Jacopo Angelo Nelli

 

La dottoressa preziosa

 

 

a cura di Susanne Winter

 

 

Biblioteca Pregoldoniana

 

lineadacqua

 

 

 

2022

 

 

 

Jacopo Angelo Nelli

La dottoressa preziosa

a cura di Susanne Winter

 

© 2022 Susanne Winter

© 2022 lineadacqua edizioni

 

Biblioteca Pregoldoniana, nº 33

Collana diretta da Javier Gutiérrez Carou

Supervisore per i dialetti: Piermario Vescovo

Comitato scientifico: Beatrice Alfonzetti, Francesco Cotticelli, Andrea Fabiano, Javier Gutiérrez Carou, Simona Morando, Marzia Pieri, Anna Scannapieco e Piermario Vescovo

www.usc.gal/goldoni

javier.gutierrez.carou@usc.gal

Venezia - Santiago de Compostela

 

lineadacqua edizioni

san marco 3717/d

30124 Venezia

www.lineadacqua.com

 

ISBN dell’edizione completa: 9788832066715

 

La presente edizione è risultato dalle attività svolte nell’ambito dei progetti di ricerca Archivio del teatro pregoldoniano (FFI2011-23663), Archivio del teatro pregoldoniano II: banca dati e biblioteca pregoldoniana (FFI2014-53872-P) e Archivio del teatro pregoldoniano III: biblioteca pregoldoniana, banca dati e archivio musicale (PGC2018-097031-B-I00) finanziati dal Ministerio de Ciencia e Innovación spagnolo e dal FEDER. Lettura, stampa e citazione (indicando nome della curatrice, titolo e sito web) con finalità scientifiche sono permesse gratuitamente. È vietato qualsiasi utilizzo o riproduzione del testo a scopo commerciale (o con qualsiasi altra finalità differente dalla ricerca e dalla diffusione culturale) senza l’esplicita autorizzazione della curatrice e del direttore della collana.

 

 

 

Biblioteca Pregoldoniana, nº 33

 

 

Nota al testo

Per il testo de La dottoressa preziosa mi sono rifatta alla prima edizione (Siena, Francesco Rossi, 1756). Non si è conservato un manoscritto, ma esistono altre due edizioni: una settecentesca (Milano, Agnelli, 1762) e una ottocentesca, a cura di Alcibiade Moretti (Bologna, Zanichelli, 1899), che sono quasi identiche.

            Le varianti delle stampe sono solo di tipo grafico-formale e interpuntivo. Mentre nell’edizione Agnelli alcune maiuscole sono mantenute e altre no, Moretti le mette secondo «l’uso moderno», come scrive nell’«Avvertenza»[1] al primo volume della sua edizione. Inoltre corregge errori evidenti, la punteggiatura e gli accenti.

            Per la presente trascrizione ho seguito i criteri stabiliti nelle «Norme editoriali» dell’Edizione Nazionale di Carlo Gozzi».

 

 

 

Jacopo Angelo Nelli

La dottoressa preziosa

 

 

Jacopo Angelo Nelli

Commedie

Dedicate all’Illustrissimo Signor

Francesco

Frescobaldi

Marchese di Caprara

Tomo quarto, prima edizione

In Siena 1756

Nella Stamperia del Pubblico

Per Francesco Rossi Stampatore

 

 

L’autore a chi legge[2]

 

Il carattere del personaggio, idolo di questa commedia, fu da me risoluto metterlo sulle scene tempo fa, allora quando mi occorse trattare, benché quasi alla sfuggita in una città d’Italia una certa signora, che mi ha servito di originale. Questa era una donna giovane, bella, e dotata più che a sufficienza di beni di fortuna, e mediocremente di quegli dello spirito; ma che se lo era affatto guastato colla lettura de’ romanzi, e più per le istruzioni di un impostore, fattosi da lei credere per un dottissimo uomo. La preziosità di costei, e la sua affettazione in letteratura, che ciascuna da per sé era un ridicolo, e assai vistoso, facevano un composto, che avea quasi del portentoso; tanto più che accanto a qualche sentimento ragionevole, e giusto, e a maniere di dire usitate, e passabili, scappava a spropositi i più grossolani, e massicci, effetto dell’aver qualche volta capito, e qualche volta no ciò che leggeva, o ascoltava dal suo grossolano, e grottesco maestro. Che di queste preziose, e di queste dottoresse se ne trovino dappertutto, ne fan fede les Precieuses, e les Femmes savantes di Moliere, che mi son servite di lume, e di esemplare per questa mia Dottoressa Preziosa. L’oggetto di comporla è stato di illuminar qualunque femmina, che se in leggendola, o ascoltandola, ci si trovi in qualche tratto dipinta, procuri correggersi per non si render ridicola, e dispregevole appresso le persone di buon senso e con una prudente naturalezza renda più belle, e plausibili le acquistate virtù, e tutti quei doni, che averà ricevuti dalla natura, e dalla fortuna. Vivi felice.[3]

 

 

 

La dottoressa preziosa. Commedia

 

 

Interlocutori

 

saforosa, vedova giovane, dottoressa.

petronio, padre della medesima.

orazio, fratello della stessa.

cleante, giovane erudito, amico di Orazio.

cornelia, amante di Orazio e sorella di Cleante.

terenziano, poetastro, amico e amante segreto di Saforosa.

plautina, cameriera di Saforosa.

pippo, servo della stessa.

bita, servetta di Cornelia.

 

 

 

 

 

 

 

La scena si rappresenta in Roma, nel Borgo de’ Greci.

 

 

 

                                   ATTO PRIMO

 

 

                                   SCENA PRIMA

 

                                   Sala.

 

                                   Saforosa e poi Plautina.

 

            saforosa       Questo è pensare di gusto, e nobilmente. (chiama alla scena) Plautina. Bel nome scientifico per una cameriera! (chiama di nuovo ecc.) Plautina, Plautina. Che infelice condizione di una signora ricca e studiosa dover perdere il tempo, ed aver l’incommodo di chiamare ed aspettar la servitù! Plautina, o Plautina, dico. Chi è là?

 

            plautina        Chiama forse, signora?

 

            saforosa       Credeva di no io!

 

            plautina        Che vuol forse me?

 

5          saforosa       Che bestia! Chi ho da volere, quando ti chiamo per tante e tante fiate?

 

            plautina        Ho sentito veramente la sua voce dir più volte un nome; ma non sentendo il mio, credevo...

 

            saforosa       Che dovevi tu credere che io facessi, quando proferiva un nome a così alta voce, ed in caso vocativo?

 

            plautina        Che so io per me? Che Vostra Signoria recitasse, come spesso suol fare, qualcheduna di quelle filastrocche di cose che impara a mente, che dice che sono tanto belle, e che io non intendo punto.

 

            saforosa       Io allora chiamava te.

 

10        plautina        Me? Che mi comanda dunque?

 

            saforosa       Devi sapere che da qui avanti tu ti hai da chiamar Plautina.

 

            plautina        Plautina? Eh, ella mi burla. Se ho il mio nome bello e buono, perché me l’ho da mutare?

 

            saforosa       Si vede che tu pensi da quella che sei. Non conosci che quello è troppo triviale e plebeo? Menica! Non senti ch’ei puzza di guardiana di pecore, o di lavandara lontan le miglia? Menica! Ohibò, ohibò. Mi par di contaminarmi la bocca solamente in proferirlo.[4]

 

            plautina        E a me mi par molto bello e grazioso.

 

15        saforosa       Or tant’è: o mutarlo, o ritornare donde sei venuta. Come! io soffrire in mia casa, a cui la nobiltà, la ripulitura e le scienze danno così gran lustro, un nome si rusticano ed abietto?

 

            plautina        Ma se me lo vuol cambiare, perché non cambiarmelo piuttosto in quello di Caterina, Orsola, Francesca, o in tanti altri che si sentono dappertutto, e non in questo, che non si sa di donde scappi, e che cosa voglia dire?

 

            saforosa       Ti compatisco, perché sei ignorante. Questo deriva da Plauto, uomo dottissimo, e famoso compositor latino, ed è nome scientifico.

 

            plautina        Ma mi starà male a me, ch’ella dice che sono ignorante.

 

            saforosa       Se non conviene a te, conviene a me. Io ho risoluto che tutto ciò, che a me appartiene, spiri proprietà e dottrina.

 

20        plautina        Ah! Bisognerà dunque accordarcisi.

 

            saforosa       E perché ti credi tu che io abbia fatto il cambio di quel che portava di Petronilla in questo che decorosamente porto al presente di Saforosa?

 

            plautina        Che vuol ch’io sappia, io che sono ignorante?

 

            saforosa       Perché questo vien dal nome di una insigne poetessa greca che fu lo stupore del suo evo.

 

            plautina        Evo? E che vuol dir quest’evo!

 

25        saforosa       Età, maldotta che sei.

 

            plautina        Uh che danno! S’io morivo ieri, andavo di là senza saperlo.

 

            saforosa       E dell’altre cose più belle imparerai a star meco, se te ne vorrai approfittare. Anzi io ti ho preso, perché, vedendoti lampeggiar nel volto un certo spirito atto alle belle cognizioni, ho creduto poterti render con esse un mobile degno del mio servizio, ed un tersissimo specchio che ripercuota, e spanda per tutta la casa le belle idee della mia mente: or vedi adunque che fortuna è a la tua! Non in tutte le case ti potrebbe riuscire limarti e brunirti lo spirito, come in questa.

 

            plautina        Ma potrò guadagnar qualche cosa, quando sarò arrivata a questa brunitura che dice?

 

            saforosa       Ecco il pensar degli animi bassi e vili. A tutte le cose pongono per meta l’interesse. Basta il sapere, secondo la buona filosofia; essendo la virtù premio a sé stessa.

 

30        plautina        Signora, quella meta, che cosa vuol dire? Non sarebbe già...

 

            saforosa       Sciocca che sei. Meta vuol dir fine, e si pronunzia coll’e larga.

 

            plautina        E quell’esser premio a sé stessa?

 

            saforosa       Che un vero filosofo è contento solamente del sapere.

 

            plautina        E come se ne trovano molti di costoro?

 

35        saforosa       Pochissimi; e questa è l’infelicità de’ nostri tempi.

 

            plautina        Ma quando non si ha da mangiare, come me, colla sola virtù ci è da andare avanti poco.

 

            saforosa       Ah! Se tu provassi il piacere che si gode nello studio delle scienze e delle belle lettere, non parleresti così.

 

            plautina        Se io avessi, come voi, chi mi portasse in tavola, e della buona robba, tutte le volte che lo chiedessi, potrebb’essere che questo gusto venisse anche a me; ma...

 

            saforosa       Questo fa scordare ogni altro piacere della vita umana.

 

40        plautina        Quando si ha il corpo pieno, m’immagino.

 

            saforosa       E da che io ho avuto la sorte di conoscere e trattare il signor Terenziano, uomo versatissimo in tutte le scienze, miracolo della poesia, ed a cui ho l’obbligazione di questo bel genio, mi ritrovo un’altra da quella ch’io era.

 

            plautina        Ma dal suo signor marito, requiescat, non aveva imparato nulla? Passava pur qui in Roma per un uomo di gran giudizio.

 

            saforosa       Eh, egli, tolto da quattro carezze che me lo rendevano amabile, ad altro non pensava che a far fruttar le sue campagne ed il suo danaro, punto pensando alla cultura e frutto del suo spirito.

 

            plautina        Questo mi sarebbe piaciuto a me; carezze e ricchezze, eh? Che marito di garbo!

 

45        saforosa       Sì, ma non sapeva nulla di poesia; e le scienze per lui erano terre incognite.

 

            plautina        Quest’altro ch’ella piglierà se lo potrà scegliere a suo modo: ma se l’avessi a consigliar io, sarei per le carezze e pel frutto delle campagne, piuttosto che per la poesia e per le scienze; perché ho sempre sentito dire che questi dottoroni che stanno tanto su’ libri, riescon così così colle moglie.

 

            saforosa       Plautina, vo’ tu stare in casa mia?

 

            plautina        Che dimanda mi fa ella, signora? Se non avessi intenzion di starci, non ci sarei tornata, e lasciatami mutare il mio bel nome.

 

            saforosa       Dunque non mi disonorare in questa forma.

 

50        plautina        Io disonorarla? Il Ciel me ne liberi! Non so d’aver detto o fatto cosa che possa...

 

            saforosa       Oh il fare così grossi errori in grammatica, come hai fatto, non è un disonorar me, e tutta la mia casa?

 

            plautina        Che error mai ho io fatto?

 

            saforosa       Ti par poco aver detto «colle moglie» in numero del più, quando ‘moglie’ è nel numero del meno? Sappi che quei nomi, che nel singolare fanno in e, nel plurale terminano in i; perciò si debbe dire ‘la moglie’, ‘le mogli’; ‘la botte’, ‘le botti’; e non ‘le moglie’, ‘le botte’, ecc. E che decoro sarebbe il mio che in mia casa si parlasse la lingua toscana sì barbaramente, e senza eleganza? Casa erudita, ed errori di lingua non confabulano bene insieme.

 

            plautina        Ma non sarebbe meglio ch’essendo noi senza uomini, studiassimo la grammatica che insegna a trovarselo con tutte le buone parti di un marito di garbo? Lei però, che ha il padre, saprà egli sceglierglielo come va, senza ch’ella ci abbia da durar fatica da sé.

 

55        saforosa       Mio padre non possiede più sopra di me quell’alto dominio, che ei possedeva prima di alienarmi; poiché, avendomi fatta passare ad un altro possessore per mezzo del contratto nuziale, io presentemente mi ritrovo mei juri, come mi asserisce il signor Terenziano, il quale mi consiglia a non mi congediare da questa casa, lasciatami con tutti i suoi beni dal mio defunto coniuge, per tornare nella paterna.[5]

 

            plautina        Oh, eccolo appunto il signor Petronio suo padre. Se ella non comanda in contrario, mi partirò. (via)

 

 

                                    SCENA II

 

                                   Petronio e detta.

 

            petronio       Buon giorno, Petronilla, state voi bene?

 

            saforosa       Mio genitore, se lecito mi fosse porgervi una supplica, per riceverne una grazia ben distinta, ardirei pregarvi di non più nominarmi all’avvenire coll’insipido nome di Petronilla, ma col nobile e sugoso di Saforosa, che mi sono adottato.

 

            petronio       Come? come? Non vi ho da chiamar più Petronilla? O perché?

 

            saforosa       Perché quello non è punto significativo la professione che ho intrapreso.

 

5          petronio       Oh, che professione vi siete voi messa a fare da che per la mia dimora in campagna non sono stato da voi?

 

            saforosa       Di seguace delle sorelle di Febo.[6]

 

            petronio       Ditelo un po un’altra volta, chio lintenda bene.

 

            saforosa       Di erudita, di amatrice della poesia e delle lettere umane e scientifiche.

 

            petronio       E a me pare che piuttosto vi siate messa a far quella di pazza, e pazza bene.

 

10        saforosa       Se fosse altri che quei che mi ha messo alla luce, che mi parlasse in tal forma, gli risponderei che privi di senno son coloro, che godono essere immersi nel fango dell’ignoranza, come gli animali immondi nella feccia de’ più schifosi pantani; e non quei, che procurano purgare e perfezionare il loro spirito nella coppella delle scienze e delle arti più nobili.

 

            petronio       Eh figliuola mia, se ve l’ho da dir giusta, mi par che da che non vi ho visto, il vostro cervello abbia cominciato a guazzare. Perché mutarsi il nome datovi da me bellissimo, ch’è antico della nostra casa, per un altro fantastico, e senza conclusione?

 

            saforosa       Quanto al nome, ei non è punto fantastico, e senza

al

 conclusione, come dite, ma molto proprio, e significante gentilezza e dottrina; e quanto cambiamento di esso non ne abbiamo ogni giorno degli esempli di quasi tutti coloro, che da uno stato fanno passaggio ad un migliore? Ma a me val per tutti quello dell’impareggiabile Metastasio, onor della nostra Italia, e dell’italiana poesia drammatica il non plus ultra.

 

            petronio       Voi dunque vorreste che dal vostro nome si conoscesse che siete una donna studiosa e dotta assai?

 

            saforosa       Così è.

 

15        petronio       Eh poverella, quanto siete fuor della buona strada! Primieramente quanti uomini si trovano col nome di Cesare, di Alessandro e di Annibale, che non hanno mai veduto uno squadrone, e che tremano per la paura al solo nome di guerra! In secondo luogo voi dovete studiare l’economia della vostra casa, e badare a’ vostr’interessi e ad una prudente condotta, e non a tante belle lettere e dottrine, se volete mantenervi quella fortuna che il Ciel vi ha dato, e quel nome di prudente e di savia donna, con cui partiste dalla mia casa.

 

            saforosa       Maggior fortuna io stimo l’avermi il Cielo illuminata la mente, e datomi desideri di volo più alto, e per cose molto superiori alle fugaci e istabili ricchezze.

 

            petronio       Di qui a un anno, se seguitate così, ci riparleremo. La professione delle donne debbe esser saper adoperar l’ago ed il fuso, e non i libri e la penna.

 

            saforosa       Ma non abbiamo sugli occhi nostri tanti esempli di donne eccelse ed illustri per poesia e dottrina? E nella medesima nostra città veggiam pure che la signora Aglaia Partenopea batte con felicità e decoro lo scabroso calle dell’erto monte di Pindo; onde...[7]

 

            petronio       E che? Vorreste voi forse uguagliar la vostra ottusa mente alla sua sublimissima; il vostro pessimo gusto al suo perfettissimo? Ma e poi voi siete ingannata a credere che le sue occupazioni siano solamente per gli studi delle lettere e delle scienze. Ella non è meno occupata, e con ottima riuscita e prontezza, ad ogni genere di lavoro femminile e domestico. Di queste donne non ce ne manda il Cielo ogni giorno.

 

20        saforosa       Io me ne rido. Il Signor Terenziano mi assicura che, ov’ella è arrivata, ho lena da poter giungere ancor io.

 

            petronio       Né voi né lui ci arriverete giammai.

 

            saforosa       Come? Il signor Terenziano, che porta la palma sopra ogni più bello spirito del secol nostro?...

 

            petronio       Cotesto signor Terenziano, come ha guasto il cervello suo, così prevedo che finirà di guastare il vostro, se non ve lo levate d’intorno. Eh lasciate le bagattelle, in che vi fa perdere il tempo.

 

            saforosa       Bagattella l’erudizione? perdere il tempo l’applicarsi alle scienze? Che pensieri di gente popolana! Bassezze, mio genitore, bassezze d’animo invischiato troppo nella materia.

 

25        petronio       La buona condotta de’ vostri affari e de’ vostri interessi ha da esser la vostra erudizione e la vostra scienza, che, se vi riesce l’impararla, non sarà poco.

 

            saforosa       Come? io offuscar colle tenebre di basso e vile interesse i più bei lumi di quella luce, di che, per inalzarmi fino alle sfere, il Ciel benevolo mi fece dono?

 

            petronio       Figliuola mia, cotesti vostri bei lumi si son già spenti, a quel ch’io vedo; e se non cercate con più prudenti consigli di riaccendergli, starete sempre al buio. Io era venuto veramente per parlarvi di alcuni affari seri, e di qualche importanza; ma aspetterò a trattarvene, quando la vostra ragione non sarà così allo scuro, come al presente; il che desidero, e spero che possa accadervi. Addio. (via)

 

            saforosa       In somma non è solamente il bel sesso, che si trovi in ostracismo dal regno della dotta Minerva: moltissimi uomini ancora ne son fuori. Di quanti io ne conosco, il solo Terenziano si mantiene nella più intima confidenza di questa dea.

 

 

 

                                   SCENA III

 

                                   Plautina e detta.

 

            saforosa       Plautina. (chiama)

 

            plautina        Madama.

 

            saforosa       Fa’ sapere al Descendente Filosofico che si porti da me senza intervallo.

 

            plautina        E chi e questo signore?

 

5          saforosa       Signore? Chi è Pippo, servitor di casa?

 

            plautina        Come l’avete chiamato la prima volta, Signora?

 

            saforosa       Descendente Filosofico.

 

            plautina        Anche quel di lui avete rimpastato? Veramente me ne maravigliavo che non l’avesse fatto, perché il nome di Pippo mi pareva che fosse fratello carnale di quello di Menica; e se non avete voluto per casa il sudiciume del mio, non sapevo capire perché voi ci sopportasse poi quello di lui.

 

            saforosa       Io non gliel’ho cangiato, e ho sofferto che si nomini come prima...

 

10        plautina        Ma non mi avete detto ch’io chiamassi l’Ascendente Ficolosifo, per chiamar lui?

 

            saforosa       Quella è una parpafrasi, che dimostra la sua descendenza. Debbi sapere che, quando egli mi si presentò per aver l’onore d’esser mio servente, sentendo io quel nome Pippo, che mi pareva assai vile, subito lo esclusi per questo; ma egli mi discifrò il mistero, e mi disse ch’ei portava tal nome per ricordanza di alcuni filosofi suoi predecessori, illustri nella memoria di tutti gli uomini sapienti, e che questi erano Menippo, Aristippo, Crisippo; ed io lo credo vero, potendo essere il nome Pippo un accorciamento o diminutivo di quegli, non essendo ei come loro dotto e sapiente.[8]

 

            plautina        Fortunato lui, che, senza fatica e senza sapere, accruscuglia il suo nome fra quello di quei grandi uominoni. Questo vuol dire esser nati vestiti! Ma io poverina...

 

            saforosa       Ah miserabile! Che parola hai tu proferita?

 

            plautina        Che ho forse detto qualche parolaccia?

 

15        saforosa       Non ne potevi dire una più sconcia: «accruscuglia». Non senti quanto essa sa di plebaglia?

 

            plautina        Credevo che si potesse dire, perché in questa ci entra la Crusca.[9]

 

            saforosa       (sta un po’ pensosa) Hai ragione, non ci aveva riflettuto. Va’ dunque a Pippo, e digli... Ma no; aspetta che vedo là nell’altre stanze mio fratello.

 

            plautina        Ch’è venuto forse per farsi mutare il nome anche lui?

 

            saforosa       Ei non ne ha bisogno, avendolo a bastanza nobile; poiché tale l’aveva il più famoso fra tutti i poeti lirici, detti così perché suonavan la lira; e quell’altro bravo romano, che sfidò a disputare tutta la Toscana: che perciò fu detto «Orazio sol contro Toscana tutta». Interrogane il Signor Terenziano, e sentirai.

 

20        plautina        Resta dunque solamente adesso che lo cambiate al signor Petronio vostro padre.

 

            saforosa       Egli né meno ne ha questa necessità, avendolo anch’esso molto illustre e dotto, perché ci è stato un grande autore che si chiamava Petronio Arbitrio.

 

            plautina        O via via: tutta la famiglia sarà letteruta a modo.

 

            saforosa       Andiamo a veder ciò che il mio germano desidera.

 

 

                                   SCENA IV

 

                                   Strada.

 

                                   Pippo con una paniera di libri da una parte, Bita con altra paniera di scuffie e altri ornamenti donneschi dall’altra.

 

            pippo              Questa senza dubbio è la volta che io impazzisco, o che mi ritrovo un letteratone da cattera.[10]

 

            bita                Se non avessi la speranza di farmi una cameriera da principessa, a servir questa signora Cornelia mia padrona, non mi ci terrebbon le catene al suo servizio, tante son le fatiche e gl’incomodi che mi bisogna soffrire.

 

            pippo              Oh, oh! Signora Bita, servo suo.

 

            bita                Signor Pippo, buon giorno, e buon anno. Dove, dove con cotesta carica?

 

5          pippo              E tu dove con cotesta tua?

 

            bita                Alla scuola del buon gusto, per adornare una donna.

 

            pippo              E io a quella del buon gusto per ripulire un somaro.

 

            bita                Com’a dire? Che cotesta paniera è piena di striglie e bossole da cavalli forse?

 

            pippo              Signora sì, queste sono striglie e peluzze per levar la polvere e il sudiciume dal cervello degli ignoranti.

 

10        bita                Ah, ah, ah, ah.

 

            pippo              Non te la rider, no. Guarda, questi son libri! E che libri! Pesan che spiombano: vuol dir che ci è del buono.

 

            bita                E gli hai comprati per te?

 

            pippo              Non son tanto matto io a spendere i miei danari così. Gli porto bene alla signora Saforosa mia padrona, che ne adorna con essi tutta la casa. Ne ha de’ monti per le camere; su pe’ letti, in sala, e a immitazione di quell’uomone grande fiorentino, ne ha pieno il terreno, le scale, e infino in cucina e a quel luogo (tu m’intendi) ne tien sparsi alla rinfusa.

 

            bita                Infin che stesse qualche libraccio a quest’ultimo luogo, via la passerei; ma in cucina poi ci vorrei polli, picioni, stame e buoni tocchi di vitella io, e non de’ libri.

 

15        pippo              Oh, la signora mia ne vuol per tutte le stanze, per potere studiare a ogni momento.

