb E poi mi scaricò la pistoletata Vn23 E
pò pr fars
pagar, al m’ha mandà la zitazion
in tun zaff; me
mandò ] On mi mandò Mb mi scaricò Vn23 al m’ha mandà
II.13.17: Al dirò ...
medico? ] Mb Dirò di sì per amore
della colana. È matto certissimo. Non vede che mai
non ha studiato in medicina e pure aveua preparato la
pilola al medico Vn23
(Al dirò d’ si pr’ amor dla
gulana) Mo’ l’ matt certissim, en vedla ch’an n’ha
mai studià d’ medsina e pur
l’aveva preparà l’ pellol
al medegh; dlla ] On Mr Mb della Vn23
dla;
zertissime ] On
certissime Mb certissimo Vn23 certissim; medizina ] On medzina Mr medizin Mb medicina
Vn23 medsina; avea ] Mb Vn23 aveva; preparà ] Mr
preparat Mb
preparato; medico ] On medic Mr medich Vn23 medegh
II.13.18:
può ] Mr puol; questo ] Mr Mb quest’
II.13.18didascalia: parte ] Vn23 (Via.)
II.13.19: Al sarà ...
amoros ] On Al
farà strada la signora Sibilla, che tien protezzione dll’Ezzellentissim so
Segretari amoros
Mr Al sarà stada la siora Sibilla che ha ten portezion dell’ezzellentissime so
segretar’amoroso Mb
Sia dunque ringraziato il cielo. Vn23
Al srà sta la sgnoura Sibilla,
ch’ tien protetion dll’ecc. so secretari amurous
II.13.19didascalia: parte ] On Mr
(omittit) Vn23 (Via.)
II.14.didascalia: Giardino con
fiume ] Mb [Giardino con fiume] Si
alza bosco d’avanti. Si alza il telon e l’appartato
da dietro allato il bosco regalarmi (?);
un baullo ] On
Mb con baullo
II.14.1: Ho dovuto
rompere uno de’ miei ossi del collo nel ]
Mr
Ho affuto a rompere un de me ossi del collo Mb Mi sono quasi rotto il collo del; discender ] Mr
Mb Vn23 discendere; a
chioccia ] Mb a lumaca Vn23 a chiocchia; fuggire ] Mr
fuggir; con minore
osservanza ] Mr
con minor osservanza Mb più securamente; qualche
popolo mi eseguisse dietro ] Mr
qualche popolo m’eseguisse Mb ci
fosse gente che mi seguisse Vn23
qualche popolo mi esseguisse dietro; dietro ] Mr tredo Mb (omittit); tenevo questo chiave di mia ] On teneva questa chiave di mia Mr tenefo
questa chiave di mia Mb aveva
questa chiave della mia;
patronessa ] Mr Mb patrona Vn23 patronesse Vn23; dalli
] Mb dell’; spartimenti ] Mb appartamenti; non ruppava maissime
questo baullo ]
Mr
non ruppava massime questo balullo
Mb non avrei rubbato
mai questo baulo
II.14.3: O
cornutissime temonio ] On O cornutissime testimonio Mr O cornutissime demonio Mb (omittit)
II.14.4didascalia: Ramiro ] Mb (omittit)
II.14.4: Che si
nasconde lì dentro? ] Mb Che si
nasconde D. Ramiro?
II.14.5: Quest’è
monde novo ] Mr
Quest’è il mondo nove Mb Questo è
un mondo nuovo
II.14.6: Voglio ...
d’amore ] Mr
Voglio vedere se codesto mondo si governa per forza d’amore Mb Voglio vedere come si governa questo
mondo nuovo
II.14.7: Señor ... appetite ] S98
On Vn23 Señor
no, perché questo mondo non ha niente d’appetito Mb Sig. no questo mondo non si governa, perché non ha niente
appetito
II.14.8didascalia: c’ha ] On Mb Vn23 ci ha
II.14.8: senz’appetiti
] Mr senz’appetito; quello che c’ha ] On Mb Vn23 quello che ci ha Mr quel che ha; trovato
] Mb ritrovato
II.14.9: non sarà trovato per molto tempo, perché è stato ruppato adesso ] Mr non sarà trovato per molto tempo perché è stato rubbato adesso Mb non
può essere molto che sia stato trovato perché è stato rubato addesso; ruppato ] Mr rubbato Mb rubato Vn23 rupato
II.14.11:
c’entra ] Mb
ci entra; tropo ] On Mr Mb Vn23 troppo
II.14.12:
vi abitano ] Mr
v’abitano;
femmine ] Mb
On femine
II.14.13:
Nessunissima ... mastia ] Mr
Nissunissima, anzi l’istessa sua chiave è maschia Mb Nessuna affatto[, anzi l’istessa sua
chiave è maschia]; chiava ] Mb Vn23 chiave
II.14.14: voglio ] Mr voglio dunque; entrarvi ad abitar ] Mr entrarvi ad abitarvi Mb entrare ad abitarvi Vn23 entrarvi ad abitare; anch’io ] Vn23 anc’io
II.14.15: Vostra ... rinfenire ] Mr Vseñoria è patronissima ma foglio
andar a cercar il protinaro foglio notare per questo
fiume e fuggir da questo matto – Sig.r D. Ramiro Entra
nel fiume per distendere un poco questo mondo acciò possa capir Vsenoria, adesso io lo metto ad rinvenire Mb Ella è padrona, ma voglio andare a
cercare il portinaro. {Voglio [nuot
non leg.
fiume e] fuggire da questo matto} Sig. D. Ramiro per difendere un pocco questo mondo acciò vi possa entrare V. S. addesso [non leg.]; voglio
... voglio ] Vn23 vollio ... vollio
II.14.15didascalia: entra nel fiume ] Mb Entra [nel fiume] in scena Vn23 (Si getta nel fiume)
II.14.16:
seguirò ] Mr seguò; negl’abissi ] Mb negl’abbissi Mr Vn23 negli abissi; morir ] Mr morte Mb morire; tra quest’onde ] Mb
[tra queste onde]; viver ] Mb Vn23 vivere
II.14.16didascalia: si getta
nel fiume ] Mb
(omittit)
II.15.didascalia: Selva e fiume ] Mr Selva con
fiume Mb [Selva e fiume] Davanti
s’alza il sipario di bosco tutto; Erminda ] Mr
Erminda sola
II.15.1: par ] Mb pare; solevate ] Mr
solevi; Aborrita ...
compassione ] Mb (omittit); imagine ] Mr immagine;
se non per idolo ] Mr
non per idea; proferir ] Mr Mb proferire; lacrime ] Mb Vn23 lagrime; correr ] On corer Mb correre; Ah,
che bene … fedele ] Mr (omittit); bene intendo ] Mr (omittit) Vn23
ben intendo; esser ] Mr (omittit) Mb essere;
Ma qual tribuno... Oh Dio ] Mb
[Ma qual tribuno funesto porta all’oceano quest’onda sempre rapace del Beti? Ahimè, qualche infelice pastore! Ma pure con il
sostegno d’un arido tronco si rivolge a questa riva. Coraggio, amico, che già
sete in salvo. O cielo]; arido ] On arrido;
sete ] Mr Mb siete;
Oh Dio ] Mb Oh [Dio] cielo
II.16.didascalia: don Ramiro ... tramortito ] Mr don Ramiro ed Erminda che lo pone sulla
riva tramortito
II.16.1: Mb (addidit) <Ma chi s’avvicina in
queste parti>; Ma si ... uomo ] Mr Ma si
soccorra almen perché gli è uomo Mb [Ma si soccorra almeno se è uomo] Ma
si socorra nalute (?) non leg.
l’oscurità (?) questi se lui è perduto; serbar fede ] Mr
serbar la fede; usar ] Mb usare;
morto su questa riva ] Mb
[morto su questa riva] ucciso da qualche fiera; mora ] Mr
muora;
m’offese ] Vn23 mi offese; pur ] Mb
pure; il ] Mb l’;
troppo amare ] Mb avermi
amata; Pure in che ] Mr ma pure in che; giovarli ] Mr giovargli; Sì, dunque ] Mr
Su dunque; risolvo ] Mr risolvi
Vn23 rissolvo;
No, perché? Non può già mai ] Mr ma
perché non può giammai Mb Non può
già; ravvisarmi ] Vn23 ravisarmi; questi abiti... nocermi
] Mb quest[i]e
[abiti pastorali] mentite spoglie, né pure può nuocermi; languente ] Mb
[languente] solitario
II.16.3:
risponderli ] Mr
Vn23 rispondergli
II.16.4: Ah, che ...
oceano ] Mr
Ah che quell’onda troppo impetuosa m’ha portato nel fondo dell’oceano Mb Ah [che quell’onda troppo impetuosa
m’ha portato nel profondo dell’oceano Che non
leg. dal lungo viaggio] Che sono il frutto
perduto tra’ lurimenti (?) di questi boschi; m’ha ] On
Vn23 mi ha
II.16.5: Mi par ...
Fernando. Li volta le spalle ] Mr Resisterò nel mio silenzio acciò non mi riconosca Mb [Ma par di sospirare – si ma per voi ceneri di D. Fernando volta le spalle]
II.16.6: Oh Dio ... terra
] Mr Oh Dio! Qui sarà proibito il piangere perché non s’accresca
l’onda del mare e resti inondata la terra Mb
[Oh Dio! Qui mi sarà prohibito il piangere e sfogare
il mio dolore perché non s’accresca l’onda del mare e resti inondata la terra]
II.16.7: Mi par ...
Catalogna ] Mb [Mi par di piangere
ancora ma forse perché penso al sepolcro di Catalogna]
II.16.8didascalia: Ramiro la vede ] Mr
Mb Vn23 (omittit)
II.16.8: Ecco ...
perle? ] Mr
Ecco un nume [marino. Ditemi dove si fanno le perle?] di quest[i]e
[boschi] selve. Insagratemi un accolto qual sia la
mia persona (?); Ho portato ...
fede ] Mr
Ho portato tra quest’onde il mio core per paragonare il suo candore con quello
della mia Fede Mb (omittit); quest’onde ] Vn23 queste onde
II.16.9: Si
fabbricano ... adornarsene ] Mr
Si fabbricano le più belle ne’ miei lumi, ma non so perché il mio volto si
vergogna da poco in qua d’adornarsene Mb
[Si fabricano le più belle nel mio pianto]; nei miei ] Mr Vn23 ne’ miei
II.16.10:
Rispondetemi ... mondo ] Mr
Rispondetemi dove abitano le procelle. Voglio portarle una disfida per parte
del più superbo scoglio del mondo Mb
[Rispondetemi. Dove abitano le procelle? Voglio portar loro una disfida per
parte del più superbo scoglio del mondo. Non rispondete?]
II.16.11: erminda. Ah che ... costanza ramiro ] Mb (omittit); bello scoglio ] Mr Vn23
bel scoglio
II.16.12: Nume ...
mia ] Mr
Nume adorato intendetemi se questa è la regia della Fortuna, insegnatemi una
volta qual è la mia Mb [Nume non. leg. Mio
nume intendetemi. Se questa è la reggia della Fortuna, insegnatemi una volta
qual è la via]
II.16.13: Eccovi ...
vinta. S’inginocchia ] Mb [Eccovi la vostra fortuna a’ vostri piedi D. Ramiro l’avete vinta s’inginocchia]
II.16.14:
Oh Dio ] Mb
Oh [Dio]ea; restar ] Mb restare
II.16.14didascalia: si tura l’orecchie
] Mr Si tura gli orecchi
II.16.16:
mare ] Mb bosco; sirene ] Mb ninfe; ancora con ] Mr anco con Mb ancora
II.16.16didascalia: parte ] Vn23 (Via.)
II.16.17: don Ramiro ...
ascoltatemi ] Mb [D. Ramiro,
ascoltatemi. Non piango più per D. Fernando, D. Ramiro ascoltatemi... ]
Ascoltami D. Ramiro D. Ramiro ascoltami parte
II.17.didascalia: Bosco ] Mr Selva Mb Si cala il sipario di bosco e ci si uirch
(?) d’avanti appell (?) Sala da dietro
II.17.1:
remunerazione ] Mr rimunerazione; da bene ] Mr dabbene; dia braccio ] Mb dia di braccio
II.17.2: si serva ] Mr si servi
II.17.4: averebbe spedito uomo con la ] Mr avrebbe spedita apposta la Mb avrebbe spedito l’omo con la
II.17.6:
governator ] Mr Mb governatore
II.17.8:
con una forchetta ] Mr
con una forcina; maestà
] Mr maetra; paragrembi ] Mr sparamenti
II.17.9:
vuoi ] Mr volete Vn23 voi; adesso ] Mb addesso; degl’ ] Mr gli Vn23 degli
II.17.10:
Gnorsì ] Mr Mb Sig.r si; degl’ ] Mr
degli
II.17.11: per
governatori ] Mr governatori
II.17.12: Governatorissimi ... minestre ] Mb [Governatorissimi, anzi perché
anticamente era tutt’uno quella parola latina Ius che
vuol dir legge significa ancora il brodo delle minestre]
II.17.13:
adesso ] Mb
addesso
II.17.14:
s’ha ] Mr Mb si ha; di cura ] Mr cura
II.18.1:
Oh quanto ] Mb
Vn23 Quanto;
nell’improvisi ] Mr Mb Vn23 negl’improvisi; perduto ] Mr per perduto; così ] Mr sì; ingannar ] Mr Mb ingannare; li sdegni ] Mr Mb gli sdegni; di don
Alfonso ] Mr d’Alfonso; ingannai ...
balcone ] Mr (omittit); gli ] Mr (omittit) Mb Vn23 gl’; adesso ] Mb addesso; incontrar ] Mr Mb incontrare;
delle mie pene ] On delle mia pene
Mr delle pene; sono noti ] Mr
son noti;
poco ] Mb pocco; imagin ] Mr Mb Vn23 immagine
II.18.1didascalia: si pone a dormire ] Vn23 (Dorme.)
II.18.2:
applicarli ] Mr
offerirgli;
di che ] Mr del qual; doppo ] Mr Vn23 dopo
II.18.3: non mi ] Mr mi mi; paion ] Mb Vn23 paiono; Dio sa che sia ] Mr chi sa che sia Mb dubito che non sarà
II.18.4: dare un poco
d’occhio ] Mb un pocco vedere; per veder se si vedesse ] Mr se vedesse Mb se capitasse Vn23 per vedere se si vedesse; corriere ] Mr corriero
II.18.5: adagio ] Mb addaggio; che non ha da ] Mr non d’ Mb che non deve; al padrone manca il maestro ] Mr il padrone ha preso il maestro; n’avesse qualche poco ] Mb
ne avesse qualche pocco; quello ] Mr quel; ho trovato una lettera di cambio ] Mr ho trovato in cambio di disgrazie
II.18.5didascalia: tasche a ] Mr tasca a Mb tasche di; Legge il soprascritto ] Mr (omittit) Mb Legge la mansione
II.18.8: che io ] Mr ch’io;
io mi venga ] Mr mi venga Mb io venga; sostiemmi ] Mb Vn23 sostienmi
II.18.8didascalia: cade nel seno di Sancio ] Mr Cade svenuto nelle mani di Sancio
II.18.9: ma sale
sarebbe meglio ] Mr ma se fosse sale, sarebbe meglio; Ora conosco... pieni ] Mr ora conosco
che i corpi digesti pesano più di quando son pieni Mb [Ora conosco che i corpi digiuni pesano più di quando
sono pieni]
II.18.10: tramortito
] Mb trammortito; a bastanza ] Mr Mb Vn23 abbastanza
II.18.10didascalia: in voce languente ] Mb lo dice in voce languente Mr Vn23 (omittit)
II.18.11didascalia: gliela dà a ] Mb gle la fa Vn23 gliela da
ad; baciare ] On bacciare Vn23 odorare
II.18.12didascalia: si rinviene ] Mb rinviene Vn23 Si risente
II.18.14didascalia: Legge ... Dottore ] Mr Legge
Vn23 Legge la lettera
II.18.14: mio cuore ]
Mr mio sole
II.18.16: gl’affetti
] Mr gli affetti
II.18.17: In...
intero ] Mr
In quanto a questo non ho conosciuto mai V. Sig.ria
per intero Mb [In quanto a questo
non ho mai conosciuto a V. S. per intero] Giuro ha raggione
V. S.; quanto a ] Vn23 quant’a; intero ] Vn23 intiero
II.18.18didascalia: Mr
Mb (addidit) legge
II.18.18: delli 60 d’Agosto ] Mr
del sessanta d’Agosto; bottega mi dispiace ché
ha ] Mr
sta a bottega, mi dispiace ha Mb
bottega ha; preso ] Mr perso
II.18.19: poco ] Mb pocco; a
credenza ] Mr Vn23 credenza
II.18.20: son avvista
] Mb sono accorta
II.18.22didascalia: Mr (addidit) Segue a leggere
II.18.22:
meterete ] On Mr Mb Vn23 metterete; s’io ] Mr se io; tradirei ] S98 trad rei Mr ingannerei; seguirete ] Mr seguitarete; d’esser ] Mr Mb Vn23 ad esser; vi ordino ] Mr v’ordino; m’amate ] Mb mi amate
II.18.23:
tufo ] Mr tuffo
II.18.24: questa
prima amorosa pagare ai piaceri ] Mb questa mia pagare a piacere Vn23 questa prima amorosa pagare a
piacere; Mb (addidit) <Batter>
II.18.25:
Signore sì ] Mr
Sig.r si; li ] Mr gli
II.18.26:
tant’ ] Mb
tanto; intercessor ] Mr intercessore
II.18.28:
buca ... oriolo ] Mb [bucca. Accomodateci
il tempo voi che siete un vero oriolo]; vero
] Vn23 ver; Vostra ... carne ] Mb
Vostra alla barba di tutti
II.18.29:
sancho. Se sarà
... carne ] Mb (omittit)
II.18.30didascalia: D. Chischiotte ] Mb (omittit)
II.18.30:
adesso ] Mb
addesso; corriero ] Mr corriere; star ] Mr
Mb stare
II.18.30didascalia: parte ] Vn23 (Via.)
II.18.31didascalia: prende ] Mb Prendo
II.18.31: un po’ ] Mr un poco Mb
un pocco;
grande ] Mr Mb gran; ha indosso ] Mr ha dosso
II.18.32:
recuso ] Mr Mb Vn23 ricuso
II.18.33: regge
ritto! Quest’è quel che porta ] Mr regge ritto
questo e qualche posta Mb puol reggere. Questo è quello che porta; ch’è il ] Mr e il Mb Vn23 che è il
II.19.didascalia: Sala regia ] Mb Si alza. Sala [tutta Sala] reggia e
si alza non leg.; Mb (addidit con altra mano) Guardie e
capitano; Don Garzia e re Alfonso ] Mr Don Garzia e re Mb
Re e D. Garzia
II.19.2:
son ] Mr
Mb sono
II.19.3: doppo ] Mr
Vn23 dopo; vuol che li ] Mr vuole che Mb vole che gli Vn23 vuol che gli; li dia ... vuol che ] Mr
(omittit); li dia ] Mb Vn23 gli dia; vuol
] Mb [vo]vuole
II.19.4: scala
secreta ] On scala segreta Mr scala; fuggire ] Mb fugire
II.19.5: non so ] Mb non lo so
II.19.6:
par ] Mb pare; aver ] Mr
Mb avere;
affanno ] On
affano
II.19.8: dicevate ] Mr dicevi;
infanta Ermida ] Mr infanta;
e pur non se ne ricevono ] Mr qui non se ne ricevono; pur ] Mb
pure; ancor ] Mr peranco Mb ancora
II.19.10:
par ] Mr
Mb pare; aver ] Mr
Vn23 ad aver Mb
ad avere; posson ] Mb Vn23 possono
II.19.11:
comparirli ] Mr
comparirgli;
avanti ] Mr d’avanti Mb Vn23 avvanti; accrescerli ] Mr accrescergli;
li cagiona ] Mr Vn23 gli cagiona
II.20.1:
prencipessa ] Mr Mb Vn23 principessa
II.20.2:
prencipe ] Mr Mb Vn23 principe; dagl’ ] Mr Vn23 dagli
II.20.3:
poca ] Mb
pocca; degl’ ] Mr Vn23 degli; assistenti
] Mr astanti
II.20.4:
comodità ] Mb
Vn23 commodità;
regio ] Mb
reggio; palco ] Mr passo Vn23 parco; biglietto
] Mb biglieto;
signor don Garzia, scrive a voi
] Mr Re D. Garzia
scrive a voi
II.20.4didascalia: gli dà il biglietto ] Mr Dà il
biglietto al re Mb Gli dà il biglieto
II.20.5-6: sete ] Mr Vn23 siete; a bastanza ] Mr Mb Vn23 abbastanza;
re legge. Né fu seguito da alcuno ] Mr re. Né fu seguito da alcuno Mb Re. legge Ma fu seguito da alcuno
II.20.7: n’accorsero
] Mb ne accorsero; io si ] Mr
io; a bastanza ] Mr Mb Vn23 abbastanza;
essere ] Vn23 esser
II.20.8:
refletta ] Mr Mb Vn23 rifletta; ragione ] Mb raggione
II.20.9:
adesso ] Mb
addesso
II.20.10:
machinava ] Mr
macchinavo;
a don Ramiro ] Vn23 a Ramiro; Ahimè ] Mr
[Ahimè]
II.20.11:
pure della ] Mr
della;
esser ] Mb
essere
II.20.12didascalia: legge ] Mb Siegue a leggere
II.20.12:
poche ] Mb pocche;
qualche tempo ] Mr
quel tempo;
viver ] Mb Vn23 vivere
II.20.14didascalia: Eleonora ] Mb
[D. Gar.] Ele.
II.20.15:
ragione ] Mb
raggione
II.20.19:
vantar ] Mb
vantare; i ] Mb li; Mr (addidit) in fondo <Re. Co questo suolo
istessi la Reggia>
II.20.21:
non più. Pensate ] Mr non può pensare; moriate ] Vn23 muoiate
II.20.22:
Sentite come ] Mb
Senta la M.
V. come; lascierò ] Mr
lascerò;
pregio d’esser ] Mb preggio d’essere
II.20.23: di
riconoscerlo ] Mb di [essere]
riconoscerlo; per superiore ] Mr superiore
II.20.24:
gliel’ ] Mb
gle l’
II.20.26: Mi basta che
m’intenda il cielo ] Mb A me basta
che il cielo intenda i miei voti
II.20.27: fidar ] Mb fidare; prigioniere ] Mr prigioniero; con il ] Mr mal col Mb
Vn23 ma col
II.20.27didascalia: parte. Restano soldati ] Mr Parte solo Mb Parte e restano i soldati Vn23 Parte e restano le guardie
II.20.29:
sete ] Mr Vn23 siete; adesso ] Mb addesso; cuore generoso ] Mr cuore; o debbo piangere ] Mr e debbo piangervi; o
non amarvi ] Mb
o non
II.20.30:
odio ] On
o lio Mr Oh Dio; portar ] Mb portare; forsi ] Mr Mb Vn23 forse; il mio dolore ] Mr il dolore; m’abbiate ] Mr mi abbiate
II.20.31:
v’ho forsi partorito ] Mr forsi v’ho partorito
Mb vi ho partorito
forse Vn23 vi ho forse partorito; v’ho fatta ] Mr
v’ho fatto Mb vi ho fatto
Vn23 ve ho fatta; nascer ] Mr Mb Vn23 nascere; reina ] Mr Mb regina; era ] Mr ero; a bastanza ]
Mr Mb abbastanza; del vostro cuore
] Mb di voi
II.20.32: non può ...
conoscere ] Mr
non può stimar tanto il mio cuore chi mostra ancora di non lo conoscere Mb non potete tanto stimarmi, se
mostrate di non conoscermi
II.20.33:
farete ] Mr fareste
II.20.34: della mia
innocenza ] Mr della mia reggia
II.20.38:
col ] Mb con il
II.20.40didascalia: vuol ] Mb vol
II.20.41: con le mie
] Mr colle mie
II.20.42did:
Garzia ] Mb
D. Gar.
II.20.42: donna Eleonora
] Mr Eleonora
II.20.43: Niente,
perché morirò prima di voi ] Mb D.
Eleonora che rispondete? Ele. Niente perché morirò prima di voi
II.20.43didascalia: Mb (addidit)
Si cala il sipario di sala. Fine dell’Atto Secondo Qui si balla allegramente
Batter nel ballo [non leg.]
non leg.
Vn23 (addidit) Scena XXI.
D. Garzia
Saziati, o nemica
fortuna! Saziati, ma confonditi ancora. Questa per trionfo della tua crudeltà è
la prigione di D. Garzia. Saziati; confonditi però al sapere che in D. Garzia
tu non trionfi di un reo giustamente punito, ma d’un innocente a torto
sventurato. Io posso sentire il dolore della miseria, ma non già il rimorso
della colpa. Gran conforto delle anime generose! Ma conforto per me infelice,
perché la reità, che per mia gloria in me non veggo,
la veggo per mio rossore in fronte d’un padre. Ahi,
qual padre! Scordati, D. Garzia, questo nome. Il suo tradimento ti dispensa dal
chiamarlo con un titolo così dolce: ed il tuo onore ti comanda di rinunziare
tutte le leggi della natura e del sangue. In D. Rodrigo infedele, D. Garzia non
ha più padre; e pure, oh Dio! In D. Garzia non si guarda il cavaliero
onorato, ma solo il misero figlio per far passar in esso la scelleraggine del
padre. Io porto nelle mie viscere il testimonio della mia fedeltà, e pur son
creduto delinquente. Sfortunata eredità, che lascia l’ambizione d’un padre ad
un figlio, che appunto è più miserabile, quando è più compatibile! Il veleno,
che a me minaccia la morte, m’assolve del sospetto d’esser reo; ma il mio
medesimo pericolo mi fa giudicare traditore. Questo, questo è il più crudo, il
più forte, il più sensibile de’ miei mali. Il morire ucciso da un padre, non è
tutta la mia sciagura. Egli mi diede la vita; egli potea
levarmela. Mi duole d’essere ucciso dalla sua perfidia e che meco si divida la
taccia della sua fellonia. Ma che mi giova questa nobile delicatezza? A che
vanto questa gloriosa gelosia della mia fede? Il mio re non la conosce, ed io
son fedel vassallo. D. Eleonora ne dubita, ed io sono
amante onorato; ne sospetta la corte, ne teme il mondo, ed io son innocente cavaliero. Può darsi miseria più infelice? Può esservi
innocenza più compassionevole? La mia fede è accusata, il mio onore è creduto
colpevole, la mia reputazione, il mio nome, la mia fama, tutti ugualmente sono
in rischio. O padre! o onore! O fede! ma scordiamoci il genitore, scordiamoci
la sposa, solo si pensi all’interesse della mia lealtà. M’uccida il padre: m’abbandoni Eleonora. Tutto può
tollerarsi dal mio cuore, purché sappia il mio re che D. Garzia mai no fu nè infedel nè
traditore.
III.1.didascalia: Mb (addidit) con altra mano <d’avanti>
<Vostro bosco d’avanti>
III.1.1: Ogni paes ... gabbia ]
Mr Ogni paes al galantom è patria. Mo’ te
ne menti per la gola, poet de miei stiuai, e per pena de sto sproposit
con la suprem’autorità che mi tengh
da part de misser Apollo super i versi vulgari e latin e a mi Prior de
dattili e spondei, commissario zeneral dell’uttav, delle quartin e dei sunett e suprintendendte mazzor e minor de versi sdruzzoli,
mi te privo solamente de voz attiva e passiva e cundanno quest vers a star per ventizinqu’anni
tra le storie che cantan i ciechi. Ogni paes al galantom è patria. Mo’
quest’è paes da galantomo; sun fors il medesim
i galantomini e le capre. Ezzellentissimi
duttori e i asini verament dall’alter part mi cred d’aver il tort, perch’essendo la strada della virtù spinos
ed essend mi il più gran virtuos
del mond l’è diver che mi a
stia sempre tra le macchie e così mi revoch la mi sentenz con quel’ pover vers el rimett in pristinum
col suo paese, me condann mi in tle
spese. A mi verament ho il tort;
l’è mei star tra questi pataracchi a masticar radizi
che lo star a sivia a ingollar cavezze chacherazz è n’ prision D. Garzia
per amor della medizina e mi saria
sta squartat, senza manch’aver
temp d’esser almen impiccà. L’è ver che mi son galantom
e che al negozi del velen e ‘l fa una carota, ma intant l’è miei esser uzzel de
campo agn che de gabbia Mb [Ogni paese al galantuomo è patria? Questo non può essere
assolutissimamente, è perciò servendomi della superiore autorità che mi ha
concesso doppo sopra i versi uolgari
e latini, come priore de dattili e de spondei, commissario generale de versi
sdruccioli, io ti privo solennemente di voce attiva e passiva e ti condanno ad
esser per venticinque anni tra quei versi che cantano gl’orbi. Ogni paese al
galantuomo è patria? È questo forse paese da galantuomo? Se bene io credo
d’essermi ingannato, perché, essendo la strada della virtù spinosa, e essendo
col più gran virtuoso del mondo, è di dovere che io stia tra le macchie. E così
revoco la sentenza e mi disdico e rimetto quel povero verso in pristinam felicitate.] Veramente è meglio stare in questi
boschi a masticare radici, che stare a Siviglia ad ingoiare cavezze. D. Garzia
è prigione a cagione della medicina. Manco male che son fuggito, perché sarei
stato squartato senza né manco aver rango d’essere impicato.
È vero che io son galantuomo e che il negozio del veleno è stata una frottola,
ma in tanto è meglio essere uccello da campagna, che non essere uccello di
conserva; è custodia Vn23 Ogn paies al galantom
è patria? Mo’ te t’im ment
per la goula, pueta di mi stival; e per pena de ste to sproposit,
con la suprema autorità ch’ me tegn da part d’ msir Apoll sovra i vers vulgar e latin, com perior di dattili e spondei, comissari
general degl’uttav, del quatrin
e di sunett, e sopraintendent
mazor e minor di versi sdruzoli,
me te priv sulenement de vous attiva e passiva e cundann
st’ vers a star per venticinq
ann tra gl’istori che cantan
i urb. Ogn’ paies al galantom è patria? Mo’ quest è paies da galantom? Eini fors al medesem
i galantomen e le caver; e
i eccelentissim duttur ei asin? Verament dall’altra part me
cred d’aver al tort, perché
essend la strada dla virtu spinosa e essend me al più
gran virtuos dal mond, l’è
dal dver ch’ me staga sempr in ti cespui. A qusi donca me arvoch
la mi sentenza ch’ai ho da contra qual pover vers e a
l’armett in pristinom con
al so poeta, e sem cundan
me in tel speis. Me verament ho al tort. Le mei star
tra sti frasch a biassar
del radis, che star a Siviglia a ingular
cavezz. Cancharaz, D.
Garzia è in person pr’ amour dla medsina?
