Jacopo Angelo Nelli
La dottoressa preziosa
a cura di Susanne Winter
Biblioteca Pregoldoniana
lineadacqua
2022
Jacopo Angelo Nelli
La dottoressa preziosa
a cura di Susanne Winter
   
  
     
  
     
   
© 2022 Susanne Winter
© 2022 lineadacqua
edizioni
Biblioteca Pregoldoniana, nº 33
Collana diretta da Javier
Gutiérrez Carou
Supervisore per i dialetti: Piermario
Vescovo
Comitato scientifico: Beatrice Alfonzetti, Francesco Cotticelli,
Andrea Fabiano, Javier Gutiérrez Carou, Simona
Morando, Marzia Pieri, Anna Scannapieco e Piermario Vescovo
www.usc.gal/goldoni
javier.gutierrez.carou@usc.gal
Venezia - Santiago de
Compostela
lineadacqua edizioni
san marco 3717/d
30124 Venezia
www.lineadacqua.com
ISBN dell’edizione completa:
9788832066715
La
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autorizzazione della curatrice e del direttore della collana.
Biblioteca Pregoldoniana, nº 33
Nota al testo
Per il testo de La dottoressa preziosa mi sono rifatta alla
prima edizione (Siena, Francesco Rossi, 1756). Non si è conservato un manoscritto,
ma esistono altre due edizioni: una settecentesca (Milano, Agnelli, 1762) e una
ottocentesca, a cura di Alcibiade Moretti (Bologna, Zanichelli, 1899), che sono
quasi identiche.
            Le varianti delle stampe sono solo di
tipo grafico-formale e interpuntivo. Mentre nell’edizione Agnelli alcune maiuscole
sono mantenute e altre no, Moretti le mette secondo «l’uso moderno», come scrive
nell’«Avvertenza»[1]
al primo volume della sua edizione. Inoltre corregge errori evidenti, la punteggiatura
e gli accenti.
            Per la presente trascrizione ho seguito
i criteri stabiliti nelle «Norme editoriali» dell’Edizione Nazionale di Carlo Gozzi».
Jacopo Angelo Nelli
La dottoressa preziosa
Jacopo Angelo Nelli
Commedie
Dedicate all’Illustrissimo Signor
Francesco
Frescobaldi
Marchese di Caprara
Tomo quarto, prima edizione
In Siena 1756
Nella Stamperia del Pubblico
Per Francesco Rossi Stampatore
L’autore a chi legge[2]
Il carattere del personaggio,
idolo di questa commedia, fu da me risoluto metterlo sulle scene tempo fa,
allora quando mi occorse trattare, benché quasi alla sfuggita in una città
d’Italia una certa signora, che mi ha servito di originale. Questa era una
donna giovane, bella, e dotata più che a sufficienza di beni di fortuna, e
mediocremente di quegli dello spirito; ma che se lo era affatto guastato colla
lettura de’ romanzi, e più per le istruzioni di un impostore, fattosi da lei
credere per un dottissimo uomo. La preziosità di costei, e la sua affettazione
in letteratura, che ciascuna da per sé era un
ridicolo, e assai vistoso, facevano un composto, che avea
quasi del portentoso; tanto più che accanto a qualche sentimento ragionevole, e
giusto, e a maniere di dire usitate, e passabili, scappava a spropositi i più
grossolani, e massicci, effetto dell’aver qualche volta capito, e qualche volta
no ciò che leggeva, o ascoltava dal suo grossolano, e grottesco maestro. Che di
queste preziose, e di queste dottoresse se ne trovino dappertutto, ne fan fede les Precieuses, e les Femmes savantes
di Moliere, che mi son servite di lume, e di esemplare per questa mia Dottoressa Preziosa. L’oggetto di
comporla è stato di illuminar qualunque femmina, che se in leggendola, o
ascoltandola, ci si trovi in qualche tratto dipinta, procuri correggersi per
non si render ridicola, e dispregevole appresso le persone di buon senso e con
una prudente naturalezza renda più belle, e plausibili le acquistate virtù, e
tutti quei doni, che averà ricevuti dalla natura, e
dalla fortuna. Vivi felice.[3]
La dottoressa preziosa. Commedia
Interlocutori
saforosa, vedova giovane, dottoressa.
petronio, padre della medesima.
orazio, fratello della stessa.
cleante, giovane erudito, amico di Orazio.
cornelia, amante di Orazio e sorella di Cleante.
terenziano, poetastro, amico e amante segreto di Saforosa.
plautina, cameriera di Saforosa.
pippo, servo della stessa.
bita, servetta di Cornelia.
La scena si
rappresenta in Roma, nel Borgo de’ Greci.
                                   ATTO PRIMO
                                   SCENA PRIMA
                                   Sala.
                                   Saforosa e poi Plautina.
            saforosa       Questo è pensare di gusto, e nobilmente.
(chiama alla scena) Plautina. Bel
nome scientifico per una cameriera! (chiama
di nuovo ecc.) Plautina, Plautina. Che infelice condizione di una signora
ricca e studiosa dover perdere il tempo, ed aver l’incommodo
di chiamare ed aspettar la servitù! Plautina, o Plautina, dico. Chi è là?
            plautina        Chiama
forse, signora?
            saforosa       Credeva di no io!
            plautina        Che vuol forse me?
5          saforosa       Che
bestia! Chi ho da volere, quando ti chiamo per tante e tante fiate?
            plautina        Ho
sentito veramente la sua voce dir più volte un nome; ma non sentendo il mio,
credevo...
            saforosa       Che dovevi tu credere
che io facessi, quando proferiva un nome a così alta voce, ed in caso vocativo?
            plautina        Che so io per me?
Che Vostra Signoria recitasse, come spesso suol fare,
qualcheduna di quelle filastrocche di cose che impara a mente, che dice che
sono tanto belle, e che io non intendo punto.
            saforosa       Io allora chiamava te.
10        plautina        Me? Che mi comanda dunque?
            saforosa       Devi sapere che da qui
avanti tu ti hai da chiamar Plautina.
            plautina        Plautina? Eh, ella
mi burla. Se ho il mio nome bello e buono, perché me l’ho da mutare?
            saforosa       Si vede che tu pensi da quella che sei. Non
conosci che quello è troppo triviale e plebeo? Menica! Non senti ch’ei puzza di
guardiana di pecore, o di lavandara lontan le miglia? Menica! Ohibò, ohibò. Mi par di contaminarmi
la bocca solamente in proferirlo.[4]
            plautina        E
a me mi par molto bello e grazioso.
15        saforosa       Or tant’è: o mutarlo, o
ritornare donde sei venuta. Come! io soffrire in mia casa, a cui la nobiltà, la
ripulitura e le scienze danno così gran lustro, un nome si rusticano ed
abietto?
            plautina        Ma
se me lo vuol cambiare, perché non cambiarmelo piuttosto in quello di Caterina,
Orsola, Francesca, o in tanti altri che si sentono dappertutto, e non in
questo, che non si sa di donde scappi, e che cosa voglia dire?
            saforosa       Ti compatisco, perché sei ignorante. Questo deriva
da Plauto, uomo dottissimo, e famoso compositor latino, ed è nome scientifico.
            plautina        Ma mi starà male a me,
ch’ella dice che sono ignorante.
            saforosa       Se
non conviene a te, conviene a me. Io ho risoluto che tutto ciò, che a me
appartiene, spiri proprietà e dottrina.
20        plautina        Ah! Bisognerà dunque accordarcisi.
            saforosa       E perché ti credi tu che io abbia fatto il cambio
di quel che portava di Petronilla in questo che decorosamente porto al presente
di Saforosa?
            plautina        Che vuol ch’io
sappia, io che sono ignorante?
            saforosa       Perché questo
vien dal nome di una insigne poetessa greca che fu lo stupore del suo evo.
            plautina        Evo? E che vuol dir quest’evo!
25        saforosa       Età, maldotta
che sei.
            plautina        Uh che danno! S’io morivo ieri, andavo di là senza saperlo.
            saforosa       E dell’altre cose più belle imparerai a star meco,
se te ne vorrai approfittare. Anzi io ti ho preso, perché, vedendoti lampeggiar
nel volto un certo spirito atto alle belle cognizioni, ho creduto poterti
render con esse un mobile degno del mio servizio, ed un tersissimo specchio che
ripercuota, e spanda per tutta la casa le belle idee della mia mente: or vedi
adunque che fortuna è a la tua! Non in tutte le case ti potrebbe riuscire
limarti e brunirti lo spirito, come in questa.
            plautina        Ma potrò
guadagnar qualche cosa, quando sarò arrivata a questa brunitura che dice?
            saforosa       Ecco il pensar degli
animi bassi e vili. A tutte le cose pongono per meta l’interesse. Basta il
sapere, secondo la buona filosofia; essendo la virtù premio a sé stessa.
30        plautina        Signora, quella meta, che cosa vuol dire? Non sarebbe già...
            saforosa       Sciocca che sei. Meta
vuol dir fine, e si pronunzia coll’e larga.
            plautina        E quell’esser
premio a sé stessa?
            saforosa       Che un vero filosofo è contento solamente del
sapere.
            plautina        E come se ne trovano molti di costoro?
35        saforosa       Pochissimi; e questa è
l’infelicità de’ nostri tempi. 
            plautina        Ma quando non si ha da mangiare, come me, colla sola virtù ci è da andare
avanti poco.
            saforosa       Ah! Se tu provassi il
piacere che si gode nello studio delle scienze e delle belle lettere, non
parleresti così.
            plautina        Se io avessi,
come voi, chi mi portasse in tavola, e della buona robba,
tutte le volte che lo chiedessi, potrebb’essere che
questo gusto venisse anche a me; ma...
            saforosa       Questo fa scordare ogni
altro piacere della vita umana.
40        plautina        Quando si ha il corpo pieno, m’immagino.
            saforosa       E da che io ho avuto la
sorte di conoscere e trattare il signor Terenziano, uomo versatissimo in tutte
le scienze, miracolo della poesia, ed a cui ho l’obbligazione di questo bel
genio, mi ritrovo un’altra da quella ch’io era.
            plautina        Ma dal suo signor
marito, requiescat, non aveva imparato nulla?
Passava pur qui in Roma per un uomo di gran giudizio.
            saforosa       Eh, egli, tolto da
quattro carezze che me lo rendevano amabile, ad altro non pensava che a far
fruttar le sue campagne ed il suo danaro, punto pensando alla cultura e frutto
del suo spirito.
            plautina        Questo mi sarebbe piaciuto a me; carezze e ricchezze, eh? Che marito di
garbo!
45        saforosa       Sì, ma non sapeva nulla di
poesia; e le scienze per lui erano terre incognite.
            plautina        Quest’altro
ch’ella piglierà se lo potrà scegliere a suo modo: ma se l’avessi a consigliar
io, sarei per le carezze e pel frutto delle campagne, piuttosto che per la
poesia e per le scienze; perché ho sempre sentito dire che questi dottoroni che stanno tanto su’ libri, riescon
così così colle moglie.
            saforosa       Plautina, vo’ tu stare in casa mia?
            plautina        Che dimanda mi fa ella, signora? Se non avessi intenzion di starci, non ci sarei tornata, e lasciatami
mutare il mio bel nome.
            saforosa       Dunque non mi disonorare in questa forma.
50        plautina        Io disonorarla? Il Ciel me ne liberi! Non so d’aver detto o fatto cosa
che possa...
            saforosa       Oh il fare così grossi errori
in grammatica, come hai fatto, non è un disonorar me, e tutta la mia casa?
            plautina        Che error mai ho io fatto?
            saforosa       Ti par poco aver detto «colle moglie» in numero del più,
quando ‘moglie’ è nel numero del meno? Sappi che quei
nomi, che nel singolare fanno in e,
nel plurale terminano in i; perciò si
debbe dire ‘la
moglie’, ‘le mogli’; ‘la botte’, ‘le botti’; e non ‘le moglie’, ‘le botte’, ecc. E che decoro
sarebbe il mio che in mia casa si parlasse la lingua toscana sì barbaramente, e
senza eleganza? Casa erudita, ed errori di lingua non confabulano bene insieme.
            plautina        Ma non sarebbe
meglio ch’essendo noi senza uomini, studiassimo la grammatica che insegna a
trovarselo con tutte le buone parti di un marito di garbo? Lei però, che ha il
padre, saprà egli sceglierglielo come va, senza ch’ella ci abbia da durar
fatica da sé.
55        saforosa       Mio padre non possiede più sopra di me
quell’alto dominio, che ei possedeva prima di alienarmi; poiché, avendomi fatta
passare ad un altro possessore per mezzo del contratto nuziale, io
presentemente mi ritrovo mei juri, come mi asserisce il signor Terenziano, il quale
mi consiglia a non mi congediare da questa casa,
lasciatami con tutti i suoi beni dal mio defunto coniuge, per tornare nella
paterna.[5]
            plautina        Oh, eccolo appunto il signor Petronio suo padre. Se ella non comanda in
contrario, mi partirò. (via)
                                    SCENA II
                                   Petronio e detta.
            petronio       Buon giorno, Petronilla, state voi bene?
            saforosa       Mio genitore, se lecito
mi fosse porgervi una supplica, per riceverne una grazia ben distinta, ardirei
pregarvi di non più nominarmi all’avvenire coll’insipido nome di Petronilla, ma
col nobile e sugoso di Saforosa, che mi sono
adottato.
            petronio       Come? come? Non vi ho da chiamar più Petronilla? O perché?
            saforosa       Perché
quello non è punto significativo la professione che ho intrapreso.
5          petronio       Oh, che professione vi siete voi messa a fare da che per la mia dimora in
campagna non sono stato da voi?
            saforosa       Di seguace delle sorelle
di Febo.[6]
            petronio       Ditelo un po’ un’altra
volta, ch’io l’intenda bene.
            saforosa       Di erudita, di amatrice della poesia e delle
lettere umane e scientifiche.
            petronio       E a me pare che piuttosto vi siate messa a far quella di pazza, e pazza bene.
10        saforosa       Se fosse altri che quei
che mi ha messo alla luce, che mi parlasse in tal forma, gli risponderei che
privi di senno son coloro, che godono essere immersi nel fango dell’ignoranza,
come gli animali immondi nella feccia de’ più schifosi pantani; e non quei, che
procurano purgare e perfezionare il loro spirito nella coppella delle scienze e
delle arti più nobili.
            petronio       Eh figliuola mia, se ve l’ho da dir giusta, mi par che da che non vi ho
visto, il vostro cervello abbia cominciato a guazzare. Perché mutarsi il nome
datovi da me bellissimo, ch’è antico della nostra casa, per un altro fantastico,
e senza conclusione?
            saforosa       Quanto al nome, ei non è
punto fantastico, e senza al
   
  
     
  
     
   
            petronio       Voi dunque vorreste che dal vostro nome si conoscesse che siete una donna
studiosa e dotta assai?
            saforosa       Così è. 
15        petronio       Eh poverella, quanto siete fuor della
buona strada! Primieramente quanti uomini si trovano col nome di Cesare, di
Alessandro e di Annibale, che non hanno mai veduto uno squadrone, e che tremano
per la paura al solo nome di guerra! In secondo luogo voi dovete studiare
l’economia della vostra casa, e badare a’ vostr’interessi e ad una prudente condotta, e non a tante
belle lettere e dottrine, se volete mantenervi quella fortuna che il Ciel vi ha
dato, e quel nome di prudente e di savia donna, con cui partiste dalla mia
casa.
            saforosa       Maggior fortuna io stimo
l’avermi il Cielo illuminata la mente, e datomi desideri di volo più alto, e
per cose molto superiori alle fugaci e istabili
ricchezze.
            petronio       Di qui a un anno, se seguitate così, ci
riparleremo. La professione delle donne debbe esser
saper adoperar l’ago ed il fuso, e non i libri e la penna.
            saforosa       Ma non abbiamo sugli occhi
nostri tanti esempli di donne eccelse ed illustri per poesia e dottrina? E
nella medesima nostra città veggiam pure che la
signora Aglaia Partenopea batte con felicità e decoro lo
scabroso calle dell’erto monte di Pindo; onde...[7]
            petronio       E che? Vorreste voi forse uguagliar la vostra ottusa mente alla sua sublimissima;
il vostro pessimo gusto al suo perfettissimo? Ma e poi voi siete ingannata a
credere che le sue occupazioni siano solamente per gli studi delle lettere e
delle scienze. Ella non è meno occupata, e con ottima riuscita e prontezza, ad
ogni genere di lavoro femminile e domestico. Di queste donne non ce ne manda il
Cielo ogni giorno.
20        saforosa       Io me ne rido. Il Signor
Terenziano mi assicura che, ov’ella è arrivata, ho
lena da poter giungere ancor io.
            petronio       Né voi né lui ci arriverete giammai.
            saforosa       Come? Il signor
Terenziano, che porta la palma sopra ogni più bello spirito del secol nostro?...
            petronio       Cotesto signor
Terenziano, come ha guasto il cervello suo, così prevedo che finirà di guastare
il vostro, se non ve lo levate d’intorno. Eh lasciate le bagattelle, in che vi
fa perdere il tempo.
            saforosa       Bagattella l’erudizione?
perdere il tempo l’applicarsi alle scienze? Che pensieri di gente popolana!
Bassezze, mio genitore, bassezze d’animo invischiato troppo nella materia.
25        petronio       La buona condotta de’ vostri affari e de’ vostri interessi ha da esser la
vostra erudizione e la vostra scienza, che, se vi riesce l’impararla, non sarà
poco. 
            saforosa       Come? io offuscar colle
tenebre di basso e vile interesse i più bei lumi di quella luce, di che, per inalzarmi fino alle sfere, il Ciel benevolo mi fece dono?
            petronio       Figliuola mia, cotesti vostri bei lumi si son già spenti, a quel ch’io
vedo; e se non cercate con più prudenti consigli di riaccendergli, starete
sempre al buio. Io era venuto veramente per parlarvi di alcuni affari seri, e
di qualche importanza; ma aspetterò a trattarvene, quando la vostra ragione non
sarà così allo scuro, come al presente; il che desidero, e spero che possa
accadervi. Addio. (via)
            saforosa       In somma non è solamente
il bel sesso, che si trovi in ostracismo dal regno della dotta Minerva:
moltissimi uomini ancora ne son fuori. Di quanti io ne conosco, il solo
Terenziano si mantiene nella più intima confidenza di questa dea.
                                   SCENA
III
                                   Plautina e detta.
            saforosa       Plautina. (chiama)
            plautina        Madama.
            saforosa       Fa’ sapere al Descendente Filosofico che si porti
da me senza intervallo.
            plautina        E chi e questo signore?
5          saforosa       Signore? Chi è Pippo,
servitor di casa?
            plautina        Come l’avete chiamato la prima volta, Signora?
            saforosa       Descendente
Filosofico.
            plautina        Anche quel di lui avete rimpastato? Veramente me ne maravigliavo
che non l’avesse fatto, perché il nome di Pippo mi pareva che fosse fratello
carnale di quello di Menica; e se non avete voluto per casa il sudiciume del
mio, non sapevo capire perché voi ci sopportasse poi quello di lui.
            saforosa       Io non gliel’ho
cangiato, e ho sofferto che si nomini come prima...
10        plautina        Ma non mi avete detto ch’io chiamassi l’Ascendente Ficolosifo,
per chiamar lui?
            saforosa       Quella è una parpafrasi,
che dimostra la sua descendenza. Debbi sapere che,
quando egli mi si presentò per aver l’onore d’esser mio servente, sentendo io
quel nome Pippo, che mi pareva assai vile, subito lo esclusi per questo; ma
egli mi discifrò il mistero, e mi disse ch’ei portava tal nome per ricordanza
di alcuni filosofi suoi predecessori, illustri nella memoria di tutti gli
uomini sapienti, e che questi erano Menippo, Aristippo, Crisippo; ed io lo
credo vero, potendo essere il nome Pippo un accorciamento o diminutivo di
quegli, non essendo ei come loro dotto e sapiente.[8]
            plautina        Fortunato lui, che, senza fatica e senza sapere, accruscuglia
il suo nome fra quello di quei grandi uominoni.
Questo vuol dire esser nati vestiti! Ma io poverina...
            saforosa       Ah miserabile! Che parola hai tu proferita?
            plautina        Che ho forse detto qualche parolaccia?
15        saforosa       Non ne potevi dire una più sconcia: «accruscuglia». Non senti quanto essa sa di
plebaglia?
            plautina        Credevo che si potesse dire, perché in questa ci entra la Crusca.[9]
            saforosa       (sta un po’ pensosa) Hai ragione, non ci
aveva riflettuto. Va’ dunque a Pippo, e digli... Ma no; aspetta che vedo là
nell’altre stanze mio fratello.
            plautina        Ch’è venuto forse per farsi mutare il nome anche lui?
            saforosa       Ei
non ne ha bisogno, avendolo a bastanza nobile; poiché tale l’aveva il più
famoso fra tutti i poeti lirici, detti così perché suonavan
la lira; e quell’altro bravo romano, che sfidò a disputare tutta la Toscana:
che perciò fu detto «Orazio sol contro Toscana tutta». Interrogane il Signor
Terenziano, e sentirai.
20        plautina        Resta dunque solamente adesso che lo cambiate al signor Petronio vostro
padre.
            saforosa       Egli né meno ne ha questa necessità, avendolo anch’esso molto illustre e
dotto, perché ci è stato un grande autore che si chiamava Petronio Arbitrio.
            plautina        O via via: tutta la famiglia sarà letteruta a
modo.
            saforosa       Andiamo a veder ciò che il mio germano desidera.
                                   SCENA
IV
                                   Strada.
                                   Pippo con una
paniera di libri da una parte, Bita con altra paniera
di scuffie e altri ornamenti donneschi dall’altra.
            pippo              Questa senza dubbio è la volta che io impazzisco, o che mi ritrovo un letteratone da cattera.[10]
            bita                Se non avessi la speranza di farmi una
cameriera da principessa, a servir questa signora Cornelia mia padrona, non mi
ci terrebbon le catene al suo servizio, tante son le
fatiche e gl’incomodi che mi bisogna soffrire.
            pippo              Oh, oh! Signora Bita, servo suo.
            bita                Signor Pippo, buon giorno, e buon anno. Dove, dove con cotesta carica? 
5          pippo              E tu dove con
cotesta tua?
            bita                Alla scuola del
buon gusto, per adornare una donna.
            pippo              E io a quella del buon gusto per ripulire un somaro.
            bita                Com’a dire? Che
cotesta paniera è piena di striglie e bossole da cavalli forse?
            pippo              Signora sì, queste sono striglie e peluzze per levar la polvere e il
sudiciume dal cervello degli ignoranti.
10        bita                Ah, ah,
ah, ah.
            pippo              Non te la
rider, no. Guarda, questi son libri! E che libri! Pesan
che spiombano: vuol dir che ci è del buono.
            bita                E gli hai comprati per te?
            pippo              Non son tanto matto io a spendere i miei danari così. Gli porto bene alla
signora Saforosa mia padrona, che ne adorna con essi
tutta la casa. Ne ha de’ monti per le camere; su pe’ letti, in sala, e a immitazione di quell’uomone
grande fiorentino, ne ha pieno il terreno, le scale, e infino in cucina e a
quel luogo (tu m’intendi) ne tien sparsi alla
rinfusa.
            bita                Infin che
stesse qualche libraccio a quest’ultimo luogo, via la passerei; ma in cucina poi
ci vorrei polli, picioni, stame e buoni tocchi di vitella io, e non de’ libri.
15        pippo              Oh, la signora mia ne vuol per tutte le stanze, per potere studiare a
ogni momento.
            bita                E che pretend’ella di fare?
            pippo              La scimmia alla signora Aglaia venuta non è molto di Napoli; e spera che
gli abbia da riuscire di passarla ancora.
            bita                Sai che
cosa le riuscirà?
            pippo              Che cosa?
20        bita                Di farsi corbellare, e facilmente; perché, quanto ho sentito lodar la
detta signora Aglaia nella conversazione della mia padrona, altrettanto ho
sentito metter lei in ridicolo da tutti quei signori che ci vengono; e sai ce
ne vengon di quei che hanno il naso tanto lungo.
            pippo              E la signora Cornelia che ne dice?
            bita                Lei ride al rider degli altri; ma siccome non pretende d’intendersi che
di queste cose qui, (accenna la paniera)
non ci mette bocca.
            pippo              Oh, sì: a proposito vediamo un po’ in che consiste il suo sapere.
            bita                In che vuoi che consista? In quel che consiste quello di tutte l’altre donne. In adornarsi con gusto o almeno nel
pretenderlo.