 

            bita                E che pretend’ella di fare?

 

            pippo              La scimmia alla signora Aglaia venuta non è molto di Napoli; e spera che gli abbia da riuscire di passarla ancora.

 

            bita                Sai che cosa le riuscirà?

 

            pippo              Che cosa?

 

20        bita                Di farsi corbellare, e facilmente; perché, quanto ho sentito lodar la detta signora Aglaia nella conversazione della mia padrona, altrettanto ho sentito metter lei in ridicolo da tutti quei signori che ci vengono; e sai ce ne vengon di quei che hanno il naso tanto lungo.

 

            pippo              E la signora Cornelia che ne dice?

 

            bita                Lei ride al rider degli altri; ma siccome non pretende d’intendersi che di queste cose qui, (accenna la paniera) non ci mette bocca.

 

            pippo              Oh, sì: a proposito vediamo un po’ in che consiste il suo sapere.

 

            bita                In che vuoi che consista? In quel che consiste quello di tutte l’altre donne. In adornarsi con gusto o almeno nel pretenderlo.

 

25        pippo              Hai fatto bene a dire o almen nel pretenderlo, perché ce ne son certe, che tanto han gusto loro in adornarsi, quanto Pulcinella a far da cavalier parigino.

 

            bita                Oh, quanto alla mia signora poi, bisogna cederli in questo. Un capello un po’ più qua, o un po’ più là del suo gusto sarebbe capace di trattenerla un par d’ore di più alla toeletta, se egli fosse ostinato a non volersi sottomettere alla sua obbedienza; tanto ella è religiosamente osservante delle più esatte regole della fina assettatura donnesca.

 

            pippo              Sarà dunque per te un martirio doverti accomodare a questo sopraffino gusto della padrona tua, come lo è a me dover pensare a parlar sempre in punta di forchetta per accomodarmi a quello della mia, che non vuol sentire parole se non belle, rotonde e stacciate, dice lei, nel frullon della Crusca.[11]

 

            bita                E come ti puol egli riuscire a non parlare come gli altri?

 

            pippo              Io ho imparato a leggere, sai, e sono arrivato al nominativo quippe e quoppe. E poi ho un zio che ne sa dimolta, che me l’insegnerà. Ed è stato lui, che perch’io fussi preso al servizio dalla signora senza mutarmi il nome, m’imbocco ch’io dicessi che ero della razza di certi uo­ mini filosofi che finivano tutti in ippo.

 

30        bita                O via, se così è, presto ti vedo dottore in lettera, come io dottoressa in ricci e tupé. Addio, sai, me ne voglio andare, perché la padrona spasimerà per l’indugio di vedere queste scuffie di nuova moda, e secondo il buon gusto.

 

            pippo              E la mia di gustar la salsetta di questi libri, secondo il suo.

 

            bita                Ma che libri sono?

 

            pippo              Aspetta. (legge stentando) Callo... Callo... andro. Il Calandro. Il Fila...  Fila... Filandro.  La Ga... ra de’ Di... spera... ti.[12]

 

            bita                Costì ci averebbe a esser di belle cose...

 

35        pippo              Ma questo non sarebbe per me. Conosco ben qualcuno che lo potrebbe studiare.

 

            bita                Addio, addio. Con queste ciarle non me ne anderei mai.

 

            pippo              Buon viaggio, Bettina mia.

 

 

                                   SCENA V

 

                                   Cleante e poi Orazio.

 

            cleante         La robba, ma più la bellezza di questa vedova giovane mi porrebbe in diposizione di accasarmi; il che non era mai stato fin qui tra’ miei pensieri. È vero che un giovane che prende moglie vende troppo presto la sua libertà; ma quando si vende a un prezzo simile, mi par che sia assai bene venduta.

 

            orazio           (uscendo di casa di Saforosa) O amico Cleante, non ti potevo incontrar più a proposito sull’idea di farti un bel regalo!

 

            cleante         L’accetterò volentieri, purché non passi la mia possibilità di renderti il contraccambio. E di che mai mi vuoi tu favorire?

 

            orazio           Di una rarità ben grande.

 

5          cleante         E quale è ella questa cosa sì rara? Tu me l’asserisci in certa maniera, che mi fai sospettare di qualche ridicolezza.

 

            orazio           La conversazione di mia sorella.

 

            cleante         Della signora Petronilla? Questa veramente sarebbe per me di sommo pregio e rarità.

 

            orazio           Eh no di Petronilla, ma della signora Saforosa.

 

            cleante         Se lo diceva che sarebbe stata qualche burla. Io non ho mai saputo che tu abbia più che una sorella.

 

10        orazio           E una solamente ne ho.

 

            cleante         Eh, parlami chiaramente, senza tanti enigmi.

 

            orazio           Mia sorella, che adesso si prova a voler inarpicar per le cime di Pindo e di Parnasso, come farebbe un gatto storpiato sulla cima d’un albero, sdegnando il suo proprio nome di Petronilla, ha adottato quello della famosa poetessa Safo, e per dargli un po’ di grazia e di odore (forse perché da alcuni poteva esser presa in cambio di zaffo, nome il più delle volte puzzolente) ci ha aggiunto l’altro di Rosa; onde adesso si fa chiamar Saforosa. Eccoti spiegati gli enigmi.[13]

 

            cleante         Ah, tu vuoi la baia meco.[14]

 

            orazio           Io non fo celia. Ed ho caro che tu te ne certifichi da per te, perché, essendo tu letterato, meglio di me conoscerai i suoi spropositi, e più di me te ne prenderai piacere; ma bada di non nominarla altrimenti.[15]

 

15        cleante         E chi le ha stravolto il giudizio in questa forma?

 

            orazio           Conosci tu il famoso Terenziano?

 

            cleante         Chi quel sudicio pedante, che si spaccia pel primo letterato di Roma?

 

            orazio           Cotesto appunto ho inteso dalla servitù di casa averle guasto il cervello. In questi mesi che sono stato in villa con mio padre, ella ha preso la conoscenza di costui, lo confetta, e lo ha sempre d’appresso. Se tu sentissi i loro discorsi, non potresti ritener le risa. Egli è venuto nel tempo che io era da lei; ma dopo un poco, è bisognato che io me ne vada, per non far loro una risata in faccia.[16]

 

            cleante         E voi soffrite un dislogamento tale del cervello di vostra sorella, con questa pace e indifferenza?

 

20        orazio           Se ella vuol esser pazza, che ci ho da fare?

 

            cleante         Impedir che non lo sia.

 

            orazio           Ella adesso è padrona di sé: considerate se vuol sopra capi.

 

            cleante         Colla prudenza si supera tutto.

 

            orazio           In me cercar la prudenza? Io non so né men che bestia ella sia.

 

25        cleante         Già voi, col vostro fuoco naturale e col libertinaggio, in cui vi siete posto dopo di esser uscito di collegio, mettete tutto in ridicolo.

 

            orazio           Senti, amico, io non vo’ morir tisico per costringimento e soggezione. Vada il mondo come vuole, io vo’ stare allegramente; né mi voglio pigliar briga e malinconia di nulla.

 

            cleante         Se voi pretendete di operar sempre così, vostra sorella sarà pazza per un verso, e voi per un altro.

 

            orazio           Vuoi dite ch’ella sarà pazza letterata, ed io pazzo ignorante, non è così? Ma de’ pazzi savi non se ne trovan punti?

 

            cleante         Tutti gli estremi sanno di pazzia. La strada di mezzo solamente è quella de’ savi.

 

30        orazio           Già vedo che tu mi vorresti mettere un po’ di giudizio in testa; ma ti riuscirà egli?

 

            cleante         Appoco appoco spererei di sì.

 

            orazio           Se ciò si può fare senza malinconia, proviamoci.

 

            cleante         Voi sapete pure che io ancora son totalmente nemico di essa, onde non ne dovete temere. Non bisogna gettarsi dietro alle spalle però ogni affare importante, e particolarmente questo di vostra sorella, perché essendo ella giovane, ricca e di bell’aspetto, la sua condotta vi debbe molto interessare.

 

            orazio           E che ci ho da fare?

 

35        cleante         Procurar di toglierle questa pazzia di capo.

 

            orazio           Qui sta il punto. Una volta che le donne si son cacciate una cosa in testa, sai pure ch’è impossibile il potergliela levare.

 

            cleante         Difficile sì, ma non impossibile.

 

            orazio           A me non ne dà l’animo.

 

            cleante         Darebbe bene a me.

 

40        orazio           Alla prova; ma che averesti in pensiero di fare?

 

            cleante         In primo luogo levarle d’intorno quell’ignorante di Terenziano; poi disporla a rimaritarsi ad un uomo...

 

            orazio           Come te, giovane, da piacere, giudizioso...

 

            cleante         Piano, piano con tante lodi che non mi si convengono. Ma ti prometto per altro che se fosse mia moglie, mi darebbe l’animo di ridurla alla ragione.

 

            orazio           Sarebbe pur la bella cosa, che tu divenissi medico de’ pazzi, e io ti avessi per cognato! Oh che cognato ricco che averei! perché assolutamente ti potresti far d’oro, ché de’ clientoli non te ne mancherebbero, e di tutte le condizioni. Proviamoci di grazia a questa bell’opera. Va’ dunque da lei: squadra ben le cose, e poi ci riparleremo; ché bisogna ch’io mi trovi al solito appuntamento, del quale l’ora comincierebbe a passare.

 

45        cleante         Va’ pure, va’ pure. A simili impegni bisogna esser puntuali, per non contravvenire alle buone leggi della cicisbeatura.

 

            orazio           Addio.

 

            cleante         Ci rivedremo. Ora me ne vado da tua sorella.

 

            orazio           Guardati però ch’ella, in qualche maniera, non faccia impazzire ancor te. (via)

 

            cleante         Sarà pensier mio. Ma come introdurmi nella grazia di costei? (pensa.) Copierò sue pazzie, e quelle del suo sciocco pedante. Se non mi riesce l’intento, almeno mi sarò ben divertito. Andiamo.

 

 

                                   SCENA VI

 

                                   Terenziano, uscendo di casa Saforosa, in atto ch’è per entrarvi, Cleante.

 

            terenziano              Ferma profano. In la sagrata soglia

                                               a niun lece avanzar le rozze piante,

                                               se prima non depone a quella innante

                                               dellignoranza la indecente spoglia.

 

            cleante         Oh, signor Terenziano, che siete voi il guardaportone della signora Saforosa?

 

            terenziano  Io sono il bidello delle dotte suore di Apollo, ed in conseguenza della dottissima, Saforosa ancora.

 

            cleante         Perdonatemi, non sapeva che questa signora fosse aggregata al nobilissimo ceto delle muse. Ne godo in estremo, ed essendo così, mi si accende maggiormente il desiderio di poter essere ad ammirare le apollinee qualità di questa pindarica adottiva sorella di Febo; e per ciò sono a porgere a voi, ministro fanatico di questo gran nume, le più umilissime suppliche per l’introduzione.[17]

 

5          terenziano  (a parte) (Canchero! Costui non è ignorante. M’ingannai.) Voi a quel che scorgo, non siete affatto digiuno dell’acque del caballino fonte d’Ippocrene.[18]

 

            cleante         Mi è stata non di rado propizia la sorte di poterne bevere qualche sorso alla sfuggita.

 

            terenziano  Atteso ciò, sarebbe un far troppo gran pregiudizio al nobil genio della signora a contendervi più lungamente ad essa l’ingresso. Andate pure, come cervo anelante a quel perenne fonte di erudizione.

 

            cleante         Ma non volete onorarmi di servivi voi di paraninfo nel nostro primo consorzio litterario?

 

            terenziano  Ben lo farei, se non avessi a’ fianchi dell’onore stimoli pungentissimi di trovarmi ad un’assemblea di letterati, ove sono atteso per recitare alcuni miei pindarici componimenti.

 

10        cleante         Non voglio dunque privar quei dotti spiriti di un così eccelso piacere, e voi de’ meritati applausi che ne ritrarrete. Servitevi pure; non mancherà tempo di rivederci.

 

            terenziano  Son vostro schiavo da catena. (via)

 

            cleante         Pazzo da catena piuttosto dovevi dire. Oh che cervello senza giudizio! Per verità mi compiaccio non poco di averlo saputo così bene immitare per entrargli in grazia. Spero che mi abbia da riuscire lo stesso colla sua scolara. Andiamo a farne la prova. (entra in casa di Saforosa)[19]

 

 

                                   SCENA VII

 

                                   Anticamera.

 

                                   Saforosa e poi Pippo.

 

            saforosa       Olà lacché.

 

            pippo              Madama.

 

            saforosa       Introduci qui alla mia presenza quella falange di eloquenti parlatori muti.

 

            pippo              Chi ho da condurre? Qui non ci sono altri che io.

 

5          saforosa       Ah! idioma che sei: non capisci che voglio dire, mi porti qui quella moltitudine di libri, che il signor Terenziano mi ha scelto per fortificarmi nel bel parlare, e che ti ho mandato a prendere?

 

            pippo              Adesso ho inteso. La servo. (via e poi ritorna)

 

            saforosa       Questi saran libri rari; e che non si troveranno in tutte le birbioteche.

 

            pippo              Ecco fatta l’esecuzione de’ suoi comandi.

 

            saforosa       Bravo il mio sincopato Aristippo. Da questo punto ti costituisco il mio birbotecario. Vediamo per ora l’aspetto di queste nobilissime opere. Un altro averebbe detto i titoli, o frontespizi: ma quant’è più nobile l’aspetto dell’opere! (legge) «Paris, e Vienna». Qui ci sarà del buono.[20]

 

10        pippo              Lo credo io. Di ragione ci averebbe a esser l’imperatore, e l’imperatrice.

 

            saforosa       «Il Bovo d’Antona».[21]

 

            pippo              Il bove d’Ancona? Oh ve’ che cosa han messo ne’ libri! Ci si parlerà della sua grassezza, o grossezza, perché in quel paese ci fanno sbardellati.

 

            saforosa       «Il Meschino». Questo sarà bello. Dovrebbe esser pieno di disavventure.[22]

 

            pippo              E di povertà e miserie. Uh quanti ci averebbono a essere stampati! Chi sa che non ci abbian messo me ancora!

 

15        saforosa       «Il Calloandro», «La gara de’ disperati». Questi poi sono i re de’ libri. Son pieni di catastrofole: di essi ne farò il pascolo quotidiano della mia mente, benché non mi giungeranno nuovi.[23]

 

            pippo              Gli compatisco i poverini, se son disperati; perché quelle maledette scrofole son certi malacci, da far disperar la gente a modo.

 

            saforosa       La lor disperazione nasceva da amore.

 

            pippo              Da amore? Eran dunque pazzi; ma si potevan consolare, perché averanno avuto molti compagni.

 

            saforosa       Se tu sapessi che gran cose faceva far loro questo bendato pargoletto!

 

 

                                   SCENA VIII

 

                                   Plautina e detti.

 

            plautina        Signora, il signor Cleante sarebbe qui per vederla.

 

            saforosa       Ma è possibile, che tu non abbia mai da imparare ad annunziare una persona che vien per far visite, con una maniera un po’ sollevata e decorosa, e non con cotesta vile e trivialissima? Un tale sarebbe qui per vederla!

 

            plautina        O come dovrei dire?

 

            saforosa       Il signor tale fa istanza sapere, se Vostra Signoria è in commodità di esser visibile. Non vedi tu che con quella prima disonori te e me, e con quell’altra fai conoscere che in mia casa da niuno si parla il linguaggio vile del basso popolo?

 

5          plautina        Che risposta dunque gli ho da dare: che ella e visibile, o invisibile?

 

            pippo              Visibilissima, non lo vedi da te?

 

            saforosa       Questo signor Cleante lo credo uno eruditissimo seccatore; e più piacere averei avuto a passarmela con questi dottissimi morti. (accenna a’ libri)

 

            pippo              E lei si renda per adesso invisibile.

 

            plautina        Gli diro dunque ch’Ella al presente è un puro spirito.

 

10        saforosa       (a parte) (Ma chi sa che egli non venga per ammirare la mia...) Digli che è padrone, ma non lo introdurre così subito. È necessario ch’egli faccia un po’ d’anticamera. Sarebbe troppo cittadinesca l’introduzione. Intanto io mi ritirerò nell’eruditissimo clima del mio gabinetto, per ivi riceverlo letteratamente.

 

            plautina        La forma de’ suoi comandi ha fatto l’impressione che doveva nell’obbediente cera del mio cervello.

 

            saforosa       Non mi dispiace questa tua circonvoluzione. Va’ pure. (a Pippo) Tu fa’ la traslazione di questi libri nella stanza destinata al loro soggiorno.

 

            pippo              In libreria mi suppongo che voglia dire; non è vero?

 

            saforosa       Sì. (via)

 

15        pippo              Questo modo di parlare in gergo mi pare un po’ troppo difficile a impararsi; ma per isbattere il dente bisognerà affaticarcisi.

 

 

                                   SCENA IX

 

                                   Plautina e Cleante.

 

            plautina        Signor Cleante, passi per adesso in questa stanza, che poi l’introdurrò appoco appoco dalla signora.

 

            cleante         Che è forse occupata al presente?

 

            plautina        Ella non ha veramente occupazioni gravide di grossi affari, ma lo fo a riguardo di Vostra Signoria.

 

            cleante         A mio riguardo? E perché?

 

5          plautina        Perché ho pensiero della sua salute.

 

            cleante         E perché questo?

 

            plautina        Perché nel pigliar ella tutt’a un tratto l’aria delle stanze di madama, sottilizzata dalla sua dottrina, non le venisse qualche accidente, o mancanza di respiro.

 

            cleante         Eh, non temer di questo, perché io tengo sempre addosso certa sorta di monete d’oro, che mi servon di antidoto contra... (cerca in saccoccia) qualunque accidente. Osservala. (le dà una moneta)

 

            plautina        Bella assai, e quel che importa più, sarà molto utile. Prenda. (vuol restituirla)

 

10        cleante         No, no. Conservala per le tue mancanze, se mai te ne venisse.

 

            plautina        La piglio per la virtù, ch’ella ha. E pe’ vapori delle zitelle farà bene?

 

            cleante         Ottimamente.

 

            plautina        Uh! bisogna che ne tenga conto dunque.

 

            cleante         Eh, non ne star con gran pena, perché se mai ti accadesse smarrirla, ne ho delle altre.

 

15        plautina        Queste son carità! Quanto glie ne sono obbligata. Lei ne sa cento volte più del signor Terenziano, che la signora crede il primo uomo del mondo; di questi segreti egli non ne sa né pure uno.

 

            cleante         Io ne possiedo ben d’altri, e te ne farò parte alle occorrenze.

 

            plautina        Mi farà gran carità e piacere; né mi scorderò mai della sua cortesia. Se vuol passar dalla signora, credo che si potrà adesso.

 

            cleante         Si perché averò preso l’aria a bastanza.

 

            plautina        Passi dunque. (guarda la moneta) Oh che bei segreti.

 

 

                                   SCENA X

 

                                   Gabinetto con libri.

 

                                   Saforosa ad una tavola con libri.

 

                                   So che Cleante è amico di Aglaia; chi sa che non venga per ispiare la mia condotta scientifica, a fine di suggerir poi a lei il metodo di studiare a mio esempio; o veramente, mosso dalla voce sonora della mia fama, voglia esser testimonio di vista e di udito della verità del mio sapere? Per questa parte ho gran compiacenza ch’ei venga, acciò si certifichi, e possa comprendere, che non è menzogna ciò che si pubblica della mia erudizione, e che non son punto inferiore...

 

 

                                   SCENA XI

 

                                   Plautina, Cleante e detta.

 

            plautina        Madama, il signor Cleante, che ha inteso esser lei riveribile, sarebbe per riverirla.[24]

 

            saforosa       Padrone.

 

            cleante         Signora, se la vostra bellezza fosse men luminosa, e la fama del vostro sublissimo spirito men loquace, io non vi sarei al presente importuno con questa mia visita. A me non è stato possibile trattener l’impetuosità della mia naturalezza che mi spinge al bello e al buono, ovunque si trova. Soffrite dunque con pace, se vengo a bear le mie pupille nello splendor del vostro volto, e ad alimentare il mio spirito, affamato di sapere, ne’ dolci scientifici conviti della vostra eruditissima conversazione.

 

            saforosa       Signore, dalla maniera, con cui vi presentate pare che venghiate piuttosto ad imbandire voi stesso con nobili e saporite vivande le vedove tavole della mia eloquenza, che ad isfamarvi di ciò, che in esse troverete di mediocre.

 

5          cleante         Il signor Terenziano...

 

            saforosa       Conoscete quel grand’uomo?

 

            cleante         Ed a chi non è cognito? Anzi egli è stato quei che ha dato l’impulso alla temerità mia di rompere il guado alla mia rispettosa ritenutezza, e venire ad ammirare il più fastoso prodigio de’ nostri secoli, ed il più espressivo e somigliante ritratto della fin qui inimmitabile poetessa Safo, nella vostra persona.

 

            saforosa       Plautina, un sostegno corporeo litterario pel signor Cleante. (a parte) (Quanto mi era ingannata!)

 

            plautina        Cosa dice, signora?

 

10        saforosa       Una sedia d’appoggio pel signor Cleante, sbalordita, perch’ei possa, senza incommodo della sua macchina corporea, pascer lo spirito nell’erudizione di questi libri, e ne’ nostri discorsi litterari.

 

            plautina        Subito.

 

            saforosa       Ah ignorantella, impertinente, ti par questa una risposta adeguata a queste muraglie, a chi la rendi e ad una mia domestica servente?

 

            plautina        Oh che ho detto male?

 

            saforosa       Signora sì. Corro, volo, obbedisco dovevi dire; oppure: l’obbedienza va a mettermi l’ale a’ piedi per essere qual altro Mercurio, sollecita quanto mi conviene, in eseguire i suoi imperi. (a Cleante) Perdoni, signore, questa sì necessaria parentesi.

 

15        cleante         Come vuol ella che la povera ragazza inalzi il suo spirito a pensieri e frasi così delicate, significanti e sublimi, ove con gran fatica ancora potran giungere i primi letterati di questa città, eccettuatone il signor Terenziano?

 

            saforosa       Io non pretendo tanto: ma pure ascoltando me di continuo, ben spesso le persone erudite della mia conversazione e la lettura ch’io faccio di tanti bei libri, dovrebbe una volta avere imparato a ripulire la sua loquela da quelle basse forme del volgo, che tanto offendono le mie orecchie, e le regole del Buommattei; e che tanto oltraggiano il mio decoro.[25]

 

            plautina        O via, signora, opponga lo scudo della pazienza a i dardi della collera, ché io appoco appoco andrò imparando; e frattanto ecco che io metto l’ale per andare a prendere il sostegno della comodità letteraria.

 

            cleante         Brava Plautina! Questo veramente si chiama un volare, e non un andare appoco appoco imparando le buone figure rettoriche, e le forme nella miglior arte oratoria. Tu sei tagliata apposta per la tua padrona. Madama, voi non dovete lagnarvene. (Plautina porta la sedia, e parte)

 

            saforosa       Ella ha dello spirito, e spero che mi farà onore nella eloquenza.

 

20        cleante         Non può far a meno, ad una sì grande scuola, di non divenire una Quintilianina.

 

            saforosa       Vi domando perdono. Voglio che il suo nome sia letterato.

 

            cleante         Ma Quintiliano...

 

            saforosa       Quintiliano mi pare un nome poco differente da quello di Giuliano; nomi tutti del popolo ignorante e plebeo.

 

            cleante         È assai che il signor Terenziano non le abbia dato notizia, che questi è stato il più insigne maestro di perfetta eloquenza, e non la abbia istruita: ne’ suoi precetti.

 

25        saforosa       Non fo per contradirvi, ma non avendomene il signor Terenziano parlato, e segno che questo maestro val poco, o nulla.

 

            cleante         Dunque sarò io con tutt’i maestri di rettorica in errore.

 

            saforosa       Oh, lo sarete sicuro.

 

            cleante         Ma lasciamo star Quintiliano dunque a marcire nel fondaccio della bottega di qualche libraio, e mandiamolo in compagnia del vostro Giuliano a conversar colla plebe della Suburra, e noi vediamo di pascolar il nostro spirito qui sopra questi autori che avete fra mano, i quali saranno certamente qualche cosa di più di lui. (prende un libro) Questo che autore è? (si mette a sedere)

 

            saforosa       Il divino Abbati. Egli ha intitolato questa sua opera frascherie per umiltà; ma non si può pensare più ingegnosamente e di miglior gusto, né scriver di miglior grazia. Sentite il solo principio di questo sonetto, e stupite. (prende il libro da Cleante) È fatto sopra di un vecchio, che per apparir giovane si tingeva di nero la barba che aveva bianca.

 

                                               Voi nella barba il Tintoretto siete,

                                               ed io son, nel correggervi, il Correggio;

                                               e con ragion la correzion vi deggio,

                                               perché nel mento una mentita avete.