E me srè sta squartat senza
gnanca aver un p’o de temp d’esser impicà. L’è veira ch’ me son galantom e che
al negozi dal vle su na
carota, ma in tant l’è mei esser usell
d’ campagna, che usell d’ gabia; paes ] On Mb paese Vn23 paies; miser ] On msser Mr misser Mb (omittit) Vn23 Msir; perché essend ] On perch’essend
Mr perch’essendo Mb
perché essendo; ho ‘l tort ] On l’ho
tort Mr ho il tort Vn23 ho al tort
III.2.1: metto per la
passione i capelli canuti ] Mb per
la passione divengo canuto
III.2.2: Che diavel ... scema ] Mr Chi diavol
è costù. Al no po esser
alter che un’idea de Platon, di quelle però che stan su la luna quando l’è scema Mb Chi è costui. Non può essere altro che un’idea di
Platone[, di quelle però che stanno su la luna quando è scema] Vn23 Che diavel
è qustù? Al ne po esser altr ch’un’idea d’ Platon, d’
quelli però ch’ stan in sla
luna quand’ le scema
III.2.3didascalia: vede il
Dottore ] Mr (omittit)
III.2.4: Per quant... matt ] Mr Per quant m’insegnan le regole de finosomia ques l’è un matt Mb Per
quanto m’insegnano le regole di fisionomia, questi è un matto Vn23 Per quant
m’insegnan el reguel dla finosomi,
quest’è un solennissim matt
III.2.5:
ricordo d’aver ] Mb riccordo
aver; nei ] Mr
ne’
III.2.6: Al vui ... Callot ] Mr Al vui considerar un tantin per mandar me in tel alter
mond un disegn alla bon
anima del Callot Mb Lo voglio
considerare per un pocco per mandarne nell’altro
mondo un disegno al Callotta Vn23
Al vui cunsiderar un tantin pr mandaren
int’l’altr mond un dsegn alla bon’anima dal Calotta; del ] S98
dell Mb
al Vn23 dal
III.2.6didascalia: lo gira attorno ] Mb lo gira d’attorno
III.2.7: Perfido ] Mr Perfida;
pelle fatata ] Mb Vn23 pelle
fatta; e se il diavol ... Don Chisciotte ] Mb (omittit); e se il ] On se il; può ] Mr
puol;
da far ] On di far; spada di ] On spada dl
III.2.7didascalia: mette mano alla spada ] Mr tira mano Vn23 mette mano
III.2.8: Pisciott ] On Pisciot Mr Pisciotte Mb Chisciotte
III.2.10: lassem ... zircoli ] Mr lassemi andar per il fatt meo che
non ho fatt ma alter zircoli
che per Aristotile Mb lasciatemi
andare per i fatti miei, perché io non ho mai fatto altri circoli Vn23 lassam
andar pr fatt’mi, ch’an
n’ho fatt mai alter cirquel;
per Aristotele ] On per Aristotel Mr per Aristotile Vn23
pr Aristotel
III.2.11: Ancora ] Mr Ancor;
adesso adesso ] Mb
addesso addesso Vn23 adesso; Disincanta ... giganti e ] Mb (omittit)
III.2.12: Mo’ ...
mazica ] Mb V. S. prende uno
sbaglio; io sono addottorato in medicina, è non im
arte magica Vn23 Mo’ patron mi la
s’affalla all’ingross,
perché am son ben aduturà
in medsina, ma mai in art magica; prende ] On Mr prend; sbai ] Mr sbaio Mb sbaglio;
medezina ] On
medzina Mr medizina Mb
Medicina Vn23 medsina
III.2.14: A’ mì ... qualsivoia mal ] Mr A’ mì non posso zurar da cavalier
perché i medizi cavalcan le
mule; del resto se al vuol veder che a mi son medich,
mi al guarirò adess adess
da tutti i mal Mb Io non posso giurare da cavaliere, perché son medici [non leg.], del
resto se vol vedere se io sono medico, la guarirò addesso addesso da qualsivoglia
male Vn23 Me n’ poss’ zurar da cavalir, perchè i medigh cavalchen le mulle solament’ dal rest po sla
vol veder e pruar chme sia medigh me m’obligh adess adess
d’guarirla d’qualsuvia mal; medizi
] On Mb medici Mr medich
Vn23 medigh
III.2.15: Tu guarisci
da tutti i mali ] Mr Da tutti i mali. Tu guarisci da
tutti i mali
III.2.16: Da tutt i mal ] Mb
Da tutti Vn23 (E sod con qual tu a un eccell.) Msir sè da tutt
i mal
III.2.17: dalla ] Mr della
III.2.18: Zertissime ... medizine ] Mr Zertissime mo non ved le che per la pazzia
questo bosch è pien de medizina Mb
Certissimo Non vede lei che per la pazzia questi boschi sono pieni di medicina Vn23 Certissime. Mo n’vedla che per la pazzia st’ bosch
è pien d’ medsine; quest ] On Mb questi
Mr questo
Vn23 st’; medizine ] On medzine Mr
medizina
Mb medicina Vn23 medsine
III.2.19: or conosco
] Mr ti conosco; perder ] Mb
perdere; accioché
] Mr acciocché; medichi ] Mr medici; morir per le mani ] Mr morire per
le mani Mb morire per mano Vn23 morire per le mani; Mb (addidit) <Batter>
III.2.20: Ah, signor ...
Signoria ] Mb Ah sig. cavaliere
della Triste Figura. Io appunto cercava V. S. Vn23
Ah sgnor Cavalir dla Trista Figura ch’i’an fazza, perché fin adess a son andà cercand V. S.; dlla Trista
] On Mr
della Trista Mb della Triste Vn23 dla
Trista
III.2.21:
dalla ] Mr della
III.2.22:
Al me mand ] Mb Mi manda Vn23 Al
me manda; Vostra Signoria ] Vn23 vosgneri; signora ] Vn23 sgnora; Sibila ] Mr
Mb Vn23 Sibilla
III.2.23:
sono ] On
son; occor
] Mr Mb Vn23 occorre
III.2.24: A che la
veda qui e’l ritrat ] Mr Ah che la veda qui il ritratt della sig.ra Sibilla Mb Veda qui il ritratto Vn23
Ag no; ch’la guarda più tost st’artratt,
ch’è quel dla sgnroa
Sibilla
III.2.25:
Dammelo ] Vn23 Damelo
III.2.26: Tiré pian, che vui sputar ] Mb Tiri piano, che voglio sputare Vn23 Tirà
pian, che vui spudar
III.2.28: Ah, il me
osso del coll ] Mr Ah il me oss
del coll Mb
Ah il mio osso del collo Vn23 Ah!
l’me oss dal coll
III.2.29: Ah, tu sei
più bella d’una dea ] Mb Cara la
mia Sibilla
III.2.29didascalia: Vn23 (addidit)
(Via.)
III.2.30: Ah, che tu
sei pegg del boia ] Mr Ah che tu se pezz del boia Mb (omittit) Vn23 Ah! ch’ ti piezz dal boia
III.2.30didascalia: Vn23 (addidit) (Via.)
III.3.didascalia: Appartamenti di D. Garzia ] Mb [Tutta sala. Appartamenti di D.
Garzia] Si alza sala d’avanti e s’alza per tutto il telon
(?); Mb (addidit) Sera non leg.
pietra (?)
III.3.1: negli ] Mb negl’
III.3.2: sotto questa
portiera ad osservare ] Mr ad osservare sotto questa portiera; stratagemma ] Mr stattagemma
On Mb stratagema
III.3.3:
dovereste ] Mr doveresti
Mb Vn23 dovreste; ne ha ] Mr
n’ha;
avuta ] Mb
avuto
III.3.4: una gran riporva ] Mr una
riprova; lo svellergli il cuore
dal seno ] On lo svelergli il cuore dal seno Mb
l’ucciderlo
III.3.didascalia: re si ritira ] Vn23 Il re si ritira
III.4.1:
questi ] Vn23 quest’; signora principessa ] Mb
D. Eleonora; esser
] Mb essere
III.4.2:
Signor prencipe ]
Mr sig.r principe Mb Principe; dover esser ] On dover restar
Mb dovere
restare
III.4.3:
agl’ ] S98 all’; non è ] Mb n’è
III.4.4: eleonora Ma se
... lasciarmi ] Mb (omittit)
III.4.5:
d. garzia
A questo ... costante ] Mb (omittit)
III.4.6: eleonora
Dunque ... mio? ] Mb (omittit)
III.4.7:
d. garzia
Convien ... stesso ] Mb (omittit); che io ] Vn23 ch’io
III.4.8: eleonora Se vi
... colpevole ] Mr
Eleonora Se vi piace di ricordarvi
di voi stesso mi fate creder di non esser reo Mb (omittit)
III.4.9: d. garzia
Credete ] Mb (omittit)
III.4.10:
Non più, signor Prencipe ] Mb (omittit); sono
] Vn23 son; sappian ] Mr sappin Mb sappiano; degli ] Mb Vn23 degl’;
ne’ ] Mr
nei
III.4.11:
vincere ] Mr vincer
III.4.14: Non mi sarà
impossibile il ] Mr
(omittit); sollevar ] Mr Solleverò Mb sollevare; della vostra prigionia ] On
dalla vostra prigionia Mb della
vostra priggionia
Mb; dal carcere ] Mr dalla carcere; assistito dal valore dei miei sudditi della Murcia ] Mr con l’assistenza del duca di Murcia,
mio genitore Mb Vn23 assistito dal
valore de miei sudditi della Murcia;
che ... reale ] Mr (omittit); volentieri spenderebbero ] Mb
volontieri spenderebono; per fare una tinta più durevole ] Mb
per tingere più durevolmente; tumultuano
] Mr tumultuavano
Mb tumultavano; Voi siete l’idolo di tutta Siviglia ] Mr voi sete
l’idolo di tutta Siviglia Mb Tutta
[la] Siviglia vi desidera per suo re; lascierete ] Mr lascerete; reina ] Mr Mb Vn23 regina
III.4.15: si ha da ] Vn23 s’ha da; mezzo del ] Mr mezzo il Mb
mezzo al; donna Eleonora vi piace ...
fuggire ] Mb (omittit); voi mi amaste ] Mr voi amaste
III.4.16:
Signor prencipe ] Mr Signor principe
Mb Principe Vn23 Sig. Principe; troppa
] Mr molta; sete ] Mb Vn23 siete;
medesimo ] Mr medemo; machinare ] Mr macchinare; Parlate ] Mr e parlate; pur ] Mb pure; alcun ] Mr Mb alcuno
III.4.17: o don ] Mr e D.;
se mi palesò don Rodrigo i tradimenti ] Mr
se mi [parsero] palesò i tradimenti D. Rodrigo; ancora ] Mr (omittit); l’avesser ] Mb l’avessero; Oh Dio ] Mb Oh [Dio] cieli
III.4.19: vuol ] Mb vole; da
questo ] Mr di questo; fatto argine ] Mr argine; dei ] Mr
Mb Vn23 de; di questa reggia ] Mr
di questo trono; dal mio cadavero steso ] On
al mio cadavaro steso Mr del mio cadavero
steso Mb al cadavere mio steso Vn23 dal mio cadavero
stesso; avanti ] Vn23 avvanti;
avere ] Mr avar; servir ] Mb Vn23 servire; della
mia sposa ] Mb di voi
III.4.20: lagrime
istesse di ] Mb lagrime di
III.4.20didascalia: viene il re ] Mr Vien fuori
Mb Viene in scena Vn23 (Viene.)
III.4.21: scoprir ] Mb scoprire Vn23 scuoprire; Amate pur... Eleonora ] Mb (omittit); pur ] Mr
pure
III.4.22: d. garzia Amar
donna Eleonora? ] Mr
D. Garzia D. Eleonora Mb (omittit)
III.4.23:
Signora prencipessa ] Mb
Principessa Vn23 Signora principessa; Mb (addidit) <Batter>; macchina averebbe ] Mb machina avrete Vn23 macchina
aurrebbe; prencipe ] Mr Mb Vn23 principe; render
] Mb rendere
III.4.24:
d. garzia
Sire ... grandezza ] Mr (omittit)
III.4.24: doverei odiar ] Mb
dovrei odiare
III.4.25: re Si procureranno ... figlio ] Mr Garz. Si
procureranno però dall’arte i rimedi più propri per la [vostra] mia salvezza.
Amici, andiamo; sono impaziente di portarmi io stesso in traccia dell’infelice
mio padre
III.4.26: poca ] On Mb pocca; machinatrice
] Mr Vn23 macchinatrice; perché cercai ] On perché cercar Mb per cercare; odiare
per un poco da ] Mb odiare da voi
III.5.didascalia: Selva ] Mb Si è salto (?) bosco d’avanti e
s’apparecchia barco ro (?) da dietro; e
Erminda ] Mb Erminda
III.5.2: poca forza
han ] Mr poca forza hanno Mb pocca forza
hanno
III.5.3:
han ] Mb
hanno
III.5.3didascalia: si benda ] Mb Si benda gl’occhi
III.5.4: d’esser
crudele ] Mb d’essermi più crudele
Vn23 d’essere crudele; se prendi le sembianze del dio d’Amore
] Mr se
prendi la sembianza del dio d’Amore Mb (omittit)
III.5.5: Né può
valere con queste sirene il chiudersi l’ ] Mr Né può valer con queste sirene
il chiudersi l’ Mb Ne può [valere]
valersi con queste [sirene] numi il chiudersi le;
con la cera, ché portan seco il foco per distruggerla. Or lusingami, se puoi ] Mr con la cera che portan seco il fuoco per distruggerla Mb (omittit)
III.5.5didascalia: l’orecchie ] Mb l’orechie
III.5.6:
Ed ] Mb (omittit); opponghi ] Mb Vn23 opponi
III.5.8: Deh, rendete
il commercio tra le mie lacrime ed il suo cuore ] Mr Deh rendetemi il commercio tra
le mie lagrime e il suo cuore Mb Deh!
Ascoltatemi
III.5.10:
Sasso ... impara ] Mb Erm. Deh! D. Ramiro
ascoltami; è sasso crudele impara; fatti
eco ] S98 On Mr
fatto eco
III.5.12: ben quanto
l’abborristi ] Mr
ben quanto l’aborrisci Mb bene
quando aborristi la pietà; ricevere ] Mr
ricever; lacrime ] Mb Vn23 lagrime
III.5.14:
E ] Mb Ed
III.6.didascalia: Don Chisciotte, Sancio a
parte, e detto ] Mr D. Chisciotte che tiene al collo il
ritratto d’Erminda tolto al dottore e Sancio a parte, e detto a parte
III.6.1: lasciamo
andar quel corriere ] Mr
lasciam andare quel corriero
Mb lasciamo andare quel coriero; condonarli ] Mr
condonargli
III.6.2: son razza di
vetturini, non ci s’impacci ] Mb
[son razza di v non leg.]
III.6.3: ti è commodo ] Mr t’è
comodo
III.6.4: a’ miei piaceri ] Mb
a mio piacere
III.6.5didascalia: Da sé ] Mr Vn23 (omittit)
III.6.6:
quello là ] Mr quel là
III.6.8: che sicur sicuro è ] Mb
che certamente è
III.6.9didascalia: Mb (addidit) Da sé
III.6.10: pigliare ] Mr pigliar;
riportami ] Vn23 riportarmi
III.6.11: io lo
voglio riportare al mio padrone con ogni fedeltà ] Mb lo voglio riportare con fedeltà al mio padrone
III.6.12didascalia: crede parlar con Erminda ] Mr
(omittit)
Mb crede di parlare con Erminda
III.6.13:
adesso ] Mb
addesso
III.6.13didascalia: Mr (addidit)
Da sé
III.6.15:
adesso ] Mb
addesso
III.6.15didascalia: Mr (addidit) Da sé
III.6.16: d. ramiro Ma
non far ... lusinghiere ] Mb (omittit); con
la ] Mr colla
III.6.17:
sancio Questi ... natura ] Mb (omittit); per veder ] Mr Vn23 per vedere; sapessi ] Mr sapesse
III.6.17didascalia: Mr (addidit) Da sé
III.6.18: dar più
sode capate ] Mb dare più sode
cappate; se la sa ] Mr se lo sa;
portar ] Mb portare
III.6.19:
ancor ] Mr (omittit); di legarmi l’anima ] Mb di
[legarmi ed] assassinarmi [il core]
III.6.20: Non sapeva ...
cielo! ] Mr Non sapevo di compitar cavezze. Però
mia madre ancora sempre mi lodava tanto questa mia voce e quand
cantavo, mi diceva: che peccato che i ragli dell’asino non arrivino in cielo Mb [Non sapeva di combinare cavezze;
però mia madre ancora sempre mi lodava tanto la mia voce, e quando io cantava,
mi diceva: che peccato che i ragli d’asino non arrivino al cielo!]
III.6.21:
ritornare ] Mr
tornare
III.6.22:
lei si ] Vn23 la
si; son ] Mb
sono
III.6.23didascalia: parte ] Vn23 (Via.)
III.7.4:
son ] Mb sono; sono ] Vn23 son
III.7.6: me ne sto a
lei ] Mb io mi rimetto a lei; che è ]
On che Vn23 ch’è; matto ] Mr matta
III.7.7:
tenghi ] Mb
Vn23 tieni
III.7.8:
soggezione ] Mr
suggezione;
questa opinione ] Mr quest’oppinione Mb quest’opinione; lei se ] Vn23 se; sempre in ] Mr in
III.7.10:
È che ] Mb Vn23
Eh! che;
ricava ] Mr
Mb cava
III.7.11:
Oh Dio ] Mb Oh [Dio] Numi; mi ha dato ] Mr
m’hai data Mb m’hai datto
III.7.13:
Questo ] Mr Quest’; ricavar ] Mr Mb cavar; d’esser ] Mb d’essere; parlo sempre a proposito ] Mr sempre parlo a proposito
III.7.14: non vagliono niente ] Mr non vagliano niente Mb non servono; son ] Mb sono
III.7.15: quattr’ ] On quattro Mb quatro; io aveva ] Mr io
avevo; in far tante taste ] Mr infra tante
teste Mb in fare taste; doppo ] Mr dopo
III.7.16: percossa ] Mb percossa [fu]; stanga ] Mr stanza;
ci andò mezza ] On Mb ci andò meza Mr ci andò ancora mezza; camiscia ] Mr Vn23 camicia
III.7.17: adesso che
tu ] Mr
che tu adesso Mb addesso che tu; me
l’imprestassi... importanza ] Mr me l’imprestasse per un negozio amoroso di
grandissima importanza Mb m[ei
l’]imprestassi il tuo per un importante
III.7.18: Per
negozi... le reti ] Mb Ne ho uno a
proposito per V. S. [ed ha grandissima similitudine con le reti]
III.7.18didascalia: Mr (addidit)
gli dà il fazzoletto
III.7.19:
adesso ] Mb
addesso
III.7.20: mal da fila
] Mb male per fili
III.7.21: adesso ] Mb addesso; gl’occhi ] Mr
Vn23 gli occhi; li teneva ] Mr gli
teneva; Amarilli ] Mb Ammarilli
III.7.22didascalia: lo benda ] Mb (omittit)
III.7.22: adesso ] Mb addesso; per pena d’aver rubbato
tanti cuori ] Mr per pena d’aver rubato tanti
cuori Mb per le farfanterie vostre
III.7.23:
andar ] Mb
andare
III.7.24: Se lei vuol
] Mb Se lei vol
Vn23 Se ella vuol; fare ] Mr
far; le ricordo ] Mr gli ricordo; gettar ] Mr tirar Mb gettare; se lei n’avesse ] Mb
se ne auesse Vn23 se ella n’avesse; niente ] Mr un
poco
III.7.25: dar delle
capate ] Mb dare delle cappate
III.7.26: Andiamo ...
capo ] Mr
Andiamo, andiamo; ma questa è quella volta che non si vuol verificare più quel
proverbio: Chi fa a suo modo non gli duol la testa Mb Andiamo, andiamo[, ma questa è quella
volta, che non si vole verificare più quel proverbio
che chi fa a suo modo, non gli duole il capo]
Vn23 (addidit)
Scena VII
Erminda.
Corrisponde D. Ramiro
con il dispregio alle finezze di Erminda? E tu, cor
mio, che fosti assai debole per usar le finezze, sarai ancora assai codardo per
soffrire le ingiurie del dispregio? No. Il mio sesso, il mio grado, la mia
ragione non lo permettono. Sarebbe una viltà l’esser costante. Sarebbe bellezza
l’esser forte. È necessario che un giusto sdegno faccia le vendette d’un amore
offeso e che il dispetto difenda il decoro di una tenerezza mal gradita e mal
corrisposta. Dopo ch’a piedi del superbo io mi prostro; dopo che per lui
tradisco la memoria del mio sposo ed il dover di quest’anima fedele, egli
sdegna il sagrifizio, sprezza la vittima ed oltraggia
la generosa mia offerta? Ciò merita tutta la mia collera e provoca tutto il mio
risentimento. Chi è magnanimo per usare la cortesia, lo dev’esser ancora per
vendicare la cortesia non apprezzata. Ingrato D. Ramiro! ti farò conoscere,
qual sia Erminda sdegnata, se non conoscesti Erminda amante. Saprai qual forza
abbia in nobil seno lo stimolo della vendetta e di
una vendetta accompagnata dalla ragione. Io vincerò il mio nascente amore con
il mio nascente aborrimento. Quello fu un atto della mia tenera piedade; questo sarà un effetto della mia troppa giusta indiganzione. Così correggerò la compiacenza con il
disdegno. Risponderò allo sprezzo con la detestazione.
E chi già del mio
amor si rese indegno,
tutto l’odio ne avrà,
tutto lo sdegno.
III.8.didascalia: Scena ottava ] Vn23 scena IX; Campagna aperta ] Mr
(omittit) Mb [Campagna aperta] S’alza il sipario
di bosco fitto (?)
III.8.1: A bastanza ]
Mr Mb Vn23 Abbastanza; sembrano ] Mr sembrarono; inosservato ] Vn23
innosservato; già che ] Mr
giacchè;
mi pare in parte d’avere ] Mr mi pare
d’aver in parte Vn23 mi par in
parte d’aver; ricuperato ] Mr recuperato; si disperderono ] Mr si dispersero Mb si perderono; da questa ] Mr di questa
III.9.didascalia: Scena nona
] Vn23 scena IX [sic]
III.9.1: Lassemi ... querzioli ] Mr Lassemi andar
in malora, lassemi andar, mo’ diavol,
l’era un spin che s’era attaccà alla me gualdrappa e
mi pensav che fusse il
signor Cavalier della Trista Figura, dopo che m’ha rubata la cullana, che al turnass a farmi
disincantar Aristotile con i quercioli Mb
Lasciatemi andare in buon ora, lasciami stare; che diavolo, era una
spina che si era attaccata alla mia veste, e io pensava che fosse il Cavaliere
della Trista Figura che, doppo d’avermi rubbata la colana, mi tornava a
fare disincantare Aristotele con la quercia Vn23
Lassam andar in malora, lassam
andar. Tu.. tu.. tu.. Cosa vol dir l’upinion l’era un spin, ch’ s’era atacà
alla mi toga dutural e me cherdeva
ch’al fos al sgnour Cavalir dalla Trista Figura che, dop
averm rubà la gulana, foss turnà
a farm disincantar Aristotel con al sugh d’ bosch, idest con un querzol
III.9.2didascalia: mette mano alla spada ] Mr
(omittit) Vn23 mette mano
III.9.3: Ah poveret ... brazz ] Mr A poverett mi, dla padel intla brasa Mb Eccomi di nuovo imbrogliato Vn23 O puvret
me; a son casà dalla padella in tel
bras
III.9.5: Quest’al ...
de mi ] Mr Quest al me dispias
po’ più per causa di lei che de mi perché sun sta astrulagà, che m’averia ammazzà un porch Mb Questo mi dispiace assaissimo, ma più per lei, che per me Vn23 Mo tarù minghina, quest’è un cumpliment
ch’ s’al esequis, al me passa l’anma
senza un gust’al mond, e s’um da un gran dspiaseir più per
causa d’ li, che per me
III.9.6:
machinato ] Mr
macchinato;
compra ] Mb
compera;
sa, col prezzo ] Mr (omittit); volta ] Mb volta ancora
III.9.7: A che ... nient ] Mr
A ch’è il negoz dla cullana non è ver niente Mb
Il negozio della colana non è vero Vn23 Ah signor, ch’ las
lassa dir dou parol, ch’ la
sintrà ch’al negozi dla gulana e’n n’è veira nient
III.9.9: Quel ... so
io a mi ] Mr Quel maladett
interess al me fezz dir
quella frottola dl velen in tla
medizin e mi aveva tolt
tempo du [p] mesi perché intant
non potea far de manch D.
Ramiro o de buttars da qualche fenestra
o de non sbudelarsi da se com’ha volut
far tante volte. E de non morir de stent, perché al
so che non vol magnar, né bever, e se po’ non fosser riuscì, m’averè dat la colpa colpa allo spezial, che avesse tolt mendicament per un alter, e che io avess
Mb Quel malledetto
interesse mi fece dire quella sfrottola del veleno nella medicina e io aveva
pigliato tempo due mesi, perché in tanto non poteva far di meno D. Ramiro o di
non gettarsi da qualche finestra o di non uccidersi da se stesso, come ha
tentato di fare tante volte o di non morire di stento, perché V. S. sa che egli
non gusta di cibo nè di bevande; e sa poi non mi
fosse riuscito, avermi incolpato di ciò lo speziale, che avesse preso un
medicamento per un altro, a che so io Vn23
Ch’ lam daga tant temp ch’ai conta l’isturiina,
ch’a sper ch’ l’ arstarà apagà. Azziecà dall’interess me de ad intender a V. A. ch’aiera
dal vien de qulà medsina,
la qual cosa ne n’è veira nient
e s’um tos temp du mis
per l’effett ch’aveva da dar al suppost
vien, né pr alter fin s’ non perché am cherdeva ch’in
st’ temp D. Ramir naturalment se srè buttà zù da una fnestra o ch’al se srev angà in qualch fium o ch’al s’arè rott al col zò per qualch balza o fors anca amazzà da per lu,
cmod l’ ha vlù far più volt; e se quest en fuss succes amm’
mancava manira d’ metterim
a cuert more solito dla più
part di medigh, che subitt
ch’ la medsina en fa qul uperazion all’amalà ch’is cherdeven, i dan la colpa al spzial, es tiren zo a caplin
dscuert, ch’al n’intend gl’
arzett, e qusè vi dscurrend ch’ soia me
III.9.10: averei caro d’esser ] Mb
goderei d’essere; stato ] Mr
restato
III.9.11: A me ... medizina ] Mr A mi ho sentut che s’è scupert il negoz dla medizina
Mb Ho sentito che si è scoperto il
negozio della medicina Vn23 Aj’ ho sintù ch’ l’è dscuert al negozi dla medsina
III.9.13: Mo’ ...
Altezza ] Mr Mo’ perché so Maestà ha lett la lettera di Vostra Ezzellenza Mb
Perché S. M. ha letto la lettera
di V. A. Vn23 Certo. Bisogna ch’
la sava, ch’ so Maestà ha lett
la lettera d’ V. A.
III.9.14:
palese ] Mb
pallese
III.9.15: E di più ...
peste ] Mr
E di più il sior D. Garzia l’è cadut in te le peste Mb E di più il sig. Garzia è in
grand’imbroglio Vn23 E de che
tinta, anzi ch’al pover sgnor D. Garzia sta presentement in tel pest
III.9.16:
imprigionato ] Mb impriggionato
III.9.17: Al l’è ...
forca ] Mr Mo l’è in prinzion
e S.a M.a per farghe un grandissimo serviz dizi che le vuol permutar la galera in diez’anni
de forcha Mb
È in priggione; e S. M.
ci ha messo una pillola in corpo assai molesta, permutandoli la galera in dieci
anni di forca Vn23 E cmod ch’ l’è imperson; e so
Maestà per fari un gran servizi dis ch’ al vol permutar la galera in dies ann’ d’ forca
III.9.18: anco ] Mb Vn23 anche; a Siviglia ] Mr in
Siviglia; offerir
] Mr Mb offerire; ad Alfonso ] Mb al re; son ]
Mb sono Mb
III.9.19: Che la ... spezial ] Mb S’incamini intanto che io resto qui a provedere
certi semplici per il speziale Vn23 Ch’
la s’aveia un tantin, ch’a vui arstar a far provision de cert sempliz pr’ spezial; vuo’ ] Mr vo’ Vn23
vui
III.9.20: sete ] Mr Mb Vn23 siete; dite e che la ] Mr Vn23 dite, che la Mb dite, e che... Dott. Innocentissimo. D. Rod. E che la;
con l’ ] Mr coll’;
Voglio ] Mb Andiamo, voglio
III.9.21: Al bsognarà ... lacché ] Mr Al bisugnerà
andar per forz. Ah madre natura se ti voless farmi poltron in cambi di
farmi nascer duttor, me doveva far lacché Mb Bisognerà andarci per forza [Ah Madre
natura, se mi volevi fare tanto poltrone, invece di farmi nascere dottore,
dovevi farmi lacchè] Vn23 Al bsugnarà donca andar per forza
io. Ah madr natura st’ um vuliv far tant pultron, in scambi d’ farem
nascer duttor, tem duiv farem lacchè
III.10.didascalia: Scena decima ] Vn23 Scena XI; Selva ] S98 On Mr Vn23 (omittit) Mb Si
cala il sipario di bosco, e si scarica davanti sala reggia e da dietro
l’appartamenti citadina vallata; che entra cadendo in ] Vn23 che cade in
III.10.1:
Ohi, ohi! ] Mb Ahi! Ahi! Ahi!
III.10.3:
batter ] Mb Vn23 battere
III.10.5: più
giudizio ] Mr più giudizio di me
III.10.6: io non dico
] Mr io non ti dico
III.10.6didascalia: Mr (addidit) Da sé
III.10.7: Oh questa è
bella ] Mr (omittit); abbia a esser ] Mr abbi a esser Mb
abbia ad essere; mi piace e ] Mr mi
pare o; rompermelo ] Mb romperlo; commodo
] Mr comodo l’è una gran cosa; stufa ] Mb Vn23 stuffa; pure ] Mr pur
III.10.8: a licenziar
] Mb a licenziare Vn23 licenziar; avere ] Mr aver;
a ordine ] Mr
Mb Vn23 all’ordine
III.10.9:
mese intiero ] Mr Mb mese; dar ] Mb dare;
capate ] Mb
cappate
III.10.10: li passi ]
Mr gli passi; lassarlo un po’ ] Mr Vn23 lasciarlo un po’ Mb
lasciarlo un pocco
III.10.10didascalia: tira ] Mr
Mb ritira;
in disparte ] Mr
da parte
III.10.11:
quand’era ] Mr
Mb quando era;
mettesse ] Vn23 metesse; par ] Mb
pare; che egli ] Mr che lui; s’ha ] Mr Mb si ha; poter ] Mb potere; bicchier ] Mb bichiere
III.10.11didascalia: si mette a sedere ] Mr si pone a sedere
III.11.didascalia: Scena
undecima ] Vn23 Scena XII; Mb (addidit) e Sancio che sopragiunge
III.11.1: sirena ] Mb [sirena] musa di bosco; il cuore di ] Mr il cuor di Mb
(omittit)
III.11.2: tafani ] Vn23 tofani;
di questo bosco ] Vn23 di questi
boschi; adesso ] Mb addesso
III.11.3:
furno ] Mb Vn23 furono
III.11.4: d. chisciotte
Diventerete ... mondo ] Mr
(omittit) Mb
[non leg.]
Diventate (?) poi così valorosi e forti che sarete il terrore di tutto il
mondo; Diventerete ] Mb diventate Vn23 diventarete
III.11.5: d. chisciotte
Ma questo ... sirene ] Mr (omittit) Mb Chis.
Ma questo è un altro [nocchiero bendato] cavaliere che vuole guardarsi
anch’egli dagl’incanti della [sirena] ninfe (?); dagl’ ] S98 On dall’
III.11.6: Don Chisciotte Mi par ... mia ] Mr
(omittit); par ] Mb Vn23 pare; sentir ] Vn23 sentire
III.11.7: d. ramiro Chi ...
cerco ] Mr (omittit); Chi sa che ] Mb Chi sa chi; dar contezza della sirena] Mb
dare contezza [della sirena] di quel sum (?)