25        pippo              Hai fatto bene a dire o almen nel pretenderlo,
perché ce ne son certe, che tanto han gusto loro in adornarsi, quanto Pulcinella
a far da cavalier parigino.
            bita                Oh, quanto alla mia signora poi, bisogna cederli in questo. Un capello un
po’ più qua, o un po’ più là del suo gusto sarebbe capace di trattenerla un par
d’ore di più alla toeletta, se egli fosse ostinato a non volersi sottomettere
alla sua obbedienza; tanto ella è religiosamente osservante delle più esatte
regole della fina assettatura donnesca.
            pippo              Sarà
dunque per te un martirio doverti accomodare a questo sopraffino gusto della
padrona tua, come lo è a me dover pensare a parlar sempre in punta di forchetta
per accomodarmi a quello della mia, che non vuol sentire parole se non belle,
rotonde e stacciate, dice lei, nel frullon della
Crusca.[11]
            bita                E come ti puol egli riuscire a non parlare come
gli altri?
            pippo              Io ho
imparato a leggere, sai, e sono arrivato al nominativo quippe e quoppe. E poi ho un zio che ne sa dimolta, che me l’insegnerà. Ed è stato
lui, che perch’io fussi
preso al servizio dalla signora senza mutarmi il nome, m’imbocco ch’io dicessi
che ero della razza di certi uo mini filosofi che
finivano tutti in ippo.
30        bita                O via, se
così è, presto ti vedo dottore in lettera, come io dottoressa in ricci e tupé. Addio, sai, me ne voglio andare, perché la padrona
spasimerà per l’indugio di vedere queste scuffie di nuova moda, e secondo il
buon gusto.
            pippo              E la mia
di gustar la salsetta di questi libri, secondo il suo.
            bita                Ma che libri sono?
            pippo              Aspetta. (legge stentando) Callo... Callo... andro. Il Calandro. Il Fila...  Fila... Filandro.  La Ga... ra de’ Di...
spera... ti.[12]
            bita                Costì ci averebbe a esser di belle cose...
35        pippo              Ma questo
non sarebbe per me. Conosco ben qualcuno che lo potrebbe studiare.
            bita                Addio, addio. Con queste ciarle non me ne anderei mai.
            pippo              Buon viaggio,
Bettina mia.
                                   SCENA V
                                   Cleante
e poi Orazio.
            cleante         La robba, ma
più la bellezza di questa vedova giovane mi porrebbe in diposizione di
accasarmi; il che non era mai stato fin qui tra’ miei pensieri. È vero che un
giovane che prende moglie vende troppo presto la sua libertà; ma quando si
vende a un prezzo simile, mi par che sia assai bene venduta.
            orazio           (uscendo
di casa di Saforosa) O amico Cleante, non ti
potevo incontrar più a proposito sull’idea di farti un bel regalo!
            cleante         L’accetterò volentieri, purché non
passi la mia possibilità di renderti il contraccambio. E di che mai mi vuoi tu
favorire?
            orazio           Di una rarità ben grande.
5          cleante         E quale è ella questa cosa sì rara? Tu
me l’asserisci in certa maniera, che mi fai sospettare di qualche ridicolezza.
            orazio           La conversazione di mia sorella.
            cleante         Della signora Petronilla? Questa veramente
sarebbe per me di sommo pregio e rarità.
            orazio           Eh no di Petronilla, ma della signora
Saforosa. 
            cleante         Se lo diceva che sarebbe stata qualche
burla. Io non ho mai saputo che tu abbia più che una sorella.
10        orazio           E una solamente ne ho.
            cleante         Eh, parlami chiaramente, senza tanti
enigmi.
            orazio           Mia sorella, che adesso si prova a
voler inarpicar per le cime di Pindo
e di Parnasso, come farebbe un gatto storpiato sulla cima d’un albero,
sdegnando il suo proprio nome di Petronilla, ha adottato quello della famosa poetessa
Safo, e per dargli un po’ di grazia e di odore (forse
perché da alcuni poteva esser presa in cambio di zaffo, nome il più delle volte
puzzolente) ci ha aggiunto l’altro di Rosa; onde adesso si fa chiamar Saforosa. Eccoti spiegati gli enigmi.[13]
            cleante         Ah, tu vuoi la baia meco.[14]
            orazio           Io non fo celia. Ed ho caro che tu te
ne certifichi da per te, perché, essendo tu
letterato, meglio di me conoscerai i suoi spropositi, e più di me te ne
prenderai piacere; ma bada di non nominarla altrimenti.[15]
15        cleante         E chi le ha stravolto il giudizio in
questa forma?
            orazio           Conosci tu il famoso Terenziano?
            cleante         Chi quel sudicio pedante, che si
spaccia pel primo letterato di Roma?
            orazio           Cotesto appunto ho inteso dalla
servitù di casa averle guasto il cervello. In questi mesi che sono stato in
villa con mio padre, ella ha preso la conoscenza di costui, lo confetta, e lo
ha sempre d’appresso. Se tu sentissi i loro discorsi, non potresti ritener le
risa. Egli è venuto nel tempo che io era da lei; ma dopo un poco, è bisognato
che io me ne vada, per non far loro una risata in faccia.[16]
            cleante         E voi soffrite un dislogamento tale del
cervello di vostra sorella, con questa pace e indifferenza? 
20        orazio           Se ella vuol esser pazza, che ci ho
da fare? 
            cleante         Impedir che non lo sia. 
            orazio           Ella adesso è padrona di sé:
considerate se vuol sopra capi.
            cleante         Colla prudenza si supera tutto.
            orazio           In me cercar la prudenza? Io non so
né men che bestia ella sia.
25        cleante         Già voi, col vostro fuoco naturale e
col libertinaggio, in cui vi siete posto dopo di esser uscito di collegio,
mettete tutto in ridicolo.
            orazio           Senti, amico, io non vo’ morir tisico
per costringimento e soggezione. Vada il mondo come vuole, io vo’ stare
allegramente; né mi voglio pigliar briga e malinconia di nulla.
            cleante         Se
voi pretendete di operar sempre così, vostra sorella sarà pazza per un verso, e
voi per un altro.
            orazio           Vuoi
dite ch’ella sarà pazza letterata, ed io pazzo ignorante, non è così? Ma de’
pazzi savi non se ne trovan punti?
            cleante         Tutti gli estremi sanno di pazzia. La
strada di mezzo solamente è quella de’ savi.
30        orazio           Già vedo che tu mi vorresti mettere
un po’ di giudizio in testa; ma ti riuscirà egli?
            cleante         Appoco appoco spererei di sì.
            orazio           Se ciò si può fare senza malinconia,
proviamoci.
            cleante         Voi sapete pure che io ancora son
totalmente nemico di essa, onde non ne dovete temere. Non bisogna gettarsi
dietro alle spalle però ogni affare importante, e particolarmente questo di
vostra sorella, perché essendo ella giovane, ricca e di bell’aspetto, la sua
condotta vi debbe molto interessare.
            orazio           E che ci ho da fare?
35        cleante         Procurar di toglierle questa pazzia di
capo.
            orazio           Qui sta il punto. Una volta che le
donne si son cacciate una cosa in testa, sai pure ch’è
impossibile il potergliela levare.
            cleante         Difficile
sì, ma non impossibile.
            orazio           A me non ne dà l’animo.
            cleante         Darebbe bene a me.
40        orazio           Alla prova; ma che averesti in pensiero di fare?
            cleante         In
primo luogo levarle d’intorno quell’ignorante di Terenziano; poi disporla a
rimaritarsi ad un uomo...
            orazio           Come te, giovane, da piacere,
giudizioso...
            cleante         Piano, piano con tante lodi che non mi
si convengono. Ma ti prometto per altro che se fosse mia moglie, mi darebbe
l’animo di ridurla alla ragione.
            orazio           Sarebbe pur la bella cosa, che tu
divenissi medico de’ pazzi, e io ti avessi per cognato! Oh che cognato ricco
che averei! perché assolutamente ti potresti far
d’oro, ché de’ clientoli non te ne mancherebbero, e di tutte le condizioni.
Proviamoci di grazia a questa bell’opera. Va’ dunque da lei: squadra ben le
cose, e poi ci riparleremo; ché bisogna ch’io mi trovi al solito appuntamento,
del quale l’ora comincierebbe a passare.
45        cleante         Va’ pure, va’ pure. A simili impegni
bisogna esser puntuali, per non contravvenire alle buone leggi della cicisbeatura.
            orazio           Addio.
            cleante         Ci rivedremo. Ora me ne vado da tua sorella.
            orazio           Guardati però ch’ella, in qualche
maniera, non faccia impazzire ancor te. (via)
            cleante         Sarà pensier
mio. Ma come introdurmi nella grazia di costei? (pensa.) Copierò sue pazzie, e quelle del suo sciocco pedante. Se
non mi riesce l’intento, almeno mi sarò ben divertito. Andiamo.
                                   SCENA VI
                                   Terenziano,
uscendo di casa Saforosa, in atto ch’è per entrarvi,
Cleante.
            terenziano              Ferma profano. In la
sagrata soglia
                                               a niun lece avanzar le rozze
piante,
                                               se
prima non depone a quella innante
                                               dell’ignoranza la indecente spoglia.
            cleante         Oh, signor Terenziano, che siete voi il
guardaportone della signora Saforosa?
            terenziano  Io sono il bidello delle dotte suore di
Apollo, ed in conseguenza della dottissima, Saforosa
ancora.
            cleante         Perdonatemi, non sapeva che questa
signora fosse aggregata al nobilissimo ceto delle muse. Ne godo in estremo, ed
essendo così, mi si accende maggiormente il desiderio di poter essere ad
ammirare le apollinee qualità di questa pindarica adottiva sorella di Febo; e
per ciò sono a porgere a voi, ministro fanatico di questo gran nume, le più
umilissime suppliche per l’introduzione.[17]
5          terenziano  (a parte) (Canchero! Costui non è
ignorante. M’ingannai.) Voi a quel che scorgo, non siete affatto digiuno
dell’acque del caballino fonte d’Ippocrene.[18]
            cleante         Mi è stata non di rado propizia la
sorte di poterne bevere qualche sorso alla sfuggita.
            terenziano  Atteso ciò, sarebbe un far troppo gran
pregiudizio al nobil genio della signora a
contendervi più lungamente ad essa l’ingresso. Andate pure, come cervo anelante
a quel perenne fonte di erudizione.
            cleante         Ma non volete onorarmi di servivi voi
di paraninfo nel nostro primo consorzio litterario?
            terenziano  Ben lo farei, se non avessi a’ fianchi dell’onore stimoli pungentissimi di trovarmi ad
un’assemblea di letterati, ove sono atteso per recitare alcuni miei pindarici
componimenti.
10        cleante         Non voglio dunque privar quei dotti
spiriti di un così eccelso piacere, e voi de’ meritati applausi che ne
ritrarrete. Servitevi pure; non mancherà tempo di rivederci.
            terenziano  Son vostro schiavo da catena. (via)
            cleante         Pazzo da catena piuttosto dovevi dire.
Oh che cervello senza giudizio! Per verità mi compiaccio non poco di averlo
saputo così bene immitare per entrargli in grazia.
Spero che mi abbia da riuscire lo stesso colla sua scolara. Andiamo a farne la
prova. (entra in casa di Saforosa)[19]
                                   SCENA VII
                                   Anticamera.
                                   Saforosa e poi Pippo.
            saforosa       Olà lacché.
            pippo              Madama.
            saforosa       Introduci
qui alla mia presenza quella falange di eloquenti parlatori muti.
            pippo              Chi
ho da condurre? Qui non ci sono altri che io.
5          saforosa       Ah! idioma che sei: non capisci che
voglio dire, mi porti qui quella moltitudine di libri, che il signor Terenziano
mi ha scelto per fortificarmi nel bel parlare, e che ti ho mandato a prendere? 
            pippo              Adesso
ho inteso. La servo. (via e poi ritorna)
            saforosa       Questi saran
libri rari; e che non si troveranno in tutte le birbioteche.
            pippo              Ecco
fatta l’esecuzione de’ suoi comandi.
            saforosa       Bravo
il mio sincopato Aristippo. Da questo punto ti
costituisco il mio birbotecario. Vediamo per ora
l’aspetto di queste nobilissime opere. Un altro averebbe
detto i titoli, o frontespizi: ma quant’è più nobile l’aspetto dell’opere! (legge) «Paris, e Vienna». Qui ci sarà del buono.[20]
10        pippo              Lo credo io. Di ragione ci averebbe
a esser l’imperatore, e l’imperatrice.
            saforosa       «Il Bovo d’Antona».[21]
            pippo              Il bove d’Ancona? Oh ve’ che cosa han messo ne’
libri! Ci si parlerà della sua grassezza, o grossezza, perché in quel paese ci
fanno sbardellati.
            saforosa       «Il Meschino». Questo sarà bello. Dovrebbe
esser pieno di disavventure.[22]
            pippo              E
di povertà e miserie. Uh quanti ci averebbono a
essere stampati! Chi sa che non ci abbian messo me
ancora!
15        saforosa       «Il
Calloandro», «La gara de’ disperati». Questi
poi sono i re de’ libri. Son pieni di catastrofole:
di essi ne farò il pascolo quotidiano della mia mente, benché non mi giungeranno
nuovi.[23]
            pippo              Gli
compatisco i poverini, se son disperati; perché quelle maledette scrofole son
certi malacci, da far disperar la gente a modo.
            saforosa       La lor disperazione nasceva da amore.
            pippo              Da
amore? Eran dunque pazzi; ma si potevan
consolare, perché averanno avuto molti compagni.
            saforosa       Se tu sapessi che gran cose faceva far
loro questo bendato pargoletto!
                                   SCENA VIII
                                   Plautina e detti.
            plautina        Signora,
il signor Cleante sarebbe qui per vederla.
            saforosa       Ma è possibile, che tu non abbia mai da
imparare ad annunziare una persona che vien per far visite, con una maniera un
po’ sollevata e decorosa, e non con cotesta vile e trivialissima?
Un tale sarebbe qui per vederla!
            plautina        O
come dovrei dire?
            saforosa       Il signor tale fa istanza sapere, se Vostra
Signoria è in commodità di esser visibile. Non vedi
tu che con quella prima disonori te e me, e con quell’altra fai conoscere che
in mia casa da niuno si parla il linguaggio vile del basso popolo?
5          plautina        Che
risposta dunque gli ho da dare: che ella e visibile, o invisibile?
            pippo              Visibilissima,
non lo vedi da te?
            saforosa       Questo
signor Cleante lo credo uno eruditissimo seccatore; e più piacere averei avuto a passarmela con questi dottissimi morti. (accenna a’ libri)
            pippo              E
lei si renda per adesso invisibile.
            plautina        Gli
diro dunque ch’Ella al presente è un puro spirito.
10        saforosa       (a parte) (Ma chi sa che egli non venga per ammirare la mia...)
Digli che è padrone, ma non lo introdurre così subito. È necessario ch’egli
faccia un po’ d’anticamera. Sarebbe troppo cittadinesca l’introduzione. Intanto
io mi ritirerò nell’eruditissimo clima del mio gabinetto, per ivi riceverlo
letteratamente.
            plautina        La
forma de’ suoi comandi ha fatto l’impressione che doveva nell’obbediente cera
del mio cervello.
            saforosa       Non mi dispiace questa tua
circonvoluzione. Va’ pure. (a Pippo)
Tu fa’ la traslazione di questi libri nella stanza destinata al loro soggiorno.
            pippo              In
libreria mi suppongo che voglia dire; non è vero?
            saforosa       Sì. (via)
15        pippo              Questo
modo di parlare in gergo mi pare un po’ troppo difficile a impararsi; ma per isbattere il dente bisognerà affaticarcisi.
                                   SCENA IX
                                   Plautina e Cleante.
            plautina        Signor
Cleante, passi per adesso in questa stanza, che poi l’introdurrò appoco appoco dalla signora.
            cleante         Che è forse occupata al presente?
            plautina        Ella
non ha veramente occupazioni gravide di grossi affari, ma lo fo a riguardo di Vostra
Signoria.
            cleante         A mio riguardo? E perché? 
5          plautina        Perché
ho pensiero della sua salute.
            cleante         E perché questo?
            plautina        Perché nel
pigliar ella tutt’a un tratto l’aria delle stanze di madama, sottilizzata dalla
sua dottrina, non le venisse qualche accidente, o mancanza di respiro.
            cleante         Eh, non temer di questo, perché io
tengo sempre addosso certa sorta di monete d’oro, che mi servon
di antidoto contra... (cerca in saccoccia)
qualunque accidente. Osservala. (le dà
una moneta)
            plautina        Bella assai, e quel che importa più, sarà molto
utile. Prenda. (vuol restituirla)
10        cleante         No, no.
Conservala per le tue mancanze, se mai te ne venisse.
            plautina        La piglio
per la virtù, ch’ella ha. E pe’ vapori delle zitelle farà bene?
            cleante         Ottimamente.
            plautina        Uh! bisogna
che ne tenga conto dunque.
            cleante         Eh, non ne star con gran pena, perché
se mai ti accadesse smarrirla, ne ho delle altre.
15        plautina        Queste son carità! Quanto glie ne sono
obbligata. Lei ne sa cento volte più del signor Terenziano, che la signora
crede il primo uomo del mondo; di questi segreti egli non ne sa né pure uno.
            cleante         Io ne possiedo ben d’altri, e te ne
farò parte alle occorrenze.
            plautina        Mi farà gran
carità e piacere; né mi scorderò mai della sua cortesia. Se vuol passar dalla
signora, credo che si potrà adesso.
            cleante         Si perché averò
preso l’aria a bastanza.
            plautina        Passi
dunque. (guarda la moneta) Oh che bei
segreti.
                                   SCENA X
                                   Gabinetto
con libri.
                                   Saforosa ad una tavola con libri.
                                   So
che Cleante è amico di Aglaia; chi sa che non venga per ispiare
la mia condotta scientifica, a fine di suggerir poi a lei il metodo di studiare
a mio esempio; o veramente, mosso dalla voce sonora della mia fama, voglia
esser testimonio di vista e di udito della verità del mio sapere? Per questa
parte ho gran compiacenza ch’ei venga, acciò si certifichi, e possa
comprendere, che non è menzogna ciò che si pubblica della mia erudizione, e che
non son punto inferiore...
                                   SCENA XI
                                   Plautina,
Cleante e detta.
            plautina        Madama,
il signor Cleante, che ha inteso esser lei riveribile,
sarebbe per riverirla.[24]
            saforosa       Padrone. 
            cleante         Signora,
se la vostra bellezza fosse men luminosa, e la fama del vostro sublissimo spirito men loquace, io non vi sarei al presente
importuno con questa mia visita. A me non è stato possibile trattener
l’impetuosità della mia naturalezza che mi spinge al bello e al buono, ovunque
si trova. Soffrite dunque con pace, se vengo a bear le mie pupille nello splendor del vostro volto, e ad alimentare il mio spirito,
affamato di sapere, ne’ dolci scientifici conviti della vostra eruditissima
conversazione.
            saforosa       Signore, dalla maniera, con cui vi presentate
pare che venghiate piuttosto ad imbandire voi stesso
con nobili e saporite vivande le vedove tavole della mia eloquenza, che ad isfamarvi di ciò, che in esse troverete di mediocre.
5          cleante         Il signor Terenziano...
            saforosa       Conoscete quel grand’uomo?
            cleante         Ed a chi non è cognito? Anzi egli è
stato quei che ha dato l’impulso alla temerità mia di rompere il guado alla mia
rispettosa ritenutezza, e venire ad ammirare il più fastoso prodigio de’ nostri
secoli, ed il più espressivo e somigliante ritratto della fin qui inimmitabile poetessa Safo, nella
vostra persona.
            saforosa       Plautina, un sostegno corporeo litterario pel signor Cleante. (a parte) (Quanto mi
era ingannata!)
            plautina        Cosa
dice, signora?
10        saforosa       Una sedia d’appoggio pel signor Cleante,
sbalordita, perch’ei possa, senza incommodo
della sua macchina corporea, pascer lo spirito nell’erudizione di questi libri,
e ne’ nostri discorsi litterari.
            plautina        Subito.
            saforosa       Ah ignorantella,
impertinente, ti par questa una risposta adeguata a queste muraglie, a chi la rendi
e ad una mia domestica servente?
            plautina        Oh
che ho detto male?
            saforosa       Signora sì. Corro, volo, obbedisco dovevi
dire; oppure: l’obbedienza va a mettermi l’ale a’ piedi per essere qual altro Mercurio, sollecita quanto
mi conviene, in eseguire i suoi imperi. (a
Cleante) Perdoni, signore, questa sì necessaria parentesi.
15        cleante         Come vuol ella che la povera ragazza inalzi il suo spirito a pensieri e frasi così delicate,
significanti e sublimi, ove con gran fatica ancora potran
giungere i primi letterati di questa città, eccettuatone il signor Terenziano?
            saforosa       Io non pretendo tanto: ma pure ascoltando
me di continuo, ben spesso le persone erudite della mia conversazione e la
lettura ch’io faccio di tanti bei libri, dovrebbe una volta avere imparato a
ripulire la sua loquela da quelle basse forme del volgo, che tanto offendono le
mie orecchie, e le regole del Buommattei; e che tanto
oltraggiano il mio decoro.[25]
            plautina        O
via, signora, opponga lo scudo della pazienza a i dardi della collera, ché io appoco appoco andrò imparando; e
frattanto ecco che io metto l’ale per andare a
prendere il sostegno della comodità letteraria.
            cleante         Brava Plautina! Questo veramente si
chiama un volare, e non un andare appoco appoco imparando le buone figure rettoriche,
e le forme nella miglior arte oratoria. Tu sei tagliata apposta per la tua
padrona. Madama, voi non dovete lagnarvene. (Plautina porta la sedia, e parte)
            saforosa       Ella ha dello spirito, e spero che mi farà
onore nella eloquenza.
20        cleante         Non può far a meno, ad una sì grande
scuola, di non divenire una Quintilianina.
            saforosa       Vi domando perdono. Voglio che il suo
nome sia letterato.
            cleante         Ma Quintiliano...
            saforosa       Quintiliano mi pare un nome poco
differente da quello di Giuliano; nomi tutti del popolo ignorante e plebeo.
            cleante         È assai che il signor Terenziano non le
abbia dato notizia, che questi è stato il più insigne maestro di perfetta
eloquenza, e non la abbia istruita: ne’ suoi precetti.
25        saforosa       Non fo
per contradirvi, ma non avendomene il signor Terenziano parlato, e segno che
questo maestro val poco, o nulla.
            cleante         Dunque sarò io con tutt’i maestri di rettorica in errore.
            saforosa       Oh, lo sarete sicuro.
            cleante         Ma lasciamo star Quintiliano dunque a
marcire nel fondaccio della bottega di qualche libraio, e mandiamolo in
compagnia del vostro Giuliano a conversar colla plebe della Suburra, e noi
vediamo di pascolar il nostro spirito qui sopra questi autori che avete fra
mano, i quali saranno certamente qualche cosa di più di lui. (prende un libro) Questo che autore è? (si mette a sedere)
            saforosa       Il divino Abbati. Egli ha intitolato
questa sua opera frascherie per umiltà; ma non si può pensare più
ingegnosamente e di miglior gusto, né scriver di miglior grazia. Sentite il
solo principio di questo sonetto, e stupite. (prende il libro da Cleante) È fatto sopra di un vecchio, che per apparir
giovane si tingeva di nero la barba che aveva bianca.
                                               Voi nella barba il Tintoretto siete,
                                               ed
io son, nel correggervi, il Correggio;
                                               e
con ragion la correzion vi deggio,
                                               perché
nel mento una mentita avete.