 

                                   Si può dir meglio? Che ingegno! Che fantasia! Il ritrovamento de’ nomi Tintoretto, e Correggio, due de’ più celebri pittori per alluder l’uno al tinger, che colui si faceva la barba, l’altro alla correzione da farglisi, può esser più felice ed ingegnoso? E quel «mento» e «mentita» non è una graziosa vaghezza, e combinamento di parole?[26]

 

30        cleante         Son pochi che oggi giorno compongano di questo gusto.

 

            saforosa       Lo dico ancor io. Ma sapete da che deriva? Dall’esser scarsissimo il numero di quelli che studiano sul buono.

 

            cleante         Ma del Petrarca, del Tasso, di Dante e di tanti altri simili che giudizio ne date?

 

            saforosa       Eh via, via. Questi son libri da fare addormentare il lettore, o farlo intisichire, se si volesse ostinare a leggerli troppo a lungo. Io presi una volta a leggere l’insipido Petrarca; ma non potetti terminare una pagina, e lo gettai per non più mirarlo. Gli altri, mi dice il signor Terenziano che non son nel buon gusto. L’Achillini, il Melosio e il mentovato Abbati, con molti altri di questo conio, hanno ripieno i loro scritti di scintillanti concetti, e di un acume sorprendente e brio, che v’incanterebbe.[27]

 

            cleante         E in quanto alla prosa, qual è il vostro libro prediletto?

 

35        saforosa       Don Galaor, Amadis, la Cleopatra e molti; ma il mio Achille è il Calloandro dell’erudizione di Parigi.[28]

 

            cleante         Edizione, cioè.

 

            saforosa       Signor sì. Ivi ci si trova tutto quel che può dar pascolo ad un intelletto temperato a buon gusto. Questo è il re de’ libri. E che non ci s’impara? Dir sublime, espressioni tenere e delicate...

 

            cleante         Amori portati all’estremo.

 

            saforosa       E con che finezza! con che passione! e con che arte e novità!

 

40        cleante         Voi, madama, ne dovreste esser maestra; e se non m’inganno, aver l’anima molto propensa, e disposta a questa passione così nobile, bella, e confacevole ad ogni creatura vivente.

 

            saforosa       L’averei; ma dove trovare a’ nostri giorni amanti sì generosi, ai passionati, sì fedeli, come gli eroi, de’ quali in detti libri n’è scritta l’istoria? Togliete a’ nostri quattro smorfie; un poco d’assiduità alla toeletta, al teatro, al gioco: e quelle continue e sempre medesime affettate espressioni di «amor mio», «mio bene», «mia vita», «moro per voi», e simili seccature da infastidire un animo, che abbia punto del grande, che cosa ci si trova di buono?

 

            cleante         Son dalla vostra. L’amor solido e generoso debbe aver fondo di virtù, ed esprimersi con maniere nobili e naturali, e con fatti eroici e sorprendenti.

 

            saforosa       Costoro appena si trovan percosse le pupille da qualche radiante bellezza, che subito dicono aver un mongibello nel cuore; fanno i cascamorti, e vorrebbero per giustizia l’ultima corrispondenza.[29]

 

            cleante         Avete ragione. Io opero in ciò diversamente. Tosto che mi si presenta un oggetto amabile, lo ammiro, lo venero; me ne procuro coll’ossequio l’amicizia; coll’amicizia la confidenza, dalla confidenza ne spero l’amore; dall’amore... Madama, è gran tempo che io vi stimo, vi ammiro, vi ossequio, vi domando la vostra amicizia, ne spero la confidenza, e da questa...

 

45        saforosa       (si alza da sedere, lo stesso fa Cleante) Piano, signor Cleante, voi correte un po’ troppo. Non si legge che quei degni cavalieri erranti de’ trascorsi secoli facessero così subito, né così alla scoperta la loro dichiarazione amorosa. Ma prima di venire a questo punto stavano de’ mesi sospirando e ricercando occasione opportuna a ciò fare; quale ritrovata in qualche ameno boschetto, o delizioso giardino, impallidivano, tremavano e restando senza poter proferir parola... La dama allora, fingendo temere qualche strano accidente, che sopraggiunto lor fosse, con affannosa premura gl’incoraggiava a rompere il silenzio. Essi preludiando prima con fissi sguardi, e con focosi sospiri, prorompevan dicendo, esser ella la dolce cagione delle lor pene. A ciò intender la bella dama prendendo un affettato sussiego e rigidezza, come se offesa gravemente stata fosse da quella dichiarazione, che non meno di loro desiderava, rispondeva non esser usa la sua modestia ad ascoltar tali discorsi, che però si maravigliava, ch’eglino tanto ardissero, e tanto si prendessero di libertà.

 

            cleante         Ma come terminava la conversazione? Ella forse si partiva così sdegnata?

 

            saforosa       Per niente; perché cui umiliatisi, e dimandato a lei perdono, protestavansi che non mai più l’avrebbono in ciò disgustata; ma piuttosto sofferta la morte, tacendo. Allora inteneritasi la dama, andava appoco appoco mitigando il suo rigore, che finiva poi in iscambievoli espressioni amorose.

 

            cleante         Signora, eccomi pronto a tutta questa formula amorosa de’ vostri eroici cavalieri erranti, messa a parte però quella noiosa aspettativa di più mesi.

 

            saforosa       Ma ciò sarebbe un dar principio ad amori eroici con troppa incongruità, e fuor di metodo.

 

 

                                   SCENA XII

 

                                   Plautina, poi Cornelia e detti.

 

            plautina        Madama, la signora Cornelia sorella qui del signor Cleante, domanda s’ella è visibile perché vorrebbe aver l’onor di riverirla.

 

            saforosa       L’onore sarà il mio. Riferiscele ch’è padrona.

 

            plautina        (basso a Saforosa) Son venuti i soliti cavalieri.

 

            saforosa       (basso a Plautina) Fagli trattenere nella stanza della conversazione. (a Cleante) Signor Cleante, come si applica alle belle lettere la signora Cornelia?

 

5          cleante         Ella si applica alle belle mode.

 

            saforosa       Tempo tutto gettato. Ma pure il gusto di studiare è entrato ancora fra le signore.

 

            cleante         È vero: quasi tutte voglion far le dottoresse di decider sopra ogni cosa; ma sarebbe meglio che studiassero il Galateo, e la scienza del mondo, che in tal forma non mancherebber tanto a’ lori doveri.[30]

 

            saforosa       Credo che di questo studio ne avrebber bisogno anche gli uomini. Ma è possibile, ch’ella non legga mai nulla almen per divertirsi?

 

            cleante         Qualche volta le vedo fra le mani le opere del Boccaccio.

 

10        saforosa       Che libro è questo? dovrebbe esser pessimo.

 

            cleante         Gl’intendenti lo dicono ottimo, particolarmente per la lingua.

 

            saforosa       Non può essere.

 

            cleante         È perché?

 

            saforosa       Perché termina in accio.

 

 

                                   SCENA XIII

 

                                   Cornelia e detti.

 

            cornelia       (a parte) (Gonfiamo un po’ questo pallone col complimento che mi sono fatto comporre.) Madama, mi rallegro che la vostra salute abbia preso da gigli e da rose il colore per adornarne il vostro volto. Mi rallegro che Pluto, dio delle ricchezze, dopo l’occaso del vostro consorte, abbia sottoposto al vostro dominio una parte de’ suoi tesori. Mi rallegro del bellissimo dramma, felicissimo parto, come ai dice del vostro ingegno, che ha posto in desolazione tutte le menti partorienti dell’Italia, per riconoscersi incapaci di produzioni, alla vostra, in qualche parte almeno paragonabili. Mi rallegro finalmente di tante vostre belle doti che vi rendono invidiabile, perché tutto felice.

 

            cleante         (a parte) (Come? Anche mia sorella è impazzita?)

 

            saforosa       Grazie alla mia stella benefica, la mia salute è assai ben trincierata contro gli attacchi delle influenze le più malefiche. Le mie ricchezze posson far argine al torrente delle communi disgrazie. Il mio dramma, per favor delle sorelle di Febo, non è a niun altro secondo; ma non terminano qui le mie felicità. Una schiera di amanti, che mi adorano vivono intieramente soggetti al mio servizio. (tira una portiera di faccia, e si vedono molti giovani nella retro stanza) Questi cavalieri stanno tutti obbedienti a’ miei ordini. Onde io, per ringraziamento dell’onor che mi avete fatto, vi do la libertà che ve ne prendiate due a vostra elezione per cavalieri serventi.

 

            cleante         (a parte) (Questa sì che mi giunge nuova.)

 

5          cornelia       (a parte) (Facciamo un po’ di commedia.) Signora, troppo generosamente vi compiacete ricompensare una piccola dimostrazione del mio ossequio, ed io mostrerei di esser poco riconoscente, se ricusassi un tal dono.

 

            saforosa       (a que’ signori) Signori favoriscano di accostarsi, acciò la signora possa speculargli, e sodisfarsi. (vengono avanti Saforosa, mostrandone uno per volta) Questi ha il dono della dabbenaggine: questo dell’ipocondria: quest’altro della taciturnità. Volete una bravura vocale, eccovela; vi piace una economia senza pari, non cambiate questo. Se non isdegnate una loquela perpetua, questo qui sarà per contentarvi.

 

            cornelia       Belle doti possiedono tutti questi signori, né io saprei a chi mi appigliare, dovendo aver riguardo al loro merito; ma come l’inclinazione mi porta il più alla dabbenaggine ed alla taciturnità, farò la scelta di questi.

 

            saforosa       (a quei due) Venere istessa che sì bene ricompensò Pirade, non averebbe potuto meglio di me ricompensare i vostri servigi. Voi dunque, dal mio passate al servizio di questa dama.

 

            cleante         Non già però come Paride al servizio di Elena.

 

10        saforosa       E notate ne’ fasti delle vostre felici avventure, come fortunatissime per voi, le Kalende del corrente mese di Giano.[31]

 

            cornelia       Come dite, madama? le Cal...

 

            saforosa       Le Kalende. Questa è la più erudita maniera di contare i giorni di ciascun mese, perché così gli contavano gli antichi romani. Se il mio cuoco nel segnar le spese quotidiane le segnasse altrimenti, non dormirebbe certamente la sera in mia casa. Io voglio dell’erudizione anche in cucina.

 

            cornelia       Gran bel genio! Or signora Saforosa, giacché la vedo così propensa a favorirmi nelle mie inclinazioni, oserei io troppo d’inoltrarmi a pregarla a volermi permettere la sodisfazione di un’altra per cui ho ancora un gran debole?

 

            saforosa       Appaghi pure con libertà i suoi desideri.

 

15        cornelia       Giacché si ritrovan qui cavalieri sì disinvolti potrebbesi continuar con piacere la conversazione in ballando, quando per altro ciò non riesca di sua noia.

 

            saforosa       Ben di cuore. Sappiate che, con tutto ch’io sia data ad occupazioni serie e di gran rilievo, l’emanciparmi da quelle ben spesso a il mio solito, per attendere al brio, e farmi di esso una piacevole occupazione. (chiama Plautina)

 

            plautina        Madama.

 

            saforosa       Che venga tutto il concerto istrumentale; e si tolgan di qui gl’imbarazzi.

 

            plautina        Non frappongo alcuno indugio al comando.

 

20        cleante         Ma sarà difficile poter trovar così presto sonatori.

 

            saforosa       Signor Cleante, voi fate torto alla mia qualità, alle mie ricchezze, ed al mio gusto, a credere che io non tenga al mio stipendio un treno di gente per tutt’i bisogni.

 

            cleante         Ch’ella avesse appresso di sé un treno di gente, mi era noto; ma non sapeva ch’ella tenesse al suo servizio anche il concerto degl’istrumenti. Perdoni l’ignoranza. (vengono i sonatori)

 

            saforosa       Monsù Debonario, datevi voi l’onore il primo d’invitar madama. Gli altri saranno postumi a voi. Quanto al signor Cleante dovrebbe avere il primo luogo; ma per non lo far danzare colla sorella potrà fare a me l’onore se pur gli aggrada, di condurmi alla danza nel medesimo tempo; e fare un minuet in quarto.

 

            cleante         Come vi piace. (basso a Saforosa) Madama, posso io considerar questo onore, come un preludio delle mie fortune?

 

25        saforosa       Mi parrebbe che fosse troppo presto il dichiararsi.

 

            cleante         Non vi ricordate del defalco de’ mesi anticipati che ho dimandato?

 

            saforosa       Ma tutto non si può accordare. (ballano)

 

 

                                   SCENA XIV

 

                                   Orazio e detti.

 

            orazio           Ah sorella! Il festino senza dirmi niente; eh? E di più quando vi ha la signora Cornelia!

 

            saforosa       II fato, non io, ha condotto l’affare.

 

            orazio           Comunque si sia; giacché il medesimo fato ha condotto qui ancor me, con permissione di questi signori voglio ballare ancor io. Signora Cornelia la prego a volermi favorire.

 

            cornelia       Sono a servirla.

 

5          saforosa       Ma, germano mio, lasciate un po’ di riposo alla signora.

 

            orazio           Qui non ci son tanti germani, né oche. La signora non è stracca, ed io sono all’ordine. (a’ sonatori) Sonate.

 

 

                                   SCENA XV

 

                                   Terenziano e detti.

 

            terenziano  (a parte) (Che novità e questa!) (a Saforosa) Signora, vi prego di permettermi, col favorirmi che ancor io goda della festa. (l’invita)

 

            cleante         (a Terenziano) In caso che la signora debba ballare Vostra Signoria permetterà a me ch’io balli seco.

 

            terenziano  Ma...

 

            cleante         La signora Saforosa...

 

5          saforosa       Egli in casa mia è forestiero... Contentatevi così signor Terenziano. Non mancherà altra occasione per divertimento di ognuno.

 

            cleante         (basso) Madama, adesso mi accorgo che mi avete fatto grazia de’ mesi anticipati. Or dunque potrò liberamente...

 

            saforosa       (ballano in quattro; e poi, terminato il ballo) Signori giacché madama Cornelia debbe essere più che mediocremente lassa, termineremo il divertimento, invitandogli tutti ad un altro simile, ma più copioso, per questa sera. (partono)

 

            terenziano  Se ha da esser in tutto simile a questo, ci sarà da divenirsi poco per me. Mi sta nel cuore l’affronto. Penserò a vendicarmi.

 

                                   Fine dell’atto primo.

 

 

 

                  ATTO SECONDO

 

 

                                   SCENA PRIMA

 

                                   Sala.

 

                                   Saforosa e Orazio.

 

            saforosa       Ditemi, diletto fratello; quando lascierete voi cotesto vostro spirito svalezzato e saltellante in qua, e in là, senza darlo mai alle buone lettere, almen per qualche fiata del giorno, essendo esse una risplendente facella, per illuminarci nella oscura notte dell’ignoranza?

 

            orazio           Quando voi, sorella dilettissima, lascierete cotesta vostra fissazione su cotesti sciapitissimi libri, pieni di fanfalughe, di storture e di sciocchezze, che oscurano quel po’ di lume di ragione, che vi è stato dato dalla natura.[32]

 

            saforosa       Ah fratello mio, dunque voi siete perduto senza riparo.

 

            orazio           Ah, sorella mia, dunque voi siete una pazza senza rimedio.

 

5          saforosa       Come? Voi amerete piuttosto il nome d’ignorante, che quello di dotto?

 

            orazio           E voi più quello di saccente, che di ragionevole?

 

            saforosa       Al vostro dire pretendereste dunque, che la ragione consistesse in giocare; mettere in ridicolo questo, e quello; amoreggiar con venticinque donne; passar da un divertimento, e l’altro; insomma sodisfare a tutt’i vostri capricci, e prendervi tutt’i sollazzi, e piaceri?

 

            orazio           No; ma né meno in farsi rider dietro col voler far la preziosa, ed apparir dotta per ambizione; quando tutte le vostre sciocche affettazioni ed il vostro insipido parlare vi rendono il trastullo e il divertimento di tutte le conversazioni e ridotti del paese.

 

            saforosa       Non occorr’altro: voi siete un uomo perduto, tomo a dirvi.

 

10        orazio           E voi siete una donna pazza, torno a replicarvi.

 

            saforosa       Un uomo, che non abbia, o almen non mostri di aver qualche tintura di scienze, sarà sempre dispregevole.

 

            orazio           E una donna, che non sia altro che infarinacchiata di qualche dottrinuccia, e voglia spacciarsi per una sapientessa sarà sempre una ridicola.

 

            saforosa       Deh mettete il vostro senso discretorio sotto il torchio della ragione, e vedrete...

 

            orazio           Che cosa, che cosa? Il senso discretorio? Che bestia è mai questo senso discretorio?

 

15        saforosa       Questo vuol dir non aver veduto né men le coperte della loica.

 

            orazio           E questa loica, che sarebbe mai?

 

            saforosa       Non saper che cosa è loica! Si può dare una quintessenza d’ignoranza maggiore di questa?

 

            orazio           Di grazia, ditemelo un po’ voi, perché io per logica o loica, ho inteso sempre una persona sciapita, e di poco senno e giudizio.

 

            saforosa       La loica, perché restiate istruito, è quella scienza, che insegna che cosa è blittri; l’argumento barocco, baratti e frisasinorum.[33]

 

20        orazio           Sorella cara, ho paura che in questo argomento ci entrino una infinità di persone, e fra queste ci entriamo anche noi due per conversazione. Si può sentir pedanteria maggiore e più insipida?

 

            saforosa       Si può veder ignoranza più grassa, e detestabile?

 

            orazio           Dovevate dir piuttosto magra, perché degli asini se ne trovan pochi de’ grassi. Or sapete? non voglio più stare alla vostra scuola, perché, a quel che vedo, ci sarebbe da imparare a farsi corbellare. Addio sorella. (via)

 

            saforosa       Addio, addio. Che peccato, che un giovane nobile, e di quello spirito, abbia da comparir vestito colla livrea della popolaresca ignoranza!

 

 

                                   SCENA II

 

                                   Petronio e detta.

 

            petronio       (a parte) (Il mio figliuolo Orazio dovrebbe essere stato a tentar di rimuovere questa pazzarella dalle sue sciocchissime idee, secondo il concertato tra noi.) Mia figlia, vi saluto.

 

            saforosa       Le fo riverenza, signor padre.

 

            petronio       Quanto tempo è che non avete veduto Orazio?

 

            saforosa       Non è guari, che si congedò da me.

 

5          petronio       Mi suppongo che la sua venuta non sarà riuscita vana ed infruttuosa.

 

            saforosa       Vanissima. Questo vostro figlio è perduto.

 

            petronio       Come perduto?

 

            saforosa       Signor sì; perché, per quanto io mi sia studiata per guadagnarlo a voler prendere un po’ di gusto alla letteratura moderna e civilesca, ho perduto il tempo, e la fatica. Oleam, et operam perdidi.[34]

 

            petronio       Quando egli non fosse letterato, a me basterebbe che avesse giudizio e buona condotta, ne facesse dir di sé.

 

10        saforosa       E come si può ciò ottenere senza vegliare le notti intiere, e sudar sopra gli autori provetti e di buona stampa?

 

            petronio       Io non ho tanto vegliato, e studiato sopra questi autori; e pure, grazie al Cielo, mi son tirato avanti bene, né ho fatto mai co’ miei spropositi ciarlar di me pe’ crocchi, e pe’ cappannelli. Ma soprattutto, che vi ha egli detto?

 

            saforosa       Tra le molte cose insussistenti e vane, che facevan conoscere la sua vergognosa ignoranza, mi ha assicurato, che non lascerà mai questa sua vita volagiera, instabile ed affatto lontana dal procurar di adornarsi lo spirito di luminose nozioni, a che io l’esortava; fino a che non lacerò io lo studio ed i miei libri.

 

            petronio       E bene; voi che ne dite?

 

            saforosa       Ch’ei sarà sempre, qual egli è, buono a nulla e perduto.

 

15        petronio       E perché?

 

            saforosa       Perché io non lascerò mai di perfezionarmi lo spirito con nuove peregrine ed erudite investigazioni.

 

            petronio       Ma veramente lo dite di proposito?

 

            saforosa       Che dovrei dirlo da burla? su tali materie non si scherza.

 

            petronio       E vorrete che vostro fratello si perda per conto vostro, secondo che dite?

 

20        saforosa       Ed io mi averei a perdere per conto suo?

 

            petronio       Per voi questa perdita sarebbe un acquisto. E non vedete che, abbandonando lo studio, riacquistereste il giudizio, che avete perduto, e ritornereste in quella stima di donna prudente, ch’eravate dapprima appresso le persone di garbo?

 

            saforosa       Appresso le ignoranti, dite piuttosto; ma de minimi non cura pretor. I preti curati non fanno di questi minimo conto.[35]

 

            petronio       Io perché non ho studiato grammatica, vi risponderò, con un altro proverbio volgare, che dice: cerca, per quanto puoi, non star vicino alla donna, che parla di latino. Io non me n’intendo; ma credo che diciate più spropositi che parole.

 

            saforosa       Sì, chi non ha studiato e non istudia è capace di dirne.

 

25        petronio       E chi studia, come voi, è capace di dirne, e di farne. E questo è quel che io vorrei farvi capire.

 

            saforosa       Ciecus non iudica de coloris. Il cieco non può giudicare de’ colori. Chi non sa quanto s’impara ne’ libri, e che il sapere è un tesoro inestimabile, giudicherà sempre come voi.[36]

 

            petronio       E chi impara, e chi sa quel che sapete e imparate voi, giudicherà scioccamente come voi giudicate. Sapete, figliuola mia, quando si dirà che voi sappiate qualche cosa, e quando acquisterete non dico un tesoro, ma un gran fondo di ricchezze? Quando voi, che siete donna, farete da donna, coll’attendere delle cose famigliari di casa vostra, ed essendo unica padrona di molte possessioni e di altri interessi, vi applicherete alla conservazione ed accrescimento di essi. E perché forse la vostra esperienza e capacità non arriverà a tanto, vi consiglio a prendere un uomo da bene e di giudizio per marito, il quale...

 

            saforosa       Marito? Oh che sproposito! che sproposito! E dove si legge che alcuna delle muse si sia mai maritata? E poi io lasciar la casa febea per entrar non si sa dove?

 

            petronio       Oh; sarete la prima voi delle muse a maritarvi; ed al vostro esempio può esser che anche alle altre ne venga voglia. Ed in quanto al lasciar la casa del signor Lucio Febei, già vostro marito, non sareste in questa necessità. Potreste abitarla nonostante.

 

30        saforosa       Signor padre, mi perdoni; non fo per congedarla; ma la prego a permettermi di andare a dare alla luce un certo mio parto poetico, di cui non vorrei che mi se ne guastassero le idee, avendone solamente formato in testa l’ombrione. (via)

 

            petronio       (a parte) (Andate, andate pure, che il vostro cervello non facesse qualche sconciatura.) Io sì che ho fatto una sconciatura di donna a far lei. Ma l’è stata guastata. Prima non era così. Quanto è facile a far pigliar cattiva piega ad un debole cervello donnesco! Ah! al sentire, e al vedere, ch’è peggio, io non ci son riuscito meglio di Orazio. Come fare a rimettere adesso in carreggiata costei, che n’è affatto fuori?

 

 

                                   SCENA III

 

                                   Plautina e detto.

 

            petronio       Oh, Plautina, tu sei qui?

 

            plautina        Credo di sì, se non sbaglio.

 

            petronio       Come? hai la padrona sopra parto, e non sei ad assisterla?

 

            plautina        Che diavolo dite signor Petronio! La padrona sopra parto? lei che è vedova da più d’un anno in qua?

 

5          petronio       Tant’è; ella me l’ha detto colla sua propria bocca.

 

            plautina        Ch’è spiritata? Ci mancherebbe questa ora, ch’ella volesse mettersi alla moda anche in questa.

 

            petronio       Non ti dico falsità. Ella si è partita in fretta e in furia da me, piantandomi come un cavolo, con dire esser pressata di dare alla luce un parto poetico, già formato nella sua testa.

 

            plautina        Oh, sia ringraziato il Cielo. Son ritornata in me, al vostro spiegarvi chiaramente. Se l’ho da confessar giusta, mi era cominciato a venire il sudor freddo. Che del resto ella fa il possibile quasi ogni giorno di partorire in questa maniera; e voi ed io averemmo che fare, se l’avessimo ad assistere ogni volta.

 

10        petronio       Ed io, guarda, sarei quasi per dire che sia per venirvi piuttosto il sudor freddo al considerare, ch’ella si provi a questi parti, che dici tu di ogni giorno, che... ah non vorrei dire qualche sproposito.

 

            plautina        Che ogni nove mesi, eh? Sarebbe stato sproposito da vero, se voi l’aveste detto.

 

            petronio       Ti confesso che, avendo ella marito, se sentissi ch’ella fosse sopra parto in pericolo di vita, forse non me ne affliggerei tanto; perché senti, Plautina: che le donne sieno mamme, non escon fuori dell’ordine della natura, ma che si voglian far scioccamente dottoresse, come la mia figliuola, contravvengon troppo a quest’ordine; e però...

