Jacopo Angelo
Nelli
I vecchi
rivali
a cura di
José Camões e Maria João Almeida
Biblioteca Pregoldoniana
lineadacqua
2020
Jacopo Angelo Nelli
I
vecchi rivali
a cura di
José Camões e Maria João Almeida
© 2020
José Camões e Maria João Almeida
© 2020 lineadacqua
edizioni
Biblioteca Pregoldoniana,
nº 28
Collana diretta da Javier
Gutiérrez Carou
Supervisore per i
dialetti: Piermario Vescovo
Comitato scientifico: Beatrice Alfonzetti, Francesco Cotticelli, Andrea Fabiano, Javier Gutiérrez Carou, Simona Morando, Marzia Pieri, Anna Scannapieco e
Piermario Vescovo
www.usc.gal/goldoni
javier.gutierrez.carou@usc.gal
Venezia -
Santiago de Compostela
lineadacqua edizioni
san marco 3717/d
30124 Venezia
www.lineadacqua.com
ISBN
dell’edizione completa: 978-88-32066-33-3
La presente edizione è risultato dalle attività svolte nell’ambito dei
progetti di ricerca Archivio del teatro pregoldoniano (FFI2011-23663), Archivio del teatro pregoldoniano II: banca
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o riproduzione del testo a scopo commerciale (o con qualsiasi altra finalità
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autorizzazione dei curatori e del direttore della collana.
Biblioteca
Pregoldoniana, nº 28
Nota
al testo
La commedia I vecchi rivali ebbe
tre edizioni settecentesche. Dopo la princeps
del 1731 (Lucca, Salvatore e Giandomenico Marescandoli), appena tre anni dopo uscì la seconda, nel 1734 (Cremona, Pietro Ricchini), e l’ultima nel 1762 (Milano, Federigo Agnelli).
Nel 1883, Alcibiade Moretti (Bologna, Zanichelli) curò l’unica edizione ottocentescha a noi nota. Le tre edizioni del Settecento
sono sostanzialmente identiche, tranne qualche refuso e le varianti di tipo
grafico e interpuntivo. Inoltre, nella seconda edizione vennero omesse le
correzioni presenti nell’errata-corrige della prima edizione, che furono
tuttavia reintegrate nella terza.
Moretti, che si rifece per
il testo alla prima edizione, sostituisce qualche vocabolo a partire dalla lezione
data alle stampe nel 1762 (per lapso, gli sarà forse
sfuggita l’errata-corrige della princeps),
risolve di introdurre alterazioni rispetto
alla punteggiatura, alla accentazione e all’uso di maiuscole, come anche di
aggiungere alcune note oltre a quelle di pugno dell’autore.[1]
Il testo di questa
edizione segue la princeps ed
include, dunque, l’errata-corrige originale.
Le varianti presenti nelle stampe stettecentesche
posteriori si trovano nell’ Apparato.
Jacopo Angelo Nelli
I vecchi rivali
INTERLOCUTORI
volontario pieghevoli, strinato stecchetti, vecchi
amanti d’Isabella.
leandro, amante d’Isabella.
clarice, amante di Ruggiero e figli di Volontario.
ruggiero, capitano tornato dalla guerra e amante di
Clarice.
isabella, sorella di Ruggiero e amante di
Leandro.
serpina, cameriera d’Isabella.
lauretta, cameriera di Clarice.
fracassa, servo di Ruggiero.
ciancichino, paggetto di
Volontario.
Firenze
è il luogo della rappresentazione.
ATTO PRIMO
SCENA I
Cortile.
Serpina e Lauretta.
serpina (da una parte ridendo) Ah, ah, ah. oh che gusto, oh che gusto![2]
lauretta (dall’altra parte piangendo) Uh, uh, uh. Oh che galera, oh che inferno!
serpina (vede Lauretta) Quella piagne e io me la rido, ih, ih, ih.
lauretta (vede Serpina)
Serpina ha bel tempo e io meschinella...uh,
uh, uh.
5 serpina Lauretta, che guai ci
sono?
lauretta Buon per te, che hai
buone nuove. Io sono la più tribolata cameriera che sia al mondo.
serpina Che? Forse i tuoi parenti ti hanno abbandonata e
non ricercano più di te?
lauretta A questo non ci penso.
serpina I padroni ti hanno forse gridata?
10 lauretta Di ciò me ne riderei.
serpina Di’ il vero. La signora Clarice ti ha schiaffeggiato
un poco e fuori di ragione? Eh lo so che se ne trovano di queste padrone che lo
soglian fare.
lauretta È peggio.
serpina Ora t’intendo. Il salario non corre e a tavola si stenta.
lauretta Peggio Serpina
mia, peggio.
15 serpina Oh che diamin puoi avere di peggio!
lauretta Il servire in una casa
dove la padrona è innamorata, il padron giovan
innamorato e il padron vecchio, cotto, spolpato più di tutti.
serpina (ride) Ah, ah, ah, povera sempliciaccia. E questi sono i tuoi guai?
lauretta Che ti par poco?
serpina Oh guarda quanto siamo
di natura diversa tra noi. E io
rido, come una matta, per questa stessa ragione; perché ho la padrona e il
padrone che sono innamorati morti ancora loro.
20 lauretta Che il cielo te la perdoni. E come puoi tu mai avere un’ora di bene? Io
per me, mi veggo disperata. Quello ti comanda una cosa; quell’altro te n’ordina un’altra.
La signora Clarice vuol oggi che gli accomodi il battiloglio
all’ultima moda; dimani la cresta ad un’altra foggia;
raccomodare la pellegrina; rintrussare il mantò; nuove pieghe all’andrienne...[3]
serpina Ma chi mangia il pan degli altri,
sorella mia, bisogna che fatichi lui.
lauretta Lo so da me, ma se si
carica l’asino più del dovere, scoppia finalmente sotto la soma. Le faccende per
la signora sarebbero un zucchero; ma c’è il signore
Leandro ancora, che ogni giorno muta due volte di biancheria per piacere alla
sua cicisbea; e quel vecchio rimbambito del signore Volontario suo padre fa
cento volte peggio di lui, per parer bello alla signora Isabella tua padrona. E
di più sospiri di qua sospiri di là, grugni tanto lunghi, grida, inquietudini. Non si vede mai una faccia da ridere in
quella casa.
serpina Oh pazzarella;
e tu ti tapini per questo, eh? Noialtri servitori, si starebbe freschi, se ci
volessimo ammalare per le pazie de’ padroni, e
particolarmente di questa sorta. gli
spedali averebbero troppo da fare.[4]
lauretta Ma quell’essere sempre in moto...
25 serpina Se il moto non è di
corpo, dattene pace; anzi per noialtre il servir tali padroni è il miglior
servizio che possiam trovare.[5]
lauretta Uh, che tu sii benedetta! E come mai?
serpina Madonna sì.
Primieramente lo stare a osservare le grandi stravaganze che gli far fare l’amore
è un volersi smascellar dalle risa, come faccio io. Ora si vede un raggiro; ora
un andervieni in qua e in là senza conclusione; ora
buon viso a questo, faccia burbera a quell’altro; bissi bissi
all’orecchio, discorsi segreti e maneggi nel serio, come di politiche di stato.
Delle visite e rivisite, biglietti ed imbasciate, non
ne parlo; troppo ci sarebbe da dire.
lauretta Queste commedie le non mi
farebbon mai ridere me, quando mi avessero da costare
tanto care, quanto le mi costano.[6]
serpina Vieni un po’ qua e
rispondi a quest’altre ragioni, se puoi. Dimmi, ti pare un nulla a te le mance
che si buscano e la libertà che abbiamo, quando le padrone tengon
visite?[7]
30 lauretta Quest’è qualcosa, non te
la nego.
serpina Anzi è una bagattella. il più di tutto è che quando i
padroni sono innamorati, possiamo fare all’amore ancor noi quanto vogliamo;
perché siamo sicure, che non ne saremo sgridate.
lauretta Vuoi che te la dica, Serpina mia, tu m’ hai fatto osservare a certe cose che non
possono esser più vere di quello che siano, onde fo conto di mutar parere.
serpina Eh sì sciocchina, datti bel tempo e
riditela con me.
lauretta Per verità a guardar le cose per quel verso che le guardi tu, non si può
far di meno di non ridere; particolarmente a considerar quel vecchio del
signore Volontario che pretende di fare il cascamorto colla signora Isabella.
35 serpina Io le veggo le belle scene, non ti dubitare; e di più quando ci s’incontra
quell’altro vecchio barbogio del signore Strinato, che ancor egli pretende fare
il medesimo colla mia padrona.[8]
lauretta Quel vecchio usuraio
ancora fa l’innamorato della signora Isabella. Che cosa mi dici?
serpina Io non ti conto
fandonie, le sono verità belle e buone, e da farcene sopra una commedia da
crepar di risa.
lauretta Povera signora! Oh lei ci
ha dato ne’ suoi cicisbei! Me ne viene compassione. Guarda, se quella è carne
da essere biasciata![9]
serpina La compassione la devi avere per quei poveri
merlotti; perché ella accenna a coppe, e dà a denari. Non la
credere di tanto cattivo gusto, no.[10]
40 lauretta Volevo ben dir io! Ma
dimmi chi è quello che la solletica?
serpina Oh che dimanda
è questa? Sei sciota tu, o la vorresti far me?[11]
lauretta Com’a dire?
serpina Non m’hai tu detto ora
che il signore Leandro tuo padrone è innamorato morto?
lauretta Bene.
E per questo?
45 serpina Oh di chi è
innamorato?
lauretta Che vuoi ch’io sappia io?
Che? Gli vo dietro? Mi sono accorta da cento cose che egli lo è, e l’ho sentito
dire, ma di chi poi, non so.
serpina Si vede bene che la
malinconia ti ha levato di cervello davvero. Abitiamo nella medesima casa,
benché in appartamenti differenti, e non sai che egli è amante della mia
padrona?
lauretta Ti confesso, che non me n’ero
accorta. Ma che zuppa d’innamorati è mai questa? ll
signore Strinato, il signore Volontario, il signor Leandro suo figlio...
serpina Se ti dico, che sono
cose da crepar di risa. La mia
padroncina però ne sfanga bene ve’ lei, quanto se fosse la più anziana di tutte
le cicisbee. Se tu vedessi come è destra, ti stupiresti. Fa buon viso a’ vecchi, ma il buon cuore però è tutto del signore
Leandro, al quale ella parla a tempi rubati e di nascosto.[12]
50 lauretta Oh non è miracolo dunque,
che io non me ne fussi accorta. Ma come anderanno le
cose adesso, che è tornato dalla guerra il signore capitano Ruggiero suo
fratello? Egli non suol essere così dolce in certi
affari com’è la signora Facilia sua zia, che è sempre
malazzata, la poveretta.[13]
serpina Per dirtela, questo
suo ritorno ci ha messo un poco in confusione; ma quando una donna che ha dell’accortezza
vuole... Oh, addio Lauretta, vedo venire quel seccatore del tuo vecchio
padrone, non vo’ che mi trovi qui.
lauretta Nemmen io; ci
rivedremo.
serpina Addio. Fuggo di qua.
lauretta E io per di quassù. (via)
SCENA II
Strinato, Serpina e Volontario.
strinato (s’incontra in Serpina) Dove si va Serpinuccia
garbata?
serpina (a parte) (Oh Diavolo! Dalla
padella nelle brace).
volontario Buon giorno, Serpina, appunto ti volevo.
serpina (a parte) (Eccomi tra l’incudine
e ’l martello.)
5 strinato (a parte)
(Mancava adesso questo vecchio a guastarmi i disegni.)
volontario Venga la rabbia agl’intoppi.
serpina Buon dì a loro signori. Se la passano bene questa mattina?
strinato Non mai peggio.
volontario Grazie al cielo, i’ son lesto come un pesce; e
poi basta che tu mi guardi in viso.
10 serpina Me ne rallegro.
Veramente quando si ha il cuor contento e si riposa bene tutta la notte...
volontario (basso a Serpina,
tirandola un poco a parte) Ah, Serpina, tu t’inganni. Non ho potuto chiuder occhi.
strinato (a Serpina
tirandola dall’altra parte) Serpina mia, nemmeno
un’ora ho potuto dormire.
serpina (a Volontario) Perché mai?
volontario (a Serpina)
La signora Isabella...
15 serpina (lascia Volontario
e va a Strinato) Da che è venuto?
strinato (a Serpina) La tua padrona...
serpina (a Volontario) Che diceva,
signore Volontario?
volontario (a Serpina)
Che la tua padrona mi è stata sempre...
serpina (a Strinato)
Signore Strinato, non seguita il suo discorso? Che le ha fatto la mia padrona?
20 strinato (a Serpina) La signora Isabella m’ha talmente...
serpina (a Volontario) Che cos’ha,
signore, che non finisce di dire?
volontario (a Serpina)
Cotesto vecchio ficcanaso...
serpina (a Strinato) Che? Ha datto nelle secche? Tiri pure avanti.
strinato (a Serpina) Quel vecchio barbogio...
25 volontario (a parte)
(Sto sulle spine.) Signore Strinato, con sua licenza. (a Serpina forte) Serpina senti
una parola, (la tira a parte) mandalo al diavolo, che t’ho da parlare.
strinato (a parte) (Mi
sento morir della pena.)
serpina (a Volontario) Come vorrebbe ch’io
facessi?
volontario (a Serpina)
Trova scusa, che...
strinato (tira Serpina
a parte) Con buona grazia, signor Volontario. (a Serpina)
Levatelo d’intorno, che t’ho da discorrere.
30 serpina (a Strinato)
Come ho da fare?
strinato (a Serpina)
Che non ti da l’animo trovar qualche pretesto... (parlano
basso fra loro e Volontario gli guarda mostrando smania)
volontario (a parte) (Sicuro gli parla adesso d’Isabella.)
(forte) Signor Strinato, quando averà finito i
suoi discorsi, averei da trattare un affare con Serpina. (a Serpina basso)
Sbrigalo in due parole, che poi possiamo discorrerla in pace.
strinato Il mio discorso è un po’ lunghetto, però
farà meglio che si sbrighi prima lei, che potrà farlo presto.
volontario Anzi sarà meglio si spicci lei, che non può
avere negozio di tanta importanza che il mio.[14]
35 strinato Si serva, si serva pure il primo lei.
volontario Mi compatisca.
vostra signoria come il più attempato deve avere la precedenza.[15]
strinato Quanto agli anni, credo
ci corra poca tra me e lei.
volontario Una ventina di più però è
qualcosa.
strinato Vostra signoria non si faccia tanto
giovane no, perché l’aspetto lo smentisce.
40 serpina (che si è tirata
indietro appoco appoco)
Ora gli corbello tutti i due. (via)
volontario Me ne rimetto al giudizio di Serpina a chi di noi... Serpina
di’ pure liberamente... Oh! L’ha comprato il porco.[16]
strinato (a parte) (La se l’è fatta.)[17]
volontario La vostra seccatura, signore Strinato, l’ha
fatta annoiare e ha tolto a me il modo di trattar seco del mio affare.
strinato Siete bene stato voi che non la finite
mai, né mi avete lasciato dirle una parola del negozio, che tanto mi premeva.
45 volontario Non voglio che entriamo in queste dispute fra
noi. Vi riverisco.
strinato Sarà meglio. A rivederci.
volontario (da sé) (L’anderò
a cercare in casa.) (via)
strinato La troverò in altro tempo.
SCENA III
Lauretta.
Il discorso di Serpina in parte mi quadra e
in parte no. Circ’alle mance e alla libertà, mi ci
accordo, ma a quell’essere sbalzata in qua e in là da’
capricci de’ padroni innamorati, non mi ci so
accomodare. Adesso la signora Clarice mi manda a ricercare di cento cose per
mettersi in gala, avendo saputo che iersera tornò dalla guerra il signore
capitano Ruggiero, che è più d’un anno che partì di Firenze. In quattro mesi
che sono in casa, non l’ho veduta fare altro che piangere e sospirare per lui;
e quando siamo sole, non c’è modo di sentirla far mai altro discorso che della
sua persona. Mi par mill’anni
d’impararlo un po’ a conoscere. Se egli l’ama davvero ci divvrebb’essere
di tanto in tanto qualche regaluccio per me, se non è uno di quei tanti
innamorati spilorci o spiantati, che vanno in giro. Non so se vado prima... Ma
chi è costui?
SCENA IV
Fracassa e
detta.
fracassa (a parte) (Che bella cosa aver viaggiato
e preso un po’ d’aria forastiera. Tutti ti cavano di
cappello e ti guardan dietro per maraviglia.)
lauretta (a parte) (È forastiero. che
bella maniera! Che bel garbo!)
fracassa (a parte) (Gli amici poi non ti
lasciano ben avere. Chi alza le
mani al cielo pel contento di rivederti.
Chi ti baccia in faccia. Chi ti abbraccia di dietro.
Di qua un ben tornato, di là un mi rallegro; insomma ognuno ti fa
cortesia, e buon viso.)
lauretta (a parte) (Incanta
propio a mirarlo! Mi ha anche cera di soldato.)
5 fracassa (a parte) (Le donne poi...) (vede
Lauretta) (Oh eccone una appunto. Mettiamoci
in aria estrangiera.)
lauretta (che si è messa in
aria d’affettazione feminile) (a parte)
(Mi ha veduta. Quanto gli parlerei volontieri. Ma...)
fracassa (a parte) (Abbordiamola un poco
con un complimento alla tramontana.) Se è vero, madamigella, che l’influenze delle stelle influiscano nelle cose sullunari, quando che sia che gl’influssi mattutini per l’incontro
de’ Gemelli... de’ Gemelli... Sì Signora, la mia stella mi è favorevole questa
mattina, se così di buon’ora mi fa incontrare nel sole della vostra bellezza. (a
parte) (Canchero la tramontana l’ho avuta a perdere, io.)[18]
lauretta (a parte) (Questo
è complimento, che risponderò?) Signore vorrei avere il suo spirito per trovar
parole che corrispondessero a tanta gentilezza e sapere, ma una cameriera della
mia condizione...
fracassa Come? Voi siete una cameriera?
10 lauretta Per servirla.
fracassa Tanto meglio. E chi è mai quel
fortunatissimo uomo che è servito alla camera da una sì amabile persona camerieresca?
lauretta Io sto qui in casa del
signore Volontario Pieghevoli, ma in camera poi servo la signora Clarice sua
figlia.
fracassa Voi abitate in questa casa? Fortuna
sopra fortuna!
lauretta E lei chi è in grazia, se
è lecito domandargliene?
15 fracassa Io sono Fracassa Fracassoni, che ha
fatto sì gran fracasso alla guerra, fracassando quante fracassee
incontrava nel fracassamento degl’inimici galli e germani. E sto al servizio
del signore capitan Ruggiero, ritornato iersera alla patria.
lauretta Oh voi siete il servitore
del signore capitano eh?
fracassa Al vostro servizio sempre.
lauretta Quanto l’ho mai caro.
Potremo vederci spesso dunque, e trattarci alla familiare.
fracassa Come vi piacerà, e a tutte l’ore, di notte, di giorno, la mattina, la sera. Basta,
quando vorremo.
20 lauretta Manco male, averò adesso con chi passarmi la malinconia. (a parte)
(Quanto mi piace.)
fracassa Io lo farò di tutto genio, e per un mal
simile vi prometto che ho de’ segreti bellisimi.
lauretta Gl’imparerò volontieri. E poi chi sa quanti be’ racconti mi farete,
perché chi è stato fuori, e particolarmente alla guerra, si sarà trovato a gran
cose.
fracassa A delle sbalorditoie, e a farvene il
racconto vi farei inarcare le ciglia.
lauretta L’averò
caro, perché a dirvela sono anch’io come le altre femmine, un po’ curiosetta. E delle
donne, come ce ne sono delle belle in que’ paesi?
25 fracassa Delle bellissime.
lauretta E saranno anche garbate?
fracassa Per garbatezza poi, bisogna che queste
nostre gli diano la man dritta, eccettuatane qualcuna, e particolarmente voi, che
al primo vedervi mi avete dato negli occhi.[19]
lauretta Eh, vi piace il ben dire.
Io non sono...
fracassa Ma a proposito: qual è il vostro nome, perché me lo possa scolpire nel
cuore?
30 lauretta Lauretta per servila.
fracassa Lauretta? Oh nome caro! Così appunto si
chiamava una certa giovane che quando l’ebbi a lasciare per venir via, si
svenne due volte pel dolore, la poverina.
lauretta La compatisco, perché
quando si ama una persona...
fracassa Oh questa mi amava davvero. E sarà difficile che ne possa trovare
un’altra, che mi ami come lei.
lauretta E perché? Che non ci sono
forse anche qui in Firenze delle donne di buon cuore e di buon gusto?
35 fracassa Ah! Non lo spero.
lauretta Fatevi animo, perché io ne conosco una... (si pente) Ma ditemi,
il signore Ruggiero ancor lui averà trovato
buona fortuna?
fracassa Di questo non se ne domanda. Ne aveva in
tutte le città, ed una per quartiere. Gli uomini di guerra? Gli uomini di
guerra trovan ricapito per tutto.
lauretta Considerate dunque quanto
gli sarà dispiaciuto anche a lui doversene tornare per la malattia della sua
signora zia?
fracassa Potete immaginarvelo. Io poi mi
consolerei facilmente, se, come ho trovato qui il nome, ci potessi ritrovare
anche il cuore della mia Lauretta. (la guarda affettuosamente)
40 lauretta Non posso più
trattenermi. Addio signore
Fracassa.
fracassa Ma perché partir così subbito?
lauretta Addio addio,
ho fretta. Pensate al cuore di Lauretta. (via)
fracassa Penserò anche alla coratella, al fegato
e al pomone. Questa a buon conto è impaniata alla
prima, benché mi sia parsa lesta bene. Oh in
un mese ne ho una cinquantina al mio comando dell’innamorate; e quelle che non
mi faranno giuoco le scarterò come si fa delle carte di primiera. Serpina però è carta di cinquantacinque da tenersi sempre
in mano. (via)[20]
SCENA V
Sala o camera
nell’appartamento di Ruggiero.
Leandro e
Ruggiero.
leandro Signore capitano, riflettendo voi al
vostro merito ed al mio affetto non vi sarà difficil
comprendere qual sia il contento che provo pel vostro
ritorno alla patria.
ruggiero Per le stesse ragioni
potete immaginarvi qual sia il mio in rivedere ed abbracciare un amico sì caro.
leandro La sincerità della nostra amicizia è
certamente il fondamento più solido di questo mio piacere; ma come questo può
ricevere qualche aumento da altri riflessi senza far torto a quella, non ho
rossore a confessarvi che un mio particolar interesse me lo rende ancor più
caro.
ruggiero La considerazione che la
mia presenza potesse esservi di qualche utile in questa città, sarebbe ella
sola stata valevole a farmi prendere la risoluzione del mio ritorno, che ho
presa, come sapete, per altri motivi. Ma
in che debbo servirvi?