                                   Si
può dir meglio? Che ingegno! Che fantasia! Il ritrovamento de’ nomi Tintoretto,
e Correggio, due de’ più celebri pittori per alluder l’uno al tinger, che colui
si faceva la barba, l’altro alla correzione da farglisi, può esser più felice
ed ingegnoso? E quel «mento» e «mentita» non
è una graziosa vaghezza, e combinamento di parole?[26]
30        cleante         Son pochi che oggi giorno compongano di
questo gusto.
            saforosa       Lo dico ancor io. Ma sapete da che
deriva? Dall’esser scarsissimo il numero di quelli che studiano sul buono.
            cleante         Ma del Petrarca, del Tasso, di Dante e
di tanti altri simili che giudizio ne date?
            saforosa       Eh via, via. Questi son libri da fare
addormentare il lettore, o farlo intisichire, se si volesse ostinare a leggerli
troppo a lungo. Io presi una volta a leggere l’insipido Petrarca; ma non
potetti terminare una pagina, e lo gettai per non più mirarlo. Gli altri, mi
dice il signor Terenziano che non son nel buon gusto. L’Achillini,
il Melosio e il mentovato Abbati, con molti altri di
questo conio, hanno ripieno i loro scritti di scintillanti concetti, e di un
acume sorprendente e brio, che v’incanterebbe.[27]
            cleante         E in quanto alla prosa, qual è il
vostro libro prediletto?
35        saforosa       Don Galaor,
Amadis, la Cleopatra e molti; ma il mio
Achille è il Calloandro dell’erudizione
di Parigi.[28]
            cleante         Edizione, cioè.
            saforosa       Signor sì. Ivi ci si trova tutto quel che
può dar pascolo ad un intelletto temperato a buon gusto. Questo è il re de’
libri. E che non ci s’impara? Dir sublime, espressioni tenere e delicate...
            cleante         Amori portati all’estremo.
            saforosa       E con che finezza! con che passione! e
con che arte e novità!
40        cleante         Voi, madama, ne dovreste esser maestra;
e se non m’inganno, aver l’anima molto propensa, e disposta a questa passione
così nobile, bella, e confacevole ad ogni creatura vivente.
            saforosa       L’averei; ma
dove trovare a’ nostri giorni amanti sì generosi, ai
passionati, sì fedeli, come gli eroi, de’ quali in detti libri n’è scritta
l’istoria? Togliete a’ nostri quattro smorfie; un
poco d’assiduità alla toeletta, al teatro, al gioco: e quelle continue e sempre
medesime affettate espressioni di «amor
mio», «mio bene», «mia vita», «moro per voi», e simili seccature da
infastidire un animo, che abbia punto del grande, che cosa ci si trova di
buono?
            cleante         Son
dalla vostra. L’amor solido e generoso debbe aver
fondo di virtù, ed esprimersi con maniere nobili e naturali, e con fatti eroici
e sorprendenti.
            saforosa       Costoro appena si trovan
percosse le pupille da qualche radiante bellezza, che subito dicono aver un mongibello nel cuore; fanno i cascamorti, e vorrebbero per
giustizia l’ultima corrispondenza.[29]
            cleante         Avete ragione. Io opero in ciò
diversamente. Tosto che mi si presenta un oggetto amabile, lo ammiro, lo
venero; me ne procuro coll’ossequio l’amicizia; coll’amicizia la confidenza,
dalla confidenza ne spero l’amore; dall’amore... Madama, è gran tempo che io vi
stimo, vi ammiro, vi ossequio, vi domando la vostra amicizia, ne spero la
confidenza, e da questa...
45        saforosa       (si
alza da sedere, lo stesso fa Cleante) Piano, signor Cleante, voi correte un
po’ troppo. Non si legge che quei degni cavalieri erranti de’ trascorsi secoli
facessero così subito, né così alla scoperta la loro dichiarazione amorosa. Ma
prima di venire a questo punto stavano de’ mesi sospirando e ricercando
occasione opportuna a ciò fare; quale ritrovata in qualche ameno boschetto, o
delizioso giardino, impallidivano, tremavano e restando senza poter proferir
parola... La dama allora, fingendo temere qualche strano accidente, che
sopraggiunto lor fosse, con affannosa premura gl’incoraggiava a rompere il silenzio.
Essi preludiando prima con fissi sguardi, e con focosi sospiri, prorompevan dicendo, esser ella la dolce cagione delle lor
pene. A ciò intender la bella dama prendendo un affettato sussiego e rigidezza,
come se offesa gravemente stata fosse da quella dichiarazione, che non meno di
loro desiderava, rispondeva non esser usa la sua modestia ad ascoltar tali discorsi,
che però si maravigliava, ch’eglino tanto ardissero,
e tanto si prendessero di libertà. 
            cleante         Ma
come terminava la conversazione? Ella forse si partiva così sdegnata?
            saforosa       Per niente; perché cui umiliatisi, e dimandato a lei perdono, protestavansi
che non mai più l’avrebbono in ciò disgustata; ma
piuttosto sofferta la morte, tacendo. Allora inteneritasi la dama, andava appoco appoco mitigando il suo
rigore, che finiva poi in iscambievoli espressioni
amorose.
            cleante         Signora, eccomi pronto a tutta questa
formula amorosa de’ vostri eroici cavalieri erranti, messa a parte però quella
noiosa aspettativa di più mesi.
            saforosa       Ma ciò sarebbe un dar principio ad amori
eroici con troppa incongruità, e fuor di metodo.
                                   SCENA XII
                                   Plautina,
poi Cornelia e detti.
            plautina        Madama,
la signora Cornelia sorella qui del signor Cleante, domanda s’ella è visibile
perché vorrebbe aver l’onor di riverirla.
            saforosa       L’onore sarà il mio. Riferiscele
ch’è padrona.
            plautina        (basso a Saforosa)
Son venuti i soliti cavalieri.
            saforosa       (basso a Plautina) Fagli trattenere nella
stanza della conversazione. (a Cleante)
Signor Cleante, come
si applica alle belle lettere la signora Cornelia?
5          cleante         Ella si applica alle belle mode.
            saforosa       Tempo tutto gettato. Ma pure il gusto di
studiare è entrato ancora fra le signore.
            cleante         È vero: quasi tutte voglion
far le dottoresse di decider sopra ogni cosa; ma sarebbe meglio che studiassero
il Galateo, e la scienza del mondo, che in tal forma non mancherebber
tanto a’ lori doveri.[30]
            saforosa       Credo che di questo studio ne avrebber bisogno anche gli uomini. Ma è possibile, ch’ella
non legga mai nulla almen per divertirsi?
            cleante         Qualche volta le vedo fra le mani le
opere del Boccaccio.
10        saforosa       Che libro è questo? dovrebbe esser pessimo.
            cleante         Gl’intendenti lo dicono ottimo,
particolarmente per la lingua.
            saforosa       Non può essere.
            cleante         È perché?
            saforosa       Perché termina in accio. 
                                   SCENA XIII
                                   Cornelia
e detti.
            cornelia       (a parte) (Gonfiamo un po’ questo
pallone col complimento che mi sono fatto comporre.) Madama, mi rallegro che la vostra salute abbia preso da
gigli e da rose il colore per adornarne il vostro volto. Mi rallegro che Pluto,
dio delle ricchezze, dopo l’occaso del vostro consorte, abbia sottoposto al
vostro dominio una parte de’ suoi tesori. Mi rallegro del bellissimo dramma,
felicissimo parto, come ai dice del vostro ingegno, che ha posto in desolazione
tutte le menti partorienti dell’Italia, per riconoscersi incapaci di produzioni,
alla vostra, in qualche parte almeno paragonabili. Mi rallegro finalmente di
tante vostre belle doti che vi rendono invidiabile, perché tutto felice.
            cleante         (a parte) (Come? Anche mia
sorella è impazzita?)
            saforosa       Grazie alla mia stella benefica, la mia
salute è assai ben trincierata contro gli attacchi
delle influenze le più malefiche. Le mie ricchezze posson
far argine al torrente delle communi disgrazie. Il mio
dramma, per favor delle sorelle di Febo, non è a niun
altro secondo; ma non terminano qui le mie felicità. Una schiera di amanti, che
mi adorano vivono intieramente soggetti al mio
servizio. (tira una portiera di faccia, e
si vedono molti giovani nella retro stanza) Questi cavalieri stanno tutti
obbedienti a’ miei ordini. Onde io, per
ringraziamento dell’onor che mi avete fatto, vi do la
libertà che ve ne prendiate due a vostra elezione per cavalieri serventi.
            cleante         (a
parte) (Questa sì che mi giunge nuova.)
5          cornelia       (a parte) (Facciamo un po’ di
commedia.) Signora, troppo generosamente vi compiacete ricompensare una piccola
dimostrazione del mio ossequio, ed io mostrerei di esser poco riconoscente, se
ricusassi un tal dono.
            saforosa       (a que’ signori) Signori favoriscano di accostarsi, acciò
la signora possa speculargli, e sodisfarsi. (vengono avanti Saforosa, mostrandone uno per
volta) Questi ha il dono della dabbenaggine: questo dell’ipocondria:
quest’altro della taciturnità. Volete una bravura vocale, eccovela; vi piace
una economia senza pari, non cambiate questo. Se non isdegnate
una loquela perpetua, questo qui sarà per contentarvi.
            cornelia       Belle doti possiedono tutti questi signori, né io saprei a chi mi
appigliare, dovendo aver riguardo al loro merito; ma come l’inclinazione mi
porta il più alla dabbenaggine ed alla taciturnità, farò la scelta di questi.
            saforosa       (a
quei due) Venere istessa che sì bene ricompensò Pirade,
non averebbe potuto meglio di me ricompensare i
vostri servigi. Voi dunque, dal mio passate al
servizio di questa dama.
            cleante         Non già però come Paride al servizio di
Elena.
10        saforosa       E notate ne’ fasti delle vostre felici avventure,
come fortunatissime per voi, le Kalende del corrente
mese di Giano.[31]
            cornelia       Come dite, madama? le Cal...
            saforosa       Le Kalende.
Questa è la più erudita maniera di contare i giorni di ciascun mese, perché così
gli contavano gli antichi romani. Se il mio cuoco nel segnar le spese quotidiane
le segnasse altrimenti, non dormirebbe certamente la sera in mia casa. Io
voglio dell’erudizione anche in cucina.
            cornelia       Gran bel genio! Or signora Saforosa, giacché la vedo così propensa a favorirmi nelle
mie inclinazioni, oserei io troppo d’inoltrarmi a pregarla a volermi permettere
la sodisfazione di un’altra per cui ho ancora un gran
debole?
            saforosa       Appaghi
pure con libertà i suoi desideri.
15        cornelia       Giacché si ritrovan
qui cavalieri sì disinvolti potrebbesi continuar con
piacere la conversazione in ballando, quando per altro ciò non riesca di sua
noia.
            saforosa       Ben di cuore. Sappiate che, con tutto
ch’io sia data ad occupazioni serie e di gran rilievo, l’emanciparmi da quelle
ben spesso a il mio solito, per attendere al brio, e farmi di esso una
piacevole occupazione. (chiama Plautina)
            plautina        Madama.
            saforosa       Che
venga tutto il concerto istrumentale; e si tolgan di qui gl’imbarazzi.
            plautina        Non
frappongo alcuno indugio al comando.
20        cleante         Ma sarà difficile poter trovar così
presto sonatori.
            saforosa       Signor Cleante, voi fate torto alla mia
qualità, alle mie ricchezze, ed al mio gusto, a credere che io non tenga al mio
stipendio un treno di gente per tutt’i bisogni.
            cleante         Ch’ella avesse appresso di sé un treno
di gente, mi era noto; ma non sapeva ch’ella tenesse al suo servizio anche il
concerto degl’istrumenti. Perdoni l’ignoranza. (vengono i sonatori)
            saforosa       Monsù Debonario,
datevi voi l’onore il primo d’invitar madama. Gli altri saranno postumi a voi.
Quanto al signor Cleante dovrebbe avere il primo luogo; ma per non lo far
danzare colla sorella potrà fare a me l’onore se pur gli aggrada, di condurmi
alla danza nel medesimo tempo; e fare un minuet in
quarto.
            cleante         Come vi piace. (basso a Saforosa) Madama, posso io considerar questo onore, come
un preludio delle mie fortune? 
25        saforosa       Mi parrebbe che fosse troppo presto il
dichiararsi.
            cleante         Non vi ricordate del defalco de’ mesi
anticipati che ho dimandato?
            saforosa       Ma tutto non si può accordare. (ballano)
                                   SCENA XIV
                                   Orazio
e detti.
            orazio           Ah sorella! Il festino senza dirmi
niente; eh? E di più quando vi ha la signora Cornelia!
            saforosa       II fato, non io, ha condotto l’affare.
            orazio           Comunque si sia; giacché il medesimo
fato ha condotto qui ancor me, con permissione di questi signori voglio ballare
ancor io. Signora Cornelia la prego a volermi favorire.
            cornelia       Sono a
servirla.
5          saforosa       Ma, germano mio, lasciate un po’ di
riposo alla signora.
            orazio           Qui non ci son tanti germani, né
oche. La signora non è stracca, ed io sono all’ordine. (a’ sonatori) Sonate.
                                   SCENA XV
                                   Terenziano
e detti.
            terenziano  (a parte) (Che novità e questa!) (a Saforosa) Signora, vi prego di
permettermi, col favorirmi che ancor io goda della festa. (l’invita)
            cleante         (a
Terenziano) In caso che la signora debba ballare Vostra Signoria permetterà
a me ch’io balli seco.
            terenziano  Ma...
            cleante         La signora Saforosa...
5          saforosa       Egli in casa mia è forestiero...
Contentatevi così signor Terenziano. Non mancherà altra occasione per
divertimento di ognuno.
            cleante         (basso)
Madama, adesso mi accorgo che mi avete fatto grazia de’ mesi anticipati. Or
dunque potrò liberamente...
            saforosa       (ballano
in quattro; e poi, terminato il ballo) Signori giacché madama Cornelia debbe essere più che mediocremente lassa, termineremo il
divertimento, invitandogli tutti ad un altro simile, ma più copioso, per questa
sera. (partono)
            terenziano  Se ha da esser in tutto simile a questo, ci
sarà da divenirsi poco per me. Mi sta nel cuore l’affronto. Penserò a
vendicarmi.
                                   Fine dell’atto primo.
                  ATTO SECONDO
                                   SCENA PRIMA
                                   Sala.
                                   Saforosa e Orazio.
            saforosa       Ditemi, diletto fratello; quando lascierete voi cotesto vostro spirito svalezzato
e saltellante in qua, e in là, senza darlo mai alle buone lettere, almen per qualche fiata del giorno, essendo esse una
risplendente facella, per illuminarci nella oscura notte dell’ignoranza?
            orazio           Quando voi, sorella dilettissima, lascierete cotesta vostra fissazione su cotesti
sciapitissimi libri, pieni di fanfalughe, di storture
e di sciocchezze, che oscurano quel po’ di lume di ragione, che vi è stato dato
dalla natura.[32]
            saforosa       Ah fratello mio, dunque voi siete perduto
senza riparo.
            orazio           Ah, sorella mia, dunque voi siete una
pazza senza rimedio.
5          saforosa       Come? Voi amerete piuttosto il nome
d’ignorante, che quello di dotto?
            orazio           E voi più quello di saccente, che di
ragionevole?
            saforosa       Al vostro dire pretendereste dunque, che
la ragione consistesse in giocare; mettere in ridicolo questo, e quello;
amoreggiar con venticinque donne; passar da un divertimento, e l’altro; insomma
sodisfare a tutt’i vostri capricci, e prendervi tutt’i sollazzi, e piaceri?
            orazio           No; ma né meno in farsi rider dietro
col voler far la preziosa, ed apparir dotta per ambizione; quando tutte le
vostre sciocche affettazioni ed il vostro insipido parlare vi rendono il
trastullo e il divertimento di tutte le conversazioni e ridotti del paese.
            saforosa       Non occorr’altro:
voi siete un uomo perduto, tomo a dirvi.
10        orazio           E voi siete una donna pazza, torno a
replicarvi.
            saforosa       Un uomo, che non abbia, o almen non mostri di aver qualche tintura di scienze, sarà
sempre dispregevole.
            orazio           E
una donna, che non sia altro che infarinacchiata di qualche dottrinuccia,
e voglia spacciarsi per una sapientessa sarà sempre
una ridicola.
            saforosa       Deh mettete il vostro senso discretorio sotto il torchio della ragione, e vedrete...
            orazio           Che cosa, che cosa? Il senso discretorio? Che bestia è mai questo senso discretorio?
15        saforosa       Questo vuol dir non aver veduto né men le
coperte della loica.
            orazio           E questa loica,
che sarebbe mai?
            saforosa       Non saper che cosa è loica!
Si può dare una quintessenza d’ignoranza maggiore di questa?
            orazio           Di grazia, ditemelo un po’ voi,
perché io per logica o loica, ho inteso sempre una
persona sciapita, e di poco senno e giudizio.
            saforosa       La loica, perché
restiate istruito, è quella scienza, che insegna che cosa è blittri;
l’argumento barocco,
baratti e frisasinorum.[33]
20        orazio           Sorella cara, ho paura che in questo
argomento ci entrino una infinità di persone, e fra queste ci entriamo anche
noi due per conversazione. Si può sentir pedanteria maggiore e più insipida?
            saforosa       Si può veder ignoranza più grassa, e detestabile?
            orazio           Dovevate
dir piuttosto magra, perché degli asini se ne trovan
pochi de’ grassi. Or sapete? non voglio più stare alla vostra scuola, perché, a
quel che vedo, ci sarebbe da imparare a farsi corbellare. Addio sorella. (via)
            saforosa       Addio, addio. Che peccato, che un giovane
nobile, e di quello spirito, abbia da comparir vestito colla livrea della
popolaresca ignoranza!
                                   SCENA
II
                                   Petronio e detta.
            petronio       (a
parte) (Il mio figliuolo
Orazio dovrebbe essere stato a tentar di rimuovere questa pazzarella
dalle sue sciocchissime idee, secondo il concertato
tra noi.) Mia figlia, vi saluto.
            saforosa       Le fo riverenza, signor padre.
            petronio
      Quanto tempo è che non avete veduto
Orazio?
            saforosa       Non è guari, che si congedò
da me.
5          petronio       Mi suppongo che la sua venuta non sarà
riuscita vana ed infruttuosa.
            saforosa       Vanissima. Questo vostro figlio è perduto.
            petronio       Come perduto?
            saforosa       Signor sì; perché, per quanto io mi sia studiata per
guadagnarlo a voler prendere un po’ di gusto alla letteratura moderna e civilesca, ho perduto il tempo, e la fatica. Oleam, et operam perdidi.[34]
            petronio       Quando
egli non fosse letterato, a me basterebbe che avesse giudizio e buona condotta,
ne facesse dir di sé.
10        saforosa       E come si può ciò ottenere senza vegliare le notti intiere, e sudar sopra gli autori provetti e di buona
stampa?
            petronio       Io non ho tanto vegliato, e studiato
sopra questi autori; e pure, grazie al Cielo, mi son tirato avanti bene, né ho
fatto mai co’ miei spropositi ciarlar di me pe’
crocchi, e pe’ cappannelli. Ma soprattutto, che vi ha
egli detto?
            saforosa       Tra le molte cose insussistenti e vane, che facevan conoscere la sua vergognosa ignoranza, mi ha assicurato,
che non lascerà mai questa sua vita volagiera, instabile
ed affatto lontana dal procurar di adornarsi lo spirito di luminose nozioni, a
che io l’esortava; fino a che non lacerò io lo studio ed i miei libri.
            petronio       E bene; voi che ne dite?
            saforosa       Ch’ei sarà sempre, qual egli è, buono a nulla e perduto.
15        petronio
      E perché?
            saforosa       Perché io non lascerò mai di perfezionarmi lo spirito con
nuove peregrine ed erudite investigazioni.
            petronio       Ma veramente lo dite di proposito?
            saforosa       Che dovrei dirlo da burla? su tali materie non si scherza.
            petronio       E
vorrete che vostro fratello si perda per conto vostro, secondo che dite?
20        saforosa       Ed io mi averei a perdere per conto
suo?
            petronio       Per voi questa perdita sarebbe un acquisto.
E non vedete che, abbandonando lo studio, riacquistereste il giudizio, che
avete perduto, e ritornereste in quella stima di donna prudente, ch’eravate dapprima
appresso le persone di garbo?
            saforosa       Appresso le ignoranti, dite piuttosto; ma de minimi non cura pretor. I preti curati
non fanno di questi minimo conto.[35]
            petronio       Io perché non ho studiato grammatica, vi
risponderò, con un altro proverbio volgare, che dice: cerca, per quanto puoi,
non star vicino alla donna, che parla di latino. Io non me n’intendo; ma credo
che diciate più spropositi che parole. 
            saforosa       Sì, chi non ha studiato e non istudia è capace di dirne.
25        petronio       E chi studia, come voi, è capace di dirne,
e di farne. E questo è quel che io vorrei farvi capire.
            saforosa       Ciecus non iudica de coloris. Il cieco non può giudicare de’ colori. Chi non
sa quanto s’impara ne’ libri, e che il sapere è un
tesoro inestimabile, giudicherà sempre come voi.[36]
            petronio       E chi impara, e chi sa quel che sapete e
imparate voi, giudicherà scioccamente come voi giudicate. Sapete, figliuola
mia, quando si dirà che voi sappiate qualche cosa, e quando acquisterete non
dico un tesoro, ma un gran fondo di ricchezze? Quando voi, che siete donna,
farete da donna, coll’attendere delle cose famigliari di casa vostra, ed
essendo unica padrona di molte possessioni e di altri interessi, vi
applicherete alla conservazione ed accrescimento di essi. E perché forse la
vostra esperienza e capacità non arriverà a tanto, vi consiglio a prendere un
uomo da bene e di giudizio per marito, il quale...
            saforosa       Marito? Oh che sproposito! che
sproposito! E dove si legge che alcuna delle muse si sia mai maritata? E poi io
lasciar la casa febea per entrar non si sa dove?
            petronio       Oh; sarete la prima voi delle muse a
maritarvi; ed al vostro esempio può esser che anche alle altre ne venga voglia.
Ed in quanto al lasciar la casa del signor Lucio Febei, già vostro marito, non
sareste in questa necessità. Potreste abitarla nonostante.
30        saforosa       Signor padre, mi perdoni; non fo per
congedarla; ma la prego a permettermi di andare a dare alla luce un certo mio
parto poetico, di cui non vorrei che mi se ne guastassero le idee, avendone
solamente formato in testa l’ombrione. (via)
            petronio       (a parte) (Andate, andate pure,
che il vostro cervello non facesse qualche sconciatura.) Io sì che ho fatto una
sconciatura di donna a far lei. Ma l’è stata guastata. Prima non era così.
Quanto è facile a far pigliar cattiva piega ad un debole cervello donnesco! Ah!
al sentire, e al vedere, ch’è peggio, io non ci son riuscito meglio di Orazio.
Come fare a rimettere adesso in carreggiata costei, che n’è affatto fuori?
                                   SCENA
III
                                   Plautina e
detto.
            petronio       Oh, Plautina, tu sei qui?
            plautina        Credo di sì, se non sbaglio.
            petronio       Come? hai la padrona sopra parto, e non
sei ad assisterla?
            plautina        Che diavolo dite signor Petronio! La
padrona sopra parto? lei che è vedova da più d’un anno in qua?
5          petronio       Tant’è; ella me l’ha detto colla sua
propria bocca.
            plautina        Ch’è spiritata? Ci mancherebbe questa
ora, ch’ella volesse mettersi alla moda anche in questa.
            petronio       Non ti dico falsità. Ella si è partita in
fretta e in furia da me, piantandomi come un cavolo, con dire esser pressata di
dare alla luce un parto poetico, già formato nella sua testa.
            plautina        Oh, sia ringraziato il Cielo. Son
ritornata in me, al vostro spiegarvi chiaramente. Se l’ho da confessar giusta,
mi era cominciato a venire il sudor freddo. Che del resto
ella fa il possibile quasi ogni giorno di partorire in questa maniera; e voi ed
io averemmo che fare, se l’avessimo ad assistere ogni
volta.