 

            plautina        Ma se ne trovan pur di quelle...

 

            petronio       Intendo quel che vuoi dire. Coteste costì come per esempio quella signora Aglaia napolitana, e dell’altre, non fanno contro quest’ordine, perché la natura le ha formate per esser miracoli del loro sesso; e perciò ha dato loro lo spirito, intelletto, giudizio e buon gusto da poter far questa professione al par degli uomini, senza defraudarle delle qualità proprie anche ad una donna, perché sia di garbo, prudente, giudiziosa ed attenta al governo di una casa; ma la mia figliuola ti pare a te che...

 

15        plautina        Io però so pur che tante e tante recitano a mente de’ pezzi di latino, e canzonette del Rolli, di Metastasio e di altri uominoni: hanno sempre libri fra le mani, e non parlano che per sentenze. Queste dunque non...

 

            petronio       Queste sì, giusto son quelle, che vanno biasimate, e che si mettono da per loro in ridicolo, perché non sanno altro che affettate scimmie di quelle poche che sanno, e perciò parlan sempre a sproposito. Ma lo sproposito poi maggiore che fanno e il non attender punto alla famiglia, che ha più bisogno alle volte del loro ago, e del loro filato, che delle loro canzoni, recitate stroppiatamente; dei loro sciocchi e forse accattati proponimenti. E mia figlia è una di queste.

 

            plautina        Ma pure il signor Terenziano...

 

            petronio       Cotesto ignorante (secondo il parer d’ognuno) ed iniquo adulatore è stato, ed è tutta la rovina di lei. Egli non è altro che un presontuoso, pedante pezzente, e di bassa stirpe, venuto non si sa di dove, che si dà grand’aria di letterato, e che colle sue adulazioni ritira di grandi aiuti, e ne aspetta de’ maggiori dalla mia figlia.

 

            plautina        Se io potessi esser sicura che voi mi tenessi il segreto, vi potrei dire anche di più.

 

20        petronio       Stanne pur certa: te lo giuro.

 

            plautina        Ma sentite... non vorrei... Perché io ve lo dico a fin di bene.

 

            petronio       Ti sarò grato e segreto, non dubitare.

 

            plautina        Uh, signor Petronio, per l’amor del Cielo... Non vorrei mettere scandoli.

 

            petronio       Se tu hai fin buono, come dici...

 

25        plautina        Se l’ho buono?

 

            petronio       Ne parli a me solamente, che posso rimediare agl’inconvenienti, che ti manterrò il segreto; di che temi? Anzi mal faresti a non palesarmi ciò che sai.

 

            plautina        Ve lo dico, ve’; sopra la vostra coscienza.

 

            petronio       Mi contento.

 

            plautina        Io mi sono accorto, ch’ei non solamente prende di mira la robba della padrona, ma ancora il di lei cuore.

 

30        petronio       Come! 

 

            plautina        Sappiate ch’egli n’è innamorato malamente.

 

            petronio       Ah iniquo! Questo di più? E mia figliuola?

 

            plautina        Ella, per ora, non ha che della stima per lui. Ma perché questa è giunta a un segno a non poter crescere di più, se va punto punto avanti, diventa assolutamente amore.

 

            petronio       Qui bisogna in tutt’i modi, e per più riguardi, prenderci sollecitamente rimedio.

 

35        plautina        II rimedio io lo saprei, e sarebbe buonissimo, se riuscisse.

 

            petronio       E quale sarebbe?         

 

            plautina        Farla innamorar di qualche giovane di garbo, che fosse per piacergli; che allora il signor Terenziano averebbe fritto.

 

            petronio       Ma ella si dichiara non volersi rimaritare, perché ha tutto l’affetto per gli studi.

 

            plautina        Ch’ella s’innamorasse pure, e vedresti quanto presto l’amor per un bel giovane trucchierebbe l’altro che ha pe’ libri.[37]

 

40        petronio       Ma il farla invaghire di un giovane quando ella si dichiara non voler marito, sarebbe un’azione...

 

            plautina        Ch’ella s’innamori, e di proposito, torno a dirvi e allora vi prometto che l’averemo a quel che si vorrà.

 

            petronio       Ma il trovar questo giovane di garbo con tutte le altre qualità da non dispiacere né a lei, né al parentado?

 

            plautina        Eh, quant’a questo l’averei bell’e trovato, io.

 

            petronio       E chi sarebbe?

 

45        plautina        Il signor Cleante.

 

            petronio       Non mi dispiacerebbe, ma chi sa se egli...

 

            plautina        Non pensate più là. Basta che vi contentiate, che io arruffi un po’ le matasse a mio modo.

 

            petronio       Fa’ pure, perché un tale arruffamento a buon fine non è di quelli da frusta; ma bensì da premio; e questo te lo prometto, se ti riesce l’opra; tanto più, che il rimedio sarebbe senza strepito. (via)

 

            plautina        Non occorr’altro dunque. Mi ci voglio sbracciar più che se avessi a fare il pane, o lavar il bucato. Mi ha obbligato troppo quel signor Cleante con que’ suoi rimedi per gli accidenti. Di buona ragione ne averebbe a aver degli altri, e de’ più attivi de’ primi, e farmene parte, se mi riesce servirlo nel disporre l’aria della padrona (come ho conosciuto che desidererebbe) a rendersi adattabile al suo temperamento.

 

 

                                   SCENA IV

 

                                   Cortile.

 

                                   Terenziano e Pippo.

 

            terenziano  (gesticolando, e dicendo tra di sé parole interrotte, come chi sta componendo) Sovra alato destrier... Sovra alato destrier...

 

            pippo              Oh; eccolo qua.

 

            terenziano  Alato destrier... (si morde l’ugna) Alato destrier... Ah! (si stropiccia la fronte) che... Che nel cacume. No, no. (fa gesti)

 

            pippo              (a parte) (Ch’è spiritato, o gli si dà quel brutto male?) Buon dì a Vostra Signoria.

 

5          terenziano  (passeggia battendosi la fronte senza osservarlo) Alato destrier, che nel... Nel (si gratta la testa) nel Permesso. Buono, così va bene. (seguita a passeggiare) Sovra alato destrier, che nel Permesso...

 

            pippo              Signore, la riverisco. (con riverenza profonda)

 

            terenziano  Vade retro, profane. (con voce alta sdegnosa)

 

            pippo              (ritirandosi indietro con impeto cade intimorito) Misericordia! aiuto!

 

            terenziano  Chi ti ha reso così temerario di osare interrompermi, allor quando, ebro dell’acque aganippee, sto passeggiando questo cortile in compagnia dell’amabile graziosa Erato, componendo un sonetto sopra il prodigio de’ nostri tempi, l’eruditissima Saforosa?[38]

 

10        pippo              Signore, se Vostra Signoria compone sopra la mia padrona, la mia padrona ha composto sopra me, che io le venga a dire che gli vorrebbe parlare.

 

            terenziano  Dille... Dille che quando averò terminato di alzarla sopra le stelle, sarò a’ suoi piedi.

 

            pippo              A’ suoi piedi, quando l’averete per aria?

 

            terenziano  Insensato! Voglio dire, con iperbole, che alzerò il suo nome quanto da me si potrà; il che non sarà poco. Ma non mi fa’ perdere più tempo: lasciami nel mio entusiasmo.

 

            pippo              (a parte) (Costui dice certe parolacce veramente da spiritati, che altro, che i diavoli le possono intendere.) Insomma che gli ho da dire? Che verrete?

 

15        terenziano  Sì, fra non molto (fa gesti fra sé)

 

            pippo              (a parte) (È spiritato senz’altro.) (via)

 

            terenziano  Sarà meglio che mi ritiri nel mio liceo, per trattar più famigliarmente colla mia musa.

 

 

                                   SCENA V

 

                                   Cornelia e Orazio.

 

            cornelia       Orazio, non vi lamentate di non trovare in me un forte e costante affetto verso la vostra persona, come bramereste; perché io ancora potrei fare a voi un simil rimprovero.

 

            orazio           Me condannar di poco affetto, madama?

 

            cornelia       A mio riguardo certamente.

 

            orazio           E che prove ne adducete?

 

5          cornelia       Quelle che potete addur voi contro di me.

 

            orazio           Vorreste forse dire che io non abbia per voi molta considerazione, quando non lascio passar giorno senza visitarvi?

 

            cornelia       E voi potete asserire che io non vi riceva con tutta cortesia e buon cuore, ogni volta, che mi favorite?

 

            orazio           Ma quel ricever voi tanti altri nell’istessa forma, che me...

 

            cornelia       Ma quel visitar voi tante altre ogni giorno colla stessa attenzione, che a me fate...

 

10        orazio           Un giovane disoccupato bisogna pure che in qualche maniera passi il suo tempo; né meglio può passarlo che in visite sì oneste e graziose.

 

            cornelia       Ed una giovane, che non ha da far nulla, in che meglio può passare il suo, che in ricever persone ben morigerate e di spirito?

 

            orazio           Il mio cuore, per altro, non è indifferente per voi, come lo è per tutte le altre, ch’io visito.

 

            cornelia       Chi vi dice che il mio lo sia per voi, come vi assicuro che lo è per ogn’altro, che mi onora colle sue visite?

 

            orazio           Ma questi nuovi serventi acquistati in casa di mia sorella...

 

15        cornelia       Questi ancora vi danno gelosia? Se pigliate ombra di costoro, la piglierete anche della mia cagnuola, e del mio parrocchetto, che mi divertiscono egualmente colle loro maniere buffonesche, e parlar senza conclusion. Bisognerebbe, che io avessi cento cuori, o uno da poterne far cento parti, per poterlo distribuire a tutti di chi sospettate. Sentite, Orazio; del carattere, di che siamo voi ed io, niun di noi pretenda dall’altro una ristretta e limitata soggezione, perché non l’otterrà mai. Voi amate il brio, il moto, la varietà della conversazione, e il divertirvi incessante; non è così?

 

            orazio           Così è.

 

            cornelia       Figuratevi, che per tutte queste cose ho la medesima passione ancor io. Or vedete se ci possiamo adattare ad un amor metodico e limitato.

 

            orazio           Dunque io non potrò sperar da voi in corrispondenza del mio alcuna distinzione del vostro affetto?

 

            cornelia       Oh questo no. Io amerò voi come amante, che possiede la sincerità del mio cuore, e gli altri come amici, o come uomini, che servono al mio divertimento. Altrettanto, e non più, richiedo da voi.

 

20        orazio           Ve lo prometto, e colla maggior sicurezza.

 

            cornelia       Se viviamo così, non soffriremo le noie delle seccature; saran da noi lontane le angustie delle soggezioni; né ci affliggeranno i tormenti delle gelosie.

 

            orazio           Dite vero, perché è pazzia l’amar per tormentarsi; e l’amore debbe servirci di piacere e di divertimento, e non di pena.

 

            cornelia       Questo anche è il mio sentimento. Io voglio divertirmi, e ridere secondo le occasioni, una delle quali, né vi dispiaccia, è il trattar con vostra sorella.

 

            orazio           Non crediate già che io mi offenda del disprezzo, che fate della sua affettata preziosità e pedantesca dottrina, che meglio sarebbe dirla ignoranza; anzi io ne sarò il primo a biasimarla, e riderne con voi; ma non è per questo, che io non desiderassi che ella s’illuminasse, ed a tale effetto sarei per pregarvi ad adoperarvici ancor voi, come potete, giacché inutili sono a me riuscite tutte le prove fattene.

 

25        cornelia       Eccomi pronta a quest’opera di carità. Voi non avete che a dirmi ciò che bramate ch’io faccia.

 

            orazio           Dovete unirvi con vostro fratello, con cui vado d’accordo, per rimoverla da questa sua pazzia dottrinale, e per arrivare a ciò, procurar d’invogliarla a riprender marito.

 

            cornelia       Questo nol crederei difficile se si potesse presentarle qualche giovane appetitoso e di suo genio.

 

            orazio           Il giovane è trovato, ed è l’istesso vostro fratello.

 

            cornelia       Mi’ fratello! Tanto meglio. Io vo presentemente da lei, come vi ho detto; trascurerò occasione che mi si presenti per quel che si desidera. E voi dove anderete?

 

30        orazio           Ove a voi piacerà.

 

            cornelia       Che andiate in conversazione di belle signore, e di maggior vostro genio, avrò piacere.

 

            orazio           Questa è una riconvenzione, che mal si accorda con quel che diceste poc’anzi.

 

            cornelia       No, Orazio, non è riconvenzione; anzi se mi è lecito il pretender tanto, ve lo comando. Basta che alle volte vi ricordiate di me. (via)

 

            orazio           Non mi sarà difficile l’obbedirvi.

 

 

                                   SCENA VI

 

                                   Bita e detto.

 

            orazio           Oh, buon giorno Bita garbata. Dove, dove così in fretta?

 

            bita                Qui vicino a fare un esercizio.

 

            orazio           Servizio a doppio?

 

            bita                Come s’intende questo addoppio?

 

5          orazio           Quando con una sol’opra si contentan due.

 

            bita                Io non vi posso rispondere, se non parlate più chiaro.

 

            orazio           Non ti sei mai trovata a portar certi letterini, o imbasciate, che fanno piacere a chi le manda ed a chi le riceve?

 

            bita                Io mi son trovata, e spesso, a trovar degli sciocchi.

 

            orazio           Di me vuoi dire, neh?[39]

 

10        bita                Io non dico di nissuno in particolare; ma dico bene che di cotesti vostri servizi a doppio non ne ho mai fatti, né gli so fare.

 

            orazio           È possibile che la padrona tua, antecedente a questa, non ti abbia mai fatto imparare un mestiere tanto necessario per lei, e per una cameriera?

 

            bita                Già lo so: voialtri giovanotti sempre pensate, e parlate male di noialtre donne. Ma sapete da quel che viene?

 

            orazio           Da che mai? Dimmelo una volta.

 

            bita                Dalla scimunitaggine nostra, che vi lasciamo raggirarvi troppo intorno a noi, quando vi dovremmo tener lontani, come la peste.

 

15        orazio           Oh, Bettina mia, tanto barbara vorresti essere contro di noi altri pover’uomini?

 

            bita                Basterebbe che tutte fussero del mio umore.

 

            orazio           E se tutti fossero del umor mio, vorrei che tu e tutte le altre veniste a cercar di noi.

 

            bita                A cercar di voi? Che forse ci vorresti far qualche stregoneria?

 

            orazio           Sicuro.

 

20        bita                E qual sarebb’ella?

 

            orazio           Di non venir mai punto né poco a cercar di voi altre.

 

            bita                Per ora questa stregoneria l’abbiam fatta a voi. Di grazia, provatevici. Uh che si starebbe allora tanto bene, se vi riuscisse!

 

            orazio           Cioè gli uomini starebbon bene.

 

            bita                Sta’ a vedere che gli uomini saranno di miglior pasta delle donne!

 

25        orazio           Almeno non tanto dolce.

 

            bita                Ma più cottoia.[40]

 

            orazio           Senti, a togliere a voi altre quella crudezza, che vi dà la superbia, l’usanza e qualche altra cosarella, che so io, sareste dieci volte più cottoie di noi.

 

            bita                Io non ho tempo adesso da perdere in dispute, che del resto vi vorrei far vedere con mille esempi alla mano, che razza di bestie siete voi altr’uomini ancora.

 

            orazio           Oh, oh, pian piano, Bettina mia. Tu entreresti in collera da vero, tu! Non comprendi che tutto il mio discorso è stato in celia?

 

30        bita                Celia m’in tasca. Mi par che il vostro discorso era molto a proposito, a me.[41]

 

            orazio           Quel che si dice per burla...

 

            bita                Si dice; e chi ha orecchie lo sente.

 

            orazio           Io stimo e venero tutte le donne, e la tua padrona particolarmente; or considera se io avessi volute dir male a buona di loro, di lei e di te, che sei la sua cameriera diletta!

 

            bita                Sentite, se volete biasimar le donne, avete a cominciar da vostra sorella, che lo merita almeno quanto l’altre.

 

35        orazio           Delle sciocchezze di mia sorella ne va detto male, ancor che si parlasse bene di tutte le altre donne. Anzi ti voglio pregar d’un servizio a conto di lei.

 

            bita                Vostra Signoria cerchi d’un’altra, perché io le ho detto, che i servizi, alla sua usanza, non gli so fare.

 

            orazio           Questo non è semplicemente a doppio, ma a cento doppi.

 

            bita                Peggio. No, no: la riverisco.

 

            orazio           Vien qua, Bettina garbata. (la prende) Vedo che sei in collera; ma voglio che facciamo la pace. Dammi la mano. (le ci mette una moneta) Abbiamo a essere amici, e hai da essere persuasa che ciò che ho detto contro le donne, l’ho detto in burla.

 

40        bita                Oh, ora sì che vedo che parlavi per ridere, e non di buono. Che ho da far per servirvi intorno a vostra sorella?

 

            orazio           Dove vai veramente?

 

            bita                Qui vicino dalla sarta della padrona.

 

            orazio           Ti ci voglio accompagnare, e in tanto ti dirò che servizio mi hai da fare.

 

            bita                Come comanda. Lei è mio padrone.

 

 

                                   SCENA VII

 

                                   Anticamera in forma di studio.

 

                                   Saforosa, poi Plautina e poi Pippo.

 

            saforosa       Se non mi liberavo con quel pretesto d mio padre, chi sa se mi fosse riuscito, prima che venga alcuno, aver tempo di riveder questa arietta pel nuovo mio dramma, a fin die recitarla con felicità e naturalezza?

 

            plautina        Uh, signora, quante visite ho inteso sono per esserle fatte! So che ognuno corre, io. Eh, il buon vino muove l’appetito a tutti.

 

            saforosa       E chi sono questi appetitosi visitatori?

 

            plautina        Il signor Terenziano già non manca.

 

5          saforosa       Oh egli è di casa. E poi l’ho mandato ad avvisare che si trasporti da me quanto prima.

 

            pippo              Signora, cattivo nunzio.

 

            saforosa       Che ci è di avverso?

 

            pippo              Il signor Terenziano è spiritato.

 

            plautina        Spiritato? (a parte) (Lo credevo solamente furbo, e matto, ora averà quest’altra virtù di più.)

 

10        saforosa       Come ciò? Come l’hai saputo, e da chi? (con maraviglia)

 

            pippo              Il come sia divenuto tale enunciarvelo non saprei. In quanto alla scienza rispondo: averlo saputo, e veduto pisce oculis. (accenna agli occhi suoi)[42]

 

            saforosa       Narrami ciò che vedesti. Che infortunio!

 

            plautina        Che può aver veduto! quel che fanno gli spiritati: gonfiare: stralunar gli occhi: far de’ brutti gerghi: dir delle parolacce indiavolate...

 

            pippo              Per appunto, per appunto.

 

15        plautina        Dar del capo in terra.

 

            pippo               Questo poi no; ma bensì darsi le mani sul capo.

 

            saforosa       Narrami il tutto per stensu.[43]

 

            pippo               Io l’ho trovato presso al Babbuino, mentre andavo a casa sua (a Saforosa), meglio forse sarebbe stato il dire: mentre andavo al suo domicilio, non è vero?[44]

 

            saforosa       Meglio, certamente.

 

20        pippo               Al suo domicilio dunque, che passeggiava, borbottando tra se certe parole diaboliche, che non intendevo: si mordeva le dita: si dava degli schiaffi: batteva i piè in terra: gesticolava così (lo contraffà in tutto) e mille altre cose consimilesche. Io gli ho fatto più volte riverenza; ma appunto. Era come farla a monsù della Rocca, che, come Quacquero non si piegherebbe nemmeno all’imperatore. Finalmente quando gli ho sentito dire che la gli andava bene, credendo che allora i suoi diavoli fossero andati a cena, o a dormire, mi sono osato presentarmeli più avanti... (a Saforosa) Mi par che quell’«osato» sia qualche cosa di buono.[45]

 

            saforosa       Buonissimo.

 

            pippo              Osato presentarmeli con una più profondissima, arciossequiosissima riverenza; ma egli con isdegno tartareo mi ha gettato in faccia certe parolacce acherontiche.

 

            saforosa       Anacreontiche vorrai dire.

 

            pippo              Come volete; che mi hanno fatto stramazzare in terra all’indietro.

 

25        plautina        (a parte) (Se non è spiritato, pazzo egli è almeno. Di qui non se n’esce.)

 

            saforosa       Inoltre?

 

            pippo              Inoltre siamo venuti a parlamento. Io gli ho intimato il comandamento di Vostra Signoria eruditissima...

 

            saforosa       (a parte) (Sì, è vero: «eruditissima» ci sta bene.) (a Pippo) Avverti, tu questa «eruditissima» l’hai lasciato molte volte nella tua narrazione. E tu, Plautina, non ce l’hai messo mai.

 

            plautina        Ce lo metterò, ce lo metterò più volte da qui avanti per rimediare alla mancanza. Non dubiti.

 

30        saforosa       Seguita. (a Pippo)

 

            pippo              Egli mi ha risponduto che...

 

            saforosa       Ferma. Non so se in buona lingua toscana vada detto ‘risponduto, o ‘risposto’.

 

            pippo              Farò una cosa per dar nel sicuro, ce li metterò tutti due: ‘risponduto di sopra, e qui ‘risposto’. Mi ha risposto che sarebbe venuto, quando l’averà finita d’alzare su per aria fino al cielo (coll’aiuto, credo io de’ suoi diavoli), ma che per allora lo lasciassi nel suo cataplasmo.[46]

 

            saforosa       «Cataplasmo»?

 

35        plautina        Averà qualche malaccio. Chi sa?

 

            pippo              No, no, ‘cataplasmo’: ‘entusiasmo’. L’ho pur trovata.

 

            saforosa       Oh, ‘entusiasmo’ sì. Vuol dire che componeva sopra di me. (a Plautina) Di’ tu Plautina adesso, gli altri visitatori: chi sono?

 

            plautina        Monsù Cleante, madama Cornelia. (si sente bussare)

 

            saforosa       Plautina.

 

40        plautina        Eruditissima.

 

            saforosa       Corri a veder chi è.

 

            plautina        Metto l’ale per servirla con più prontezza. (via).

 

pippo              Se è lo spiritato, mi permetta, eruditissima, che io me ne vada, perché non mi vo’ sottoporre a qualche altra stramazzatura per terra, romperm’il capo, e restar lì. Anzi consiglierei anche l’eruditissima persona sua a non lo ricevere, per isfuggire il pericolo.

 

            saforosa       Ei non è spiritato, il mio sciocco. Non hai inteso ch’ei allora componeva sopra la mia persona?

 

45        plautina        (ritornata) Madama eruditissima, è la signora Cornelia, che sarebbe per ossequiarla., se ella fosse ossequiabile.

 

            saforosa       Cornelia? Presto la sfera, il mappamondo; gl’istrumenti matematici; penna; carta; calamaro; tutto sopra quella tavola; e poi che passi. (i servi portan tutto con furia, ed ella si mette a sedere appresso la tavola)

 

 

                                   SCENA VIII

 

                                   Cornelia e Saforosa, che si lascia trovare a sedere, mostrando di cercar con premura tra carte e libri qualche cosa perduta, senza osservare a Cornelia; Plautina dopo che è chiamata.

 

            cornelia       Signora Saforosa, serva sua devotissima.

 

            saforosa       Dove può esser ita? L’aveva pur qui adesso.

 

            cornelia       Signora, son venuta...

 

            saforosa       Ma ci entra veramente il demonio, l’aveva qui, qui, non son che momenti.

 

5          cornelia       Non vorrei, madama, disturbarvi nelle vostre occupazioni.

 

            saforosa       Ora sì che m’inquieterei fuor di modo. Era qui, qui era. Genti, Plautina, Aristippo abbreviato, l’avete veduta? Dove siete?

 

            cornelia        E che mai avete perduto, signora?

 

            saforosa       Una gioia simile smarrita così a un tratto...

 

            cornelia        Madama, che avete forse smarrito il vostro brillante?

 

10        saforosa       Piacesse al cielo che almen fosse questo. Ora sì che ci farei il capo. Plautina, dico.

 

            plautina        (di dentro) Eruditissima.

 

            cornelia       Mi dispiace, signora, il vostro disturbo; ma si può sapere qual perdita ne sia la cagione?

 

            saforosa       Un’arietta pel nuovo mio dramma, terminata che non sarà mai un quarto d’ora.

 

            plautina        Che mi comanda, signora?

 

15        saforosa       Hai tu veduto una carta? (mostra trovarla) Oh; sia ringraziato il Cielo! eccola qui.

 

            plautina        Cotesta aveva perduto, signora? Uh genti, che danno!

 

            cornelia        Un’arietta non sarebbe stata una gran perdita per la signora, che in un quarto d’ora è abile a farne una dozzina.

 

            saforosa       Secondo l’estro. Ma questa mi costava molto.

 

            plautina        Un’arietta era? E io credevo che fosse una letterina tutta sapore del signor Cleante, il quale ha per voi... Non vo’ dir altro. Ma non mi ero ingannata all’ingrosso? Ha ella bisogno d’altro?