5 leandro In un affare, in cui sta posta tutta la
quiete e felicità del mio vivere.
ruggiero Se questo ha dependenza dalla mia volontà, voi potete già considerarvi
felice.
leandro Ah non posso per anco lusingarmi di
tanto bene.
ruggiero Signore Leandro, se io non iscusassi il torto
che mi fate di dubitare della mia parola, col credere che per ancora non
abbiate imparato a ben conoscer Ruggiero, vi direi che la vostra diffidenza
molto mi offende.
leandro Amico, non vi turbate. Io non diffido di
voi, che ben vi conosco per uomo sincero e costante nelle promesse; ma come l’esperienza
mi ha fatto più volte riflettere che bene spesso ciò che più si brama meno si
ottiene per gl’incontri e per l’incostanza delle cose del mondo, non posso non
temere. Su questo solamente cadono i miei timori.
10 ruggiero Perdonatemi. Queste vostre riflessioni sanno più
tosto di pusillanimità che di prudenza.
Un animo franco e generoso, anzi che avvilirsi, s’incoraggisce
nelle difficoltà che gli si oppongono.
leandro So ancor io queste buone regole di
morale, ma so ancora che con gran facilità si può da queste trascendere all’estremo
vizioso di tropp’affidanza e temerità.
ruggiero Or dunque credete come vi
pare. Io non sono qui per far con
voi dispute filosofiche, ma bensì per servirvi, quando vi piaccia palesarmi ciò
che bramate da me.
leandro Ciò che io bramo da voi si è che
riflettiate, se mai foste amante, che un cuore acceso di questo bel fuoco...
ruggiero Di grazia non tanti
preamboli. Io sono in tal
disposizione di ubbidirvi che non ho bisogno di riflessioni per muovermi a
compiacervi. Venite al fatto.
15 leandro Vi servo. Le belle qualità della signora
Isabella, degnissima sorella vostra, e l’onore di stringermi con nodi più
stretti che di sola amicizia con voi, mi fanno bramare con molta passione il
matrimonio con essa, quando per altro non me ne giudichiate immeritevole.
ruggiero In una cosa che è tanto
per me vantaggiosa e desiderabile, com’è possibile che abbiate avuti tanti
timori per domandarmela, ed ottenerla? Io vi prometto Isabella, e nel medesimo
tempo, giacché ancor io ho pensiero di prender moglie, mi avanzo a dimandarvi...
SCENA VI
Volontario e
detti.
volontario Signor
capitano permettetemi che io vi abbracci, e vi dia il ben tornato.
ruggiero Il signore Volontario è
sempre verso di me pieno di cortesia e di affetto. Mi rallegro di ritrovarla in
ottimo stato.
volontario Eh grazie al cielo, si sta rovizzoli,
sempre però al suo comando.[21]
ruggiero Ben obbligato alla sua
gentilezza.
5 volontario Oh che siate benedetto! Pure una volta avete
tolto noi di pena, e voi di pericolo, di sentirvi ritornato a Firenze in una
lettera.
ruggiero Non niego che i pericoli
della guerra non siano molti; ma non sono però sì frequenti, come taluno s’immagina.
volontario Voi non mi direte però che non sia più sicuro
e più comodo starsene a casa sua.
ruggiero Questo è certo; ma a casa
sua non può acquistarsi quell’onore e quella gloria che si acquista col valore
dell’armi.
volontario Eh, qui ancora si possono acquistare degli
onori e far bella figura. Non trattiamo.[22]
10 leandro Il signore capitano aggiugnerà
a quegli anche l’acquisto di questi altri.
volontario A lui gli riuscirà.
ruggiero A me accaderà
de’ secondi, come de’primi. Non ne acquistare alcuno.
volontario (a parte) (Questo figliuolo non ce lo vorrei.)
leandro Il signore Ruggiero possiede ogni virtù
in alto grado, ma quella...
15 volontario Ora tu figliuolo, mi suppongo che averai fatto il tuo complimento però potresti andare a fare
qualche negozio, perché il tempo passa.
leandro Questo per gli affari, di che mi avete
incaricato, non fugge. È per anche di buona ora.
volontario Si sta lì ad aspettare. Tu lo sai pure che su
gli Uffizi se si sgarra d’un punto, bisogna indugiare alle volte e due, e sei,
ed otto de’ giorni per fare un negozio. Va’, va’, il signore capitano te ne dà
la permissione.[23]
ruggiero Deve servirsi come
comanda.
leandro Amico in altro tempo ci rivedremo.
20 ruggiero Sarà mio pensiero il
trovarvi.
leandro (a parte) (Parto contento, ma non
senza gran timor.) (via)
volontario (a parte) (Ora potrò parlare con
libertà.) Che dite signore capitano della mia disattenzione in non essere stato
il primo a venirvi riverire?
ruggiero Ella mi ha favorito con
troppa sollecitudine.
volontario No, no, non mi vogliate scusare. Lo vedo da
me, che per essere nella medesima casa, non dovevo essere degli ultimi; ma non
ho voluto aspettare che fossero sfollate le visite, perché avrei da trattarvi
ancora d’un negozio di mia somma importanza. (a parte) (E anche
per vedere la mia Isabelluccia, che doverebb’esser levata.)
25 ruggiero Vostra signoria è sempre
padrone, ed io sono pronto a servirla.
volontario L’ore veramente non
so quante le sieno, ma se la signora Isabella fosse
alzata dal letto si potrebbe sapere, perché dalla levata delle signore si sa
subito, se è di buon’ora, o tardi.
ruggiero Io non ho affari che mi premano, perciò ella può servirsi a suo commodo.
volontario La mi fa grazia. Ma si potrebbe vedere se
fosse levata...
ruggiero Non mancherà tempo, e
frattanto potrebbe discorrermi dell’affare che diceva avere a trattar meco.
30 volontario Si può fare. Io signor capitano, com’ella mi
vede, sono ancora di complessione forte e robusta, benché sia padre di
figliuoli allevati.
ruggiero Lo vedo, e me ne sono
seco rallegrato ben di cuore.
volontario Or bene.
stante questo, e l’aver bisogno di una donna di famiglia – perché la
Clarice, oltre all’esser giovanetta, la c’è oggi e
non domani, bisogna maritarla –, averei pensiero d’accasarmi
nuovamente.
ruggiero Che mi dice mai signore
Volontario?
volontario Oh che ho detto qualche eresia?
35 ruggiero Non dico ciò, ma ella deve pensare a dar moglie al signore Leandro
che...
volontario E lui è ancora troppo giovane e non ha quell’esperienza
che si ricerca per un affare di tanto peso.
ruggiero Egli ha però un età giusta ed è molto savio e prudente.
volontario Eh no, no; non ci pensate. e poi per lui non fugge tempo.
ruggiero Ma questo è uno di quei
passi che vanno fatti in gioventù.
40 volontario Eh gioventù m’incupola;
n’abbiamo gli esempi così di quei matrimoni sgraziati per troppa gioventù. Io
insomma ho deliberato pigliar moglie e ho posto gli occhi...[24]
SCENA VII
Strinato e
detti.
strinato Mi rallegro col signor capitano... (vede
Volontario e si volta con indignazione) (a parte) (Venga la
rabbia, eccoti costui.)
ruggiero (maravigliato dell’atto di Strinato
si volta a Volontario) Che ha questo vecchio?
volontario (voltandosi a parte con atto d’indignazione,
anch’esso per l’arrivo di Strinato.) (a parte) (È destino che
quel vecchio stregone m’abbia sempre a venire a rompere le calcagna.)
ruggiero (a Strinato)
Signore Strinato che cosa lo muove...
5 strinato (a parte) (Ah s’i’ lo potessi
aver fra denti.)
ruggiero (a Volontario)
Signore Volontario mi dica almeno lei...
volontario (a parte) (Se mi desse fra l’ugne, ne vorre’ far salsiccia.)
ruggiero (a parte) (Ho
paura che questi vecchi siano impazziti.) Ma può sappersi
che motivi abbiano lor signori di turbarsi in questa forma?
volontario (a Ruggiero a parte) Non gli date
retta, perché egli è rimbambogito.
10 strinato (a parte) (Sicuro gli
parla d’Isabella.) (tira Ruggiero a parte) Non badate a quel ch’ei dice,
perch’egli ha mezzo dato la volta.
volontario (a parte) (Ora gliela chiedi lui innanzi
a me.) (tira Ruggiero a parte) Eh signore Ruggiero (basso) se
egli vi avesse domandato...
strinato (tira di nuovo Ruggiero a parte)
Eh signor capitano (basso), se per sorte vi parlasse...
volontario (tirando nuovamente Ruggiero, che vien
tenuto ancora da Strinato, e parlano tutti e due insieme) Signore senta,
senta...
ruggiero (sdegnato) Che
impertinenza è questa? Son io forse il vostro scherzo? Giuro al cielo...
15 volontario Io signor capitano... (parlano nel
medesimo tempo
strinato Io signor Ruggiero... intimoriti)
ruggiero Fuori di questa casa. E
se non fosse l’età vostra decrepita, vi averei
insegnato con questa spada che non si viene ad insultar la gente in casa
propria.
volontario Di grazia vi prego... (nel
medesimo
strinato La supplico signore... tempo)
20 ruggiero Non voglio ascoltar
discolpe. Partite, o altrimenti...
strinato Ecco.
Abbia flemma. (a parte) (Era meglio ch’io non ci fossi venuto.) (via)
volontario (vedendo venire verso se
Ruggiero) Vo ora, vo ora. Non v’adirate. (a parte) (Ho fatto
peggio che un bucho nell’acqua.) (via)
ruggiero Temerari. Credermi così
buono da soffrire più lungamente l’impertinenza loro (passeggia sdegnato;
poi pensoso) Ma che ho fatto? Disgustare in tal forma il padre della mia
cara amabilissima Clarice! Insensato che fui a lasciarmi così trasportare dallo
sdegno. (soprapensiero)
SCENA VIII
Isabella e
detto.
isabella (a parte) (Serpina
mi ha avvisato essere il mio caro Leandro con Ruggiero.) Signor fratello sono venuta per intender novelle
di vostra salute.
ruggiero Ve ne sono obbligato. (pensoso)
isabella (a parte) (Leandro non ci è.)
Siete molto turbato! Forse la stanchezza del viaggio non vi ha lasciato ben
riposare questa notte?
ruggiero Altre cose turbano il mio
riposo.
5 isabella (a parte) (Che mai sarà?) E
da che tempo? Iersera eravate pure d’animo lieto e tranquillo?
ruggiero È vero, ma le cagioni de’
disturbi posson nascere da un momento all’altro. (pensoso)
isabella (a parte) (Non vorrei già
che nascessero dal mio amante.) E perché non cercate divertivi? Potreste
andare a trovare il signor Leandro vostro amico, e con esso...
ruggiero E egli è
stato qui. (sempre soprapensiero)
isabella (a parte) (Oh Dio!)
10 ruggiero (da sé ma è inteso da
Isabella) Maledetta visita!
isabella (a parte) (Ahimè! I miei
timori non furono vani.) Ruggiero, e chi mai è venuto ad inquietarvi?
ruggiero Non v’importi saperlo.
isabella L’interesse ch’io prendo in ciò che vi
riguarda...
ruggiero Purtroppo ci siete interessata
ancora voi.
15 isabella (a parte) (Misera me! Non
ho più luogo da dubitarene.)
ruggiero (da sé ma è inteso da
Isabella) Ma una temerità simile non poteva soffrirsi. (pensoso)
isabella (a parte) (In che mai l’offese
Leandro?)
ruggiero (da sé ma è inteso da
Isabella) Vado a cercarlo per risarcire l’affronto. (via)
isabella Fratello, fratello. Ah, egli è partito
con furia. Chi sa a qual eccesso sia per trasportarlo il suo naturale ardito e
focoso. Come potrò io impedire... Ahimè! Dove trovar chi avvisi... Anderò io stessa...
SCENA IX
Serpina, poi Leandro e detta.
serpina Signora.
isabella (voltandosi) Ah Serpina mia! Presto, corri, avvisa Leandro...
serpina Non vi riscaldate
tanto, signora, egli è qui. Oh bene non potea stare
un momento senza di lui.
isabella Ov’è? Digli
presto...
5 leandro Eccomi amata Isabella...
serpina Signora, se non
occorre altro me n’anderò. (via)
isabella (le fa cenno che vada) Che mai
avete fatto signor Leandro?
leandro Di che intendete redarguirmi signora?
isabella Voi offendeste mio fratello...
10 leandro Io ho offeso il signor Ruggiero? Siete
ingannata.
isabella La vorrei essere, ma ne ho troppo
chiari gl’indizi.
ruggiero Voi non ne avete dunque
prove sicure?
isabella No, ma le conietture
sono infallibili.
leandro Eh toglietivi,
mia cara, questi sospetti dalla mente. Anzi rallegratevi, e sappiate che io mi
sono avanzato a domandarglivi per isposa.
15 isabella Ah incauto che siete stato! Adesso non
ho più luogo da dubitare di ciò che temeva.
leandro Questo è stato il mio errore?
isabella Sì, questo. E voi non dovevate essere
così ardito...
leandro Ma il mio amore, e la tema di essere
prevenuto...
isabella Ma
voi, dico, non dovevate prendervi questa libertà senza il mio consenso.
20 leandro Voi dunque disapprovate ciò che doverebbe premervi tanto?
isabella Io disapprovo il vostro inconsiderato
ardimento.
leandro Non parlate già da scherzo?
isabella Dico del miglior senno ch’io m’abbia.
leandro Ah Isabella, se io vi era odioso, perché
lusingarmi tanto finora? Perché ingannarmi così?
25 isabella Voi stesso inganaste
voi medesimo.
leandro Sì, perché prestai troppa fede alle
parole di una donna mensognera. Ma saprò correggere l’errore
all’avvenire. (vuol partire)
isabella Ove andate Leandro, ascoltate.
leandro Ascoltai abbastanza per disingannarmi. (via)
isabella Ah inconsederata
ch’io fui! Perché rimproverarlo con tanta asprezza della più bella
testimonianza del suo affetto? Poteva pure consigliarlo più tosto a placare
Ruggiero che ad irritarlo contro di me. Ora sdegnato il fratello, disgustato l’amante...
e chi sa che qualche incontro fra essi non mi renda infelice per sempre.
Misera, che farò? Anderò forse... Ma come potrò io
sola... Ahimè, son confusa.
SCENA X
Camera nell’appartamento
di Volontario.
Clarice e
Lauretta.
clarice Dunque non hai per
ancora veduto il mio Ruggiero?
lauretta Signora, no. Ho visto
solamente il suo servitore che è il più bel giovinotto che possa vedersi con
due occhi.
clarice Quando vedrai il
padrone approverai il mio buon gusto, né potrai
condannarmi di avere tanto sospirato nella sua lontananza.
lauretta Ma ditemi signora
Clarice, è egli tanto garbato quanto il servitore?
5 clarice Impertinente. Ti pare
di avere a fare tal comparazione?
lauretta Oh che ho detto qualche
cosa che non possa essere? Ne ho visti que’ pochi de’
padroni che hanno cento volte meno garbo de’ servitori.
clarice Ruggiero non entra in questo numero. Egli è il più
gentile ed il più amabile fra tutti gli uomini. E poi, egli ha per me un
affetto sì tenero e costante che troppa ingiustizia gli farei a non amarlo con
tutta l’anima.
lauretta Egli dunque vi ama di
molto, eh?
clarice Posso dire più di sé
stesso.
10 lauretta E vi è fedele e costante?
clarice A mio riguardo egli è
la fedeltà e costanza medesima.
lauretta E non vi è pericolo che
nel tempo ch’egli è stato fuori abbia amato nissun’altra
donna?
clarice Di questo ne sono
sicurissima.
lauretta Ma se egli lo avesse
fatto?
15 clarice Non può essere.
lauretta Ma figuratevi che questo
«non può essere» lo fosse stato, in tal caso che fareste?
clarice L’odierei, lo
disprezzerei, né mai più... Eh folle ch’io sono, angustiarmi, per compiacerti,
col figurarmi un impossibile!
lauretta E pure signora io ho
saputo di buon luogo tutto il contrario di quel che v’immaginate.
clarice E pure colle tue
impertinenze...
20 lauretta Oh via, sia per non
detto, non entrate in collera.
clarice Ruggiero mancarmi di
fede, quando in ciascuna delle sue lettere me la giurava illibata e costante!
lauretta Sarò stata ingannata io.
clarice Lo sarai stata
certamente. Egli ha troppo bel cuore, ed incapace di tradimento. E da chi lo
hai saputo?
lauretta Eh signora no, non può
essere, chi vuol che me l’abbia detto?
25 clarice Sarà una falsità.
lauretta Signora sì, una falsità
senza dubbio. Che non si ha da creder più alle lettere di uno innamorato che
alle parole dette con sincerità da persona che ha veduto... eh via.
clarice Certo. Ma chi è questa
persona che ti ha dato tali notizie?
lauretta Eh che è sproposito. Le bugie e gl’inganni stanno intorno alle gonnelle
e le scuffie ma intorno a’ cappelli e a’ calzoni, il ciel ne guardi (ironicamente)
un uomo che ama fingere e ingannare. È pazzia il sospettarlo.
clarice Ora non mi stare a
fare la graziosa a me. Palesami da chi hai ciò inteso.
30 lauretta Ma sarà un’impertinenza
la mia...
clarice Non irritare più
lungamente la mia bontà, se non vuoi provare il mio rigore.
lauretta Glielo dirò, ma non creda
che mi sia stata detta la verità, veda. L’ ho saputo
da Fracassa.
clarice Dal servitore di lui?
E che ti ha detto?
lauretta Che il suo padrone ne avea delle cicisbee in ogni città ed una per quartiere, ma
non sarà vero.
35 clarice Ahimè! Dunque
Ruggiero...
lauretta Signora non lo creda,
perché il signor Ruggiero ha un cuore così bello che è impossibile che possa
averla tradita.
clarice E Fracassa ti ha
asserito ciò che mi dici?
lauretta In quanto a lui me l’ha
asserito sicuro, ma che sia vero poi...
clarice Ah traditore! Ma che motivo ha egli avuto il servo
di farti tal confidenza?
40 lauretta Il motivo è che egli mi
raccontava non so che di una certa sua innamorata ed io gli ho addimandato se
il suo padrone ne avea ancora lui qualcuna, e mi ha
risposto come vi ho detto.
clarice Ah sventurata Clarice!
Con che speranza puoi tu adesso lusingarti della sincerità del suo affetto e
della già promessa fede di sposo.
lauretta Signora, non si affligga
per questo.
clarice Come? Non devo affliggermi nella perdita della più
cara cosa ch’io avessi.
lauretta (a parte) (Mi
pento di averglielo detto.) Eh che non sará poi vero.
Non bisogna credere così subbito ad un servidore, vedete. Insomma voi non ne avete altre riprove.
45 clarice Il vedere che per anche non è venuto a visitarmi,
ne è una convicentissima.
lauretta So che vuol venire, ma
non averà ancora potuto. Sapete pure che gli affari e
le visite non mancano quando si torna da un gran viaggio.
clarice Se egli non fosse
indifferente per me, ogni altro affare gli sarebbe stato meno a cuore di
questo.
lauretta Ma, e poi quando fusse come voi dite, vi vorreste per questo ammalare? Io
sono di un umore differente, e credo che una donna che ha giudizio non si deva
pigliar pena dell’infedeltà degli amanti. Cambian loro? Cambiar ancor noi. Trattarli come meritano e stare allegramente.
clarice Tu non sai che cosa
sia amore, perciò parli in tal forma.
50 lauretta Non lo so? Mi fate torto
signora a credermi tanta dappoca. Guardate, io già avevo
cominciato a lasciarmi razzolare il cuore dalla bella prospettiva e galanteria
di Fracassa; ma dopo che ho inteso che Serpina è la
sua antica cicisbea, ho risoluto, benché mi s’affarebbe
molto, lavarmene le mani e trattarlo...[25]
clarice Lauretta, eccolo quell’infedele.
lauretta Uh ci è ancora il mio.
clarice Che mi consigli? Lo
fuggo o l’attendo qui?
lauretta Aspettatelo e fuggitelo.
55 clarice Come?
lauretta Non vi movete, ma
voltategli le spalle e lasciate fare a me.
SCENA XI
Ruggiero,
Fracassa e dette.
ruggiero Eccomi, amata Clarice,
dopo il tormento di una sì lunga lontananza, che io ritorno... (Clarice
voltata dall’altra parte) Ma... Signora non riconoscete più il vostro
Ruggiero? (ella gli volta di più le spalle) Come? E questa è la gentile
accoglienza che io mi aspettava dalla tenerezza del vostro affetto? (Clarice
sempre voltata senza parlare) Dunque non mi stimate degno non che d’uno de’
vostri sguardi, né meno di poter rimirare il vostro bel volto? (a Fracassa)
Oh Dio! Ella forse è sdegnata del trattamento da me fatto a suo padre.
clarice (a Lauretta) Me
ne vien compassione.
lauretta (a Clarice) Non vi
gettate.
fracassa Il ricevimento è assai affettuoso.[26]
5 ruggiero (ritorna a Clarice)
Almeno dite, o mia cara, in che vi offesi, acciò possa giustificarmi.
clarice (a Lauretta, mentre
Ruggiero va verso Fracassa) Ahimè non vorrei...
lauretta (a Clarice)
Tenetelo sulla corda.
ruggiero (a Fracassa) Né
meno si degna rispondermi.
fracassa (a Ruggiero) Non ve ne pigliate
pena. Non vedete che la cameriera tratta nella stessa forma ancor me? Sono
smorfie di donne. Caleranno poi più che non vorremo.
10 ruggiero (a Clarice) Belisssima Clarice, se per sorte vi fossero giunti a
notizia i miei inconsiderati trasporti e di ciò vi offendeste, vi prego a
perdonarmi e considerarli solamente come effetti di fuoco giovanile, non ben
regolato dalla prudenza, e non mai come errori della mia volontà determinata ad
offendervi.
clarice (a Lauretta) L’iniquo
ancor gli confessa.
lauretta (a Clarice) E voi
soda.
ruggiero (a Fracassa) Né
pur si spiega, l’ostinata! Mi verrebbe in pensiero...
fracassa (a Ruggiero) Lassate parlare me
che so come vanno prese le donne. Con due paroline la sbrigo.