10        petronio       Ed io, guarda, sarei quasi per dire che
sia per venirvi piuttosto il sudor freddo al
considerare, ch’ella si provi a questi parti, che
dici tu di ogni giorno, che... ah non vorrei dire qualche sproposito.
            plautina        Che ogni nove mesi, eh? Sarebbe stato
sproposito da vero, se voi l’aveste detto.
            petronio       Ti confesso che, avendo ella marito, se
sentissi ch’ella fosse sopra parto in pericolo di vita, forse non me ne
affliggerei tanto; perché senti, Plautina: che le donne sieno
mamme, non escon fuori dell’ordine della natura, ma
che si voglian far scioccamente dottoresse, come la
mia figliuola, contravvengon troppo a quest’ordine; e
però...
            plautina        Ma se ne trovan
pur di quelle...
            petronio       Intendo
quel che vuoi dire. Coteste costì come per esempio quella signora Aglaia
napolitana, e dell’altre, non fanno contro quest’ordine, perché la natura le ha
formate per esser miracoli del loro sesso; e perciò ha dato loro lo spirito,
intelletto, giudizio e buon gusto da poter far questa professione al par degli
uomini, senza defraudarle delle qualità proprie anche ad una donna, perché sia
di garbo, prudente, giudiziosa ed attenta al governo di una casa; ma la mia
figliuola ti pare a te che...
15        plautina        Io
però so pur che tante e tante recitano a mente de’ pezzi di latino, e canzonette
del Rolli, di Metastasio e di altri uominoni: hanno
sempre libri fra le mani, e non parlano che per sentenze. Queste dunque non...
            petronio       Queste sì, giusto son quelle, che vanno
biasimate, e che si mettono da per loro in ridicolo,
perché non sanno altro che affettate scimmie di quelle poche che sanno, e
perciò parlan sempre a sproposito. Ma lo sproposito
poi maggiore che fanno e il non attender punto alla famiglia, che ha più
bisogno alle volte del loro ago, e del loro filato, che delle loro canzoni,
recitate stroppiatamente; dei loro sciocchi e forse
accattati proponimenti. E mia figlia è una di queste.
            plautina        Ma pure il signor Terenziano...
            petronio       Cotesto ignorante (secondo il parer
d’ognuno) ed iniquo adulatore è stato, ed è tutta la rovina di lei. Egli non è
altro che un presontuoso, pedante pezzente, e di
bassa stirpe, venuto non si sa di dove, che si dà grand’aria di letterato, e
che colle sue adulazioni ritira di grandi aiuti, e ne aspetta de’ maggiori dalla mia figlia.
            plautina        Se io potessi esser sicura che voi mi
tenessi il segreto, vi potrei dire anche di più.
20        petronio       Stanne pur certa: te lo giuro.
            plautina        Ma sentite... non vorrei... Perché io ve
lo dico a fin di bene.
            petronio       Ti sarò grato e segreto, non dubitare.
            plautina        Uh,
signor Petronio, per l’amor del Cielo... Non vorrei mettere scandoli.
            petronio       Se tu hai fin buono, come dici...
25        plautina        Se l’ho buono?
            petronio       Ne parli a me solamente, che posso rimediare
agl’inconvenienti, che ti manterrò il segreto; di che temi? Anzi mal faresti a
non palesarmi ciò che sai.
            plautina        Ve lo dico, ve’; sopra la vostra
coscienza.
            petronio       Mi contento.
            plautina        Io mi sono accorto, ch’ei non solamente
prende di mira la robba della padrona, ma ancora il
di lei cuore.
30        petronio       Come!  
            plautina        Sappiate ch’egli n’è innamorato
malamente.
            petronio       Ah iniquo! Questo di più? E mia
figliuola?
            plautina        Ella, per ora, non ha che della stima
per lui. Ma perché questa è giunta a un segno a non poter crescere di più, se
va punto punto avanti, diventa assolutamente amore.
            petronio       Qui bisogna in tutt’i modi, e per più
riguardi, prenderci sollecitamente rimedio.
35        plautina        II rimedio io lo saprei, e sarebbe
buonissimo, se riuscisse.
            petronio       E quale sarebbe?          
            plautina        Farla innamorar di qualche giovane di
garbo, che fosse per piacergli; che allora il signor Terenziano averebbe fritto.
            petronio       Ma ella si dichiara non volersi
rimaritare, perché ha tutto l’affetto per gli studi.
            plautina        Ch’ella s’innamorasse pure, e vedresti
quanto presto l’amor per un bel giovane trucchierebbe l’altro che ha pe’ libri.[37]
40        petronio       Ma il farla invaghire di un giovane
quando ella si dichiara non voler marito, sarebbe un’azione...
            plautina        Ch’ella s’innamori, e di proposito, torno
a dirvi e allora vi prometto che l’averemo a quel che
si vorrà.
            petronio       Ma il trovar questo giovane di garbo con
tutte le altre qualità da non dispiacere né a lei, né al parentado?
            plautina        Eh, quant’a questo l’averei
bell’e trovato, io.
            petronio       E chi sarebbe?
45        plautina        Il signor Cleante.
            petronio       Non mi dispiacerebbe, ma chi sa se egli...
            plautina        Non pensate più là. Basta che vi
contentiate, che io arruffi un po’ le matasse a mio modo.
            petronio       Fa’ pure, perché un tale arruffamento a
buon fine non è di quelli da frusta; ma bensì da premio; e questo te lo
prometto, se ti riesce l’opra; tanto più, che il
rimedio sarebbe senza strepito. (via)
            plautina        Non occorr’altro
dunque. Mi ci voglio sbracciar più che se avessi a fare il pane, o lavar il
bucato. Mi ha obbligato troppo quel signor Cleante con que’
suoi rimedi per gli accidenti. Di buona ragione ne averebbe
a aver degli altri, e de’ più attivi de’ primi, e farmene parte, se mi riesce
servirlo nel disporre l’aria della padrona (come ho conosciuto che
desidererebbe) a rendersi adattabile al suo temperamento.
                                   SCENA IV
                                   Cortile.
                                   Terenziano
e Pippo.
            terenziano  (gesticolando, e dicendo tra di sé parole interrotte, come chi
sta componendo) Sovra alato destrier... Sovra
alato destrier...
            pippo              Oh; eccolo qua.
            terenziano  Alato destrier... (si morde l’ugna) Alato destrier... Ah! (si stropiccia la fronte) che... Che
nel cacume. No, no. (fa gesti)
            pippo              (a parte)
(Ch’è spiritato, o gli si dà quel brutto male?) Buon dì a Vostra Signoria.
5          terenziano  (passeggia battendosi la fronte senza osservarlo)
Alato destrier, che nel... Nel (si gratta la testa)
nel Permesso. Buono, così va bene. (seguita a passeggiare) Sovra alato destrier, che nel Permesso...
            pippo              Signore, la
riverisco. (con riverenza profonda)
            terenziano  Vade retro,
profane. (con voce alta sdegnosa)
            pippo              (ritirandosi indietro con
impeto cade intimorito) Misericordia! aiuto!
            terenziano  Chi ti ha reso così temerario di osare interrompermi,
allor quando, ebro dell’acque aganippee,
sto passeggiando questo cortile in compagnia dell’amabile graziosa Erato, componendo un sonetto sopra il prodigio de’ nostri
tempi, l’eruditissima Saforosa?[38]
10        pippo              Signore, se Vostra Signoria
compone sopra la mia padrona, la mia padrona ha composto sopra me, che io le
venga a dire che gli vorrebbe parlare.
            terenziano  Dille... Dille che quando averò terminato
di alzarla sopra le stelle, sarò a’ suoi piedi.
            pippo              A’ suoi piedi, quando l’averete per aria?
            terenziano  Insensato! Voglio dire, con iperbole, che alzerò il suo nome quanto
da me si potrà; il che non sarà poco. Ma non mi fa’
perdere più tempo: lasciami nel mio entusiasmo.
            pippo              (a parte)
(Costui dice certe parolacce veramente da spiritati, che altro, che i diavoli
le possono intendere.) Insomma che gli ho da dire? Che verrete?
15        terenziano  Sì, fra non molto (fa gesti fra sé)
            pippo              (a
parte) (È spiritato senz’altro.) (via)
            terenziano  Sarà meglio che mi ritiri nel mio liceo, per trattar più
famigliarmente colla mia musa.
                                   SCENA V
                                   Cornelia e
Orazio.
            cornelia       Orazio, non vi
lamentate di non trovare in me un forte e costante affetto verso la vostra
persona, come bramereste; perché io ancora potrei fare a voi un simil rimprovero.
            orazio           Me condannar di poco affetto, madama?
            cornelia       A mio riguardo certamente.
            orazio           E che prove ne adducete?
5          cornelia       Quelle che potete addur voi contro di me.
            orazio           Vorreste forse dire che io non abbia per voi molta considerazione,
quando non lascio passar giorno senza visitarvi?
            cornelia       E voi potete asserire che io non vi riceva con tutta cortesia
e buon cuore, ogni volta, che mi favorite?
            orazio           Ma quel ricever voi tanti altri nell’istessa forma, che me...
            cornelia       Ma quel visitar voi tante altre ogni giorno colla stessa
attenzione, che a me fate...
10        orazio           Un giovane disoccupato bisogna pure che in qualche maniera
passi il suo tempo; né meglio può passarlo che in visite sì oneste e graziose.
            cornelia       Ed una giovane, che non ha da far nulla, in che meglio può
passare il suo, che in ricever persone ben morigerate e di spirito?
            orazio           Il mio cuore, per altro, non è indifferente per voi, come
lo è per tutte le altre, ch’io visito.
            cornelia       Chi vi dice che il mio lo sia per voi, come vi assicuro che lo
è per ogn’altro, che mi onora colle sue visite?
            orazio           Ma questi nuovi serventi acquistati in casa di mia sorella...
15        cornelia       Questi ancora vi danno gelosia? Se pigliate ombra di costoro,
la piglierete anche della mia cagnuola, e del mio parrocchetto, che mi divertiscono egualmente colle loro maniere buffonesche, e
parlar senza conclusion. Bisognerebbe, che io avessi
cento cuori, o uno da poterne far cento parti, per poterlo distribuire a tutti
di chi sospettate. Sentite, Orazio; del carattere, di che siamo voi ed io, niun di noi pretenda dall’altro una ristretta e limitata
soggezione, perché non l’otterrà mai. Voi amate il brio, il moto, la varietà
della conversazione, e il divertirvi incessante; non è così?
            orazio           Così è.
            cornelia       Figuratevi, che per tutte queste cose ho la medesima passione
ancor io. Or vedete se ci possiamo adattare ad un amor metodico e limitato.
            orazio           Dunque io non potrò sperar da voi in corrispondenza del
mio alcuna distinzione del vostro affetto?
            cornelia       Oh questo no. Io amerò voi come amante, che possiede la
sincerità del mio cuore, e gli altri come amici, o come uomini, che servono al
mio divertimento. Altrettanto, e non più, richiedo da voi.
20        orazio           Ve lo prometto, e colla maggior sicurezza.
            cornelia       Se viviamo così, non soffriremo le noie delle seccature; saran da noi lontane le angustie delle soggezioni; né ci
affliggeranno i tormenti delle gelosie.
            orazio           Dite vero, perché è pazzia l’amar per tormentarsi; e
l’amore debbe servirci di piacere e di divertimento,
e non di pena.
            cornelia       Questo anche è il mio sentimento. Io voglio divertirmi, e
ridere secondo le occasioni, una delle quali, né vi dispiaccia, è il trattar
con vostra sorella.
            orazio           Non crediate già che io mi offenda del disprezzo, che fate
della sua affettata preziosità e pedantesca dottrina, che meglio sarebbe dirla
ignoranza; anzi io ne sarò il primo a biasimarla, e riderne con voi; ma non è
per questo, che io non desiderassi che ella s’illuminasse, ed a tale effetto
sarei per pregarvi ad adoperarvici ancor voi, come potete, giacché inutili sono
a me riuscite tutte le prove fattene.
25        cornelia       Eccomi pronta a quest’opera di carità. Voi non avete che a
dirmi ciò che bramate ch’io faccia.
            orazio           Dovete unirvi con vostro fratello, con cui vado d’accordo,
per rimoverla da questa sua pazzia dottrinale, e per
arrivare a ciò, procurar d’invogliarla a riprender marito.
            cornelia       Questo nol crederei difficile se si
potesse presentarle qualche giovane appetitoso e di suo genio.
            orazio           Il giovane è trovato, ed è l’istesso vostro fratello.
            cornelia       Mi’ fratello! Tanto meglio. Io vo presentemente da lei, come
vi ho detto; né trascurerò occasione che mi si
presenti per quel che si desidera. E voi dove anderete?
30        orazio           Ove a voi piacerà.
            cornelia       Che andiate in conversazione di belle signore, e di maggior
vostro genio, avrò piacere.
            orazio           Questa è una riconvenzione, che mal si accorda con quel
che diceste poc’anzi.
            cornelia       No, Orazio, non è riconvenzione; anzi se mi è lecito il
pretender tanto, ve lo comando. Basta che alle volte vi ricordiate di me. (via)
            orazio           Non mi sarà difficile l’obbedirvi.
                                   SCENA VI
                                   Bita e detto.
            orazio           Oh, buon giorno Bita garbata.
Dove, dove così in fretta?
            bita                Qui vicino a fare un esercizio.
            orazio           Servizio a doppio?
            bita                Come s’intende
questo addoppio?
5          orazio           Quando con una sol’opra si contentan due.
            bita                Io non vi
posso rispondere, se non parlate più chiaro.
            orazio           Non ti sei mai
trovata a portar certi letterini, o imbasciate, che fanno
piacere a chi le manda ed a chi le riceve?
            bita                Io mi son
trovata, e spesso, a trovar degli sciocchi.
            orazio           Di me vuoi dire, neh?[39]
10        bita                Io non dico di nissuno in particolare; ma dico bene che di cotesti vostri
servizi a doppio non ne ho mai fatti, né gli so fare.
            orazio           È possibile che la padrona tua, antecedente a questa, non ti abbia mai
fatto imparare un mestiere tanto necessario per lei, e per una cameriera?
            bita                Già lo so:
voialtri giovanotti sempre pensate, e parlate male di noialtre donne. Ma sapete
da quel che viene?
            orazio           Da che mai? Dimmelo
una volta.
            bita                Dalla scimunitaggine nostra, che vi lasciamo
raggirarvi troppo intorno a noi, quando vi dovremmo tener lontani, come la
peste.
15        orazio           Oh, Bettina mia, tanto barbara vorresti essere contro di
noi altri pover’uomini?
            bita                Basterebbe che
tutte fussero del mio umore.
            orazio           E se tutti fossero del umor mio, vorrei che tu e tutte le altre veniste a cercar
di noi.
            bita                A cercar di
voi? Che forse ci vorresti far qualche stregoneria?
            orazio           Sicuro.
20        bita                E qual sarebb’ella?
            orazio           Di non venir mai
punto né poco a cercar di voi altre. 
            bita                Per ora questa stregoneria l’abbiam fatta a voi. Di
grazia, provatevici. Uh che si starebbe allora tanto
bene, se vi riuscisse!
            orazio           Cioè gli uomini starebbon bene.
            bita                Sta’ a vedere
che gli uomini saranno di miglior pasta delle donne!
25        orazio           Almeno non tanto
dolce.
            bita                Ma più cottoia.[40]
            orazio           Senti, a togliere a
voi altre quella crudezza, che vi dà la superbia, l’usanza e qualche altra cosarella, che so io, sareste dieci volte più cottoie di
noi.
            bita                Io non ho
tempo adesso da perdere in dispute, che del resto vi vorrei far vedere con
mille esempi alla mano, che razza di bestie siete voi altr’uomini ancora.
            orazio           Oh, oh, pian piano,
Bettina mia. Tu entreresti in collera da vero, tu! Non comprendi che tutto il
mio discorso è stato in celia?
30        bita                Celia m’in tasca. Mi par che il vostro discorso era
molto a proposito, a me.[41]
            orazio           Quel che si dice per burla...
            bita                Si dice; e chi ha orecchie lo sente.
            orazio           Io stimo e venero tutte le donne, e la tua padrona
particolarmente; or considera se io avessi volute dir male a buona di loro, di
lei e di te, che sei la sua cameriera diletta!
            bita                Sentite, se volete
biasimar le donne, avete a cominciar da vostra sorella, che lo merita almeno
quanto l’altre.
35        orazio           Delle sciocchezze di
mia sorella ne va detto male, ancor che si parlasse bene di tutte le altre
donne. Anzi ti voglio pregar d’un servizio a conto di lei.
            bita                Vostra Signoria
cerchi d’un’altra, perché io le ho detto, che i servizi, alla sua usanza, non
gli so fare.
            orazio           Questo non è semplicemente
a doppio, ma a cento doppi.
            bita                Peggio. No, no:
la riverisco.
            orazio           Vien qua, Bettina
garbata. (la prende) Vedo che sei in collera; ma voglio che
facciamo la pace. Dammi la mano. (le ci
mette una moneta) Abbiamo a essere amici, e hai da essere
persuasa che ciò che ho detto contro le donne, l’ho detto in burla.
40        bita                Oh, ora sì che vedo che
parlavi per ridere, e non di buono. Che ho da far per servirvi intorno a vostra
sorella?
            orazio           Dove vai veramente?
            bita                Qui vicino
dalla sarta della padrona.
            orazio           Ti ci voglio accompagnare, e in tanto ti dirò che servizio mi hai da fare.
            bita                Come comanda.
Lei è mio padrone.
                                   SCENA VII
                                   Anticamera
in forma di studio.
                                   Saforosa, poi Plautina e poi Pippo.
            saforosa       Se non mi liberavo con quel pretesto d mio padre, chi sa se mi
fosse riuscito, prima che venga alcuno, aver tempo di riveder questa arietta
pel nuovo mio dramma, a fin die recitarla con felicità e naturalezza?
            plautina        Uh, signora, quante visite ho inteso
sono per esserle fatte! So che ognuno corre, io. Eh, il buon vino muove
l’appetito a tutti.
            saforosa       E chi sono questi appetitosi visitatori?
            plautina        Il signor Terenziano già non manca.
5          saforosa       Oh egli è di casa. E poi l’ho mandato ad avvisare che si
trasporti da me quanto prima.
            pippo              Signora, cattivo nunzio.
            saforosa       Che ci è di avverso?
            pippo              Il signor Terenziano è spiritato.
            plautina        Spiritato? (a
parte) (Lo credevo solamente furbo, e matto, ora averà
quest’altra virtù di più.)
10        saforosa       Come ciò? Come l’hai saputo, e da chi? (con maraviglia)
            pippo              Il
come sia divenuto tale enunciarvelo non saprei. In quanto alla scienza
rispondo: averlo saputo, e veduto pisce oculis.
(accenna agli occhi suoi)[42]
            saforosa       Narrami ciò che
vedesti. Che infortunio!
            plautina        Che può aver veduto!
quel che fanno gli spiritati: gonfiare: stralunar gli occhi: far de’ brutti
gerghi: dir delle parolacce indiavolate...
            pippo              Per appunto, per
appunto.
15        plautina        Dar del capo
in terra.
            pippo               Questo poi no; ma
bensì darsi le mani sul capo.
            saforosa       Narrami il tutto per stensu.[43]
            pippo               Io l’ho trovato presso
al Babbuino, mentre andavo a casa sua (a Saforosa), meglio forse sarebbe stato il dire: mentre
andavo al suo domicilio, non è vero?[44]
            saforosa       Meglio, certamente.
20        pippo               Al suo domicilio dunque, che passeggiava, borbottando tra se certe parole diaboliche, che non intendevo: si mordeva le
dita: si dava degli schiaffi: batteva i piè in terra: gesticolava così (lo contraffà in tutto) e mille altre cose consimilesche.
Io gli ho fatto più volte riverenza; ma appunto. Era come farla a monsù della
Rocca, che, come Quacquero non si piegherebbe nemmeno all’imperatore. Finalmente
quando gli ho sentito dire che la gli andava bene, credendo che allora i suoi
diavoli fossero andati a cena, o a dormire, mi sono osato presentarmeli più
avanti... (a Saforosa) Mi par che quell’«osato» sia qualche cosa di buono.[45]
            saforosa       Buonissimo.
            pippo              Osato presentarmeli con una più
profondissima, arciossequiosissima riverenza; ma egli
con isdegno tartareo mi ha gettato in faccia certe parolacce
acherontiche.
            saforosa       Anacreontiche vorrai dire.
            pippo              Come volete; che mi hanno fatto
stramazzare in terra all’indietro.
25        plautina        (a parte) (Se
non è spiritato, pazzo egli è almeno. Di qui non se n’esce.)
            saforosa       Inoltre?
            pippo              Inoltre
siamo venuti a parlamento. Io gli ho intimato il comandamento di Vostra
Signoria eruditissima...
            saforosa       (a parte) (Sì, è vero: «eruditissima»
ci sta bene.) (a Pippo) Avverti, tu questa «eruditissima» l’hai lasciato
molte volte nella tua narrazione. E tu, Plautina, non ce l’hai messo mai.
            plautina        Ce lo
metterò, ce lo metterò più volte da qui avanti per rimediare alla mancanza. Non
dubiti.
30        saforosa       Seguita. (a Pippo)
            pippo              Egli
mi ha risponduto che...
            saforosa       Ferma. Non so se in buona lingua toscana
vada detto ‘risponduto’, o ‘risposto’.
            pippo              Farò
una cosa per dar nel sicuro, ce li metterò tutti due: ‘risponduto’ di sopra, e qui ‘risposto’. Mi ha risposto che sarebbe
venuto, quando l’averà finita d’alzare su per aria
fino al cielo (coll’aiuto, credo io de’ suoi diavoli), ma che per allora lo lasciassi
nel suo cataplasmo.[46]
            saforosa       «Cataplasmo»?
35        plautina        Averà qualche malaccio. Chi sa?
            pippo              No,
no, ‘cataplasmo’: ‘entusiasmo’. L’ho pur trovata. 
            saforosa       Oh, ‘entusiasmo’ sì. Vuol dire che
componeva sopra di me. (a Plautina) Di’ tu Plautina adesso, gli altri
visitatori: chi sono?
            plautina        Monsù
Cleante, madama Cornelia. (si sente bussare)
            saforosa       Plautina.
40        plautina        Eruditissima.
            saforosa       Corri a veder chi è.
            plautina        Metto l’ale per servirla con più prontezza. (via).
            saforosa       Ei non è spiritato,
il mio sciocco. Non hai inteso ch’ei allora componeva sopra la mia persona?
45        plautina        (ritornata) Madama
eruditissima, è la signora Cornelia, che sarebbe per ossequiarla., se ella
fosse ossequiabile.
            saforosa       Cornelia? Presto la
sfera, il mappamondo; gl’istrumenti matematici; penna; carta; calamaro; tutto
sopra quella tavola; e poi che passi. (i servi portan tutto con furia, ed ella si mette a sedere appresso la
tavola)
                                   SCENA VIII
                                   Cornelia e
Saforosa, che si lascia trovare a sedere, mostrando
di cercar con premura tra carte e libri qualche cosa perduta, senza osservare a
Cornelia; Plautina dopo che è chiamata.
            cornelia       Signora Saforosa, serva sua
devotissima.
            saforosa       Dove può esser ita? L’aveva
pur qui adesso.
            cornelia       Signora, son
venuta...
            saforosa       Ma ci entra veramente il demonio, l’aveva qui, qui, non son che momenti.
5          cornelia       Non vorrei,
madama, disturbarvi nelle vostre occupazioni.
            saforosa       Ora sì che m’inquieterei
fuor di modo. Era qui, qui era. Genti, Plautina, Aristippo
abbreviato, l’avete veduta? Dove siete?
            cornelia        E che mai
avete perduto, signora?
            saforosa       Una gioia simile
smarrita così a un tratto...
            cornelia        Madama, che avete
forse smarrito il vostro brillante?
10        saforosa       Piacesse al cielo che
almen fosse questo. Ora sì che ci farei il capo.
Plautina, dico.
            plautina        (di dentro) Eruditissima.
            cornelia       Mi dispiace,
signora, il vostro disturbo; ma si può sapere qual perdita ne sia la cagione?
            saforosa       Un’arietta pel nuovo
mio dramma, terminata che non sarà mai un quarto d’ora.
            plautina        Che mi comanda,
signora?
15        saforosa       Hai tu veduto una carta?