 

20        saforosa       Non per adesso.

 

            plautina        Me n’anderò dunque. (via)

 

            saforosa       Va’ pure. (a Cornelia) Accomodatevi. Che direte, amica, del mio poco proprio ricevimento? La passione per la perdita di uno de’ migliori parti della mia mente mi stringeva sì forte il cuore, che mi rendeva stupide tutte le altre facoltà dell’anima razionale.

 

            cornelia       L’errore, se pur fosse errore, sarebbe perdonabile, essendo voi in una sì forte angustia; e per dir vero mi era pentita di esser venuta a disturbarvi; ma non vi recherò lungo incomodo.

 

            saforosa       Mi maraviglio. Voi mi fate onore, e piacere.

 

25        cornelia       Ma vedo qui tanti preparamenti di studi, che...

 

            saforosa       Di questi strumenti matematici me ne voleva servir per alcune proporzioni pel mio dramma.

 

            cornelia       Che è forse un dramma matematico?

 

saforosa       No; ma vi dirò. Questa sorta di componimenti debbono esser costruiti in versi, come forse saprete, onde mi bisogna ben spesso di questi strumenti, per dar loro la giusta proporzione.

 

            cornelia       Dite saviamente; se ne può sapere il soggetto?

 

30        saforosa       Perché no? Ma prima (se non vi è discaro) voglio aver l’onore di leggervi l’arietta, che io aveva perduta.

 

            cornelia        Mi farete favore. E chi sarà il personaggio, che la dovrà cantare? e su qual soggetto?

 

            saforosa       Non so per ancora, perché io prima d’ogni altra cosa compongo le arie, e poi le adatto.

 

 cornelia       Benissimo.

 

            saforosa       Sentite dunque. (si alza da sedere, e Cornelia facendo lo stesso) Perché vi alzate? L’udienza debbe sentir l’arie con comodo.

 

35        cornelia       Ho piacer di ascoltarla in piedi, per starci con più attenzione.

 

            saforosa       Servitevi pure. (legge)

 

                                                           Aria.

 

                                               Nel mar vasto del godere

                                               se ne gía col vento in poppa

                                               un grazioso mio pensiere

                                               più leggier, che piuma, o stoppa,

                                               quando un vento di Libecco

                                               lo rivolta, e getta in secco.

 

            cornelia       Bella, bella al maggior segno! Avevate ragione di affliggervi tanto della perdita di essa.

 

            saforosa       Osservate la comparazione, anzi la categoria del mar vasto de’ godimenti coll’oceano: la proprietà del pensiero, che veleggia col vento in poppa come una nave leggiera: considerate ancora come c’incastra bene sì per l’espressione, che per la rima astrusissima, la parola «stoppa». Poi l’improvviso occidente del vento contrario, che urta la nave, cioè il pensiero, e lo getta nelle secche, ove si perde.

 

            cornelia       Ma quel vento libecco, che vento è, e da che parte viene? Scusatemi perché io non ho studiato la carta da navigare.

 

40        saforosa       Quello è vento libeccio; alla qual parola la figura sincope, che de medio tolle, ha levato la lettera ‘i’, e l’ha ridotta a «libecco», per far la rima con «secco». Licenze son queste poetiche; ma che, per farle con giudizio, e buon gusto, sogliono essere i più duri scogli della poesia.

 

            cornelia       Certo che a tanto non arriva il gran Metastasio. Mi do a credere che qui non averà avuto bisogno del compasso.

 

            saforosa       No certamente, mi è venuta con tutta felicità. Non troverete che un verso avanzi l’altro di un giotta.

 

            cornelia       Or mi dica adesso il soggetto dell’opera.

 

            saforosa       Il soggetto è cavato dal corpo dell’istorie vetusto­moderne: il Bucefalo.

 

45        cornelia       Il Bucefalo? E chi era questo eroe?

 

            saforosa       Non avete mai inteso parlar di Alessandro Magno? Questo era il di lui destriero. Eroe sopra tutti gli eroi della sua specie, e che fo discendere per linea retta dal caval Pegaseo.

 

            cornelia       E gli altri personaggi?

 

            saforosa       Brigliadoro di Orlando, Baiardo di Rinaldo, l’Ippogrifo di Ruggiero, i quali tutti essendo amanti dell’Alfana di Gradasso...

 

            cornelia       Fanno cose da cavalli, eh?

 

50        saforosa       Portentose.

 

            cornelia       Questa sarà una bell’opera cavallina, e totalmente di nuova invenzione.

 

            saforosa       Quanto a di nuova invenzione lo sarà certo; ma non tutta cavallina, perché ci saranno per serventi l’asino d’oro d’Apuleio, e quello di Luciano.

 

            cornelia        E questi signori serventi mi suppongo che saranno ancor essi in contrasto di amore per la cameriera di madamigella l’Alfana.

 

            saforosa       Per anche non ho destinato qual sarà questa cameriera, perché, essendomene venuta in mente una famosissima parlante, che ci averebbe fatto bene la sua figura, e per ciò mi sarebbe andata a grado, la ricusai per esser d’istoria troppo inveterata.

 

55        cornelia       Volendosi ella servire di un’asina moderna, potrà scerla a suo modo, perché non ne averà carestia, ed a me darebbe l’animo trovargliene una facilmente. (mostra tra sé d’intender di lei)[47]

 

            saforosa       Vi dirò, è necessario che sia asina istorica, e si trovi ne’ libri.

 

            cornelia       Mi maraviglio però che ella non ci faccia comparire, fra questi eroi destrieri, anche il famoso Ronzinante di don Chisciotte, ed il giumento del suo scudiere, che fecero sì gran prodezze.

 

            saforosa       Questo nome di Ronzinante sarebbe troppo vile per un’opera eroica.

 

            cornelia       Ma come fa ella mai a racchiuder nel suo capo tanto sapere e buon gusto?

 

60        saforosa       Molta lettura, e libri scelti ci vogliono; benché però tutto questo non basta.

 

            cornelia        E che ci bisogna di più?

 

            saforosa       Non si trova alcun gran letterato, che si fidi totalmente di sé. Ci vuol persona di vaglia, che insinui e corregga; ed io per buona sorte la ho.

 

            cornelia        Chi è? Il signor Terenziano forse?

 

            saforosa       Egli appunto.

 

65        cornelia        Non lo so approvare per voi.

 

            saforosa       Come! E dove vorreste trovare in tutta Roma, e forse anche altrove, un soggetto più di esso dotto, e di più sublime intendimento?

 

            cornelia        Non dico per questo; ma ad una bella giovane, come voi, mal si conviene un maestro sì rozzo, poco pulito, e mal fatto, come egli è.

 

            saforosa       La virtù supera ogni altro pregio. Questa m’incanta.

 

            cornelia       Ma se con una virtù eguale, per non dir superiore, si trovasse gioventù, nobiltà, avvenenza, spirito, buon gusto, grazia e ricchezza, non sarebbe meglio?

 

70        saforosa       Non può negarsi che i beni, che dai filosofanti vengono appellati beni di fortuna, non servano di un lucido ornamento a quegli altri, che hanno dall’animo nostro la sorgente; ma dove trovarsi un portento simile, che tutti insieme gli possieda?

 

            cornelia        (guardando alla scena) Non lontano molto da voi.

 

            saforosa       Qua non vedo che vostro fratello; ma in quanto alla scienza...

 

            cornelia        Ah madama, se voi sapeste quanto egli sa!

 

 

                                   SCENA IX

 

                                   Cleante e dette.

 

            cleante         Voi, madama, avete in quest’oggi reso prudente il primo luminare del cielo, il quale, avendovi veduta così luminosa e sfavillante, si è coperto col velo di atre nubi, per non esser in obbligo di chiamare a duello i vostri rai, per l’affronto ch’ei riceve dallo splendore di essi.

 

            saforosa       Se non mi trovassi incomodata da una furiosa dissenteria di memoria, che ha fatto evacuar dalla mia mente un prodigioso ammasso che ci serbava di concetti, potrei adequatamente rispondere all’improvviso assalto de’ vostri pericolosi lusinghevoli complimenti; laonde, a similitudine del vostro sole, mi conviene, per isfuggire ogn’impegno, ritirarmi sotto la cortina del silenzio.

 

            cleante         Se la vostra mente, signora, alleggerita, come dite, abbonda di tanti nobili e spiritosi pensieri, che sarebbe...

 

cornelia       Lasciate, fratello, i complimenti, e le lodi che giustamente si converrebbero alla bellezza del corpo di madama, e rimirate con più maraviglia la bellezza del suo spirito. Ella sta componendo un dramma, che se non m’inganno averà più plauso di quanti mai ne sono stati fin ora rappresentati sulle scene. Il solo titolo lo promette.

 

5          cleante         Godo, signora, di questa sua bella idea. E quale è questo titolo?

 

            saforosa       Il Bucefalo.

 

            cleante         Il Bucefalo?

 

cornelia        Sì, l’eroe cavallo del grande Alessandro, amante dell’Alfana di Gradasso, ed ha per rivali Brigliadoro, Baiardo e Ippogrifo; i servi poi di alcuni di questi sono gli asini di Apuleio, e di Luciano.

 

            cleante         Che mi dite! Bisogna veramente aver una testa come questa della·signora Saforosa, per formare una tale idea.

 

10        saforosa       Voi dunque, signor Cleante, non la disapprovate?

 

            cleante         Non posso disapprovare ciò che vien da voi. Una sola difficoltà, benché piccola, ci troverei; ma non ardisco...

 

            cornelia        No, no, fratello, dite pure, perché la signora si fa gloria, come appunto mi diceva, di porre sotto la critica di valent’uomini le sue opere.

 

            saforosa       Tant’è. Parlate pure con libertà.

 

            cleante         L’inverisimilitudine di far parlare, anzi di più di far cantare in musica sopra di un palco, e coll’accompagnatura degl’istrumenti queste bestie.

 

15        saforosa       Confesso che questa difficoltà ha fatto a me ancora qualche spina, la qual forse, non superandola, sarebbe per farmi ritirar dall’impresa.

 

            cleante         Non faccia, signora, perché mi sovviene una difesa da serrar la bocca a tutti i critici, e da render plausibile e verisimile la vostra idea.

 

            saforosa       E qual è?

 

            cleante         Pitagora, uno de’ più insigni filosofi dell’antichità, teneva la trasmigrazione dell’anime.

 

            saforosa       Come avete detto? «trasmagrazione»! Come? l’anime posson dimagrare?

 

20        cleante         «Trasmigrazione» ho detto, che vuol dir passaggio.

 

            saforosa       Aveva inteso male. E bene?

 

            cleante         Egli dunque diceva che alla morte di ciascuno di noi le anime nostre erano forzate a passare ad animare un altro corpo da nascere. Se l’anima di colui che moriva era vivuta bene, doveva animare il corpo di un altr’uomo; se male, quello di una bestia, e ciò per pena. Noi dunque potrem dire che l’anime di alcuni musici bravi, mal vivuti con alterigia, sfrenatezza, e superbia, sieno passate ne’ corpi di quei cavalli, e quelle di quegli asini siano anime di musici stati cattivi nel vivere, e peggiori nel cantare.[48]

 

            saforosa       (a parte) (Questa dottrina Terenziano non me l’aveva insegnata.) Bella e dotta difesa; mi piace assai.

 

            cornelia       (basso a Saforosa) Non ve l’aveva io detto che mio fratello sapeva molto?

 

25        saforosa       Ma adesso mi nascerebbe un’altra difficoltà.

 

            cleante         Qual sarebbe?

 

            saforosa       Che noi per altro non sentiamo mai parlare nessuna bestia da uomo.

 

            cleante         Questa è quasi la stessa difficoltà fatta di sopra, che si è sciolta quanto al cantare in musica; e quanto a chi facesse quanto al parlare, gli si potrebbe rispondere che da chiaro a conoscere non aver letto Omero, il più insigne di tutti i poeti greci, il qual dice che il cavallo di Achille (e qui siamo quasi nel medesimo caso) si fermò a mezzo il combattimento per parlare e predire l’avvenire. Ed il gallo del ciabattino Miele non tenne col padrone un lunghissimo discorso? È Luciano che ce ne assicura.

 

            cornelia        Ma dirà la signora: questi son casi rari, che abbian parlato le bestie. Oh, e a’ giorni nostri non ne segue, dico io?

 

30        cleante         Tanto più la sua opera ecciterà maraviglia; cosa che tanto incalza Aristotile ne’ precetti, che egli dà della tragedia. Parlando poi figuratamente, si potrebbe dir quel che dice mia sorella, perché, secondo la dottrina di Pitagora, quegli uomini, che parlano da asini e da cavalli, averanno anime state prima ne’ corpi di qualcuna di quelle bestie.

 

            cornelia       Uh, quante trasmigrazioni!

 

            saforosa       Queste vostre ragioni, signor Cleante, mi paiono tali che non ammettan risposta. Son molte belle, e gagliarde. Bisogna che Terenziano...

 

 

                                   SCENA X

 

                                   Terenziano e detti.

 

            terenziano  (a Saforosa) Signora, se non son volato ad obbedirvi tosto che dal vostro servo mi son stati annunciati i vostri onorifici comandamenti, accusatene l’oricrinito Apollo, che interessato nelle vostre lodi, non mi ha permesso di scendere dal sagro monte pindarico, prima di aver compito il presente sonetto.[49]

 

            saforosa       Lodo la vostra obbedienza al nostro nume; ma, anche questi supremi ordini a parte, non vi avrei fatto querela del vostro indugio, perché l’esperienza m’insegna che i gran poeti non si possono interrompere nel loro entusiasmo, senza commettere un gran delitto.

 

            cornelia       Oh, signor Terenziano, faccia degni ancor noi, mio fratello e me, di ascoltare questo suo sicuramente bellissimo sonetto.

 

            terenziano  Non ci repugno. Spero che troverete che la mia musa non mi ha tradito, con essermi sterile delle sue grazie. Dico.

 

                                               In lode della...

 

5          saforosa       (interrompendolo) Già mi sento anticipatamente sollevar lo spirito.

 

            terenziano  (legge)                       ... della maggior sapiente donna...

 

            cornelia       Questo viene a voi, signora Saforosa.

 

            terenziano  (seguita a leggere)                                                ... del nostro secolo.

 

                                               Sonetto.

 

                                               Sovra alato destrier...

 

            saforosa       Che brava scappata! «Sovra alato destrier», può principiarsi meglio?

 

10        cleante         Sarà forse questo l’Ippogrifo del vostro dramma.

 

            cornelia       Se non si lascia dire, non avrem mai il piacer di sentirlo.

 

            saforosa       Dite il vero. Legga, legga, signor Terenziano.

 

            terenziano  (legge)

 

                                               Sovra alato destrier, che nel Permesso

                                               sterca sonetti, madrigali, ed odi,

                                               e vive sol delle frondose lodi

                                               dell’arbor che innestossi a nobil sesso,

 

            saforosa       Che cosa stupenda! Che nobile, e chiara descrizione del caval pegaseo!

 

15        cornelia       Stimo quel fargli far componimenti con tanta facilità, io.

 

            saforosa       E il viver delle lodi frondose? che bella immagine!

 

            terenziano  Ciò delle frondi d’alloro, arbore in cui fu trasformata Dafne.

 

            saforosa       Ah che descrizione! che frase poetica! «che innestossi in nobil sesso»! Bisogna esser veramente poeti per spiegarsi così.

 

            cleante         Seguiti, seguiti. Dovrebbon esserci di gran belle cose.

 

20        terenziano  (legge)

 

                                               donna te vidi, da stupore oppresso,

                                               poggiar in alto, e far che invidia annodi

                                               sua lingua, e che la fama eterno inchiodi

                                               il tuo bel nome alla gran Safo appresso.

 

            saforosa       Ah di grazia un po’ di pausa, perch’io possa respirare. Che dire! che frase! far che l’invidia annodi la lingua, per dire: farla tacere.

 

            cornelia       E l’inchiodatura perpetua fatta dalla fama del vostro nome appresso alla gran Safo? Voi ci siete dipinta a pennello.

 

            cleante         Gran giudizio di non fare inchiodare il cavallo ancora, perché non sarebbe potuto andare avanti; sebbene allora adoprava l’ale, e non i piedi.

 

            saforosa       Che mirabile sublime ingegno!

 

25        cleante         Se non si sapesse chi è il signor Terenziano, si direbbe che alcune frasi, ed anche versi interi fosser presi o dal Guidi, o Bellini, o Filicaja, o da altri illustri autori.[50]

 

            saforosa       Saranno ben gli altri, che avran preso da lui, perché gli son postumi.

 

            cleante         Mi perdoni, signora, ciò non può essere, perché egli vive, ed essi son morti già da molti anni.

 

            saforosa       Felici loro, che possono essere immitati da sì grand’uomo.

 

            cornelia       Eh, lasciatelo terminare, né ci trattenete il piacere di sentirne il fine.

 

30        saforosa       Avete ragione. (a Terenziano) Seguiti, seguiti.

 

            terenziano  (legge)

 

                                               Poscia piegare in giù lo sguardo in giro

                                               e veder mille altiere donne al volo

                                               provarsi per seguirti. Ah che deliro![51]

 

            cleante         Oh gran Bellini!

 

saforosa       Che dite di quella inaspettata bellissima esclamazione: «ah che deliro»! per mostrar la pazzia di quelle temerarie, che voglion tentare un volo sì alto?

 

            cornelia       Son pazze davvero. Il volere non basta, ci vuole il potere. Seguiti, seguiti. La chiusa dovrebbe esser sorprendente.

 

35        terenziano  (legge)

 

                                               Ché questo ardito petulante stuolo

                                               fu tosto dal caval, con un sospiro

                                               di dietro, abbietto rovesciato al suolo.

 

            cornelia       Non l’aveva io detto?

 

            saforosa       Oh che bella, che bella immaginazione!

 

            cleante         E pulita.

 

            saforosa       Io resto incantata. Son fuor di me.

 

40        cleante         Questo varrebb’altro, che il sonetto dell’Achillini nel suo genere.

 

            cornelia       Ma non si potrebbe sentirlo legger tutto andantemente?

 

            terenziano  Volentieri. Così lo gusteranno meglio.

 

            cornelia       Signora Saforosa, di grazia tenete in briglia i trasporti, e le esclamazioni in questo mentre.

 

            saforosa       Lo prometto, benché con fatica.

 

45        terenziano  (legge; e Saforosa fa diversi gesti, e scurci di vita)[52]

 

                                               In lode della maggior sapiente donna del nostro secolo

 

                                                           Sonetto

 

                                               Sovra alato Destrier, che nel Permesso

                                   sterca sonetti, madrigali ed odi,

                                   e vive sol delle frondose lodi

                                   dell’alber che innestossi in nobil sesso,

                                               donna, te vidi, da stupore oppresso,

                                   poggiar in alto, e far che invidia annodi

                                   sua lingua, e che la fama eterno inchiodi

                                   il tuo bel nome alla gran Safo appresso.

                                               Poscia piegare in giù lo sguardo in giro,

                                   e veder mille altere donne al volo

                                   provarsi per seguirti. Ah che deliro!

                                               Ché questo ardito petulante stuolo

                                   fu tosto dal caval, con un sospiro

                                   di dietro, abbietto rovesciato al suolo.

 

            cornelia       Questo a un capo d’opera.

 

            cleante         Che bell’intrecciamento di pensieri, e di frasi! Bassi, sublimi, nobili, e plebei, e tutt’insiem fanno un composto egregio (a parte) (o piuttosto una perfida oglia alla spagnuola).[53]

 

            terenziano  L’applauso di costui mi fa perdere il pensiero della vendetta.

 

            saforosa       Grand’uomo! Questa è una vera Fenice.

 

50        cornelia       Amica, non posso esprimervi le grandi obbligazioni, che vi professo. Oggi vi siete privata di due cavalieri serventi per concederli a me, e adesso mi avete dato occasione di godere uno de’ divertimenti maggiori con ascoltare la poesia del signor Terenziano.

 

            saforosa       Oh a proposito de’ cavalieri serventi; come siete contenta di essi?

 

            cornelia       Come braccieri contentissima, perché assai forti e robusti. Ma non prevedo che debban essere secondo il mio genio.[54]

 

            saforosa       E perché?

 

            cornelia       Perché io, che non son tagliata per la letteratura, mal mi accomoderò con essi, ed essi con me.

 

55        saforosa       La cagione?

 

            cornelia       Essendo questi di vostra conversazione, è impossibile, che non sien letterati; onde...

 

            saforosa       No, no. V’ingannate. Non sanno nulla.

 

            cornelia       Come può star ciò?

 

            saforosa       Vi dirò. Chi vuol aver sempre conversazione abbondante, bisogna che soffra ogni sorta d’uomini. I dotti mi servono di pascolo, e di divertimento; gl’ignoranti di riempitura.

 

60        cornelia       È assai che voi gli soffriate.

 

            saforosa       Per non restar molte volte sola, bisogna ben soffrirgli, essendo i sapienti in sì scarso numero.

 

            cleante         Io dunque posso sperar di non essere escluso, almeno per questo titolo dell’ignoranza.

 

            saforosa       Voi, signor Cleante, non per questo, ma per molti altri illustri titoli ci sarete sempre bene accolto. Anzi vi prego a favorirmi frequentemente.

 

            cleante         Sarà mio pensiero non abusarmi di quest’onore, che mi dà una maggiore speranza per la grazia di quei tanti mesi di silenzio, che mi spaventavano.

 

65        saforosa       Voi siete troppo irregolare, come vi feci noto assai chiaramente.

 

 

                                   SCENA XI

 

                                   Orazio e detti.

 

            orazio           Sorella, non vorrei che l’esercitar voi tanto la memoria nelle vostre corbellerie... no, no, ho sbagliato, voleva dir ne’ vostri studi, vi facesse dimenticare del vostro impegno.

 

            saforosa       Di che impegno?

 

            orazio           Venga la rabbia a’ libri, che fanno scordarsi de’ divertimenti.

 

            saforosa       Intendete forse dell’invito fattovi per una festa di ballo in questa sera?

 

5          orazio           Di cotesto appunto.

 

            saforosa       Non mi crediate tanto lubrica di memoria, no. La festa è in ordine, ed allusiva alla mia casa. Potete condurre madama ed il signor Cleante nella gran sala, che a momenti mi ci porterò ancor io, essendomi necessario dar prima alcuni ordini. Voi, signor Terenziano, fermate il piè qui con me. (gli altri partono)

 

            terenziano  Mi arresto per obbedirvi, e per intender gli ordini, che vi compiacerete di darmi.

 

            saforosa       Sappiate, avanti tutto, che mi son fatta un grande onore dell’arietta, che si è composta insieme.

 

            terenziano  Non poteva essere a meno.

 

10        saforosa       Di poi sappiate che desidero la vostra approvazione sull’idea, che mi è venuta in testa per la vicina festa da ballo.

 

            terenziano  Essendo concetto di vostra mente, non può esser che ammirabile.

 

            saforosa       Porgete le orecchie. Ho determinato che i signori soliti della conversazione li vestano da poeti sino al numero di nove, per corrispondere ad altrettante amiche mie, che saran vestite a muse. Apollo, come loro principe, sederà sopra un trono dipinto a diversi colori di pietre, come a museo, che rappresenterà il monte Parnaso.

 

            terenziano  Mosaico avrete voluto dire, e non museo.

 

            saforosa       Sì, a mosaico, per alludere alle diverse maniere di poetare.

 

15        terenziano  Ottimo ed arguto pensiero.

 

            saforosa       Questi darà il segno dal suo trono, che si dia principio a sonare ed a ballare, col gettito, ch’ei farà della sua lira in mezzo alla sala, per prender la quale ciascuno si affaticherà ballando, il che comporrà una bellissima danza in zuffa, che dovrebbe riuscire assai vaga. Terminerà questa colla discesa del nume al piano, e ripresa egli la sua arpa, ne strapperà le corde, regalandone una per ciascuno; i quali contenti, torneranno a ballare fra loro una certa danza; terminata la quale, Apollo inviterà al ballo un per volta gli spettatori, che continueranno la veglia a loro piacimento.

 

            terenziano  Non può esser più nobilmente, né più poeticamente immaginata la festa. Ma chi sarà Apollo?

 

            saforosa       Avea pensato che foste voi; ma considerando che il vostro aspetto sarebbe stato più proprio da Esculapio suo figlio, il quale si dipinge barbuto, che da Apollo, sempre imberbe, e di presenza giovinile, ho risoluto di rappresentar io stessa questo personaggio; laonde vestita di color di luce, con in capo tre corone di alloro in forma di triennio, per alludere a’ tre monti destinati a questa divinità, ed alle muse, mi farò vedere padrona della festa.

 

            terenziano  Non approverei quel triregno, cioè quelle tre corone non bene allusive ai monti del vostro dominio, perché questi son quattro, e non tre, Pindo, Pierio, Elicona, e Parnaso. Una sola corona basterebbe.