III.11.8: d. chisciotte
E chi ... trovarmi ] Mr (omittit); capata ] Mb
cappata Mb; adesso a trovarmi ] Mb addesso a
ritrovarmi
III.11.9: d. ramiro Ahi ...
sembiante ] Mr (omittit); Ahi, che appunto ] Mb
Ecco ch’è; imagine ] Vn23
immagine; in seno ] Mb immagine pendente dal collo
III.11.9didascalia: ha pendente nella collana
presa al Dottore ] S98 On ha
pendente detta collana presa al Dottore Mb
porta pendente al collo detta golana presa al dottore Vn23 ha al collo
III.11.10:
Don Chisciotte Oh Dio ... buche ] Mr (omittit); Oh Dio! ] Mb Oh [Dio] cielo!; infreddata ] Mb
raffreddata
III.11.11: d. ramiro
T’ho… ritrovato ] Mr (omittit); pure ] Vn23 pur
III.11.12didascalia: Mr (addidit)
Vuol alzarsi e sbendarsi
III.11.13didascalia: a cagione ... ritratto ] Mb
A caggione che movendosi D. Chisciotte si rivolta il
ritratto Mr Vn23 (omittit)
III.11.13:
muovere ] Vn23 movere
III.11.14didascalia: Mr
(addidit)
Si pone a sedere
III.11.16:
vien ] Mb
viene
III.11.16didascalia: Mr (addidit)
Si vuol rizzare
III.11.17:
Deh, taci ] Mr Taci
III.11.19: leggiadro
il volto ] Mb leggiadro Vn23 legiadro
in volto
III.11.20: lo turo:
per timor ] Mr
però lo turo per amor Mb io mi
copro per timore
III.11.21: Perché
farti le viscere così fiere? ] Mb
Perché essere cosi fiero?
III.11.23:
lacrime ] Mb
lagrime; sparso ] Mr Mb Vn23 sparse
III.11.24:
lividure ] Mr lividi; son fatte ] Mb sono fatto
III.11.25: d. ramiro
Vorrei abbracciarti ] Mb [D. Ram. Vorrei abbracciarti]
III.11.26: Lei si
serva ] Mb [non leg.]
III.11.27:
d’odiar ] Mr d’odiare Mb di odiare; donne ] Mb femine; cuore ] Vn23 core;
dell’ ] Mr degli Mb Vn23 degl’
III.11.28didascalia: Sancio ] Mb [D. Chis] Sancio
III.11.28:
crepo ] Mb
creppo; già che ] Mr
giacchè;
nessuno ] Mr
nessun
III.11.30:
vi ho ] Mr v’ho
III.11.31:
partire ] Mr partire sì
III.11.32:
adorata ] Mr cara Mb addollorata
III.11.32didascalia: piglia Sancio per mano
credendolo la Sibilla ] Mr prende per mano Sancio
III.11.33didascalia: Da sé ] Mr piano Vn23 (omittit)
III.11.35didascalia: Mr (addidit) Da sé ma forte
III.11.35:
non ] Mb no
III.11.36:
dilettate ] Mb
diletate; Alle mie ] Mb [Alle]
Nelle mie
III.11.38didascalia: tocca Sancio ] Mr va toccando Sancio
III.11.39:
Questo è ] Mr Quest’è
III.11.40: maladetti ] Mb Vn23 maledetti;
m’abbia a parer bella ] Mb mi
abbia da piacere
III.11.41didascalia: Mb (addidit) ride
III.11.41:
Ah, ah, ah, ah ] Vn23 Ah, ah, ah!
III.11.42:
adesso ] Mb
addesso; Abbiam ] Mr Mb abbiamo; fatta ] Mr fatto; pur ] Mb pure
III.11.43:
Son ] Mb Sono; far ] Mb
fare; adesso
adesso ] Mr adesso Mb addesso addesso
III.11.44:
Cavaliere ] Mb Cavagliere; adesso adesso ] Mr
adesso Mb
addesso addesso; duemil ] Mr Mb duemila Vn23 duemill; bella ] Mb robusta; l’è ] Mr gli è
III.11.44didascalia: Mr (addidit)
va a d’ Ramiro
III.11.45:
mila ] Mb Vn23 milla; donna ] Mr dama
III.11.46: par
d’esser ] Mb pare d’essere; quest’è quel ] Mr questo è quello Mb questi è quello; che avevo ] Vn23 ch’avevo
III.11.47:
donna ] Mr
dama Mb Sibilla; che io
voglio ] Mr che voglio; ucciderla ] Mb ucciderla
or ora; gran danno ] Mr gran male
III.11.48:
che è ] Vn23 ch’è
III.11.51: sancio Compatisco ... merito ] Mb San. [D. Ram. Compatisco i poveri ragazzi che vanno a scola, che hanno tante non leg. senza merito]; a scuola ] Mr alla scuola Mb
[a scuola]
III.11.52didascalia: don Ramiro ] Mb
D. Ram. [D. Chis.] Mr Vn23 Ram.
III.11.53didascalia: Don Chisciotte ] Mb D. Chis. [D. Chis.]
III.11.53: le pare ] Mr gli pare Vn23 le par; n’abbia ragione ] Mr abbia ragione Mb ne abbia raggione
III.11.54didascalia: don Ramiro ] Mb
D. Ram. [D. Chis.] Mr Vn23 Ram.
III.11.54: Poter
amare una donna ] Mb Potere amare
una femina! Ohibò! Vn23 Poter amar una donna
III.11.55: discorrere
] Mb discorerere; Mb (addidit)
lo dice da sé; E padron ] Mr Vn23 Eh padron; donna ] Mb femina; poco ] Mr po’ Mb pocco
III.11.56:
mai visto ] Mb
veduto
III.11.57: pigliar
bene ] Mr
pigliar Mb pigliare bene
III.11.59:
lascierà ] Mr lascerà
III.11.60: un
fantasma ] Mr una fantasma; sacrificare ] Mb
sagrificare; donne
del mondo ] Mb femine
di questo mondo
III.11.61: D. Chisciotte Donne ... l’Ariosto ] Mb (omittit); a questa istoria orecchio ] Mr
a questo matto orecchio;
Ariosto ] S98 Aristo
III.11.63didascalia: don Ramiro ] Mb
(omittit) Mr Vn23 Ram.
III.11.63:
questa è ] Vn23
è questa;
dirle ] Mr dirgli
Mb dire; donna ] Mb femina
III.11.66: Lasciatemi
considerar quel sembiante ] Mb
Lasciatemela considerare
III.11.67: Si sodisfaccia ] Mr Si
sodisfatevi
III.11.68:
merito ] On marito; avete ] Mr aveste
III.11.69: adesso ] Mb addesso; vuol ] Mb
vuole; un tantino finché io
finisca ] Mb un pocco, finché io compisca;
caravane ] Mr
carovane
III.11.70:
Vi ama ] Mr V’ama; sete ] Mr Mb Vn23 siete; Mb (addidit) <Batter>
III.11.72didascalia: gli toglie il ritratto e
parte ] Mr Glielo toglie e parte
III.11.72:
imagine ] Mr Mb immagine; quella ] Mr
questa; adesso ] Mb addesso; impazzare ] Mr Mb impazzire
III.11.74:
posson ] Mb
Vn23 possono
III.11.75: fo ] Vn23 so;
di questo mio pazzo rivale ] Mb
di questo pazzo mio rivale; fare
una ] Mr
far una Mb farne una; per la signora Iole fece il grande
Alcide ] Mr
per la sig.ra Jole fece il grand’Alcide Mb
per un’altra signora fece il grand’Alcide
III.11.75didascalia: parte ] Mr (omittit) Vn23 (Via.)
III.11.76: sancio Il
vestito d’Alcide ... di bestia ] Mb
(omittit)
III.12.didascalia: Scena duodecima ] Vn23 Scena XIII; Sala
regia ] S98 On Mr
Vn23 Mb [Sala Reggia] Tutta cittadina. Si alza il giardino d’avanti
s’alza telon da per tutto
III.12.1:
ancor ] Vn23 ancora
III.12.2: comandi
della Maestà Vostra ] Mb i comandi di V. M. Vn23 i commandi
della M. V.; s’adoprarono ] Mr s’adopravono;
mi rispose ] Mr ma rispose
III.12.3:
son ] Mb sono
III.12.4:
bello e ] Mb caro
è; lo vorrei ] Mr
lascerei;
suol ] Mb
suole; essere ] Mr esser
III.12.6: Al cuore
d’un amante il dubbio ] Mb Al mio
cuore un dubbio; lacrime ] Mr Mb Vn23
lagrime; di comparir nel volto di ] Mr a comparire
nel volto di Mb di comparire oggi
su la faccia; si piange ] On Mb si
pianga Mr
se piange
III.12.7: Per
esser... perdon la punta ] Mb (omittit); Li strali ] Mr Vn23 Gli strali; debbono
passar ] Mr devon passare; Chi più infelice d’Alfonso ] Mb Chi più infelice d’Alfonso restato
forse senza figlio. Eh! Madama, chi è forse più infelice di D. Alfonso
III.12.8: eleonora Eh...
Ramiro ] Mr (omittit)
III.12.9didascalia: Re ] Mr (omittit)
III.12.9: lacrime ] Mb lagrime
III.12.10:
cuor ] Mr Mb cuore
III.12.11:
esser ] Mr (omittit) Mb essere
III.12.12: Né quel
d’un’amante ] Mb Né meno quello di
D. Eleonora
III.12.13: Piangiamo,
dunque, ambedue ] Mr Dunque piangiamo ambidue
III.12.14:
Piangiamo ] Mr
Pingiamo
III.13.didascalia: Scena decimaterza
] Vn23 scena
XIV
III.13.1: primo bel
parto ] S98 primo bel patto Mb primo patto
III.13.1didascalia: s’inginocchia ] Mr (omittit) Mb si inginocchia
III.13.2: Lassè ... lett ] Mr Lassé pianzer a mi, che dopo esser campà
in sto mond cun tant comodità vengo adesso ad esser impiccà
fuor dal me lett Mb
Lasciate piangere a me, che doppo d’esser vissuto in
questo mondo con tanta commodità, ora devo essere
appiccato fuori dal mio letto Vn23 Lassa pianzer a me, che dopp’ esser campà in st’ mond cun tanta comodità; a vegn’ a
farm impicar fora dal me lett
III.13.3didascalia: Re ] Mb Re [D. Rod.]
III.13.3: diventerà ]
Mb diverrà; abitare ] Mr star;
sceleraggini ] Mr
Mb Vn23 scelleraggini; necessitate ] Mr
necessitaste; procurar ] Mb procurare; delitti ] Mb dellitti; adoprar
] Mb adoperare; lasciarvi ] Mr
lasciarmi
III.13.4didascalia: si rizza
] Mr (omittit) Vn23 (S’alza)
III.13.4:
pur ] Mr Mb
pure
III.13.5:
viverebbe innocente ] Mr morirebbe innocente; nei ] Mr Vn23 ne’
III.14.didascalia: Scena
decimaquarta ] Vn23
Scena XV
III.14.1:
piangerete ] Mr
piangete;
alla mia tomba ] Mr alla tomba
III.14.3:
seguitaste ] Mr
seguitasse;
son ] Mb sono; si è trovato ] Mr s’è ritrovato
Mv si è ritrovato
III.14.4: E dov’è mio
figlio ] Mr E dove è il mio figlio
III.14.5: incontrarli
] Mr incontrargli; a Siviglia l’avviso ] Mb
l’avviso a Siviglia
III.14.6:
d’avvantaggio ] Mr di vantaggio; custodiscano ] Mr custodischino; rendeste ] Mr
rendesti
III.14.7: Ah signora ...
marì ] Mr Ah sig.ra Eleonorina,
che la non pianga so marit Mb [Ah cara la mia sig.ra Eleonorina]
Ah sig.ra non pianga più il suo marito Vn23 Ah! Sgoura Eleonorina,
ch’ la sparagna quel lagrem e ch’ l’ an pianza so marè; Mb (addidit) <Battu>
III.14.8: dalla morte
] Mr Vn23 della morte
III.14.9: Mo’... moiere ] Mr Mo’ che l’era un velen
de sustanz che l mand enea tant in sto mond, che vi era ventizinque Mb L’assicuro
ch’ <non >era [un] veleno [di tal sostanza che camparre
tanto che potrebbe pigliare non una, ma sei mogli] che poteva reccarli la morte Vn23 Ch’ l’ am creda ch’ s’ al n’mor pr’ causa che qual dla medsina, ch’al camparà tant in st’ mond, ch’al turà vencinq muier
III.15.didascalia: Scena decimaquinta
] Vn23 Scena
XVI; Altra boschereccia ] Mr Vn23 (omittit) Mb Si alza bosco
d’avanti e s’apparechia [Bosco ] bosco da dietro
allato primo (?) non leg.
III.15.1: E così ...
nuovo ] Mr
E così folefa entrar dentro perché credefa fusse mondo nuovo Mb [E così voleva entrarci dentro,
perché credeva che fosse un mondo nuovo]
III.15.2: E come potesti fuggirlo? ] Mr E come poteste fuggirlo Mb [E come potesti fuggirlo?]
III.15.3: Mi buttai ...
sbalzi ] Mr
Mi buttai a notariare e passai il fiume Busola dall’altra banda, e di poi rimirai D. Ramiro che saltafa nell’acqua come uno granocchio,
ed io perché dubitafa non mi perfenisse,
mi messi a rompicollare per tutti quei balzi Mb [Mi gettai nel fiume e cominciai a
nuotare e passai dall’altro lato del fiume, e di poi rimirai D. Ramiro che
saltò ancor esso nell’aqua come un rannocchio, e io perché dubitava che non mi arrivasse, mi
misi a rampicare per tutte queste balze e montagne]
III.15.4: Or intendo ...
baullo ] Mr Ora intendo la causa del periglio di D. Ramiro. Galafrone, giacchè qui non
potiamo esser osservati, apri quel baullo Mb [Ora intendo la causa del periglio di
D. Ramiro. Galafrone, già che qui non potiamo essere
osservati, apri quel baullo]; apri ] S98 lapri
III.15.6: Questo...
Fernando ] Mr
Questo cuore d’argento è la più bella gioia che vi sia; qua dentro il cuore del
mio primo sposo avanti che partisse di Catalogna, saprò ben adesso tra queste
ceneri ritrovare quel fuoco fedele, che s’estinse poco ne mio seno per don
Fernando Mb Queste sono le cose più
preziose che conservai meco stessa, quand’ero di D. Fernando in Catalogna; è
più di tutto per memoria di D. Fernando conservai questo cuore d’argento; avanti ] Vn23 avvanti; nel ] S98
nell
III.15.7: Non ... arcento ] Mr Non ho più marafigliazione
che i pofer uomini abbin
sempre poco cuore, s’usa portarlo d’argento Mb
Non mi meraviglio più se gl’uomini abbiano pocco
cuore, mentre lo hanno d’argento. Ah! ah!;
meravigliazione ] Vn23 maravigliazione
III.15.8: erminda. Cuore ... posso ] Mb (omittit); parlar ] Mr parlare; l’incensi ] Mr l’incendio Vn23
gl’incensi
III.15.9: galafrone. Se
vostra ... Ramiro ] Mr Galaf. Se V. Sig.ria vole sospiritare
forte forte si faccia dare uno pugno in pancia, quando trofa
D. Ramiro Mb (omittit)
III.15.10: erminda. Don ...
piangere ed ora ] Mb (omittit); ho sospirato ] Mr
ha sospirato; Galafrone ... Ramiro ]
Mb Che direbbe mai D. Ramiro
se lo sapesse; che io ] Vn23 ch’io; il
bel ] Mr il ben
III.15.11:
don Ramiro ] Mb Chi D. Ramiro
III.15.11didascalia: gridando ] Mr Mb (omittit)
III.16.didascalia: Scena decimasesta
] Vn23 Scena XVII; Mb (addidit) Si alza il sipario di fitto bosco
III.16.1:
ch’io ] Mr Mb che io
III.16.3: femine ] Mr Vn23 femmine
III.16.4: adesso ] Mb addesso
III.16.4didascalia: Erminda si maschera con una
maschera di velluto nero ] Mr
Si maschera con una maschera nera Mb
Erminda si maschera con una maschera di velluto Vn23 Si cuorpe il volto con una maschera di veluto; velluto
] On Vn23 veluto
III.16.5: un poca ] Mb un pocco Vn23 un poco; rinfenuto bene bene ] Mr rinvenuto bene bene Mb aperta bene Vn23 rinfenuto bene
III.16.7: I matti ...
monto ] Mr
I matti bisogna trattar come ragazzi che non impertinenzi
maggiormente, voglio dar da trastullare. Lo riapre. Mirate bella cosina gli
dà uno specchio è meglio che sfondi uno specchio che tutto il mondo Mb I matti bisogna trattarli come i
ragazzi, è perché non mi faccia impertinenza voglio darli da trastullarsi. Lo
riapre. Mirate la bella cosa. Gli dà uno specchio. E meglio che
sfondi uno specchio, che tutto il mondo
III.16.7didascalia: lo riapre ] Vn23 L’apre; un specchio ] Mr Mb Vn23 uno specchio
III.16.8: Ditemi: chi
] Mr Chi
III.16.9: Quel che
miro io nello specchio ] Mr
Quello che miro io nello specchio Mb
Quello che [non leg.]
miro nello spechio;
fedel ] Mr Mb Vn23 fedele
III.16.11: star da
presso al mio ] Mr
star vicina al mio Mb stare tropo
vicino al
III.16.12: fuor ] Mb fuori;
Mb (addidit)
Vede il cuor d’argento
III.16.13: questo
cuore non è più mio ] Mb (omittit)
III.16.14: è dunque
cotesto ] Mr
è dunque codesto Mb è questo
III.16.17:
delirar ] Mb
delirare
III.16.18:
poco ] Mb pocco; andar ] Mb Vn23 andare
III.16.18didascalia: le piglia il cuore ] Mr Gli toglie
il cuore d’argento Vn23 (omittit)
III.16.20: qualche
bel delirio ] Mb qualche bella
pazzia; mia vaga ] Mb mia Sibilla
III.16.21: E qual è
la vostra vaga? ] Mb Dunque
cercate la Sibilla?
III.16.22: Una
Sibilla ] Mb La Sibilla, si; imagine ] Mr Mb Vn23 immagine
III.16.23didascalia: Mr
(addidit)
Vede il suo ritratto appeso al collo di D. Ramiro
III.16.24: sapeste ] Mr sapesse
III.16.25: Mb (addidit) Dà se; amante del mio ] Mb conserva il mio; e so ancor quanto vi ama ] Mr e so ancor
quanto v’ama Mb si ancora quanto
vi desidera
III.16.26: che m’ami
] Mb poi che mi ricerchi Vn23 che mi ami
III.16.27: Così
amaste voi lei ] Mr
Certo, ma dubito non l’amiate voi Mb
Così ricercasse voi lei
III.16.28: l’amo ] Mb la ricerco
III.16.29: e vi
prometto d’inviarla adesso ] Mb è
prometto d’inviaruela addesso
III.16.30:
adesso ] Mb
addesso; avanti a me ] Mr avanti di me
III.16.31:
donna ] Mb femina; incontrarete
] Mr incontrerete; imagine ] Mr
Mb Vn23 immagine; scolorito
] Mr scolorita; lacrime ] Mr Mb Vn23 lagrime
III.16.33:
adesso ] Mb
addesso
III.16.33didascalia: parte con Galafrone ] Mr Partono Vn23 (Via.)
III.16.34: Vollio antar a posar il monto
nuovo all’osteria ] Mr (omittit) Mb Voglio andare a posare il mondo nuovo all’osteria. Parte
Vn23 Vollio antar
a passar monto nuovo all’osteria (Via.)
III.16.35: m’insegni,
o crudelissimo cuore d’Erminda ] Mb
m’insegna questo cuore d’argento; Sai
che non ho più lacrime da versar per te ] Mr Sai che non ho più lagrime da
versar per te Mb (omittit) Vn23 Sai che non ho più lagrime da versar
per te; ma ] Mb però; solo prezioso... imagine
] Mb prezioso... Ma su aspettiamo
quest’incontro felice che donna consolare la mia doglianza; imagine
] Mr Vn23 immagine
III.17.didascalia: Scena decimasettima
] Vn23 Scena XVIII; Don Chisciotte con la gonnella, che fila, Sancio e don Ramiro
da parte ] Mr
D. Chisciotte con la gonnella, che fila, e Sancio e D. Ramiro da parte Vn23 D. Chisciotte con la gonella,
che fila. Sancio, e detto da parte
III.17.1: Chi mette
il piè nell’amorosa pania. Convien ] Mr Chi mette il piè sull’amorosa pania conuien Mb
Conviene; s’intrida le mani ancora
] Mr s’intrida le mani. Ancor Mb ancora si intridino
le mani; vergognar ] Mb vergognare; adesso ] Mb
addosso; portar ] Mb portare; li stivali ] Mr Vn23 gli stivali;
nonno ] Mb Nono; cavalieri ] Mb cavaglieri
III.17.2: signora
padrona ] Mr sig. padrone; facesse ] Mb faccesse; nettar
] Mb nettare; con le gombita
] Mr
colle gomita Mb con il egmbito
III.17.3didascalia: Mr Mb (addidit)
Da sé
III.17.4: Va’ adesso
] Mr vo
adesso Mb va’ addesso; conocchia per amor della ] Mb cannocchia per la sig. ra; sostener ]
Mb sostenerla
III.17.5: le vorrei ]
Mr gli
vorrei Mb li vorrei; farle ] Mr
fargli
III.17.7: diventar la
paura ] Mr
di cantar la paura Mb diventare
l’istessa paura
III.18.didascalia: Scena decimaottava
] Vn23 Scena
XIX
III.18.2: Ma questo è
] Mr Quest’è
III.18.3: E può esser
così ] S98 E può esser casi Mr Ma può
esser Mb E può essere così
III.18.4: E potrà
arrivar mai a ] Mr Ma potrà mai arrivare Mb E potrà arrivare a
III.18.5:
esser ] Mb essere;
imagine ] Mr Mb Vn23 immagine; che è figlio d’Amore ] Mb (omittit); non la può aver cangiata ] Mr
non la puol cangiar Mb
non può averla cangiata
III.18.6:
levargli ] Vn23
levarli
III.18.8: inganno ] Mb ingano tra
sé; son io ] Mr sono io
III.18.9: Amo in
verità più ] Mb Per verità a me
piace più
III.18.10: Mi
contento che voliate bene al ] On Mr Vn23 Mi contento che vogliate bene al Mb Godo che vi piacia il; vorrei ] Mb ma vorrei
III.18.12: co’ guanti per non dar gelosia al ] Mb con i guanti per
non insospettire il
III.18.13: nessuno ] On nessuna; dovrebbe dubitar don Ramiro
che, per dare una volta questa mano, fu barbaramente tradito ] Mr dovrebbe
dubitare di D. Ramiro che per dare una volta questa mano fu barbaramente
tradito Mb io dovrei essere quello
III.18.14: a propositissimo ] Mr Mb a proposito;
che è in ] Vn23 ch’è in; Lei non è d’accordo
con la sua moglie ] Mb lei non
d’accordo con sua; andare a volere
delle Sibille quando ha una signora che non la merita ] Mr andar a voler delle Sibille
quando ha una donna che non la merita Mb
pretendere le Sibille, quando non si accorda con sua moglie Vn23 andare a voler delle Sibille, quando ha una signora che
non la merita
III.18.15: gl’arcani
] On Mr Vn23 gli
arcani; è duro, benché così bello,
il suo cuore ] Mr
è duo, benché così bello, il suo cuore Mb
è duro il suo cuore; Mb (addidit) gli
mostra il cuore d’argento
III.18.16: vi pigli
per marito ] Mb si mariti con voi; levate ] Mb rubbate; Gli vorrei levar ] Mb
vorrei levargli; del capo ] Mr Mb di capo; si sono insibillate ] Mb si sono sibillate
III.18.17: Era bella
ancora ] Mb Era garbata
III.18.19: L’istesse ... Erminda ] Mb
[L’istesse Sibille desiderano cangiare sesso per
sposare Erminda]; di cangiar ] Mb
cangiare Vn23 cangiar
III.18.20: Bella
signora ] Mb [Garbata sig.ra]
III.18.21: Era bella,
ma non m’amava ] Mb Era dunque
garbata, ma però infedele Vn23 Era bella, ma non mi
amava
III.18.22: se voi tornaste ] Mr se voi tornasse Mb
se tornaste; vostra, vi vorrebbe
tutto il suo bene ] Mb vi riamarebbe di nuovo; Riportatele
] Mr Riportategli; andare a cercare ] Mr Vn23 andar a cercar; è bella quasi quanto son io ] Mr è quasi
quanto me Mb è più caga di me
III.18.23: È molto ...
dea ] Mr
È molto più bella di voi, e se pretendessi di farvi amare col dipingervi così
vezzosa quando sete così deforme, paleserò io al mondo che le ingannate e dirò
che sete un mostro e non una dea Mb
È molto vago il suo ritratto, e voi altrettanto brutto e deforme; palesarò io al ] Vn23 palesarò al
III.18.24: Vi ...
brutta ] Mb deforme d. Chisciotte;
Mb (addidit) Tra sé; paio ]
On paro
III.18.25: Guardatevi
... Erminda ] Mr
Guardatevi allo specchio e mirate se vi potete comparare ad Erminda Mb Eccovi lo specchio, miratevi
III.18.25didascalia: Mr (addidit) Gli dà lo specchio
III.18.26: Don ...
miro ] Mr
Quanto sei brutto D. Chisciotte quando ti miro Mb
Quanto sei deforme D. Chisciotte quando ti miro quando < quante lividure ti
sei fatte per dar nel genio una salice (?) non
leg. > e [pretendi la Sibilla]; Mb (addidit) si mira nello specchio
III.18.27: ramiro Erminda
... odiare ] Mb (omittit); E t’ho
] Vn23 ti ho
III.18.28: d. chisciotte
E ... all’amore ] Mr
E ti sei messo a fare all’amore Mb (omittit)
III.18.29: son ] Mb
sono
III.18.30: d. chisciotte Orlando era più
bello di te ] Mb (omittit)
III.18.31:
ramiro Fuggo... lontano ] Mb (omittit)
III.18.32: hai
bisogno ] Mb abbisogni
III.18.33:
Son pur ] Mb
Sono pure
III.18.34:
Son pur ] S98
On Mr Vn23 Sono pure
Mb
III.18.35: cuore ] Mb cuore d’argento nelle mani
III.18.36: di questa
] Vn23 della
III.18.37: ramiro Come ...
Erminda ] Mr
Ram. E come potrò odiar tutte le donne del mondo se
mi ama Erminda Mb (omittit)
III.18.38: d. chisciotte
Come ... reggo ritto ] Mb (omittit); durar ]
Mr durare
III.18.42: Mastro
Antonio ] Mr
Maestro Antonio Mb Mastr’Antonio
III.18.43: E dove ...
sposa? ] Mb E perché in queste
selve?
III.18.44: fuor ] Mb far;
dalla mia moglie e da’ miei figliolini ] Mr dalla mia
moglie e da’ miei figliuolini
Mb da casa mia
III.18.45: ramiro Ella ...
lontananza ] Mb (omittit); mi ama ] Mr
m’ama
III.18.46: d. chisciotte
Se ... pane ] Mb (omittit); c’averanno ]
On ci averanno Mr Vn23 averanno
III.19.didascalia: Scena decimanona
] Vn23 Scena XX
III.19.2: Mastro
Antonio ] Mr
Vn23 Maestro Antonio Mb Mastr’Antonio
III.19.3:
Signor ] Mr Sinor
III.19.5: Per me
Vostra Signoria ] Mb In quanto per
me V. S.; pigliare ] Mr On pigliar; perché io mi sento più voglia di mangiare che di fare
all’amore ] On perché io mi sento
più voglia di mangiare che di fare l’amore Mr perché io mi sento più voglia
di mangiare che di fare all’amore Mb perché non mi sento più voglia d’impazzire ma di mangiare; i libri ] Vn23 libri; dell’errante cavalleria con tutte le
dodici Sibille ] Mb di cavalleria; m’avevano fatto ] On mi avevano fatto Mr
mi han fatto; cervello ] Mb cervello con la Sibilla; esser Mastro Antonio ] Mr esser
Maestro Antonio Mb essere Mastr’Antonio Vn23 esser
Maestro Antonio; per grazia ] Mb in grazia; mi ha fatto ] Mr m’ha fatto; uscir dal capo con farmi caminare a occhi ] Mr uscir dal capo con farmi
camminare ad occhi Mb uscire dal
capo con andare ad occhi; veder
ritornato ancora voi ] Mr
veder ritornata ancor lei Mb
vedere ritornato ancor voi; povero
signore ] Vn23 mio signore
III.19.6:
son ] Mb sono; ventura ] On Mb vostra ventura; esser ] Mb essere
III.20.didascalia: Scena vigesima
] Vn23 Scena
XXI
III.20.1: Don ...
cuore ] Mb D. Ramiro lasciate[vi]
di più cercarmi. Eccomi; cercaste ] Mr
cercasse
III.20.2: Erminda ...
voi ] Mb Erminda voi siete la mia
consolazione
III.20.3:
adesso ] Mb
addesso
III.20.4:
Delirerò ] Mr Delirio
III.20.6: zappi ] Vn23 zappavi; adesso ] Mb addesso; broccoli ] Mr Vn23 brocoli; badiamo ] Mb attendiamo; con le nostre mogli, o belle o brutte ] Mr colle
nostre mogli, o belle o brutte che sieno Mb
(omittit)
III.20.7: a far ] Mb a fare; scudiere ] Mr Mb scudiero; che io zappo poco ] Mb
che zappo pocco;
manco ] Mb Vn23 meno
III.21.3: Padre, ecco
] Mb Ecco
III.21.5didascalia: Mb (addidit)
a d. Garzia
III.21.5: da
desiderare ] Mb a dessderare
III.21.6didascalia: Mb (addidit)
a d. Eleonora
III.21.7: voi dovete
] Vn23 dovete voi; il rimedio ] Mr di rimedio
III.21.10: Mastro
Antonio ] Mr
Maestro Antonio Mb Mastr’Antonio
III.21.11: agio ] Mb aggio;
quell’infelice ] Mb quel
infelice; delirava ] Mb delirava Mb (addidit)
è ancora D. Chis.;
fummo ] Mb fossimo; tempo ] Mb tempo istesso
III.21.12: verrete ] Mr vorrebbe
III.21.13: lassi ] Mr Mb Vn23 lasci; ritornano ] Mb
tornano; un’altra volta ] Mb di nuovo
III.21.14:
accettiamo, accettiamo pur l’invito e per star ] Mb accettiamo l’invito e per stare; abbiamo ] Mr aviamo
III.21.15: son ] Mb Vn23 sono; e’l
] Mr Vn23 e Mb
e il
III.21.16: Signor ...
lié ] Mr Ah sig.r D. Ramiro la se cava dall coll quella maladett cullana perchè diventerà cavezza
anche per lei Mb Sig. D. Ramiro,
si cavi dal collo quella maledetta collana, che ci servirà di cavezza anche a
lei Vn23 Signor D. Ramir,
ch l’as cava dal coll’ qlà maledetta gulana, perchè la prev dvintar una cavezza anca per li
III.21.17:
d’aver ] Mb
d’avere; collana ] Vn23 colanna
III.21.18:
salute ] Mr la salute
III.21.20:
meritar ] Mb
meritare; con l’ ] Mb
coll’;
anco per ] Mb
anche per
III.21.21: Figli ] Mb Figlio; ed ] Mr
Mb e; prencipe
] Mr (omittit) Vn23
principe; se è ] Vn23 s’è
III.21.22:
adesso ] Mb
addesso; benefizio ] Mr beneficio
III.21.24:
d’esser ] Mb
d’essere; ancor ] Mb ancora
III.21.25: Vogliatelo
] Mr Voletelo
III.21.26: pare ancor che siate mia ] Mr
pare che siate ancor mia Mb pare
ancora che siate mia
III.21.27:
pure ] Vn23 pur;
mi è ] Mr m’è; fingiate ] Vn23 finghiate
III.21.28:
Andiam ] Mr Mb Vn23 Andiamo;
rendere ] Vn23 render;
giubilo ] Mr giubbilo; ed il successore ] Mr col portare il successore Mb e il successore
III.21.29: Andem ... alter ] Mr Andiam
a fundar un collez de medizina in te lu spedal de’ pazzerel perché un pazz guarisce l’alter Mb
Andiamo a fondare un collegio di medicine nell’ospitale de’ pazzi, già che un
pazzo guarisce l’altro Vn23 Anden
a fundar un culez d’ medsina in tal spdal di matt, perchè un matt guariss l’altr; medizina ] On medzina Mb
medicine Vn23 medsina
Vn23 (addidit) erminda
Frenesie, deliri,
trasporti, passioni, amori e sdegni, sono tutte cose che possono sperare
compatimento, ma rappresentate così debolmente, come da noi, perdono la ragione
d’esser compatite, e con la ragione perdono anche la speranza. Non perdono però
nè l’una nè l’altra a
fronte di quell’augusta clemenza che sa compatire gli errori in considerazione
dell’ossequio e gradire le debolezze in grazia del zelo. Gloriosa speranza per
noi! Generosa grazia degna della benignità che s’implora! Il compatimento a noi
scemerà il rossore de’ nostri errori ed il gradimento accrescerà la brama di
meritarlo.