(mostra trovarla)
Oh; sia ringraziato il Cielo! eccola qui.
            plautina        Cotesta aveva
perduto, signora? Uh genti, che danno!
            cornelia        Un’arietta
non sarebbe stata una gran perdita per la signora, che in un quarto d’ora è
abile a farne una dozzina.
            saforosa       Secondo l’estro. Ma
questa mi costava molto.
            plautina        Un’arietta era? E io credevo
che fosse una letterina tutta sapore del signor Cleante, il quale ha per voi...
Non vo’ dir altro. Ma non mi ero ingannata all’ingrosso? Ha ella bisogno d’altro?
20        saforosa       Non per adesso.
            plautina        Me n’anderò dunque. (via)
            saforosa       Va’ pure. (a Cornelia) Accomodatevi. Che direte, amica, del mio
poco proprio ricevimento? La passione per la perdita di uno de’ migliori parti
della mia mente mi stringeva sì forte il cuore, che mi rendeva stupide tutte le
altre facoltà dell’anima razionale.
            cornelia       L’errore, se pur fosse errore, sarebbe perdonabile, essendo voi in una
sì forte angustia; e per dir vero mi era pentita di esser venuta a disturbarvi;
ma non vi recherò lungo incomodo.
            saforosa       Mi maraviglio. Voi mi fate onore, e piacere.
            saforosa       Di questi strumenti matematici me ne voleva servir per alcune proporzioni
pel mio dramma.
            cornelia       Che è forse un dramma matematico?
            cornelia       Dite saviamente; se ne può sapere il soggetto?
30        saforosa       Perché no? Ma prima (se non vi è discaro) voglio aver l’onore di
leggervi l’arietta, che io aveva perduta.
            cornelia        Mi farete favore. E chi sarà il personaggio, che la dovrà cantare? e su
qual soggetto?
            saforosa       Non so per ancora, perché io prima d’ogni altra cosa compongo le arie,
e poi le adatto.
            saforosa       Sentite dunque. (si alza da sedere, e Cornelia facendo lo stesso)
Perché vi alzate? L’udienza debbe sentir l’arie con comodo.
35        cornelia       Ho piacer di ascoltarla in piedi, per starci con più attenzione.
            saforosa       Servitevi pure. (legge)
                                                           Aria.
                                               Nel mar vasto del godere
                                               se ne gía
col vento in poppa
                                               un grazioso mio pensiere
                                               più leggier,
che piuma, o stoppa,
                                               quando un vento di Libecco
                                               lo rivolta, e getta in secco.
            cornelia       Bella, bella al maggior
segno! Avevate ragione di affliggervi tanto della perdita di essa.
            saforosa       Osservate la comparazione, anzi la categoria del mar vasto de’
godimenti coll’oceano: la proprietà del pensiero, che veleggia col vento in
poppa come una nave leggiera: considerate ancora come c’incastra bene sì per
l’espressione, che per la rima astrusissima, la
parola «stoppa». Poi l’improvviso occidente del vento contrario, che urta
la nave, cioè il pensiero, e lo getta nelle secche, ove si perde.
            cornelia       Ma quel vento libecco, che vento è, e da che
parte viene? Scusatemi perché io non ho studiato la carta da navigare.
40        saforosa       Quello è vento libeccio; alla qual parola la figura sincope, che de
medio tolle, ha levato la lettera ‘i’, e l’ha ridotta a «libecco»,
per far la rima con «secco». Licenze son queste poetiche; ma che,
per farle con giudizio, e buon gusto, sogliono essere i più duri scogli della
poesia.
            cornelia       Certo che a tanto non arriva il gran Metastasio. Mi do a credere che
qui non averà avuto bisogno del compasso.
            saforosa       No certamente, mi è venuta con tutta felicità. Non troverete che un
verso avanzi l’altro di un giotta.
            cornelia       Or mi dica adesso il soggetto dell’opera.
            saforosa       Il soggetto è cavato dal corpo dell’istorie vetustomoderne: il Bucefalo.
45        cornelia       Il Bucefalo? E chi era questo eroe?
            saforosa       Non avete mai inteso parlar di Alessandro Magno? Questo era il di lui destriero.
Eroe sopra tutti gli eroi della sua specie, e che fo discendere per linea retta
dal caval Pegaseo.
            cornelia       E gli altri personaggi?
            saforosa       Brigliadoro di Orlando, Baiardo di Rinaldo, l’Ippogrifo di Ruggiero, i quali tutti
essendo amanti dell’Alfana di Gradasso...
            cornelia       Fanno cose da cavalli, eh?
50        saforosa       Portentose.
            cornelia       Questa sarà una bell’opera cavallina, e totalmente di nuova invenzione.
            saforosa       Quanto a di nuova invenzione lo sarà certo; ma non tutta cavallina,
perché ci saranno per serventi l’asino d’oro d’Apuleio, e quello di Luciano.
            cornelia        E questi signori serventi mi suppongo che saranno ancor essi in contrasto
di amore per la cameriera di madamigella l’Alfana.
            saforosa       Per anche non ho destinato qual sarà questa cameriera, perché,
essendomene venuta in mente una famosissima
parlante, che ci averebbe fatto bene la sua figura, e
per ciò mi sarebbe andata a grado, la ricusai per esser d’istoria troppo
inveterata.
55        cornelia       Volendosi ella servire di un’asina moderna, potrà scerla
a suo modo, perché non ne averà carestia, ed a me darebbe
l’animo trovargliene una facilmente. (mostra tra sé d’intender di lei)[47]
            saforosa       Vi dirò, è necessario che sia asina istorica,
e si trovi ne’ libri.
            cornelia       Mi maraviglio però che ella non ci faccia comparire,
fra questi eroi destrieri, anche il famoso Ronzinante di don Chisciotte, ed il giumento
del suo scudiere, che fecero sì gran prodezze.
            saforosa       Questo nome di Ronzinante sarebbe troppo vile per un’opera eroica.
            cornelia       Ma come fa ella mai a racchiuder nel suo capo
tanto sapere e buon gusto?
60        saforosa       Molta lettura, e libri scelti ci vogliono; benché però
tutto questo non basta.
            cornelia        E che ci bisogna di più?
            saforosa       Non si trova alcun gran letterato, che si fidi totalmente di sé. Ci
vuol persona di vaglia, che insinui e corregga; ed io per
buona sorte la ho.
            cornelia        Chi è? Il signor Terenziano forse?
            saforosa       Egli appunto.
65        cornelia
       Non lo so approvare per voi.
            saforosa        Come! E dove vorreste trovare in tutta Roma, e forse anche altrove, un
soggetto più di esso dotto, e di più sublime intendimento?
            cornelia        Non dico per questo; ma ad una bella giovane, come voi, mal si conviene
un maestro sì rozzo, poco pulito, e mal fatto, come egli è.
            saforosa       La virtù supera ogni altro pregio. Questa m’incanta.
            cornelia       Ma se con una virtù eguale, per non dir superiore, si trovasse gioventù,
nobiltà, avvenenza, spirito, buon gusto, grazia e ricchezza, non sarebbe meglio?
70        saforosa       Non
può negarsi che i beni, che dai filosofanti vengono appellati beni di fortuna,
non servano di un lucido ornamento a quegli altri, che hanno dall’animo nostro
la sorgente; ma dove trovarsi un portento simile, che tutti insieme gli
possieda?
            cornelia        (guardando alla scena)
Non lontano molto da voi.
            saforosa       Qua non vedo che vostro fratello; ma in quanto alla scienza...
            cornelia        Ah madama, se voi sapeste quanto egli sa!
                                   SCENA IX
                                   Cleante e
dette.
            cleante         Voi, madama, avete in quest’oggi reso prudente il primo
luminare del cielo, il quale, avendovi veduta così luminosa e sfavillante, si è
coperto col velo di atre nubi, per non esser in obbligo di chiamare a duello i
vostri rai, per l’affronto ch’ei riceve dallo splendore di essi.
            saforosa       Se non mi trovassi incomodata da una furiosa dissenteria di memoria,
che ha fatto evacuar dalla mia mente un prodigioso ammasso che ci serbava di
concetti, potrei adequatamente rispondere
all’improvviso assalto de’ vostri pericolosi lusinghevoli complimenti; laonde, a similitudine del vostro sole, mi conviene, per isfuggire ogn’impegno, ritirarmi sotto la cortina del
silenzio.
            cleante         Se la vostra mente, signora, alleggerita, come dite, abbonda di tanti
nobili e spiritosi pensieri, che sarebbe...
5          cleante         Godo, signora, di questa sua bella idea. E quale è questo titolo?
            saforosa       Il Bucefalo.
            cleante         Il Bucefalo?
            cleante         Che mi dite! Bisogna veramente aver una testa come questa della·signora Saforosa, per
formare una tale idea.
10        saforosa       Voi dunque, signor
Cleante, non la disapprovate?
            cleante         Non posso disapprovare ciò che vien da voi. Una sola difficoltà, benché
piccola, ci troverei; ma non ardisco...
            cornelia        No, no, fratello, dite pure, perché la signora si fa gloria, come
appunto mi diceva, di porre sotto la critica di valent’uomini
le sue opere.
            saforosa       Tant’è. Parlate pure con libertà.
            cleante         L’inverisimilitudine
di far parlare, anzi di più di far cantare in musica sopra di un palco, e coll’accompagnatura
degl’istrumenti queste bestie.
15        saforosa       Confesso che questa difficoltà ha fatto a me ancora qualche spina, la
qual forse, non superandola, sarebbe per farmi ritirar dall’impresa.
            cleante         Non faccia, signora, perché mi sovviene una difesa da serrar la bocca a
tutti i critici, e da render plausibile e verisimile la vostra idea.
            saforosa       E qual è?
            cleante         Pitagora, uno de’ più insigni filosofi dell’antichità, teneva la
trasmigrazione dell’anime.
            saforosa       Come avete detto? «trasmagrazione»!
Come? l’anime posson
dimagrare?
20        cleante         «Trasmigrazione» ho detto, che vuol dir passaggio.
            saforosa       Aveva inteso male. E bene?
            cleante         Egli dunque diceva che alla morte di ciascuno di noi le anime nostre
erano forzate a passare ad animare un altro corpo da nascere. Se l’anima di
colui che moriva era vivuta bene, doveva animare il
corpo di un altr’uomo; se male, quello di una bestia, e ciò per pena. Noi
dunque potrem dire che l’anime
di alcuni musici bravi, mal vivuti con alterigia,
sfrenatezza, e superbia, sieno passate ne’ corpi di
quei cavalli, e quelle di quegli asini siano anime di musici stati cattivi nel
vivere, e peggiori nel cantare.[48]
            saforosa       (a parte) (Questa dottrina Terenziano non
me l’aveva insegnata.) Bella e dotta difesa; mi piace assai.
            cornelia       (basso a Saforosa) Non ve l’aveva io detto che mio fratello
sapeva molto?
25        saforosa       Ma adesso mi nascerebbe un’altra difficoltà.
            cleante         Qual sarebbe?
            saforosa       Che noi per altro non sentiamo mai parlare nessuna bestia da uomo.
            cleante         Questa è quasi la stessa difficoltà fatta di
sopra, che si è sciolta quanto al cantare in musica; e quanto a chi facesse
quanto al parlare, gli si potrebbe rispondere che da chiaro a conoscere non
aver letto Omero, il più insigne di tutti i poeti greci, il qual dice che il cavallo
di Achille (e qui siamo quasi nel
medesimo caso) si fermò a mezzo il combattimento per parlare e predire l’avvenire.
Ed il gallo del ciabattino Miele non tenne col padrone un lunghissimo discorso?
È Luciano che ce ne assicura.
            cornelia        Ma dirà la signora: questi son casi rari, che abbian
parlato le bestie. Oh, e a’ giorni nostri non ne
segue, dico io?
30        cleante         Tanto più la sua opera ecciterà maraviglia; cosa
che tanto incalza Aristotile ne’ precetti, che egli dà della tragedia. Parlando
poi figuratamente, si potrebbe dir quel che dice mia sorella, perché, secondo la
dottrina di Pitagora, quegli uomini, che parlano da asini e da cavalli, averanno anime state prima ne’ corpi di qualcuna di quelle
bestie.
            cornelia       Uh, quante trasmigrazioni!
            saforosa       Queste vostre ragioni,
signor Cleante, mi paiono tali che non ammettan
risposta. Son molte belle, e gagliarde. Bisogna che Terenziano...
                                   SCENA X
                                   Terenziano
e detti.
            terenziano  (a Saforosa) Signora,
se non son volato ad obbedirvi tosto che dal vostro servo mi son stati
annunciati i vostri onorifici comandamenti, accusatene l’oricrinito Apollo, che
interessato nelle vostre lodi, non mi ha permesso di scendere dal sagro monte
pindarico, prima di aver compito il presente sonetto.[49]
            saforosa       Lodo la vostra obbedienza al nostro nume; ma, anche questi supremi
ordini a parte, non vi avrei fatto querela del vostro indugio, perché
l’esperienza m’insegna che i gran poeti non si possono interrompere nel loro entusiasmo,
senza commettere un gran delitto.
            cornelia       Oh, signor Terenziano, faccia degni ancor noi, mio fratello e me, di ascoltare
questo suo sicuramente bellissimo sonetto.
            terenziano  Non ci repugno. Spero che troverete che la mia
musa non mi ha tradito, con essermi sterile delle sue grazie. Dico.
                                               In
lode della...
5          saforosa       (interrompendolo) Già mi
sento anticipatamente sollevar lo spirito.
            terenziano  (legge)                       ... della maggior sapiente donna...
            cornelia       Questo viene a voi, signora Saforosa.
            terenziano  (seguita a leggere)                                                ...
del nostro secolo.
                                               Sonetto.
                                               Sovra alato destrier...
            saforosa       Che brava scappata! «Sovra alato destrier», può
principiarsi meglio?
10        cleante         Sarà forse questo l’Ippogrifo del vostro dramma.
            cornelia       Se non si lascia dire, non avrem mai il piacer di sentirlo.
            saforosa       Dite il vero. Legga, legga,
signor Terenziano.
            terenziano  (legge)
                                               Sovra alato destrier,
che nel Permesso
                                               sterca
sonetti, madrigali, ed odi,
                                               e vive sol delle frondose lodi
                                               dell’arbor
che innestossi a nobil
sesso,
            saforosa       Che cosa stupenda! Che
nobile, e chiara descrizione del caval pegaseo!
15        cornelia       Stimo quel fargli far componimenti
con tanta facilità, io.
            saforosa       E il viver delle lodi
frondose? che bella immagine!
            terenziano  Ciò delle frondi
d’alloro, arbore in cui fu trasformata Dafne.
            saforosa       Ah che descrizione! che frase
poetica! «che innestossi in nobil
sesso»! Bisogna esser veramente poeti per spiegarsi così.
            cleante         Seguiti, seguiti. Dovrebbon
esserci di gran belle cose.
20        terenziano  (legge)
                                               donna te vidi, da stupore oppresso,
                                               poggiar in alto, e far che invidia
annodi
                                               sua lingua, e che la fama eterno inchiodi
                                               il tuo bel nome alla gran Safo appresso.
            saforosa       Ah di grazia un po’ di pausa, perch’io
possa respirare. Che dire! che frase! far che l’invidia annodi la lingua, per
dire: farla tacere.
            cornelia       E l’inchiodatura perpetua fatta dalla
fama del vostro nome appresso alla gran Safo? Voi ci
siete dipinta a pennello.
            cleante         Gran
giudizio di non fare inchiodare il cavallo ancora, perché non sarebbe potuto
andare avanti; sebbene allora adoprava l’ale, e non i
piedi.
            saforosa       Che mirabile sublime ingegno!
25        cleante         Se non si sapesse chi è il signor
Terenziano, si direbbe che alcune frasi, ed anche versi interi fosser presi o dal Guidi, o Bellini, o Filicaja,
o da altri illustri autori.[50]
            saforosa       Saranno ben gli altri, che avran
preso da lui, perché gli son postumi.
            cleante         Mi perdoni, signora, ciò non può
essere, perché egli vive, ed essi son morti già da molti anni.
            saforosa       Felici loro, che possono essere immitati
da sì grand’uomo.
            cornelia       Eh, lasciatelo terminare, né ci
trattenete il piacere di sentirne il fine.
30        saforosa       Avete ragione. (a Terenziano) Seguiti, seguiti.
            terenziano  (legge)
                                               Poscia piegare in giù lo sguardo in giro
                                               e veder mille altiere
donne al volo
                                               provarsi per seguirti. Ah che deliro![51]
            cleante         Oh gran Bellini!
saforosa       Che dite di quella inaspettata bellissima
esclamazione: «ah che deliro»! per mostrar la pazzia di quelle temerarie, che voglion tentare un volo sì alto?
            cornelia       Son pazze davvero. Il volere non basta,
ci vuole il potere. Seguiti, seguiti. La chiusa dovrebbe esser sorprendente.
35        terenziano  (legge)
                                               Ché questo ardito petulante stuolo
                                               fu tosto dal caval, con un sospiro
                                               di dietro, abbietto rovesciato al
suolo.
            cornelia       Non l’aveva io detto?
            saforosa       Oh che bella, che bella
immaginazione!
            cleante         E pulita.
            saforosa       Io resto incantata. Son
fuor di me.
40        cleante         Questo varrebb’altro, che il sonetto
dell’Achillini nel suo genere.
            cornelia       Ma non si potrebbe sentirlo
legger tutto andantemente?
            terenziano  Volentieri. Così lo gusteranno
meglio.
            cornelia       Signora Saforosa,
di grazia tenete in briglia i trasporti, e le esclamazioni in questo mentre.
            saforosa       Lo prometto, benché con
fatica.
45        terenziano  (legge; e Saforosa fa diversi gesti, e scurci di vita)[52]
                                               In
lode della maggior sapiente donna del nostro secolo
                                                           Sonetto
                                               Sovra alato Destrier,
che nel Permesso
                                   sterca sonetti, madrigali ed odi,
                                   e vive sol
delle frondose lodi
                                   dell’alber che innestossi in nobil sesso,
                                               donna, te vidi, da stupore oppresso,
                                   poggiar in
alto, e far che invidia annodi
                                   sua lingua, e
che la fama eterno inchiodi
                                   il tuo bel
nome alla gran Safo appresso.
                                               Poscia
piegare in giù lo sguardo in giro,
                                   e veder mille
altere donne al volo
                                   provarsi per
seguirti. Ah che deliro!
                                               Ché
questo ardito petulante stuolo
                                   fu tosto dal
caval, con un sospiro
                                   di dietro,
abbietto rovesciato al suolo.
            cornelia       Questo a un capo d’opera.
            cleante         Che bell’intrecciamento di pensieri, e
di frasi! Bassi, sublimi, nobili, e plebei, e tutt’insiem
fanno un composto egregio (a parte) (o
piuttosto una perfida oglia alla spagnuola).[53]
            terenziano  L’applauso di costui mi fa perdere il pensiero della vendetta.
            saforosa       Grand’uomo! Questa è una vera Fenice.
50        cornelia       Amica, non posso esprimervi le grandi
obbligazioni, che vi professo. Oggi vi siete privata di due cavalieri serventi
per concederli a me, e adesso mi avete dato occasione di godere uno de’
divertimenti maggiori con ascoltare la poesia del signor Terenziano.
            saforosa       Oh a proposito de’ cavalieri serventi; come siete contenta di
essi?
            cornelia       Come braccieri contentissima, perché
assai forti e robusti. Ma non prevedo che debban essere
secondo il mio genio.[54]
            saforosa       E perché?
            cornelia       Perché io, che non son tagliata per la
letteratura, mal mi accomoderò con essi, ed essi con me.
55        saforosa       La cagione?
            cornelia       Essendo questi di vostra conversazione, è
impossibile, che non sien letterati; onde...
            saforosa       No, no. V’ingannate. Non sanno nulla.
            cornelia       Come può star ciò?
            saforosa       Vi dirò. Chi vuol aver sempre conversazione abbondante,
bisogna che soffra ogni sorta d’uomini. I dotti mi servono di pascolo, e di
divertimento; gl’ignoranti di riempitura.
60        cornelia       È assai che voi gli soffriate.
            saforosa       Per non restar molte volte sola, bisogna ben soffrirgli, essendo
i sapienti in sì scarso numero.
            cleante         Io dunque posso sperar di non essere escluso, almeno per
questo titolo dell’ignoranza.
            saforosa       Voi, signor Cleante, non per questo, ma per molti altri illustri titoli
ci sarete sempre bene accolto. Anzi vi prego a favorirmi frequentemente.
            cleante         Sarà mio pensiero non
abusarmi di quest’onore, che mi dà una maggiore speranza per la grazia di quei
tanti mesi di silenzio, che mi spaventavano.
65        saforosa       Voi siete troppo
irregolare, come vi feci noto assai chiaramente.
                                   SCENA XI
                                   Orazio e
detti.
            orazio           Sorella, non vorrei che l’esercitar voi tanto la memoria
nelle vostre corbellerie... no, no, ho sbagliato, voleva dir ne’
vostri studi, vi facesse dimenticare del vostro impegno.
            saforosa       Di che impegno?
            orazio           Venga la rabbia a’ libri, che
fanno scordarsi de’ divertimenti.
            saforosa       Intendete forse dell’invito
fattovi per una festa di ballo in questa sera?
5          orazio           Di cotesto appunto.
            saforosa       Non mi crediate tanto lubrica di memoria, no. La festa è in ordine, ed
allusiva alla mia casa. Potete condurre madama ed il signor Cleante nella gran
sala, che a momenti mi ci porterò ancor io, essendomi necessario dar prima alcuni
ordini. Voi, signor Terenziano, fermate il piè qui con me. (gli altri partono)
            terenziano  Mi arresto per obbedirvi, e per
intender gli ordini, che vi compiacerete di darmi.
            saforosa       Sappiate, avanti tutto, che
mi son fatta un grande onore dell’arietta, che si è composta insieme.
            terenziano  Non poteva essere a meno.
10        saforosa       Di poi sappiate che desidero la vostra
approvazione sull’idea, che mi è venuta in testa per la vicina festa da ballo.
            terenziano  Essendo concetto di vostra mente, non può esser che ammirabile.
            saforosa       Porgete le orecchie. Ho determinato che i signori soliti della
conversazione li vestano da poeti sino al numero di nove, per corrispondere ad
altrettante amiche mie, che saran vestite a muse.
Apollo, come loro principe, sederà sopra un trono dipinto a diversi colori di
pietre, come a museo, che rappresenterà il monte Parnaso.
            terenziano  Mosaico avrete voluto dire, e non museo.
            saforosa       Sì, a mosaico, per alludere alle diverse maniere di poetare.
15        terenziano  Ottimo ed arguto pensiero.
            saforosa       Questi darà il segno dal suo trono, che si dia principio a sonare
ed a ballare, col gettito, ch’ei farà della sua lira in mezzo alla sala, per
prender la quale ciascuno si affaticherà ballando, il che comporrà una
bellissima danza in zuffa, che dovrebbe riuscire assai vaga. Terminerà questa
colla discesa del nume al piano, e ripresa egli la sua arpa, ne strapperà le
corde, regalandone una per ciascuno; i quali contenti, torneranno a ballare fra
loro una certa danza; terminata la quale, Apollo inviterà al ballo un per volta gli spettatori, che continueranno la veglia a
loro piacimento.
            terenziano  Non può esser più nobilmente, né più poeticamente immaginata la
festa. Ma chi sarà Apollo?
            saforosa       Avea pensato che foste voi; ma considerando
che il vostro aspetto sarebbe stato più proprio da Esculapio suo figlio, il
quale si dipinge barbuto, che da Apollo, sempre imberbe, e di presenza giovinile, ho risoluto di rappresentar io stessa questo
personaggio; laonde vestita di color di luce, con in
capo tre corone di alloro in forma di triennio, per alludere a’ tre monti destinati a questa divinità, ed alle muse, mi
farò vedere padrona della festa.
            terenziano  Non approverei quel triregno, cioè quelle tre corone non bene
allusive ai monti del vostro dominio, perché questi son quattro, e non tre, Pindo, Pierio, Elicona, e Parnaso. Una sola corona
basterebbe.
20        saforosa       Basta, vedremo.
                                   Fine
dell’atto secondo.
                  ATTO TERZO
                                   SCENA PRIMA
                                   Strada.