15 ruggiero (a Fracassa) Sì, vedi tu se puoi persuaderla almeno a parlarmi. (a
parte pensoso)
fracassa Ci vuole dell’altura e saper loro
mostrare il viso.
lauretta (a Clarice) Non vi
fate oca e umiliatelo bene.[27]
clarice (a Lauretta)
Già lo sdegno principia nel mio cuore...
fracassa (a Clarice) Sa ella lei, signora altiera, che il mio padrone merita essere ricevuto
altrimenti?
20 clarice (con sdegno a Fracassa)
Sapete voi, il mio temerario, che voi meritate esser ricevuto così? (gli
dà col ventaglio)
lauretta (a Clarice) Brava!
Questa vale un tesoro.
ruggiero (a Fracassa che va
verso lui) E bene, che ti ha risposto?
fracassa Male. Non ha potuto nemmeno aprir la
bocca dalla confusione per quel che le ho detto, ma ha aperte le mani e ha
parlato co’ gesti.
ruggiero Ma che voleva significare?
25 fracassa Poco di buono in fede mia. Ma aspettate;
voglio provare se per mezzo della cameriera...
ruggiero Sì, tenta pure anche
quest’ultima prova. (pensoso) Gran contrasto che mi fanno in petto lo sdgeno e l’amore.
fracassa (a Lauretta, che la tira per un
braccio) Favorisca, madamigella, una parola. Con chi vi pare a voialtre
donne superbette malcreate di avere a trattare quando
trattate con noialtri soldati forastieri?
lauretta (a Fracassa) E a voialtri soldati forestieri, impertinenti, temerari, con chi vi
pare d’avere a trattare quando trattate con noialtre donne del paese?
fracassa Fuor
di qui, madama la cuciniera, vi si farebbe provare quel che sta bene.
30 lauretta E qui, monsú Leccapiatti, vi si farà sentire quel che sta male (gli
dà uno schiaffo)
ruggiero (a Fracassa, che se ne
va verso lui) E così, ti sei sbrigato ancora?
fracassa Oh, sbrigatissimo.
ruggiero Che risposta ne hai
ricevuto?
fracassa Cattivissima. La serva parla lo stesso
linguaggio della padrona, non gli si può cavare né di bocca né delle mani cosa
di buono.
35 clarice (a Lauretta) Ma
io ho gran timore...
lauretta State quieta. Gli uomini
vanno trattati così, e poi dopo si viene agli accordi e si fa la pace. (parlano
fra loro)
ruggiero (a Fracassa) Prova
di nuovo, e dille...
fracassa Oibò! Non mi provo più di sicuro. Il mio
ben dire non si accorda troppo col loro mal fare.
ruggiero Tenterò io, finalmente...
40 fracassa Signor padrone, faccia a mio modo, non
si arrischi né meno lei.
ruggiero Che sarà mai? Se non
vorrà ascoltare le mie discolpe, averò giusto motivo
di abbandonarla.
lauretta (a Clarice) State.
Parmi sentir gente. (sta ascoltando)
ruggiero (a Clarice) Sarà
dunque possibile, oh mia bella crudele, che il vostro Ruggiero...
lauretta (a Clarice) Il
signor padre. Andiamo. (Clarice e Lauretta partono)
45 ruggiero Ah donna altiera e superba!
SCENA XII
Volontario affaciato alla scena, Ruggiero e Fracassa.
ruggiero Così mi schernisci e mi
fuggi?
volontario (facendo capolino) M’hanno detto che
Ruggiero... Oh povero me! Eccolo qui. Che non sia venuto per darmi sul capo. (si
ritira)
fracassa Lasciatele pure andar via in tanta
malora, che è meglio così.
(Volontario
ritorna)
ruggiero Non viverò
quieto, finché non sarò vendicato.
5 volontario (a parte) (Non lo diss’io?)
ruggiero Un simile affronto a me,
che ho un cuore da non poter soffrire né pure un’ombra di scherno?
volontario (a parte) (Ma che gli ho io
fatto po’ poi?) (si ritira)
fracassa Sto cheto io che ho sentito più di voi
quel loro parlare alla mutola.
(Volontario
ritorna)
ruggiero Io sono l’offeso, e venni
in questa casa...
10 fracassa Signore faccia a mio modo. Andiamocene.
volontario (a parte) (Oh meschino! È venuto
per accopparmi davvero.)
ruggiero Non partirò finché non sia tornato Volontario, che han detto esser
fuori.
volontario (a parte) (La cosa è chiara. Ma
tu non mi vuoi trovar oggi. Corro a rinserrarmi a quattro chiavi.) (via)
ruggiero Farò seco le mie parti, né mancherò di giustificarmi appresso di Leandro. Se poi ciò
non basta, non curandomi più di Clarice... ma, come potrà il mio cuore più non
curarsi di lei?
15 fracassa Signor padrone, di grazia, esciamo di queste stanze. Qui c’è una cert’aria che ha un’influenza
cattiva del diavolo. Da che ci sono, mi è calata una maledetta flussione alle
guance che me l’ha fatte infocolar tutte. E chi sa
che ancor a voi non sia per far male al cervello?
ruggiero Andiamo per intendere se
Leandro sia in casa.
fracassa E se non c’è, non voglio che ci trattenghiamo, vedete. (via)
SCENA XIII
Cortile.
Serpina e Strinato.
strinato Serpina mia,
se tu mi metti in grazia alla tua padrona, non ti ha da far freddo mai più de’
to giorni.
serpina Mi maraviglio.
Sapete che io vi servo di genio. E quanto ho fatto perché vi voglia bene, come
vi vuole? Non mi parla d’altri che di voi. Ma che mi volete fare? Forse un par
d’abbiti di castorino e un par di gonnelle di scarlatto? Uh che mi piaccion tanto queste sorte di panni!
strinato Oh, no. Ti vuò
fare un grembiulino di renza di questi alla moda che
arrivano sopra le ginocchia.
serpina Così ci sarà da star
fresca per me, e non calda. Sentite, signore Strinato, quella mia benedetta
padrona è una capricciosella che non si può tener
ferma un’ora in un medesimo proposito. Stamattina quando le ho data la camicia
per vestirsi, le ho cominciato a dire: «uh
se quel buon vecchio del signore Strinato...»
5 strinato Oh, no. Serpina
mia, tu hai cominciato male; non dovevi dire vecchio.
serpina E voi sapete per
molto. Ho cominciato benissimo, anzi l’ho fatto apposta, perché i vecchi le
piacciono cento volte più de’ giovani.
strinato Sì eh?
serpina Certissimo, perché
dice che gallina vecchia fa buon brodo.[28]
strinato Gli è anche vero. Si vede che ha giudizio.
10 serpina Or tornando a
proposito di quel che le dicevo...
strinato Ma ella averà
dunque anche genio col signor Volontario?
serpina Or guardate. E lui non
lo può patir di vedere, perché le pare che sia... Ma, e poi voi sempre averete la man dritta, a cagione di que’
molti anni che avete più di lui.
strinato Ne posso aver qualcuno, ma i’ fare’ seco a correre la posta e gli vorrei anche dar
giunta.[29]
serpina (a parte) (Vorrei
che questo avesse a essere il corriere della mia morte. Starebbe un peggio per
viaggio.)[30]
15 strinato E che dicevi?
serpina Dicevo che l’è una
morte dover trattar d’amore con certe donne capricciose e strane come la mia
padrona.
strinato Eh, il preferir me al signor Volontario
non mi pare stranezza a me.
serpina Non la dico strana su questo, ma nel proposito di quando le ho
stamattina principiato il discorso, come vi dicevo, sopra di voi, perché mi ha
risposto: «uh tu sei pur noiosa
con questo tuo signore Strinato.»
strinato Ma non mi dicevi?...
20 serpina Sì, ma allora bisogna
che ella avesse qualche altra cosa pel capo.
strinato Ma tu dovevi dirle che io ero...
serpina Buono. Averesti a insegnare al gallo a farsi amico della gallina.
Io le ho detto tutto quello che sapevo di ben di voi. che siete sano, arzillo, pulitino,
ricco in fondo; splendido poi come... (fa gesto indicante spilorceria) e
sopratutto che andate pazzo da lei.
strinato Che tu sia benedetta cara la mia Serpina. Tieni, tieni quest’abbraccio.
serpina Ma, e così? È stato
giusto un predicar la carità agli usurai.
25 strinato Ohimè, che mi dici tu?
serpina Che vi perdete d’animo
per questo?
strinato Io sì, vedi, perché...
serpina E io punto né poco; e
mi dà più fastidio il freddo che dovrò patir io quest’inverno, per esser senza
scollino, che la fredezza della padrona, perché lei
mi dà il cuore riscaldarla quando voglio.
strinato Rimedia dunque alla fredezza
sua, che io rimedierò al tuo freddo.
30 serpina Fate conto che il
negozio sia fatto e che ella bruci già per amor vostro. (a parte) (Ve’
se ce l’ho poi fatto calare nella rete.)
SCENA XIV
Volontario
alla finestra e detti.
strinato (da sé) (Insomma bisogna
regalarle queste cameriere, se si vuol de’ servizi da loro. L’è una miseria! Il
mondo è pieno d’interesse.)
volontario (da sé) (Di casa dovrebbe essere
uscito... Ma che veggo? Strinato con Serpina!)
serpina (da sé) (Se non
lo pelo a modo e a verso che mi sia pelato a me l’uno e l’altro ciglio.)[31]
volontario (da sé) (Non si parlano ancora.)
5 strinato (da sé) (Penso di darle...)
serpina Signor Strinato,
sapete quel ch’ho pensato di fare?
strinato Di’ su, che il cielo ti faccia ricca.
volontario (da sé) (Ora s’abboccano.)
serpina Io voglio introdurvi
in casa perché le possiate parlare da voi, quando appunto l’averò
disposta... lasciate fare a me.
10 volontario (da sé) (Oh se io potessi intendere
quel che dicono!)
strinato Tutto bene, ma se il capitano suo
fratello...
serpina Eh il capitano non
vedrà né saprà nulla. Piglierò il tempo a proposito.
volontario (da sé) I’ sto su’ pettin
da lino. Se Ruggiero non è più in casa, vò scappar
fuori. (via)[32]
strinato Quel che tu vuo’
fare, fallo presto, perché non vorrei che il diavolo si attraversasse a’ nostri disegni.
15 serpina Ora vado a ordire la
tela.[33]
strinato Disponila bene e tessila con prestezza.
serpina Menerò le calcole più
affretta che posso. (via)[34]
strinato Se per mezzo di questa ragazza posso
arrivare a farmi amare da Isabella di buon cuore, do il mio matrimonio con essa
per fatto; e mettendo lei in casa, ci metto una dote di parecchie migliaia di
scudi che le ha lasciati un suo zio materno. È vero che il capitano, che mi ha
trattato così male, potrebbe forse opporcisi; ma egli non è che suo fratello, e
fratello di padre solamente. Vuol dire che, volendo lei, la sua opposizione mi
può far poco male. Quando quel vecchio barbogio di Volontario lo arriverà a
sapere, oh vuol restar pure scornato! Gli dia nel collo. voler mettersi in competenza con me... Ma eccolo qua! Il
diavolo lo porta sempre dove io sono.
volontario (in
strada) Serpina non c’è più. Manco male! Non
bisogna che ella gli abbia dato troppa retta.
20 strinato (a parte) (Vorrei andarmene, ma
non vorrei mostrare di fuggire per paura di lui.)
volontario (a parte) (Vo’ cercare di scavar, se
posso, qualcosa.) Oh Signor Strinato, la riverisco. Chi ben si vuole, spesso s’incontra.
strinato (a parte) (Se fosse vero questo,
i’ ti dovre’ rincontrare come s’incontrano le
montagne tra loro.) È vero, ma s’incontra alle volte anche chi si vorrebbe
vedere nella bara.[35]
volontario Vo’ mi fate torto a creder questo di me.
strinato Io non lo dico per voi.
25 volontario Vorrei ben dire che chiacchieraste a
sproposito, perché io non vi ho fatto cose da dispiacervi. Vi sono stato sempre
amico; e voglio che ci manteghiamo tali.
strinato Mi
fate grazia. (a parte) (Se tu sapessi l’orditura della tela, non diresti
così.)[36]
volontario Mi parete molto sopra pensiero. Avete forse
qualche negozio che non va a modo vostro?
strinato Io non sono avanti al cancellier degli Otto che m’abbi a esaminare.[37]
volontario Non pigliate la spada per la punta. Non ve lo
dicevo per sapere i fatti vostri, ma per rendervi servizio a’
bisogni.[38]
30 strinato Vi sono obbligato. Io non tengo servitori
sì nobili.
volontario (a parte) (Egli ha mangiato il caval di
coppe. Non esce a nulla.) Qualche volta una parolina detta a tempo può giovare
assai; però...[39]
strinato Io so parlar da me.
volontario Ma vo’ mostrate di gradir molto poco le me’
offerte. Che forse avete ruggine meco per esservi stato di qualche impedimento
a parlare a Serpina? Per rimediare al mal fatto potrò
farla avvisare che state aspettandola per dirle una parola.
strinato Non sono in questo bisogno.
35 volontario Ah, che le avete forse parlato?
strinato (a parte) (Costui raspa per
trovare il granello sotto terra; ma i’ son spupillato.)
I’ non l’ho vista né mi curo di vederla.[40]
volontario (a parte) (Egli è di Calca, ma i’ non
sono da Bergamo.) Ma e’ m’era
pur parso di vedervi seco poco fa.[41]
strinato Se le cornacchie v’avessero cavato gli
occhi, vo’ non ci aresti veduti.
volontario (a parte) (Oh i’ non vo’ più tenere in
collo la piena.) Ma che modo di trattare è il vostro? Non vi crediate
già ch’io sia come i’ bu di Martino, che si lascia a
cozzar dalle pecore, ve’.[42]
40 strinato Né voi vi crediate ch’io sia come i’
gatto del Miaula, che si lascia a roder la coda da’
topi.[43]
volontario I’ conosco il trotto d’i’ mio cavallo.
strinato E io conosco da che piè zoppica il mio.
(via)
volontario Possar egli è di
peso; ma i’ non son di que’ da Zago, che davano i’
letame al campanile per farlo crescere. (via)[44]
SCENA XV
Ruggiero e
Fracassa.
ruggiero Non posso viver quieto finché
non mi sono scusato con Volontario e suo figlio.
fracassa E voi vi mettete in soggezione di un
vecchio, che si butta là con un soffio, e di un giovine che, per quanto sappia
tenere la spada in mano, voi agguerrito come siete, ne rivenderesti dieci de’
pari suoi?
ruggiero Io non mi prendo
soggezione di questo, ma bensì dell’obbligo in cui dev’essere ogni onesto uomo di non offendere alcuno, e specialmente gli
amici.
fracassa Ma non mi avete detto che è stato egli
il primo a maltrattarvi?
5 ruggiero Sì, ma la sua mancanza
non meritava un trattamento sì rozzo e dispiacevole in contracambio;
e per questo desidero scusarmi sul motivo d’inconsideratezza, per trasporto di
collera.
fracassa E voi fatelo, senza pigliarvene tanta
pena.
ruggiero Ma se non ne restano
appagati e Clarice seguita nella sua indignazione contro di me per tal fatto?
Hai pur veduto che dimostrazione ella me n’ha date.
fracassa Veduto? L’ho sentito io. Ma, e per
questo vi volete dare alle bertucce?[45]
ruggiero Se Clarice mi
abbandona... (pensa)
10 fracassa Signor padrone, come v’intendete voi
degli argomenti cornuti?
ruggiero Che vuoi tu dire?
Sciocco.
fracassa Io non sono punto sciocco; o pure sono anchi sciocchi i dottori, perché questo lo imparai da un filosofo
che servivo prima di venir con voi, il quale si metteva a disputar meco anche
sopra il pulirgli le scarpe e dar la biada al cavallo.
ruggiero E bene?
fracassa E bene; che l’argomento è questo. O la
signora Clarice vi vuol ben davvero, o vi vuol ben da burla. Se dice davvero,
voi la vedrete venir lei a basciar basso.[46]
15 ruggiero Eh che una donna irritata
non si piega così facilmente.
fracassa Nego consequentiam.
Fanno delle smorfie costoro, ma quando amano di cuore, le si gettano giù, come
il tordo allo schiamazzo. Se poi ella vi ama di burla, che ne volete fare? Vi
terrà inquieto eternamente col pigliar muffa sopra ogni bagattella per accattar
ragioni, o ragionacce, da romperla con voi.
ruggiero In qualunque modo che io
mi trovassi privo di Clarice, sarebbe per me un gran tormento.
fracassa Oh! Che è spento il mondo di femmine?
Poffare! Non ci è altra abbondanza che di questa mercanzia, ed è venuta a tanto
buon mercato, che molta ne muffa ne’ magazzini.[47]
ruggiero Quando è mercanzia però
simile a Clarice, trova bene il suo spaccio.
20 fracassa E a me dà l’animo di trovarvene ancora
della migliore. Conoscete voi la signora Vallincontra
Tenerelli?[48]
»ruggiero Chi? Quella che previene ella medesima gli
amanti e si fa gloria di averne senza numero? Questa veramente sarebbe
mercanzia da contrattarsi con facilità.
»fracassa E la signora Rustichetta Agrestini?[49]
»ruggiero Eh via! Come accomodarsi con una
capricciosa simile, che arriccia il naso a tutte le cose, né parla, né guarda
mai una persona senza farle una mala creanza.
»fracassa Che direte della signora
Studiosa Filosofanti e della signora Nobilia Carlomagni?
A queste non c’è da appor nulla.[50]
25 »ruggiero Buono! La prima fa la
saputella, criticando tutto ciò che le dà alle mani. Non parla che di poesia,
belle lettere e istorie, e si vuole spacciare per la maggior dottoressa del
mondo. L’altra poi va tanto pomposa d’abiti, e del fasto de’ suoi antenati, che
non serve per adornarla l’entrata di dieci poderi; e se tornassero in qua Adamo
ed Eva medesimi, non cederebbe loro la man dritta.
»fracassa Oh diavol,
trovagli una calza che gli entri! Che diamine! Voi siete peggio del Nausa, che sputava fin nello zucchero. Sapete che la vostra
lingua è più tagliente della vostra spada?[51]
»ruggiero Mi prendo questa libertà perché siamo qui
soli fra noi. che del resto se foss’inteso da altri, parlerei in diversa forma, sapendo
che le donne sono venerabili.
»fracassa Senza dubbio. Ma
ritornando alla signora Clarice, giacché vedo che questo è il dente che vi
duole...
ruggiero Aspetta. (guarda verso
la scena) Signor Leandro, signor Leandro. Di grazia una parola.
SCENA XVI
Leandro e
detti.
leandro Sono a servirvi (Leandro parla con
della freddezza).
ruggiero Andavate molto
soprappensiero!
leandro Ne ho delle forti ragioni.
ruggiero (a parte) (Intende
del mal trattamento fatto a suo padre.) Non fuggivate già il mio incontro?
5 leandro Anzi ho bene avuto piacer di trovarvi,
per riprendere la mia parola sulla dimanda fattavi di
vostra sorella.
ruggiero Eh, amico, credo che
burliate. (pensoso mostra principio d’indignazione)
leandro Non sono queste materie da scherzare.
fracassa (a parte) (La cosa comincia
male.)
ruggiero E che motivi ne avete?
10 leandro I motivi son giusti, e tanto vi basti.
ruggiero Se son quelli che mi
suppongo, hanno facile il rimedio.
leandro Non è tale qual voi supponete.
fracassa (a parte) (Sta a veder, sta a
vedere che si ha da far qualche zuppa.)[52]
ruggiero Dunque una mia
dichiarazione non è bastante...
15 leandro Non basta.
ruggiero Non basta? (con della
dimostrazione di collera interna)
leandro No certamente.
ruggiero (tira mano alla spada)
Sarà dunque bastante la mia spada a farmi dar sodisfazione
del ritrattamento della parola datemi.
leandro Molte ragioni potrei addurvi che mi
disobbligherebbero da tal sodisfazione; ma per tema d’essere
incaricato di viltà d’animo, non ricuso l’incontro (tira mano e si battono.)
20 fracassa Oh povero me! Dicon
davvero. Aiuto. Correte.
SCENA XVII
Isabella, Serpina, Clarice, Lauretta da diverse parti e detti.
isabella (a Leandro
ritenendolo) Contro il vostro amico?
clarice (ritenendolo, a Ruggiero)
Contro il mio fratello?
LEANDRO Isabella! Ahimè! (partono
nel
medesi-
ruggiero Clarice! Oh cielo! mo tempo)
5 clarice (seguitando Leandro)
Ascoltate fratello. (via)
isabella (seguendo Ruggiero)
Ruggiero sentite. (via)
serpina Fracassa, che hanno avuto che dire?
lauretta Che c’è stato?
fracassa Ne siete cagione
voialtre pettegole. (via)
serpina Vo dietro alla mia padrona. (via)
lauretta E io dietro alla mia. (via)
Fine dell’atto
primo.
ATTO SECONDO
SCENA I
Appartamento
d’ Isabella.
Clarice e
Isabella.
clarice Quanto vuol esser per
noi cagione di afflizioni e tormenti il contrasto de’ nostri amanti, e respettivamente fratelli!
isabella Così è, amica Clarice. Lo stesso caso
porta ad ambedue la medesima infelicità. Voi disgustata di Ruggiero perché
infedele, io di Leandro perché imprudente. Vi vendicate voi troppo aspramente
col non volerlo ascoltare, io col rimproverarlo con troppo rigore. Ci pentiamo,
ne andiamo procurando l’emenda; e lusingate dalla speranza di giustificarci e riunirci con essi, ahimè!, troviamo che la discordia nata tra loro ci pone in
disperazione di vedere una volta conclusi i nostri sponsali.
clarice Ah che purtroppo è
vero, che ogni speme di felicità per noi è svanita, e null’altro ci resta che
pianger per sempre, e la nostra inconsideratezza e la nostra disgrazia.
isabella Dunque il gentilissimo Leandro non sarà
più mio?
5 clarice Né mio sarà più l’amabilissimo
Ruggiero?
isabella Ma perché gittarsi
affatto in braccio alla disperazione? Speriamo, Clarice, e lasciando ad altre
femmine meno coraggiose di noi una tal viltà d’animo, ponghiamo
in opera ogni arte per rintracciare l’origine dei dissapori de’ nostri amanti.
clarice E quando questo ci
sortisca?
isabella Allora potremo più facilmente adoprarci
per la riunione de’ medesimi.
clarice Io non so
lusingarmene. Vostro fratello è troppo ardente e risoluto.