III.21.29didascalia: Il fine ] On Mr Mb Vn23 Fine Mb (addidit)
1713
Appendice
Trascrizione
del passo «autobiografico» tratto da I
litiganti, ovvero Il giudice impazzato
amaranto Ed io Amaranto per via di riconvenzione fo istanza prima in nome di tutti i
poeti perché paghi il danno portato agl’allori che si son consumati in tre
generazioni coi fegatelli dentro quest’osteria. Poi in mio nome, perché mi
rimetta tutta la gloria che m’ha fatto scapitare appresso il mondo bruciando le
mie comedie. Qual gloria fo istanza liquidarsi da Vostra
Signoria eccellentissima secondo la stima che farà dei miei versi.
balanzone A bisogna donch che l’un e
l’altra fazza le so produzion
d’ rason e, primerament,
ch’al sior Amarant mostr’
d’esser pueta per pter
comparir, almeno azione utili a nom dl università di puet.
amaranto Coll’istesse mie composizioni proverò di poter comparire come poeta in
causa d’alloro e provarò, Vostra Signoria eccellentissima,
ordini farsi compensazione col credito preteso e per l’avanzo condanni l’oste a
pasteggiar in perpetuo tutti i poeti.
balanzone Al n’occorr alter; vegnì a la produzion.
5 amaranto E prima produco La Geneviefa, opera mia.
balanzone Ch’ dsi, mester
Lardel?
lardello E mì produco me conto e prima, contro questa Geneviefa, sei sodi di pan e dodes
de vin!
balanzone Ch’ dsi, signor Amarant, a sei sold d’ pan e dodes de vin?
amaranto Produco un’altra comedia: La forza del sangue e della pietà.
10 balanzone Ch’ dsi, mester
Lardel, alla forza del sangu?
lardello Contro a forz de sangue, diziotto
sodi de burist!
balanzone Ch’ dsi, signor Amarant, a dsdot
sold d’ burist?
amaranto Il Ludovico pio, commedie [sic] da un’istoria francese.
balanzone Ch’ dsi, mester
Lardel, all’istoria franzes?
15 lardello Chinse sodi per un galletto
stofou.
balanzone Ch’ dsi, signor Amarant, al negozi del gallet?
amaranto La fede ne’ tradimenti, drama sopr’un’istoria spagnuola.
balanzone Ch’ dsi, mester
Lardel, sopra l’istoria spagnuola?
lardello Cinque sodi per l’insalata e per un ravanetto.
balanzone Ch’ dsi, signor Amarant, sopra al ravanel?
20 amaranto Un pazzo guarisce l’altro.
balanzone Ch’ dsi, mester
Lardel, sopra sti do pazzi?
lardello Sei sodi de sal.
balanzone Ch’ dsi, signor Amarant, ai se’ sold d’ sal?
amaranto Atalipa indiano.
25 balanzone Ch’ dsi, mester
Lardel, d’ st’indian?
lardello Quaanta sodi d’una pollanca.
balanzone Ch’ dsi, signor Amarant, dla pollanca?
amaranto Amor dottorato.
balanzone Ch’ dsi, mester
Lardel, all’Amor dutturà?
30 lardello Vinti sodi de bù per far porpette.
balanzone Ch’ dsi, signor Amarant, a vent sol di bò.
amaranto Amor fra gl’impossibili.
balanzone Ch’ dsi, mester
Lardel, all’impossibil.
lardello Trenta sodi per granelli di castrato, un spedo rotto, e ho finìo.
35 amaranto Io non ho che mostrar di vantaggio, mi par che tanta autorità possa
bastare.
lardello Voggio purtà
un autò ancoa mì che parli per mi, e saà uno de
questi presciutti che ho incartavo [sic] questa mattin.
Stacca un presciutto.
balanzone Nos, Balanzonus etc., visis omnibus actis et consideratis la Geneviefa, e si soldi d’ pan e dods
de vin; La forza dl sang
e dsdott sold d burist; l’istoria franzes e ‘l gallet stufà; l’istoria spagnuola e ‘l ravanel; Un pazzo guarisce l’alter e si sold d’ sal; Atalipa indian
e quarant sold d’una
pollanca; Amor dutturà
e vint sold d bù; Amor fra
gl’impossibili, i grani di castrà...
lardello Aspettè, sciò zudize, guardè un po’ quest’autò, se dize niente per me. Li dà un presciutto.
balanzone Master Lardel ha invultà i persut coll’opre de Bartol. Pah! Vrament vù
m’avì addess appagà d’una difficultà che aveva
cont de vù. Ma perch’ quest’autor ne zita di alter più antich,
lassem andar a trovar le duttrine
in font. Vuol prendere gli altri presciutti.
40 lardello Ecco quest’atro dell’anno passò.
balanzone Bon, quest pò
parlà chiarament a fuor voster. Ma perché quest’autor zita la lez,
portame qui alter zinque liber affumegà, che saran al codiz, e a dizest, s’a vuhì [sic] la sentenz
in favor.
amaranto Che sento!
lardello Caspita! Sette presciutti per avochè
sarebbe una lite troppo cara.
balanzone Mo’, lassem
purtar st’autor a ca’, che
farò reflession al voster rason.
45 lardello Voggio star a buttega, perch’ non esce u pueta senza pagame e non se ne
vada o giudize con chesti presciutti. (parte)[152]
Edizione
del programma del 1687 (S87)
Argomento
Alfonso, re di Andaluzia, per sodisfare al genio
dell’infante don Ramiro suo unico figlio, gli ottenne dal re di Valenza la principessa
Erminda, sua figlia, da lui ardentemente sospirata. Questa era vedova di don
Fernando, principe di Catalogna, nè sarebbe passata
ad altre nozze, se non forzata dal re, suo padre, il quale servì in questo più
alla politica, che al proprio genio e della figlia. Non potè
Erminda scordarsi mai del primo sposo e perciò aborrì sempre il secondo. Don
Ramiro così disprezzato divenne furioso e concepì un odio implacabile con tutte
le donne del mondo. Intanto don Rodrigo, principe del sangue, machinò vari tradimenti alla vita di don Ramiro per salire
come più prossimo al soglio, sperando di esser assistito da don Garzia, suo figlio,
generale dell’armi regie; questi però se li oppose e si fece difensore di don
Alfonso contro l’ambizione del padre. Si fermò in questo mentre in certe foreste
vicine a Siviglia Don Chisciotte della Mancia, sciocco cavaliere errante,
impazzito negli amori d’una da lui sognata Sibilla. Finché incontrandosi
insieme don Ramiro ed esso, si guarirono l’uno l’altro dalla pazzia. Erminda
amò poi don Ramiro per vederlo così ridotto per sua cagione, e don Rodrigo
nelle communi allegrezze ottenne da Alfonso il perdono.
Argomento del prologo
Comparisce nelle scene Amore, ma tosto vien discacciato dalla Modestia. Sopragiunge la Poesia e, volendolo trattenere per diletto
del teatro, promette alla Modestia, che per far l’azione più piacevole ed innocente,
farà impazzire i due amanti eroi primieri dell’opera.
Prologo
Amore Modestia Poesia |
Teofilo Amerighi Sig. cavaliere Mario Tolomei Sig. Pavoio P[illeggibile ]fetti |
Alfonso, re d’Andaluzia Don Ramiro, suo figlio divenuto furioso Erminda, sua sposa Don Rodrigo, principe del sangue Don Garzia, suo figlio generale dell’armi regie Donna Eleonora di Murcia, sua sposa Dott. Archilogio, medico di corte
Don Chisciotte della Mancia, cavaliere errante Sancio Panza, suo scudiero Galafrone, soldato della guardia |
Sig. abbate Giovanni Battista Piccolomini Sig. conte Ludovico Vidman Sig. Antonio Fanucci Sig. marchese Girolamo Bartolomei Sig. marchese Alamanno Salviati Sig. marchese Giulio Pucci Sig. conte Paolo Patrizio Zambeccari Sig. Giovanni Pancrazio Pancrazi Sig. Alessandro Fanucci Sig. Giovanni Giuseppe Rovereti |
La scena si finge in
Siviglia.
Doppo il primo atto
s’introduce un Giangurgolo innamorato di se stesso,
che si specchia al fonte, di dove escono poi i ranocchi a ballare.
Canta il sig. cavalier Mario Tolomei e ballano li signori:
Lelio Piccolomini Marchese Stefano Grimaldi Conte Costantino Ranieri Conte Ridolfo di Colloredo |
Conte Antonio Antonini Saladino del Borgo Giovanni Griffoli Cavalier Lelio Eranceschi [sic] |
Dipoi ballano da pescatori li signori:
Marchese Alamanno Salviati Alesandro Buovisi |
Giovanni Domenico Cianti Marchese Carlo Centurione |
Dopo l’atto secondo s’introduce Alcina, che disincanta alcuni cavalieri cangiati
in piante, che fanno un abbattimento.
Canta il sig. Teofilo Amerighi e si battono li signori:
Balì Zanobi Girolami. Conte Ludovico di Va[lna]sone. Francesco Spinola. Abbate Giovanni Tegrimi. |
Conte Orso d’Elci. Giovanni Domenico Cianti. Barone Giovanni Pietro Maier. Alessandro Fanucci. |
All’ultimo cantano due poeti un’introduzione, e sono li
signori Cavalier Mario Tolomei e Alessandro Fanucci.
Doppo la quale si fa un ballo
di cesure, spondei e dattili, componendo versi latini, e ballano con uno, due e
tre piedi respettivamente li signori:
Marchese Alamanno Salviati Alessandro Buonvisi [Giovanni] Domenico Cianti Marchese Carlo Centurione |
Baron Francesco Haindlen Conte Niccolò Aldovrandi Girolamo Borgia Conte Rinaldo Bigazzini |
* * *
Nomi dell’illustrissimi signori convittori del
nobil collegio Tolomei di Siena
Sig. Agostino Imperiali di Genova Sig. marchese Alamanno Salviati di Fiorenza Sig. abbate Alessandro Zondedari
di Siena Sig. Alessandro Fanucci di Lucca Sig. abbate Alessandro Bernardini di Lucca Sig. Alessandro Buonvisi di
Lucca Sig. conte abbate Alessandro Galletti di Pisa Sig. Ambrosio Bavestrelli di
Messina Sig. conte abbate Andrea del Sale di Ravenna Sig. Anton Francesco Fanucci di Lucca Sig. conte Antonio Antonini di Udine Sig. Baldassarre Montecatini di Lucca Sig. abbate Bernardo Rucellai di Fiorenza Sig. Bernardino Piccolomini di Siena Sig. Bernardo Maria Martelli di Fiorenza Sig. Braccio di Filicaia di Fiorenza Sig. Carlo Malaspina marchese di Fosdenuovo
principe del S. R. I di Genova Sig. Carlo Benassai di Lucca Sig. marchese Carlo Centurione principe del S. R. I. di
Genova Sig. marchese Cerbone Pucci di Fiorenza Sig. conte Cesare Zerletti di
Ravenna Sig. conte Costantino Ranieri di Perugia Sig. Domenico Martelli di Fiorenza Sig. Fausto Cosatti di Siena Sig. Federigo Imperiali di Genova Sig. Ferdinando Passarini di Fiorenza Sig. baron Francesco Haindln di Vienna Sig. Francesco Bandini di Siena Sig. Francesco Maria Pasquali di Fiorenza Sig. conte Francesco Maria Capizucci di Roma Sig. conte Ludovico Treffini
di Vicenza Sig. conte Ludovico di Valnasone Sig. Ludovico Vidman conte d’Ortemburg nobile veneziano Sig. Mario Fani di Roma Sig. Abbate Niccolò Tucci di Lucca Sig. conte Niccolò Aldovrandi
di Bologna Sig. conte Orso d’Elci di Siena Sig. Paolo Battista Curli di
Genova Sig. conte Paolo Patrizio Zambeccari
di Bologna Sig. Pietro Giorgio Odescalchi di Como |
Sig. Francesco Bartolini di Fiorenza Sig. Giovanni Pangrazio Pancrazi di Cortona Sig. Giovanni Giuseppe Rovereti Sig. Freibergh &c. di
Trento Sig. abbate Giovanni Tegrimi
di Lucca Sig. abbate Giovan Battista Piccolomini di Siena Sig. Giovanni Francesco Spinola di Genova Sig. baron Giovanni Pietro
Maier di Vienna Sig. Giovanni Domenico Cianti
di Roma Sig. Giovanni Bernardo Raggi di Genova Sig. Giovanni Vidman conte d’Ortemburgh, nobile veneziano Sig. Giovanni Griffoli di
Siena Sig. Giovanni Saladino del Borgo di Pisa Sig. Giovanni Battista d’Oria marchese di S. Stefano di
Genova Sig. conte Francesco Antonini di Udine Sig. abbate Giorgio Buini di
Fiorenza Sig. marchese Girolamo Bartolomei di Fiorenza Sig. Girolamo Borgia di Perugia Sig. Giulio Camillo de Conti di Colloredo Sig. marchese Giulio Pucci di Fiorenza Sig. conte Giulio Galletti di Pisa Sig. abbate Giuseppe Pichi di Città del Borgo Sig. Balì Gregorio Redi di Arezzo Sig. Iacopo Federighi di Fiorenza Sig. conte Ignazio Battista del Sale di Ravenna Sig. Ignazio Maria Sozzifanti
di Pistoia Sig. Lelio Piccolomini di Siena Sig. cavalier Santi Franceschi di Livorno Sig. abbate Raffaele Cosimo
Girolami di Fiorenza Sig. abbate Raimondo Mosca di Pesaro Sig. conte abbate Ranieri d’Elci di Siena Sig. conte Rinaldo Bigazzini
di Roma Sig. Ridolfo de’ conti di Colloredo Sig. conte Scipione d’Elci di Siena Sig. marchese Stefano Grimaldi principe di Gerace di
Genova Sig. Vincenzo Migazzi di
Trento Sig. Balì Zanobi Girolami di Fiorenza |
Oltre le scienze di Teologia, Filosofia, Mattematica,
Geografia, Rettorica, Umanità e Grammatica insegnate da’ padri della Compagnia di Giesù
vi sono nel nobile collegio Tolomei di Siena tutte le facoltà insegnate da’ signori
Lettori di Ordinaria civile e canonica: illustrissimo
Sig. Canon. Tomaso Maria Squarci, publico Lettore
dell’Università. Dell’instituzione civile e canonica:
illustrissmo Sig. Pietro Venturini, pubblico
Lettore dell’Università. Maestro di cavallerizza: sig. Girolamo Mandola, cavallerizzo
di S. A. S. Di pittura e disegno: il sig.
Dionisio Montorselli. Di fortificazione: monsù Isdraele
de Giardin; sig. Francesco Anastasi, capo bombardiere. Di canto e suono di spinetta: il sig. Giuseppe Fabrini, maestro di cappella della Metropolitana e del collegio.
Di chitarra e tiorba: il sig. Francesco Rampini. |
Di violino: il sig. Galgano Rubini. Di chitarra e mandolino: il sig. Giovanni Anz. Per le lingue francese e spagnola: il R. sig. Giovanni
D. Audesi. Lingua tedesca: il sig. Sigismono
Patrizi. Per la scherma: il sig. Giuliano Modesti, il sig.
Gordiano Maffani. Per la scherma e bandiera: il sig. Alessandro Berti, sergente. Per il ballo e salto al cavaletto:
il sig. Giacomo Pucconi. Per scrivere: il R. sig. Domenico Brancasi,
il sig. Giovanni Martini. Di abaco: il R. sig. Giuseppe Basoli. |
Edizione
dello scenario Rm92
Scenario di D. Chisciotte della Mancia
Commedia da recitarsi nel Seminario romano nelle correnti vacanze del
Carnevale 1692 da’ signori convittori delle Camere mezzane.
Argomento
Don Ramiro, infante di Andaluzia, ottenne per
consorte Erminda di Valenza, che forzata da suoi maggiori a queste nozze, da
lei per altro sdegnate per la morte di don Fernando di Catalogna, suo primo
sposo, passata in Andaluzia abborrì don Ramiro e, per
il dolore di un tale abborrimento lo fe’ cadere in un
delirio stravagante. Perdute in questa maniera le speranze della successione al
trono, machinava don Rodrigo, principe del sangue, qualche
tradimento alla vita di don Ramiro. Intanto capitò in quelle vicine campagne
Don Chisciotte della Mancia, impazzito per la lettura de’ libri dell’errante cavalleria
e in cerca d’una da lui sognata Sibilla, finché, incontratisi insieme don Ramiro
ed esso, furono a se stessi reciproco rimedio del proprio male.
La scena si
rappresenta in Andaluzia.
Prologo
Si finge la Pazzia, la quale si mostra cagione e rimedio dei deliri scambievoli
di don Ramiro e Don Chisciotte. Viene ella in un carro tirato da’ pazzi, i quali poi formano, per obbedirla, un ballo.
Atto i
Scena I. Don Chisciotte e Sancio Panza.
Don Chisciotte dichiara al suo scudiere l’impresa di volere impazzire per
secondare il genio della Sibilla.
Scena II. Galafrone e detti.
Galafrone fa palese la pazzia
di don Ramiro a Don Chisciotte, onde, temendo questi d’averlo competitore nelle
sue imprese, vuol superarlo nelle pazzie.
Scena III. Re, don Rodrigo e Dottore.
Vuole avere il re notizia del figlio principe, che delira. Rodrigo ed il
Dottore gli dan ragguaglio del succeduto. Si duole
poi il padre della prencipessa, che vien difesa da don
Rodrigo.
Scena IV. Don Rodrigo e Dottore.
Don Rodrigo machina d’avvelenar don Ramiro ed ottiene con promesse e col
dono d’una collana, in cui è il ritratto d’Erminda, l’opera del Dottore.
Scena V. Don Ramiro ed Erminda.
Sta per uccidere don Ramiro Erminda, sua sposa, la quale si dimostra
costante ancora in quel pericolo nell’affetto verso il suo primo sposo.
Scena VI. Don Garcia e detti.
Sopragiunge don Garzia e libera
la principessa dalla morte, perché don Ramiro lo crede per l’ombra di don Fernando
e, per rispetto di essa, lascia d’uccidere Erminda.
Scena VII. Don Chisciotte e Sancio.
Don Chisciotte vuol scrivere una lettera alla Sibilla e a tale effetto si
serve per segretario di Sancio, suo scudiere.
Scena VIII. Erminda, Galafrone e Don Chisciotte.
Mentre Erminda fugge dalla corte servita da Galafrone,
comanda a questo che ritorni a Siviglia per prendere un baulletto
di gioie ivi rimasto. Don Chisciotte, credendo che si parlasse della Sibilla,
si adira contro del re Alfonso, il quale per l’equivoco stima che ne abbia il
possesso.
Scena IX. Don Rodrigo e don Garzia.
Scuopre don Rodrigo a don
Garzia, suo figlio, il tradimento machinato contro la
vita di don Ramiro e gli domanda il suo aiuto, perché generale delle guardie, ma
don Garzia, come fedele al suo re, nega obbedirlo.
Scena X. Don Ramiro e Dottore.
Il Dottore persuade don Ramiro a bere la bevanda supposta avvelenata, ma
sorpreso il principe da stravagante delirio, pensando di ballare con le stelle,
tralascia di prenderla.
Scena XI. Re, don Rodrigo, don Garzia e detti.
Vede il re la bevanda preparata e ne interroga il Dottore. Questi risponde
essere la medicina per guarire il principe da’ deliri.
Intanto don Ramiro delirante, credendo di trovarsi fra’ pianeti, offerisce a’ principi che lo
circondano, stimati numi, la tazza che egli pensa esser piena di nettare; e nel
delirio va scoprendo l’ambizione e tradimento di don Rodrigo. Ne gusta al fine
sol poche stille don Garzia per facilitare il prenderla al principe, ma egli
cangiato delirio la sparge per terra.
Atto ii
Scena I. Don Ramiro, Dottore e paggi con quadri.
Don Ramiro per odio della sposa con nuovo delirio vuole abolire le immagini
tutte dell’eroine che sono nella sua galleria. Spezza vari ritratti, tra’ quali
però resta intatto quello d’Erminda per artificio del Dottore.
Scena II. Don Rodrigo e don Garzia.
Si sforza don Garzia di consolare il dolore di don Rodrigo, suo padre,
mentre piange il pericolo della vita del medesimo don Garzia per il veleno bevuto
nella medicina preparata dal Dottore a don Ramiro. Non consapevole al fine don
Garzia che la bevanda fosse mortale, stima deliri i pianti del genitore.
Scena III. Don Chisciotte ed Erminda travestita.
Erminda incontratasi nella sua fuga in Don Chisciotte, che andava in cerca
della Sibilla, gli chiede albergo e viene da lui servita, stimando egli del
portamento degl’abiti che fosse anch’essa un cavaliere errante.
Scena IV. Re e don Garzia.
Discorrono amendue sopra la fuga della principessa
e per le diligenze usate ne sperano il ritorno.
Scena V. D. Eleonora e detti.
All’arrivo di donna Eleonora è ragguagliato il re da don Garzia de’ deliri
di don Rodrigo, onde unitamente deplorano della regia l’improvise
disgrazie.
Scena VI. Sancio solo.
Va egli in cerca della Sibilla per presentarle la lettera del suo padrone.
Scena VII. Dottore e detto.
Sopragiunge il Dottore e dopo
vari disprezzi ed onori usati a Sancio, mostrandosi informato della Sibilla,
che ode esser cercata da esso, si offerisce a
ricapitarle la lettera, che da Sancio prontamente gl’è consegnata.
Scena VIII. Galafrone solo.
Mentre egli si porta ad eseguire gl’ordini di Erminda, sua signora, passa
per galleria ed ivi vedendo il di lei ritratto scontrafatto,
procura di ripulirlo.
Scena IX. Dottore solo.
Resta maravigliato della pazzia di Don Chisciotte
per la lettera scritta alla Sibilla e, volendo prendersi spasso, egli stesso si
pone a scrivere e gli risponde.
Scena X. D. Rodrigo e detto.
Don Rodrigo, veduto il Dottore, di cui andava in traccia per ucciderlo
affine d’assicurarsi meglio della segretezza del tradimento, e’ gli spara un colpo di pistola. Il Dottore, non colpito,
se n’ fugge. Don Rodrigo intanto prende il foglio della risposta e poi, udito calpestio
di gente, si nasconde per non essere scoperto dietro il quadro di Erminda.
Scena XI. Re, don Garzia, soldati e Rodrigo nascosto.
Acorre il re allo strepito
ed ordina che si cerchino gl’appartamenti.
Scena XII. Don Ramiro e detti.
Don Ramiro scuopre co’
suoi deliri per traditore don Rodrigo e lo ferisce nascosto, ma questi,
fingendo di delirare anch’esso, si libera dalla taccia d’infedeltà.
Scena XIII. Dottore, che viene correndo, e re.
Nella sua fuga s’incontra il Dottore nel re a cui espone il pericolo
passato e conferma il delirio di don Rodrigo.
Scena XIV. Galafrone
e poi Ramiro.
Ritornando col baullo Galafrone
ad Erminda, si getta in fiume per sottrarsi dall’incontro di don Ramiro, il
quale, però, ancor tra l’onde lo
seguita.
Scena XV. Erminda sola.
Mentre si trattiene nello sfogo delle sue malinconie Erminda vicino al
fiume Beti, vede portato da quell’acque don Ramiro,
che, da lei non conosciuto, viene animato a porsi in salvo.
Scena XVI. Don Ramiro tramortito e
detta, che lo pone su la riva.
Agitata Erminda dalla compassione dell’infelice consorte, risolve al fine
di scoprirsegli per sua sposa, ma indarno, essendo
disprezzata e fuggita da don Ramiro, che la crede una sirena del mare.
Scena XVII. Don Chisciotte e Sancio.
Sancio significa a don Chisciotte quanto ha egli operato nel ricapito della
lettera.
Scena XVIII. Don Rodrigo e detti.
Stanco don Rodrigo della sua fuga si pone a riposare. Sancio, stimolato
dalla fame, gli cerca le tasche, nelle quali ritrova appunto la risposta della
Sibilla, che già fu presa da don Rodrigo sul tavolino al Dottore. Nel leggerla
Don Chisciotte è sorpreso da uno svenimento, da cui, poscia riavutosi, ordina a
Sancio che dia rinfresco a don Rodrigo, da lui tenuto per il corriere.
Scena XIX. Re e don Garzia.
Dopo aver deplorate il re le sue miserie per la fuga di don Ramiro e di
Erminda, richiede don Garzia dello stato di don Rodrigo, suo padre.
Scena XX. Donna Eleonora e detti.
Portasi donna Eleonora a palesare al re la partenza di don Rodrigo ed a
consegnare a don Garzia una lettera a lui diretta e da quello lasciata prima
della sua fuga sul tavolino. Si legge la lettera publicamente
ed in essa la serie [sic] del
tradimento e la cagione del dolore di don Rodrigo, per il che stimando il re
non solo consapevole, ma ancora complice della trama don Garzia, sdegnato, lo fa
disarmare ed arrestare.
Atto iii.
Scena I. Dottore solo.
Si consola nel ritrovarsi tra’ boschi con riflettere ai pericoli che
incontrerebbe nella città.
Scena II. Don Chisciotte e detto.
Incontratosi Don Chisciotte nel Dottore e, pensando averne cagione
sufficiente, lo vuole uccidere. Il Dottore, però, si libera dalla morte con
l’invenzione di fargli credere per ritratto della Sibilla quello di Erminda.
Scena III. Re e donna Eleonora.
Difende donna Eleonora appresso il re il suo cugino don Garzia e si offerisce con nuovo strattagemma di farne palese l’innocenza.
Scena IV. Re nascosto, don Garzia e donna Eleonora.
Donna Eleonora pone in cimento la fedeltà di don Garzia verso il suo principe,
stimolandolo a togliersi dalla prigionia colla forza ed affetto de’ suoi soldati.
Si mostra, però, costante don Garzia, rigettando ogni scampo della sua morte
per non essere infedele verso il suo re. Assicurato da tali sentimenti, don
Alfonso lo ripone nella sua grazia.
Scena V. Don Ramiro ed Erminda.
Disprezza tuttavia don Ramiro le preghiere di Erminda, la quale disperata
per l’ostinazione del suo sposo, che, per ne pure
vederla si benda gl’occhi, parte in animo d’uccidersi.
Scena VI. Don Chisciotte con il ritratto e collana tolta al collo,
Sancio e don Ramiro bendato.
Don Ramiro seguita a parlare con Erminda già fuggita. Don Chisciotte invidia
quella nuova pazzia di bendarsi gl’occhi e invia Sancho verso don Ramiro, perché
gliene riporti qualche altra da imitare. Sancio, però, presto ritorna, perché
stima che seco parli e lo scacci. Finalmente non udendo rispondersi don Ramiro
da Erminda, si sbenda gl’occhi e parte.
Scena VII. Don Chisciotte e Sancio.
Per timore di non [sic] essere
superato nella pazzia da don Ramiro, si fa Don Chisciotte bendar gl’occhi dal
suo scudiere.
Scena VIII. Don Rodrigo solo.
Ristorato don Rodrigo dalla stanchezza e dalla debolezza per il sangue
sparso dalla ferita ricevuta da don Ramiro, determina d’allontanarsi dal regno.
Scena IX. Dottore e detto.
S’incontra a caso il Dottore con don Rodrigo, e di bel nuovo gl’è dal
medesimo minacciata la morte. Egli, per togliersi dal pericolo, asserisce che
la bevanda preparata a don Ramiro fu senza veleno e insieme gli manifesta la
prigionia di don Garzia e la cagione di essa. Don Rodrigo perdona al Dottore la
vita e risolve di ritornare con esso alla corte per difesa di don Garzia.
Scena X. Don Chisciotte col capo fasciato e bendato, che entra
cadendo in scena, e Sancio.
Sgridato Sancio da Don Chisciotte perché l’avvisa ad aver qualche
compassione al suo capo, si ritira in disparte e lascia che il padrone seguiti
le sue pazzie.
Scena XI. Don Ramiro e detti.
Sfogando don Ramiro i suoi affetti verso Erminda partita e verso il di lei
ritratto, che vede pendere dal collo di Don Chisciotte giacente a sedere bendato,
questi pensa essere la Sibilla, che, mossa a compassione delle sue capate,
venga a consolarlo. Ricordatosi poi don Ramiro dell’odio concepito contro di Erminda,
vuol fuggir dal suo aspetto, e Don Chisciotte, seguitando a crederlo per la
Sibilla, cerca di trattenerlo, ma in sua vece afferra Sancio e seco discorre.
Sbendatosi alla fine Don Chisciotte nè vedendo la
Sibilla, domanda di lei a don Ramiro e poi gli mostra il ritratto che egli
porta di Erminda, contro di cui quello, sdegnato, glielo toglie all’improviso di mano e parte.
Scena XII. Re e donna Eleonora.
Ammira il re la fedeltà di don Garzia nell’essere andato in traccia dell’infante
prima ancor di curarsi. Donna Eleonora piange il pericolo del cugino per
l’assaggio della bevanda stimata avvelenata, ed il re accompagna le di lei
lacrime con con altrettante, che egli sparge per la
perdita di don Ramiro.
Scena XIII. Don Rodrigo, Dottore e detti.
Alla presenza del re, deplora il Dottore la sua disgrazia, e don Rodrigo,
esposto prima il suo pentimento, perora per don Garzia. Il re freme di sdegno
contro di essi, e donna Eleonora loro rimprovera la fellonia.
Scena XIV. Don Garzia e detti.
Dopo sfogato lo sdegno contro don Rodrigo, suo padre, porta don Garzia l’avviso
felice dell’infante ritrovato. Se ne rallegra il re e, comandata la custodia
delle persone di don Rodrigo e del Dottore, si parte ad incontrarlo. Il Dottore
intanto accenna a donna Eleonora la falsità del veleno.
Scena XV. Erminda e Galafrone con il baullo.
Racconta Galafrone alla principessa l’incontro
avuto con don Ramiro e come fu da quello seguitato fino nell’acque. Erminda,
aperto il baullo e preso un cuor d’argento nel quale
si racchiudeva quello di don Fernando, piange di nuovo la perdita del suo primo
sposo, ma con qualche pietà ancora verso di don Ramiro.
Scena XVI. Don Ramiro e detti.