 

20        saforosa       Basta, vedremo.

 

                                   Fine dell’atto secondo.

 

 

 

                  ATTO TERZO

 

 

                                   SCENA PRIMA

 

                                   Strada.

 

                                   Plautina e Bita.

 

            plautina        Riverisco il signor don Macrobio. Serva di Vostra Signoria eccellentissima.

 

            bita                O che credi che la scienza si abbia da appiccar solamente alle muraglie di casa vostra? Anche nella nostra casa ci si posa un po’ di polvere dottrinale.

 

            plautina        Eh lo so, lo so. Anzi mi è stato detto che di più ci si fabbricano delle granate scientifiche, per ispazzare e tor via tutta l’erudita spazzatura, che può essere stata introdotta in quella della mia padrona.

 

            bita                Spazzatura davvero. Chiamala, chiamala brobbrio, ché dirai meglio.[55]

 

5          plautina        Canchero! Al sentire, la dottrina ti si è attaccato addosso malamente, lei. Tu cominci a giudicare ex cattera, tu. Come mai in sì poco tempo ne sai tanta?

 

            bita                Nella maniera, che ne sai tanta tu in poco più di scuola della mia.

 

            plautina        Vuoi dunque dire che non siamo altro, che pappagalli, cioè che non abbiamo null’altro imparato che parole, senza saper ciò che si voglian significare.

 

            bita                Per appunto così.

 

            plautina        Ma tu averai più di me la toga dottorale, che non vuol dir poco.

 

10        bita                E chi ti ha dato queste notizie?

 

            plautina        Il signor Orazio, il quale affinché io possa spalleggiare appresso la mia padrona la vostra orditura, mi ha fatto confidenza di tutta la tela.

 

            bita                Oh, così va bene, perché, se tu l’avessi avute di fuoravia, potrebbono esser risaputi i nostri raggiri, e guastaticci nel meglio.[56]

 

            plautina        Dichi pur troppo il vero: però non bisogna fiatarne.

 

            bita                Io mi son lasciata persuadere a quest’imbroglio e fatica dal tanto saper ben dire del signor Orazio, il quale non sa solamente parlar ben colla lingua, ma con le mani ancora.

15        plautina        E il vostro Cleante, che ha sì bravi rimedi per gli svenimenti! Per lui mi metterei sul foco. E chi sarebbe così crudele, da non servir con tutt’affetto ed attenzione gente di tanto merito, e di così buon cuore?

 

            bita                Sarebbe un peccato.

 

            plautina        E grosso, perché chi usa carità la merita. Io per questo mi adopererò quanto posso per metterlo in grazia alla mia signora, e in questa tua mascherata non lascerei di farci la parte mia.

 

            bita                Sì, di grazia, aiutami quanto puoi, perché quel dover far da uomo, e di più letterato, non so come mi possa riuscire.

 

            plautina        Se te l’ho da dir giusta, mi pare strano, che tu ti sia impegnata ad una cosa quasi per te impossibile.

 

20        bita                Puoi credere che mi son tirata indietro quanto ho potuto; ma quell’aver da una parte il signor Orazio, dall’altra il signor Cleante, che sanno sì ben dire e fare, e di più con avermi assicurata, che ne sarei riuscita bene, non ho potuto dir di no.

 

            plautina        Dunque tu sarai il signor don Macrobio, vestito in toga, venuto da paesi lontani, per veder Roma, e per farci spiccare la tua dottrina?

 

            bita                Certo; e ciò per far conoscere alla tua padrona, che né ella, né il suo signor Terenziano sanno un K.

 

            plautina        Ma qui sta il busillis. Come farti tu creder un uomo dotto, e fare apparir loro ignoranti, se ne sai meno di essi?[57]

 

            bita                Mi hanno detto che basta che io impari bene a mente alcune dicerie, che già mi hanno scritte, e non pensi più là. Che quando anche io sbagli, e dica qualche sproposito, non importa, purché lo dica con spirito e franchezza.

 

25        plautina        Lo spirito, e la franchezza non ti mancherà; ma la memoria?

 

            bita                Di questa credo di potermene assicurare. Perché basta che io legga una sol volta una canzona, l’infilo di botto.

 

            plautina        Ma quelle dicerie non saran canzoni.

 

            bita                Quelle le leggerò due e tre e quattro, e quanto bisognerà.

 

            plautina        Ah, se così è, sei a cavallo. Oh ecco qua i nostri benefattori, e tuoi maestri.

 

 

                                   SCENA II

 

                                   Cleante, Orazio e dette.

 

            cleante         Bita, che fai tu qui, che non sei a studiar la tua lezione?

 

            bita                L’ho studiata fin ora, ma son un po’ scesa qui sulla strada, per pigliare un po’ di respiro. L’arco sempre teso, voi lo sapete, non regge molto.

 

            orazio           E come ti riesce l’impararla?

 

            bita                Eh, mi contento.

 

5          orazio           Prendi, questo è un segreto ottimo per la memoria. (le dà del denaro)

 

            bita                Con questi aiuti mi si renderà anche più facile il tenerl’a mente. E se me ne facesse bisogno di più...

 

            orazio           Ce ne sarà degli altri, non dubitare; ma non bisogna che tu perda tempo.

 

            cleante         E tu, Plautina, non mi dai alcuna notizia della tua padrona?

 

            plautina        Vi posso dire che l’ho lasciata spoltroneggiando a letto, dic’ella per riposo, perché tutta notte ha viaggiato su quel cavallo coll’ale. Son scesa poi ancor io, per pigliar un po’ d’aria, perché mi sentivo salir certi vapori alla testa, che temevo...

 

10        cleante         Oh povera ragazza! Al sentire, ne patisci spesso; e forse averai finito il rimedio, che ti diedi. Tieni eccotene un’altra dose. (le dà ancor egli della moneta)

 

            plautina        Che siate pur benedetto. Così vorrei tutti gli uo mini: caritative. Con questo rimedio addosso posso ritornar francamente in camera della signora.

 

            bita                Ed io potrò andare a studiare.

 

            orazio           Andate pure, ma ricordatevi di quel che vi si è detto.

 

bita                Che cosa?

 

15        plautina        Oh, il segreto a te non ti fa operazione, eh?

 

            bita                Ah, sì, sì, ora me ne ricordo. Una zimbellatura costa poco, e alle volte fa il suo effetto.

 

            plautina        Della mia memoria non ne hanno da dubitare, e per segno della verità mi ascoltino. Subito che entro in camera, dirò: «Signora, signora, uh, se lei sapesse che buona nuova è per Roma!» «Che nuova?» mi risponderà di subito. Ed io: «È arrivato un letteratone forestiero, che si dice, ne sappia più di quanti ne sono in questa città, presi tutt’insieme. È un prodigio universal; sa di tutte le cose. È filosofo, medico, matematico, chimichista, rettorico, poeta. E che cosa non sa egli? Dicono infin che sappia far molto ben la cucina, e accomodar perfettamente la testa alle signore».[58]

 

            cleante         Quest’ultima scienza te la puoi risparmiare.

 

            plautina        E pure questa sarebbe la cosa la più vera.

 

20        orazio           Tanto tanto quella di accomodar la testa alle signore si potrebbe lasciar correre, se le riuscisse aggiustar quella di mia sorella.

 

            cleante         Ma in tal caso bisognerebbe aggiungerci, quando l’han guasta.

 

            plautina        Or bene, in quanto a questo, dirò come vogliono. In quanto poi a lei, signor Cleante, senta se dirò a suo modo, e mi corregga liberamente, perché non l’ho per male.

 

            cleante         Tu hai spirito, hai giudizi, e mi ami, onde non dirai se non bene.

 

            plautina        Fatto che averò con viso allegro il discorso del letterato, mi metterò io una gran serietà e malinconia, e le dirò: «Ma che infelicità è la nostra in questo mondo, che non possiamo godere di alcuna consolazione, senza che non le venga dietro qualche dispiacere più grande a disturbarla!»

 

25        orazio           Oh, Plautina che mi burli? Questa è morale soprafina, lei!

 

            plautina        Che non vi piace a voi, neh? Voi vorresti sempre godere, non e vero?

 

            cleante         Lasciatela dire.

 

            plautina        Ella probabilmente mi dimanderà che guai ci sono? Io allora: ah il povero signor Cleante... me ne scoppia il cuore. Un giovane sì virtuoso, sì gentile e di garbo, e che tanto vi amava... Ella subito dirà: «Che gli è accaduto?» Io mi farò tirare un po’ le calze, mostrando non aver cuore da dirlo; finalmente gli spiattellerò la nuova, che siete per impazzire.

 

            cleante         Come sei moralista, non sei anche poetessa, è vero?

 

30        plautina        No, no. Non dubitate. Non arrivo tanto in là. Lei subito mi domanderà: «E perché?» «Per cagion vostra», gli replicherò io con un po’ di rabbia: «Uh il Ciel mi guardi ch’io avessi un simil peccato all’anima! Se voi avessi corrisposto al suo amore, come meritava, questo non sarebbe.» E qui lasciate fare a me che saprò ribatter la palla, e di balzo, e di posta, come verrà.

 

            cleante         Brava Plautina. Ad ogni ombra di vapore, corri pure a me pel rimedio, sai.

 

            plautina        Giusto adesso mi parrebbe che...

 

            orazio           Troppo frequenti son questi tuoi vapori!

 

            plautina        No, no, no. Sento che tornano indietro.

 

35        bita                La memoria mia non crolla, e mi ricordo che ho da portar con tutta gravità la toga... ma a proposito, vorrei che questa non fosse di un dottore che ne sapesse meno di me, perché mi si attaccasse almeno qualche po’ di dottrina in questa funzione.

 

            cleante         Saprai molto, se ti riesce portar la cosa come va.

 

            orazio           Or via, ognuna vada alle sue incumbenze.[59]

 

            bita                Vado. (via)

 

            plautina        Ed io, se la padrona mi sentisse, avrei detto: metto l’ale. (via)

 

40        cleante         Non si può negare che queste ragazze non abbian dello spirito.

 

            orazio           E corbellatorio. E poi il danaro lo fa venire anche a chi non ne ha. Vedete Corbulone, che quando non aveva a pena da mangiare, era mostrato a dito per uno sciocco, un melenso, uno stomachevole, dopo poi avere avuto l’eredità di quel suo vecchio parente, in tutte le conversazioni vuol fare sempre egli le carte, e da bello spirito.

 

            cleante         E per questo negli affari d’importanza, come il nostro, non bisogna risparmiarlo.

 

            orazio           Io spero che se queste riescon bene nelle loro funzioni, si abbia da vedere sbandito di casa mia sorella quell’asino di Terenziano: partirsi dal cervello di lei la pazzia di passar per donna letterata, e metter io per opra tua un po’ di giudizio. Tu poi, coll’arte, che hai meditato, non dubito che non ti saprai totalmente insinuar nel suo cuore per farci nascer del genio almeno, se non dell’amore.

 

            cleante         Non mi lusingo di tanto, e molto meno in sì breve tempo.

 

45        orazio           Eh, non aver sì basso concetto di te, e sì buono delle donne. Tu va, va a sollecitare, e istruire la tua Bita, ed io anderò a stimolar Plautina.

 

 

                                   SCENA III

 

                                    Anticamera.

 

                                   Saforosa e Plautina.

 

            saforosa       È impossibile che questo signor Macrobio ne sappia più del signor Terenziano. Basta lo vedremo perché in tutte le maniere voglio parlargli.

 

            plautina        Non vi sarà difficile, perché sento dire che vada cercando egli de’ belli spiriti e delle persone dotte.

 

            saforosa       E l’infortunio di Cleante come lo sai?

 

            plautina        Come lo so? Se gli ho parlato io stessa.

 

5          saforosa       Come? quando?

 

            plautina        Vi dirò. Essendo io scesa nella strada per pigliar aria, e per divertire i miei soliti vapori, l’ho veduto tutto pensoso e malinconico, girando intorno alla casa nostra, con gli occhi fissi alle finestre. Poi, fermatosi sotto quelle della vostra camera, che eran serrate, è restato immobile a contemplarle senza né pur veder me; che gli ero vicina.

 

            saforosa       Fin qui non ci trovo questi grandi indizi di pazzia, che dici.

 

            plautina        Aspettate. Dopo un pochetto, come se si fosse svegliato da una grand’estasi, ha dato in un gran sospiro, dicendo: «Ah felici muraglie! più felice camera! felicissimo letto, che racchiudete il dolce mio tesoro, il sole risplendentissimo degli occhi miei! E voi fortunatissime lenzuola, che dalla freddissima Olanda avete avuto la bella sorte di venire ad esser riscaldate da quell’amabilissimo fuoco, che tiene in vampe il misero mio cuore!»

 

            saforosa       Lo stile è assai bello, e l’eloquenza assai fiorita.

 

10        plautina        Mi burlate! Par tutta quella, che ieri leggevo in un di quei vostri libri, che studiate il più.

 

            saforosa       Ebbene? Seguita.

 

            plautina        Dopo aver ciò detto, è ritornato estatico; io che ne ho avuto compassione, l’ho preso per un braccio, scuotendolo, e chiamandolo a nome. Allora in un subito mi si è gettato a’ piedi ginocchione, credendomi voi.

 

            saforosa       Forza dell’immaginativa, che aveva impressa in sé la mia figura.

 

            plautina        «Ah mia bellissima ed eruditissima Saforosa», allora mi ha detto, «e fino a quanto mi terrete voi digiuno di qualche dolce spressione del vostro cuore per conservare in vita il mio, che sta agonizzante a’ vostri piedi?»

 

15        saforosa       E tu?

 

            plautina        Io l’ho fatto alzare: l’ho disingannato che non ero voi, e l’ho fatto un po’ rientrare in sé.

 

            saforosa       Ed egli?

 

            plautina        Egli ha cominciato a volermi parlar di voi, e che io procurassi di fare, e di dire in suo favore...

 

            saforosa       Questo è temerità.

 

20        plautina        Ma io, sapendo che non volete saper nulla del suo affetto, gli ho replicato: «No, no; mi parli d’altro: non vo’ sentire, non vo’ ascoltare niente, niente».

 

            saforosa       Hai mal fatto a non lo ascoltare.

 

            plautina        Sì, dapprima non l’ho ascoltato; ma poi gli ho dato orecchie.

 

            saforosa       Hai fatto bene.

 

            plautina        Egli à un giovane troppo di garbo, bello, gentile, grazioso. Dotto poi, non se ne dà. Se voi avessi sentito che bei versi ha detto a suo proposito, saresti restate incantata; e con che grazia, e passione! Credo che questi siano... Veramente non saprei dirlo di sicuro; ma del bove d’Ancona potrebbon essere?

 

25        saforosa       Certo. E di poi?

 

            plautina        Di poi mi ha detto dirvi da sua parte...

 

            saforosa       E tu gli ha’ promesso di parlarmi?

 

            plautina        Perché non transisse a’ miei piedi, poverino, gli ho promesso sicuro.

 

            saforosa       Ah temeraria! Ed hai ardito tanto? Togliti dalla mia presenza.

 

30        plautina        L’ubbidirò. (s’incammina)

 

            saforosa       (a parte) (Egli comincia ad amare nelle forme de’ grandi eroi.) Plautina, Plautina.

 

            plautina        Madama eruditissima.

 

            saforosa       Vien qua; per questa volta te la perdono.

 

            plautina        Grazie alla sua letteratissima misericordia.

 

35        saforosa       Ma avverti di non ne parlar mai con alcuno. Le scienze mal si confanno con gli amori.

 

            plautina        Non stia il suo animo su questo vacillante e dubbioso.

 

            saforosa       E che dovevi tu dirmi da sua parte?

 

            plautina        Oh, quanto a questo poi, madama, mi perdoni. Non gli dirò nulla certamente. Prima morire, che disobbedirla.

 

            saforosa       Come, impertinente?

 

40        plautina        Signora sì. Lei mi ha comandato, ed io gli ho promesso di non parlarne mai con anima nata; non voglio adesso...

 

            saforosa       Ti assolvo di tutto.

 

            plautina        No, no. Mi comandi altro.

 

            saforosa       Ubbidisci, dico.

 

            plautina        Glielo diro, ma...

 

45        saforosa       (vedendo venire Terenziano) Parti.

 

            plautina        Egli mi diceva.

 

            saforosa       Parti, ti dico.

 

            plautina        (vedendo Terenziano) (a parte) (Ora so il perché! Chi puol raccapezzare l’amor di noi altre donne, e particolarmente di questa?)

 

 

                                   SCENA IV

 

                                   Terenziano e Saforosa.

 

            saforosa       A tempo giungete, signor Terenziano. Ho da darvi una novella assai interessante per noi, se per altro non ha per anche battuto il delicato timpano delle orecchie vostre ripurgatissime.

 

            terenziano  È giunta alle mie orecchie, ed alla mia veduta ancora. (con volto torbido)

 

            saforosa       Sì? Ne ho piacere.

 

            terenziano  Ed anche ne esultate.

 

5          saforosa       Ne esulto, perché son certa che nel contrasto, che probabilmente avrete avuto con un soggetto, benché di molta stima, sarete restato d’assai a lui superiore.

 

            terenziano  Questa superiorità dipenderà da voi, quando mi permettiate di contrastar seco; il che non ho tentato finora.

 

            saforosa       Temete che io sia per impedirvelo, essendo quasi sicura della vostra vittoria? Mi suppongo che non vi sia ignoto il suo nome. E la sua patria vi è nota?

 

            terenziano  Che dimanda è questa? Debbo io da iersera in qua essermi scordato del nome e della patria di Cleante? Non volete già prendervi gioco di me?

 

            saforosa       Che gioco di voi? Che Cleante? Io non v’intendo.

 

10        terenziano  Dite piuttosto che non volete intendermi, o farvi intendere da me.

 

            saforosa       Ve lo giuro per le nove muse, e per Apollo istesso, che non vi capisco.

 

            terenziano  Capisco ben io il principio de’ vostri scambievoli amori.

 

            saforosa       La vostra mente è forte offuscata dalle tenebre dell’inganno. Io non ho amore che per le lettere.

 

            terenziano  E sarà inganno l’averlo io sentito iersera parlarvi del suo affetto, e l’aver veduto con che frequenza e parzialità ballavate con esso? Questo è ben altro amor che per lettere!

 

15        saforosa       Il ballar seco frequentemente, e con distinzione, fu effetto di corrispondente convenienza alla sua; ma non ebbero già da me corrispondenze le sue dichiarazioni di amore.

 

            terenziano  Ah signora, io scorgo in voi un certo principio di deserzione dalle belle lettere, che mi fa temere un intiero allontanamento da esse.

 

            saforosa       Io abbandonar le mie dotte e dolci applicazioni, per cui resta tanto il mio spirito adorno e contento? Questa è una fallacia della vostra temenza. Sappiate che il mio cuore non è capace di ricevere in sé altro affetto, che per Minerva; e ben conosco che troppo è contrario questo all’altro che voi supponete.

 

            terenziano  Questa vostra proposizione è vera in parte; ma non in tutto.

 

            saforosa       Come no?

 

20        terenziano  Eccovi come. L’amor per le scienze è tutto puro e spirituale. Quello per alcuno di differente sesso e amore umano, e ben spesso tutto materiale ed intenso; e questo è totalmente all’altro contrario. Ma quando la persona che si ama di diverso sesso, è scientifica, si può amar senza contrasto dell’altro amore, perché racchiude in sé anche quello, che alle scienze porta tutto l’animo nostro.

 

            saforosa       Dunque un animo totalmente inclinato ad arricchirsi del bellissimo oro litterario, potrà, senza offesa fare a questa sua nobile inclinazione, distraersi da un sì bel genio per donarsi ad un affetto...

 

            terenziano  Sì, mia bella signora; anzi questo secondo darà mano e stimolo all’accrescimento del primo, perché in amendue troverassi il genio per le lettere e per la persona amata; e formandosi da questi geni un nobile e dilettevol composto di umano e letterario amore, potranno questi amanti esser felici e studiosi nel tempo medesimo.

 

            saforosa       Voi dunque non disapprovereste in me un altro affetto, che non fosse interamente per le lettere.

 

            terenziano  No, certamente.

 

25        saforosa       Ma siete pur voi, che mi avete sempre persuasa a non ricevere entro il mio cuore altro, che per gli studi.

 

            terenziano  Ve l’ho persuaso, e ve lo persuado anche adesso; ma colla condizione antedetta. Figuratevi che voi amaste me, cui niuna scienza è ignota...

 

            saforosa       Voi?

 

            terenziano  Sì, mia cara, ed io voi con scambievole tenacissimo affetto; con quanto piacere mai ci applicheremmo alle nostre litterarie occupazioni!

 

            saforosa       Credo che burliate. Come potreste voi abbassare il vostro animo, elevato sempre a cose sublimi...

 

30        terenziano  Anzi io, amando voi che siete quasi celestial cosa, lo ergerei sempre più verso la sublimità delle sfere.

 

            saforosa       Già vedo che la vostra cortese musa è quella, che agita il vostro pindarico spirito, e lo stimola a servirvi di tali espressioni, per poeticamente lodarmi.

 

            terenziano  Io vi lodo perché lo meritate, e vi amo perché le vostre degnissime qualità mi ci sforzano. (Saforosa resta tacendo in atto di ammirazione) Vi fate di ciò meraviglia, come di cosa inaspettata? Mi avete pur promesso il competer con Cleante in amarvi, e me ne avete fatta sperar la vittoria.

 

            saforosa       Io non intesi di questo; ma del contrasto scientifico tra voi ed un eccellente letterato, giunto non è molto, in questa città. Non ne avete notizia?

 

            terenziano  Niuna per anche.

 

35        saforosa       Io ve lo farò conoscere, perché non è possibile ch’ei non venga ben presto a farmi visita, essendo sollecito ricercatore di tutti i belli spiriti delle città, per dove fa passaggio. Vi renderò avvisato del quando.

 

            terenziano  Mi obbligherete all’estremo, ma più...

 

            saforosa       Siatene pur certo. Goderò troppo di vederlo umiliato alla vostra dottrina, e vedervi la palma della vittoria.

 

            terenziano  Io sopra ogni altra vittoria vorrei potere ottener quella...

 

            saforosa       L’otterrete senz’altro. Un affare di non picciol rilievo mi chiama altrove. Signor Terenziano, a rimirarci.

 

40        terenziano  (a parte) (Il guado è rotto, ed il passo più difficile è fatto. Resta adesso l’avanzar cammino.) (via)

 

 

                                   SCENA V

 

                                   Strada.

 

                                   Petronio e Pippo.

 

            petronio       Finalmente che hai potuto rintracciare?

 

            pippo               Che egli è un vagabondo del fondaccio della Calabria, allignatosi qui da non molti anni in qua.

 

            petronio       Ma lo sai di buon luogo?

 

            pippo              Dal migliore che si possa avere. Dal bargello.

 

5          petronio       Dal bargello? E come hai conoscenza seco?

 

            pippo              Per mezzo d’un servizione, che gli feci una volta. Oh, oh, siamo amiconi.

 

            petronio       Non mi dispiace questa tua amicizia, perché in caso di bisogno, potrà egli darci qualche aiuto in farlo sbalzar da questa città, o almeno dalla casa di mia figliuola.

 

            pippo              Non volet’altro? Lasciate fare a me.

 

            petronio       Adagio. Non bisogna correre. Essendo questa una materia gentile, è necessario trattarla delicatamente.

 

10        pippo              E di che avete paura?

 

            petronio       Di pregiudicare alla reputazione di mia figlia. Un esilio, fatto dare a costui dalla casa di lei, potrebbe mettere la gente in sospetto di quel che non è, quando non ci fosse qualche altro evidente motivo e palese, che non riguardasse il suo decoro.

 

            pippo              E vi par poco quello di farla impazzire?

 

            petronio       Ne men questo sarebbe di suo vantaggio; perché rimettendosi ella, come spero, si metterà ancora nell’antico suo buon concetto di donna savia e prudente.

 

            pippo              Come fare dunque?

 

15        petronio       Se il governo potesse aver qualche valevole cagione per farlo bandir dalla città, che non avesse alcuna relazione alla mia figlia, sarebbe questo quel che mi piacerebbe.

 

pippo              Un uomo come costui, a bene esaminarlo, avrà mille pecette, che lo renderanno degno di quest’onore, e non avendole, gli si potranno fare appiccare.[60]

 

            petronio       Oh questo no. Sarebbe questa una grande ingiustizia, ed una azione nefanda ed affatto disconvenevole ad ogni uomo da bene.

 

            pippo              Ma per fuggire un male...

 

            petronio       Non se ne debbe far un altro peggiore. La tua morale è assai cattiva, Pippo mio.

 

20        pippo              Mi rimetto. Ma non puol essere, come dicevo, che egli non abbia addosso qualche guidalesco, che meriti la forca, non che l’esilio.[61]

 

            petronio       Ne sarebbe stato punito.

 

            pippo              Ma non sempre si sa tutto. Lasciate però fare a me. Paleserò all’amico carissimo il mio desiderio, e gli prometterò una buona ricompensa; ve ne contentate?