10 isabella Sì, ma egli è ancora ragionevole. Oltre
di che, avendo il cielo permesso che dal nostro casuale arrivo sia stata
impedita l’uccisione forse di uno di loro, voglio sperare che favorirà ancora
le nostre intenzioni per quest’altr’opera sì giusta e lodevole.
clarice Cara Isabella, le
vostre riflessioni alleggeriscono bene assai l’oppressione del mio cuore, né posso negare che non siano molto savie e prudenti; ma
permettetemi che vi palesi un mio pensiero, che crederei più proprio e sicuro
per un tal fine.
isabella Dite pure. Qual è?
clarice Di procurar più tosto
con ogni mezzo la riunione di noi co’ nostri amanti,
perché, ottenuta questa, sarà molto più facile coll’opra
nostra ottenere allora la riunione degli animi loro.
isabella Non mi dispiace il consiglio. Tanto più
che principieremo da ciò che è reso dalla nostra passione più desiderabile al
nostro cuore. Io molto mi prometto in questo affare di Serpina.
15 clarice Ed io molto di
Lauretta.
isabella Così faremo; e se ci riesce in tal
forma porre il nostro spirito in calma, molto avremo da riderci degli amori di
Strinato e di vostro padre.
clarice Risparmiate questo
secondo quanto potete, ve ne prego, e fate ogni possibile di toglierli queste
sue frenesie di testa, che potrebbero esser d’impedimento a’
nostri desideri, come sono di non piccolo discapito al suo decoro.
isabella Non mancherò di ciò fare dal canto mio.
È necessario però usare della destrezza molta, per non ci pregiudicar da
vantaggio.
clarice Mi riposo sulla vostra
prudenza amica, addio.
20 isabella Son vostra serva.
SCENA II
Fracassa e Serpina.
serpina Dunque questa rissa è
venuta perché il signor Leandro non ha voluto più mantener la parola al nostro
padrone di sposare la signora Isabella, dopo d’avergliela chiesta?
fracassa Tu senti.
serpina E la ragione?
fracassa La ragione bisogna che sia di quelle del
Capriccia, che non ne dava altrimenti che: «la vo’
così»; perché al padrone non gliel’ha voluta dire, e per questo gli è saltato
il moscherino e gli ha fatto tirar mano.[53]
5 serpina Or questa vuol essere
la matassa arruffata adesso! Insomma voialtri uominacci
siete peggio del Bufera, che averebbe messo disunione
fino tra la calamita e ’l ferro.[54]
fracassa Serpina, non dir male degli uomini, che fra poco ti verranno a bisogno.
serpina Ma s’egli è vero.
Vorresti tu forse salvare quel frasca da ogni vento
del signor Leandro, che dianzi spasimava d’amore per la nostra padroncina e ora
la rifiuta come carne appestata?
fracassa Lui no.
serpina Chi dunque vorresti
difendere? Il signore Ruggiero, che subito vuol far sangue alla prima, senza
considerare che le cose si possono aggiustar bene e meglio con un po’ di
pazienza e discorso?
10 fracassa Né meno.
serpina Or vedi dunque che non
ho detto male a dire che gli uomini sono una mano...
fracassa Ma tu ci metti ancora me nel mazzo. Sai
pure che sempre il mio cuore è stato un girasole, che non sa voltarsi se non
allo splendore del tuo bel volto.
serpina Eh, chi sa che tu
ancora non mi abbi fatta qualche infedeltà. Di questi splendori se ne trovano
per tutto, e così il tuo girasole ancora...
fracassa Te lo giuro per l’intemerata salita del
Monte Libano, guarda, che ti sono stato sempre fedele.[55]
15 serpina Tu giuri perché io più
ti creda; e io ti giuro che mai ti credo meno che quando tu giuri. Me l’insegnò
mia madre, che ero tantina, che non credessi a’
giuramenti degl’innamorati.[56]
fracassa Oh, tu’ madre averà
dato alle mani di qualcuno di que’ volponi vecchi
maliziosi che si mettono a ruzzare colla lepre, per poi aggrancirla
e farne pasto de’ suoi denti. Ma io sono più puro e semplice dell’acqua di
fontana.
serpina Ho paura che tu sia
come l’acqua di fontana davvero, che se ella è pura e limpida nel suo principio,
scorrendo poi in questo paese e in quell’ altro, spesso s’impantana... basta,
non vo’ far giudizi temerari.
fracassa Che vorresti tu dire per questo?
serpina Che non viaggiò mai
volpe che non tornasse a casa co’ piedi polverosi o
inzaccherati.
20 fracassa Dunque se viaggiassi ancora tu...
serpina Eh io non averei tanta fortuna di avere questo gusto di poter girare
un po’ il mondo.
fracassa Oh che credi che sia?
serpina Un bel piacere, ve’.
Se non fosse altro il veder tante mode, tanti paesi, tanta gente diversa.
fracassa Tanti campanili, tanti batacchi.[57]
25 serpina Sì tanti campanili e
torri e palazzi, e poi bella gioventù, maniere differenti dalle nostre. Dimmene
un po’ qualcosa Fracassa mio, che mi muoio di curiosità di saperle.
fracassa I’ ti
contenterei in altro, che in questo. Di’ pur su, che vorresti tu sapere?
serpina Che so io per me. Come
vanno vestite le donne...
fracassa Te lo dirò! Primieramente portano la
camicia...
serpina Oh diavolo, che
avessero da andar senza! Questo me l’immagino da me. Dico a che usanza, io.
30 fracassa L’usanza fra l’altre
è di andrienne sciolta e legata. Chi ha bella vita, e ci pretende, la porta
attillata col bustino sotto; e chi ha una vita così così, dice non potere stare
stretta a cagione de’ vapori, o altro, e la porta spampanata con un corsè da balia, che è comodissimo per stare appoggiata, e ad iacere.
serpina Quest’usanza è
arrivata ancora qui. E in testa?
fracassa In testa poi la cornetta; il
parrucchino; il battilocchio; e mille altre cose simili.[58]
serpina Oh, come qui. Le
maniere poi di vivere saranno ben diverse.
fracassa Ecco.
I vecchi sempre gridano, sempre attenti a far roba, stringati, avari,
pieni di paura che non gli manchi la terra sotto. Quei di mezza tacca la
spoliticano, cercan cariche, procurano guadagni,
dalla mattina fino alla sera applicati a’ negozi, tutti
ambizione, frodi, inganni e raggiri; quando non gli sia restato addosso il male
della gioventù ancora, cioè fare all’amore.
35 serpina Giusto come qui; e i
giovani?
fracassa I giovani poi. Oh che bella cosa! Si
levano ben tardi, si mettono come le dame alla teletta ove stanno un par d’ore
a pulirsi, e ripulirsi; qualcheduno anche a lisciarsi; a pareggiarsi la crovatta; addirizzarsi i capelli storti della parrucca; poi
pomposi, ed insaldati così, che paiono tutti di un pezzo, vanno alla toeletta o
alla levata delle signore. Qui motti, grazie e tenerezze, viene la cioccolata,
che si beve col saporetto della mormora e de’
racconti della sera passata.[59]
serpina Giusto, giusto come
qui.
fracassa Di lì
vanno a desinare, e spesso fuori di casa propria; dopo, il suo sonnellino; un
poco alla finestra a veder chi passa; poi alle visite o al passeggio; la sera
in conversazione, o al giuoco, o alla comedia; a
cena; a letto passata la mezza notte; e poi da capo, e sempre cascanti d’amore.
serpina Come qui per l’appunto,
per l’appunto.
40 fracassa I mariti non vedono le mogli che qualche
volta a tavola, e le mogli...
serpina Se così è, sarò stata
in Francia ancor io senza muovermi di Firenze.
fracassa Questo può essere.
serpina Ma, dimmi, là ancora gl’innamorati
abbandonano così per poco le loro amanti come qui?
fracassa Oh lì sì. Se ne fanno i cambi, come
delle bestie sulle fiere.
45 serpina Uh meschina! Ora me ne
ricordo; ho da andare a far un servizio e stavo qui teco a cuocere il bu’.[60]
fracassa Se tu intendi di cuocer te, muta
vocabolo ve’, sorella.[61]
serpina Uh scimunito! Sempre
tu ne vuoi dir qualcuna. Addio girasolino mio.
fracassa Addio splendore del mio cuore.
SCENA III
Cortile.
Volontario
solo.
Ora la pietra è nel pozzo per me. Non v’è più riparo. Quel briccone
di Leandro m’è venuto proprio a sonare il cembalo in colombaia con quella so
sciarrata. Ah i’ son pur disgraziato! A gli altri le gli piovono, e a me le mi
diluviano le male notti. Mi mancava ora questa, che mi finisse egli di spegnere
i moccoli delle me’ speranze. I’ ero purtroppo nelle corna al toro a cagione di
quella visita fatta contrattempo a Ruggiero, senza che egli l’invelenisse di
più contro della nostra casa col battersi seco. Oh non accor
più pensarci alla Lisabella; per me gli è spiovuto
affatto, e me ne posso nettar la bocca con do pezzuole. Ma quel che più mi
scotta, e mi rode il cuore, è la paura che la non tocchi a quel vecchiaccio di
Strinato. Sebbene la non avrebbe a toccar né manco a lui; perché nel calendario
di Ruggiero e’ mi parve che e’ non ci fosse troppo né anch’esso. Ma chi sa ch’egli non
sia per dargliela per farmi dispetto ora che ci è sopraggiunta, e non so
perché, la nimicizia del me’ figliuolo. Ah figliuolo briccone, tu mi hai
assassinato, tu m’ha’ fatto il peggio... Ma i’ non son to padre, se non t’insegno...
(s’incontra in Leandro).[62]
SCENA IV
Leandro e
detto.
volontario Oh, tu arrivi giusto a tempo il me’ furfantone, perch’i’ ti lavi il
capo, come tu meriti.
leandro In che ho errato, signore padre, che
possa giustamente dar motivo a tanta sua indignazione?
volontario In che hai errato, eh? Ancor me ne domandi!
leandro Vi
confesso che non mi ritrovo colpevole di cosa che meriti riconvenzione.
5 volontario Tu ti confessi male il me’ sciagurato. Ma ti
darò io tal penitenza che non ti verrà più voglia di far lo spadaccino.
leandro Che forse mi attribuite ad errore l’essermi
battuto con Ruggiero, eh?
volontario Stiamo a
vedere che ti parrà di aver fatta un’azione da meritare una statua.
leandro Non dico questo; ma né meno da meritarne
alcun biasimo.
volontario No, eh? Io ti farò cacciare in una segreta, e
allora si vedrà se t’avrai meritato biasimo o lode. Ti par forse bella cosa far
tirar mano ad un amico senz’averne ragione?[63]
10 leandro Signor padre, ella s’informi prima meglio
del fatto e poi giudichi sopra di esso.
Non sono stato io che ho incitato Ruggiero a battersi; egli mi ha
obbligato por mano alla spada per mia difesa.
volontario Come? Non sei stato tu che l’hai sfidato?
leandro No certamente, e chi le ha asserito in
contrario?
volontario Mi è stato detto che ti sei battuto con lui,
ed io mi credevo... Ma non importa, tu non dovevi tirar mano e farti così
nemico un signore che può far molto bene alla casa nostra.
leandro Come? Per un motivo sì basso doveva io renunziare al mio onore e soggiacere alla taccia di uomo
vile e codardo? Perdonatemi signor, io mi aspettava da voi altri documenti.
15 volontario Sì. ma
perché glien’ha’ tu data occasione? Che gli hai tu
fatto? Lui non ti averà sfidato a capriccio, perché
so che ti voleva bene.
leandro Il motivo non meritava tal risentimento.
volontario Ma qual è stato questo motivo?
leandro (a parte) (Che dirò?)
volontario Tu non parli. Io lo vo’ sapere.
20 leandro Il mostrarmi io disgustato... (tace)
volontario Disgustato di che? Di’ su.
leandro Del trattamento... Lasciate che io lo
taccia per risparmiarvi un nuovo dispiacimento.
volontario (a parte) (Vuol dire del trattamento
poco civile che Ruggiero mi fece in casa sua.) Oh via ti voglio compiacere; ma
con questo, che tu veda di rappacificarti seco.
leandro Farò quello che converrassi
al mio decoro. Ma voi per altro...
25 volontario Non parlar più, ti perdono. (a parte)
(Non è materia questa per me da stuzzicarsi troppo.) Voglio andare a far un
negozio sai. Non posso trattenermi da vantaggio. (via)
leandro Vada pure. Troppo mi premea
tenere ascoso a mio padre il motivo di quella rissa; la quale, benché terminata
senza sangue, pure mi vuol costar la vita per l’afflizione. Inconsiderato che
fui! Perché corsi senza una più matura riflessione alla renunzia
di quel bene che era tutta la delizia del mio cuore, adesso mi convien vivere
senza speranza di racquistarlo e così sempre tormentato dal rimorso, di essermi
lasciato trasportare da una forse insussistente apparenza, di non esser più
caro alla gentile Isabella. Ah perdita irreparabile! Ah Leandro infelice! (va
per partire).
SCENA V
Serpina, Strinato con un rivolto ascoso sotto il ferraiolo,
e detto.[64]
serpina (Chiama Leandro)
Eh, eh, zi, zi. (Leandro si volta e ritorna, e nel medemo
tempo esce Strinato).
strinato Eccomi Serpina
mia, già i’ venivo a trovarti.
serpina (a parte) (Oh
diamine! Ecco guastacavoli.)
leandro Serpina, chiamasti
me?
5 serpina Io veramente volevo...
(a parte) (Sono imbrogliata.)[65]
strinato Me, non è vero?
serpina Signor sì. Ma...
leandro Anderò dunque
al mio viaggio.
serpina Signor no, signor no,
aspetti.
10 strinato Ma se tu mi vuoi parlare.
serpina Signor sì, ma vo’ dire
una parola anche al signor Leandro.
strinato (A Serpina)
E che cosa vuo’ da lui?
serpina (A Strinato) Or
ora. (va a parlar basso a Leandro) Ho bisogno discorrervi a solo; ma ora
non è tempo, lasciatevi rivedere in casa tra poco.
leandro Su che materia? (basso a Serpina)
15 serpina Lo saprete, per adesso
fingete collera per ingannare il vecchio. (forte) Non vi alterate.
Ognuno è sottoposto a errare.
leandro (forte) Mi maraviglio
del tuo ardire; né posso soffrire da vantaggio la tua
impertinenza. (via).
serpina Uh che vipera!
strinato Serpina, che
gli ha’ tu detto?
serpina Son giovanastri che non gli si può far né meno una correzione.
20 strinato Sopra di che gliela volevi tu fare?
serpina Eh sopra la sciarrata
che ha fatta col mio padrone; e perché gli ho detto che ha fatto male e che
bisognava che facessero la pace, avete veduto? È parso mi volesse mangiare.
strinato Oh no, Serpina,
non devi intrometterti perché si riuniscano; anzi devi mettere maggior male tra
loro.
serpina Ma questo sarebbe un
operare contro la carità.
strinato Chi lo dice?
25 serpina Io, e tutti i buoni
libri lo dicono.
strinato Oh tu non capisci. A operar così faresti
una carità fiorita. Sei allo scuro, sorellina mìa.
serpina Ho paura che ci siate
voi allo scuro, o ci vogliate andare.
strinato Adagio, adagio, piglia le cose pel suo
verso; ascolta.
serpina Sentiamo un po’ questa
nuova dottrina.
30 strinato Non è egli vero che è carità l’adoprarsi,
perché seguano i matrimoni?
serpina Bene?
strinato Che il mio colla signora Isabella
sarebbe più facile che seguisse, se s’impedisse che ci fossero altri
pretendenti, è cosa chiara.
serpina E così?
strinato Dunque a procurare che non si riunisca
il tuo padrone col signor Leandro, faresti a me una gran carità; perché
impediresti che Volontario seguitasse a pretendere, com’egli fa scioccamente,
allo sposalizio della medesima.
35 serpina Oìbò,
oibò, questo discorso non camina.
strinato La ragione?
serpina Io non ho studiato, e
per questo la ragione non la so; ma so che ella ci ha
da essere.
strinato La cosa sta come ho detto; e per
dirtela, mi son rallegrato tutto quando ho intesa questa nimicizia. Ora quel falimbello di Volontario non dovrebbe più aver ardire...[66]
serpina Voi sete pure spericolato.
Anche senza questa nimicizia, che ombra vi può egli fare?
40 strinato Oh nissuna,
perché tra me e lui ci corre quel poco.
serpina Eh, fra voi e lui non
credo che ci corra molto; ma il punto sta nella signora, che io ho svolta tutta
in vostro favore.
strinato Ora veggo che
tu mi vuoi bene, e t’assicuro ch’io te ne voglio altrettanto. Dunque questo
sarà il tempo che io possa venir da lei come avevi pensato?
serpina (finge tossire)
Eh, eh, eh, eh.
strinato M’immagino che tu m’abbi chiamato per
questo. Non è vero?
45 serpina (seguit’a
tossire) Eh, eh, eh, eh.
strinato Che cos’hai?
serpina Sono infreddata morta.
(tosse di nuovo) Eh, eh, eh, non posso né meno rispondere, eh, eh, eh,
queste frescure... eh, eh, eh.
strinato Non mi pare che sia gran freddo a me,
anzi...
serpina Voi non lo sentirete sicuro, che siete carico di
panni. Ma io (tosse) eh, eh, eh.
50 strinato Ritornando al discorso. Questo sarà
dunque il tempo di venire da Isabella, giacché tu dici...
serpina (fingendo andarsene)
La riverisco.
strinato Vien qua, dove vai?
serpina In casa, ch’io tremo
come una vetta. (va per partire)
strinato Aspetta, aspetta, ch’io ho qui qualche
cosa per te.
55 serpina Che diceva signore
Strinato? (ritorna, affretta)
strinato (a parte) (Volevo vedere se me la
potevo risparmiare; ma non ci è modo, bisogna contentarla.) Dicevo ch’io ti ho
portato da pararti il freddo; tieni. (le dà l’involto)
serpina Ma lei è troppo
cortese. Eh, gliel’ho detto sempre alla signora che un cuor liberale come il
suo non si trova in tutta Firenze.
strinato È giustizia ricompensare largamente chi
lo merita. Ora dimmi, ho io da venire adesso dalla signora?
serpina Ora, ora in questo punto signor no; perché credo
che il signor capitano sia in casa;
ma lasciatevi rivedere fra un’ora, che spero che si potrà.
60 strinato Ovvia farò così; intanto anderò a fare un negoziuccio.
serpina Sì, sì, vada pure.
strinato In questo mentre lavora in favor mio.
serpina Vada, vada, non ci
pensi.
strinato (a parte) (S’ella non
fosse tanto interessata, la sarebbe una ragazza d’oro .)
(via)
65 serpina Oh venga la rabbia
agli stringati, ci è voluto gli argani a cavargli dalle mani questo regalo.
Pesa che spiomba. Sarà qualche sottana di scarlatto almeno. Non posso indugiare,
in casa a vederlo; la curiosità...[67]
SCENA VI
Lauretta e
detta.
lauretta Oh Serpina,
che fagotto è codesto? Vai al Monte, o ne vieni?[68]
serpina Lauretta mia, questo è
un regalo, e non un pegno.
lauretta Un regalo? Fortunata te che
hai chi ti dà e chi ti avventa.[69]
serpina Questi sono i vantaggi di chi serve, come ti dicevo, padroni innamorati.
5 lauretta Buon pro ti faccia. E chi
te l’ha dato?
serpina Lo saprai.
lauretta Che cos’è di bello: si
può sapere?
serpina A dirtela non so nemmen io. Appunto adesso stavo per vederlo; ma dovrebbe
essere qualche veste di scarlatto, o castorino; perché chi me l’ha dato, può far
questo, e altro, vediamo. (svolta appoco appoco)[70].
lauretta Buon per te, che avrai da
pararti il freddo in quest’inverno.
10 serpina L’ho avuto a questo
fine.
lauretta Ma come fai, che a me non mi sarebbe dato nemmeno un zolfinello
a baciare?
serpina Figliuola in bocca
chiusa non entrò mai mosche; ci vuol giudizio e lingua. (finisce di
svoltare, e trova un guarnello di rovescio rosso, tignato, rattoppato, rotto e
corto) Oh avaraccio scomunicato; che ti venga il mal del fistolo sulle mani;
che tu possi morire a ghiado.[71]
lauretta Ah ah.
(ride) Un bel castorino! Tu puoi andare alla tramontana a tua posta senza
paura di tremare.
serpina Vecchiaccio barbogio.
Tanto avessi tu fiato quanto io non sono da esser burlata così. Che mi sia cucita
la bocca, se non te la fo pagare; non mi morse mai cane ch’io non mi volessi
medicar col suo pelo.
15 lauretta Non occorre che tu mi
dica più chi è stato il donatore, perché si riconosce dal dono. Questo non può
esser d’altri che del signore Strinato.
serpina Sì, egli è quell’unguento
da cancheri; che se ne possa perder la semenza, come de’ cavalli verdi. Guarda
qui, se si può trovare un guarnello più rifinito di questo? E sa, se me l’ha
fatta cascar da alto.[72]
lauretta Non lo disprezzar tanto
no, che ti potrà servire a fare uno spazzatoio da forno, o uno spauracchio da
piccioni.
serpina Né meno del mezzo
della strada si ricorrebbe.
lauretta Figliuola se tu non apri
la bocca ad altro che a queste mosche, ti consiglierei a tenerla più tosto chiusa.
20 serpina Ah per questa volta
tocca a te a darmi la quadra; ma sempre non ride la moglie del ladro.[73]
lauretta Ora rinfagotta un po’ cotesto tuo regalo e discorriamo di servir bene le
nostre padroncine, che non si posson dar pace, le
poverette, d’esser restate per loro colpa, come suor Chiappa, che sognando di aver preso un tordo, si trovò
poi colle man vuote. Dimmi, hai tu fatto nulla per loro?[74]
serpina Oh, a proposito; hai
fatto bene a ricordarmelo. Bisogna che vada in casa, perché son restata col
signor Leandro tuo padrone di discorrergli su questo negozio e l’ora si
avvicina.
lauretta Va pur, e fa bene; e io,
se posso, parlerò al tuo.
serpina Se ti riesce servirlo
a suo genio, fatti regalare almeno.