Galafrone, per liberarsi dall’importunità
di don Ramiro gli dona uno specchio cavato dal baullo,
ed Erminda si maschera per non esser di nuovo abborrita da esso e fuggita. Don
Ramiro, veduto il cuore d’argento in mano ad Erminda gliel’ toglie e con esso
vuol partire in cerca ancor’egli della Sibilla, divenuto
in ciò emolo di Don Chisciotte dopo il discorso avutone
con esso. Prima di partire, però, chiede contezza della Sibilla ad Erminda e
gliene mostra il ritratto, che era appunto quello stesso di Erminda. Ella gli
risponde che l’aspetti e sarà la prima che incontrerà.
Scena XVII. Don Chisciotte in abito da donna che fila, Sancio e don
Ramiro.
Comparso in tal abito, Don Chisciotte spedisce Sancio a promulgarne da per tutto la fama. Don Ramiro in disparte si querela di
Erminda.
Scena XVIII. Don Ramiro e Don Chisciotte.
Don Ramiro, veduto prima d’ogn’altro Don Chisciotte vestito da donna, stima
che sia la Sibilla. Don Chisciotte gode d’esser creduto tale, perché così spera
di riacquistare la sua collana con il ritratto che tiene al collo don Ramiro. Amendue poi con l’invenzione della buona ventura e dello specchio
scambievolmente si sanano dalla pazzia e deplorano i lor passati deliri.
Scena XIX. Sancio, Galafrone e detti.
Restituti amendue
alla saviezza, Don Chisciotte ordina a Sancio che più non lo chiami con tal nome,
e don Ramiro, a Galafrone che più non gli parli della
Sibilla. Indi l’un dall’altro a vicenda riconosce il rimedio del proprio male.
Scena XX. Erminda in abito di donna e detti.
Trovando Erminda don Ramiro già savio e don Ramiro Erminda già dimenticata
di don Fernando, si uniscono con giubilo in perpetua concordia e vogliono
portarne il godimento alla corte. Tratanto Don
Chisciotte avvisa a Sancio che egli non è più scudiere e gli significa la sua
qualità ed impiego.
Scena ultima. Re e tutti.
Sopragiunge il re e fatto
consapevole del tutto, ne gioisce insieme con tutta la corte, in cui, volendo
trattener Don Chisciotte, questi ne ricusa l’invito. Don Ramiro, informato del
delitto di don Rodrigo e del Dottore, che vede incatenati, intercede per essi e
ne ottiene la grazia. Tutti infine colmi di gioia partono di ritorno a Siviglia.
Nomi de’ personaggi e de’ signori recitanti
Don Alfonso, re di Andaluzia Don Ramiro infante, suo figlio furioso Donna Erminda di Valenza, sua sposa Don Rodrigo, principe del Sangue Don Garzia, suo figlio, Generale dell’armi regie Donna Eleonora, sua cugina, in abito virile Dottore, medico di don Ramiro Don Chisciotte della Mancia, cavaliere errante Sancio Panza, suo scudiere Galafrone, svizzero della guardia
reale |
Sig. marchese Bernardo Guadagni Sig. Francesco Viale Sig. Paolino Santini Sig. Giulio Scarlatti Sig. Agostino Viale Sig. Cornelio Bandini Sig. Giovanni Francesco Pungelli Sig. Bartolomeo Prospero Bottini Sig. Vincenzo Santini Sig. barone Bertramo Ant. de Vuachtendonch |
Intermezzi
Nel primo intermezzo del ballo de’ moretti e paggi operano:
Il sig. Cornelio Bandini
Il sig. conte Giovanni Amanzio della Porta Il sig. marchese Giovanni Battista Riario Il sig. Paolino Santini Il sig. marchese Francesco Grimaldi |
Il sig. conte Roberto Zefferini
Il sig. marchese Filippo Spinola Il sig. Vincenzo Santini Il sig. abbate Federico Zefferini |
Nel secondo intermezzo del cavallo troiano con combattimento de’ greci e
de’ troiani e con introduzione in musica operano:
dalla parte de’ Troiani: Il sig. marchese Bernardo Guadagni Il sig. Alessandro Marucelli Il sig. conte Giovanni Amanzio della Porta Il sig. Agostino Viale Il sig. Giulio Scarlatti Il sig. marchese Filippo Spinola Il sig. conte Roberto Zefferini |
dalla parte de’ Greci: Il sig. barone Bertramo Ant.
de Vuachtendonch Il sig. marchese Berlingiero
Sampieri Il sig. Tomaso Buonauenturi Il sig. conte Giuseppe degl’Atti Il sig. marchese Giovanni Battista Riario Il sig. marchese Francesco Grimaldi Il sig. Vincenzo Santini |
Nella corte oltre i sudetti operano:
Il sig. conte Domenico Albani Il sig. marchese Tiberio Crivelli Il sig. Lorenzo Fiaschi Il sig. canonico Livio Mugiasca Il sig. don Ferdinando Sosa Suárez |
Il sig. Roberto Marucelli Il sig. abbate Giovanno
Battista Alemanni Il sig. abbate Giovanno
Battista Goffredi Il sig. marchese Paolo Magnani |
Maestro di ballo e maestro di scherma: Giovanni Battista Pinaci e Giuliano
Modesti
Edizione
dello scenario Rm98
Scenario di D. Chisciotte della Mancia
Comedia da recitarsi nelle
correnti vacanze del Carnevale 1698 da’ signori convittori
del Seminario romano.
Argomento
Don Ramiro, infante di Andaluzia, ottenne per consorte
Erminda di Valenza, che, forzata da suoi maggiori a queste nozze da lei per
altro sdegnate per la morte di don Fernando di Catalogna, suo primo sposo,
passata in Andaluzia abborrì don Ramiro, e per il
dolore di un tale abborrimento lo fe’ cadere in un
delirio stravagante. Perdute in questa maniera le speranze della successione al
trono, machinava don Rodrigo, principe del sangue,
qualche tradimento alla vita di don Ramiro. Intanto capitò in quelle vicine
campagne Don Chisciotte della Mancia, impazzito per la lettura de’ libri
dell’errante cavalleria, e in cerca d’una da lui sognata Sibilla, finché, incontratisi
insieme don Ramiro ed esso, furono a se stessi reciproco rimedio del proprio
male.
La scena si
rappresenta in Andaluzia.
Prologo
Si finge la Pazzia, la quale si mostra cagione e rimedio dei deliri scambievoli
di don Ramiro e Don Chisciotte. Viene ella in un carro tirato da’ pazzi, i quali poi formano, per obbedirla, un ballo.
Atto i
Scena I. Don Chisciotte e Sancio Panza.
Don Chisciotte dichiara al suo scudiere l’impresa di volere impazzire per
secondare il genio della Sibilla.
Scena II. Galafrone e detti.
Galafrone fa palese la pazzia
di don Ramiro a Don Chisciotte, onde, temendo questi d’averlo competitore nelle
sue imprese, vuol superarlo nelle pazzie.
Scena III. Re, don Rodrigo e Dottore.
Vuole avere il re notizia del figlio principe, che delira. Rodrigo ed il
Dottore gli dan ragguaglio del succeduto. Si duole
poi il padre della principessa, che vien difesa da don Rodrigo.
Scena IV. Don Rodrigo e Dottore.
Don Rodrigo machina d’avvelenar don Ramiro ed ottiene con promesse e col
dono d’una collana, in cui è il ritratto d’Erminda, l’opera del Dottore.
Scena V. Don Ramiro ed Erminda.
Sta per uccidere don Ramiro Erminda sua sposa, la quale si dimostra
costante ancora in quel pericolo dell’ affetto verso il suo primo sposo.
Scena VI. Don Garzia e detti.
Sopragiunge don Garzia e libera
la principessa dalla morte, perché don Ramiro lo crede per l’ombra di don
Fernando, e per rispetto di essa lascia d’uccidere Erminda.
Scena VII. Don Chisciotte e Sancio.
Don Chisciotte vuol scrivere una lettera alla Sibilla e a tale effetto si
serve per segretario di Sancio, suo scudiere.
Scena VIII. Erminda, Galafrone
e Don Chisciotte.
Mentre Erminda fugge dalla corte servita da Galafrone,
comanda a questo che ritorni a Siviglia per prendere un baulletto
di gioie ivi rimasto. Don Chisciotte credendo che si parlasse della Sibilla, si
adira contro del re Alfonso, il quale, per l’equivoco stima che ne abbia il
possesso.
Scena IX. Don Rodrigo e don Garzia.
Scuopre don Rodrigo a don Garzia,
suo figlio il tradimento machinato contro la vita di don
Ramiro, e gli domanda il suo aiuto perché generale delle guardie, ma don Garzia,
come fedele al suo re, nega obbedirlo.
Scena X. Don Ramiro e Dottore.
Il Dottore persuade don Ramiro a bere la bevanda supposta avvelenata, ma,
sorpreso il prencipe da stravagante delirio, pensando
di ballare con le stelle, tralascia di prenderla.
Scena XI. Re, don Rodrigo, don Garzia e detti.
Vede il re la bevanda preparata e ne interroga il Dottore. Questi risponde
essere la medicina per guarire il prencipe da’ deliri. Intanto don Ramiro delirante, credendo di trovarsi
fra’ pianeti, offerisce a’ principi
che lo circondano, stimati numi, la tazza che egli pensa esser piena di nettare;
e nel delirio va scoprendo l’ambizione e tradimento di don Rodrigo. Ne gusta al
fine sol poche stille don Garzia per facilitare il prenderla al prencipe, ma egli, cangiato delirio, la sparge per terra.
Atto ii
Scena I. Don Ramiro e Dottore.
Don Ramiro per odio della sposa con nuovo delirio vuole abolire le immagini
tutte dell’eroine che sono nella sua galleria. Spezza vari ritratti, tra’ quali
però resta intatto quello d’Erminda per artificio del Dottore.
Scena II. Rodrigo e don Garzia.
Si sforza don Garzia di consolare il dolore di don Rodrigo, suo padre,
mentre piange il pericolo della vita del medesimo don Garzia per il veleno bevuto
nella medicina preparata dal Dottore a don Ramiro. Non consapevole al fine don Garzia
che la bevanda fosse mortale, stima deliri i pianti del genitore.
Scena III. Don Chisciotte ed Erminda travestita.
Erminda, incontratasi nella sua fuga in Don Chisciotte che andava in cerca
della Sibilla, gli chiede albergo, e viene da lui servita; stimando egli del
portamento degl’abiti, che fosse anch’essa un cavaliere errante.
Scena IV. Re e Don Garzia.
Discorrono amendue sopra la fuga della principessa,
e per le diligenze usate, ne sperano il ritorno.
Scena V. Donna Eleonora e detti.
All’arrivo di donna Eleonora, è ragguagliato il re da don Garzia de’ deliri
di don Rodrigo, onde unitamente deplorano della regia l’improvise
disgrazie.
Scena VI. Sancio solo.
Va egli in cerca della Sibilla per presentarle la lettera del suo padrone.
Scena VII. Dottore e detto.
Sopragiunge il Dottore, e dopo
vari disprezzi ed onori usati a Sancio, mostrandosi informato della Sibilla,
che ode esser cercata da esso, si offerisce a
ricapitarle la lettera, che da Sancio prontamente gli è consegnata.
Scena VIII. Galafrone solo.
Mentre egli si porta ad eseguire gl’ordini di Erminda, sua signora, passa
per la galleria ed ivi vedendo il di lei ritratto scontrafatto,
procura di ripulirlo.
Scena IX. Dottore solo.
Resta maravigliato della pazzia di Don Chisciotte
per la lettera scritta alla Sibilla e, volendo prendersi spasso, egli stesso si
pone a scrivere e gli risponde.
Scena X. Don Rodrigo e detto.
Don Rodrigo, veduto il Dottore, di cui andava in traccia per ucciderlo
affine d’assicurarsi meglio della segretezza del tradimento, gli spara un colpo
di pistola. Il Dottore non colpito se n’ fugge. Don Rodrigo, intanto, prende il
foglio della risposta e poi, udito calpestio di gente, si nasconde per non
esser scoperto dietro il quadro di Erminda.
Scena XI. Re, don Garzia, soldati e Rodrigo nascosto.
Acorre il re allo strepito ed
ordina che si cerchino gl’appartamenti.
Scena XII. Don Ramiro e detti.
Don Ramiro scuopre co’
suoi deliri per traditore don Rodrigo e lo ferisce nascosto, ma questi,
fingendo di delirare anch’esso, si libera dalla taccia d’infedeltà.
Scena XIII. Dottore, che viene correndo, e re.
Nella sua fuga s’incontra il Dottore nel re, a cui espone il pericolo passato
e conferma il delirio di don Rodrigo.
Scena XIV. Galafrone e poi Ramiro.
Ritornando col baullo Galafrone
ad Erminda, si getta in fiume per sottrarsi dall’incontro di don Ramiro, il
quale però ancor tra l’onde lo
seguita.
Scena XV. Erminda sola.
Mentre si trattiene nello sfogo delle sue malinconie Erminda vicino al
fiume Beti, vede portato da quell’acque don Ramiro,
che, da lei non conosciuto, viene animato a porsi in salvo.
Scena XVI. Don Ramiro tramortito e detta, che lo pone
su la riva.
Agitata Erminda dalla compassione dell’infelice consorte, risolve al fine
di scoprirsegli per sua sposa, ma indarno, essendo
disprezzata e fuggita da don Ramiro, che la crede una sirena del mare.
Scena XVII. Don Chisciotte e Sancio.
Sancio significa a Don Chisciotte quanto ha egli operato nel ricapito della
lettera.
Scena XVIII. Don Rodrigo e detti.
Stanco don Rodrigo della sua fuga, si pone a riposare. Sancio, stimolato
dalla fame, gli cerca le tasche, nelle quali ritrova appunto la risposa della
Sibilla, che già fu presa da don Rodrigo sul tavolino al Dottore. Nel leggerla Don Chisciotte è sorpreso da uno svenimento,
da cui, poscia riavutosi, ordina a Sancio che dia rinfresco a don Rodrigo, da
lui tenuto per il corriere.
Scena XIX. Re e don Garzia.
Dopo aver deplorate il re le sue miserie per la fuga di don Ramiro e di
Erminda, richiede don Garzia dello stato di don Rodrigo, suo padre.
Scena XX. Donna Eleonora e detti.
Portasi donna Eleonora a palesare al re la partenza di don Rodrigo ed a
consegnare a don Garzia una lettera a lui diretta e da quello lasciata prima
della sua fuga sul tavolino. Si legge la lettera publicamente,
ed in essa la serie [sic] del
tradimento e la cagione del dolore di don Rodrigo, per il che, stimando il re
non solo consapevole, ma ancora complice della trama don Garzia, sdegnato lo fa
disarmare ed arrestare.
Atto iii
Scena I. Dottore solo.
Si consola nel ritrovarsi tra’ boschi con riflettere ai pericoli che
incontrerebbe nella città.
Scena II. Don Chisciotte e detto.
Incontratosi Don Chisciotte nel Dottore e pensando averne cagione
sufficiente, lo vuole uccidere. Il Dottore, però, si libera dalla morte con l’invenzione
di fargli credere per ritratto della Sibilla quello di Erminda.
Scena III. Re e donna Eleonora.
Difende donna Eleonora appresso il re suo cugino don Garzia e si offerisce con nuovo strattagemma di farne palese l’innocenza.
Scena IV. Re nascosto, don Garzia e donna Eleonora.
Donna Eleonora pone in cimento la fedeltà di don Garzia verso il suo principe,
stimolandolo a togliersi dalla prigionia con la forza ed affetto de’ suoi soldati.
Si mostra però costante don Garzia, rigettando ogni scampo della sua morte per non
essere infedele verso il suo re. Assicurato da tali sentimenti, don Alfonso lo
ripone nella sua grazia.
Scena V. Don Ramiro ed Erminda.
Disprezza tuttavia don Ramiro le preghiere di Erminda, la quale disperata
per l’ostinazione del suo sposo, che per ne pure vederla si benda gl’occhi, parte con animo d’uccidersi.
Scena VI. Don Chisciotte con il ritratto e collana
tolta al collo, Sancio e don Ramiro bendato.
Don Ramiro seguita a parlare con Erminda già fuggita. Don Chisciotte invidia
quella nuova pazzia di bendarsi gl’occhi e invia Sancho verso don Ramiro, perché
gliene riporti qualche altra da imitare. Sancio, però, presto ritorna, perché
stima che seco parli e lo scacci. Finalmente non udendo rispondersi don Ramiro
da Erminda, si sbenda gl’occhi e parte.
Scena VII. Don Chisciotte e Sancio.
Per timore di non essere superato nella pazzia di don Ramiro si fa Don
Chisciotte bendar gl’occhi dal suo scudiere.
Scena VIII. Don Rodrigo solo.
Ristorato don Rodrigo dalla stanchezza e dalla debolezza per il sangue
sparso dalla ferita ricevuta da don Ramiro, determina d’allontanarsi dal regno.
Scena IX. Dottore e detto.
S’incontra a caso il Dottore con don Rodrigo, e di bel nuovo gl’è dal
medesimo minacciata la morte. Egli, per togliersi dal pericolo, asserisce che
la bevanda preparata a don Ramiro fu senza veleno e insieme gli manifesta la
prigionia di don Garzia e la cagione di essa. Don Rodrigo perdona al Dottore la
vita e risolve di ritornare con esso alla corte per difesa di don Garzia.
Scena X. Don Chisciotte col capo fasciato e bendato
che entra cadendo in scena e Sancio.
Sgridato Sancio da Don Chisciotte perché l’avisa
ad aver qualche compassione al suo capo, si tira in disparte e lascia che il padrone
seguiti le sue pazzie.
Scena XI. Don Ramiro e detti.
Sfogando don Ramiro i suoi affetti verso Erminda partita e verso il di lei
ritratto, che vede pendere dal collo di Don Chisciotte giacente a sedere bendato,
questi pensa essere la Sibilla, che, mossa a compassione delle sue capate,
venga a consolarlo. Ricordatosi poi don Ramiro dell’odio concepito contro
d’Erminda, vuol fuggir dal suo aspetto, e Don Chisciotte, seguitando a crederlo
per la Sibilla, cerca di trattenerlo, ma in sua vece afferra Sancio e seco
discorre. Sbendatosi alla fine Don Chisciotte, nè
vedendo la Sibilla, domanda di lei a don Ramiro e poi gli mostra il ritratto
che egli porta di Erminda, contro di cui quello, sdegnato, glielo toglie all’improviso di mano e parte.
Scena XII. Re e donna Eleonora.
Ammira il re la fedeltà di don Garzia nell’essere andato in traccia dell’infante
prima ancor di curarsi. Donna Eleonora piange il pericolo del cugino per
l’assaggio della bevanda stimata avvelenata, ed il re accompagna le di lei
lacrime con con altrettante che egli sparge per la
perdita di don Ramiro.
Scena XIII. Don Rodrigo, Dottore e detti.
Alla presenza del re deplora il Dottore la sua disgrazia, e don Rodrigo,
esposto prima il suo pentimento, perora per don Garzia. Il re freme di sdegno
contro di essi, e donna Eleonora loro rimprovera la fellonia.
Scena XIV. Don Garzia e detti.
Dopo sfogato lo sdegno contro don Rodrigo, suo padre, porta don Garzia l’avviso
felice dell’infante ritrovato. Se ne rallegra il re e, comandata la custodia
delle persone di don Rodrigo e del Dottore, si parte ad incontrarlo. Il Dottore,
intanto, accenna a donna Eleonora la falsità del veleno.
Scena XV. Erminda e Galafrone
con il baullo.
Racconta Galafrone alla principessa l’incontro
avuto con don Ramiro e come fu da quello seguitato fino nell’acque. Erminda
aperto il baullo e preso un cuor d’argento, nel quale
si racchiudeva quello di don Fernando, piange di nuovo la perdita del suo primo
sposo, ma con qualche pietà ancora verso di don Ramiro.
Scena XVI. Don Ramiro e detti.
Galafrone, per liberarsi
dall’importunità di don Ramiro, gli dona uno specchio cavato dal baullo, ed Erminda si maschera per non esser di nuovo
abborrita da esso e fuggita. Don Ramiro, veduto il cuore d’argento in mano di
Erminda gliel toglie e con esso vuol partire in cerca
ancor’egli della Sibilla, divenuto in ciò emolo di Don Chisciotte dopo il discorso avutone con esso. Prima
di partire, però, chiede contezza della Sibilla ad Erminda e gliene mostra il
ritratto, che era appunto quello stesso di Erminda. Ella gli risponde che
l’aspetti e sarà la prima che incontrerà.
Scena XVII. Don Chisciotte in abito da donna che fila,
Sancio e don Ramiro.
Comparso in tal abito, Don Chisciotte spedisce Sancio a promulgarne da per tutto la fama. Don Ramiro in disparte si querela di
Erminda.
Scena XVIII. Don Ramiro e Don Chisciotte.
Don Ramiro, veduto prima d’ogn’altro Don Chisciotte vestito da donna, stima
che sia la Sibilla. Don Chisciotte gode d’esser creduto tale, perché così spera
di riacquistare la sua collana con il ritratto, che tiene al collo don Ramiro. Amendue poi con l’invenzione della buona ventura e dello specchio
scambievolmente si sanano dalla pazzia e deplorano i lor passati deliri.
Scena XIX. Sancio, Galafrone
e detti.
Restituti amendue
alla saviezza, Don Chisciotte ordina a Sancio che più non lo chiami con tal nome,
e don Ramiro, a Galafrone che più non gli parli della
Sibilla. Indi l’un dall’altro a vicenda riconosce il rimedio del proprio male.
Scena XX. Erminda in abito di donna e detti.
Trovando Erminda don Ramiro già savio e don Ramiro Erminda già dimenticata
di don Fernando, si uniscono con giubilo in perpetua concordia e vogliono
portarne il godimento alla corte. Tra tanto Don Chisciotte avvisa a Sancio che
egli non è più scudiere e gli significa la sua qualità ed impiego.
Scena ultima. Re e tutti.
Sopragiunge il re e, fatto
consapevole del tutto, ne gioisce insieme con tutta la corte, in cui volendo
trattener Don Chisciotte, questi ne ricusa l’invito. Don Ramiro, informato del
delitto di don Rodrigo e del Dottore, che vede incatenati, intercede per essi e
ne ottiene la grazia. Tutti infine colmi di gioia partono di ritorno a Siviglia.
Nomi de’ signori che operano
Nel Prologo ballano:
Il sig. Giuseppe Belcredi Il sig. Gregorio Morici |
Il sig. marchese Francesco Sagrari
Il sig. marchese D. Baldassarre Erba |
Nella Comedia rappresentano:
Don Chisciotte della Mancia, cavaliere errante Sancio Panza, suo scudiero Don Alfonso, re di Andaluzia Don Ramiro, infante, suo figlio Donna Erminda di Valenza, sua sposa Don Rodrigo, principe del sangue Don Garzia, suo figlio, Generale dell’armi regie Donna Eleonora, sua cugina in abito virile Dottore, medico di don Ramiro Galafrone, svizzero della guardia
reale |
Sig. Carlo Collicola Sig. Giacomo Lomellino Sig. marchese Francesco Sagrati Sig. Giuseppe Belcredi Sig. marchese Carlo Spinola Sig. abbate Annibale Albani Sig. conte Francesco Aureli Sig. abbate Pompeo Amadei Sig. conte Girolamo Bolognetti
Sig. Giovanni Battista Buzi |
Nel secondo intermezzo operano:
Il sig. conte Girolamo Bolognetti Il sig. Gregorio Morici Il sig. Ambrogio Dietrichstein
conte del S.R.I. Il sig. abbate Annibale Albani |
Il sig. Giovanni Battista Buzi
Il sig. Giuseppe Belcredi Il sig. marchese D. Baldassar
Erba Il sig. Giacomo Lomellini |
Maestro di ballo italiano: Sig. Giovanni Battista Rossi. Maestro di scherma: Sig. Giuliano Modesti. |
Maestro di ballo francese: Monsù Gabriele Dal Mazzo. |
Edizione
dello scenario Rm12
Un pazzo guarisce l’altro, opera serioridicola del signor Girolamo Gigli da rappresentarsi
nel Seminario romano da’ signori convittori delle
camere maggiori nelle vacanze del carnevale dell’anno MDCCXII.
Argomento
Don Ramiro, infante di Andaluzia, ottenne per
consorte Erminda di Valenza, che, forzata da’ suoi maggiori
a queste nozze, da lei per altro sdegnate per la morte di don Fernando di
Catalogna, suo primo sposo, passata in Andaluzia,
aborrì don Ramiro e, per il dolore d’un tale abborrimento lo fe’ cadere in un delirio stravagante. Difficoltate in
questa maniera le speranze della successione al trono, machinava
don Rodrigo, prencipe del sangue, qualche tradimento
alla vita di don Ramiro. Intanto capitò in quelle vicine campagne Don
Chisciotte della Mancia, impazzito per la lettura dei libri dell’errante cavalleria,
andando in cerca d’una da lui sognata Sibilla. Finché, incontratisi insieme don
Ramiro ed esso, furono a se stessi reciproco rimedio del proprio male.
La Scena si
rappresenta in Andaluzia.
Atto primo
Scena prima. Don Chisciotte e
Sancio Panza. Scena seconda. Galafrone e detti. Scena terza. Re, don Rodrigo e
Dottore. Scena quarta. Don Rodrigo e
Dottore. Scena quinta. Don Ramiro ed
Erminda. Scena sesta. Don Garzia e detti. |
Scena settima. Don Chisciotte e
Sancio. Scena ottava. Erminda, Galafrone e Don Chisciotte. Scena nona. Don Rodrigo e don
Garzia. Scena decima. Don Ramiro e
Dottore. Scena undecima. Re, don Rodrigo, don
Garzia e detti. |
Atto secondo
Scena prima. Don Ramiro e
Dottore. Scena seconda. Don Rodrigo e don
Garzia. Scena terza. Don Chisciotte ed
Erminda travestita. Scena quarta. Re e don Garzia. Scena quinta. Donna Eleonora e
detti. Scena sesta. Sancio solo. Scena settima. Dottore e detto. Scena ottava. Galafrone solo. Scena nona. Dottore solo. Scena decima. Don Rodrigo e detto. |
Scena undecima. Re, don Garzia, soldati
e don Rodrigo nascosto. Scena duodecima. Don Ramiro e detti. Scena decimaterza.
Dottore e re. Scena decimaquarta.
Galafrone e poi don Ramiro. Scena decimaquinta.
Erminda sola. Scena decimasesta.
Don Ramiro
tramortito e detta, che lo pone su la riva. Scena decimasettima.
Don Chisciotte e
Sancio. Scena decimaottava. Don Rodrigo e detti. Scena decimanona.
Re e don Garzia. Scena vigesima. Donna Eleonora e
detti. |
[Atto terzo]
Scena prima. Dottore solo. Scena seconda. Don Chisciotte e
detto Scena terza. Re e donna Eleonora. Scena quarta. Re, don Garzia e donna
Eleonora. Scena quinta. Don Ramiro ed
Erminda. Scena sesta. Don Chisciotte,
Sancio e don Ramiro. Scena settima. Don Chisciotte e
Sancio. Scena ottava. Don Rodrigo solo. Scena nona. Dottore e detto. Scena decima. Don Chisciotte e
Sancio. |
Scena undecima. Don Ramiro e detti. Scena duodecima. Re e donna Eleonora.
Scena decimaterza.
Don Rodrigo,
Dottore e detti. Scena decimaquarta. Don Garzia e detti. Scena decimaquinta.
Erminda e Galafrone. Scena decimasesta.
Don Ramiro e detti. Scena decimasettima.
Don Chisciotte,
Sancio e don Ramiro. Scena decimottava. Don Ramiro e Don
Chisciotte. Scena decimanona.
Sancio, Galafrone e detti. Scena vigesima. Erminda e detti. Scena ultima. Re e tutti. |
Attori dell’opera
Don Chisciotte della Mancia, cavaliere errante Sancio Panza, suo scudiero Don Alfonso, re d’Andaluzia Don Ramiro, infante, suo figlio Donna Erminda di Valenza, sua sposa Don Rodrigo, principe del sangue Don Garzia, suo figlio, generale dell’armi regie Donna Eleonora, sua cugina, in abito virile Dottore, medico di don Ramiro Galafrone, svizzero della guardia
reale |
Sig. Ludovico Gigli Sig. Giglio Gigli Sig. abbate D. Troiano d’Acquaviva de’ duchi d’Atri Sig. Carlo Emanuele Durazzo Sig. Ottavio Dini Sig. Luigi Multedo Sig. Antonio Guarnieri Sig. marchese Ferdinando de Rossi Sig. conte Giuseppe Lolli Brancaleoni
Sig. conte Giuseppe Ciceri |
Intermezzo primo
Ballano rappresentando i sette pianeti:
Il sig. conte Giuseppe Ciceri Il sig. conte Carlo Francesco Durini Il sig. Ottavio Dini Il sig. Giglio Gigli |
Il sig. Ludovico Gigli Il sig. duca Mariano Landolina
de’ duchi della Verdura Il sig. conte Giovanni Stoppani |
Intermezzo secondo
Fanno un ballo spagnuolo:
Il sig. Carlo Emanuele Durazzi Il sig. conte Giuseppe Ciceri Maestro di ballo: |
Il sig. conte Carlo Francesco Durini Il sig. Ludovico Gigli Monsù Massimilano Dalmazzo. |
Edizione
dello scenario Mv1
Un pazzo guarisce l’altro
Commedia.
Argumento della favola
Don Ramiro, infante d’Andaluzia, amò ardentemente
Erminda, principessa di Valenza, doppo che restò vedova
del prencipe di Catalogna e, benché Erminda non volesse
essere a verun patto consenziente alle seconde nozze
per non cancellare con l’immagine di nuovo sposo la memoria del suo estinto consorte,
fu violentata dal re di Valenza, suo padre, a passare al talamo di don Ramiro.
Obbedì Erminda al genitore, ma tenne sempre lontane dal suo cuore le fiamme del
nuovo amante con un fiume di continue lacrime né potè
già mai insegnare altro linguaggio a’ suoi sospiri
che il nome de suo perduto principe don Fernando. Tra i pianti d’Erminda più
s’accesero gl’incendi di don Ramiro, quali a poco a poco salirono ad avvampargli
la mente fino che l’amore s’armò in furia e diventò nemico implacabile di tutto
il sesso donnesco. Intanto si raggirava per quelle campagne Don Chisciotte
della Mancia, famoso cavaliere errante, cercando di segnalarsi nelle avventure
per meritare gl’affetti della Sibilla, ch’era l’amata cagione delle sue eroiche
pazzie. Sì che le stravaganze dell’un pazzo e dell’altro ordiscono il filo
della presente opera e lo sciolgono [il filo][153] come vedrai
servendo la pazzia dell’uno per rimedio della pazzia dell’altro.
Personaggi
Don Alfonso, re d’Andaluzia.
Don Ramiro, suo figlio, furioso amante di
Donna Erminda, principessa di Valenza.
Don Diego, figlio di detta principessa.
Don Rodrigo, prencipe del sangue d’Alfonso.
Don Garzia, figlio del medesimo don Rodrigo.
Don Alvaro, amico di don Garzia.
Don Chisciotte della Mancia, cavalier errante.
Arlecchino Pagnotta, suo scudiere.
Dottore, medico di don Ramiro e confidente del re.
Galafrone, svizzero soldato
della Guardia.
Atto primo
Scena prima.
Selva.
Don Chisciotte ed
Arlecchino
Don Chisciotte, per dar l’ultime riprove della
sua fedeltà alla Sibilla, da lui fantasticamente amata, risolve d’impazzire, ed
Arlecchino lo va facetamente motteggiando. In questo
Scena seconda.