 

            petronio       Sì. In caso però che segua ciò che si desidera, con tutta giustizia, e salvo il mio onore.

 

            pippo              S’intende. Se egli ha qualche magagna per coperta che sia, mi comprometto che l’amicizia ed il danaro la caveranno alla luce senz’altro.

 

25        petronio       Ma non far tu il sollecitator d’una causa, che a te non si aspetta.

 

            pippo              Non vo’ mica far lo sbirro, né la spia, ve’. Toccherà al bargello a fare il suo offizio.

 

            petronio       Ci siamo intesi. (via)

 

            pippo              Non occorr’altro. Mi parrebbe di fare un’opera di carità, se mi riuscisse fare sbrattar costui, che è una mignatta della robba della mia padrona, e il flagello delle mie scarpe. In poco più di due o tre giorni cinquanta viaggi mi è convenuto far per lui, o con imbuciate, o colle man piene. Pippo, porta questo gigotto di castrato, e questo taglio di vitella al signor Terenziano, salutalo a mio nome, e digli che si goda per amor mio questo selvaggiume, e questi dodici fiaschi di vino di Gensano. Pippo, avvisa il signor Terenziano che lo aspetto a ber la cioccolata da me. Pippo... Diavolo che se lo porti! Il regalar che ella fa questo scimmiotto al mio paese si direbbe: pagare il boia che la frusti.[62]

 

 

                                   SCENA VI

 

                                   Plautina e detto.

 

            plautina        Sei tu, o non sei tu? (mostrando non riconoscerlo). Io ti credevo ne’ campi elisei; tanto ti ho cercato inutilmente.

 

            pippo              E pure se tu fussi venuta, ove io ero, mi avresti trovato.

 

            plautina        Ma gli è bene un gran dire che tu non voglia mai stare in casa.

 

            pippo              Chi lo dice che non ci sto? La sera, la notte, e due o tre ore intorno a mezzo dì mi hai tu mai veduto mancare?

 

5          plautina        Lo so pur troppo, che sull’ore del mangiare e del dormire ti ci trovi sempre; ma quando ci è da far qualche cosa chiama Pippo di qua, chiama Pippo di là, Pippo è fuor di casa a’ suoi spassi e trattenimenti.

 

            pippo              Un po’ di svario, sorella, bisogna pigliarselo; altrimenti si morirebbe tisichi.

 

            plautina        Chi mangia il pan d’altri, signor mio, non puol fare il gentiluomo. Bisogna stare al servizio lui, e faticare.

 

            pippo              Che mi vorresti far la donna addosso da vero? Poverina! Non sai che le donne, per diavole che sieno, non mi fanno paura a me? Vi vorrei, e con fatti e con parole, rivender quante siete.

 

            plautina        De’ rodomonti, che voglion dire, fare, ammazzare e squartare, ce ne abbiamo a bastanza, senza che voglia entrare ancor tu a crescerne il numero, e poi farsela sotto come loro.

 

10        pippo              E di coloro, che avendo più d’uno impiccato all’uscio, voglion mostrare a dito chi ebbe ducento o trecento anni fa qualcuno della sua famiglia in galera, non ne mancano, senza che tu voglia entrar a criticar me, quando fai peggio cento volte.

 

            plautina        E di che mi vorresti tu tacciar me?

 

            pippo              Di star l’ore e l’ore alla finestra, a dar retta a questo e quello, senza metter mai un punto, o pigliar per un momento la rocca in tutto quanto il nato giorno: di andar qua dalla vicina a imparar a far pasticci...

 

            plautina        Un povera me! Vedete quanto mai presto passa il tempo senz’avvedersene, quando si sta cogli amici discorrendo allegramente. La padrona voleva, un’ora fa, che tu fussi andato volando ad avvisare il signor Terenziano...

 

            pippo              Una nuova! Dal signor Terenziano! e a che fare?

 

15        plautina        Ad avvisarlo che si porti subito da lei, perché quel letteratone, che egli sa, le ha fatto sapere che in breve sarebbe venuto a visitarla; e noi ci trattenevamo qui a ciarla, senza che io pensassi punto a dirtelo. Su, corri, presto, che non abbiamo a sentir delle grida.

 

            pippo              Ma che...

 

            plautina        Va’ via: presto; non perder più tempo. Io l’imbasciata te l’ho fatta. (in partendo) Uh meschina! Chi sa quante gridate mi voglion toccare! Almeno me le facesse in latino, o alla nobilesca, ché forse non intenderei tutto. (via)

 

            pippo              Per mio! Le ti sanno guizzar di mano più d’un anguilla, quando le si senton prese queste donne. Chi disse ch’elle tengono il diavol per la coda non dormiva.

 

 

                                   SCENA VII

 

                                   Cleante, Orazio e Bita da letterato.

 

            bita                Ma io di questa, che voi chiamate geografia, non ne so nulla.

 

            orazio           Sarai da quanto me.

 

            cleante         Non importa. Basta che tu nomini a dritto, o a rovescio, Stretto di Gibilterra; Bosforo Tracio; Ismo di Panamà; Golfo Arabico; Chersoneso Tartarico; Polo Artico; Polo Antartico; Nort; Sud; Tropico del Cancro; Tropico del Capricorno...

 

            bita                Canchero, e Capricorno! e di più idropici! No, no. Non ne vo’ saper più niente. Che brute bestie son elleno?

 

5          cleante         Non ti dubitare, non son bestie. Son due segni del zodiaco.

 

            bita                Peggio babbo; e questo che è egli mai?

 

            cleante         È una fascia nel cielo, in mezzo della quale si trova sempre il sole facendovi il suo corso in un anno, e nella quale son dodici costellazioni, che si chiamano i dodici segni del zodiaco. Non hai mai sentito dire: Sole in Ariete; Sole in Leone; Sole in Vergine etc. Allora il sole si trova in quel segno.

 

            bita                Sì, sì; bene. Ma quante volte è in Vergine?

 

            cleante         Una sola volta l’anno.

 

10        bita                Uh, poco!

 

            cleante         Mentre ti accompagnamo dalla signora, ti darò ad intendere queste ed altre cose, bastantemente pel tuo bisogno.

 

            bita                Sì, perché non vorrei che il signor Macrobio restasse un asino, in cambio del signor Terenziano; ma del Capricorno, e della Vergine non ne vo’ saper nulla.

 

            cleante         Non temere. Basta, che tu parli molto francamente e senza esitare.

 

            bita                La lezione, voi avete sentito, la so bene; e quanto alle altre cose dirò quel che mi viene alla bocca; con un po’ di furberia però.

 

15        cleante         Così hai da fare.

 

            orazio           Ma ti riconoscerann’eglino?

 

            bita                Come mi hanno da riconoscere, se non mi hanno mai veduta, né sentito ch’io sia in questo mondo?

 

            orazio           Tutto va bene dunque. Andiamo.

 

            bita                Non ho altra paura, che questa carogna della mia memoria non mi abbandoni nel meglio. Quanto mi dispiace di non aver portato meco quel bel segreto, che mi deste per questa. Oh bene, il diavolo me l’ha fatto scordare!

 

20        orazio           Non te ne pigliar pena. Eccotene un’altra dose. (le dà denaro)

 

            bita                Ora sì che non temo più. Andiamo pure.

 

 

                                   SCENA VIII

 

                                   Gabinetto in forma di libreria.

 

                                   Saforosa, Terenziano, Plautina.

 

            saforosa       (a Terenziano) Perdonatemi, le vostre ragioni sono subalterne alle mie. Voi non dovete sdegnare di esporvi a disputar seco, perché la vastità interminabile della vostra scienza sarà sempre per confondere, fare ammutire, anzi istupidire il saper di lui, per grande che sia.

 

            plautina        Sicuro. Quali son quegli uccelli, che per bravi che siano in volare all’insù possino superar l’aquile?

 

            terenziano  Non vorrei azzardare la mia riputazione, perché un tradimento di memoria, una mezza sincope di spiriti, al che la mia indiscreta natura suol spesso abbandonarmi, può talvolta, in occasione di litterario contrasto, fare apparire orpello lo stesso re de’ metalli.

 

            saforosa       Troppo vi lasciate abbattere dalla vostra umiltà. Il vostro eccellente sapere, messo nella coppella del paragone, non perderà punto del suo peso, né del suo splendore per qualunque tormento, che dato gli sia dal fuoco ardente scientifico del vostro avversario, a dispetto di ogni indiscreto accidente della vostra natura.

 

5          plautina        Lo dico ancor io. In cappella ci vedo quell’altro, non voi.

 

            saforosa       Va’ tu a star vigilante, per annunziarmi prontamente l’arrivo del signor Macrobio.

 

            plautina        Metto le vele a’ piedi, per sollecitamente obbedirla. (parte, e poi torna)

 

            saforosa       Signor Terenziano, mi consiglierebbe di far palese a questo letterato la bella idea della mia opera Bucefalica?

 

            terenziano  No, signora, perché è per anche troppo indigesta.

 

10        saforosa       Ne’ primi giorni dunque ci porremo la mano per ben digerirla.

 

            terenziano  Ma non sarebbe meglio, che prima digeriste le crudezze del vostro cuore a riguardo del mio? Allora si potrebbe di conserva, e con più franchezza, dar di mano...

 

            plautina        (torna) Signora, signora, il signor letterato è giunto. Uh, s’ella sentisse! Puzza di Greco lontan le miglia. Mi ha avuto a fare svenire. Come farà lei di natura gentilissima, che gli dan tanto fastidio gli odori, buoni o cattivi?

 

            saforosa       Quegli della virtù non mi cagionano alcuna alterazione. Introducilo. (a Terenziano) Stimo bene di farmi trovar qui con voi, applicata tra’ libri. Che ne dite?

 

            terenziano  Il pensiero e ottimo, e l’azione convenevolissima.

 

 

                                   SCENA IX

 

                                   Saforosa a tavolino con libri, mostrando applicazione, Terenziano dall’altra parte, Bita da letterato introdotto da Plautina.

 

            plautina        (basso a Bita) Ch’i’ arrabbi se tu mi hai cera di saper un’acca. Tu pai e costì un musicuccio sbarbatello; piuttosto che un letterato di vaglia. Perché non ti sei appiccata un po’ di barba?

 

            bita                (basso a Plautina) Se la dottrina stesse nella barba i caproni sarebbon tutti dottori. Non dirai così quando mi sentirai spippolar sentenze, e dir cose dell’altro mondo.[63]

 

            plautina        (forte) Signor letterato, eccola là la signora mia, ilibrata tutta da capo a piè.[64]

 

            bita                Quella? (si muove per andare a lei, e nel medesimo tempo Saforosa si alza andandole incontro) Non vorrei, madama, che in avendola io incomodata, ella giudicasse temerità quel che è ossequio e venerazione verso la sua degnissima persona. Un nobil genio di conoscere, e trattare co’ più belli spiriti, e più dotti di ogni paese, come mi move ad andar vagando pel mondo a tal fine, così mi ha costretto a dare a lei questo incomodo.

 

5          saforosa       (a Terenziano) Bel complimento, ma non ben fraseggiato! (a Bita) Signor Macrobio, la fama, che colla sua tromba sonora ha reso palese il suo gran nome da Batro a Tile, paleserebbe per indiscreto e bene incivile il mio, se qual cieca talpa, non avendo occhi per conoscere quanto mi areca di gloria e di stima l’onore, ch’ella mi vien compartendo, in vece di rendergliene ringraziamenti, gliene dimostrassi noncuranza e dispregio.[65]

 

            bita                Come il tempo è per me assai prezioso, lasciamo, se si compiace, l’inutilità de’ complimenti, e passiamo a cose di peso maggiore; acciocché da’ suoi eruditi discorsi possa io arricchir l’animo di qualche peregrina notizia. Parliamo della moralità di Plutarco; della saviezza di Socrate; della costanza di Catone; della austerità di Pittagora, e dell’oscurissima scienza di Aristotele.

 

            saforosa       Il signor Terenziano qui mio maestro potrà meglio di me sodisfarla in tutto.

 

            terenziano  Signora ella sa pure le mie gravi indisposizioni. Da un forte riscaldamento del mio cerebro potrebbe troppo soffrirne la mia salute.

 

            bita                Ella patisce di indisposizioni? Me le palesi, ché le prometto renderla in brevissimo tempo, colla mia arte medica, libera affatto da esse.

 

10        saforosa       Come? Ella medico!

 

            bita                Io medico professore. Perché tanta maraviglia?

 

            saforosa       Ma se ella è così giovanetto?

 

            bita                Pregiudizi soliti di chi non ben riflette. Dunque si ha da aspettare ad esser senza denti per saper qualche cosa? E un ammalato non dovrà aver fede al medico, se non lo vede arrivar barcolloni al suo letto? Qual soccorso e refrigerio si può sperare da un corpo riseccato di quasi tutto l’umido radicale, sicché non può pensare né girar con prontezza; mancante di memorie; tremolante di mano, atto piuttosto a scarabocchiare, che a scrivere le ricette; le quali, male intese da molti farmacopoli ignoranti, son catione di quegli errori massicci, che volgarmente si chiamano qui pro quo di speziali?

 

            saforosa       Ma io ho sempre inteso dire: cerusico giovane, e medico attempato.

 

15        bita                Questa è una massima del secol passato, andata totalmente in disuso. Le donne del presente vogliono il medico giovane e vistoso, che, se non le sa guarir colla medicina, le sollevi almeno colla presenza.

 

            plautina        E di fatto... mi permettono di framischiar la mia lingua tutta plebea fra l’erudite, e sublimi sentenze delle loro?

 

            bita                Parla pure, perché ben spesso s’intendono delle verità e de’ sentimenti più giusti da i detti plebei, che dalle sentenze più lisciate di certi scioli, che non hanno di sublime e di elevato, che la loro ambizione ed ignoranza.[66]

 

            plautina        Dirò dunque che mi pare che queste femmine l’intendino molto bene, perché non passando giorno che esse non si trovino attaccate da qualcheduna di quelle malattie alla moda, che adesso si chiamano stiramenti, si sentiranno sempre più sollevate dal tatto di una mano morbida bianca, grassetta e pulita, in occasione di doversi loro tastare il polso, e di qualche altra osservazione medica, che da quella secca, grinzosa e forse poco netta di un professore decrepito.

 

            bita                Di’ il vero, la mia giovanetta, ti sei forse trovata nel caso, eh? Tu ne parli con troppa sicurezza per dover credere altrimenti. Ma non lasciamo il nostro primo ragionamento. Mi dicano, di che sentimento son loro intorno al riso di Democrito, ed al continuo pianto di Eraclito? Chi di loro poteva dirsi o più matto, o più savio?

 

20        plautina        (basso a Terenziano) Signor Terenziano gli risponda lei. Io non so chi si fosser costoro. (Terenziano fa delle scontorsioni, come se provasse dolori etc.)

 

            bita                Di che parere sono intorno al piacere di Epicuro, in cui egli poneva la felicità umana? Era il piacer sensuale, o della virtù, di che egli intendeva parlarne?

 

            saforosa       (basso a Terenziano) Via signor Terenziano, si facciano ore. (ei si storce, come sopra)

 

            bita                Qual era il carattere di Menippo, di Cleante, di Seneca, di Raimondo Lullo? Di qual paese era Alchindo, Algazele, Alferabio, Alboasen? Che opinioni tenevano gli Elettici, quali gli Stoici, quali gli Accademici, quali i Pirronici, quali i Peripatetici? Niun mi risponde? Forse non hanno studiato ne’ fisici e metafisici? Parliamo dunque de’ naturalisti. Plinio, che parla con gran franchezza di tutte le cose, in quante ha errato? Gilberto intorno alla proprietà della calamità ha egli avuto molti seguaci? Arve, che ha scritto della generazione degli animali, e Savot de’ colori, han dato nel segno? Né pur a ciò mi si replica? Saliamo più alto. Fromondo, che scrisse delle meteori, l’hanno veduto? Che giudizio danno dei sistemi di Tolomeo, di Copernico, di Ticone, di Cartesio? Qual pare a loro il migliore, il più probabile, il più intelligibile? Né pur di questi autori hanno veduto le coperte? Avran veduto forse gli storici. Discorriamo dunque di essi. Il favoloso Erodoto, il semplice e natural Xenofonte, Polibio il morale, di quali istorie parlano? E il giudizioso e diffuso Tito Livio, il politico Tacito, il maestoso Salustio, e il polito e sincero Quinto Curzio? (Saforosa e Terenziano tacciono confusi)

 

            plautina        Animo, signor Terenziano, a lei.

 

25        bita                Il signor Terenziano come maestro non ignorerà i più celebri oratori e poeti, e chi furono i precettori di Alessandro, di Giulio Cesare, di Adriano, di Nerone, di Antonino, di Marco Aurelio, di Tolomeo Filadelfo, e di tanti altri monarchi e gran signori, de’ quali tanto ci parlano le istorie.

 

            terenziano  Signore, mi perdoni. Le mie indisposizioni mi obbligano a ritirarmi. Con più salute ci rivedremo. (via)

 

            saforosa       Pover’uomo!

 

            bita                Povero ignorante dite piuttosto, madama. Ei non ha Saputo responder nulla a’ miei quesiti, e credo che tutti questi autori gli siano ignoti.

 

            saforosa       Questi son tanto antichi, può esser che non gli sien passata per le mani.

 

30        bita                Vi ha egli dato alcuna cognizione di Neuton, di Loc, di Pop? Questi sono modernissimi.[67]

 

            plautina        Oh di poppe la signora ne parlerà benissimo. Mi darebbe l’animo di parlarne infino a me. Di Loc sì che crederei non ne saper nulla.

 

            bita                Vediamo almeno quali autori le fa studiare.

 

            saforosa       De’ più belli, de’ più eruditi. (si accostano alla tavola, e Bita ne prende alcuni)

 

            bita                (legge) Il «Calloandro»; l’«Artamene»; l’«Orontea», l’«Arcadia in Brenta»... Questi? E via, via. Questi son libri da gettarsi nel fuoco, e non da darsi per studio. Essi son propri a guastare e non ad accomodar la testa della gioventù. Costui è un ignorante, un impostore.[68]

 

35        saforosa       Signor Macrobio, non si parla così alla mia presenza di un uomo di vaglia, ed a cui son tanto obbligata.

 

            bita                Uomo di vaglia nell’ingannare può essere, ma nel sapere egli è un vero somaro.

 

            saforosa       Quanto io mi credeva onorata per la sua visita, altrettanto mi dichiarerò obbligata per la sua partenza.

 

            bita                La servo. (in partendosi, come tra sé, ma forte per esser intesa) È un peccato, che un ingegno sì bello sia così tradito!

 

            plautina        (basso a Bita) T, a, ta, frittata. (a Saforosa). Signora che avete fatto? Un uomo, che non si può dir né men uomo, tanto ne sa; ossequiato, e venerato da tutti gli altri uomini, che ben lo conoscono; che ha la dottrina fin nelle calcagna; e che quanti scolari, e sto anche per dir quanti maestri ci sono, si terrebbono fortunatissimi ch’ei andasse a trovargli fino in casa propria, come ha fatto a voi, trattarlo così alla peggio! Ah signora, per questa volta l’avete fatta maiuscola, via.

 

40        saforosa       Ed egli doveva trattar meglio il signor Terenziano.

 

            plautina        Ma che siate benedetta! Che stima volete ch’egli abbia di lui, che a tante cose non ha saputo rispondergli né meno un et?

 

            saforosa       Quando uno è forte incomodato da gravi indisposizioni, com’egli era, non si può stare a disputare.

 

            plautina        O ben queste indisposizioni le aveva lì preparate in saccoccia da farsele venir per appunto in quel momento? Per l’innanzi egli non ne avea mai parlato, e sempre come anche adesso, si è veduto con una cera da giovedì grasso, che non si può far più. Sapete com’ella è, signora padrona? Io lo credo assai più furbo che dotto. Egli ha trovato quel ripiego per non saper rispondere a nulla. Quell’altro sì si vede che ha la dottrina, e i dottori per la punta delle dita. Uh quanti uominoni, e quante gran cose ha nominato in sì poco tempo! Io stavo a sentirlo a bocc’aperta.

 

            saforosa       (a parte) (Mi vien qualche dubbio che costei possa dire il vero.) (via)

 

45        plautina        (a parte) (Puol essere che la frittata non si sia fatta totalmente nel paniere.)

 

 

                                   SCENA X

 

                                   Cortile.

 

                                   Petronio e Pippo.

 

            petronio       E perché devo star allegro?

 

            pippo              Perché ci son delle buonissime nuove intorno al nostro dottorazzo da Gubbio.

 

            petronio       E quali son elleno?

 

            pippo              Che il capitano mio amico, subbito inteso il mio ed il vostro desiderio intorno allo sbratto di costui: volet’altro? mi ha detto. Fra poc’ore farò che non sia più in Roma.

 

5          petronio       E in che maniera potrà egli ciò eseguire senza ingiustizia?

 

            pippo              Non vi avevo io detto che non potev’essere che costui non avesse qualche mascalcia addosso?

 

            petronio       Ebbene?

 

            pippo              Il bargello di Napoli ha ricercato da questo qui (perché son corrispondenti) se qua si ritrovava questo nostro maestro di falsità, ed essendoci, che gliene desse avviso, perché un certo signore di quella città, ch’è stato da lui ingannato in un affare di somma delicatezza, voleva fargli romper le braccia a forza di bastonate.

 

            petronio       Ma non vedo per questo ch’ei si possa esiliare dalla città, e di più in sì breve tempo.

 

10        pippo              Voi, che non avete mai fatto il bargello, non lo vedete, né lo potete vedere; ma chi è della professione non ci trova tante difficoltà. Primieramente qui non si tratta di farlo esiliare.

 

            petronio       E di che dunque.

 

            pippo              Di far ch’ei se ne fugga da sé, ché di tanto mi pare che vi contentiate.

 

            petronio       Certamente; ma come far che ciò segue?

 

            pippo              Ecco come. Il bargello nostro amico, e per meglio dir, mio, per far servizio a me, a voi e a quello sguaiato di Terenziano, che non lo meriterebbe, gli farà sapere segretamente in che pericolo si trova, e per qual cagione; onde egli per isfuggire il bastone, e forse qualche altro di peggio, non perderà tempo a battersela. E qui voi vedete che non solamente non si fa cosa vergognosa e contro la giustizia; ma anzi un’opera di carità, perché gli si risparmia una fracassatura d’ossa almeno.

 

15        petronio       Non mi dispiace il pensiero. Va’ dunque al bargello, e digli che eseguisca la cosa sollecitamente.

 

            pippo              Ma vi pare che ciò basti?

 

            petronio       E che ci bisogna di più?

 

            pippo              Non credevo dovervelo rammentare, io. Lo sprone di tutti gli affari.

 

            petronio       Hai ragione. A negozio fatto ci saran dieci doppie per lui, e due per te.

 

20        pippo              Oh, così va bene. Corro di galoppo, e torno a voi con la buona novella.

 

 

                                   SCENA XI

 

                                   Bita da uomo come sopra, Orazio e Cleante.

 

            bita                Non si può dir quanto la cosa sia riuscita bene circ’al far conoscere l’ignoranza di Terenziano; ma non già così circ’al metterlo in disgrazia alla signora.

 

            cleante         Questo mi spiace assai, perché è segno non esser solamente la scienza, che la tiene affezionata ad esso.

 

            orazio           O che altro, se egli ha piuttosto viso di scimmiotto, che di uomo?

 

            cleante         Del capriccio di molte donne non si può render ragione; ma quando questo attaccamento non fosse forza di genio, lo potrebb’esser d’impegno; poiché quel dover mostrar di essersi grossolanamente ingannati dispiace a tutti; ma particolarmente alle femmine, che si piccano di giudizio e di spirito.

 

5          orazio           O dell’uno o dell’altro che sia, mi dà l’animo che il bastone lo tenga lontano dalla casa di lei.

 

            cleante         No, amico; ogni altra strada debbe tentarsi, che quella della violenza. Oltre di che potrebbe ciò far crescer l’impegno in vostra sorella, ch’essendo vedova, si crede libera da ogni soggezione de’ parenti. Queste tali, la forza le fa ostinar davantaggio; nol sapete?

 

            bita                Dice bene il signor Cleante. Noi altre donne più che ci vediam forzate contro la nostra volontà, allora è che più appuntiamo i piedi, per non esser fatte fare.

 

            orazio           Se non le potrò impedir che sia matta, le impedirò almeno che non faccia qualche altro sfregio al parentado.

 

 

                                   SCENA XII

 

                                   Plautina, poi Cornelia e detti.

 

            plautina        Viva il nostro letteratissimo signor Macrobio. Veramente egli merita un bel regalo; come Plautina loro indegnissima serva, non lo merita di meno. Egli ha principiato, ed io ho compito l’opera.

 

            bita                Spiegati più chiaramente. Che hai fatto ritornare in cervello la tua padrona?