25 lauretta Eh i be’ regali son tutti
per te.
serpina Hai ragione. Me ne
servirò per cenci da strofinare. (via)
lauretta Questi signori uomini si
danno a credere che noi altre donne caschiam morte di
loro, e però pretenderebbero trattarci alla turchesca; e che di più ci
dovessimo rinchinare e raccomandare anche quando ci strapazzano. Ma se tutte
fossero del mio umore si vedrebbero bene trattarci con meno altura e non farci
tanto l’uomo addosso. Con tutto che io sia
ragazza, ho però imparato a conoscere che una mano di costoro sono una sorta d’animali,
che vogliono essere padroneggiati o menati pel naso per ottenerne qualcosa; e
però saprò ben sostener le ragioni della mia padroncina. (vede Ruggiero)
Oh eccolo a tempo. (pensa)
SCENA VII
Ruggiero e
detta.
ruggiero (da sé) (Ecco
Lauretta, vorrei intender da essa se Clarice sia irritata di più contro di me a
cagione dell’incontro avuto con suo fratello. L’amore, che conservo per quella
bella crudele... Ma il mio decoro richiede sostenutezza.)
lauretta (da sé) (Vo’
servir la padrona, ma non mi vo’ gittare però.)
ruggiero (da sé) (Le
passerò d’avanti senza parlare. Ella come donna dovrebbe dar motivo al discorso.)
lauretta (da sé) (Passerò
via senza fargli motto, averebbe egli a uscire a
qualcosa.) (si passano davanti mostrando non vedersi, e giunti all’altra
parte si fermano pensosi)
5 ruggiero (da sé) (Non
vorrei che un intempestivo ritegno pregiudicasse a’
miei disegni amorofi.)
lauretta (da sé) (No vo’ che la mia altura mi faccia scappare un’occasione
sì bella.) (si voltano tutti due) Oh compatisca signor capitano non l’avevo
osservato.
ruggiero Né pur io te.
lauretta Noialtre serve abbiamo
alle volte tante cose da fare che non ci lascian
pensare a tutto.
ruggiero È segno di aver somm’attenzione in ben servire i padroni.
10 lauretta (a parte) (E’ fa Alberto Duro, e io farò Petronio.) Oh quanto a poi
quando si tratta di servir la mia padrona, mi farei sparare.[75]
ruggiero Il servire i padroni con
affetto è un’ottima qualità.
lauretta E come si potrebbe far di
meno a non amare quella signora, che, oltre all’essere una pasta di mele, e
così carina e vaga, ha poi tante belle virtù che incantano.
ruggiero È gran sorte l’essers’incontrata sì bene; ma è maggiore il saperlo
conoscere. (a parte) (Non può tardare a calarsi, ove l’
aspetto.)[76]
lauretta (a parte) (Sta più
sodo d’un cavicchio confìtto a forza.) E pure ci sono
alcuni che, avendo gli occhi di pavone rivolti solo alle proprie bellezze, van
tanto gonfi di quelle che gli pare che tutti gli altri, rimpetto a loro, sien corbi.
15 ruggiero Può essere, ma io non ne
conosco alcuno.
lauretta Ne conosco ben io; ma se
avessero a far meco, gli vorrei scodare in maniera che si avessero a vergognar
di sé stessi.
ruggiero E chi mai son eglino
questi sì poco conoscenti del vero? (a parte) (Questo sarebbe il tempo,
ma mi conviene aspettarlo più proprio.)
lauretta (a parte) (La
palla sarebbe venuta al balzo, ma non gli vo’ dare ancora.) Non tocca a me a
mettere il bucato al sole; che del resto saprei...
SCENA VIII
Volontario e
detti.
volontario Lauretta, ha’ tu visto Serpin...
(vede Ruggiero, e si ritira un poco) (a parte) (Oh diascolo, il
capitano è qui.)
lauretta (a parte) (Il
padrone!)
ruggiero (a parte) (Arrivo
importuno!)
volontario (a parte) (Mi ha visto. Ora non posso
fuggirlo. Che farò io?)
5 lauretta (a parte) (Venga
la rabbia all’altura! Ecco l’occasione andata al diavolo.)[77]
ruggiero (a parte) (Ah come
per mia colpa perdo la congiuntura che la sorte mi aveva presentata si bella!)
volontario (a parte) (Batte da brusco; chi sa,
povero me, come l’abbia a ire.)[78]
lauretta (a parte) (Non
viene innanzi. Sicuro che gli ha preso bizza per vedermi con Ruggiero; se
posso, svicolerò.) (si tira appoco appoco verso la scena e, quando vede il tempo, va via)
ruggiero (a parte) (Mi
prevarrò dell’altra di far le mie scuse con Volontario.)
10 volontario (a parte) (È meglio ch’i’ pigl’ il puleggio, diamin ch’e’ m’abbia a correr dietro.) (via)
ruggiero (a parte) (Giacch’ei non si accosta, sarò io il primo a riverirlo.) (si
volta, e non vede alcuno) Ma qui non è alcuno. Fuggì egli il mio incontro
sdegnando abboccarsi meco. Or come potrò ricompor le cose per l’acquisto di
Clarice? Sdegnata ella per la prima offesa fatta al padre, quanto la sarà di
più per la seconda fatta al fratello! Mal avvisato che io fui a lasciarmi
sedurre da’ miei subitanei movimenti di collera!
SCENA IX
Volontario e
Fracassa.
fracassa Dieci scudi eh?
volontario Dieci scudi, se mi fai rappacificare col
signor capitano tuo padrone; e dieci doppie, se m’introduci dalla signora
Isabella.
fracassa Date qua.
volontario Oh, adagio; e’ non si paga l’asino finch’e’
non è consegnato. Se tu mi dicessi: datemi
un po’ di caparra, l’intenderei; ma quel voler essere pagato innanzi e’ verrebbe a fare ch’io fussi servito doppo, come dice il
proverbio.
5 fracassa Che servito doppo?
volontario Oh, signor sì, vedi.
fracassa Voi siete servito bell’e adesso. Il
negozio è fatto.
volontario Come fatto? I’ dico che si ha da fare, io.
fracassa Signor sì, fatto; siate pur sicuro che
il padrone è rappacificato, e figuratevi di essere già stato a riverir la
signora.
10 volontario Oh, i’ non vo’ far questi conti, io. Tu mi
vorresti rimettere dall’abbiccì, fratel mio, a quel ch’i’ veggo.
fracassa All’abbiccì mi par che vorreste voi
rimetter me, che mi pigliate per un parabolano, o per un dappoco. E se fusse altri che voi.
volontario Non entrare ’n collera. I’ non ti piglio né
per l’uno, né per l’altro; ma le cose fatte le piglio per fatte, e per non
fatte quelle che sono ancora da farsi.
fracassa Qui è dove voi pigliate sbaglio. Non
avete mai sentito dire che, quando il paziente sta sotto alla forca, si ha per
impiccato?
volontario E così, che vuo’ tu
dir per questo?
15 fracassa Vo’ dire che quando una cosa è sicura,
la si dà per fatta.
volontario Se così è dunque, tieni pur per dati i dieci
scudi e le dieci doppie, perché le son sicure.
fracassa Già io veggo
al vostro mo’ di parlare che non vi fidate di me.
volontario E al mo’ di sornacare
che fai tu, i’ conosco che tu non ti fidi della mia parola.
fracassa Ma di che avete paura?
20 volontario Di quel che
hai paura tu. Tu l’hai che io non ti
dia i quattrini doppo fatto il servizio; ed io l’ho
che non ci sia più servizio doppo dati i quattrini.
fracassa E voi tenetevi i vostri quattrini, che
io mi terrò il mio servizio.
volontario Oh noe, Fracassa
mio.
fracassa Oh perché m’ho io da fidare più tosto di
voi, che voi di me?
volontario (a parte) (E non dice male lui.)
25 fracassa Or guardate se ho caro servirvi. Non
voglio che si faccia né tutto a mo’ vostro, né tutto a mio. Voi mi darete
adesso cinque scudi per la rappacificazione e cinque doppie per l’introduzione,
ed il restante a cose fatte.
volontario Son contento: questa è cosa giusta. Tieni. (gli
dà il denaro)
fracassa (a parte) (Di questi partiti ne
farei a ognora uno.)
volontario (a parte) (È stata la mia fortuna aver
rincontrato costui adesso che me n’andavo per disperato.)
fracassa Orsù signor Volontario, a rivedervi.
30 volontario Oh, piano; quando mi conduci tu dalla signora
Isabella?
fracassa Bisogna prima pigliar tempo.
volontario Ma quanto sarà egli lungo questo tempo? Io non
vorrei...
fracassa Ho inteso. date qua tutte le dieci doppie e andiam
ora.
volontario (resta un po’ pensoso, poi risoluto).
Sì, bene, mi ci accordo.
35 fracassa Andiamo dunque,e muoia l’avarizia. (via)
volontario Eccomi. (da sé) (Quello spilorcio di
Strinato starà un po’ di fuora il minchione; di
questi passi da giganti e’
non è per farne, s’e’ campasse mill’anni.)
SCENA X
Appartamento
d’ Isabella.
Isabella e Serpina.
isabella Leandro è dunque qui per visitarmi.
serpina Signora sì, ed è cosi umiliato che fa compassione.
isabella Digli che non voglio vederlo.
serpina Oh che fa qualche
quarto di luna? Dianzi eravate tutta in pena pe’ disgusti seguiti fra voi e per
quelli di esso con vostro fratello; mi mandate a rintracciarne l’origine colla
maggior premura del mondo, affine di trovar modo di rappacificarvi tutti
quanti: io la rintraccio; ve la dico, e di più ve lo
conduco qui per farvi le scuse; e ora, voltata bandiera, lo volete mandar via
come un furbo. E perché questa mutazione?
5 isabella Perché voglio umiliarlo davvantaggio,
ad effetto che impari ad aver più ossequio e far più stima della mia persona.
serpina Eh via, non fate
questa cosa; fatelo passare e presto, che potrebbe venir poi vostro fratello...
isabella Hai inteso.
serpina Dice bene il proverbio: né di donna, né di mare, se non vuoi
guai, non ti fidare. Vado a licenziarlo, ma vedete, non mi venite più a belare
intorno, e dirmi: «ahimè, non
posso vivere così tormentata, Serpina mia, trova qualche
refrigerio alle mie pene; va, parla, procura; ah, tu sai i miei bisogni, mi
pongo nelle tue braccia, e mi fido di te»; che io allora farò cornacchia di
campanile, e vi lascerò cuocere, come il prugnolo, nella vostr’acqua...[79]
isabella Ma ti pare ch’egli se la deva passar
così per poco d’avermi rinunziata?
10 serpina Ma se voi lo avevi...
Basta, che occorre far adesso tanti discorsi? Voi non ne volete saper altro, e
io vado...
isabella Sì, va’, e digli... (pensa)
digli che passi.
serpina Ora mi pare che l’intendiate
meglio, vado. (via)
isabella Veramente egli potrebbe da tal rifiuto
prendere maggior motivi di abbandonarmi; ed io, misera, piangere inutilmente il
mio errore. Mostrerò ben da prima sdegno e
sostenutezza, per dar maggior peso alla sua colpa; ma poi anderò
mitigando il rigore, fino a scendere alle solite affettuose espressioni, per
maggiormente obbligarlo ad amarmi. Ma eccolo. Cuor mio, non m’ingannare.
SCENA XI
Leandro e
detta.
isabella (andando incontro a Leandro)
Leandro non temete, venite, venite pur liberamente a far pompa della vostra
infedeltà. Una fanciulla come io sono, abbandonata,
schernita, vilipesa, che volete che possa contro di un eroe che si batte così
coraggiosamente per sostenere i suoi rifiuti e la sua mancanza di fede?
leandro (s’inginocchia) Io, signora, sono
a’ vostri piedi per domandarvi perdono di un errore
che non voglio negare; ma che, a ben esaminarlo, potrebbe passar per non tale,
o almeno meritare gran compatimento.
isabella Alzatevi. non è giusto (ironicamente) che un innocente, qual
voi siete, mi si presenti davanti in aria di colpevole, e si avvilisca cotanto.
leandro Confesso, amabilissima Isabella, d’esser
reo al tribunale del nostro amore; ma vi prego di ascoltar le mie discolpe, che
spero faranno comparire il mio delitto ben diverso da quello che lo supponete.
5 isabella Dite pure a vostro talento, che io vi
do tempo quanto vi piace d’inventar menzogne e ripieghi, quando non gli aveste
anche premeditati.
leandro Signora, vi supplico formar di me un
concetto migliore, ed ascoltarmi almeno con dell’indifferenza; poiché, con tali
prevenzioni, qual giustizia posso io sperare che sia fatta alle mie ragioni?
isabella La
giustizia alle vostre ragioni sarà fatta qual esse la meritano. Vi ascolto.
leandro Io non credo che prima di oggi potesse
mettersi in dubbio la sincerità del mio tenerissimo affetto verso di voi.
isabella Adagio. Questa è una proposizione che
non può mettersi per base delle vostre ragioni; mentre l’accertatezza
di essa risultar deve dal giudizio che converrà darsi delle vostre ultime
operazioni.
10 leandro Come? E vorrete farmi ancora questo
torto di giudicar menzognero il mio amore?
isabella Per ora ne sospendo il giudizio.
leandro E che riprova ne vorreste maggiore di
quella di avervi, con tanta sollecitudine e premura, dimandata
a vostro fratello per isposa?
isabella (con risentimento) E di avermi
con tanto calore, fino a battersi seco, di poi così villanamente ricusata?
leandro Dunque mi accusate di ciò che io feci
per compiacervi?
15 isabella Ah traditore? Un rifiuto simile per
compiacermi?
leandro Ma non foste voi quella che mi
condannaste di troppo ardito in aver fatta tal richiesta, che disapprovaste con
tanto risentimento?
isabella Io disapprovai la vostra inconsideratezza
in disgustar mio fratello, che supposi...
SCENA XII
Serpina e detti.
serpina Signori, credo che il
signor Ruggiero sia alla porta.
isabella Ruggiero? Ahimè, che far deggio? Leandro, partite.
leandro Io partir da voi voi
non ancor giustificato?
isabella Sì, partite. Temo che la sua
animosità... partite prima che giunga.
5 leandro Partirò, purché mi accordiate altro
tempo per le mie discolpe.
isabella Ve lo prometto. Serpina,
conducilo fuori di casa senza ch’ei lo veda.
serpina S’egli è lui, ci vuol
esser per ora male il modo. Lo farò bene ascondere in quest’altre stanze.
leandro Bella
crudele, esaminate, vi prego, con miglior cuore le mie ragioni. (via)
isabella (a parte) (Ah per me troppo
infausto contrattempo!)
10 serpina (a parte)
(Questo gioiello di diamanti, che mi ha dato il signore Strinato, lo ha fatto
diventare il signore Ruggiero, e adesso adesso lo
farà ritornare Strinato com’egli è.) (via)
isabella Quanto contraria è mai la sorte a’ miei amori! Infelice! Nel tempo appunto che il mio caro
Leandro era per consolare il mio cuore colla maggior certezza della sua
fedeltà, son obbligata a licenziarlo amareggiato da’
miei troppo rigorosi rimproveri, e lasciarlo coll’incertezza di essere appagata
delle sue discolpe e di corrispondere alla fiamma sì bella dell’amor suo.
serpina (ritorna) Senza
bugie non si fa roba; spiattegliamogliene quattro. (forte)
Signora padrona, ridete, ridete. (ride) Ah, ah, ah.
isabella Io ho più tosto motivo di piangere.
serpina (ride) Ah, ah,
ah, ridete, vi dico, ancor voi.
15 isabella E di che vuoi che io rida?
serpina Della più bella
trasformazione del mondo. Il signor Ruggiero vostro fratello è diventato il
signore Strinato Stecchetti.
isabella Come?
serpina Signora sì. Quello che
bussava alla porta, e che io credevo che fosse il signor Ruggiero, era il
signore Strinato.
isabella Dunque mio fratello non ci è?
20 serpina Signora no.
isabella Avvisa Leandro che ritorni.
serpina Oh egli è costì che
cova. Se n’è andato lui.
isabella E perché, se non ci è Ruggiero? E tu
malaccorta...
serpina Per dirvela giusta, ei
sarebbe ritornato volontieri; ma sono stata io che
non ho voluto.
25 isabella Temeraria, perché ti arroghi quest’autorità
sopra delle cose mie?
serpina Gridatemi pur quanto
volete. Io l’ho fatto, e lo farei di bel nuovo. Vi voglio troppo bene.
isabella Veramente queste ne sono di belle
dimostrazioni!
serpina Signora sì, perché
avendomi egli detto che l’avete strapazzato alla peggio e non avete voluto
ascoltar ragioni, ho considerato che per lui oggi non faceva buon tempo; e l’ho
consigliato a rimetter questa visita a quando il mare no
sarà più in burrasca. (a parte) (Il poveretto sta là rinserrato come un
uccello in gabbia.)
isabella Come pretendi tu sapere il mio interno?
Io era tutta tenerezze per lui entro il mio cuore e voleva...
30 serpina Eh via. Ci conosciamo.
Una parola sola di vostro poco genio ch’ei vi avesse detto, vi sarebbe presa la
mussa, e sareste stata capace di venir a rotture maggiori. Lo so come siete
fatta, ve’. E poi chi fa, che lui ancora... basta, io l’ho fatto, e credo aver
fatto bene.
isabella Hai fatto pessimamente, perché egli si
è partito colla supposizione che io sia sdegnata contro di lui, ed in tal caso
potrebbe ritornare alle sue prime idee di abbandonarmi. Infelice!
serpina Oh, sì, ve’, sono una
stordita. A questo ci ho rimediato, perché gli ho detto che stia forte, e lasci
fare a me, che sottosopra voi gli volete un ben matto; ma che non volete esser
fatta fare. «Umiltà», gli ho detto, «signor Leandro, ci vuole colla Signora lsabella, umiltà, e otterrete quel che vorrete.»
isabella Ah se Strinato non fosse venuto a
interromperci... E che voleva quel vecchio insensato?
serpina Oh non ve l’immaginate?
Stare un po’ a crocchio con voi.
35 isabella Con
me? Vedete che temerarie pretensioni. Hai fatto bene a licenziarlo.
serpina (a parte) (Ohi,
ci vuol esser male il modo.) Non l’ho licenziato io.
isabella Ha fatto dunque meglio ad andarsene da
per sé.
serpina Eh, non se n’è andato
lui; è là che aspetta, il poveraccio.
isabella Va’ pure a licenziarlo.
40 serpina Ma, e vorrete fargli
la mala creanza...
isabella E che importa a me di quella cascante
anticaglia.
serpina Ecco subbito come voi trattate coloro che vi voglion
bene.
isabella Che devo curarmi io del suo affetto?
serpina Signora, bisogna far
conto di tutti, non disgustar nissuno, e farsi degli
amici. Ogni pietra, per cattiva che sia, alza fabbrica; ognuno può fare de’ servizi.
45 isabella Obedisci.
serpina Ma fatelo almanco per
amor mìo.
isabella Per amor tuo? Come ciò?
serpina Signora sì, perché...
bisogna finalmente che ve la confessi. Mi ha promesso un bel gioiello di
diamanti, se lo facevo abboccar con voi.
isabella Dunque il mio genio e la mia persona
deve servire al tuo interesse?
50 serpina Oh fate adesso Mon’Onesta da Campi, come se voi fuste la prima che facesse
di questi ed altri servizi simili alle cameriere. E come averemmo
a fare noialtre poverette ad andare un po’ ben vestitucce,
per far onore alle padrone, e metter da parte qualche cosarella
per la dote, se non avessimo di questi approvecci? Co’
salari, se questi sono tanto meschini, che appena ci servono per le scarpe?[80]
isabella Questa è una ragione peggiore dell’altre.
serpina Oh via, fate come
volete, ma non vi aspettate che io vi faccia più servizio d’un «et», guardate, ne’ vostri rigiri amorosi; e quando verrà il signor Leandro...
basta, so quel ch’ho da fare. (mostra sdegno).
isabella Vorrei compiacerti; ma devi
considerare...
serpina (affettuosamente)
Sì, la buona cittina, fatemi questo servizio e poi
comandate a me.
55 isabella Sai sì ben dire, che finalmente m’hai persuasa
a soddisfarti.
serpina Uh, siete una signorina che valete cento centi. Vi faresti amar dalle pietre.
isabella Ma digli che non si trattenga molto.
serpina Considerate, è stato
tant’a aspettare che si sarà annoiato. (a parte) (Insomma con arte e con
ingegno si acquista mezzo un regno; e con ingegno ed arte si acquista l’altra
parte.) (via)
isabella Non mi compliva disgutarla,
perché male, senza di essa, potrei condurre i miei amori. Questa è l’infelicità
di noialtre padrone, essere molte volte obbligate a servirci dell’aiuto della
servitù ne’ nostri affari amorosi; ed una volta che abbiamo fatta loro tal
confidenza, ci siamo rendute schiave de’ loro capricci.
SCENA XIII
Strinato, Serpina e ed Isabella.
strinato (a Serpina)
Tu dici che la mi vuol bene e che le mie ricchezze fanno fracasso nel suo cuore,
eh?
serpina (a Strinato)
Può essere che non ve lo dimostri per modestia; ma crediatemi
che ne muore de’ fatti vostri. Vi vo’ lasciare, perché stiate con più libertà.
(via)
strinato Signora. L’oro lucente de’ suoi capelli,
e l’acqua cristallina de’ fulgidi diamanti de’ suoi bellissimi occhi, unita
alle perle ed ai rubini della sua graziosissima bocca, è un tesoro inestimabile
che tira a sé, tira a sé... (a parte) (Oh diavolo, non me ne
ricordo più.)
isabella (nel tempo del complimento ride
sotto il ventaglio) Signore Strinato abbia un po’ di compassione di un
cuore che si trova debole e sprovisto di ripari; e
non voglia attaccarlo nel medesimo tempo colla batteria del robusto suo merito
personale e con quella di un tal ricchissimo complimento. Ella ha molto
indugiato a favorirmi.
5 strinato È gran disgrazia l’avere delle
ricchezze.
isabella La disgrazia sarebbe assai
comportabile. Ma a che attribuisce questo infortunio?
strinato Perché l’essere stato obbligato a
ricevere due pagamenti di grosse somme mi ha impedito di poter venir più presto
a riverirla.
isabella Ad un tal prezzo averei
desiderato che ella ne fosse stata impedita per più giorni.
strinato Ancor io, ma il piacere di godere della
vostra conversazione non è piccolo, vedete.
10 isabella (a
parte) (Lo stile è assai abbassato.) Ella fa troppo onore ad una sua
serva.
strinato (a parte) (Che gusto! E quel
gaglioffo di Volontario sta a denti secchi.) La può credere, signora...
(parlano basso fra loro).
SCENA XIV
Fracassa, Volontario
e detti.
fracassa (a Volontario) Eccola. Fate il
fatto vostro. Mi ritiro. (via)
volontario (verso Isabella) Garbatissima signora
Isabella. (vede Strinato) (a parte) (Oh, il diavolo l’ha
portato anche qui.)
strinato (con ammirazione) (a parte)
(Che tu possa crepare! Eccolo là.)
isabella (a parte) (Questa è assai
curiosa! Chi mai l’introdusse?)