Galafrone gridando dentro la scena e detti.
Galafrone, doppo
alcuni lazzi ed equivoci con Don Chisciotte, che li fa cangiar nome, racconta
la pazzia di don Ramiro caggionata dalla poca
corrispondenza d’amore di donna Erminda, principessa di Valenza, sua sposa. Don
Chisciotte, sentendo che don Ramiro era uscito di palazzo in camicia, per non
essere inferiore alla pazzia, delibera con Arlecchino di spogliarsi anch’egli
in camicia. Partono Don Chisciotte con Arlecchino e Galafrone
per altra strada.
Scena terza.
Stanze reali.
Re Alfonzo, don
Rodrigo e Dottore.
Il re compiange le miserie del figlio impazzito e si duole del soverchio rigore
usatoli dalla principessa donna Erminda. Il Dottore il seconda,
ma don Rodrigo prende le parti della principessa, scusando la sua durezza verso
don Ramiro con la costanza dell’amore verso il defonto
suo sposo don Fernando, prencipe di Catalogna. Parte
il re piangendo. Resta don Rodrigo col Dottore, il quale fa mostra anch’egli di
piangere.
Scena quarta.
Don Rodrigo, e
Dottore
Dimandato il Dottore da don
Rodrigo perché pianga, risponde che piange per adulazione, seguendo il costume
de’ cortegiani e specialmente di quelli di Dionisio, tiranno
di Siracusa. Don Rodrigo li confida il suo desiderio di salire al trono d’Andaluzia e col dono d’una collana da cui pende il ritratto
di donna Erminda si sforza d’indurlo ad avvelenare don Ramiro. Il Dottore,
combattuto dalla forza del dono, mostra d’assentire e promette che tra due mesi
il prencipe sarà morto. Partono.
Scena quinta.
Don Ramiro, don
Diego.
Don Ramiro figurandosi che don Diego sia Amore il perseguita e lo minaccia.
Don Diego si va schermendo con vari artifici per uscirli
dalle mani. Finalmente, don Ramiro impugna uno stile ed alle grida di don Diego
accorre.
Scena sesta.
Donna Erminda e detti.
Donna Erminda trattiene il braccio di don Ramiro perché non ferisca il
figlio don Diego, il quale va via. Don Ramiro, seguendo il corso de suoi
furori, dice che vuol vedere il cuore di donna Erminda, la quale si mette a
gridare e poi sviene. In questo
Scena settima.
Don Garzia, don
Ramiro e donna Erminda.
Accorre don Garzia, che ferma il colpo di don Ramiro, il quale nelle sua
corrotta fantasia il prende per l’ombra del defonto don
Fernando, prencipe di Catalogna, suo rivale. Don Garzia
seconda il delirio dicendo che donna Erminda non ama altri che lui. La principessa
rivenuta in sé lo mentisce e parte. Resta don Garzia
invitato da don Ramiro a disperarsi anch’egli; li lascia lo stile e parte. Don
Garzia va discorrendo alquanto sopra la buona fortuna d’esser uscito da quell’incontro
e poi parte.
Scena ottava.
Don Chisciotte ed
Arlecchino.
Don Chisciotte detta una lettera ridicolosa per la sua amata Sibilla. Arlicchino, giacendo in terra la scrive, repetendo ed interrompendo il tenore d’essa con vari
spropositi adattati alla sua fame. Parte Don Chisciotte. Resta Arlecchino
discorrendo sopra la pazzia di Don Chisciotte, della quale stima impossibile
che sia mai per guarirsi. In questo
Scena nona.
Dottore ed
Arlecchino.
Arriva il Dottore, ch’avendo sentito le parole d’Arlecchino, le dà una
mentita dicendo non vi esser pazzia impossibile a sanarsi, sopra di che fa una
tirata numerando ridicolosamente varie pazzie d’uomini soggiungendo altre tante
ricette ridicole per guarirle.
Scena decima.
Donna Erminda, Galafrone e Don Chisciotte da parte.
Donna Erminda risolve spogliarsi le vesti femenili
e trattenersi in qualche capanna pastorale; dice a Galafrone
che vada a Siviglia; quelli si scusa dicendo ch’ha paura d’andarvi. In questo
Don Chisciotte, equivocando dalla parola Sibiglica
corrotta da Galafrone alla Sibilla da lui amata, la svillaneggia,
e poi seguono sopra di ciò diversi equivoci. Parte Don Chisciotte; donna
Erminda torna ad ordinare a Galafrone che vada in Siviglia
perché li conduca il figlio don Diego ed il suo bauletto per poi ritornarsene a
Valenza.
Scena undecima.
Tornano stanze reali.
Don Rodrigo e don
Garzia.
Don Rodrigo communica al figlio don Garzia il
pensiero di far morire don Ramiro per poter ereditare, come più prossimo la corona
d’Andaluzia. Don Garzia lo dissuade, lo rimprovera e
l’esorta ad esser fedele al suo re. Partono per diverse strade.
Scena duodecima.
Don Ramiro e Dottore.
Il Dottore, doppo aver toccato il polso a don
Ramiro, li dice esser bisogno che mangi bene perch’è
molto debbole. Don Ramiro va in collera e poi le dimanda se ha studiato medicina ed ove. Il Dottore, avendo
[bisogno][154]
sodisfatto alla risposta, vien dimandato di nuovo se
ha studiato astrologia e risponde di sì. Entrati perciò in discorso di stelle, don
Ramiro risponde d’averle avute in dote nello sposalizio dell’Orsa maggiore. Si
mette a ballare, si stanca e, volendo riposare, ordina al dottore che balli per
lui. Il Dottore balla ed in questo
Scena decimaterza.
Re Alfonzo, don
Diego, don Garzia e detti.
Il re domanda al Dottore come stia il principe, e quello risponde ch’è più
matto che mai, averli però preparato una efficacissima medicina in bevanda. Il re,
per togliere al figlio l’apprensione del medicamento, vuol che parta il Dottore,
il quale, nel partire, dice da parte a don Rodrigo ch’in
quella bevanda è preparato il veleno per don Ramiro. Il re esorta il figlio a
beverla, e questi la prende in mano, figurandosi che sia il nettare per ristorare
i pianeti. La presenta prima a don Rodrigo, da lui stimato Mercurio. Il re invita
don Rodrigo a beverne, e parte per allettare il figlio a beverne il restante, e
quelli si va schermendo con varie scuse. Don Ramiro la presenta poi a don
Garzia, creduto da lui l’ombra di don Fernando. Don Rodrigo con moti di gran
passione procura ch’il figlio non beva, ma questi doppo
averne bevuta una parte la rende a don Ramiro, il quale la getta a terra e
parte. Partono ancora gl’altri mortificati: il re, dalla pazzia di don Ramiro; don
Garzia, dalla compassione del prencipe; e don Rodrigo,
dall’orribile effetto del suo tradimento.
Fine dell’atto primo.
Atto secondo
Scena prima.
Don Ramiro, Dottore
con i paggi con quadri.
Don Ramiro sdegnato contr’il sesso femminile,
ordina al Dottore che li porti d’avanti tutti i ritratti. Il Dottore eseguisce
i comandi, e don Ramiro li guasta. Il Dottore, volendo preservare quello di donna
Erminda, le fa le bassette e lo finge Achille travestito nella regia di Scio.
Scena seconda.
Don Rodrigo e don
Garzia.
Don Garzia, vedendo suo padre sepolto in una profonda malinconia, gle ne dimanda la cagione. Don
Rodrigo risponde che ne è cagione. [sic]
Don Rodrigo risponde che n’è cagione il figlio istesso ed, al suo parlare equivoco,
don Garzia si persuade che il suo padre deliri. Don Rodrigo vuol uccidersi, il
figlio il trattiene. L’uno parte con atti di disperazione, e l’altro il segue
per farlo custodire.
Scena terza.
Selva.
Don Chisciotte da una
parte e donna Erminda travestita dall’altra.
Donna Erminda, travestita da maschio, prega Don Chisciotte a riceverla nel
suo albergo. Egli, credendola un cavaliere errante, gli dimanda
se ha mai perduto il senno. Donna Erminda risponde che sarebbe sua ventura
l’esserne priva, perloché Don Chisciotte, pavoneggiandosi
della sua pazzia, gli esibisce una sua buca dove ello
suole trattenersi. Partono assieme.
Scena quarta.
Stanze.
Re Alfonzo e don
Garzia.
Il re si duole della partenza di donna Erminda; don Garzia lo consola con
la speranza del ritorno. In questo
Scena quinta.
Don Alvaro, re
Alfonso e don Garzia.
Don Alvaro, amico strettissimo di don Garzia, si presenta al re, il quale
li dimanda la cagione della sua venuta da Valenza.
Don Alvaro risponde esser stato mandato dall’Ambasciatore, suo padre, con
efficacissima lettera di quel re alla figlia donna Erminda perché si risolva ad
amare don Ramiro, suo sposo. Il re dice non esser più a tempo, stante la fuga
della principessa. Perloché risolvono dar la lettera a
don Diego, figlio d’Erminda, acciò possa recapitarla. Don Garzia narra la
supposta pazzia di suo padre. Il re l’esorta alla costanza, e partono.
Scena sesta.
Arlecchino solo.
Discorre se debba portare o no la lettera della Sibilla e risolve di no.
Scena settima.
Dottore ed
Arlecchino.
Il Dottore, sentendo Arlecchino dire «dunque» e supponendo che sia persona
che argumenti, l’interrompe e vuol intrare in disputa con Arlecchino, il quale gle le dà tutte vinte. Seguono diversi lazzi fra loro.
Finalmente Arlecchino dimanda come possa recapitare
quella lettera alla Sibilla. Il Dottore si finge confidente di quella, si fa
dare la lettera e promette di mandar risposta per espresso. Parte prima il
Dottore e poi Arlecchino.
Scena ottava.
Galafrone solo.
Galafrone vede il ritratto di donna
Erminda con le basette. Suppone che l’abbia fatto il pazzo don Ramiro, ne le toglie con lavarlo e va per trovar don Diego e
prendere il baullo di donna Erminda.
Scena nona.
Dottore solo.
Ride seco stesso delle pazzie contenute nella lettera scritta alla Sibilla
da Don Chisciotte; per prendersene piacere si mette a rispondergli in nome
della Sibilla. In questo
Scena decima.
Don Rodrigo. Dottore
solo.
Don Rodrigo, temendo ch’il Dottore potesse scoprire il tradimento della
medicina, delibera d’ucciderlo. Trovandolo a scrivere, li spara contro una
pistola e fallisce il colpo. Il Dottore s’alza impaurito e si smorza il lume.
Don Rodrigo cercando a tentone il Dottore per ucciderlo con lo stile, e’ s’abbatte nel tavolino dove scriveva il Dottore e nella
lettera scritta da quello, la prende e, sentendo venir gente, si nasconde
dietro il ritratto di donna Erminda. In questo
Scena undecima.
Re Alfonzo, don
Garzia, soldati e don Rodrigo.
Il re, che suppone tradimenti contro il figlio, ne va cercando gl’autori.
Don Garzia il persuade che non esponga al pericolo la real
persona. In questo
Scena duodecima.
Don Ramiro e detti.
Il re dice a don Ramiro esser traditori nella regia. Il prencipe
risponde esserli ben noto e soggiunse esser Achille che si nasconde sotto
spoglie femminili. Prende una spada dalle guardie, ferisce il ritratto di donna
Erminda e ne ricava il ferro insanguinato. Getta la spada e parte. Don Garzia, avendo
ricercato il traditore dietro il ritratto, ritrova ch’è il suo padre don
Rodrigo. Lo discolpa appresso il re in riguardo del delirio. Don Rodrigo il seconda e poi parte con atti di disperazione. Il re ordina
che don Rodrigo sia seguito. Parte don Garzia, e resta il re solo, confuso ne’
suoi pensieri per quell’accidente. In questo
Scena decimaterza.
Dottore che viene
correndo e re Alfonzo.
Il Dottore dice al re che don Rodrigo ha volsuto
ammazzarlo. Il re li[155] dimanda se veramente crede che don Rodrigo abbia perduto il
senno, e quello il conferma. Parte il re con il Dottore.
Scena decimaquarta.
Don Diego e Galafrone con un baullo.
Don Diego esagera le sue sventure ed il suo desiderio di ritrovar la madre
e fa premura a Galafrone che non perda la lettera da
lui datali per doverci consegnare alla principessa, sua genitrice; Galafrone per mostrare d’averla conservata diligentemente
la cava fuori di tasca e, sorpreso dall’inaspettato arrivo di don Ramiro, per
la paura se la lascia cadere di mano.
Scena decimaquinta.
Don Ramiro e detti.
Don Diego all’arrivo di don Ramiro fugge per la selva. Don Ramiro dimanda a Galafrone che cosa sia
in quel baullo, e quello risponde ch’è il mondo nuovo.
Il prencipe s’invoglia d’entrarvi, e Galafrone li dice ch’aspetti fino a tanto che vada a
chiamare il portinaro, con la quale invenzione scappa
dalle mani del forsennato. Don Ramiro, doppo d’aver
aspettato alquanto, si vede deluso e si mette a seguirlo precipitosamente.
Scena decimasesta.
Donna Erminda sola.
Lamentandosi della tardanza di Galafrone, vede in
terra la lettera a lei diretta dal re di Valenza, suo padre, cioè, la medesima
caduta a Galafrone. Nel leggere che il padre li
comanda d’amare don Ramiro, viene combattuta da vari affetti. In questo
Scena decimasettima.
Don Ramiro, che
correndo anelante sviene, e donna Erminda.
Donna Erminda è più che mai agitata dalla contrarietà degl’affetti alla vista
di don Ramiro svenuto. Il prencipe ritorna in se
stesso e, vedendo donna Erminda, si scorre con essa secondo i trasporti del suo
delirio e dell’amore. La principessa s’intenerisce e, dandosi vinta, si getta a
piedi di don Ramiro, il quale, credendola una sirena fugge, e donna Erminda lo
segue.
Scena decimaottava.
Don Chisciotte ed
Arlecchino.
Arlicchino dice a Don
Chisciotte aver assicurato il recapito della lettera alla Sibilla, e racconta
gl’onori e l’accoglienze avute dagl’osti. In questo
Scena decimanona.
Don Rodrigo e detti.
Si ritira Don Chisciotte pauroso alla veduta di don Rodrigo ferito, il
quale s’addormenta. Arlecchino li cerca le saccoccie
e li trova una lettera e la dà a Don Chisciotte, questo la legge e la riconosce
per la risposta alla sua scritta alla Sibilla; perloché,
credendo che don Rodrigo sia un messo dalla medesima, ordina ad Arlecchino che
sia condotto al suo albergo e ristorato. Accettò don Rodrigo l’invito per lo
stato miserabile in cui si trova, e partono tutti.
Scena vigesima.
Don Garzia e re
Alfonzo.
Don Garzia narra al re la fuga di don Diego, del che il re si turba e, dimandando in che stato si ritrovi don Rodrigo, questo
risponde che la ferita non era con pericolo, ma che tuttavia non cessa il
delirio. In questo
Scena vigesimaprima.
Don Alvaro e detti.
Don Alvaro racconta la fuga di don Rodrigo, dà a don Garzia la lettera
lasciata da suo padre nel tavolino. Don Garzia la presenta al re, ed il re,
scoprendo in questa il tradimento di don Rodrigo, comanda che don Garzia sia
carcerato, e parte. Don Garzia, non volendo cedere la sua spada al capitanio delle guardie, la consegna al suo amico don Alvaro,
seguendo tra tanto delle tenerezze tra due amici.
Fine dell’atto secondo.
Atto terzo
Scena prima.
Selva.
Dottore solo.
Si lamenta del suo stato miserabile, essendoli convenuto fuggire dalla regia
per non esser condannato a morte, doppo l’essersi
scoperto il tradimento supposto, poco fidandosi in tal caso della sua innocenza.
In questo
Scena seconda.
Don Chisciotte e
Dottore.
Don Chisciotte prende il Dottore per un incantatore e minacciando gl’ordina
che dissincanti gl’alberi di quella selva, che li
suppone ginepri incantati. Il Dottore si difende col dire ch’è Dottore in
medicina e che guarisce tutti i mali. Don Chisciotte maggiormente s’adira sul
supposto esser stato mandato da qualche suo rivale per guarirlo dalla sua cara
pazzia. Finalmente il Dottore, riconoscendolo per quel Cavaliere della Trista Figura,
gli dice esser mandato a lui dalla sua cara Sibilla col ritratto della
medesima; gli mostra, però, quello di donna Erminda ch’aveva pendente appeso
alla collana. Don Chisciotte gle lo strappa dal
collo, e partono per diverse strade.
Scena terza.
Stanze.
Re Alfonzo e don Alvaro.
Don Alvaro dice al re parerli molto inverisimile
che don Garzia sia complice del tradimento del padre e prega il re che si
ritiri e che, celato, ascolti il discorso di lui con don Garzia per iscoprirne indubitatamente il vero; onde il re si ritira.
In questo
Scena quarta.
Don Garzia, don Alvaro.
Don Garzia si consola di veder l’amico, il quale finge con lui di volerlo
far passare dalle carceri al plano d’Andaluzia col
sollevare le milizie ed i popoli a suo favore. Don Garzia s’offende della
proposta e rimprovera caldamente don Alvaro e sta costante nella risoluzione di
voler più tosto morire nelle carceri in concetto di reo, che di liberarsi con
il mezzo d’una vera infedeltà, con che viene a scuoprirsi
chiaramente la sua innocenza. In questo
Scena quinta.
Re Alfonso e detti.
Si scopre il re, ch’assicurato dell’innocenza di don Garzia, si contrista
sul pericolo della di lui morte a causa del supposto veleno. Partono tutti tre
in traccia di don Ramiro, fugito dalla corte.
Scena sesta.
Selva.
Donna Erminda e don
Diego.
Donna Erminda, avendo inteso che don Diego, suo figlio, si sia salvato
colla fuga da don Ramiro, li dice non esser questo oggetto d’esser fugito e [mentre][156], e
mentre che va toccando con amiche parole i suoi sentimenti nuovi sentimenti [uers][157]
amorosi verso il suo sposo don Ramiro. Il figlio, interpretandolo diversamente,
entra in timore della salute della madre. In questo
Scena settima.
Don Ramiro e donna
Erminda.
Donna Erminda si presenta agl’occhi di don Ramiro; questi, stimandola una
sirena, si benda gl’occhi per non vederla e si tura le orecchie per non
sentirla. Donna Erminda parte disperata, e don Ramiro resta bendato.
Scena ottava.
Don Chisciotte,
Arlecchino e don Ramiro bendato.
Don Chisciotte ed Arlecchino discorrendo tra loro, sentendo la voce di don
Ramiro, che crede parlar con Erminda, ordina ad Arlecchino che s’accosti ad
udire. Don Ramiro, credendo che sia donna Erminda, lo prende per la mano, si
sbenda e conosce essere ingannato e parte. Restano
Scena nona.
Don Chisciotte ed
Arlecchino.
Arlecchino racconta le pazzie di don Ramiro, Don Chisciotte lo invidia e,
per non esser inferiore a don Ramiro nella pazzia, comanda ad Arlecchino che li
bendi gl’occhi e che lo lasci dar delle cappate ed urtar alla peggio da per tutto. Partono.
Scena decima.
Don Rodrigo solo.
Don Rodrigo, essendosi riposato nella capanna de’ supposti pastori,
delibera d’allontanarsi maggiormente dalla regia d’Alfonzo.
Scena undecima.
Dottore correndo
resta attaccato a un spino e don Rodrigo.
Il Dottore, liberatosi dallo spino, s’incontra in don Rodrigo, che vuole
ucciderlo, acciò non riveli il tradimento del supposto veleno. Il Dottore, per
liberarsi dallo sdegno di don Rodrigo, l’assicura che la bevanda preparata a don
Ramiro non era veleno. Li narra esser scoperto il tradimento d’esso don Rodrigo
per mezzo della lettera da lui scritta al figlio don Garzia e che questo e già
prigione. Don Rodrigo risolve portarsi dal re per difendere l’innocenza del
figlio e conduce seco il Dottore.
Scena duodecima.
Don Chisciotte ed
Arlecchino.
Don Chisciotte, per meritarsi in sposa la Sibilla, continua le sue pazzie
con dar capate alla cieca e, disgustato con Arlecchino, che l’aveva compassione
lo licenzia dal servizio. Arlecchino si ritira, e Don Chisciotte stanco si pone
a sedere.
Scena decimaterza.
Don Ramiro da parte e
detti.
Don Ramiro e Don Chisciotte seguono nelle loro pazzie. Don Ramiro vedendo a
Don Chisciotte il ritratto di donna Erminda discorre con il ritratto. Don
Chisciotte bendato crede che sia la Sibilla, le risponde amorosamente e prende
per mano Arlecchino, persuadendosi parimente che sia la Sibilla, ma,
sbendandosi, s’avvede esser ingannato. Don Ramiro, sentendo che Don Chisciotte
faccia delle pazzie per meritar la Sibilla, di cui li mostra il ritratto,
glielo toglie e dice che vuol andar anch’egli ad impazzire. Don Chisciotte dice
che bisogna far qualche pazzia maiuscola per non farsi superar dal rivale e
parte con Arlecchino.
Scena decimaquarta.
Re Alfonzo e don Alvaro.
Il re e don Alvaro fanno tenere espressioni di dolore per la pazzia di don
Ramiro e per il creduto pericolo della morte di don Garzia: si mettono a
piangere entrambi. In questo
Scena decimaquinta.
Don Rodrigo, Dottore
e detti.
Dice don Rodrigo che tocca a lui il piangere. Il Dottore dice l’istesso.
Don Rodrigo prega che si doni la vita a don Garzia come innocente. Don Alvaro
dice che la ben nota innocenza li salvarebbe la vita,
quando non gle la togliesse il veleno. Risponde don
Rodrigo che non morirà don Garzia. In questo
Scena decimasesta.
Don Garzia e detti.
Don Garzia, doppo rimporverata
al padre la sua infedeltà, dice al re essersi ritrovato il prencipe
don Ramiro. Il Dottore si raccomanda a don Alvaro perché se li doni la vita e
scopre non aver dato il veleno ad don Ramiro. S’incaminano
per ritrovar don Ramiro.
Scena decimasettima.
Donna Erminda e Galafrone con il baullo.
Galafrone narra alla principessa
l’incontro di don Ramiro e la fuga di don Diego, suo figlio; per ordine d’essa
apre il baullo, e donna Erminda ne cava un cuore
d’argento, in cui aveva racchiuso quello di don Fernando, suo sposo, ed ordina a
Galafrone che proferisca il nome di don Ramiro;
quello obbedisce ed intanto
Scena decimaottava.
Don Ramiro e detti.
Arriva don Ramiro, e donna Erminda, per non esser conosciuta, si maschera
il volto. Tra tanto vol vedere a forza il baullo, quale essendo aperto da Galafrone
li dà uno specchio, in cui, raffigurando se stesso, dimanda
quanti don Ramiri si trovino e qual sia il più
infelice e poi, guardando donna Erminda travestita e mascherata, la crede una
mora, e raccontando il suo amore verso la supposta Sibilla e mostrandoli il
ritratto d’Erminda, s’accorge essere il suo medesimo; onde li promette farli vedere
la sua amata Sibilla dicendo che sarà la prima donna che incontrerà in quella
selva. Partono donna Erminda e Galafrone, e resta don
Ramiro.
Scena decimanona.
Don Chisciotte con la
gonnella che fila, Arlecchino e don Ramiro da parte.
Don Chisciotte travestito da donna fila ad imitazione d’Ercole per meritare
la grazia della Sibilla. Arlecchino al solito lo motteggia e parte.
Scena vigesima.
Don Ramiro e Don
Chisciotte.
Don Ramiro, incontrando Don Chisciotte vestito da donna, suppone che sia la
Sibilla promessali, ma vedendola così diforme dimanda se sia essa. Don
Chisciotte risponde di sì e, per divertirlo dagl’affetti della sua amata, dice
ch’ella non ama se non il Cavaliere della Triste Figura e perciò esorta il prencipe che ritorni alla regia ed alla sua sposa Erminda,
presagendoli, come indovina, che sarà riamato dalla principessa. E perché Don
Chisciotte fa paragone tra le bellezze sue e di donna Erminda, don Ramiro, per
farlo ravvedere della propria bruttezza, gli presenta lo specchio. Intanto
sentendo un vicino calpestro, per non esser
disturbati, si ritirano nel folto della selva.
Scena vigesimaprima.
Don Diego solo.
Esaggera le sue sventure e
propone scorrer tanto per la selva o che ritrovi la genitrice o che venga divorato
da qualche fera.
Scena vigesimaseconda.
Don Ramiro e Don
Chisciotte collo specchio in mano.
Nel veder l’uno le pazzie dell’altro, ritornano ambi in se stessi. Don
Chisciotte va a cercare Arlecchino per trovar qualche cosa per ristorarsi; e don
Ramiro resta a discorrere da se stesso delle sue passate pazzie. Ritorna Don
Chisciotte non avendo potuto ritrovare Arlecchino. In questo
Scena vigesimaterza.
Arlicchino, Galafrone, don Ramiro e Don
Chisciotte.
Arlicchio dice a Don
Chisciotte che ci sono delle aventure; e Galafrone, a don Ramiro che viene la Sibilla. Don Chisciotte
risponde che lo chiami collo suo nome di Mastr’Antonio,
e don Ramiro che li si parli d’Erminda.
Scena vigesimaquarta.
Donna Erminda, don
Diego e detti.
Donna Erminda riconosce il prencipe già ritornato
in sè e più che mai infervorato nel suo amore, e
seguono tra entrambi amorose espressioni. Sopragionge
don Diego, e tutti tre si fanno scambievolmente affettuose accoglienze. Don
Chisciotte ed Arlecchino propongono ritornare alle loro case a vivere con le
loro mogli. Donna Erminda, don Ramiro e don Diego, ritornare alla regia a
consolare il re. In questo
Scena ultima.
Tutti.
Il re si consola in vedere il figlio rinsanito e riamato da donna Erminda;
ne fanno fra loro allegrezza ed a’ prieghi di don Ramiro si perdona a don Rodrigo ed al
Dottore, ed incaminandosi tutti verso la regia,
termina l’opera.
Fine dell’atto terzo.
Edizione
dello scenario Mv2
Un pazzo guarisce l’altro
Argumento della favola
Don Ramiro, infante d’Andalucia, amò ardentemente
Erminda, principessa di Valenza, doppo che restò vedova
del principe di Catalogna e, benché Erminda non volesse essere a verun patto consenziente alle seconde nozze per non
cancellare con l’immagine di nuovo sposo la memoria del suo estinto consorte, fi
violentata dal re di Valenza, suo padre, a passare al talamo di don Ramiro.
Obbedì Erminda al genitore, ma tenne sempre lontane dal suo cuore le fiamme del
nuovo amante con un fiume di continue lacrime né potè
già mai insegnare altro linguaggio a’ suoi sospiri
ch’il nome de suo perduto principe don Fernando. Tra i pianti d’Erminda più
s’accesero gl’incendi di don Ramiro, quali a poco a poco salirono ad avvampargli
la mente fino che l’amore s’armò in furia e diventò nemico implacabile di tutto
il sesso donnesco. Intanto si raggirava per quelle campagne Don Chisciotte
della Mancia, famoso cavaliere errante, cercando di segnalarsi nell’avventure per
meritare gl’affetti della Sibilla, ch’era l’amata cagione delle sue eroiche
pazzie; sì che le travaganze dell’un pazzo e
dell’altro ordiscono il filo della presente opera e la sciolgono, come vedrai,
servendo la pazzia dell’uno per rimedio alla pazzia dell’altro.
Personaggi
Don Alfonso, re d’Andaluzia.
Don Ramiro, suo figlio furioso, amante di
Donna Erminda, principessa di Valenza.
Don Diego, figlio di detta principessa.
Don Rodrigo, principe del sangue d’Alfonso.
Don Garzia, figlio del medesimo don Rodrigo.
Don Alvaro, amico di don Garzia.
Arlecchino Pagnotta, suo scudiero.
Dottore, medico di don Ramiro e confidente del re.
Galafrone, svizzero, soldato
della guardia.
Atto primo
Scena prima.
Selva.
Don Chisciotte ed
Arlecchino.
Don Chisciotte, per dar l’ultime riprove della
sua fedeltà alla Sibilla da lui fantasticamente amata, risolve d’impazzire, ed
Arlecchino lo va facetamente motteggiando. In questo
Scena seconda.
Galafrone gridando dentro la scena e detti.
Galafrone, doppo
alcuni lazzi ed equivoci con Don Chisciotte, che lo fa cangiar nome, racconta
la pazzia di don Ramiro cagionata dalla poca corrispondenza d’amore di donna
Erminda, principessa di Valenza, sua sposa. Don Chisciotte, sentendo che don
Ramiro era uscito di palazzo in camicia, per non esser inferiore nella pazzia,
delibera con Arlecchino di spogliarsi anch’egli in camicia. Partono Don Chisciotte
con Arlecchino e Galafrone per altra strada.
Scena terza.
Stanze reali.
Re Alfonso, don
Rodrigo e Dottore.
Il re compiange le miserie del figlio impazzito e si duole del soverchio
rigore usatoli dalla principessa donna Erminda. Il Dottore il seconda, ma don Rodrigo prende le parti della principessa,
scusando la sua durezza verso don Ramiro con la costanza dell’amore verso il defonto suo sposo don Fernando, principe di Catalogna.
Parte il re piangendo. Resta don Rodrigo col Dottore, il quale fa mostra
anch’egli di piangere.
Scena quarta.
Don Rodrigo e Dottore
Dimandato il Dottore da don
Rodrigo perché pianga, risponde che piange per adulazione, seguendo il costume
de cortegiani e specialmente di quelli di don
Dionisio, tiranno di Siracusa. Don Rodrigo li confida il suo desiderio di
salire al trono d’Andaluzia e col dono d’una collana
da cui pende il ritratto di donna Erminda si sforza d’indurlo ad avvelenare don
Ramiro. Il Dottore, combattuto dalla forza del dono, mostra d’assentire e
promette che tra due mesi il prencipe sarà morto.
Partono.
Scena quinta.
Don Ramiro. Don
Diego.
Don Ramiro, figurandosi che don Diego sia Amore, il perseguita e lo
minaccia. Don Diego si va schermendo con vari artifici per uscirli
dalle mani. Finalmente, don Ramiro impugna uno stile, ed alle grida di don
Diego accorre
Scena sesta.
Donna Erminda e detti.
Donna Erminda trattiene il braccio di don Ramiro, perché non ferisca il
figlio don Diego, il quale va via. Don Ramiro, seguendo il corso de suoi
furori, dice che vuol vedere il cuore di donna Erminda, la quale si mette a
gridare e poi sviene. In questo
Scena settima.
Don Garzia, donna
Erminda, don Ramiro.
Accorre don Garzia, che ferma il colpo di don Ramiro, il quale nelle sua
corrotta fantasia il prende per l’ombra del defonto don
Fernando, principe di Catalogna suo rivale. Don Garzia seconda il delirio
dicendo che donna Erminda non ama altri che lui. La principessa, rivenuta in sé,
lo mentisce e parte. Resta don Garzia invitato da don
Ramiro a disperarsi anch’egli; li lascia lo stile e parte. Don Garzia va
discorrendo alquanto sopra la buona fortuna d’esser uscito bene da
quell’incontro e poi parte.
Scena ottava.
Don Chisciotte ed Arlicchino.
Don Chisciotte detta una lettera ridicolosa per la sua amata Sibilla. Arlicchino, giacendo interra, la scrive repetendo
ed interrompendo il tenore d’essa con vari spropositi adattati alla sua fame.