                                   Plautina
e Bita.
            plautina        Riverisco il signor don Macrobio. Serva di Vostra
Signoria eccellentissima.
            bita                O che credi che la
scienza si abbia da appiccar solamente alle muraglie di casa vostra? Anche
nella nostra casa ci si posa un po’ di polvere dottrinale.
            plautina        Eh
lo so, lo so. Anzi mi è stato detto che di più ci si fabbricano delle granate
scientifiche, per ispazzare e tor
via tutta l’erudita spazzatura, che può essere stata introdotta in quella della
mia padrona.
            bita                Spazzatura davvero. Chiamala, chiamala brobbrio, ché dirai meglio.[55]
5          plautina        Canchero!
Al sentire, la dottrina ti si è attaccato addosso malamente, lei. Tu cominci a giudicare
ex cattera, tu. Come mai in sì poco tempo ne sai
tanta?
            bita                Nella maniera, che ne sai tanta tu in poco più di
scuola della mia.
            plautina        Vuoi
dunque dire che non siamo altro, che pappagalli, cioè che non abbiamo null’altro
imparato che parole, senza saper ciò che si voglian significare.
            bita                Per appunto così.
            plautina        Ma
tu averai più di me la toga dottorale, che non vuol
dir poco.
10        bita                E chi ti ha dato queste notizie?
            plautina        Il
signor Orazio, il quale affinché io possa spalleggiare appresso la mia padrona
la vostra orditura, mi ha fatto confidenza di tutta la tela.
            bita                Oh, così va bene, perché, se tu
l’avessi avute di fuoravia, potrebbono
esser risaputi i nostri raggiri, e guastaticci nel meglio.[56]
            plautina        Dichi
pur troppo il vero: però non bisogna fiatarne.
            bita                Io mi son lasciata persuadere a
quest’imbroglio e fatica dal tanto saper ben dire del signor Orazio, il quale
non sa solamente parlar ben colla lingua, ma con le mani ancora.
15        plautina        E
il vostro Cleante, che ha sì bravi rimedi per gli svenimenti! Per lui mi metterei
sul foco. E chi sarebbe così crudele, da non servir
con tutt’affetto ed attenzione gente di tanto merito, e di così buon cuore?
            bita                Sarebbe un peccato.
            plautina        E
grosso, perché chi usa carità la merita. Io per questo mi adopererò quanto
posso per metterlo in grazia alla mia signora, e in questa tua mascherata non
lascerei di farci la parte mia.
            bita                Sì, di grazia, aiutami quanto
puoi, perché quel dover far da uomo, e di più letterato, non so come mi possa riuscire.
            plautina        Se
te l’ho da dir giusta, mi pare strano, che tu ti sia impegnata ad una cosa
quasi per te impossibile.
20        bita                Puoi credere che mi son tirata
indietro quanto ho potuto; ma quell’aver da una parte il signor Orazio, dall’altra
il signor Cleante, che sanno sì ben dire e fare, e di più con avermi
assicurata, che ne sarei riuscita bene, non ho potuto dir di no.
            plautina        Dunque
tu sarai il signor don Macrobio, vestito in toga, venuto da paesi lontani, per
veder Roma, e per farci spiccare la tua dottrina?
            bita                Certo; e ciò per far conoscere alla tua padrona, che né
ella, né il suo signor Terenziano sanno un K.
            plautina        Ma
qui sta il busillis. Come farti tu creder un uomo dotto, e fare apparir loro ignoranti,
se ne sai meno di essi?[57]
            bita                Mi hanno detto che basta che io impari bene a mente
alcune dicerie, che già mi hanno scritte, e non pensi più là. Che quando anche
io sbagli, e dica qualche sproposito, non importa, purché lo dica con spirito e
franchezza.
25        plautina        Lo
spirito, e la franchezza non ti mancherà; ma la memoria?
            bita                Di questa credo di potermene assicurare. Perché basta che io legga una
sol volta una canzona, l’infilo di botto.
            plautina        Ma quelle dicerie non saran canzoni.
            bita                Quelle le leggerò due e tre e quattro, e quanto
bisognerà.
            plautina        Ah, se così è, sei a cavallo. Oh ecco qua i nostri
benefattori, e tuoi maestri.
                                   SCENA II
                                   Cleante,
Orazio e dette.
            cleante         Bita, che fai tu qui, che non sei
a studiar la tua lezione?
            bita                L’ho studiata fin ora, ma son un
po’ scesa qui sulla strada, per pigliare un po’ di respiro. L’arco sempre teso,
voi lo sapete, non regge molto.
            orazio           E come ti riesce l’impararla?
            bita                Eh, mi contento.
5          orazio           Prendi, questo è un segreto ottimo per la memoria. (le
dà del denaro)
            bita                Con questi aiuti mi si renderà
anche più facile il tenerl’a mente. E se me ne
facesse bisogno di più...
            orazio           Ce ne sarà degli altri,
non dubitare; ma non bisogna che tu perda tempo.
            cleante         E tu, Plautina, non mi dai alcuna notizia della tua padrona?
            plautina        Vi
posso dire che l’ho lasciata spoltroneggiando a letto, dic’ella
per riposo, perché tutta notte ha viaggiato su quel cavallo coll’ale.
Son scesa poi ancor io, per pigliar un po’ d’aria, perché mi sentivo salir
certi vapori alla testa, che temevo...
10        cleante         Oh povera ragazza! Al
sentire, ne patisci spesso; e forse averai finito il
rimedio, che ti diedi. Tieni eccotene un’altra dose. (le dà ancor egli della
moneta)
            plautina        Che siate pur benedetto. Così vorrei tutti gli uo
            bita                Ed io potrò andare a studiare.
            orazio           Andate pure, ma ricordatevi di quel che vi si è detto.
15        plautina        Oh,
il segreto a te non ti fa operazione, eh?
            bita                Ah, sì, sì, ora me ne ricordo. Una
zimbellatura costa poco, e alle volte fa il suo effetto.
            plautina        Della
mia memoria non ne hanno da dubitare, e per segno della verità mi ascoltino.
Subito che entro in camera, dirò: «Signora, signora, uh, se lei sapesse che
buona nuova è per Roma!» «Che nuova?» mi risponderà di subito. Ed io: «È
arrivato un letteratone forestiero, che si dice, ne sappia più di quanti ne sono in questa città,
presi tutt’insieme. È un prodigio universal; sa di
tutte le cose. È filosofo, medico, matematico, chimichista,
rettorico, poeta. E che cosa non sa egli? Dicono
infin che sappia far molto ben la cucina, e accomodar perfettamente la testa
alle signore».[58]
            cleante         Quest’ultima scienza te la
puoi risparmiare.
            plautina        E pure questa sarebbe la cosa la più
vera.
20        orazio           Tanto tanto quella di accomodar la testa alle signore si
potrebbe lasciar correre, se le riuscisse aggiustar quella di mia sorella.
            cleante         Ma in tal caso bisognerebbe
aggiungerci, quando l’han guasta.
            plautina        Or bene, in quanto a questo, dirò come
vogliono. In quanto poi a lei, signor Cleante, senta se dirò a suo modo, e mi corregga
liberamente, perché non l’ho per male.
            cleante         Tu hai spirito, hai
giudizi, e mi ami, onde non dirai se non bene.
            plautina        Fatto
che averò con viso allegro il discorso del letterato,
mi metterò io una gran serietà e malinconia, e le dirò: «Ma che infelicità è la
nostra in questo mondo, che non possiamo godere di alcuna consolazione,
senza che non le venga dietro qualche dispiacere più grande a disturbarla!»
25        orazio           Oh, Plautina che mi burli? Questa è morale soprafina, lei!
            plautina        Che non vi piace a voi, neh? Voi vorresti
sempre godere, non e vero?
            cleante         Lasciatela dire.
            plautina        Ella
probabilmente mi dimanderà che guai ci sono? Io
allora: ah il povero signor Cleante... me ne scoppia il cuore. Un giovane sì
virtuoso, sì gentile e di garbo, e che tanto vi amava... Ella subito dirà: «Che
gli è accaduto?» Io mi farò tirare un po’ le calze, mostrando non aver cuore da
dirlo; finalmente gli spiattellerò la nuova, che siete per impazzire.
            cleante         Come sei moralista, non sei
anche poetessa, è vero?
30        plautina        No, no. Non dubitate. Non arrivo tanto
in là. Lei subito mi domanderà: «E perché?» «Per cagion
vostra», gli replicherò io con un po’ di rabbia: «Uh il Ciel mi guardi ch’io
avessi un simil peccato all’anima! Se voi avessi corrisposto al suo amore, come
meritava, questo non sarebbe.» E qui lasciate fare a me che saprò ribatter la
palla, e di balzo, e di posta, come verrà.
            cleante         Brava Plautina. Ad ogni ombra di vapore, corri pure a me pel rimedio,
sai.
            plautina        Giusto adesso mi parrebbe che...
            orazio           Troppo frequenti son
questi tuoi vapori!
            plautina        No, no, no. Sento che tornano indietro.
35        bita                La memoria mia non
crolla, e mi ricordo che ho da portar con tutta gravità la toga... ma a
proposito, vorrei che questa non fosse di un dottore che ne sapesse meno di me,
perché mi si attaccasse almeno qualche po’ di dottrina in questa funzione.
            cleante         Saprai
molto, se ti riesce portar la cosa come va.
            orazio           Or
via, ognuna vada alle sue incumbenze.[59]
            bita                Vado.
(via)
            plautina        Ed io, se la padrona mi
sentisse, avrei detto: metto l’ale. (via)
40        cleante         Non
si può negare che queste ragazze non abbian dello
spirito.
            orazio           E
corbellatorio. E poi il danaro lo fa venire anche a chi
non ne ha. Vedete Corbulone, che quando non aveva a
pena da mangiare, era mostrato a dito per uno sciocco, un melenso, uno
stomachevole, dopo poi avere avuto l’eredità di quel suo vecchio parente, in
tutte le conversazioni vuol fare sempre egli le carte, e da bello spirito.
            cleante         E
per questo negli affari d’importanza, come il nostro, non bisogna risparmiarlo.
            orazio           Io spero che se queste riescon
bene nelle loro funzioni, si abbia da vedere sbandito di casa mia sorella
quell’asino di Terenziano: partirsi dal cervello di lei la pazzia di passar per
donna letterata, e metter io per opra tua un po’ di
giudizio. Tu poi, coll’arte, che hai meditato, non dubito che non ti saprai
totalmente insinuar nel suo cuore per farci nascer del genio almeno, se non
dell’amore.
            cleante         Non
mi lusingo di tanto, e molto meno in sì breve tempo.
45        orazio           Eh,
non aver sì basso concetto di te, e sì buono delle donne. Tu va, va a
sollecitare, e istruire la tua Bita, ed io anderò a stimolar Plautina.
                                   SCENA III
                                    Anticamera.
                                   Saforosa e Plautina.
            saforosa       È impossibile che questo signor
Macrobio ne sappia più del signor Terenziano. Basta lo vedremo perché in tutte
le maniere voglio parlargli.
            plautina        Non
vi sarà difficile, perché sento dire che vada cercando egli de’ belli spiriti e
delle persone dotte.
            saforosa       E l’infortunio di Cleante come lo sai?
            plautina        Come
lo so? Se gli ho parlato io stessa.
5          saforosa       Come? quando?
            plautina        Vi
dirò. Essendo io scesa nella strada per pigliar aria, e per divertire i miei
soliti vapori, l’ho veduto tutto pensoso e malinconico, girando intorno alla
casa nostra, con gli occhi fissi alle finestre. Poi, fermatosi sotto quelle
della vostra camera, che eran serrate, è restato
immobile a contemplarle senza né pur veder me; che gli ero vicina.
            saforosa       Fin qui non ci trovo questi grandi indizi di pazzia, che dici.
            plautina        Aspettate.
Dopo un pochetto, come se si fosse svegliato da una grand’estasi, ha dato in un
gran sospiro, dicendo: «Ah felici muraglie! più felice camera! felicissimo letto,
che racchiudete il dolce mio tesoro, il sole risplendentissimo
degli occhi miei! E voi fortunatissime lenzuola, che dalla freddissima Olanda
avete avuto la bella sorte di venire ad esser riscaldate da quell’amabilissimo
fuoco, che tiene in vampe il misero mio cuore!»
            saforosa       Lo stile è assai bello, e l’eloquenza assai fiorita.
10        plautina        Mi
burlate! Par tutta quella, che ieri leggevo in un di
quei vostri libri, che studiate il più.
            saforosa       Ebbene? Seguita.
            plautina        Dopo aver ciò detto, è ritornato estatico; io che
ne ho avuto compassione, l’ho preso per un braccio, scuotendolo, e chiamandolo
a nome. Allora in un subito mi si è gettato a’ piedi
ginocchione, credendomi voi.
            saforosa       Forza dell’immaginativa, che aveva impressa in sé la mia
figura.
            plautina        «Ah mia bellissima ed
eruditissima Saforosa», allora mi ha
detto, «e fino a quanto mi terrete voi digiuno di qualche dolce spressione del vostro cuore per conservare in vita il mio,
che sta agonizzante a’ vostri piedi?»
15        saforosa       E tu?
            plautina        Io
l’ho fatto alzare: l’ho disingannato che non ero voi, e l’ho fatto un po’
rientrare in sé.
            saforosa       Ed egli?
            plautina        Egli
ha cominciato a volermi parlar di voi, e che io procurassi di fare, e di dire
in suo favore...
            saforosa       Questo è temerità.
20        plautina        Ma
io, sapendo che non volete saper nulla del suo affetto, gli ho replicato: «No,
no; mi parli d’altro: non vo’ sentire, non vo’ ascoltare niente, niente».
            saforosa       Hai mal fatto a non lo ascoltare.
            plautina        Sì,
dapprima non l’ho ascoltato; ma poi gli ho dato orecchie.
            saforosa       Hai fatto bene.
            plautina        Egli
à un giovane troppo di garbo, bello, gentile, grazioso. Dotto poi, non se ne
dà. Se voi avessi sentito che bei versi ha detto a suo proposito, saresti
restate incantata; e con che grazia, e passione! Credo che questi siano...
Veramente non saprei dirlo di sicuro; ma del bove d’Ancona potrebbon
essere?
25        saforosa       Certo. E di poi?
            plautina        Di
poi mi ha detto dirvi da sua parte...
            saforosa       E tu gli ha’ promesso di parlarmi?
            plautina        Perché
non transisse a’ miei piedi, poverino, gli ho
promesso sicuro.
            saforosa       Ah temeraria! Ed hai ardito tanto? Togliti dalla mia presenza.
30        plautina        L’ubbidirò.
(s’incammina)
            saforosa       (a parte)
(Egli comincia ad amare nelle forme de’ grandi
eroi.) Plautina, Plautina.
            plautina        Madama eruditissima.
            saforosa       Vien qua; per questa volta
te la perdono.
            plautina        Grazie alla sua letteratissima misericordia.
35        saforosa       Ma avverti di non ne parlar
mai con alcuno. Le scienze mal si confanno con gli amori.
            plautina        Non
stia il suo animo su questo vacillante e dubbioso.
            saforosa       E che dovevi tu dirmi da sua
parte?
            plautina        Oh, quanto a questo poi, madama, mi perdoni. Non gli dirò
nulla certamente. Prima morire, che disobbedirla.
            saforosa       Come, impertinente?
40        plautina        Signora
sì. Lei mi ha comandato, ed io gli ho promesso di non parlarne mai con anima nata;
non voglio adesso...
            saforosa       Ti
assolvo di tutto.
            plautina        No, no. Mi comandi altro.
            saforosa       Ubbidisci, dico.
            plautina        Glielo
diro, ma...
45        saforosa       (vedendo venire Terenziano) Parti. 
            plautina        Egli
mi diceva.
            saforosa       Parti, ti dico.
            plautina        (vedendo Terenziano) (a parte) (Ora so il perché! Chi puol raccapezzare l’amor
di noi altre donne, e particolarmente di questa?)
                                   SCENA IV
                                   Terenziano
e Saforosa.
            saforosa       A tempo giungete, signor
Terenziano. Ho da darvi una novella assai interessante per noi, se per altro
non ha per anche battuto il delicato timpano delle orecchie vostre ripurgatissime.
            terenziano  È giunta alle mie orecchie, ed alla mia veduta ancora. (con volto torbido)
            saforosa       Sì? Ne ho piacere.
            terenziano  Ed anche ne esultate.
5          saforosa       Ne esulto, perché son certa che nel contrasto, che
probabilmente avrete avuto con un soggetto, benché di molta stima, sarete
restato d’assai a lui superiore.
            terenziano  Questa superiorità dipenderà da voi, quando mi
permettiate di contrastar seco; il che non ho tentato finora.
            saforosa       Temete che io sia per impedirvelo, essendo quasi sicura della
vostra vittoria? Mi suppongo che non vi sia ignoto il suo nome. E la sua patria
vi è nota?
            terenziano  Che dimanda è questa? Debbo io da iersera in qua essermi
scordato del nome e della patria di Cleante? Non volete già prendervi gioco di
me?
            saforosa       Che gioco di voi? Che Cleante? Io non v’intendo.
10        terenziano  Dite piuttosto che non volete intendermi, o
farvi intendere da me.
            saforosa       Ve lo giuro per le nove muse, e per Apollo istesso, che non vi capisco.
            terenziano  Capisco ben io il principio de’ vostri
scambievoli amori.
            saforosa       La vostra mente è forte offuscata dalle tenebre dell’inganno.
Io non ho amore che per le lettere.
            terenziano  E sarà inganno l’averlo io sentito iersera parlarvi del suo affetto, e l’aver
veduto con che frequenza e parzialità ballavate con esso? Questo è ben altro
amor che per lettere!
15        saforosa       Il ballar seco frequentemente, e con distinzione, fu effetto
di corrispondente convenienza alla sua; ma non ebbero già da me corrispondenze
le sue dichiarazioni di amore.
            terenziano  Ah signora, io scorgo in voi un certo
principio di deserzione dalle belle lettere, che mi
fa temere un intiero allontanamento da esse.
            saforosa       Io abbandonar le mie dotte
e dolci applicazioni, per cui resta tanto il mio spirito adorno e contento?
Questa è una fallacia della vostra temenza. Sappiate che il mio cuore non è capace
di ricevere in sé altro affetto, che per Minerva; e ben conosco che troppo è contrario
questo all’altro che voi supponete.
            terenziano  Questa vostra proposizione è vera in parte; ma non in tutto.
            saforosa       Come no?
20        terenziano  Eccovi come. L’amor per le scienze è tutto puro e spirituale.
Quello per alcuno di differente sesso e amore umano, e ben spesso tutto
materiale ed intenso; e questo è totalmente all’altro contrario. Ma quando la
persona che si ama di diverso sesso, è scientifica, si può amar senza contrasto
dell’altro amore, perché racchiude in sé anche quello, che alle scienze porta
tutto l’animo nostro.
            saforosa       Dunque un animo totalmente
inclinato ad arricchirsi del bellissimo oro litterario,
potrà, senza offesa fare a questa sua nobile inclinazione, distraersi
da un sì bel genio per donarsi ad un affetto...
            terenziano  Sì, mia bella signora; anzi questo secondo darà mano e stimolo all’accrescimento
del primo, perché in amendue troverassi
il genio per le lettere e per la persona amata; e formandosi da questi geni un nobile e dilettevol
composto di umano e letterario amore, potranno questi amanti esser felici e
studiosi nel tempo medesimo.
            saforosa       Voi dunque non disapprovereste
in me un altro affetto, che non fosse interamente per le lettere.
            terenziano  No, certamente.
25        saforosa       Ma siete pur voi, che mi
avete sempre persuasa a non ricevere entro il mio cuore altro, che per gli studi.
            terenziano  Ve l’ho persuaso, e ve lo persuado anche adesso; ma colla
condizione antedetta. Figuratevi che voi amaste me,
cui niuna scienza è ignota...
            saforosa       Voi?
            terenziano  Sì, mia cara, ed io voi con scambievole tenacissimo affetto; con
quanto piacere mai ci applicheremmo alle
nostre litterarie occupazioni!
            saforosa       Credo che burliate. Come
potreste voi abbassare il vostro animo, elevato sempre a cose sublimi...
30        terenziano  Anzi io, amando voi che siete quasi celestial
cosa, lo ergerei sempre più verso la sublimità delle sfere.
            saforosa       Già vedo che la vostra cortese musa è quella, che agita il
vostro pindarico spirito, e lo stimola a servirvi di tali espressioni, per poeticamente
lodarmi.
            terenziano  Io vi lodo perché lo meritate, e vi amo perché
le vostre degnissime qualità mi ci sforzano. (Saforosa
resta tacendo in atto di ammirazione) Vi fate di ciò meraviglia, come di cosa
inaspettata? Mi avete pur promesso il competer con Cleante in amarvi, e me ne
avete fatta sperar la vittoria.
            saforosa       Io non intesi di questo; ma
del contrasto scientifico tra voi ed un eccellente letterato, giunto non è
molto, in questa città. Non ne avete notizia?
            terenziano  Niuna per anche.
35        saforosa       Io ve lo farò conoscere, perché non è possibile ch’ei non
venga ben presto a farmi visita, essendo sollecito
ricercatore di tutti i belli spiriti delle città, per dove fa passaggio. Vi renderò avvisato del quando.
            terenziano  Mi obbligherete all’estremo, ma più...
            saforosa       Siatene pur certo. Goderò troppo di vederlo umiliato alla vostra
dottrina, e vedervi la palma della vittoria.
            terenziano  Io sopra ogni altra vittoria vorrei potere
ottener quella...
            saforosa       L’otterrete senz’altro. Un affare di non picciol
rilievo mi chiama altrove. Signor Terenziano, a rimirarci.
40        terenziano  (a parte) (Il
guado è rotto, ed il passo più difficile è fatto. Resta adesso l’avanzar
cammino.) (via)
                                   SCENA V
                                   Strada.
                                   Petronio e
Pippo.
            petronio
      Finalmente che hai potuto rintracciare?
            pippo
              Che egli è un vagabondo del
fondaccio della Calabria, allignatosi qui da non molti anni in qua.
            petronio       Ma lo sai di buon luogo?
            pippo              Dal migliore che si possa avere.
Dal bargello.
5          petronio       Dal bargello? E come hai conoscenza seco?
            pippo              Per
mezzo d’un servizione, che gli feci una volta. Oh,
oh, siamo amiconi.
            petronio       Non mi dispiace questa tua amicizia, perché
in caso di bisogno, potrà egli darci qualche aiuto in farlo sbalzar da questa città,
o almeno dalla casa di mia figliuola.
            pippo              Non volet’altro?
Lasciate fare a me.
            petronio       Adagio. Non bisogna correre. Essendo
questa una materia gentile, è necessario trattarla delicatamente.
10        pippo              E di che avete paura?
            petronio       Di pregiudicare alla reputazione di mia
figlia. Un esilio, fatto dare a costui dalla casa di lei, potrebbe mettere la
gente in sospetto di quel che non è, quando non ci fosse qualche altro evidente
motivo e palese, che non riguardasse il suo decoro.
            pippo              E vi par poco quello di farla
impazzire?
            petronio       Ne men questo sarebbe di suo vantaggio;
perché rimettendosi ella, come spero, si metterà ancora nell’antico suo buon
concetto di donna savia e prudente.
            pippo              Come fare dunque?
15        petronio
      Se il governo potesse aver qualche
valevole cagione per farlo bandir dalla città, che non avesse alcuna relazione alla mia figlia, sarebbe questo quel che mi piacerebbe.
            petronio       Oh questo no. Sarebbe questa una grande ingiustizia, ed una
azione nefanda ed affatto disconvenevole ad ogni uomo da bene.
            pippo              Ma
per fuggire un male...
            petronio       Non se ne debbe far un altro
peggiore. La tua morale è assai cattiva, Pippo mio.
20        pippo              Mi
rimetto. Ma non puol essere, come dicevo, che egli
non abbia addosso qualche guidalesco, che meriti la forca, non che l’esilio.[61]
            petronio       Ne sarebbe stato punito.
            pippo              Ma
non sempre si sa tutto. Lasciate però fare a me. Paleserò all’amico carissimo
il mio desiderio, e gli prometterò una buona ricompensa; ve ne contentate?
            petronio       Sì. In caso però che segua ciò che si desidera, con tutta
giustizia, e salvo il mio onore.
            pippo              S’intende.