5 volontario (a parte) (I’ credo che s’i’ andass’all’Inferno, e’
verrebbe anche lì a soffiarmi dove si soffia alle noci.)[81]
strinato (a parte) (Bisogna che questa sia
la giornata degl’intoppi, e che colui si sia accordato col diavolo per rompermi
le calcagna.)
isabella (a parte) (Che bel piacere!)
volontario (a parte) (Come mai ci è egli entrato? E’ bisogna ch’egli abbia lo spirito folletto addosso; oh, e’ non può esser di manco.)
isabella (a parte) (Mi burlerò di tutti e
due.)
10 volontario (a parte) (Oh, di sicuro gli è uno
stregone.)
isabella Signor Volontario, di che teme? Si
accosti pure, che mi è di piacere la sua conversazione.
volontario (con viso gioviale) Eh, i’ non ho
merito, signora. Ell’è la vostra garbatezza quella
che vi fa parlar così.
isabella Io fo giustizia alle sue belle qualità;
e vorrei che la sorte mi porgesse occasione di farle conoscere la stima che io
faccio della sua persona.
strinato (a
parte) (La fa più cortesie a lui che a me.
uh, mi mangerei le man per pane.)
15 volontario E’ non mancherà la
congiuntura di ricevere le vostre grazie; e spero anche presto.
isabella Sarò sempre pronta a servirla.
volontario (a parte)
(Di queste buone parole non gliene tocca a quel re degli allocchi.)
isabella Ecco qua ancora il signore Strinato,
che mi ha favorito con tanta bontà ancor esso...
strinato Io non farei mai a bastanza, quando mi
mettessi per sedile di botte per lei.
20 volontario (a parte) (Per turacciolo più tosto
saresti buono. L’ho avuto a dire.)
isabella Non si umili tanto, no, signore
Strinato.
volontario (basso a Isabella) Che fate a
raggirarvi d’intorno quel viso di zimbel da sassate?
(parlano basso fra loro e non vedono Serpina)
SCENA XV
Serpina e detti.
serpina (basso a Strinato)
Il signor capitano è per entrare in casa; ve ne do avviso, perché...
strinato (a Serpina)
Oh meschino, come farò? Non vorrei che mi trovasse qui.
serpina (a Strinato)
Venite meco e non vi dubitate.
strinato (a Serpina)
A quel babbeo di Volontario non gli dir nulla, sai ?
Lasciamolo sulle peste.
5 serpina (a Strinato) Di
lui non me n’importa un fico. Andiamo. (via)
strinato Signora, la riverisco.
isabella Perché vuol partire sì presto?
volontario (a Isabella) Lasciatelo andare a rotta
di collo.
strinato Ho una necessità che mi pressa. A
rivederla.
10 isabella Serva sua.
strinato (a parte) (Se ce lo trova, vuol
avere il ruzzar de’ cani.) (via)[82]
volontario (a parte) (Bisogna ch’egli abbia
necessità di medicarsi qualche mal segreto.) Oh, ora che noi siamo soli, Isabelluccia me’ cara, potrò parlarvi con libertà, e
aprirvi tutto il me’ cuore.
isabella Dica pure, mi fa grazia. (a parte)
(Mi convien fargli cortesie per cagion del figlio.)
volontario Sappiate che fin da quando vo’ eri bambolina i’
v’ho voluto sempre bene, e avevo un piacer matto a tenerv’in
collo, e farvi carezze.[83]
15 isabella Ella è stata sempre verso di me
cortese.
SCENA XVI
Leandro a
parte e detti.
leandro (da sé) (Mio padre!)
volontario Ma poi, da che vo’ cominciasti ad avere que’ quindici o sedici anni, e’ m’è cresciuto tanto l’amore che non sto un’ora
senza pensare a voi.
isabella Ed io vi assicuro di tutta la debita
gratitudine per una bontà si distinta.
leandro (a parte) (Ahimè, che ascolto?)
5 volontario S’io parlo, i’ v’ho nella lingua; s’i’ penso, ne’ pensiero; s’io dormo, vi sogno; infino quando mangio, e’ mi par d’averv’in bocca, e
tutte le vivande le mi paiono, a questo conto, saporitissime, e per non vi far
male, i’ mastico adagio adagio, senza stringer troppo le mascelle.[84]
isabella (a parte) (Non posso contener le
risa.)
volontario Or, che ne dite voi?
isabella Dico che da niun
altro mai si sarà fatta una dichiarazione amorosa con tali espressioni.
volontario Vo’ potete credere ch’i’ vi vo’ ben davvero, a
tale, ch’i’ credo alle volte che vo’ m’abbiate fatta qualche malia. Non vi dirò
altro: quand’i’ vi veggo, o penso a voi, e’ mi vien infin l’acqualin alla bocca.
10 leandro (a parte) (Mio padre ha perduto
il senno.)
isabella (ride, e si cuopre
il viso col ventaglio)
volontario (a parte) (L’ho fatt’arrossire.
La si tura il viso per modestia.) Non vi vergognate, no, Isabelluccia mia, perché ad ogni modo, se piace al cielo,
vo’ avete a esser me’ sposa.
isabella Che dice mai, signor Volontario?
volontario Che ci avereste
forse della difficoltà a entrare ’n casa mia?
15 isabella Non dico questo; anzi mi protesto che
mi stimerei assai fortunata.
leandro (a parte) (Ah infedele! Non
voglio ascoltar davvantaggio.) (via)
isabella Ma il signor Leandro suo figlio
crederei...
volontario Lui bisognerà che ci abbia pazienza. Io sono
il padrone.
isabella L’età sua però non pare così atta...
20 volontario Vo’ dite il vero, egli è ancor troppo giovane
e non ha tutto il giudizio, ma l’averà da far meco.
isabella Io intendeva dell’età di vostra
signoria, che a quel che mi pare...
volontario Vo’ dite bene. L’età mia non è da bagattelle,
ma da cose solide e massicce; e se non ci si frapponevano questa mattina tant’intoppi
e diavolerie, a quest’ora vo’ saresti mia, perché avevo già cominciato a farne
parola con vostro fratello.
isabella Ed egli mi vi aveva accordata?
volontario Drent’i’ so’ cuore i’
credo di sì; ma egli è comparso nel meglio del discorso quel seccatore di
Strinato, e ci ha interrotti.
25 isabella Ho una bella obbligazione al signore
Strinato.
volontario E perché vi dicev’io
che vo’ non ve lo raggirassi d’intorno? Egli è come il bracione,
o e’ cuoce, o e’ tigne; ma con me e’ non trova
terreno da por vigna. S’egli mi sta punto punto a
stuzzicare, corpo della luna in quintadecima, se non gli fo più fori addosso,
che non ha un vaglio... (Isabella si volta dall’altra parte, ridendo)[85]
SCENA XVII
Fracassa e
detti.
fracassa (a Volontario, basso) Signor
Volontario, se ella vuole il signor capitano mio padrone, egli è qui.
volontario ll signor capitano?
E dov’è? (impaurito)
fracassa In strada, che sta discorrendo, e credo
sia per entrare in casa.
volontario (basso a Fracassa) Non vorrei mi
trovasse qui.
5 fracassa (basso a Volontario) E per questo
l’ho avvisato.
isabella Signor Volontario, che ha di nuovo? Si
è molto turbato.
volontario Le dirò, di tanto in tanto mi vanno certi fumi
alla testa che mi fanno impallidire.
isabella Sarà meglio dunque che si ritiri per
timore di qualche accidente.
volontario Signora sì, sarà meglio.
10 isabella Fracassa, assistilo.
fracassa Venga meco, e non dubiti.
volontario (a parte) (Se ci do dentro, e’ mi vuol toccar a morir colle
scarpe ’n piedi.) (via)
fracassa (a parte) (Se non fa qualche
ingiuria a’ suoi calzoni adesso, non gliela fa mai.)
(via)
isabella Gran motivi di risa e di afflizioni che
mi si presentano ad un tempo medesimo. (via)
SCENA XVIII
Cortile.
Clarice e
Lauretta.
clarice Non avessi io mai
fatta questa visita a Leonora!
lauretta Oh, perché le avete
sentito far delle lodi del vostro Ruggiero, e vi ha dimostrato avere della
stima per lui, subbito si ha da credere che sia sua
amante? Se così fosse, o bisognerebbe che noialtre donne disprezzassimo tutti
gli uomini di garbo; o si direbbe che fossimo amanti quasi della nona parte
della città.
clarice Ma quel vederlo discorrere seriameate,
come l’abbiam veduto adesso che sta facendo col fratello di lei, non ti pare
che deva darmi dell’apprensione?
lauretta Ma voi siete pur
sospettosa, e vi tormentate mal a proposito.
5 clarice Io ho troppo timore di
perderlo, e per questo...
lauretta E per questo stesso sarà
facile che lo perdiate. Ve l’ho pur detto dell’altre volte. Cogli uomini
innamorati bisogna fare come co’ polledri.
Con essi ci vuol briglia, frusta e fil d’erba. Ora ritenerli, ora gastigarli, ora lusingarli; altrimenti, se ci pigliano la
mano, fanno di noi quel che ben loro torna.
clarice Ma si possono metter
così in disperazione e ributtarsi.
lauretta In quel caso, che vadano
a tirare le carrette; ma non si hanno a mettere, come ho detto, in
disperazione; e il signor Ruggiero non ci è.
non avete veduto come vi ha riverita con umiltà ed affetto? Quello è pur
segno che ancora vi ama, e ha del rispetto per voi.
clarice Se questo fosse vero,
non averebbe tardato a seguitarmi.
10 lauretta Signora, guardate quanto son fallaci i vostri sospetti. Eccovelo là che
viene.
clarice Lauretta mia, sento un
non so che al cuore, che mi deprime gli spiriti.
lauretta Fatevi animo.
SCENA XIX
Ruggiero e
dette.
ruggiero Signora, io non so in che
qualità, se di amico o nemico, voi siate per ricevere il vostro fedelissimo
Ruggiero, che vi si presenta davanti. Il sincero affetto di amante, che vi ho
conservato finora, so che non ha demeritata la vostra corrispondenza; ma temo
che gl’imprudenti trasporti della mia collera mi abbiano, con qualche apparenza
di giustizia, meritato il vostro sdegno. Vi supplico però di volermi ascoltare,
perché spero giustificarmi.
clarice Ruggiero, le vostre
azioni a mio riguardo richiederebbero da me de’ risentimenti assai forti, e di
scacciarvi dalla mia presenza; ma pure – guardate fin dove scende la mia bontà
– a riflesso del vostro affetto passato voglio ascoltarvi, e ricevervi in quel
grado di amante, o nemico, che vi porranno le vostre giustificazioni.
lauretta (a parte) (Né men
la moglie di Cicerone averebbe saputo rispondere
tanto bene.)
ruggiero Non meno di cortesia mi aspettava
io dal vostro gentil cuore. Dirò dunque che non pretendo salvare da qualunque
taccia d’errore il trattamento poco civile da me fatto al signor Volontario
vostro padre in mia casa, ed il risentimento troppo gagliardo usato con vostro
fratello, fino ad incitarlo a battersi meco. Confesso che, se non per altro,
almeno a riguardo vostro doveva io astenermene; ma il mio cuore, avvezzo a
risentirsi anco ad ogni piccolo insulto, mise in tale agitazione il mio
spirito, nel vedersi schernito nel primo caso e vilipeso nel secondo, che non
mi lasciò luogo di riflettere al sagrifizio, che io
doveva fare al vostro affetto, di quella mia passione. Il motivo poi dell’uno e
dell’altro incitamento...
5 clarice Mi è
noto.
ruggiero Supposto ciò, voi vedete dunque,
amabilissima Clarice, quanto sieno scusabili i miei
errori, che sono errori di primo moto, e non di matura riflessione.
clarice Fin qui avete
giustificato gli errori della vostra collera; ma come giustificherete adesso
quelli del vostro amore?
ruggiero Del mio amore? Non so di
aver mancato giammai alle sue leggi; anzi protesto di averle sempre
inviolabilmente osservate.
clarice Così avete a dir voi.
10 ruggiero Lo dico e lo giuro.
SCENA XX
Strinato all’uscio,
poi Volontario alla finestra della casa di Ruggiero, e detti.
strinato (da sé) (Ahimè! Egli è qui.) (fa
capolino due o tre volte, e poi torna con Serpina)
lauretta Fate bene, non avete a
dirazzar dagli altri uomini. Quel che si è fatto in presenza, confessarlo; ma
quel che si è fatto lontano, e che si suppone non si possa sapere, negarlo a
spada tratta.
ruggiero Mal conosci il carattere
di Ruggiero, egli non sa mentire.
volontario (alla finestra) (da sé)
(Vo’ un po’ vedere.... Oh corpo del Decamerone, egli è giù nel cortile.)
5 clarice Non vi affranchite tanto; perché, o voi mentite adesso, o mentiste
questa mattina.
volontario (da sé) (E di più colla me’ figliuola
che lo sgrida; potrebbe pur fargli carezze la mozzina.)[86]
ruggiero Signora, vi prego; non
tacciate in questo il mio cuore. Egli ci è troppo sensibile. Io non so di aver
mancato mai alla fedeltà del mio amore, e molto meno di aver mentito.
lauretta (a Clarice) Fatevi viva. (parlano fra loro Clarice e
Lauretta; e Ruggiero sta pensoso)
SCENA XXI
Strinato
ritorna con Serpina, e detti.
strinato (a Serpina)
Come vuoi ch’io faccia a uscire senza esser visto?
serpina (a Strinato) Lasciate
fare a me. (escono, e parlano fra loro)
ruggiero (da sé) (Questi
rimproveri sono fondati sopra qualche impostura.)
volontario (da sé) (Senza Fracassa non so come
scapolare. Bisogna lo cerchi per casa.) (parte)
5 serpina (a Strinato) Statemi
dietro. (lo fa star dietro a sé, e lo cuopre fino
a farlo andar via, passando all’altra parte del cortile)
ruggiero Amabilissima Clarice, non
mi tenete più sospeso. Su che appoggiate voi queste querele? In che
particolarità ho io mancato al mio amore?
serpina (dopo aver fatto uscire Strinato) Bondì a
lor signori, uh che bella conversazione!
lauretta Non istare ad
interrompere i discorsi tu adesso.
ruggiero (a Serpina)
Taci.
10 serpina E io me n’ anderò. (via)
clarice Ruggiero, non vi mostrate
ignorante di ciò che avete confessato a me medesima, quando mi pregaste a
perdonare i vostri inconsiderati trasporti come effetti di fuoco giovanile.
ruggiero Io intesi dell’imprudente
trasportamento di collera usato contro del signor Volontario.
SCENA XXII
Fracassa alla
porta con Volontario, e detti.
volontario (ha inteso l’ultime
parole; a Fracassa) Senti e’ l’ha contro di me. (parlano
fra loro dentro la porta)
clarice Ed io intesi, come
intendo, rimproverarvi adesso le vostre molte corrispondenze amorose con altre dame in tempo della vostra lontananza,
quando con vostre lettere mi giuravate inalterabile il vostro
affetto.
ruggiero E chi vi poté asserire
una tal menzogna?
lauretta Io, signore, io.
5 fracassa (a Volontario) Ritiratevi, e
lassate fare a me. (seguitano a parlare insieme.)
ruggiero E come t’immaginasti questa
falsità?
lauretta Non me la sono
immaginata, signor mio, l’ho saputa di certo.
ruggiero Chi fu mai questo
impostore?
volontario (a Fracassa) Ma non vorrei...
10 lauretta Oh ne vorresti saper
troppa.
ruggiero Il tacerlo condanna te
per mendace.
lauretta Non saprei poi, ve lo
dirò: il vostro Fracassa.
fracassa Fracassa?
Eccolo.
ruggiero Ah temerario!
15 volontario (a parte) (E’
l’ha contro di lui ancora. Oh poveretto!) (si ritira)
fracassa Oh, che ho fatto?
ruggiero Dimmi: come hai tu potuto asserire aver io
mai avuto altri amori che colla signora Clarice?
fracassa Io non ho detto queste bugiarderie, né
le potevo dire. Mi maraviglio di chi ardisce...
lauretta Come non l’hai dette?
20 fracassa Signora no, signora no, signora no.
lauretta Ah bugiardaccio,
tu non m’hai detto questa mattina...
fracassa Questa mattina tu mi hai domandato se il
mio padrone aveva avuto fuori buona fortuna...
lauretta In amore?
fracassa Sì, in amore, e io ti ho detto di sì.
25 lauretta Che ne aveva una per
quartiere delle cicisbee...
fracassa Bene, e così t’ho detto che era
innamorato per questo?
clarice Ma una tale
asserzione...
fracassa Una tale asserzione vuol dire che ci
erano delle signore che erano innamorate di lui; ma non corre il dir poi
assolutamente ch’egli fosse innamorato di loro.
ruggiero Vedete, o mia cara, su che falso supposto avevate fondato il vostro
sdegno?
30 fracassa E con che poca ragione mi rispondeste
con quelle maledette gesticulazioni... Ma non ne
parliamo più.
clarice Godo di essermi
ingannata.
lauretta Io però non ne sono
soddisfatta appieno di questa rivoltura di frittata.
fracassa Oh tu, si sa, sei incontentabile, e per
soddisfarti a pieno so io che cosa ci vorrebbe. Ma adesso che si son fatte le
paci fra di noi, perché star qui ad aspettare qualche altro diavolo, che butti
all’aria ogni cosa? Andiamo almeno su in casa, e lì in qualche stanza si
discorrerà meglio.
ruggiero E se vi compiacete,
signora, averò l’onore d’accompagnarvi.
35 clarice Non lo ricuso. (via)
lauretta Sia ringraziato il cielo,
che bene o male le diavolerie saran finite.
fracassa Mi stava nel cuore il cavargli di qui. (via).
SCENA XXIII
Strinato e
Volontario.
strinato Scappato dal pericolo, la curiosità mi
ha spinto a venire a vedere come saranno passate le cose per quel barbogio del
mio rivale, che io vorre’ ch’e’
fussi... Ma ecco ch’egli esce di casa.
volontario (uscendo di casa) Manco male, e’ non v’è più nissuno.
(vede Strinato) Ma e’
v’è purtroppo chi non ci vorrei.
strinato (da sé) (Io lo vorre’ vedere in trionfo sopra un palco a man dritta del
boia, pel ben ch’i’ gli voglio.)
volontario (da sé) (Oh i’ l’ho pure dove Tafano si
cacciò le spezie, quando sentì i birri. Ma i’ vo’ un po’ vedere se lo posso sdivezzare di raggirarsi tanto intorno a i’ fregolo, com’e’ fa.) (forte) Buon giorno, il me’ galantuomo;
vo’ avete di gran negozi ’n questo vicinato?[87]
5 strinato Quanti ce n’avete voi.
volontario Oh i’ credo d’avercene un po’ più. E in questo
cortile e’ non ci vuol
essere troppa buon’aria all’avvenire per le vostre spalle, perché la chiama le
bastonate lontan le miglia.
strinato Oh v’è chi vuolmi
appestar l’aria. Il cortile ha pubblico il passo, e l’ingresso per andare in quest’altra
casa non me lo potete impedir voi.
volontario Alla prova si scortica l’asino.
strinato Oh ve’ gigante da Cigoli, che battev’e’ ceci colle pertiche![88]
10 volontario Ve’ bestia da soma d’arcolai, che par che
voglia sbarrar montagne.
strinato Con me non avete a far da Gradasso ve’,
sior Vinciguerra.[89]
volontario Né voi con me da Rodomonte, signora Cacca da
Reggio. Non so chi mi tenga...[90]
strinato Eh, can che abbaia non vuol mordere.
volontario Si vedrà chi arà
miglior denti.
15 strinato Avete vo’ più di do braccia?
volontario E tu, ha’ tu più di cinque dita per mano?
strinato I’ n’arò quante bisogna, sior Serquamquam.[91]
volontario Oh figuraccia da cembali! Affé che questa
volta... Va a pigliar la to spada, ch’i’ vo a pigliar la mia, e t’aspetto qui.
strinato I’ non mi spavento de’ visacci. Ora ritorno. (via)
20 volontario Va’ pure, ch’i’ ti vo’ insegnare di che mese
si capponano e’ gatti. (via)[92]
SCENA XXIV
Fracassa e
poi Serpina.
fracassa Quando il padrone è in nozze, il servo
sguazza; così spero sarà di me. Il signor Ruggiero è in gaudeamo
per aver rifatto la pace colla signora Clarice, e io me la scialerò colla mia Serpina.[93]
serpina (uscendo di casa)
(da sé) (La mia bontà mi fa star sotto a molte cose; ma a questa
non ci starò mai. Furfantone, poteva stare dov’egli
era, senza ritornar qui a metter le mani nella mia pasta.)
fracassa (vede
Serpina) Eccol’appunto.
(va verso di lei affettuosamente) Oh cara la mia...
serpina (lo respinge)
Levati di qui.
5 fracassa Oh che novità è questa?
serpina La novità è che non ti
voglio più d’intorno.
fracassa Eh burlona; se tu fai la schizzinosa per
farmi venir più voglia d’amarti, te lo puoi risparmiare; perché io non posso volerti
bene di più di quel che ti voglio.
serpina Ah bugiardo più d’un
epitaffio. Bene a me, eh?
fracassa Che ne dubiti? Mettimi alla prova.
10 serpina La prova me l’hai data
senza che io te la chieda.
fracassa E con
chi puoi tu dire ch’io mi sia intrigato che ti possa aver fatto torto?
serpina Col signor Volontario,
il mio birbone.
fracassa Oh diavolo! Eh via, levati queste pazzie
di testa.
serpina Misser
sì, misser sì, col signor Volontario. Dimmi: com’entri tu a condurlo in casa dalla
padrona?
15 fracassa Oh di questo vuoi intendere? È vero, ce
l’ho condotto; ma che torto t’ho io fatto per ciò?
serpina Che torto? Tu dunque
hai da cacciar le mani in quelle faccende che sono riservate solamente alle
cameriere e togliermi i miei utili?
fracassa Io non so...
serpina Se non lo sai tu, lo
so io che voialtri servitoracci vi avete da impacciar
solo della stalla, e al più della cucina, e non intrigarvi nelle cose di camera
della padrona. Sarebbe bella che voleste cacciare il naso ancora fra le
gonnelle e le scuffie... Basta, questo mestiero è il
nostro, e non è chi ce lo possa levare; e a me tu non me lo leverai, per fra
Puntello; guarda che giuro mi fai fare.[94]
fracassa Ma mi par che tu sia d’un taglio
differente dall’altre; perché tutte le serve hanno caro che si scemin loro le fatiche, e tu te n’adiri.