Parte Don Chisciotte. Resta Arlecchino discorrendo sopra la pazzia di Don
Chisciotte, della quale stima impossibile che sia mai per guarirsi. In questo
Scena nona.
Dottore ed
Arlecchino.
Arriva il Dottore, che, avendo sentito le parole d’Arlecchino, li dà una
mentita dicendo non v’esser pazzia impossibile a sanarsi, sopra di che fa una
tirata numerando ridicolosamente varie pazzie d’uomini soggiungendo altre tante
ricette ridicolose per guarirle.
Scena decima.
Donna Erminda, Galafrone e Don Chisciotte da parte.
Donna Erminda risolve spogliarsi le vesti femminili e trattenersi in
qualche capanna pastorale, dice a Galafrone che vada a
Siviglia. Quelli si scusa dicendo che ha paura d’andarvi. In questo Don Chisciotte,
equivocando dalla parola Sibiglia corrotta da Galafrone alla Sibilla da lui amata, lo svillaneggia, e poi
seguono sopra di ciò diversi equivoci. Parte Don Chisciotte. Donna Erminda
torna ad ordinare a Galafrone che vada in Siviglia,
perché li conduca il figlio don Diego ed il suo bauletto per poi ritornarsene a
Valenza.
Scena undecima.
Tornano stanze reali.
Don Rodrigo e don
Garzia.
Don Rodrigo communica al figlio don Garzia il
pensiero di far morir don Ramiro per poter ereditare come più prossimo la corona
d’Andaluzia. Don Garzia lo dissuade, lo rimprovera e
l’esorta ad esser fedele al suo re. Partono per diverse strade.
Scena duodecima.
Don Ramiro e Dottore.
Dottore, doppo aver toccato il polso a don Ramiro,
li dice esser bisogno che mangi bene perché è molto debole. Don Ramiro va in
collera e poi li dimanda se ha studiato medicina e dove.
Il Dottore, avendo sodisfatto alla risposta, vien dimandato
di nuovo se ha studiato Astrologia, e risponde di sì. Entrati perciò in
discorso di stelle, don Ramiro risponde d’averle avute in dote nello sposalizio
dell’Orsa maggiore. Si mette a ballare, si stanca e, volendo riposare, ordina
al dottore che balli per lui. Il Dottore balla, ed in questo
Scena decimaterza.
Re Alfonso, don
Rodrigo, don Garzia e detti.
Il re domanda al Dottore come stia il principe, e quello risponde ch’è più
matto che mai; averli, però, preparato un efficacissimo mediccamento
in bevanda. Il re, per togliere al figlio l’apprensione del medicamento, vuol
che parta il Dottore; il quale, nel partire, dice da parte a don Rodrigo ch’in quella bevanda è preparato il veleno per don Ramiro.
Il re esorta il figlio a beverla, e questi la prende in mano, figurandosi che
sia il nettare per ristorare i pianeti. La presenta prima a don Rodrigo a beverne,
da lui stimato Mercurio. Il re invita don Rodrigo a beverne parte per allettare
il figlio a beverne il restante; e quelli si va schermendo con varie scuse. Don
Ramiro la presenta poi a don Garzia, creduto da lui l’ombra di don Fernando.
Don Rodrigo con moti di gran passione procura che il figlio non beva; ma questi,
doppo averne bevuta una parte, la rende a don Ramiro,
il quale la getta a terra e parte. Partono ancor gl’altri mortificati: il re,
dalla pazzia di don Ramiro; don Garzia, dalla compassione del prencipe; e don Rodrigo, dall’orribil
effetto del suo tradimento.
Fine dell’atto primo.
Atto secondo
Scena prima.
Don Ramiro, Dottore e
paggi con quadri.
Don Ramiro, sdegnato contro il sesso feminile,
ordina al Dottore che li porti davanti tutti i ritratti. Il Dottore eseguisce i
comandi, e don Ramiro li guasta. Il Dottore, volendo preservare quello di donna
Erminda, le fa le bassette e lo finge Achille travestito nella regia di Scio.
Scena seconda.
Don Rodrigo e don
Garzia.
Don Garzia, vedendo suo padre sepolto in una profonda malinconia, gliene dimanda la cagione. Don Rodrigo risponde che n’è cagione il
figlio istesso, ed al suo parlare equivoco don Garzia si persuade ch’il suo
padre deliri. Don Rodrigo vuol uccidersi, il figlio il trattiene. L’uno parte
con atti di disperazione, e l’altro il segue per farlo custodire.
Scena terza.
Selva.
Don Chisciotte da una
parte e donna Erminda travestita dall’altra.
Donna Erminda travestita di maschio prega Don Chisciotte a riceverla nel
suo albergo. Egli, credendola un cavaliere errante, gli dimanda
se ha mai perduto il senno. Donna Erminda risponde che sarebbe sua aventura l’esserne priva. Perloché
Don Chisciotte, pavoneggiandosi della sua pazzia, gli esibisce una sua buca, dov’esso
suole trattenersi. Partono assieme.
Scena quarta.
Stanze.
Re Alfonso e don
Garzia.
Il re si duole della partenza di donna Erminda. Don Garzia lo consola con
la speranza del ritorno. In questo
Scena quinta.
Don Alvaro e detti.
Don Alvaro, amico strettissimo di don Garzia, si presenta al re, il quale
gli dimanda la cagione della sua venuta da Valenza.
Don Alvaro risponde esser stato mandato dall’ambasciatore, suo padre, con
efficacissima lettera di quel re alla figlia donna Erminda, perché si risolva
ad amare don Ramiro, suo sposo. Il re dice non esser più a tempo, stante la
fuga della principessa, perloché risolvono dar la
lettera a don Diego, figlio d’Erminda, acciò possa recapitarla. Don Garzia narra
la supposta pazzia di suo padre. Il re l’esorta alla costanza e partono.
Scena sesta.
Arlecchino solo.
Discorre se debba portare o no la lettera della Sibilla e risolve di no.
Scena settima.
Dottore ed
Arlecchino.
Il Dottore, sentendo Arlecchino dire «dunque» e supponendo che sia persona
che argumenti, l’interrompe e vuol intrare in disputa con Arlecchino, il quale glie dà tutte vinte.
Seguono diversi lazzi fra loro. Finalmente Arlecchino dimanda
come possa recapitare quella lettera alla Sibilla. Il Dottore si finge
confidente di quella, si fa dare la lettera e promette di mandar risposta per
espresso. Parte prima il Dottore, e poi Arlecchino.
Scena ottava.
Galafrone solo.
Galafrone vede il ritratto di donna
Erminda con le basette. Suppone che l’abbia fatto il pazzo don Ramiro, ne le toglie con lavarlo e va per trovare don Diego e
prendere il baullo di donna Erminda.
Scena nona.
Dottore solo.
Ride seco stesso delle pazzie contenute nella lettera scritta alla Sibilla
da Don Chisciotte e, per prendersene piacere, si mette a rispondergli in nome
della Sibilla. In questo
Scena decima.
Don Rodrigo e
Dottore.
Don Rodrigo, temendo ch’il Dottore potesse scuoprire
il tradimento della medicina, delibera d’ucciderlo; trovandolo a scrivere, li
spara contro una pistola e fallisce il colpo. Il Dottore s’alza impaurito e si
smorza il lume. Don Rodrigo, cercando a tentone il Dottore per ucciderlo con lo
stile, s’abbatte nel tavolino dove scriveva il Dottore e nella lettera scirtta da quello; la prende e, sentendo venir gente, si
nasconde dietro il ritratto di donna Erminda. In questo
Scena undecima.
Re Alfonso, don
Garzia, soldati e don Rodrigo.
Il re, che suppone tradimenti contro il figlio, ne va cercando gl’autori.
Don Garzia il persuade che non esponga al pericolo la real
persona. In questo
Scena duodecima.
Don Ramiro e detti.
Il re dice a don Ramiro esser traditori nella regia. Il principe risponde
esserli ben noto e soggiunge esser Achille che si nasconde sotto spoglie feminili. Prende una spada da mano delle guardie, ferisce
il ritratto di donna Erminda e ne ricava il ferro insanguinato. Getta la spada
e parte. Don Garzia avendo cercato il traditore [chieder][158] dietro
il ritratto ritrova ch’è il suo padre don Rodrigo, lo discolpa appresso il re
in riguardo del delirio. Don Rodrigo il seconda e poi
parte con atti di disperazione. Il re ordina che don Rodrigo sia seguito. Parte
don Garzia, e resta il re solo, confuso ne’ suoi pensieri per quell’accidente.
In questo
Scena decimaterza.
Dottore che viene
correndo e re Alfonso.
Il Dottore dice al re che don Rodrigo ha volsuto
ammazzarlo. Il re li dimanda
se veramente crede che don Rodrigo abbia perduto il senno, e quello il
conferma. Parte il re con il Dottore.
Scena decimaquarta.
Don Diego e Galafrone con baullo.
Don Diego esagera le sue sventure ed il suo desiderio di ritrovar la madre
e fa premura a Galafrone che non perda la lettera da
lui datali per doversi consegnare alla principessa, sua genitrice. Galafrone, per mostrare d’averla conservata diligentemente,
la cava fuori di tasca, e sorpreso dall’inaspettato arrivo di don Ramiro, per
la paura se la lascia cadere di mano.
Scena decimaquinta.
Don Ramiro e detti.
Don Diego, all’arrivo di don Ramiro, fugge per la selva. Don Ramiro domanda
a Galafrone che cosa sia in quel baullo,
e quello risponde ch’è il mondo novo. Il principe si invoglia d’entrarvi, e Galafrone li dice ch’aspetti fino a tanto che vada a
chiamare il portinaro, colla quale invenzione scappa
dalle mani del forsenato. Don Ramiro, doppo d’aver aspettato alquanto, si vede deluso e si mette a
seguirlo precipitosamente.
Scena decimasesta.
Donna Erminda sola.
Lamentandosi della tardanza di Galafrone, vede in
terra alla lettera a lei diretta dal re di Valenza, suo padre, cioè, la
medesima caduta a Galafrone; nel leggere ch’il padre
li comanda d’amare don Ramiro, viene combattuta da vari affetti. In questo
Scena decimasettima.
Don Ramiro, che
correndo anelante sviene, e donna Erminda.
Donna Erminda è più che mai agitata dalle contrarietà degl’affetti alla vista
di don Ramiro svenuto. Il principe ritorna in se stesso e, vedendo donna
Erminda, discorre con essa secondo i trasporti del suo delirio e dell’amore. La principessa s’intenerisce e, dandosi vinta, si
getta a piedi di don Ramiro, il quale, credendola una sirena, fugge, e donna
Erminda lo segue.
Scena decimaottava.
Don Chisciotte ed
Arlecchino.
Arlecchino dice a Don Chisciotte aver assicurato il recapito della lettera
alla Sibilla e racconta gl’onori e l’accoglienze avute
dagl’osti. In questo
Scena decimanona.
Don Rodrigo e detti.
Si ritira Don Chisciotte pauroso alla veduta di don
Rodrigo ferito, il quale s’addormenta. Arlecchino li cerca le saccoccie e li trova una lettera e la dà a Don Chisciotte.
Questo la legge e la riconosce per la risposta alla sua, scritta alla Sibilla, perloché, credendo che don Rodrigo sia un messo della
medesima, ordina ad Arlecchino che sia condotto al suo albergo e ristorato.
Accettò don Rodrigo l’invito per lo stato miserabile in cui si trova, e partono
tutti.
Scena vigesima.
Don Garzia e re
Alfonso.
Don Garzia narra al re la fuga di don Diego, del che il re si turba e dimandando in che stato si ritrovi don Rodrigo, questo
risponde che la ferita non era con pericolo, ma che tuttavia non cessa il
delirio. In questo
Scena vigesimaprima.
Don Alvaro e detti.
Don Alvaro racconta la fuga di don Rodrigo, dà a don Garzia la lettera
lasciata da suo padre nel tavolino. Don Garzia la presenta al re, ed il re,
scoprendo in questa il tradimento di don Rodrigo, comanda che don Garzia sia
carcerato e parte. Don Garzia, non volendo cedere la spada al capitanio delle guardie, la consegna al suo amico don Alvaro,
seguendo tra tanto delle tenerezze tra i due amici.
Fine dell’atto secondo.
Atto terzo
Scena prima.
Dottore solo.
Si lamenta del suo stato miserabile, essendoli convenuto fuggire dalla
regia per non esser condannato a morte doppo l’essersi
scoperto il supposto tradimento, poco fidandosi in tal caso della sua innocenza.
In questo
Scena seconda.
Don Chisciotte e
Dottore.
Don Chisciotte prende il Dottore per un incantatore e, minacciando,
gl’ordina che disincantasse gl’alberi di quella selva ch’egli suppone ginepri
incantati. Il Dottore difendesi col dire ch’è Dottore
in medicina e che guarisce tutti i mali. Don Chisciotte maggiormente s’adira
sul supposto d’esser stato mandato da qualche suo rivale per guarirlo dalla sua
cara pazzia; finalmente il Dottore, riconoscendolo per quel pazzo Cavaliere
della Trista Figura, gli dice esser mandato a lui dalla sua cara Sibilla con il
ritratto della medesima. Le mostra, però, quello di donna Erminda ch’aveva pendente
appeso alla collana. Don Chisciotte glielo strappa dal collo, e partono per diverse
strade.
Scena terza.
Stanze.
Re Alfonso e don Alvaro.
Don Alvaro dice al re parerli molto inverisimile
che don Garzia sia complice del tradimento del padre e prega il re che si
ritiri e che, celato, ascolti il discorso di lui con don Garzia per iscoprirne indubitatamente il vero; onde il re si ritira, ed
in questo
Scena quarta.
Don Garzia, don Alvaro.
Don Garzia si consola di veder l’amico, il quale finge co’
lui di volerli far passare dalle carceri al trono d’Andaluzia
col sollevare le milizie [de][159] ed i popoli
a suo favore. Don Garzia s’offende della proposta e rimprovera caldamente don
Alvaro e sta costante nella risoluzione di voler più tosto morire nelle carceri
in concetto di reo, che di liberarsi con il mezzo d’una vera infedeltà, con che
viene a scuoprirsi chiaramente la sua innocenza. In
questo
Scena quinta.
Re Alfonso e detti.
Si scuopre il re, ch’assicurato dell’innocenza di
don Garzia, si contrista sul pericolo della di lui morte a causa del supposto veleno.
Partono tutti tre in traccia di don Ramiro fugitto
dalla corte.
Scena sesta.
Donna Erminda e don
Diego.
Donna Erminda, avendo inteso che don Diego, suo figlio, si sia salvato
colla fuga da don Ramiro, li dice non esser questo oggetto d’esser fugito e, mentre che va toccando con amiche parole i suoi
nuovi sentimenti amorosi verso il suo sposo don Ramiro, il figlio,
interpretandolo diversamente, entra in timore della salute della madre. In
questo
Scena settima.
Don Ramiro. Donna
Erminda.
Donna Erminda si appresenta agl’occhi di don Ramiro; questi, stimandola una
sirena, si benda gl’occhi per non vederla e si tura le orecchie per non
sentirla. Donna Erminda parte disperata, e don Ramiro resta bendato.
Scena ottava.
Don Chisciotte,
Arlecchino e don Ramiro bendato.
Don Chisciotte ed Arlecchino, discorrendo tra loro, sentono la voce di don
Ramiro che crede parlar con Erminda, ordina ad Arlecchino che s’accosti ad
udire. Don Ramiro, credendo che sia donna Erminda, lo prende per la mano, si
sbenda e conosce essere ingannato. Parte e restano
Scena nona.
Don Chisciotte ed
Arlecchino.
Don Chisciotte l’invidia e, per non esser inferiore a don Ramiro nella
pazzia, comanda ad Arlecchino che li bendi gl’occhi e che lo lasci dar delle
capate ed urtare alla peggio da per tutto. Partono.
Scena decima.
Don Rodrigo solo.
Don Rodrigo, essendosi riposato nella capanna dei supposti pastori,
delibera d’allontanarsi maggiormente dalla regia d’Alfonso.
Scena undecima.
Dottore correndo
resta attaccato a un spino e don Rodrigo.
Il Dottore, liberatosi dallo spino, s’incontra in don Rodrigo, che vuol
ucciderlo, acciò non riveli il tradimento del supposto veleno. Il Dottore, per
liberarsi dallo sdegno di don Rodrigo, l’assicura che la bevanda preparata a don
Ramiro non era veleno. Li narra esser scoperto il tradimento d’esso don Rodrigo
per mezzo della lettera scritta da lui al figlio don Garzia e che questo è già
prigione. Don Rodrigo risolve portarsi dal re per difendere l’innocenza del
figlio e conduce seco il Dottore.
Scena duodecima.
Don Chisciotte col
capo fasciato entra cadendo in scena ed Arlecchino.
Don Chisciotte per meritarsi sposa la Sibilla continua le sue pazzie con
dar capate alla cieca e, disgustato con Arlecchino, che gl’aveva compassione,
lo licenzia del servizio. Arlecchino si ritira, e Don Chisciotte stanco si pone
a sedere.
Scena decimaterza.
Don Ramiro da parte e
detti.
Don Ramiro e Don Chisciotte seguono nelle loro pazzie. Don Ramiro, vedendo a
Don Chisciotte il ritratto di donna Erminda, discorre col ritratto. Don
Chisciotte bendato crede che sia la Sibilla e gli risponde amorosamente e
prende per mano Arlecchino, persuadendosi parimenti che sia la Sibilla, ma
sbendandosi s’avvede d’esser ingannato. Don Ramiro,
sentendo che Don Chisciotte faccia delle pazzie per meritar la Sibilla, di cui
li mostra il ritratto, gl’è li toglie e dice che vuol
andar anch’egli ad impazzire; Don Chisciotte dice che bisogna far qualche
pazzia maiuscula per non farsi superare dal rivale e
parte con Arlecchino.
Scena decimaquarta.
Re Alfonso e don Alvaro.
Il re e don Alvaro fanno tenere espressioni di dolore per la pazzia di don
Ramiro e per il creduto periculo della morte di don
Garzia; si mettono a piangere entrambi. In questo
Scena decimaquinta.
Don Rodrigo, Dottore
e detti.
Dice don Rodrigo che tocca a lui il piangere; il Dottore dice l’istesso.
Don Alvaro dice che si doni la vita a don Garzia come innocente. Don Alvaro
dice che la ben nota innocenza li salvarebbe la vita
quando non gliela togliesse il veleno; risponde don Rodrigo che non morirà don
Garzia. In questo
Scena decimasesta.
Don Garzia e detti.
Don Garzia, doppo rimporverata
al padre la sua infedeltà, dice al re essersi ritrovato il principe don Ramiro.
Il Dottore si raccomanda a don Alvaro perché gli doni la vita e scopre non aver
dato il veleno a don Ramiro. S’incaminano per ritrovar
don Ramiro.
Scena decimasettima.
Donna Erminda e Galafrone col baullo.
Galafrone narra alla principessa l’incontro di don Ramiro e la fuga di don Diego, suo figlio; per ordine d’essa apre il baullo, e donna Erminda ne cava un cuore d’argento, in cui aveva racchiuso quello di don Fernando, suo sposo, ed ordina a Galafrone che proferisca il nome di don Ramiro; questo obbedisce ed intanto
Scena decimaottava.
Don Ramiro e detti.
Arriva don Ramiro, e donna Erminda, per non esser conosciuta, si maschera
il volto; tra tanto vuol vedere a forza il baullo,
quale, essendo aperto da Galafrone, li dà uno
specchio in cui don Ramiro raffigurando se stesso
domanda quanti don Ramiri si ritrovano e qual sia il
più infelice e poi, guardando donna Erminda travestita e mascherata, la crede
mora e, raccontando il suo amore verso la supposta Sibilla e mostrandoli il
ritratto donna Erminda, s’accorge essere il suo medesimo; onde li promette
fargli vedere la sua amata Sibilla, dicendo che sarà la prima donna che
incontrerà in quella selva. Partono donna Erminda e Galafrone,
[re][160] e
resta don Ramiro
Scena decimanona.
Don Chisciotte con la
gonnella. Arlecchino e don Ramiro da parte.
Don Chisciotte travestito da donna ad imitazione d’Ercole per meritare la grazia
della Sibilla; Arlecchino al solito lo motteggia e poi parte.
Scena vigesima.
Don Ramiro e Don
Chisciotte.
Don Ramiro, incontrando con Chisciotte vestito da donna, suppone che sia la
Sibilla promessali, ma vedendola così deforme dimanda se sia essa. Don Chisciotte risponde di sì e, per
divertirlo dagl’affetti della sua amata, dice che ella non ama che il Cavalier
della Trista Figura e perciò esorta il principe che ritorni alla reggia ed alla
sua sposa Erminda, presagendoli, come indovina, che sarà riamato dalla principessa;
e perché Don Chisciotte fa paragone tra le bellezze sue e di donna Erminda, don
Ramiro, per farlo vedere da sé della propria bruttezza, gli presenta lo
specchio. Intanto, sentendo un vicino calpestro, per
non esser disturbati si ritirano nel folto della selva.
Scena vigesimaprima.
Don Diego solo.
Essaggera le sue sventure e
propone scorrer tanto quella selva o che ritrovi la genitrice o che venga divorato
da qualche fera.
Scena vigesimaseconda.
Don Ramiro e Don Chisciotte
collo specchio in mano.
Nel veder l’uno le pazzie dell’altro ritornano ambi in se stessi. Don
Chisciotte va a cercare Arlecchino per trovare qualche cosa per ristorarsi, e don
Ramiro resta a discorrer seco stesso delle sue pazzie. Ritorna Don Chisciotte non avendo potuto trovar Arlecchino. In questo
Scena vigesimaterza.
Arlicchino, Galafrone, don Ramiro e Don
Chisciotte.
Arlecchio dice a Don
Chisciotte che ci sono delle avventure; e Galafrone, a
don Ramiro che viene la Sibilla. Don Chisciotte risponde che lo chiami col suo
nome di Mastro Antonio; e don Ramiro, che li si parli d’Erminda[161].
Scena vigesima quarta.
Donna Erminda,[162] don Diego e detti.
Donna Erminda riconosce il prencipe già ritornato
in sé e più che mai infervorato nel suo amore, e seguono tra entrambi amorose
espressioni; sopragiunge don Diego, e tutti tre si
fanno scambievolmente affettuose accoglienze. Don Chisciotte ed Arlecchino
propongono ritornare alle loro case e vivere colle loro mogli. Donna Erminda, don
Ramiro e don Diego ritornare alla regia a consolare il re. In questo
Scena ultima.
Tutti.
Il re si consola in vedere il figlio rinsanito e riamato da donna Erminda;
ne fanno tra loro allegrezza ed a’ prieghi di don Ramiro si perdona a don Rodrigo ed al
Dottore, ed incaminandosi tutti verso la regia termina
l’opera.
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[1] D’ora in poi, i testi corollari (lettere, prologhi, scenari, ecc.) vengono
trascritti seguendo i Criteri d’edizione (si veda la sezione corrispondente)
della commedia.
[2] Leone Allacci, Drammaturgia..., cit, p. 828 registra: «Un pazzo guarisce l’altro Opera
serio-ridicola (in prosa) - In Siena,
per il Bonetti, 1704 in 12 dell’Economico Accademico Intronato»; Gaetano Poggiali, Serie de’ testi di lingua stampati che si citano nel Vocabolario degli
Accademici della Crusca posseduti da..., Livorno, Tommaso Masi e Comp.a,
1813, II, p. 241, considera l’edizione Siena, Bonetti, 1704 «probabilmente
l’edizione originale»; Ab. Luigi De
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sanesi, Siena, Stamperia comunitativa presso Giovanni Rossi, 1824, I, p.
332; Favilli, Girolamo Gigli..., cit., p. 218.
[3] Laura Cairo - Piccarda Quilici,
Biblioteca teatrale dal ‘500 al ‘700. La
raccolta della Biblioteca casanatense, Roma, Bulzoni, 1981, 2 voll., II, p.
445.
[4] Nancy D’Antuono, Review: Esquival-Heinemann,
«Don Quijote’s Sally into the world of Opera. Libretti between 1680 and
1976», New York, Peter Lang, 1993, «Cervantes.
Bulletin of the Cervantes Society of America», 15.2, 1995, pp. 103-105: 105.
[5] Cfr. Silvia Castelli, Manoscritti teatrali della Biblioteca
Riccardiana di Firenze, Firenze, Edizioni Polistampa, 1998, p. 95-96, nº
151.
[6] Gigli, La scuola delle fanciulle, cit., p. xxxvi.
[7] Strambi, Per una nuova attribuzione della «Scuola delle fanciulle», cit.
[8] Edgardo
Maddalena, Uno scenario inedito
messo in luce de E. Maddalena, Wien, Carl Gerold’s Sohn, 1901, p. 2n.
[9] Bruna Filippi, Il teatro degli argomenti. Scenari
secenteschi del teatro gesuitico romano. Catalogo analitico, Roma,
Institutum Historicum SI, 2001, pp. 384-386, 448-450.
[10] Saverio Franchi, Le impressioni sceniche. Dizionario
bio-bibliografico degli autori e stampatori romani e laziali, Roma,
Edizioni di Storia e Letteratura, 1994, I, p. 398, nº 66 (ma si veda anche
400).
[11] Filippi, Il teatro degli argomenti, cit.,
p. 384.
[12] Maddalena, Uno scenario inedito, cit., p. 2, nota
1.
[13] fu violentata: fu costretta.
[14] selva donchisciottea: il bosco o foresta è tra gli spazi privilegiati dell’avventura
cavalleresca. L’entrata in scena di Don Chisciotte non poteva essere più
eloquente e grafica: uno strampalato cavaliere intento a battezzare lo scenario
delle sue avventure.
[15] di quello di Xerse, re di Persia:
Erodoto, nel VII libro delle Storie,
diffonde l’aneddoto sul famoso platano del figlio di Dario I. Durante la
spedizione contro la Grecia, Serse si fermò in Lidia e vide un platano talmente
bello che lo fece abbellire d’oro e sorvegliare dai suoi guardiani. Frenquellucci (Dalla
Mancha Siena, cit., p. 248) ricorda che la passione di Serse per il platano
ispirò il melodramma Il Xerse (1654), scritto da Niccolò Miniato con musica di
Francesco Cavalli.
[16] Cavaliero della Trista
Figura: nome dato da Sancio a Don Chisciotte nella Prima parte
del Quijote
(I, XIX) perché alla luce della torcia il suo aspetto era deprimente: una
figura malandata, brutta e senza denti. Il vecchio cavaliere lo adotterà qual
appellativo cavalleresco. Si noti l’uso ancora di «tristo/trista», in
competizione, a partire dal secolo XVI, con l’aggettivo della seconda classe
«triste».
[17] conte Orlando: il paladino della Chanson de Roland,
di tanti cantari medievali e protagonista dei celebri poemi cavallereschi del
Boiardo (Orlando innamorato) e dell’Ariosto
(Orlando furioso) spesso citati da
Don Chisciotte.
[18] sturbarmi: impedirmi. ¨ don Galaorre:
fratello di Amadigi di Gaula
/ Amadís de Gaula, ricordato
a volte nel Quijote.
Nel cap. xiii, si rammenta che fu
tra i pochi cavalieri erranti a non avere una donna da amare e servire. Cfr. Cervantes, Don Quijote, cit., I, pp. 140-141. ¨ Cavaliere dell’Ardente
Spada: nome cavalleresco con cui era conosciuto Amadigi
di Grecia/ Amadís de Grecia, figlio di Lisuarte di Grecia e Onoloria di Trapisonda, protagonista dell’omonimo poema di Feliciano de
Silva dato alle stampe per la prima volta nel 1530. Anch’egli viene ricordato più
volte nel Quijote
assieme a Tirante il Bianco. ¨ signor Tirante il Bianco: protagonista
del romanzo cavalleresco Tirant lo Blanch di Joanot Martorell pubblicato a Valencia nel 1490 e
successivamente tradotto in castigliano (Tirante
el Blanco, 1511).
[19] sperger: disperdere, mandar per la
mala via.
[20] Sibilla: la donna amata dal Don Chisciotte gigliano non
è più la cervantina Dulcinea, ma Sibilla. Figure
della mitologia classica, le sibille erano profetesse, vergini consacrate ad
Apollo o ad un’altra deità, capaci di predire il futuro. Sul tema, cfr. Marcello, Dulcinea assente, cit.
[21] E lei finora, misero, ho
servito/ o non visto, o mal nato, o mal gradito:
come l’Olindo del Tasso («Cosí fin ora il misero ha
servito/ o non visto, o mal noto, o mal gradito», Torquato Tasso, Gerusalemme
Liberata, a cura di Lanfranco Caretti, Milano, Mondadori, 1957; II, 16, vv. 7-8), questo Don Chisciotte gigliano,
ama una Sofronia/ Sibilla che non lo apprezza.
[22] Orlando e Amadis: i già citati conte Orlando
e Amadís de Gaula. Quest’ultimo
è protagonista dell’omonimo libro di Garci Rodríguez
de Montalvo (1508) poi imitato da Bernardo Tasso nell’Amadigi (1560).
Nell’immaginario collettivo costituiscono i due archetipi del cavaliere
errante.
[23] giostrato con i mulini a
vento, fatto quistione con quei barili di vin rosso: si allude a due episodi famosi del Quijote in cui il vecchio
cavaliere lotta con quelli che crede dei giganti e che, invece, sono dei molini
a vento (I, viii) e con delle
botti di vino (I, xv).
[24] insolenze: cose insolite. Come già indicato nell’introduzione, l’idea
della pazzia per amore si ispira a quella del Quijote (I, xxvi).
[25] manco male: meno male. ¨ le daranno: e daranno fastidio.
[26] ricetta: l’ironia di Sancio ai danni di Don Chisciotte, fin dall’inizio
personaggio connotato ridicolo e folle, si estende anche a Galafrone.
[27] cavezza: «si dice quella fune o cuoio, con la quale si tiene
legato, per lo capo, il cavallo, o altra bestia» e per estensione «la fune con
cui si impiccano gli uomini».
[28] Ronzinante: allusione alla tradizionale mansuetudine del cavallo donchisciottesco.
[29] qualche poco: un poco.
[30] galano: fiocco, ornamento, fronzolo. Cfr. dal Gorgoleo: «Il comprai un bel
galano d’una fettuccia d’oro alla bottega del suo signor Padre» (Gigli, Don Pilone. La sorellina di Don Pilone. Il Gorgoleo,
cit., p. 287).
[31] marza: «Piccolo ramicello, che si taglia da un arbore, per innestarlo in un altro: forse, così detto, dal
farsi per lo più, gl’innestamenti di Marzo» (VAC, www.lessicografia.it). ¨ stinche: le carceri fiorentine.
«Così s’appellano in Firenze le Carceri, nelle quali stanno i prigioni per
debito, o i condannati a vita» (VAC, www.lessicografia.it).
Il Salviati attesta pure il proverbio «Fra i due apostoli. Fra san Piero, e San
Simone, in Firenze son le stinche, che son le carcere
pubbliche» (http://www.proverbi-italiani.org/salviati_ris_1.asp).
[32] re, padre d’Angelica: Galafrone, re del Catai
e padre della bella Angelica, la dama che tante avventure causò sia nell’Innamorato che nel Furioso. Il nome, pertanto, non s’addice al povero servitore.
[33] spedite, anzi spedisci: identificato lo status sociale
dell’interlocutore, Don Chisciotte abbandona il formale «Voi» a favore del
«tu», con cui ci si rivolge ai subalterni, e ordina a Galafrone
di «dar fine con prestezza» al suo nome. ¨ Lesbino, come il paggio di Solimano:
che nella Gerusalemme liberata viene
ucciso da Argillano (Tasso,
Gerusalemme Liberata, cit., IX, 81 e
seg.).