Se egli ha qualche magagna per coperta che sia, mi comprometto che l’amicizia
ed il danaro la caveranno alla luce senz’altro.
25        petronio       Ma non far tu il sollecitator d’una causa, che a te non si aspetta.
            pippo              Non
vo’ mica far lo sbirro, né la spia, ve’. Toccherà al bargello a fare il suo offizio.
            petronio       Ci siamo intesi. (via)
            pippo              Non
occorr’altro. — Mi parrebbe di fare un’opera di carità, se mi riuscisse fare sbrattar costui,
che è una mignatta della robba della mia padrona, e
il flagello delle mie scarpe. In
poco più di due o tre giorni cinquanta viaggi mi è convenuto far per lui, o con
imbuciate, o colle man piene. Pippo, porta questo
gigotto di castrato, e questo taglio di vitella al signor Terenziano, salutalo
a mio nome, e digli che si goda per amor mio questo selvaggiume, e
questi dodici fiaschi di vino di Gensano. Pippo,
avvisa il signor Terenziano che lo aspetto a ber la cioccolata da me. Pippo... Diavolo che se lo porti! Il regalar che
ella fa questo scimmiotto al mio paese si direbbe: pagare il boia che la frusti.[62]
                                   SCENA VI
                                   Plautina e
detto.
            plautina        Sei tu, o non sei tu? (mostrando non riconoscerlo). Io ti credevo ne’ campi elisei; tanto ti ho cercato inutilmente.
            pippo              E
pure se tu fussi venuta, ove io ero, mi avresti
trovato.
            plautina        Ma
gli è bene un gran dire che tu non voglia mai stare in casa.
            pippo              Chi
lo dice che non ci sto? La sera, la notte, e due o tre ore intorno a mezzo dì
mi hai tu mai veduto mancare?
5          plautina        Lo so
pur troppo, che sull’ore del mangiare e del dormire ti ci trovi sempre; ma
quando ci è da far qualche cosa chiama Pippo di qua, chiama Pippo di là, Pippo è
fuor di casa a’ suoi spassi e trattenimenti.
            pippo              Un po’ di svario, sorella, bisogna pigliarselo;
altrimenti si morirebbe tisichi.
            plautina        Chi
mangia il pan d’altri, signor mio, non puol fare il
gentiluomo. Bisogna stare al servizio lui, e faticare.
            pippo              Che
mi vorresti far la donna addosso da vero? Poverina! Non sai che le donne, per
diavole che sieno, non mi fanno paura a me? Vi
vorrei, e con fatti e con parole, rivender quante siete.
            plautina        De’
rodomonti, che voglion dire, fare, ammazzare e
squartare, ce ne abbiamo a bastanza, senza che voglia entrare ancor tu a
crescerne il numero, e poi farsela sotto come loro.
10        pippo              E
di coloro, che avendo più d’uno impiccato all’uscio, voglion
mostrare a dito chi ebbe ducento o trecento anni fa
qualcuno della sua famiglia in galera, non ne mancano, senza che tu voglia
entrar a criticar me, quando fai peggio cento volte.
            plautina        E
di che mi vorresti tu tacciar me?
            pippo              Di star l’ore e l’ore alla finestra, a dar retta a questo e quello, senza
metter mai un punto, o pigliar per un momento la rocca in tutto quanto il nato
giorno: di andar qua dalla vicina a imparar a far pasticci...
            plautina        Un povera me! Vedete quanto mai presto passa il tempo senz’avvedersene,
quando si sta cogli amici discorrendo allegramente. La padrona voleva, un’ora
fa, che tu fussi andato volando ad avvisare il signor
Terenziano...
            pippo              Una
nuova! Dal signor Terenziano! e a che fare?
15        plautina        Ad
avvisarlo che si porti subito da lei, perché quel letteratone,
che egli sa, le ha fatto sapere che in breve sarebbe venuto a visitarla; e noi
ci trattenevamo qui a ciarla, senza che io pensassi punto a dirtelo. Su, corri,
presto, che non abbiamo a sentir delle grida.
            pippo              Ma
che...
            plautina        Va’
via: presto; non perder più tempo. Io l’imbasciata te l’ho fatta. (in partendo) Uh meschina!
Chi sa quante gridate mi voglion toccare! Almeno me
le facesse in latino, o alla nobilesca, ché forse non intenderei tutto. (via)
            pippo              Per
mio! Le ti sanno guizzar di mano più d’un anguilla, quando le si senton prese queste donne. Chi disse ch’elle tengono il diavol per la coda non dormiva.
                                   SCENA VII
                                   Cleante,
Orazio e Bita da letterato.
            bita                Ma io di questa, che voi chiamate geografia, non ne so
nulla.
            orazio           Sarai da quanto me.
            cleante         Non importa. Basta che tu nomini a dritto, o a
rovescio, Stretto di Gibilterra; Bosforo Tracio; Ismo
di Panamà; Golfo Arabico; Chersoneso
Tartarico; Polo Artico; Polo Antartico; Nort; Sud;
Tropico del Cancro; Tropico del Capricorno...
            bita                Canchero, e Capricorno! e di più idropici! No, no.
Non ne vo’ saper più niente. Che brute bestie son elleno?
5          cleante         Non ti dubitare, non
son bestie. Son due segni del zodiaco.
            bita                Peggio babbo; e
questo che è egli mai?
            cleante         È una fascia nel cielo,
in mezzo della quale si trova sempre il sole facendovi il suo corso in un anno,
e nella quale son dodici costellazioni, che si chiamano i dodici segni del zodiaco. Non hai mai sentito dire: Sole in Ariete; Sole
in Leone; Sole in Vergine etc. Allora il sole si trova in quel segno.
            bita                Sì, sì; bene. Ma quante
volte è in Vergine?
            cleante         Una sola volta l’anno.
10        bita                Uh, poco!
            cleante         Mentre ti accompagnamo dalla signora, ti darò ad intendere queste ed
altre cose, bastantemente pel tuo bisogno.
            bita                Sì, perché non
vorrei che il signor Macrobio restasse un asino, in cambio del signor
Terenziano; ma del Capricorno, e della Vergine non ne vo’ saper nulla.
            cleante         Non temere. Basta, che tu
parli molto francamente e senza esitare.
            bita                La lezione, voi
avete sentito, la so bene; e quanto alle altre cose dirò quel che mi viene alla
bocca; con un po’ di furberia però.
15        cleante         Così hai da fare.
            orazio           Ma ti riconoscerann’eglino?
            bita                Come mi hanno da
riconoscere, se non mi hanno mai veduta, né sentito ch’io sia in questo mondo?
            orazio           Tutto va bene dunque.
Andiamo.
            bita                Non ho altra
paura, che questa carogna della mia memoria non mi abbandoni nel meglio. Quanto
mi dispiace di non aver portato meco quel bel segreto, che mi deste per questa.
Oh bene, il diavolo me l’ha fatto scordare!
20        orazio           Non te ne pigliar pena.
Eccotene un’altra dose. (le dà denaro)
            bita                Ora sì che non
temo più. Andiamo pure.
                                   SCENA VIII
                                   Gabinetto
in forma di libreria.
                                   Saforosa, Terenziano, Plautina.
            saforosa       (a Terenziano) Perdonatemi, le vostre ragioni sono subalterne
alle mie. Voi non dovete sdegnare di esporvi a disputar seco, perché la vastità
interminabile della vostra scienza sarà sempre per confondere, fare ammutire,
anzi istupidire il saper di lui, per grande che sia.
            plautina        Sicuro.
Quali son quegli uccelli, che per bravi che siano in volare all’insù possino superar l’aquile?
            terenziano  Non vorrei azzardare la mia riputazione, perché un tradimento di
memoria, una mezza sincope di spiriti, al che la mia indiscreta natura suol spesso abbandonarmi, può talvolta, in occasione di litterario contrasto, fare apparire orpello lo stesso re de’
metalli.
            saforosa       Troppo vi lasciate abbattere dalla vostra umiltà. Il vostro eccellente
sapere, messo nella coppella del paragone, non perderà punto del suo peso, né
del suo splendore per qualunque tormento, che dato gli sia dal fuoco ardente
scientifico del vostro avversario, a dispetto di ogni indiscreto accidente
della vostra natura.
5          plautina        Lo
dico ancor io. In cappella ci vedo quell’altro, non voi.
            saforosa       Va’ tu a star vigilante, per annunziarmi prontamente l’arrivo
del signor Macrobio.
            plautina        Metto
le vele a’ piedi, per sollecitamente obbedirla. (parte,
e poi torna)
            saforosa       Signor Terenziano, mi consiglierebbe di far palese a questo letterato la bella idea della mia opera Bucefalica?
            terenziano  No, signora, perché è per anche troppo indigesta.
10        saforosa       Ne’ primi giorni dunque ci porremo la mano per ben digerirla.
            terenziano  Ma non
sarebbe meglio, che prima digeriste le crudezze del vostro cuore a riguardo del
mio? Allora si potrebbe di conserva, e con più franchezza, dar di mano...
            plautina        (torna) Signora, signora, il signor letterato è
giunto. Uh, s’ella sentisse! Puzza di Greco lontan le
miglia. Mi ha avuto a fare svenire. Come farà lei di natura gentilissima, che
gli dan tanto fastidio gli odori, buoni o cattivi?
            saforosa       Quegli
della virtù non mi cagionano alcuna alterazione. Introducilo. (a Terenziano) Stimo bene di farmi trovar qui con voi,
applicata tra’ libri. Che ne dite?
            terenziano  Il
pensiero e ottimo, e l’azione convenevolissima.
                                   SCENA IX
                                   Saforosa a tavolino con libri, mostrando
applicazione, Terenziano dall’altra parte, Bita da
letterato introdotto da Plautina.
            plautina        (basso a Bita)
Ch’i’ arrabbi se tu mi hai cera di saper un’acca. Tu pai
e costì un musicuccio sbarbatello; piuttosto che un
letterato di vaglia. Perché non ti sei appiccata un po’ di barba?
            bita                (basso a Plautina) Se la dottrina stesse nella
barba i caproni sarebbon tutti dottori. Non dirai così
quando mi sentirai spippolar sentenze, e dir cose dell’altro mondo.[63]
            plautina        (forte) Signor letterato, eccola là la signora mia, ilibrata tutta da capo a piè.[64]
            bita                Quella? (si muove per andare a lei, e nel medesimo
tempo Saforosa si alza andandole incontro) Non
vorrei, madama, che in avendola io incomodata, ella giudicasse temerità quel che
è ossequio e venerazione verso la sua degnissima
persona. Un nobil
genio di conoscere, e trattare co’ più belli spiriti,
e più dotti di ogni paese, come mi move ad andar
vagando pel mondo a tal fine, così mi ha costretto a dare a lei questo incomodo.
5          saforosa       (a Terenziano) Bel
complimento, ma non ben fraseggiato! (a Bita)
Signor Macrobio, la fama, che colla sua tromba sonora ha reso palese il suo
gran nome da Batro a Tile,
paleserebbe per indiscreto e bene incivile il mio, se qual cieca talpa, non
avendo occhi per conoscere quanto mi areca di gloria e di stima l’onore,
ch’ella mi vien compartendo, in vece di rendergliene ringraziamenti, gliene
dimostrassi noncuranza e dispregio.[65]
            bita                Come il tempo è per me assai prezioso, lasciamo, se si compiace, l’inutilità
de’ complimenti, e passiamo a cose di peso maggiore; acciocché da’ suoi eruditi discorsi possa io arricchir l’animo di
qualche peregrina notizia. Parliamo della moralità di Plutarco; della saviezza
di Socrate; della costanza di Catone; della austerità di
Pittagora, e dell’oscurissima scienza di Aristotele.
            saforosa       Il signor Terenziano qui
mio maestro potrà meglio di me sodisfarla in tutto.
            terenziano  Signora ella sa pure le mie
gravi indisposizioni. Da un forte riscaldamento del mio cerebro potrebbe troppo
soffrirne la mia salute.
            bita                Ella patisce di
indisposizioni? Me le palesi, ché le prometto renderla in brevissimo tempo,
colla mia arte medica, libera affatto da esse.
10        saforosa       Come? Ella medico!
            bita                Io medico professore. Perché tanta maraviglia?
            saforosa       Ma se ella è così giovanetto?
            bita                Pregiudizi soliti
di chi non ben riflette. Dunque si ha da aspettare ad esser senza denti per
saper qualche cosa? E un ammalato non dovrà aver fede al medico, se non lo vede
arrivar barcolloni al suo letto? Qual soccorso e refrigerio si può sperare da
un corpo riseccato di quasi tutto l’umido radicale, sicché non può pensare né
girar con prontezza; mancante di memorie; tremolante di mano, atto piuttosto a
scarabocchiare, che a scrivere le ricette; le quali, male intese da molti
farmacopoli ignoranti, son catione di quegli errori massicci, che volgarmente
si chiamano qui pro quo di speziali?
            saforosa       Ma io ho sempre inteso dire: cerusico giovane, e medico
attempato.
15        bita                Questa è una massima del secol
passato, andata totalmente in disuso. Le donne del presente vogliono il medico
giovane e vistoso, che, se non le sa guarir colla
medicina, le sollevi almeno colla presenza.
            plautina        E
di fatto... mi permettono di framischiar la mia
lingua tutta plebea fra l’erudite, e sublimi sentenze delle loro?
            bita                Parla pure, perché ben spesso s’intendono delle verità e de’ sentimenti
più giusti da i detti plebei, che dalle sentenze più lisciate di certi scioli,
che non hanno di sublime e di elevato, che la loro ambizione ed ignoranza.[66]
            plautina        Dirò
dunque che mi pare che queste femmine l’intendino
molto bene, perché non passando giorno che esse non si trovino attaccate da
qualcheduna di quelle malattie alla moda, che adesso si chiamano stiramenti, si
sentiranno sempre più sollevate dal tatto di una mano morbida bianca, grassetta
e pulita, in occasione di doversi loro tastare il polso, e di qualche altra
osservazione medica, che da quella secca, grinzosa e forse poco netta di un
professore decrepito.
            bita                Di’ il vero, la mia giovanetta,
ti sei forse trovata nel caso, eh? Tu ne parli con troppa sicurezza per dover
credere altrimenti. Ma non lasciamo il nostro primo ragionamento. Mi dicano, di
che sentimento son loro intorno al riso di Democrito, ed al continuo pianto di
Eraclito? Chi di loro poteva dirsi o più matto, o più savio?
20        plautina        (basso
a Terenziano) Signor Terenziano gli risponda lei. Io non so chi si fosser costoro. (Terenziano fa delle scontorsioni,
come se provasse dolori etc.)
            bita                Di che parere sono intorno al
piacere di Epicuro, in cui egli poneva la felicità umana? Era il piacer
sensuale, o della virtù, di che egli intendeva parlarne?
            saforosa       (basso a Terenziano) Via signor Terenziano, si facciano
ore. (ei si storce, come sopra)
            bita                Qual era il
carattere di Menippo, di Cleante, di Seneca, di
Raimondo Lullo? Di qual paese era Alchindo, Algazele, Alferabio, Alboasen? Che opinioni tenevano gli Elettici, quali gli
Stoici, quali gli Accademici, quali i Pirronici,
quali i Peripatetici? Niun mi risponde? Forse non
hanno studiato ne’ fisici e metafisici? Parliamo dunque
de’ naturalisti. Plinio, che parla con gran franchezza di tutte le cose, in
quante ha errato? Gilberto intorno alla proprietà della calamità ha egli avuto
molti seguaci? Arve, che ha scritto della generazione
degli animali, e Savot de’
colori, han dato nel segno? Né pur a ciò mi si replica? Saliamo più alto. Fromondo, che scrisse delle meteori,
l’hanno veduto? Che giudizio danno dei sistemi di Tolomeo, di Copernico, di Ticone, di Cartesio? Qual pare a loro il migliore, il più
probabile, il più intelligibile? Né pur di questi autori hanno veduto le
coperte? Avran veduto forse gli storici. Discorriamo
dunque di essi. Il favoloso Erodoto, il semplice e natural Xenofonte, Polibio il
morale, di quali istorie parlano? E il giudizioso e diffuso Tito Livio, il
politico Tacito, il maestoso Salustio, e il polito e sincero
Quinto Curzio? (Saforosa e Terenziano tacciono confusi)
            plautina        Animo,
signor Terenziano, a lei.
25        bita                Il signor
Terenziano come maestro non ignorerà i più celebri oratori e poeti, e chi
furono i precettori di Alessandro,
di Giulio Cesare, di Adriano, di Nerone, di Antonino, di Marco Aurelio, di
Tolomeo Filadelfo, e di tanti altri monarchi e gran signori, de’ quali tanto ci
parlano le istorie.
            terenziano  Signore, mi perdoni. Le mie
indisposizioni mi obbligano a ritirarmi. Con più salute ci rivedremo. (via)
            saforosa       Pover’uomo!
            bita                Povero ignorante
dite piuttosto, madama. Ei non ha Saputo responder
nulla a’ miei quesiti, e credo che tutti questi
autori gli siano ignoti.
            saforosa       Questi son tanto antichi, può esser che non gli sien
passata per le mani.
30        bita                Vi ha egli dato
alcuna cognizione di Neuton, di Loc,
di Pop? Questi sono modernissimi.[67]
            plautina        Oh
di poppe la signora ne parlerà benissimo. Mi darebbe l’animo di parlarne infino
a me. Di Loc sì che crederei non ne saper nulla.
            bita                Vediamo almeno quali autori le
fa studiare.
            saforosa       De’ più belli, de’ più eruditi. (si accostano alla tavola,
e Bita ne prende alcuni)
            bita                (legge) Il «Calloandro»; l’«Artamene»; l’«Orontea»,
l’«Arcadia in Brenta»... Questi? E via, via.
Questi son libri da gettarsi nel fuoco, e non da darsi per studio. Essi son
propri a guastare e non ad accomodar la testa della gioventù. Costui è un
ignorante, un impostore.[68]
35        saforosa       Signor Macrobio, non si parla così alla mia presenza di un
uomo di vaglia, ed a cui son tanto obbligata.
            bita                Uomo di vaglia nell’ingannare può
essere, ma nel sapere egli è un vero somaro.
            saforosa       Quanto io mi credeva onorata per la sua visita, altrettanto mi
dichiarerò obbligata per la sua partenza.
            bita                La servo. (in partendosi,
come tra sé, ma forte per esser intesa) È un peccato, che un ingegno sì
bello sia così tradito!
            plautina        (basso
a Bita) T, a, ta,
frittata. (a Saforosa). Signora che avete
fatto? Un uomo, che non si può dir né men uomo, tanto ne sa; ossequiato, e
venerato da tutti gli altri uomini, che ben lo conoscono; che ha la dottrina
fin nelle calcagna; e che quanti scolari, e sto anche per dir quanti maestri ci
sono, si terrebbono fortunatissimi ch’ei andasse a
trovargli fino in casa propria, come ha fatto a voi, trattarlo così alla peggio!
Ah signora, per questa volta l’avete fatta maiuscola, via.
40        saforosa       Ed egli doveva trattar meglio il signor Terenziano.
            plautina        Ma
che siate benedetta! Che stima volete ch’egli abbia di lui, che a tante cose
non ha saputo rispondergli né meno un et?
            saforosa       Quando uno è forte incomodato
da gravi indisposizioni, com’egli era, non si può stare a disputare.
            plautina        O
ben queste indisposizioni le aveva lì preparate in saccoccia da farsele venir
per appunto in quel momento? Per l’innanzi egli non ne avea
mai parlato, e sempre come anche adesso, si è veduto con una cera da giovedì grasso,
che non si può far più. Sapete com’ella è, signora padrona? Io lo credo assai
più furbo che dotto. Egli ha trovato quel ripiego per non saper rispondere a
nulla. Quell’altro sì si vede che ha la dottrina, e i dottori per la punta delle
dita. Uh quanti uominoni, e quante gran cose ha
nominato in sì poco tempo! Io stavo a sentirlo a bocc’aperta.
            saforosa       (a parte)
(Mi vien qualche dubbio che costei possa dire il
vero.) (via)
45        plautina        (a parte) (Puol essere che la frittata non si sia fatta totalmente nel paniere.)
                                   SCENA X
                                   Cortile.
                                   Petronio e
Pippo.
            petronio       E perché devo star allegro?
            pippo              Perché
ci son delle buonissime nuove intorno al nostro dottorazzo
da Gubbio.
            petronio       E
quali son elleno?
            pippo              Che
il capitano mio amico, subbito inteso il mio ed il
vostro desiderio intorno allo sbratto di costui: volet’altro?
mi ha detto. Fra poc’ore farò che non sia più in
Roma.
5          petronio       E in che
maniera potrà egli ciò eseguire senza ingiustizia?
            pippo              Non
vi avevo io detto che non potev’essere che costui non
avesse qualche mascalcia addosso?
            petronio       Ebbene?
            pippo              Il
bargello di Napoli ha ricercato da questo qui (perché son corrispondenti) se
qua si ritrovava questo nostro maestro di falsità, ed essendoci, che gliene
desse avviso, perché un certo signore di quella città, ch’è stato da lui
ingannato in un affare di somma delicatezza, voleva fargli romper le braccia a
forza di bastonate.
            petronio       Ma
non vedo per questo ch’ei si possa esiliare dalla città, e di più in sì breve
tempo.
10        pippo              Voi,
che non avete mai fatto il bargello, non lo vedete, né lo potete vedere; ma chi
è della professione non ci trova tante difficoltà. Primieramente qui non si
tratta di farlo esiliare.
            petronio       E di che dunque.
            pippo              Di
far ch’ei se ne fugga da sé, ché di tanto mi pare che vi contentiate.
            petronio       Certamente;
ma come far che ciò segue?
            pippo              Ecco come. Il bargello nostro amico, e per meglio
dir, mio, per far servizio a me, a voi e a quello sguaiato di Terenziano, che
non lo meriterebbe, gli farà sapere segretamente in che pericolo si trova, e
per qual cagione; onde egli per isfuggire il bastone,
e forse qualche altro di peggio, non perderà tempo a battersela. E qui voi vedete che non solamente non si fa cosa
vergognosa e contro la giustizia; ma anzi un’opera di carità, perché gli si
risparmia una fracassatura d’ossa almeno.
15        petronio       Non
mi dispiace il pensiero. Va’ dunque al bargello, e digli che eseguisca la cosa
sollecitamente.
            pippo              Ma
vi pare che ciò basti?
            petronio       E
che ci bisogna di più?
            pippo              Non
credevo dovervelo rammentare, io. Lo sprone di tutti gli affari.
            petronio       Hai ragione. A negozio fatto ci saran dieci doppie per lui, e due per te.
20        pippo              Oh, così va bene. Corro di galoppo, e torno a voi
con la buona novella.
                                   SCENA XI
                                   Bita da uomo come sopra, Orazio e Cleante.
            bita                Non si può dir quanto la cosa sia riuscita bene circ’al far conoscere l’ignoranza di Terenziano; ma non già
così circ’al metterlo in disgrazia alla signora.
            cleante         Questo mi spiace assai, perché è segno non esser solamente
la scienza, che la tiene affezionata ad esso.
            orazio           O che altro, se egli ha piuttosto viso di scimmiotto, che
di uomo?
            cleante         Del capriccio di molte donne non si può
render ragione; ma quando questo attaccamento non fosse forza di genio, lo potrebb’esser d’impegno; poiché quel dover mostrar di essersi
grossolanamente ingannati dispiace a tutti; ma particolarmente alle femmine, che
si piccano di giudizio e di spirito.
5          orazio           O dell’uno o dell’altro che sia, mi dà
l’animo che il bastone lo tenga lontano dalla casa di lei.
            cleante         No, amico; ogni altra strada debbe tentarsi, che quella della violenza. Oltre di che
potrebbe ciò far crescer l’impegno in vostra sorella, ch’essendo vedova, si
crede libera da ogni soggezione de’ parenti. Queste tali, la forza le fa
ostinar davantaggio; nol
sapete?
            bita                Dice bene il signor Cleante. Noi
altre donne più che ci vediam forzate contro la
nostra volontà, allora è che più appuntiamo i piedi, per non esser fatte fare.
            orazio           Se non le potrò impedir che sia
matta, le impedirò almeno che non faccia qualche altro sfregio al parentado.