20 serpina Sì, le fatiche appunto.
Vogliam noi dire che se queste fatiche non avessero
il suo utile, te ne fussi impacciato?
fracassa Questi poi sono approvecci incerti...
serpina Quest’incerti
son nostri, il mio trufiattore; e in coscienza non gli puoi ritenere.
fracassa Oh io poi non l’ho tanto stretta come
te, questa coscienza; e tengo che ognuno si possa aiutare, e i miei guadagni
non gli cederei...
serpina Sì eh? Tien pur forte
i tuoi guadagni; ma e’ voglion essere come quei di mona Infrignuccia,
che guadagnava a once, e perdeva a libbre. Che mi possa venire il mal del
mutolo, se non ti fo cacciar fuora le lische del
pesce che hai mangiato. (rientra in casa)[95]
25 fracassa Oh poverina, tu te la becchi la
fantasia, se ti credi che per quattro smorfie melate donnesche, che per lo più
son finte e piene di veleno, io volessi rinunziare a una quarantina di scudi
che ho guadagnati con quel buon vecchio. Di queste occasioni non se ne trova a
ogni cantonata, e delle donne ce n’è dieci per uscio.
SCENA XXV
Volontario
armato con caricatura e spada in mano dentro il fodero.
Affé di quel che non vo’ dire, la m’è saltata a modo e a verso la
mosca al naso. Guarda se quel cadavero ambulante ha
da trattarmi in quella maniera! Ma i’ non porto ’n groppa, e quando la me’
cornamusa è piena, bisogna ch’ella suoni. Egli ha invitato una mula spagnola a’ calci. Il primo colpo ha da esser questo, il secondo
quest’altro, il terzo, il quarto, il quinto... (si prova) il zuna cattiva giornata. Ma, e’ non è pericolo ch’e’ sia
tanto pazzo, perché egli ha ’l corpo pien di coniglioli. Quando saprà
poi ch’i’ son venuto qui armato, e’
non ardirà più alzare gli occhi per guardarmi, non che di pretendere all’Isabella
anche lui. I’ are’ caro però ch’e’ venisse per fargli
paura.... Ma e’ mi par di
vederlo. Oh egli è lui sicuramente. Eh che spadone ch’egli ha! E come camina lesto! Oh era pur meglio ch’i’ avessi messo un po’
di acqua nel me’ vino, quando... Ve’ com’e’ s’avvicina!
È meglio ch’i’ mi ritiri a questo cantone,
per veder se e’ passasse
senza vedermi, nel qual caso mi potrei poi far fare una fede a qualcuno d’esserci
stato. (si ritira a parte)[96]
SCENA XXVI
Strinato
armato con caricatura diversa e spada in mano dentro ’l fodero, e detto.
strinato (da
sé) (Oh non è pericolo ch’e’ ci capiti, perché
egli è più poltron d’una cimice. Si credeva d’avere a
mangiare il cavol co’
ciechi lui. Poffar di me, lo vorre’
fare in brani, se si lasciasse vedere.) (passeggia con bravura)
volontario (a parte) (Al sentire e’ dice davvero lui.)
strinato (a parte) (Questa è una spada che
forerebbe una muraglia. Basta dire ch’ell’era di Tagliacozzo,
nonno de’ me’ bisavolo, e la non mi crocchia in mano.)
volontario (a parte) (Dov’ha egli accattato la
forza, che a me la mi va giù?)
5 strinato (a parte) (Ma l’ora trapassa e
non si vede; manco male, questo sarà un risparmio per la mia riputazione,
perché ho paura...)
volontario (a parte) (Ha paura anche lui. Montiam sul caval grosso.) Olà, olà, il me’ bravazzone, tu se’ pur venuto a farti sbudellare. (senza
muoversi)
strinato (impaurito,
tirandosi alla parte più lontana) (a parte) (Oh povero me! E c’è
lui.)
volontario (a parte) (E’
se la fa sotto.) Non vuol essere aver paura della su’ ombra, qui ci vuol
coraggio.
strinato (a parte) (Bisogna far animo.) Voglion esser fatti e non parole. Chi ha paura de’ visi
brutti, non esca di carnovale. (finge andar verso
lui)
10 volontario (si ritira) Non t’accostare, che ti
passo il cuore.
strinato (a parte) (Egli ha preso vento. ora è il tempo.) Non bisogna fuggire,
mostaccio di lepron guazzoso.
volontario Accostati, accostati pure; qui si viene a
tastare il polso a’ leoni, la me’ figura da sonargli detro le panche.[97]
SCENA XXVII
Serpina alla finestra e poi in strada, e detti.
serpina (a parte) (Che
strepito è questo?)
volontario Colle budella ’n mano ti vo’ mandare a casa.
serpina (a parte) (Oh
ve’ chi sono che si vogliono sbudellare! Ora gli aggiusto io.) (via dalla
finestra)
strinato Le budella ’n mano? Io sì che ti caverò
quel fegataccio marcio, che hai in corpo.
5 volontario O toserator di
porci, vuol esser meno fracasso e più lana. Ti vo’ arrostire il cuore come un
fegatello. (va un po’ verso lui).[98]
strinato (va
ancor verso Volontario, ma poco) Il maggior pezzo ha da esser l’orecchio,
tanto ti vo’ tagliare a minuzzoli.
serpina (fuori col manico
della granata dando un colpo all’uno, un colpo all’altro) Fermi, fermi di
grazia, non fate. (i vecchi s’aggirano pel palco)
volontario Tien lui, che me non occorre.
serpina Per amor del cielo non
vi ammazzate. (seguita a dare)
10 strinato Bada a lui, ch’i’ riporrò l’arme.
serpina (seguitando a dare).
Aiuto, misericordia, correte, s’ammazzano.
strinato Ahimè le me’ spalle.
(via)
volontario I’ son tutto fracassato.
serpina (ridendo.) Ah, ah, ah, ah. Oh che bella scena!
Oh che bel combattimento! Ho ben io cavato lor di capo la voglia di
braveggiare. Vado a farne crepar di risa la padrona.
Fine dell’atto
secondo.
ATTO TERZO
SCENA I
Appartamento
di casa di Volontario.
Clarice e Ruggiero.
clarice Se voi sapeste, amato
Ruggiero, quanto costate di agitazione e tormento al mio cuore, prima per la
vostra sì lunga lontananza, e poi per la creduta vostra infedeltà, son sicura
che avereste e di voi e del mio affetto una più giusta
estimazione.
ruggiero Bella Clarice,
assicuratevi che io tengo nel maggior grado di stima il vostro amore.
clarice Ma quel temere che io
possa un giorno cangiare affetti non è un torto che voi fate alla costanza di esso,
ed al vostro merito?
ruggiero Del mio merito non ne
parliamo. Egli acquista tutto il suo pregio dal concetto che voi ne fate. ma quanto al mio timore, perché
condannarlo, se questa è la maggior riprova che mi sia caro il vostro affetto e
che io non saprei vivere senza di esso? Sapete pure che non si desidera mai
abbastanza la sicurezza di ciò che si ama.
5 clarice Ma come accordate voi
il desiderio di questa sicurezza a riguardo del mio amore e delle mie nozze
coll’aver tentato tanti mezzi per distruggere e l’uno e l’altre?
ruggiero In che forma?
clarice Non vi par dunque che
l’aver disgustato mio padre e nimicatovi mio fratello...
ruggiero Cara signora, non mi
confondete davvantaggio. Purtroppo lo sono pel continuo rimorso che mi
tormenta. Ma a che adesso questi nuovi rimproveri, se già vi feci scuse di que’ miei trasporti, che ancor disapprovo, e parve che ve
ne appagaste?
clarice Io scusai i vostri
errori com’effetti subitanei del vostro natural
troppo ardente; ma, dopo quei primi moti, perché non procurare una perfetta
riunione con essi?
10 ruggiero La desidero. ma la
mancanza della parola di vostro fratello... (con del calore)
clarice Ma il desiderio di non
perder ciò che si ama...
ruggiero Non più, v’intendo; prenderò da voi quelle leggi che vi piacerà d’impormi.
clarice Accetto la promessa,
ed in sequela di essa porrò ogn’opera per disporre gli animi di mio padre e di
mio fratello al nostro intento.
SCENA II
Lauretta e
detti.
lauretta (tutt’affannata)
Signora; uh pover’a noi! Uh meschina!
clarice Cosa c’è?
lauretta Uh, signora padrona!... Chi sa che sarà mai?... Uh poverette! Fuggiamo.
clarice Parla; di’, che ci è
stato?
5 lauretta Il signore Volontario...
serriamo almen la porta. (sempre con agitazione)
clarice Che è di mio padre?
Presto, di’, che è seguito?
lauretta È armato come un
saracino, con uno spadone tanto lungo, sbuffa, butta fuoco per bocca... Uh,
signora, tremo tant’alta dalla paura.[99]
clarice E contro di chi tanta
collera?
lauretta Che vuol ch’io sappia,
io? L’ho veduto così infuriato dalla mia camera. Chi sa che non sia contro del
signor Ruggiero? Serriamo la porta, o fuggiamo, dico.
10 ruggiero Contro di me? Come?
Assalirmi in sua casa? (s’infuria)
clarice Ruggiero, il vostro sdegno...
lauretta Signora, eccolo. uh, poverini noi!
clarice (a Ruggiero)
Partite senza contrasto e soffrite ch’io finga collera contro di voi.
ruggiero Io partire? Questa spada
saprà...
15 clarice Questa è la legge che
io v’impongo. Partite senza replica.
ruggiero Obedisco.
(via) (nel partire per una scena, entra per la superiore Volontario,
che in vedendo Ruggiero si ritira intimorito)[100]
SCENA III
Volontario
armato, Clarice e Lauretta.
clarice (verso la scena per
dov’è partito Ruggiero) Non abbiate più ardire di por piede in questa casa,
temerario. (finge sdegno)
lauretta (a parte) (L’è di
calca più di me.)[101]
(Ruggiero partito, Volontario
s’assicura)[102]
clarice Dopo avermi offeso il
padre ed il fratello, pretender da me corrispondenza d’affetto! Presuntuoso!
volontario (a parte) (Manco male.
e’ non
m’ha visto.) Oh Clarice, che c’è di nuovo?
5 clarice (mostra collera, e
non aver veduto né inteso il padre, parlando alla scena) È tua sorte che la
condizione della mia persona non mi permette farmene render ragione colla spada
alla mano.
volontario (a parte) (Ci mancava questa di più.) (con
dimostrazione di dispiacimento)
clarice Ma ho un fratello ed
un padre che sapranno essi...
volontario Clarice, Clarice, bada una volta a me.
clarice Oh signor padre, ella
è qui? (verso la scena, con prontezza) Aspetta, aspetta. (poi a
Lauretta) Corri, Lauretta, presto, digli che non parta, che mio padre...
10 volontario Eh via; perché?... (a Lauretta) Non
correr tu, sta ferma.
clarice Ah se foste arrivato
un po’ prima, averemmo avuto ambedue il nostro
intento; voi di vendicarvi di quel temerario di Ruggiero, ed io di restar
sodisfatta in veder gastigato il suo ardimento.
volontario E perché questa cosa? Tu sei troppo collerica.
Bisogna con certe persone esser di pasta più dolce.
clarice Ma quando si tratta di
unirmi a’ vostri desideri...
volontario E’ me’ desideri
appunto. mi par che tu vada
contrappelo alle me’ voglie, a me.
15 clarice Come? Non cercavate
voi di Ruggiero per battervi seco?
volontario Eh i’ cercavo... Te l’ho avut’a
dire. Perché m’ho io a batter seco?
clarice Ma perché dunque così
armato?
volontario Ah questo... (a parte) (I’ non vo’ dir
ch’i’ torno da battermi, ch’i’ mi metterei da me sulle ventarole.) Sì (pensa),
i’ aveo presa la spada per me’ divertimento.[103]
clarice Per divertimento?
20 volontario Sibbene. Vedi,
figliuola, gli uomini bisogna che non perdano l’uso di tener la spada ’n mano, perché
all’occasioni poi...
lauretta Ma se ella era tanto
affannata, che pareva...
volontario Eh mozzina, che t’intendi
tu della spada, che non sai nemmen maneggiare il
fuso? Quando si fan queste prove, bisogna
affaticarsi, come se uno fosse nell’atto. Non hai visto mai tirar di schirma da burla?
clarice Io mi credeva che
foste in collera contro di Ruggiero. Quanto mi era ingannata!
volontario T’eri ingannata sicuro. Anzi sare’ più tosto in collera teco, guarda.
25 clarice Meco? E perché, signor
padre?
volontario Perché ho sentito che tu l’hai trattato di
male parole e l’hai scacciato via come un furfantane.
Queste cose le non mi piacciono. non
si può mai sapere... Insomma bisogna far cortesie a tutti.
clarice Ma egli...
volontario Ma egli, ma ella. Che ti può aver fatto?
clarice (affetta modestia)
Mi si è discoperto amante con mill’espressioni di
tenerezza e averebbe voluto che io gli avessi
promesso d’esser sua sposa. Veda lei se...
30 lauretta (a parte) (Suor
Estasia, che si faceva scrupol del latte la domenica
e mangiava la carne il venerdì.)[104]
volontario Oh che hai forse tu questo per affronto? I’
non so che una fanciulla, che sia ricercata per isposa,
debba tirar le sassate a chi le fa l’onore di domandarla. Se fosse ciò, chi
sarebbe quel pazzo che le dimandasse? Ed in tal caso,
o bisognerebbe andare a offerirle, come si fa della
mala carne, o vo’ vi trovereste a muffar per le case, come i fondacci de’
fondachi, che son pieni di tignole e di ragnateli.
clarice È vero, ma una
fanciulla onesta, che ha il padre, deve seguire in tutto e per tutto la sua
volontà.
volontario Oh chi t’ha detto che la me’ volontà sia al
contrario?
clarice Io ho supposto...
35 volontario T’ ha’ supposto male. E quando Ruggiero ti
volesse, i’ te gli darei più tosto stasera che domattina.
lauretta (a parte) (L’è più
affortunata di Danare, che
le pioveva addosso l’oro.)[105]
clarice Per rimediare al mio
errore sarò dunque necessitata di far sapere al signor Ruggiero che vostra
signoria accorda ch’io sia sua sposa, e questa sera...
volontario Pian piano. Tu vorresti andar più forte che di
galoppo, tu. e’ v’è prima da spianar qualche
passo, che potrebb’esser d’intoppo nella carriera.
clarice E qual è, forse della
dote?
40 volontario Quanto alla dote i’ non mi ci confondo. I’ non
vo’ che ci corra danaro. E s’ha a fare: to’
qui e da’ qua.
clarice In che maniera?
volontario Non ha’ tu ma’ visto fare un baratto di
bestie?
lauretta Per esempio di un bu’, signore Volontario, con un altro bu’,
par pari, non è vero?[106]
volontario Sibbene. Io ti
metterò in casa sua con questo, ch’e’ metta la so’
sorella in casa mia.
45 clarice Il partito non mi par
da sfuggirsi, e credo ch’e’ non ci averà difficoltà.
volontario E la Lisabella la ce
n’arà meno di lui.
clarice Quando ciò sia, non
temo della conclusione.
volontario I’ gliene farò parlare... Anzi ora, guarda, vo’
ire a far il negozio. (via)
lauretta Sia laudato
il cielo, ora non ci sarà da far più i piagnistei. Chi l’averebbe
mai detto che una nuvola che minacciava gragnuola, come questa, avesse poi a
piover rugiada!
50 clarice Vado con tal nuova a consolar l’amato Ruggiero e l’amica
Isabella. (via)
lauretta Ma in quanto alla signora
Isabella, chi sa che il vecchio non intenda volerla per sé? Sarebbe carità
avvisarne il povero signor Leandro. Se lo trovo, gli vo’ far il servizio,
perché possa stare all’erta.
SCENA IV
Bosco o
giardino.
Serpina sola col gioiello in mano.
Ah mi sta
meglio che il basto all’asino d’essere stata cucculata
per la seconda volta da quell’usuraiaccio maledetto
di Strinato, che ’l diamin se lo porti, il cielo mel perdoni. Un gioiello che credevo valesse almeno una
dozzina di doppie, non vale, sto per dire, a quel che mi han detto, una dozzina
di crazie. I diamanti son vetro lustrato e l’oro è ottone ripulito. Oh ve’
regalo da farsi per un servizio da innamorati! Ah, se avevo questa notizia,
prima d’andare a spartirlo nel suo duello, volevo che sentisse il manico della
granata con più sapore. Insomma, a trattar con questa gente tanto interessata,
se ne va sempre al disotto, e sarebbe meglio aver interesse con un giudeo il
peggiore del ghetto che con questa canaglia, che venderebbe l’anima per un
soldo. E’ mi pareva ben assai ch’egli fosse tanto
liberale con me, quando sapevo ch’egli si scalda al fumo di ciò che non gli
vuol più stare in corpo e ch’ei non darebbe il coltello al diavolo per iscannarsi. ma
io credevo che l’amore l’avesse acciecato, e che fosse diventato come il
Bugnola, che segnava sul desco la carne che dava a credenza, e il venerdì
mandava tutto il credito in raschiatura. Cucuzzole!
Acciecato da vero! Egli ha fatto bilurchia me, che
non ho saputo conoscere il pan da’ sassi e mi son
lasciata menar due volte all’Uccellatoio; ma io non son figliuola di mona
Basilisca mia madre, se non gli rendo pan per focaccia. Quello però che mi
scotta davvantaggio, è il vedere che quel truffator di Fracassa m’ha tolto la
buona detta di quell’altro vecchio, che non ha il granchio alle mani. Ch’ei
venga, ch’ei venga pure lo sdolcignato a farm’il bello bellino e lo svenuto intorno; gli vo’ far
vedere che non ha da insegnare a rampicar a’ gatti.
La padrona, che s’è avuta a smascellar dalle risa, al racconto che le ho fatto
della rissa de’ vecchi, si vorrebbe finir di rallegrare col suo Leandro, perciò
mi ha mandata qui nel boschetto del giardino per avvisarla, se a sorte ci
capitasse a passeggiar, come suole; ma io vorrei che più tosto ci venisse suo
padre, per potergli parlare a solo, e fargli conoscere che egli si deve indrizzare a me, e non al servitore, negli affari che
riguardano la padrona; perché queste son mie rigaglie, e io gli posso far servizi
d’altro sugo in questo particolare. Da lui posso ricavarne molto più che dal
figliuolo, il qual è tenuto corto... Ma mi par di vederlo balugginare
fra quegli alberi il signore Leandro. È lui, è lui tutto pensoso. Non me ne fo maraviglia, perché gl’innamorati che non hanno da spendere
sono come un soldato che ha d’andare a battersi colla metà della spada. Vo a
darne l’avviso alla signora. (via)[107]
SCENA V
Leandro solo.
Dopo una
stravaganza di questa sorta, che può mai esser possibile di più strano, di cui
non possa credersi capace una femmina? Abbandonar me per mio padre, e dopo
ancora di avermi per tante volte giurata eterna la costanza dell’amor suo! Ah
infedele! Or ben comprendo il tuo sdegno per la dimanda
da me fatta a Ruggiero delle tue nozze! Ma qual incentivo, qual motivo mai può
aver cagionato in lei una si strana incostanza? Ah che io forse la condanno a
torto. Non è verisimile che il suo amore... Ma non l’udii io medesimo
acconsentire alle dimande di mio padre? E Lauretta
non mi ha confermato adesso quasi lo stes-so,
supponendomi esser disposto il suo cuore a questi sponsali? Perfido cuore!
Ingiusto cuor d’Isabella! I tuoi sdegni...
SCENA VI
Isabella, Serpina e detto.
isabella Sì, caro Leandro, condannate pure il
mio cuore, che seppe co’ suoi sdegni e rimproveri
tormentar così a torto e voi e sé stesso. Egli però adesso pentito risolve
farvi conoscere, nell’integrità sua più pura e sincera, qual egli sia stato e
si mantenga per voi.
leandro (con freddezza) Isabella, non vi affaticate
per farmi conoscere qual sia il cuor vostro. Egli abbastanza mi è noto.
isabella La maniera però, con cui me lo
dimostrate, mi dà motivo di dubitarne.
leandro Ne bramate espressioni più chiare?
5 isabella Mi
obbligherete, acciò da esse si ponga in una perfetta calma il mio spirito.
leandro Vi servo. Il vostro cuore è il cuore più
incostante, più perfido, più traditore che si chiudesse mai in seno di donna
infedele. Questa è la cognizione che ho del cuor vostro.
isabella Leandro, sono dirette a me queste
querele?
leandro Non ad altri più giustamente che a voi
si convengono.
isabella Ah, se volete punir con qualche pena l’ingiustizia
de’ miei rimproveri, trovatene altra, vi prego, che mi sia men tormentosa, e
che meno mi si disconvenga di questa.
10 serpina Uh genti, le gran
cose! La mia padrona infedele?
isabella E chi mai nello spazio di poche ore ha
potuto porvi in sospetto la mia fedeltà?
leandro Un testimone che non può mentire.
isabella Questo testimone è mendace.
leandro Come? Vorreste smentir dunque i miei
occhi e le mie orecchie?
15 serpina O via, via, non sarà
altro. I sogni fanno vedere e sentire di strane cose, ma poi si consideran per sogni...
isabella Amatissimo Leandro, scacciate dalla
vostra mente ogni fantasma pregiudiziale alla quiete de’ nostri amori. A che
tormentarci così vanamente? Purtroppo l’abbiam fatto mal a proposito finora, ed
io resa accorta del mio inganno...
leandro Ah donna lusinghiera! Ancor
pretendereste con tali sentimenti tenermi occulte le offerte di nozze da altri
fattevi, e da voi accettate di sì buon animo?
isabella Io accettato offerte di nozze? Siete
ingannato.
leandro Ben so che lo sono stato fino a questo
giorno; ma la vostra perfidia non avrà da vantarsene più lungamente.