[34] lanzi: «Soldato tedesco a piedi [...] e si piglia oggi per
quello che è di guardia al principe». ¨ maliamo:
ci ammaliamo. Forma aferetica del verbo ammalare,
attestata nella 4ª edizione del Vocabolario della Crusca (VAC, s. v., malare; www.lessicografia.it).
[35] guardatevi: il «Cuardate voi» di I.2.17.
[36] spirito: intelletto.
[37] cavalcanti: uomini a cavallo.
[38] Beltenebro: così nella traduzione del Franciosini dallo
spagnolo Beltenebrós,
più comunemente in italiano Bel Tenebroso.
È il nome adottato da Amadís de Gaula
durante il suo ritiro nella Peña pobre. Don Chisciotte lo rievoca quando ne imita la
penitenza (XXV).
[39] ferraioli: il ferraiolo o ferraiuolo è «una sorta di
mantello semplice, con un collare, che si chiama bavero» (VAC, www.lessicografia.it). ¨ zitello:
fanciullo. ¨ chiamare in giudizio: non si possono
denunciare perché privi di giudizio.
[40] S’il nascer donna era in tutte
le bande/ sciagura sempre in quest’era ben grande:
altra citazione cavalleresca, questa volta tratta dall’Orlando Furioso (VIII, 58, vv. 7-8: «Ben
ch’esser donna sia in tutte le bande/ danno e sciagura, quivi era pur grande»).
Il distico chiosa il triste aneddoto sull’isola di Ebuda,
dove venivano sacrificate ad un’orca marina le giovani più belle nella speranza
di placare l’ira di Proteo per il tormento e la morte della donna amata e del
figlio non nato.
[41] Zizero Pro Milone: orazione ciceroniana scritta in difesa dell’amico Tito Annio Milone, accusato di aver ucciso il tribuno Clodio,
suo avversario politico.
[42] tede di morte: fiaccole usate dagli antichi per i riti sacri, qui si
allude ad una cerimonia funebre.
[43] calza stretta stretta: calza a pennello. ¨ Suzzessore novo vinzitur
omnis amor: citazione tratta da Ovidio (Remedia Amoris, v. 462) che ammonisce gli amanti
a sostituire il vecchio amore con uno nuovo, che di solito risulta vincitore
(«Successore novo vincitur omnis amor»).
[44] don Alfonso: e non «d’Alfonso» come legge la stampa del 1698. La correzione era già
stata rilevata e rettificata nell’edizione delle Opere nuove.
[45] E per questo che: e poiché.
[46] Dionisi siracusano: il famoso tiranno di Siracusa (430-367 a. C.) condannato,
come ricorda Frenquellucci, nell’Inferno (XII) dantesco tra i violenti. Le fonti storiche (Plutarco,
Moralia;
Diodoro Siculo, Bibliotheca historica; ma
anche le poliantee ed altre summae erudite)
tramandano che, da vecchio, Dionigi I divenne cieco e che gli adulatori
cortigiani lo assecondarono anche in questo frangente. La lettura morale dell’aneddoto
ben si addice all’ambito scolastico di ricezione e, di fatto, figurava nei
testi ad uso dei collegiali. Trascrivo qui uno che, pur essendo posteriore alla
composizione della commedia, è indicativo dell’uso didattico datogli. L’autore
è Giovanni Giuseppe Cremona (1681-1762): «Così meno cieco a sé pareva il perverso
Tiranno di Siracusa Dionigi, perché pasciuti da lui a laute mense gli Adulatori
fingevano tenton tentone le mani stendendo, di non
trovare ne’ piatti d’oro quelle vivande, che egli tra chiaro e scuro, anzi che
coll’occhio, col naso rinveniva pure fiutando. Ciò come stoltezze quasi
inaudite ridendo raccontasi dallo Storico...» (Giovanni Giuseppe Cremona, Lezioni accademiche di filosofia morale per
regolamento della gioventù..., Roma, Eredi Barbiellini
Mercanti di Libri a Pasquino, 1758, deca prima, p. 56).
[47] bilurch: o bilurchia,
cieco e, per estensione, babbeo, chi viene tratto in inganno o preso in giro.
«Pare che Bilurchia
nel seg. es. sia nome proprio —reale o finto—, tuttochè
nello stampato abbia l’iniziale minuscola; onde Fare alcuno (aliquem) Bilurchia, significherebbe lo
stesso che Farlo Calandrino, cioè Dargli ad intendere cose inverisimili - «Egli
ha fatto Bilurchia me, che non ho saputo conoscere il
pan da’ sassi, e mi son lasciato menar due volte all’Uccellatojo. Nelli, Comed. I, 356.
(Uccellatojo
è il nome della prima porta di Firenze a Bologna; ed è qui preso equivocamente,
per intendere mi son lasciato due volte
uccellare, cioè, burlare, minchionare» (Giovanni Gherardini, Supplemento
a’ Vocabolari italiani proposto da...., Milano,
Stamperia Giuseppe Bernardoni, 1857, vol. VI, p. 393).
[48] Distinguo ... nego: e concedo,
formule dell’argomentazione scolastica studiate nei collegi per sviluppare le
capacità dialettiche nelle discussioni.
[49] cordovan: oltre ad indicare l’abitante di Cordova, in Spagna, il termine allude sia
al cuoio che veniva importato da quella regione che agli imbroglioni. Quest’ultima
accezione è insita nell’espressione proverbiale «I cordovani son rimasti in
Levante, modo proverb. che dicesi di Quelli, che non
temono d’essere ingannati» (VAC, www.lessicografia.it)
e nella battuta del Dottore sul numero di ciarlatani e truffatori che ci sono
al mondo.
[50] una volta: finalmente, alla fine.
[51] Furia: o Erinni, una delle tre dee vendicatrici (Aletto, Tisifone,
Megera) della mitologia greco-romana, nate dal sangue di Urano. D’aspetto
mostruoso, venivano raffigurate come divinità alate dalla testa serpentina.
[52] diroccarne: «disfare, e spianar rocche, e per rovinare, universalmente» (VAC, www.lessicografia.it).
[53] appuntato: scrivere o leggere appuntato equivale a dire «secondo la buona
interpunzione» (VAC, www.lessicografia.it).
[54] che le scriveste da sé: la forma «scriveste» per «scrivesse», conservata tra l’altro nelle Opere nuove, si spiega per l’attrazione
del Vostra Signoria e sembra essere un solecismo caratterizzante del
personaggio di Sancio, ragion per cui si conserva. ¨ signor Splandiano: protagonista de Las sergas de Esplandián
(1510), è un altro cavaliere andante del ciclo di Amadís de Gaula. Si ricorda nel famoso capitolo
del Quijote
in cui il curato ed il barbiere ispezionano la biblioteca di Don Chisciotte (I,
vi).
[55] comedia da seminari: dato che la maggior parte della produzione del Gigli viene redatta per le
rappresentazioni annuali dei collegi gesuitici, si è di fronte ad una allusione
autobiografica e un palese ammiccamento al pubblico.
[56] piglian: pigliamo. Vi sono nella lingua del Gigli varietà di forme. Si vedano gli
esempi forniti per il fiorentino da Altieri Biagi, Studi sulla lingua della commedia toscana, cit., p. 285: «abbiano
per abbiamo, cominciano per cominciamo», ecc.
[57] Si
emenda la ripetizione del nome rubrica (Don Chisciotte) presente nelle stampe,
ma non nei manoscritti. Più che di una svista o di un più grave indizio di
lacuna, è probabile che nell’antigrafo ci fosse una didascalia del tipo «Don
Chisciotte detta», successivamente separata in nome rubrica e didascalia (Detta).
[58] disperza: ma Frenquellucci legge «disprezza».
[59] Diversamente
Frenquellucci (Dalla
Mancha a Siena, cit., p. 261)
interpreta in un tra sé: «(Che sia un’iperbole?) ... più di un anno...».
[60] tramontana: la stella polare che guida i naviganti. La metafora viene
ovviamente fraintesa da Sancio che esorta il suo signore a proteggersi dalla tramontana,
il vento gelido del Nord/ Nord Est.
[61] cattura: un ordine di cattura.
[62] istrumento a due mani: probabile didascalia implicita, per cui la canzoncina del cavaliere
errante poteva essere accompagnata dalla musica.
[63] don: forma
di cortesia tuttora usata in spagnolo. In tempi non molto remoti veniva
riservata a persone di un elevato rango sociale.
[64] Nàpea: ninfa dei boschi, già invocata assieme alle consorelle da Don Chisciotte nella
Serra Morena: «¡Oh vosotras Napeas
y dríadas...!» / «O voi altre Driadi o Napèe...!» (Cervantes, Don
Quijote, cit., I, p. 279; L’ingegnoso cittadino, cit.,
p. 266).
[65] Beti: Betis o Guadalquivir, fiume spagnolo che attraversa l’antica Betica, ora
l’Andalusia. ¨ legno: imbarcazione, per metonimia.
[66] Nereide, Driade: ninfe dei mari, figlie del dio marino Nereo, qui ricordate assieme alle
ninfe delle piante. ¨ cattivo termine: ergo, diavolo. Espressione allora poco
elegante.
[67] Voseñoria ... Señora: si mantiene, qui e altrove, il digrafo nn,
corrispondente alla pronuncia palatale della nasale, ovvero alla grafia ñ dello spagnolo.
[68] sbirro: il quale, di solito, controlla le identità e, quindi, chiede il nome.
[69] cera vergine ... tonda: dilogia promossa dalla locuzione «alla cera», ovvero «dall’aspetto»,
«dall’incarnato», che Galafrone interpreta
letteralmente e, quindi, rapporta alla cera vergine e tonda. Si ricordino i
proverbi, raccolti da Giusti e da Capponi, «È male giudicare gli uomini alla
cera» o «L’uomo si giudica male alla cera» (http://www.proverbi-italiani.org/scheda.asp?ID=12588).
[70] a fortiori: a maggior ragione. Locuzione latina usata in dialettica per indicare una
conseguenza connessa ad una anteriore conclusione.
[71] Marzial che post fata venit gloria: verso di un epigramma di
Marziale (Epigrammata,
V, 10) trasformato già in un diffuso aforismo: «Si post fata venit gloria, non propero» (Se la
gloria viene dopo la morte, non ho fretta).
[72] parentad: parentela. ¨ gh’avé: si corregge la forma dell’imperfetto
in base alle grafie più attestate. ¨ tuccaman:
la stretta di mano tra fidanzati che suggellava un accordo matrimoniale.
[73] si emendano le letture dei due
testimini principali (S98, On) inserendo il nome di don Ramiro, personaggio che, dopo
il ballo, si riposa in scena.
[74] se ne i: se non gli. ¨ Galen:
Galeno, medico per antonomasia. ¨ baldacchin al cavial: un
equivalente a «mandare alla malora».
[75] dio dei ladri ... machina: Mercurio o Ermes, ingegnoso e affabulatore dio dei ladri, del commercio e
dell’eloquenza.
[76] Zerbino: personaggio dell’Orlando furioso
che si innamora della saracena Isabella, segue Orlando e muore nel canto XXIV a
mano di Mandricardo. Altro esempio di perfetto
cavaliere.
[77] Cleopatra
... perla: allusione all’episodio in cui la
regina egiziana, gareggiando con Antonio in magnificenza, sciolse una delle sue
perle preziose in un bicchiere d’aceto e lo bevve.
[78] rezipe: ricetta.
[79] signora Pirra: figlia di Epimeteo e moglie di Deucalione. Si salvò col consorte dal diluvio provocato da
Zeus per punire i figli di Licaone. Una volta a terra, i coniugi supplicarono
gli dei di aiutare il genere umano. La supplica fu accolta e i due ripopolarono
la terra lanciando delle pietre che si trasformarono in uomini (quelle di Deucalione) e donne (quelle di Pirra).
[80] Artimisia: regina famosa per il monumento funebre che fece erigere in onore del
marito Mausolo, detto appunto mausoleo.
[81] non potrà dizerir il signor Mausolo: come fece Artemisia che ne bevve le ceneri.
[82] Lucrezia romana: matrona romana, moglie di Collatino, che si diede morte chiedendo
vendetta per l’oltraggio subito da Sesto Tarquinio.
[83] Manch mal: si veda I.1.42.
[84] barba Niccolò: Lo scherno degli dei di
Francesco Bracciolini: «O barba Togno, o barba
Niccolò», canto III, xxiii (in Raccolta di poemi eroico-comici,
Firenze, Giuseppe Allegrini, [1772], I, p. 53).
[85] Padron mio: perché Don Chisciotte crede di parlare a un uomo. ¨ quella di Merlino:
la grotta del leggendario mago arturiano, rievocato nei poemi cavallereschi
(per es., il canto terzo del Furioso).
[86] né arata né seminata: e quindi non esiste.
[87] argumenta: il connettore usato da Sancio offre il la ad un
escursus
squisitamente scolastico, fondato sul discorso argomentativo. Il dottore riproduce,
in chiave comica, uno degli esercizi sillogistici in uso presso le scuole
gesuitiche combinando le formule cristallizzate («nego consequentiam»,
«assigno rationem»,
«probo») con espressioni vernacole («mì son in sacch»). È opportuno ricordare che queste esercitazioni
riguardavano principalmente lo studio della retorica e della grammatica in
latino.
[88] A’ mett
in cap: la considero superiore.
[89] Sancius Sancii come Dominus Domini; Panza Panze come Musa Musae: a prescindere dall’ostentazione
latinizzante di Sancio, che declina il cognome come qualsiasi studente da
collegio, è d’uopo ricordare la storiella comica del prete Giampaolo,
fiorentino, che accompagna un condannato a morte riportata dal Gigli per
attestare la differenza tra la pronuncia fiorentina e quella senese: «Giunto
dunque il disgraziato alla scala della forca disse Giampaolo: O via fratello, che fate oi? Saigghiamo la scala dil Paradiso:
dite sue: Maria Mater Graizziae. E il già mezzo
morto penitente proferì al meglio che potea... Maria Mater Gratia;
e volendo proseguire: Noe, noe disse
prete Giampaolo, graizzoa-graizziae, come musa-musae;
onde il popolo... diede tosto in un crepaccio improviso
di sghignazzare... onde d’allora in poi fu proveduto
dalla confraternita, che a’ preti gramatici
fiorentini più non si desse tal carico...» (Gigli,
Voc. Cateriniano,
II, pp. 93-4, apud Altieri
Biagi, Studi sulla lingua,
cit., p. 283).
[90] me cavv
... manch: si toglie il
cappello e mette sul lato sinistra, considerato meno nobile, in segno di
rispetto.
[91] decapitarla: per «recapitarla». I tentativi di parlare elegante portano Sancio a dire
spropositi faceti.
[92] H dall’alfabet: allusione alle intenzioni degli accademici della Crusca di eliminare l’acca
dall’alfabeto. Ineludibile il rimando, già segnalato dalla critica anteriore, a
Il pianto dell’H di Pier Jacopo
Martello, operetta dedicata al Gigli e da questi lodata nel Vocabolario cateriniano:
«Ma di questo crudelissimo strazia, Lettor mio bello, vedrai fatto un curioso
satirico spettacolo da scena in una ingegnosissima farsetta titolata il Piato dell’H, opera del nostro Intronato
insigne Accademico ed Arcade e Letterato di prima schiera Pier Jacopo Martelli,
in cui troverai tutta l’aria più luminosa di Luciano; anzi se porrai al
confronto il Giudizio delle Vocali
dallo stesso Luciano con tanto ingegno descritto e questa piccola farsa del
Martelli, vedrai che non ismarrisce il paragone e che
vince altresì di gran lunga quel Dialogo
delle Lettere dell’Alfabeto, che Monsù de Fremont inserì nella traduzione
di Luciano fatta dal signore d’Ablancourt e sta nel
fine della parte seconda» (Gigli, Vocabolario cateriniano, cit., pp. ccliv-cclv; ma si veda pure p. 110).
[93] Montepulciano e Mosca in candelo: boutade filologica promossa dal
nome del vino Monte-pulciano, cui si affianca la «mosca
sul candelo», pronuncia storpiata di «moscatello».
[94] Appartamenti di don Ramiro: dalla galleria la scena si sposta nelle stanze del principe. Anche se il
contesto è chiaro, si preferisce inserire una didascalia esplicita.
[95] Galleria: si esplicita la didascalia, assente nei testimoni principali.
[96] la figlia di Licomede: Deidamia.
[97] Deidamia: figlia di re Licomede di Sciro, alla cui corte Achille era stato inviato
dalla madre sotto spoglie femminili per evitare di partecipare alla guerra di
Troia. Dalla loro relazione nacque Pirro o Neottolemo. Frenquellucci
ricorda que «Antonio Caldara (che Gigli conobbe a
Roma presso il principe Ruspoli) musicò il celebre Achille in Sciro» (Frenquellucci, Dalla Mancha a Siena, cit., p. 284). Dell’epoca è anche Deidamia musicata
da Haëndel.
[98] mazzagat: piccolissima pistola. Cfr. Claudio
Armando Ferrari, Vocabolario
bolognese-italiano, Bologna, Mattiuzzi e De’
Gregori, 1853 (3ª ed.), s. v. Il Cherubini
la registra con due passi del Fagiuoli e del Nelli (Francesco Cherubini, Vocabolario milanese-italiano, Milano,
Regia Stamperia, 1839-1943, 1-4 voll., Milano, Società Tipografica dei Classici
Italiani, 1856, 5º vol., s. v.).
[99] zaf:
soffio
[100] monde nuovo: un apparecchio che permetteva di proiettare immagini al
suo interno grazie alla luce di una candela. Palese la dilogia con il «nuovo
mondo» scoperto da Cristoforo Colombo, citato esplicitamente più avanti (II,
14, 8).
[101] mastia: maschile.
[102] più marcato: dal valore del cavaliere, oppure più forte e pronunciato.
[103] ius ... legge ... brodo: Frenquellucci (Dalla Mancha a Siena, cit., p. 289, 30n) giustifica dal punto di
vista linguistico l’affermazione di Sancio perché «le parole ius/brodo, sugo e
ius/diritto
derivano “da una radice comune, *jeu- mescolare nella preparazione dei cibi,
che i glottologi fanno risalire all’indoeruopeo
preistorico”».
[104] sonno ... morte: topos letterario d’ascendenza
classica del sonno che toglie metà della vita ed è immagine (e fratello) della
Morte e figlio della Notte.
[105] balsamo: è frequente nel romanzo di Cervantes il riferimento al balsamo di Fierabrás, che cura miracolosamente ogni ferita dei
cavalieri erranti. Valga
la spiegazione data a Sancio:
«–Todo eso fuera bien excusado –respondió don Quijote– si a mí se me acordara
de hacer una redoma del bálsamo de Fierabrás; que con sola una gota se ahorraran
tiempo y medicinas. –¿Qué redoma y qué bálsamo es ese? –dijo Sancho Panza. –Es
un bálsamo –respondió don Quijote–, de quien tengo la receta en la memoria, con
el cual no hay que tener temor a la muerte, ni hay pensar morir de ferida
alguna. Y ansí, cuando yo le haga y te le dé, no tienes más que hacer sino que,
cuando vieres que en alguna batalla me han partido por medio del cuerpo, como
muchas veces suele acontecer, bonitamente la parte del cuerpo que hubiere caído
en el suelo, y con mucha sotileza, antes que la sangre se yele,
la pondrás sobre la otra mitad que quedare en la silla, advirtiendo de encajallo igualmente y al justo. Luego me darás a beber
solos dos tragos del bálsamo que he dicho, y verásme
quedar más sano que una manzana» (I, x;
Cervantes, Don Quijote, cit., I, p. 114).
[106] maestro di casa: il sopraintendente all’economia della casa. Cfr. dal Gorgoleo: «Guardate, tiene due
maestri di casa dottori. Solutivo è quello che paga i conti, e Astringente è
quello che restringe le spese» (Gigli,
Don Pilone. La sorellina di Don Pilone.
Il Gorgoleo, cit., p. 296).
[107] luna: lapallissiano doppio senso
promosso dall’aggettivo «scemo», attributo della luna calante, usato da Don
Chisciotte per definire il sentimento amoroso, mentre Sancio ribadisce la
mancanza di senno del padrone.
[108] stile mercantile: palese nella formula stereotipata «In risposta a...» e perché è del tutto
assente il registro lirico-amoroso.
[109] Ahi che la fiamma ...
offenda: «Ahi, che la fiamma del cielo anzi in me scenda,/ santa
onestà, ch’io le tue leggi offenda!» (Tasso,
Gerusalemme Liberata, cit., IV, 57, vv. 7-8). Esclamazione di Armida, quando racconta le sue
presunte peripezie per ottener il soccorso dei cristiani.
[110] A tant’intercessor
nulla si nieghi: notissimo verso tassiano, rievocato,
come già segnalato da Frenquellucci, anche da
Metastasio, Goldoni e Alfieri. Viene pronunciato da Aladino quando, per
intercessione di Clorinda, condona e libera Olindo e Sofronia («Abbian vita – rispose – e libertade,
/ e nulla a tanto intercessor si neghi», Tasso, Gerusalemme Liberata, cit., IV, 57, vv.
5-6).
[111] oriolo: orologio.
[112] palco: la maggior parte dei testimoni sia a stampa che manoscritti legge «palco»
in opposizione a «passo» o «parco». Si conserva la lettura perché non del tutto
incoerente.
[113] partorito: prodotto, fornito.
[114] Ogni paes
al galantuom è patria:
«ogni paese al galantuomo è patria», proverbio toscano (Giusti). ¨ pueta:
poeta. ¨ Apoll: Frenquellucci (Dalla
Mancha a Siena, cit., p. 296,
34n) vede un’allusione «al lamento di Apollo nel libretto Gli amori di Apollo e Dafne (1640) di Francesco Cavalli». Mi
sembra, invece, un riferimento più generico al dio della poesia Apollo. ¨ orb:
«Ottusi, privi di giudizio; soprannome dato anticamente ai fiorentini: “Vecchia
fama nel mondo li chiama orbi; / gent’è avara,
invidiosa, e superba/ dai lor costumi fa’ che tu ti forbi”
(Dante, Purg.
XV 107)» (Frenquellucci,
Dalla Mancha a Siena, cit., p. 296,
35n) ¨ tra i macchi: nascosto nel bosco, alla
macchia. ¨ pataracchi: imbrogli, intrighi, ma il
contesto sembra alludere all’intricata foresta da contrapporre al pericolo
rappresentato dalla città, dalla corte. ¨ carota: finto, non vero (cfr.
VAC, www.lessicografia.it).
[115] idea di Platon: rimando burlesco alla teoria platonica diffusissima che distingue il
mondo delle idee (universali, stabili ed eterne) da quello delle cose,
sottolineato poi dal riferimento alla luna e alla polisemia di «scema».
[116] fisonomia: «arte la quale dalle fattezze del corpo, dai lineamenti
e dall’aria del volto, pretende conoscere l’indole di un uomo, il suo passato e
il suo avvenire» (VAC, www.lessicografia.it).
[117] Callot: «Jacopo Callot (chiamato anche Giacomo Callott,
Callotto o Callotti). Nel
secondo volume del Suplimento a’ vocabolari
italiani (1833) Giovanni Gherardini include il termine «callottesco»
per definire: ... ridicolose, come sono le figurine del Callotti
[...] nobile lorenese, intagliatore in rame e disegnatore eccellentissimo, il
quale a’ suoi dì ebbe fama d’essere l’unico maestro
del disegnare e comporre storiette d’infinite
piccolissime figure con tutta leggiadria, singolare invenzione e con ispirito meraviglioso [...] le più rinomate son quelle dov’egli
rappresentò figurine ridicole d’uomini, di mostri e di diavoli, così diciamo
per ischerzo figurini o figurette o figurine del Callotti a quelle persone che sono [...] ridicolose pel
loro aspetto o per la foggia del vestire [...]» (apud Frenquellucci,
Dalla Mancha a Siena, cit., p. 297; con riferimenti anche al Fagiuoli). Lo ricorda Gigli anche nella Balzana poetica: «quale geme e sospira /
con due bambini accanto, / come la Carità, / un di qua, un di là / uno istruito
a sonno ed uno a pianto. / Tai son laceri, rotti /
colla zucca a cintura nella vera maniera del Callotti»
([Girolamo Gigli], Amaranto Sciaditico, Balzana
poetica detta in Arcadia nel chiudersi del Bosco Parrasio quest’anno 1712,
Siena, nella Stamperia di Francesco Quinza, 1712, p.
9).
[118] Malabruno: esempio di mago e gigante ricordato anche da Cervantes (cfr. por ejemplo, II, xxxix,
xli).
[119] zircoli ... Aristotele: allusione alla cosmologia aristotelica geocentrica tràdita
dal De coelo
che suddivideva il cosmo in cerchi.
[120] la prende sbai: si sbaglia.
[121] In tutti i testimoni la risposta «Non più» viene
attribuita al re, quando sarebbe più logica se detta da don Garzia: «Amar donna
Elenonora? Non più!». Si istaurerebbe così anche un
parallelo con la replica di Eleonora in III.4.10.
[122] fatti eco: la lettura comune alla maggior parte dei testimoni è «fatto eco», che
sarebbe un apposizione valida se non fosse preceduta dall’interiezione «deh».
Si emenda nell’impe-rativo «fatti eco».
[123] razza di vetturini: screanzati e perfino imbroglioni.
[124] È che: si conserva la lettura della maggior parte delle stampe
e manoscritti («E che»), anche se sono possibili altre interpretazioni («Eh!
Che...»).
[125] occhio del porco: «è quasi lo stesso che guardare con la coda dell’occhio» (VAC, www.lessicografia.it).
[126] Che peccato che i ragli d’asino
non arrivino al cielo!: la palese allusione alla stoltaggine di Sancio si fonda su una frase proverbiale
toscana: «I ragli dell’asino non arrivano al cielo» (http://www.proverbi-italiani.org/giusti_ris_1.asp).
[127] reti: sia per la metafora amorosa, sia perché il fazzoletto doveva
essere talmente bucherellato da assomigliare ad una rete da pesca.
[128] mal de fila: un male che possa essere legato con semplici fili.
[129] Amarilli: donna della tradizione pastorile, protagonista
del Pastor fido di Giovan Battista Guarini.
Si allude al ballo /gioco della moscacieca (III, 2), che Guarini scrisse dopo l’aprile
1584 e che venne musicato da Luzzasco Luzzaschi (Cfr. Battista
Guarini, Il Pastor fido, a
cura di Elisabetta Selmi, introduzione di Guido Baldassarri, Venezia, Marsilio,
1999, pp. 151 e seg. e note relative). Nello svolgimento della tragicommedia guariniana è il momento programmato per far incontrare Mirtillo
ed Amarilli.
[130] occhi ladri: metafora poetica comune e diffusa in poesia.
[131] Selva: si esplicita la didascalia, assente nei testimoni principali.
[132] si sflagellava: si sfracellava, si fracassava. Non è da escludere il gioco linguistico
con flagellare.
[133] nella collana: si emenda una errata («detta collana») dei principali testimoni; un’altra
correzione possibile è «al collo detta collana», come si legge in Mb.
[134] per Levante: boutade promossa dal
riferimento alla tramontana.
[135] idropica: affetta da idropisia, eccesso di liquidi nei tessuti.
[136] Ariosto: «Donne, e voi che le donne avete in pregio...» sono i versi iniziali del
XXVIII canto dell’Orlando Furioso, in
cui l’oste di Arles racconta a Rodamonte la storia
del re longobardo Astolfo e del vassallo Iocondo, i
quali, dopo il tradimento delle mogli, decidono di verificare l’appetito delle
donne. Per far ciò, condividono i favori di una giovane che alla fine li
tradirà. Di contenuti e toni fortemente
misogini, la digressione, da cui l’autore prende apparentemente le distanze,
offre il destro alla disputa sulla querelle
des femmes.
[137] Iole ... Alcide: la figlia de re Eurito, Iole, era stata vinta
da Ercole (il cui patronimico è Alcide) in una gara all’arco. Il re dell’Ecalia, però, non mantenne la promessa di darla in sposa a
colui che l’avesse battuto con l’arco, provocando così l’ira del semidio, che
distrusse l’Ecalia e fece prigioniera la fanciulla. Spinta
dalla gelosia, la moglie d’Ercole, Deianira, ne provocò la morte: credendo si
trattasse di un filtro d’amore, fece indossare al marito la camicia intrisa nel
sangue di Nesso e, così facendo, lo avvelenò.
[138] pelle di bestia: tenuta identificativa del bruto, del selvaggio e del pazzo cavalleresco
(e di Ercole con la pelle del leone nemeo), ma nella battuta di Sancio vi è
racchiuso l’insulto.
[139] Sala regia: si esplicita la didascalia, assente nei testimoni
principali.
[140] bel parto: si emenda la lettura («patto»), seguendo la correzione fatta già nelle Opere nuove, per restaurare il senso del
discorso. Il parto, come esplicitato nel testo della commedia, è il pianto del
pentito.
[141] Bettola: il Betis, con l’abituale storpiamento di Galafrone e la dilogia comica.
[142] gl’incensi: i. e., le prove.
[143] Chi mette il piè nell’amorosa
pania: incipit del
canto XXIV dell’Orlando Furioso («Chi
mette il piè su l’amorosa pania») che apre il racconto delle conseguenze della
pazzia di Orlando. ¨ ad imitazione d’Ercole: il quale,
secondo il racconto ovidiano, si innamorò talmente della regina di Lidia Onfale, che abbandonò le vesti maschili e si unì alle sue cameriere
a filare. Valgano i celebri versi del sonetto gongorino «A
una dama vestida de leonado» per rimembrare il mito poeticamente: «... que
Alcides muy ufano / por ella en tales paños bien podía / mentir su natural,
seguir su antojo, / cual ya en Lidia torció con torpe mano / el huso, y
presumir que se vestía / del nemeo león el gran despojo» (Luis de Góngora, Sonetos completos, ed. Biruté Ciplijaukaité, Madrid, Castalia, 1985, p. 140).
[144] Va’ adesso: rivolto a Sancio, anche se il ventaglio variantistico offre altre letture
ed interpretazioni coerenti, soprattutto se si considera che Don Chisciotte sta
parlando con se stesso.
[145] Le negligenze mie son
artifici: adattamento di un verso della Gerusalemme Liberata del Tasso (II, 18): «Le negligenze sue sono
artifici». Come dato curioso, la stessa frase viene usata come motto nel colofon dell’opera del gesuita Carlo Gregorio Rosignoli, Della natura, ammaestramenti di moralità, Venezia, Andrea Poletti,
1712.
[146] cerusico: medico.
[147] Toboso: luogo della Mancia, da Cervantes associato alla
Dulcinea amata dal cavaliere.
[148] Mastro Antonio: ricorda Frenquellucci che «Mastro Antonio
barbiere, insieme al donchisciottesco Don Tammaro Promontorio da Modugno
riapparirà nel libretto Il Socrate
immaginario (1775) di Giovanni Battista Lorenzi e Ferdinando Galiani con
musica di Giovanni Paisiello» (Frenquellucci, Dalla
Mancha a Siena, cit., p. 318).
[149] caviezza: capestro, nodo scorsoio. Cfr. anche I.2.6.
[150] collez: collegio.
[151] In realtà, si indica il nome-rubrica seguito da puntini sospensivi: Re...
[152] Gigli, Girolamo, I litiganti, ovvero
Il giudice impazzato, in Id., Opere
nuove, Venezia, Marino Rossetti, 1704, pp. 141-250: 215-218.
[153] Cassato.
[154] Cassato.
[155] Si corregge l’errata «di».
[156] Cassato.
[157] Cassato.
[158] Cassato.
[159] Cassato.
[160] Cassato.
[161] Si corregge «Arminda».
[162] Si corregge «Arminda».