                                   SCENA XII
                                   Plautina,
poi Cornelia e detti.
            plautina        Viva
il nostro letteratissimo signor Macrobio. Veramente egli merita un bel regalo;
come Plautina loro indegnissima serva, non lo merita di meno. Egli ha
principiato, ed io ho compito l’opera.
            bita                Spiegati più
chiaramente. Che hai fatto ritornare in cervello la tua padrona?
            plautina        Non mi vanto
di tanto. Questa a un’opera riserbata al signor Cleante.
            orazio           E che hai fatto dunque?
5          plautina        Vi
dirò. Ma ecco la signora Cornelia; bisogna prima informarla della finzione, perché
possa godere anche lei del racconto.
            cornelia       Di’ pure, di’ pure, che il fine della mascherata della mia Bita non mi è ignoto. Come si è ella portata?
            plautina        Da
Cesare. Basta, ella lo potrà dir da sé.
            bita                Ah, non sta bene alle persone
veramente dotte lodar da sé le loro opere. Questo è privilegio de’ soli
letterati a mezz’aria.
            orazio           Non tante digressioni, o per dir
meglio ciarle inutili. 
10        plautina        Eccomi,
eccomi al punto; non si sdegni. Dirò loro dunque in succinto per non tediarle che
dopo avere il nostro signor dottissimo Macrobio fatto restar col suo sapere un cucculo, per non dir peggio, l’ignorante signor Terenziano,
e dopo averlo scorbacchiato appresso la signora per un asino e per un
impostore, partito ch’ei se ne fu, ella prendendo per sé quell’ingiuria, lo licenziò
bruttamente, di che non intendo far ripetizione, perché l’avrete inteso forse
da cotesto signor letterato, ma era necessario replicarlo per la signora Cornelia.[69]
            orazio           Tu sei pur prolissa; non la finirai
mai più.
            cleante         Compatitela: ella è donna e cameriera.
Vieni alla conclusione di ciò che hai operato tu.
            plautina        Se
io dovessi dire quanto mi sono affaticata, industriata e in fin riscaldata per
fargli cader di grazia quel suo tanto stimato maestro, e mettergli voi, signor
Cleante, in buon prospetto, non averei finito per
quattr’ore.
            bita                Di grazia non fare, perché ci
faresti accozzare il desinar colla cena.
15        cleante         Finalmente che hai concluso?
            plautina        Di
fargli capir dopo le molte che Terenziano non è qual’ella
lo credeva, e disporla a sentir parlar di voi con piacere.
            cornelia        Fratello, non differite
dunque la vostra visita; questo è il tempo a proposito.
            bita                Sicuro, ora che il ferro è caldo.
            cleante         Vado. Voglia il cielo essermi propizio.
(via)
20        plautina        Non
correte; vengo ancor. io. Buono! Va come un razzo. Si suol
dir per proverbio: il diavol se lo porta; ma di lui
bisogna dir l’amore. (via)
            cornelia       Signor Orazio, io comincio a sperar bene di vostra sorella; e
voi?
            orazio           Se
riesce a Cleante di toccarle il cuore, bene; se no, vedo il caso disperato.
            cornelia       E perché?
            orazio           Perché una donna in quello stato non
ascolterà o non intenderà mai ragione dalla bocca di alcuno, che le sia
indifferente.
25        bita                Dice bene il signor Orazio.
Amore sa persuadere, particolarmente noi altre, più di qualunque bravo
parlatore e di quanti rettorici, e filosofi sono al
mondo.
            cornelia       Che t’intendi tu di queste cose?
            bita                Che vi fate maraviglia
che un letterato par mio le sappia? Gli uomini dotti son come gli uomini
ricchi, s’intendono di tutto: d’amore, di rabbia e di pazzia ancora; ma particolarmente
della donnesca.
            cornelia       O via: va’ a deporre un po’ la tua letteratura, perché non
voglio che tu ne sappia tanta.
            bita                Ubbidisco. Signor Orazio, le
ricordo il segreto della memoria, perché se mai mai
mi convenisse addottorarmi di nuovo... (via)
30        orazio           L’ho preparato. Non temere.
            cornelia       D’onde viene, Orazio, che parendo ieri, che poco vi
interessaste della guarigione di vostra sorella, oggi ne dimostrate tanta premura?
            orazio           Perché dalla felicità di lei
dipenderà probabilmente la mia.
            cornelia       Non v’intendo.
            orazio           Se mia sorella lascia le sue
sciocchezze e s’invaghisce di vostro fratello, son quasi sicuri i loro
sponsali, e questi mi danno grande speranza de’ miei
con voi, per quanto ho potuto penetrare da un suo discorso fattomi questa
mattina.
35        cornelia       Volesselo il Cielo. Andiamo dunque per intender l’esito del
loro congresso.
            orazio           Ne vivo ancor io con impazienza.
Andiamo.
                                   SCENA XIII
                                   Anticamera.
                                   Saforosa e Cleante.
            saforosa       No, non mi persuaderete mai.
            cleante         Dunque
la mia eloquenza sarà così debole, da non vi far comprendere per verità
infallibile, che gli amori de’ vostri eroi de’ romanzi sono tutte falsità
inventate a capriccio e senza veruna naturalezza e verisimilitudine?
            saforosa       Come fuor d’ogni verisimile e naturalezza?
            cleante         Senza dubbio. Ditemi; dove trovate voi
naturalezza ne’ focosi loro affetti, lambiccati per tanti anni, senza venire o
ad una aperta dichiarazione, o ad una legittima conclusione, potendo facilmente
ciò fare?
5          saforosa       La verecondia e l’onestà n’era loro d’impedimento.
            cleante         E voi passerete per verisimile questa
onestà che dite in una delle vostre eroine, rapita cinque, o sei volte, e che
non averà fatto per più anni, che correre in qua e in
là pel mondo, non in altra compagnia, che di un solo scudiere o damigella,
senza averne altro mallevadore, che la propria asserzione, o l’immaginazione
del poeta? Io per me non lo potrei fare, in pensando che basterebbe quasi una
sola gita al veglione, per ammansire e render meno austera la fierezza più
rigida di qualcuna delle nostre donne. Considerate poi...
            saforosa       Voi dunque credereste
ciò impossibile?
            cleante         Non impossibile, ma affatto inverisimile. E quelle loro
maniere di parlare affettato; quei termini ricercati; quelle iperboli e
traslati del tutto impropri, paiono a voi
che abbian
del naturale? Eh signora, disingannatevi. Ogni uomo di buon senso le disapprova
e detesta.
            saforosa       Ma ho pur inteso che voi ancora...
10        cleante         Sì; ancor io me ne son servito, ma a solo fine d’introdurmi
appresso di voi, che amavo ed amo quanto me stesso.
            saforosa       E con che speranza mi amate
voi?
            cleante         Di una sincera corrispondenza.
            saforosa       Voi sapete che tutte le mie
inclinazioni son per le lettere, e sperereste che io le potessi rivocare da
quelle per volgerle verso di voi?
            cleante         Un moderato affetto per le lettere non è incompatibile con
quello, che da me si bramerebbe da voi. Credete forse che gli uomini studiosi
non amino, e che i maggiori filosofi e moderni ed antichi non abbiano amato le
donne? E se ciò è, esse ancora le più erudite possono aver affetto per qualche
uomo senza pregiudizio dell’altro per le lettere. Anzi il primo è assai più
naturale del secondo.
15        saforosa       (a parte)
(Quanto meglio le stesse cose, e con persuasiva
maggiore, mi vengon dette da costui, che da
Terenziano!)
            cleante         Di più voi non mi negherete che amate gli studi per l’amore,
che portate a voi stessa, poiché voi non li amate se non per adornare il vostro
spirito, e con ciò esiger l’estimazione altrui, ed acquistarvi riputazione e
gloria.
            saforosa       È questo forse un desiderio
biasimevole?
            cleante         Chi dice ciò? Anzi nobile
e naturalissimo. Ma siccome in questo caso, ugualmente che in tutti gli altri,
la nostra natura brama la perfezione, così voi, nell’adornarvi lo spirito,
dovete cercare quegli ornamenti, che sono i più veri, i migliori ed i più
propri per voi, ed abbandonar quei che son pieni di falsità e dispregevoli, e
che totalmente vi disconvengono?
            saforosa       Vorreste dir dunque che i
miei studi fosser falsi e dispregevoli?
20        cleante         Facile mi sarà il provarvelo, ma in altro tempo. Per adesso
intendo farvi comprendere che siete assai lontana da quella perfezione, che vi
attirerebbe la stima e l’ammirazione di ognuno.
            saforosa       E qual sarebbe questa?
            cleante         Adornare il vostro spirito di sode e prudenti massime, e se
volete, di vera e convenevole erudizione e letteratura, senza trascurar però la
vaghezza, di che la natura è stata così
liberale al vostro corpo, e che voi, curandola sì poco, l’andate diminuendo.
            saforosa       Io poco curante di ciò, che di buono mi ha la natura largamente donato?
            cleante         Con facilità sarò per dimostrarvelo, se vi piacerà l’ascoltarmi
con un cuor docile e disposto ad amare.
25        saforosa       Ad amare?
            cleante         Sì, mia cara, ad amare.
            saforosa       Dite dunque, vi ascolto.
            cleante         L’amore, tosto che entra nel cuor d’una femmina, la rende più
avvenente, più spiritosa, più bella ed in conseguenza di stima più degna.
            saforosa       Oh, quanto a questo, signor Cleante, vi vuol riuscir ben difficile il provarmelo. Una femmina
dunque diverrà più bella a misura ch’ella sarà più sensibile?
30        cleante         Senza dubbio. Ditemi, non è egli vero che il volto è lo specchio
dell’anima?
            saforosa       Ve l’accordo.
            cleante         Voi non potete negarmi che un’anima sepolta nella freddezza
non comunichi alla faccia una specie di letargo, che rende i suoi occhi senza
spirito e quasi addormentati, il suo colorito pallido e smorto; il suo moto
languido e inanimate, e pone tutta la persona in una indolenza insopportabile.
            saforosa       Non so disconvenire.
            cleante         Un poco di amore al contrario col suo fuoco mette in moto il
cuore; questo dà spirito alle membra, brio al discorso, vivacità agli occhi,
colorito alle guance, prontezza all’immaginazione, ed in tutta la persona un non so che di attraente e
di amabile, che la rende cara, lodevole e rispettabile ad ognuno.
35        saforosa       In alcun libro non ho veduto, né da alcun mai ho
            cleante         Non son questi discorsi più naturali, e pensieri più seri e
interessanti, di quegli de’·vostri sciocchi romanzi,
e di queste affettate insipidissime maniere di spiegarsi,
insegnatevi dal vostro ignorante maestro?
            saforosa       Spero di restarne totalmente persuasa, se vorrete voi continuare a
meglio istruirmene.
            cleante         Amabile mia signora, già vedo comparire nel vostro volto una certa
briosa vaghezza; indizio sicuro di qualche scintilla amorosa, accesasi nel
vostro cuore. Ah, se questa si fosse accesa per me!
            saforosa       E per chi altri dovrebbe esserla? Ma ecco mio fratello colla signora
Cornelia. (va loro incontro con brio)
                                   SCENA XIV
                                   Cornelia,
Orazio e detti.
            orazio           Oh mi rallegro con voi, sorella.
            saforosa       E di che?
            orazio           Di una insolita ilarità e brio, che vi rende tutt’altra da
quella di prima.
            cornelia       Io pure ci riconosco un certo non so che di più vago e gentile,
che rende la vostra beltà più luminosa ed amabile.
5          saforosa       Se ciò fosse ne averei tutta l’obbligazione
alla dottrina del signor Cleante.
            cornelia       Mi rallegro dunque con voi, fratello, che sapete render le donne
più graziose e gentili. A me non
avete insegnato mai questo segreto.
            saforosa       Voi, amica, non ne avete bisogno;
ma in ogni caso il suo segreto non potrebbe adattarsi a voi.
            cornelia       E perché?
            saforosa       Perché questo consiste in
divenir sua amante.
10        orazio           Voi dunque la siete?
            saforosa       Il mio cuore mi dice che
posso almen divenirla.
                                   SCENA XV
                                   Petronio,
Plautina e detti.
            orazio           Mio padre, rallegratevi con vostra
figlia. Ella ha riacquistato il suo perduto giudizio.
            petronio       Ed è ciò vero, mia figlia?
            saforosa       Mi par di essere illuminata, e non poco.
            petronio       Lodato
ne sia il Cielo. E con qual mezzo siete voi rientrata in voi stessa?
5          saforosa       Co’ dotti insegnamenti del signor
Cleante.
            plautina        Quante volte vi ho io predicato ch’egli
vi sarebbe stato cento volte miglior maestro del signor Terenziano! Finalmente
l’avete toccato con mano da per voi.
            saforosa       Terenziano ha il suo merito; ed io son molto obbligata alla
sua attenzione in favorirmi.
                                   SCENA XVI
                                   Pippo e
detti.
            pippo               E
viva, e viva. Signor Petronio, qua le dieci doppie per l’amico, e le altre per
me. L’impostore, l’ingannatore e maligno Terenziano se n’è fuggito di Roma, non
solamente per la paura delle bastonate napolitane, ma per timore ancora de’
remi di Civitavecchia, perché si è scoperta un’altra sua bricconata solenne.
            saforosa       Come?
Terenziano fuggito?
            pippo              Fugitissimo; ed ha avuto un sacco di giudizio a farlo
presto, e segretamente, per non andare a bastonare i pesci.
            petronio       Figliuola mia cara, ringraziate il Cielo,
che vi ha liberato ben presto dagl’inganni di questo infame.
5          saforosa       Che ha mai commesso d’iniquo?
            pippo               Co’ suoi
inganni, adulazioni e falsa dottrina aveva indotto a farsi dar promessa di
sposarlo due semplici, ma civili zittelle, le quali col
comunicarsi insieme gli studi, che faceva far loro, hanno scoperto il suo
inganno e la sua ignoranza, non senza l’aiuto però di alcuni giovani
amanti di esse.
            orazio           Io già l’aveva conosciuto
per un perfido uomo; e senza il consiglio di Cleante lo avrei premiato come
meritava.
            cleante         Non parliam
più di esso, giacché la signora è disingannata.
            petronio       Signor Cleante, come potrò io ricompensarvi, e come lo potrà
mia figlia per un beneficio così segnalato?
10        cleante         A bastanza lo sarò, con la
grazia d’ambedue.
            orazio           La sola grazia è troppo
poco. Voi dovete prender moglie; ed è convenevole, che mia sorella riprenda
marito. Che ricompensa più giusta vi può ella dare, che darvi sé stessa in isposa, dopo che l’avete quasi rimessa al mondo, e che l’amate
di sì buon cuore?
            petronio       Sì, mia figlia, vi ci
esorto per vostro bene, e per mia consolazione.
            plautina        E
con lui studierete meglio, e con più gusto.
            saforosa       Il
mio consenso non sarebbe al loro discordante, se il signor Cleante...
15        cleante         Ah,
madama, che posso io desiderar di più felice?
            pippo              O
via, a quel che si vede, il negozio è concluso. Ora si starà un po’ allegramente senza lambiccarci il cervello a trovar
paroloni, che duravan fatica a uscirci di bocca,
tanto eran batani.
            orazio           Signor padre, vuol ella in
questo giorno render contento ancor me?
            petronio       Che dimanderesti?
            orazio           Il suo consenso per gli
sponsali miei colla signora Cornelia.
20        petronio       Sarei indiscreto e poco curante de’ vantaggi e
dell’onorevolezza di nostra casa, se non bramassi piuttosto che approvassi
ancor io un tal’onore; ma...
            plautina        Non occorre altro. Essendo voi d’accordo, signor Petronio,
tutti gli altri lo sono. Non mancava che questo vostro consentimento, per dar
felice fine a tante nostre fatiche adoperate
per isdottorar una falsa dottoressa, riaddottorarla nel buon senso, e renderla meritevole della
laurea di donna savia e prudente, secondo la vera dottrina e buon gusto.
                                    Il fine.
Bibliografia
Accademia della
Crusca. Lessicografia della Crusca in rete (http://www.lessicografia.it/index.jsp)
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Nelli, Jacopo Angelo, La dottoressa
preziosa, in Commedie, t. 4,
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Nelli, Jacopo Angelo, La dottoressa
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Nelli, Jacopo Angelo, La dottoressa
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Ricaldone, Luisa, Immagini di donne di lettere nel teatro goldoniano,
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Tesoro della
lingua Italiana delle Origini (http://tlio.ovi.cnr.it/TLIO)
Treccani
Enciclopedia on line (https://www.treccani.it/enciclopedia)
[1] Alcibiade Moretti, «Avvertenza», in Jacopo Angelo Nelli,
Commedie, t. I, Bologna,
Zanichelli, 1883, pp. I-XI: X.
[2] La prefazione
è premessa alla commedia La dottoressa preziosa.
[3] les Precieuses e les Femmes
savantes: due commedie di Molière. Les Précieuses ridicules, commedia in
un atto e in prosa, composta nel 1659, Les
Femmes savantes, commedia di cinque atti in
versi, prima assoluta nel 1662
[4] lavandara:
lavandaia.
[5] mei juri: iure meo (lat.).
[6] Febo: epiteto
della divinità greca Apollo.
[7] monte
Pindo: sede delle muse.
[8] Menippo, Aristippo, Crisippo: filosofi greci del sec. III a.C.
[9] la Crusca: prestigiosa istituzione
linguistica italiana.
[10] cattera: cattedra,
allude all’università.
[11] nel frullon della Crusca: lo
stemma della Crusca è un frullone con il motto «Il più bel fior ne coglie».
[12] Callo... andro. Il Calandro. Il
Filandro. La ga... ra de’ di...
spera...ti: Il Calloandro e Le
gare de’ disperati sono due romanzi eroici-galanti di Giovanni Ambrogio
Marini, pubblicati negli anni 40 del Seicento e giudicati negativamente dalla
critica settecentesca per il loro carattere e stile barocco. Il Filandro
è un romanzo di Giovanni Francesco Savaro del Pizzo,
stampato per la prima volta nel 1659.
[13] inarpicar: arrampicarsi. ♦ le cime di Pindo
e di Parnasso: Pindo e Parnaso, monti
sacri al dio Apollo, capo delle Muse, e sedi delle Muse.
[14] tu vuoi la
baia meco: canzonare, deridere.
[15] celia: scherzo, burla.
[16] confetta: fig. corteggiare, adulare.
[17] Febo: appellativo di Apollo.
[18] caballino fonte d’Ippocrene: gr. Hippocrene “fonte
del cavallo”, fonte dove si riunivano le muse.
[19] pazzo da catena: pazzo assai, chi
per soverchio di pazzia merita d’essere incatenato.
[20] Paris, e Vienna: «Paris un Wiene», romanzo Yiddish anonimo del Cinquecento.
[21] Bovo d’Antona: romanzo
cavalleresco Yiddish in ottava rima di Elia Levita, scritto nel 1507-1508.
[22] Il Meschino: «Guerrino il
Meschino», romanzo cavalleresco in prosa di Andrea da Barberino (circa
1370-dopo il 1431), che ebbe una straordinaria fortuna e apparve in
numerosissime edizioni.
[23] Il Calloandro, La gara de’ disperati: due romanzi eroico-galanti di Giovanni
Ambrogio Marini, ugualmente fortunati e diffusi nel Settecento; vedi I.4.33.
[24] riveribile: gioco di parole, anal. visibile.
[25] Buommatei: Benedetto Buommattei, secretario
della Crusca, autore dell’opera «Della lingua toscana» (1643).
[26] Abbati: Antonio Abati, poeta satirico, autore dell’opera «Delle
frascherie, fasci tre» (1651).
[27] l’Achillini, il Melosio: Claudio Achillini (1574-1640), giudicato il maggior poeta
marinista; Francesco Melosio (1609-1670), uomo
politico e scrittore, scrisse celebri poesie giocose.
[28] Don Galaor, Amadis: Galaor è il fratello di Amadis
de Gaula, protagonista dell’omonimo romanzo
cavalleresco, in voga durante il Seicento.
[29] mongibello: sentimento particolarmente fervido e appassionato.
[30] il Galateo: Il Galateo ovvero dei
costumi, trattato di Giovanni Della Casa, pubblicato postumo nel 1558. In
senso comune il complesso di convenienze, delle buone maniere, della buona
educazione.
[31] Kalende: primo giorno di ogni mese nel calendario romano. ♦ Giano:
gennaio.
[32] fanfalughe: fanfalucche.
[33] blittri: un niente, cosa da nulla.
[34] oleam, et operam perdidi: lat. oleum
et operam perdidi, ho
perduto l’olio e la fatica; cioè ho tentato invano.
[35] de minimi non cura pretor: lat. de minimis non curat praetor; il pretore non si occupa di cose di poca importanza.
[36] ciecus non judica de coloris: lat. caecus non iudicat de coloribus; il
cieco non giudica i colori.
[37] trucchierebbe: truccare;
sostituire a proprio vantaggio.
[38] acque
aganippee: Aganippe; fonte sacra alle muse
sull’Elicona. ♦ Erato: musa della danza.
[39] neh: esclamazione
interrogativa, si usa a chiedere conferma di ciò che si dice.
[40] cottoia: tosc.
che si cuoce facilmente.
[41] celia m’in
tasca: ho a noia la burla, non mi curo della burla (GDLI, vol. XX, p. 753:
avere, ficcarsi in tasca qualcosa: trasgredire, non curare).
[42] pisce oculis: lat. piscis:
pesce; lat. oculus: occhio.
[43] per stensu: lat. in extenso, per esteso.
[44] al Babbuino: fontana del Babuino nel borgo dei Greci.
[45] monsù della Rocca, che, come
Quacquero: impermeabile come una roccia e
austero come un quacchero.
[46] cataplasmo: cataplasma, pop. cataplasmo; mezzo curativo,
pasta; fig. persona noiosa. Pippo gioca con il doppio significato della parola.
[47] scerla: sceglierla.
[48] vivuta: vissuta.
[49] l’oricrinito
Apollo: Apollo immaginato con i capelli d’oro in quanto dio solare.
[50] dal Guidi, o
Bellini, o Filicaja: poeti seicenteschi,
Alessandro Guidi (1650-1721), Lorenzo Bellini (1643-1704), Vincenzo da Filicaja (1642-1707).
[51] altiere: altere.
[52] scurci: scorci, rappresentazione di grande evidenza.
[53] perfida oglia alla spagnuola: ogliapodrida, fig. insieme di elementi, oggetti, idee
mescolati insieme alla rinfusa.
[54] braccieri: chi
accompagnava una signora dandole il braccio.
[55] brobbrio: obbrobrio, dal lat. opprobrium, vergogna, disonore.
[56] guastaticci: difetti.
[57] qui sta il busillis:
qui ti volevo.
[58] chimichista:
chimista.
[59] incumbenze:
incombenze.
[60] mille pecette: mille modi per
nascondere, per trovare un rimedio.
[61] guidalesco: piaga,
ferita.
[62] mignatta: usuraio.
[63] spippolar: tosc.
dire qualcosa apertamente.
[64] ilibrata: illibata, integra,
pura.
[65] da Batro a Tile: in tutto il mondo; l’espressione si trova in Cervantes, La Galatea,
Libro cuarto.
[66] scioli: chi vanta presuntuosamente
una dottrina che non ha, saccente.
[67] di Neuton, di Loc, di Pop: Isaac
Newton (scienziato, 1634-1727), John Locke (filosofo, 1632-1704), Alexander
Pope (poeta, 1688-1744).
[68] l’Artamene, l’Orontea,
l’Arcadia in Brenta: Artamène
ou le Grand Cyrus, lungo
romanzo galante a chiave di Madeleine de Scudéry
pubblicato tra il 1649 e il 1653; L’Orontea,
dramma musicale di Giacinto Andrea Cicognini musicato da Francesco Lucio (1649)
e da Antonio Cesti (1656); L’Arcadia in Brenta overo
La melanconia sbandita, novelle di Giovanni Sagredo,
uscite nel 1667.
[69] cucculo: cuculo, uccello che pratica una particolare forma di
parassitismo.