 

            plautina        Non mi vanto di tanto. Questa a un’opera riserbata al signor Cleante.

 

            orazio           E che hai fatto dunque?

 

5          plautina        Vi dirò. Ma ecco la signora Cornelia; bisogna prima informarla della finzione, perché possa godere anche lei del racconto.

 

            cornelia       Di’ pure, di’ pure, che il fine della mascherata della mia Bita non mi è ignoto. Come si è ella portata?

 

            plautina        Da Cesare. Basta, ella lo potrà dir da sé.

 

            bita                Ah, non sta bene alle persone veramente dotte lodar da sé le loro opere. Questo è privilegio de’ soli letterati a mezz’aria.

 

            orazio           Non tante digressioni, o per dir meglio ciarle inutili.

 

10        plautina        Eccomi, eccomi al punto; non si sdegni. Dirò loro dunque in succinto per non tediarle che dopo avere il nostro signor dottissimo Macrobio fatto restar col suo sapere un cucculo, per non dir peggio, l’ignorante signor Terenziano, e dopo averlo scorbacchiato appresso la signora per un asino e per un impostore, partito ch’ei se ne fu, ella prendendo per sé quell’ingiuria, lo licenziò bruttamente, di che non intendo far ripetizione, perché l’avrete inteso forse da cotesto signor letterato, ma era necessario replicarlo per la signora Cornelia.[69]

 

            orazio           Tu sei pur prolissa; non la finirai mai più.

 

            cleante         Compatitela: ella è donna e cameriera. Vieni alla conclusione di ciò che hai operato tu.

 

            plautina        Se io dovessi dire quanto mi sono affaticata, industriata e in fin riscaldata per fargli cader di grazia quel suo tanto stimato maestro, e mettergli voi, signor Cleante, in buon prospetto, non averei finito per quattr’ore.

 

            bita                Di grazia non fare, perché ci faresti accozzare il desinar colla cena.

 

15        cleante         Finalmente che hai concluso?

 

            plautina        Di fargli capir dopo le molte che Terenziano non è qual’ella lo credeva, e disporla a sentir parlar di voi con piacere.

 

            cornelia        Fratello, non differite dunque la vostra visita; questo è il tempo a proposito.

 

            bita                Sicuro, ora che il ferro è caldo.

 

            cleante         Vado. Voglia il cielo essermi propizio. (via)

 

20        plautina        Non correte; vengo ancor. io. Buono! Va come un razzo. Si suol dir per proverbio: il diavol se lo porta; ma di lui bisogna dir l’amore. (via)

 

            cornelia       Signor Orazio, io comincio a sperar bene di vostra sorella; e voi?

 

            orazio           Se riesce a Cleante di toccarle il cuore, bene; se no, vedo il caso disperato.

 

            cornelia       E perché?

 

            orazio           Perché una donna in quello stato non ascolterà o non intenderà mai ragione dalla bocca di alcuno, che le sia indifferente.

 

25        bita                Dice bene il signor Orazio. Amore sa persuadere, particolarmente noi altre, più di qualunque bravo parlatore e di quanti rettorici, e filosofi sono al mondo.

 

            cornelia       Che t’intendi tu di queste cose?

 

            bita                Che vi fate maraviglia che un letterato par mio le sappia? Gli uomini dotti son come gli uomini ricchi, s’intendono di tutto: d’amore, di rabbia e di pazzia ancora; ma particolarmente della donnesca.

 

            cornelia       O via: va’ a deporre un po’ la tua letteratura, perché non voglio che tu ne sappia tanta.

 

            bita                Ubbidisco. Signor Orazio, le ricordo il segreto della memoria, perché se mai mai mi convenisse addottorarmi di nuovo... (via)

 

30        orazio           L’ho preparato. Non temere.

 

            cornelia       D’onde viene, Orazio, che parendo ieri, che poco vi interessaste della guarigione di vostra sorella, oggi ne dimostrate tanta premura?

 

            orazio           Perché dalla felicità di lei dipenderà probabilmente la mia.

 

            cornelia       Non v’intendo.

 

            orazio           Se mia sorella lascia le sue sciocchezze e s’invaghisce di vostro fratello, son quasi sicuri i loro sponsali, e questi mi danno grande speranza de’ miei con voi, per quanto ho potuto penetrare da un suo discorso fattomi questa mattina.

 

35        cornelia       Volesselo il Cielo. Andiamo dunque per intender l’esito del loro congresso.

 

            orazio           Ne vivo ancor io con impazienza. Andiamo.

 

 

                                   SCENA XIII

 

                                   Anticamera.

 

                                   Saforosa e Cleante.

 

            saforosa       No, non mi persuaderete mai.

 

            cleante         Dunque la mia eloquenza sarà così debole, da non vi far comprendere per verità infallibile, che gli amori de’ vostri eroi de’ romanzi sono tutte falsità inventate a capriccio e senza veruna naturalezza e verisimilitudine?

 

            saforosa       Come fuor d’ogni verisimile e naturalezza?

 

            cleante         Senza dubbio. Ditemi; dove trovate voi naturalezza ne’ focosi loro affetti, lambiccati per tanti anni, senza venire o ad una aperta dichiarazione, o ad una legittima conclusione, potendo facilmente ciò fare?

 

5          saforosa       La verecondia e l’onestà n’era loro d’impedimento.

 

            cleante         E voi passerete per verisimile questa onestà che dite in una delle vostre eroine, rapita cinque, o sei volte, e che non averà fatto per più anni, che correre in qua e in là pel mondo, non in altra compagnia, che di un solo scudiere o damigella, senza averne altro mallevadore, che la propria asserzione, o l’immaginazione del poeta? Io per me non lo potrei fare, in pensando che basterebbe quasi una sola gita al veglione, per ammansire e render meno austera la fierezza più rigida di qualcuna delle nostre donne. Considerate poi...

 

            saforosa       Voi dunque credereste ciò impossibile?

 

            cleante         Non impossibile, ma affatto inverisimile. E quelle loro maniere di parlare affettato; quei termini ricercati; quelle iperboli e traslati del tutto impropri, paiono a voi che abbian del naturale? Eh signora, disingannatevi. Ogni uomo di buon senso le disapprova e detesta.

 

            saforosa       Ma ho pur inteso che voi ancora...

 

10        cleante         Sì; ancor io me ne son servito, ma a solo fine d’introdurmi appresso di voi, che amavo ed amo quanto me stesso.

 

            saforosa       E con che speranza mi amate voi?

 

            cleante         Di una sincera corrispondenza.

 

            saforosa       Voi sapete che tutte le mie inclinazioni son per le lettere, e sperereste che io le potessi rivocare da quelle per volgerle verso di voi?

 

            cleante         Un moderato affetto per le lettere non è incompatibile con quello, che da me si bramerebbe da voi. Credete forse che gli uomini studiosi non amino, e che i maggiori filosofi e moderni ed antichi non abbiano amato le donne? E se ciò è, esse ancora le più erudite possono aver affetto per qualche uomo senza pregiudizio dell’altro per le lettere. Anzi il primo è assai più naturale del secondo.

 

15        saforosa       (a parte) (Quanto meglio le stesse cose, e con persuasiva maggiore, mi vengon dette da costui, che da Terenziano!)

 

            cleante         Di più voi non mi negherete che amate gli studi per l’amore, che portate a voi stessa, poiché voi non li amate se non per adornare il vostro spirito, e con ciò esiger l’estimazione altrui, ed acquistarvi riputazione e gloria.

 

            saforosa       È questo forse un desiderio biasimevole?

 

            cleante         Chi dice ciò? Anzi nobile e naturalissimo. Ma siccome in questo caso, ugualmente che in tutti gli altri, la nostra natura brama la perfezione, così voi, nell’adornarvi lo spirito, dovete cercare quegli ornamenti, che sono i più veri, i migliori ed i più propri per voi, ed abbandonar quei che son pieni di falsità e dispregevoli, e che totalmente vi disconvengono?

 

            saforosa       Vorreste dir dunque che i miei studi fosser falsi e dispregevoli?

 

20        cleante         Facile mi sarà il provarvelo, ma in altro tempo. Per adesso intendo farvi comprendere che siete assai lontana da quella perfezione, che vi attirerebbe la stima e l’ammirazione di ognuno.

 

            saforosa       E qual sarebbe questa?

 

            cleante         Adornare il vostro spirito di sode e prudenti massime, e se volete, di vera e convenevole erudizione e letteratura, senza trascurar però la vaghezza, di che la natura è stata così liberale al vostro corpo, e che voi, curandola sì poco, l’andate diminuendo.

 

            saforosa       Io poco curante di ciò, che di buono mi ha la natura largamente donato?

 

            cleante         Con facilità sarò per dimostrarvelo, se vi piacerà l’ascoltarmi con un cuor docile e disposto ad amare.

 

25        saforosa       Ad amare?

 

            cleante         Sì, mia cara, ad amare.

 

            saforosa       Dite dunque, vi ascolto.

 

            cleante         L’amore, tosto che entra nel cuor d’una femmina, la rende più avvenente, più spiritosa, più bella ed in conseguenza di stima più degna.

 

            saforosa       Oh, quanto a questo, signor Cleante, vi vuol riuscir ben difficile il provarmelo. Una femmina dunque diverrà più bella a misura ch’ella sarà più sensibile?

 

30        cleante         Senza dubbio. Ditemi, non è egli vero che il volto è lo specchio dell’anima?

 

            saforosa       Ve l’accordo.

 

            cleante         Voi non potete negarmi che un’anima sepolta nella freddezza non comunichi alla faccia una specie di letargo, che rende i suoi occhi senza spirito e quasi addormentati, il suo colorito pallido e smorto; il suo moto languido e inanimate, e pone tutta la persona in una indolenza insopportabile.

 

            saforosa       Non so disconvenire.

 

            cleante         Un poco di amore al contrario col suo fuoco mette in moto il cuore; questo dà spirito alle membra, brio al discorso, vivacità agli occhi, colorito alle guance, prontezza all’immaginazione, ed in tutta la persona un non so che di attraente e di amabile, che la rende cara, lodevole e rispettabile ad ognuno.

 

35        saforosa       In alcun libro non ho veduto, né da alcun mai ho udito così bella dottrina; né credo che da niuno possa essere così bene spiegata e insinuata, come da voi, signor Cleante.

 

            cleante         Non son questi discorsi più naturali, e pensieri più seri e interessanti, di quegli de’·vostri sciocchi romanzi, e di queste affettate insipidissime maniere di spiegarsi, insegnatevi dal vostro ignorante maestro?

 

            saforosa       Spero di restarne totalmente persuasa, se vorrete voi continuare a meglio istruirmene.

 

            cleante         Amabile mia signora, già vedo comparire nel vostro volto una certa briosa vaghezza; indizio sicuro di qualche scintilla amorosa, accesasi nel vostro cuore. Ah, se questa si fosse accesa per me!

 

            saforosa       E per chi altri dovrebbe esserla? Ma ecco mio fratello colla signora Cornelia. (va loro incontro con brio)

 

 

                                   SCENA XIV

 

                                   Cornelia, Orazio e detti.

 

            orazio           Oh mi rallegro con voi, sorella.

 

            saforosa       E di che?

 

            orazio           Di una insolita ilarità e brio, che vi rende tutt’altra da quella di prima.

 

            cornelia       Io pure ci riconosco un certo non so che di più vago e gentile, che rende la vostra beltà più luminosa ed amabile.

 

5          saforosa       Se ciò fosse ne averei tutta l’obbligazione alla dottrina del signor Cleante.

 

            cornelia       Mi rallegro dunque con voi, fratello, che sapete render le donne più graziose e gentili. A me non avete insegnato mai questo segreto.

 

            saforosa       Voi, amica, non ne avete bisogno; ma in ogni caso il suo segreto non potrebbe adattarsi a voi.

 

            cornelia       E perché?

 

            saforosa       Perché questo consiste in divenir sua amante.

 

10        orazio           Voi dunque la siete?

 

            saforosa       Il mio cuore mi dice che posso almen divenirla.

 

 

                                   SCENA XV

 

                                   Petronio, Plautina e detti.

 

            orazio           Mio padre, rallegratevi con vostra figlia. Ella ha riacquistato il suo perduto giudizio.

 

            petronio       Ed è ciò vero, mia figlia?

 

            saforosa       Mi par di essere illuminata, e non poco.

 

            petronio       Lodato ne sia il Cielo. E con qual mezzo siete voi rientrata in voi stessa?

 

5          saforosa       Co’ dotti insegnamenti del signor Cleante.

 

            plautina        Quante volte vi ho io predicato ch’egli vi sarebbe stato cento volte miglior maestro del signor Terenziano! Finalmente l’avete toccato con mano da per voi.

 

            saforosa       Terenziano ha il suo merito; ed io son molto obbligata alla sua attenzione in favorirmi.

 

 

                                   SCENA XVI

 

                                   Pippo e detti.

 

            pippo               E viva, e viva. Signor Petronio, qua le dieci doppie per l’amico, e le altre per me. L’impostore, l’ingannatore e maligno Terenziano se n’è fuggito di Roma, non solamente per la paura delle bastonate napolitane, ma per timore ancora de’ remi di Civitavecchia, perché si è scoperta un’altra sua bricconata solenne.

 

            saforosa       Come? Terenziano fuggito?

 

            pippo              Fugitissimo; ed ha avuto un sacco di giudizio a farlo presto, e segretamente, per non andare a bastonare i pesci.

 

            petronio       Figliuola mia cara, ringraziate il Cielo, che vi ha liberato ben presto dagl’inganni di questo infame.

 

5          saforosa       Che ha mai commesso d’iniquo?

 

            pippo               Co’ suoi inganni, adulazioni e falsa dottrina aveva indotto a farsi dar promessa di sposarlo due semplici, ma civili zittelle, le quali col comunicarsi insieme gli studi, che faceva far loro, hanno scoperto il suo inganno e la sua ignoranza, non senza l’aiuto però di alcuni giovani amanti di esse.

 

            orazio           Io già l’aveva conosciuto per un perfido uomo; e senza il consiglio di Cleante lo avrei premiato come meritava.

 

            cleante         Non parliam più di esso, giacché la signora è disingannata.

 

            petronio       Signor Cleante, come potrò io ricompensarvi, e come lo potrà mia figlia per un beneficio così segnalato?

 

10        cleante         A bastanza lo sarò, con la grazia d’ambedue.

 

            orazio           La sola grazia è troppo poco. Voi dovete prender moglie; ed è convenevole, che mia sorella riprenda marito. Che ricompensa più giusta vi può ella dare, che darvi sé stessa in isposa, dopo che l’avete quasi rimessa al mondo, e che l’amate di sì buon cuore?

 

            petronio       Sì, mia figlia, vi ci esorto per vostro bene, e per mia consolazione.

 

            plautina        E con lui studierete meglio, e con più gusto.

 

            saforosa       Il mio consenso non sarebbe al loro discordante, se il signor Cleante...

 

15        cleante         Ah, madama, che posso io desiderar di più felice?

 

            pippo              O via, a quel che si vede, il negozio è concluso. Ora si starà un po’ allegramente senza lambiccarci il cervello a trovar paroloni, che duravan fatica a uscirci di bocca, tanto eran batani.

 

            orazio           Signor padre, vuol ella in questo giorno render contento ancor me?

 

            petronio       Che dimanderesti?

 

            orazio           Il suo consenso per gli sponsali miei colla signora Cornelia.

 

20        petronio       Sarei indiscreto e poco curante de’ vantaggi e dell’onorevolezza di nostra casa, se non bramassi piuttosto che approvassi ancor io un tal’onore; ma...

 

            plautina        Non occorre altro. Essendo voi d’accordo, signor Petronio, tutti gli altri lo sono. Non mancava che questo vostro consentimento, per dar felice fine a tante nostre fatiche adoperate per isdottorar una falsa dottoressa, riaddottorarla nel buon senso, e renderla meritevole della laurea di donna savia e prudente, secondo la vera dottrina e buon gusto.

 

 

                                    Il fine.

 

 

 

Bibliografia

 

Accademia della Crusca. Lessicografia della Crusca in rete (http://www.lessicografia.it/index.jsp)

Grande dizionario della lingua italiana (http://www.gdli.it)

Mandò, Ferruccio, Il più prossimo precursore di Carlo Goldoni (Jacopo Angelo Nelli), Firenze, B. Seeber, 1904.

Nelli, Jacopo Angelo, La dottoressa preziosa, in Commedie, t. 4, Siena, Rossi, 1756.

Nelli, Jacopo Angelo, La dottoressa preziosa, in Commedie, t. 4, Milano, Agnelli, 1762.

Nelli, Jacopo Angelo, La dottoressa preziosa, in Commedie, a cura di Alcibiade Moretti, t. 3, Bologna, Zanichelli, 1899.

Nelli, Jacopo Angelo, La serva padrona, a cura di Susanne Winter, Venezia - Santiago de Compostela, lineadacqua, 2015 (Biblioteca Pregoldoniana, n° 13, www.usc.gal/goldoni).

Nelli, Jacopo Angelo, La suocera e la nuora, a cura di Susanne Winter, Venezia - Santiago de Compostela, lineadacqua, 2018 (Biblioteca Pregoldoniana, n° 24, www.usc.gal/goldoni)

Ricaldone, Luisa, Immagini di donne di lettere nel teatro goldoniano, «Italienische Studien» 14, 1993, pp. 75-82

Ricaldone, Luisa, La scrittura nascosta. Donne di lettere e loro immagini tra Arcadia e Restaurazione, Paris - Firenze, Champion - Cadmo, 1996

Tesoro della lingua Italiana delle Origini (http://tlio.ovi.cnr.it/TLIO)

Treccani Enciclopedia on line (https://www.treccani.it/enciclopedia)

 

 

 

 

 

 



[1] Alcibiade Moretti, «Avvertenza», in Jacopo Angelo Nelli, Commedie, t. I, Bologna, Zanichelli, 1883, pp. I-XI: X.

[2] La prefazione è premessa alla commedia La dottoressa preziosa.

[3] les Precieuses e les Femmes savantes: due commedie di Molière. Les Précieuses ridicules, commedia in un atto e in prosa, composta nel 1659, Les Femmes savantes, commedia di cinque atti in versi, prima assoluta nel 1662

[4] lavandara: lavandaia.

[5] mei juri: iure meo (lat.).

[6] Febo: epiteto della divinità greca Apollo.

[7] monte Pindo: sede delle muse.

[8] Menippo, Aristippo, Crisippo: filosofi greci del sec. III a.C.

[9] la Crusca: prestigiosa istituzione linguistica italiana.

[10] cattera: cattedra, allude all’università.

[11] nel frullon della Crusca: lo stemma della Crusca è un frullone con il motto «Il più bel fior ne coglie».

[12] Callo... andro. Il Calandro. Il Filandro. La ga... ra de’ di... spera...ti: Il Calloandro e Le gare de’ disperati sono due romanzi eroici-galanti di Giovanni Ambrogio Marini, pubblicati negli anni 40 del Seicento e giudicati negativamente dalla critica settecentesca per il loro carattere e stile barocco. Il Filandro è un romanzo di Giovanni Francesco Savaro del Pizzo, stampato per la prima volta nel 1659.

[13] inarpicar: arrampicarsi. ♦ le cime di Pindo e di Parnasso: Pindo e Parnaso, monti sacri al dio Apollo, capo delle Muse, e sedi delle Muse.

[14] tu vuoi la baia meco: canzonare, deridere.

[15] celia: scherzo, burla.

[16] confetta: fig. corteggiare, adulare.

[17] Febo: appellativo di Apollo.

[18] caballino fonte d’Ippocrene: gr. Hippocrene “fonte del cavallo”, fonte dove si riunivano le muse.

[19] pazzo da catena: pazzo assai, chi per soverchio di pazzia merita d’essere incatenato.

[20] Paris, e Vienna: «Paris un Wiene», romanzo Yiddish anonimo del Cinquecento.

[21] Bovo d’Antona: romanzo cavalleresco Yiddish in ottava rima di Elia Levita, scritto nel 1507-1508.

[22] Il Meschino: «Guerrino il Meschino», romanzo cavalleresco in prosa di Andrea da Barberino (circa 1370-dopo il 1431), che ebbe una straordinaria fortuna e apparve in numerosissime edizioni.

[23] Il Calloandro, La gara de’ disperati: due romanzi eroico-galanti di Giovanni Ambrogio Marini, ugualmente fortunati e diffusi nel Settecento; vedi I.4.33.

[24] riveribile: gioco di parole, anal. visibile.

[25] Buommatei: Benedetto Buommattei, secretario della Crusca, autore dell’opera «Della lingua toscana» (1643).

[26] Abbati: Antonio Abati, poeta satirico, autore dell’opera «Delle frascherie, fasci tre» (1651).

[27] l’Achillini, il Melosio: Claudio Achillini (1574-1640), giudicato il maggior poeta marinista; Francesco Melosio (1609-1670), uomo politico e scrittore, scrisse celebri poesie giocose.

[28] Don Galaor, Amadis: Galaor è il fratello di Amadis de Gaula, protagonista dell’omonimo romanzo cavalleresco, in voga durante il Seicento.

[29] mongibello: sentimento particolarmente fervido e appassionato.

[30] il Galateo: Il Galateo ovvero dei costumi, trattato di Giovanni Della Casa, pubblicato postumo nel 1558. In senso comune il complesso di convenienze, delle buone maniere, della buona educazione.

[31] Kalende: primo giorno di ogni mese nel calendario romano. ♦ Giano: gennaio.

[32] fanfalughe: fanfalucche.

[33] blittri: un niente, cosa da nulla.

[34] oleam, et operam perdidi: lat. oleum et operam perdidi, ho perduto l’olio e la fatica; cioè ho tentato invano.

[35] de minimi non cura pretor: lat. de minimis non curat praetor; il pretore non si occupa di cose di poca importanza.

[36] ciecus non judica de coloris: lat. caecus non iudicat de coloribus; il cieco non giudica i colori.

[37] trucchierebbe: truccare; sostituire a proprio vantaggio.

[38] acque aganippee: Aganippe; fonte sacra alle muse sull’Elicona. ♦ Erato: musa della danza.

[39] neh: esclamazione interrogativa, si usa a chiedere conferma di ciò che si dice.

[40] cottoia: tosc. che si cuoce facilmente.

[41] celia m’in tasca: ho a noia la burla, non mi curo della burla (GDLI, vol. XX, p. 753: avere, ficcarsi in tasca qualcosa: trasgredire, non curare).

[42] pisce oculis: lat. piscis: pesce; lat. oculus: occhio.

[43] per stensu: lat. in extenso, per esteso.

[44] al Babbuino: fontana del Babuino nel borgo dei Greci.

[45] monsù della Rocca, che, come Quacquero: impermeabile come una roccia e austero come un quacchero.

[46] cataplasmo: cataplasma, pop. cataplasmo; mezzo curativo, pasta; fig. persona noiosa. Pippo gioca con il doppio significato della parola.

[47] scerla: sceglierla.

[48] vivuta: vissuta.

[49] l’oricrinito Apollo: Apollo immaginato con i capelli d’oro in quanto dio solare.

[50] dal Guidi, o Bellini, o Filicaja: poeti seicenteschi, Alessandro Guidi (1650-1721), Lorenzo Bellini (1643-1704), Vincenzo da Filicaja (1642-1707).

[51] altiere: altere.

[52] scurci: scorci, rappresentazione di grande evidenza.

[53] perfida oglia alla spagnuola: ogliapodrida, fig. insieme di elementi, oggetti, idee mescolati insieme alla rinfusa.

[54] braccieri: chi accompagnava una signora dandole il braccio.

[55] brobbrio: obbrobrio, dal lat. opprobrium, vergogna, disonore.

[56] guastaticci: difetti.

[57] qui sta il busillis: qui ti volevo.

[58] chimichista: chimista.

[59] incumbenze: incombenze.

[60] mille pecette: mille modi per nascondere, per trovare un rimedio.

[61] guidalesco: piaga, ferita.

[62] mignatta: usuraio.

[63] spippolar: tosc. dire qualcosa apertamente.

[64] ilibrata: illibata, integra, pura.

[65] da Batro a Tile: in tutto il mondo; l’espressione si trova in Cervantes, La Galatea, Libro cuarto.

[66] scioli: chi vanta presuntuosamente una dottrina che non ha, saccente.

[67] di Neuton, di Loc, di Pop: Isaac Newton (scienziato, 1634-1727), John Locke (filosofo, 1632-1704), Alexander Pope (poeta, 1688-1744).

[68] l’Artamene, l’Orontea, l’Arcadia in Brenta: Artamène ou le Grand Cyrus, lungo romanzo galante a chiave di Madeleine de Scudéry pubblicato tra il 1649 e il 1653; L’Orontea, dramma musicale di Giacinto Andrea Cicognini musicato da Francesco Lucio (1649) e da Antonio Cesti (1656); L’Arcadia in Brenta overo La melanconia sbandita, novelle di Giovanni Sagredo, uscite nel 1667.

[69] cucculo: cuculo, uccello che pratica una particolare forma di parassitismo.