20 isabella Possibile che non vogliate restar
persuaso che Isabella non uscirà mai dalla casa di suo fratello, se non per
entrare in quella di vostro padre?
leandro Sì? Ed io mi toglierò per sempre dalla
casa di mio padre e dalla patria, per togliermi dall’aspetto d’una furia
ingannatrice. (via)
isabella Leandro, caro Leandro... Ahimè, egli mi
fugge; e chi sa che non sia per sempre, com’ei disse? Sventurata che sono! Sì
presto svanirono le concepute speranze d’ogni mia
felicità?
serpina Signora, non v’affliggete
tanto. Io son quella che...
isabella Sì, tu sei quella che hai cagionato
questi sconcerti. (con sdegno)
25 serpina Io? Oh fatemi veder
questa!
isabella Sì, tu, che col falso avviso d’esser
mio fratello alla porta, allorché Leandro era in nostra casa, venisti ad
impedire la riunione de’ nostri animi e necessitarmi a licenziarlo coll’incertezza
della nostra scambievole corrispondenza.
serpina Ma io mi credevo che
fosse lui; e per questo...
isabella Dovevi prima certificartene.
serpina Avete ragione; ma lasciatemi
dir due parole senza entrare in collera. Voi dite bene che potevo allora avere
un po’ più d’attenzione e non correre a furia; ma ciò sarebbe servito a poco,
perché, a quel che ho potuto conoscere, i suoi disgusti son nati di dopo; e la
cagione è l’aver voi fatto qualche discorso di matrimonio con altri.
30 isabella Ah, ch’egli ha preso ciò per pretesto d’abbandonarmi;
perché la mia innocenza in questo è senza pari.
serpina Ma alle volte scappa
detto qualcosa...
isabella Temeraria; ben conosco che, per salvare
il tuo, vorresti condannar me di qualch’errore.
serpina Uh, il ciel me ne
liberi; anzi in tutt’i casi mi caverei la propria gonnella per ricoprirvi,
guardate.
isabella Ah infelice che sono! Or come trovar
rimedio alla mia disgrazia?
35 serpina Non vi tapinate per
questo, vi dico. Non sapete che un uomo, una volta che sia calato al nostro
uccellare, può svolazzar quanto vuole, ch’e’ non iscappa? La nostra pania è troppo tenace, e particolarmente
se è saputa manipolare. Lasciate fare a me, e vi prometto di non guardar più
uomini in viso, se non ve lo do nelle mani per morto.
isabella Procura almeno risarcire al tuo
mancamento. (via)
serpina Sarà vostro più che la
camicia che avete indosso. Vado a ricercarne.
SCENA VII
Lauretta e Serpina.
serpina O Lauretta, ti è
passata la malinconia?
lauretta La sarebbe passata a Raclito, che dicon ch’e’ piagneva sempre, a veder e
sentire le pazzie de’ nostri innamorati.[108]
serpina Oh non te lo dicevo,
sciocchina, ch’è il più bel piacere del mondo?
lauretta Ma io non m’ero mai
trovata alle scene che son seguite di dopo, e particolarmente a quella del
combattimento de’ vecchi, che ho saput’or ora che han
fatto. Bisogna pur che tu ci abbi avuto il gran gusto a spartirli?
5 serpina Più che a far batter
la lana delle mie materasse se fussi sposa. Ti so
dire che menavo colpi da orbi.
lauretta Gli dia nel collo! Guarda
se quelle mummie han da pretendere a quella carne sì bella e fresca!
serpina Posson
girar quanto vogliono intorno al fregolo; ad ogni modo vuol loro accadere come
disse il Biascia: tu non ne
papperai.[109]
lauretta E pur e pure non credo
che il signor Volontario sia tanto indietro da non ci far buona riuscita in
quest’affare.
serpina Sì. Credi tu che il
signor Ruggiero sia tanto disaffezionato alla sorella, che la volesse affogar
così? E poi non sarebbe lei cosi chiurla da acconsentirci.[110]
10 lauretta Serpina,
si vede alle volte di gran cose nel mondo. Il mio padrone ha intenzione di far un
baratto, e non è molto che lo diceva alla figliuola. Ella ha creduto che
volesse intender di dar lei al signor Ruggiero, e fin qui va bene, e la signora
Isabella al signore Leandro; ma io, che son furba, credo che intendesse di
volerla per sé; e di più ha detto che non ci s’incontrerebbe difficoltà.
serpina Tu mi dici adesso una
cosa che mi mette in gran sospetti. Di grazia, rischiariamo un po’ meglio
questo imbroglio.
lauretta Lo faremo in casa, perché mi par di veder colà Fracassa, l’appaltatore
di tutti i cuori donneschi. Ma, a proposito di lui, dimmi: che l’hai rotta seco?
serpina Come lo sai?
lauretta Da lui medesimo. oh te la vo’ contare, giacché vedo ch’ei
si trattiene. Egli è venuto di nuovo a farmi cento smorfie amorose, benché da prima gli avessi dato cartacce; e perché gli ho risposto
che non volevo servir per rifiuto, e poi che in ogni caso non averei fatto mai torto a te che sei mia amica, mi ha detto
che vi siete adirati, con un mondo d’altre cose.[111]
15 serpina È vero, perché me n’ha
fatt’una che gli ha da costar cara. Ma dimmi la
verità. hai tu intenzione di
attaccar paniaccio con lui?[112]
lauretta Oh, Serpina,
t’ho pur detto che non ti fare’ torto.
serpina Non aver riguardo a
questo; dimmela giusta.
lauretta Da prima, ti confesso che
ci averei avuto un po’ di baco, ma poi quando intesi
ch’era tuo cicisbeo, e che lo conobbi per un rifrustacase,
il baco invacchì, e se n’è morto idropico in un subito.[113]
serpina Se così è, vorrei che
lo strapazzassimo un poco.
20 lauretta Tu m’inviti al mio
giuoco. Che s’ha da fare?
serpina Io m’asconderò fra
questi alberi. tu fingerai d’amarlo;
poi mi farò vedere e faremo la scena in terzo.[114]
lauretta Lascia far a me; ma
ritirati, che veggo ch’ei viene.
serpina Tiralo su quanto puoi
e tienlo sulla corda. (s’asconde)[115]
lauretta Gli farò dare il capo
nella carrucola; non ci pensare. Quando si tratta di strapazzar qualche uomo,
mi par d’andare a nozze.[116]
SCENA VIII
Fracassa e
dette
fracassa (da sé) (Quel matto del signor
Volontario mi ha pregato a trovargli un pittore per fargli il suo ritratto. Io
fo conto di dare un po’ questo guadagno al signor Fracassa, giacch’egli
è del mestiere, per essere stato più anni a fare il vasaio.)
lauretta (da sé) (Che diamin borbotta da sé?) (s’accosta un poco per sentire)
fracassa (da sé) (Mi travestirò in qualche
maniera, perché non mi conosca, e m’approfitterò così del suo pazzo amore e
della sua balordaggine.)
lauretta (da sé) (Parla d’amore.
Egli è sempre lì, lo svenevole.)
5 fracassa (da sé) (Quando questa razza di
prede mi dan fra l’ugne,
mio danno se me le lascio scappare. E di più voglio che mi serva a far
qualcheduna delle mie pazzie.) (vede Lauretta, e Serpina
si accosta) (forte) Oh mia sciarmante,
siete qui? Com’è possìbile che la gran luce che
spandete all’intorno non mi abbia prima d’ora dato negli occhi?
lauretta (con disprezzo) Mi
hai ben tu dato nel naso.
fracassa (a parte) (Che femmina
dispettosa! Ma ci calerà anche lei.) E la coscienza ancor non vi
rimorde dell’orrendo latrocinio ch’avete fatto dell’anima mia?
serpina (a parte) (Ah
birbone!)
fracassa E ancor siete inesorabile, né vi muovete
punto a compassione d’un povero mendico che vi domanda per limosina un solo
sguardo pietoso, per ristoro dell’inedia del moribondo suo cuore?
10 lauretta Allo spedal
de’ pazzarelli devi cercar il tuo ristoro.
fracassa Ho inteso. lo cercherò dalla disperazione. (va via adagio adagio e
afflitto)
serpina (s’accosta a
Lauretta e le dice all’orecchio). Non
lo lasciar partire, e mostragli amore. (si ritira)
lauretta Fracassa, Fracassa, ove
vai?
fracassa A impiccarmi.
15 lauretta Eh via, ritorna in qua.
fracassa (a parte) (Ora è il tempo.)
Signora no; mi voglio ammazzare s’i’ credessi mi dovesse costar la vita. (finge
partire)[117]
lauretta Eh vien qua, caro il mio
Fracassa. (lo prende)
fracassa Non c’è da far bene. la vo’ così.
lauretta Se la vuoi così tu, non
la voglio così io.
20 fracassa Oh che non son padrone di far del mi’
collo quel che voglio io? Questa è bella.
lauretta Signor no, perché non
moriresti solo; uccideresti dal dolore ancor me.
fracassa (guardandola amorosamente) Eh
burlona!
lauretta Io non burlo. A
confessartela come sta, io ti amo più di me stessa.
fracassa Oh perché non me l’ha’ fatto conoscer
prima, che non si sarebber perse tante belle cose che
t’averei dette in questo tempo?
25 lauretta (in aria vergognosa)
Oh che dovevo subito... Una fanciulla... E poi che sapevo io se tu avessi burlato?
fracassa Burlato? Tu mi fa’
torto.
serpina (accostandosi bel
bello) (a parte) (Ah furfantone!)
lauretta Ma la tua Serpina... chi sa che...
fracassa Non
ti pigliar pena di Serpina, che di lei ne fo quel
conto che si fa del cavolo a merenda. (Serpina
si pone, senza esser vista, accanto a lui dall’altra parte)
30 lauretta Ma so pure che tu le volevi
bene, e che...
fracassa ll bene che
vuole il boia all’impiccato che abbraccia. E poi ti par che... (Serpina si spurga, e si tien
ferma, guardando fissa Fracassa, che resta confuso per un poco) (a parte)
(Oh diavolo!) (va poi con disinvoltura e viso ridente a Serpina,
dicendole a parte) Cara la mia Serpina, che ne
dici? Non ho io saputo ben fingere amore con Lauretta? Ti prego, non mi scoprire.
serpina Ah manigoldo, iniquo,
scellerato!
fracassa (a Serpina,
basso). Oh ecco come tu fai.
serpina Il bene che vuol il
boia all’impiccato eh?
35 fracassa Quella era una finzione.
serpina Era una finzione eh?
lauretta Una finzione? Dunque,
birbone, tu ti burlavi di me?
fracassa (a
Lauretta a parte) Eh, ti pare che mi volessi prender burla di chi amo tanto?
lauretta Ah traditore! Me dici d’amar
tanto?
40 serpina Dunque me prendi per
zimbello?
fracassa (a Serpina)
Se tu sei il mio cuore ed io son tuo.
lauretta (si accosta e lo
schiaffeggia) E questi son tuoi.
serpina (lo schiaffeggia
anch’essa) Questo è il cavolo, questa è la merenda.
fracassa Ahimè, compassione, aiuto.
45 lauretta Questo è l’aiuto.
serpina Questa è la compassione.
(lo schiaffeggiano, e partono)
fracassa (si tiene le mani al viso, coprendosi
gli occhi; e dopo ancor partite le donne si crede esser battuto) Perdono,
non date più; ne volete la pelle del fatto mio? Misericordia, quartiere. (si
scopre appoco appoco, poi
guarda da un lato e l’altro) Che guerra, che soldati? Son peggio due donne
che un reggimento di dragoni colla spada alla mano. Per volerne amar due nel
medesimo tempo m’hanno avuto a manimettere per la rabbia. Ah poveri servitori,
siete pur disgraziati! A’ padroni non gli accade così. alle volte n’averanno una
dozzina, e pure non c’è chi torca loro un pelo, e tutte gli voglion
bene. Povero Fracassa. Questa volta sei stato fracassato tu; ma fatti animo,
questi son favor di dame, che posso dire m’abbian
toccato il viso con verità. Ma pensiamo al pittore.
SCENA IX
Civile.
Strinato
solo.
Chi ha il bargel per parente ha le scappellate da’
birri. Vuol dir che chi ha il diavol dalla sua, le
gli riescon tutte bucherate dritte. Così è accaduto a
quel Rodomonte salvatico di Volontario, che la voleva
far male per questa volta, se non veniva quella ragazza così amorevole a
spartirci. Per un verso egli è stato bene, perché i’ avere’ cavato le budella a
lui, e la giustizia averebbe succhiato a me tutto il
me’ sangue. Oh sicuro ch’i’ avere’ fatto un latino a rovescio, perché farsi
mangiar il suo è contro la buona gramatica, che
insegna l’aver assai e spender poco. Il modo di farlo crepare sarà di procurar
d’entrare in grazia a Isabella più di lui; e per arrivarmi bisogna ch’ei si
leghi ben forte le scarpe in piedi. Ma chi è questo bellimbusto che viene in
qua tutto fronzoli? E’ non può esser che qualche matto
spacciato a gettar via il suo in questa forma. Quanto me la rido, fra me, di
questi sciocchi che per caricarsi di pompa votano la cassa di denaro![118]
SCENA X
Volontario,
con abito nuovo ornato di nastri con caricatura, e detto.
volontario (da sé) (Giacché non l’ho potuto
sbudellar colla spada, lo vo’ far crepare col vestito quell’usuraiaccio
poltrone del me’ rivale.)
strinato (da sé) (Oh cospetto di Leonbruno, guarda chi è!)[119]
volontario (da sé) (Quand’e’
mi vedrà, gli vogliono schizzar gli occhi di fronte per l’astio. Ch’e’ faccia un po’ lui una figuraccia simile appresso l’Isabella!)
strinato (da sé) (Io non l’avere’ mai
riconosciuto. E’ par più giovane venticinque anni!) (con
dispiacenza)
5 volontario (da sé) (Quand’i’ me l’intesto, i’ so
anche trovar il polso alle gatte). Questo si chiama saper fare l’innamorato.
Lui il poveretto sa tanto di questo mestiero, quanto
la testuggine del volare.)[120]
strinato (da sé) (Gli è vero ch’i’ averò il gusto di vederlo spiantato; ma se gli riuscisse
per questo verso l’aver lui Isabella, e’
sarebbe come s’i’ pretendessi sonare a morto il dì della so’ festa.)
volontario (da sé) (V’è anche di più, ch’i’ ho
pensato farmi dipigner così in gala, e regalare a lei
il ritratto.)
strinato (da sé) (Bisognerebbe pure ch’i’
ancora... Ma questa spesa...)
volontario (da sé) (Fracassa ha già avuto l’ordine.)
(vede Strinato) (Ma eccolo qui quel muso d’arpia. Vendiamogliela cara,
per farlo dar al diavolo davvantaggio.) (passeggia con affettazione)
10 strinato (da sé) (Ve’ come passeggia alla
spampanata! Par che tutto ’l mondo sia suo.)
volontario (parlando
fra sé, ma forte, per esser inteso da Strinato) Insomma il vestir bene, oltre ch’e’ ti fa onore, ti dà anche gran fortuna, e
particolarmente colle donne.
strinato (da sé) (E può anch’essere, perché le si pascon quasi
tutte di fumo. Ma Isabella però inclina più al sodo che all’apparenze.)
volontario (da sé) (La signora Isabella poi, quando
m’ha visto così sfarzoso, la m’ha fatto un complimentone,
ch’e’ si poteva fare al Cirimonia,
tant’era grazioso, e quel ch’è più, si conosceva che le veniva dal cuore.[121]
strinato (da sé) (Uh, uhi! La stadera dell’Elba,
che dice mille nella prima tacca!) (mentre Strinato parla da sé, Volontario
lo guarda sottocchio, e poi se la ride) (Ah i’ mi sento qua dentro un non
so che.) (tocca il petto, e mostra smania)[122]
15 volontario (da sé) (Crepa, crepa, mostaccio a mosaico.)
(poi forte) M’ha detto che non l’ho da cedere a un giovanotto di primo
pelo, e che in questa maniera la mi vedrà sempre più volentieri. (guarda, e
ride come sopra)[123]
strinato (da sé) (Chi sa che non sia vero,
perché le donne le si mutan di pensiero più spesso
che di camicia. Ma tu non mi ci hai a fare stare. Da spendere i’ n’ho quanto
te. Ma questi denari mi paion buttati.)
volontario (forte) Ella m’ha avvertito che stasera
crede andar fuori in conversazione, e che me lo farà sapere, perché ha caro mi
ci trovi ancor io.
strinato (da sé) (Canchero! Questo è
qualcosa di più. Non ho tempo da perdere; bisogna in tutti i modi far questo
scorporo.) (via)
volontario (guarda dietro Strinato ridendo) Ah,
ah, ah, guarda, guarda, e’
se ne fugge com’un gatto frugato. Queste pillore di
tutta mia invenzione ch’i’ gli ho messo in corpo le gli voglion
roder le budella peggio che se fosse arsenico. Ti dia la rabbia, vecchiaccio stregonato! E peggio ti saprà quando mi vedrai sposo dell’Isabella.
E’ non mi rest’altro per
venirne a capo che di veder d’ammanzire quella testa
un po’ baiarda del capitano suo fratello. I’ gli ho messo però attorno certi
can grossi che dovrebbon tenerlo a segno. Quest’esser
egli imbertonato della Clarice m’ha fatto un bel
giuoco. Ho detto che gli facciano intendere ch’e’ non
pensi punto a lei, se e’ non
pensa di dar a me la so’ sorella; e s’e’ ci s’accorda,
che e’ può venir a pigliarla bell’e stasera, e di più
ch’i’ doterò Isabella di dieci mila scudi. Ma fra tanto vo’ andar un po’ ’n
casa per aspettar il pittore. (si muove, e poi si ferma pensoso)
SCENA XI
Leandro e
detto.
leandro (da sé) (L’inverisimilitudine
della volubilità d’Isabella mi lusinga a non dar fede a me stesso e tanto meno a’ detti altrui.) (vede Volontario) (Ma quello è pur
mio padre. E quell’abito chi sa che non sia una sicura riprova de’ suoi vicini
sponsali?)
volontario (da sé) (Non so s’i’ vo’ prima a
sentire se que’ cavalieri hanno parlato a Ruggiero, e
che risposta hanno avuta. Diecimila scudi di sopra dote contrappesano il vano
di quaranta anni ch’i’ posso aver più d’Isabella, e mi tengano bene in bilancia
con essa.) (sta pensoso)
leandro (da sé) (Ahimè, non ho più luogo
da lusingarmi. Che tardo dunque a partire?)
volontario (da sé) (Sarà meglio ch’i’ vada da
loro. II pittore aspetterà.) (vede Leandro) Oh che fai tu qui?
5 leandro Veniva... Sì veniva a domandarvi la
permissione di porre ad effetto la risoluzione che ho presa di andarmene in
Francia.
volontario Che grillo è questo che t’è ora saltato in
testa? Perché questa cosa?
leandro (a parte) (Che dirò?)
volontario Tu non rispondi?
leandro Per approfittarmi nelle scienze.
10 volontario Che
scienze, che scienze? Che non ce n’è anche qui de’ maestri d’avanzo?
leandro È vero, ma fuor della patria si studia
con più attenzione.
volontario Questa l’è una fandonia, perch’i’
n’ho visti que’ pochi andare a studio vitelli e
tornar buoi. E poi tu sara’ sempre com’e’ cavalli di Regno, colle lettere nelle chiappe.[124]
leandro Accrescerò il numero degli altri.
volontario Tant’è, i’ non ho bisogno di far nuove spese
ora ch’i’ son per maritar la Clarice. Oltr’a che è
necessario che tu ti trovi presente allo sposalizio, e che tu veda...
15 leandro Troppe son le cose che ho vedute finora,
né sarà mai vero ch’io voglia trovarmi presente ad inconvenienze
maggiori.
volontario Com’a dire?
leandro Il rispetto di figlio m’obbliga a
tacere.
volontario Di’ pur su, di’ pur su, che le me’ azioni
possono stare a sindacato.
leandro Non dirò altro se non che la mia
partenza...
20 volontario Che troveresti forse da ridire sopra questo me’
vestito? Io sono il padrone, e spendo del mio.
leandro Già so che siete il padrone, né posso impedirvi le spese superflue; ma non è però che non
ci sia chi le consideri per incongrue e poco proprie del vostro stato. E di
più...
volontario E di più che? Parla, parla.
leandro Di grazia non mi forzate a dir cose che
potrebbero dispiacervi.
volontario E i’ vo’ che tu le dica.
25 leandro Giacché me lo comandate, vi obedirò. Il sapersi da per tutto
i vostri amori...
volontario Oh diavolo, mi scordavo che sono aspettato ’n
un luogo. (via)
leandro Ah indiscretissimo
padre, padre mal consigliato! E tu, ingannatrice Isabella... Ma che non può in
cuor di donna l’allettamento dell’oro? Me infelice! Che far deggio
in tanta disavventura? S’io parto chi sa che... E s’io resto avrò da vedere...
SCENA XII
Ruggiero e
detto.
ruggiero Amico – permettetemi
questo nome, giacché la dimenticanza de’ passati trascorsi spero mi abbia
restituito nel possesso di esservi tale –, quanto a proposito vi ritrovo.
leandro Voi ritrovate in me quell’amico che vi
fui, ma non già più Leandro in sé stesso.
ruggiero E chi mai vi tolse a voi
medesimo?
leandro La perdita di quel bene che unicamente
poteva... Ah lasciate ch’io vada ove la disperazione mi guida.
5 ruggiero Fermate. Un animo
afflitto non deve lasciarsi guidare dalla sua passione. Io molto vi compatisco,
perché so per esperienza di me stesso quanto possa in noi una forte alterazione
di spìrito; ma so ancora che, calmata la tempesta, si
vorrebbe aver dat’orecchio a più sani consigli.
Ditemi le angustie dell’animo vostro e assicuratevi di tutto il sollievo che
possa procedere dalla mia volontà.
leandro Ah Ruggiero, voi potreste... Eh no, che
nulla potete.
ruggiero Questa vostra ambiguità
di creder e non credere in me la potenza di sollevarvi mi dà indizio esser la
cagione delle vostre afflizioni quella stessa, per cui desiderava parlarvi.
Ditemi: non sarebbe già forse il
timore di dover perdere ogni speranza sopra le nozze di mia sorella, che vi
affligge?
leandro Ah caro amico, purtroppo è desso.
ruggiero Or perché dubitare della
mia volontà in consolarvì, dopo le sì accertate
assicurazioni che ve ne feci?
10 leandro Io dubitai del vostro potere, non della
vostra volontà. Il cuor d’Isabella voltato ad altro oggetto, ed il vostro tanto
affezionato a Clarice.... Ah che per me ogni speranza è perduta.
ruggiero Or sentite, Leandro, e
consolatevi. Io sono restato informato a pieno di tutti i dissapori che son
passati in questo giorno tra voi e mia sorella, e che sono anche stati l’origine
de’ nostri, ed ho compreso esser tutti questi fondati in false supposizioni,
come vi significherò con più agio. Perciò voi non dovete più dubitare del mio
affetto, né di quello d’Isabella, come io più non dubito del vostro.
leandro Gran motivi son questi per ridurre in
quiete l’agitato mio spirito, ma non bastano. Mio padre...
ruggiero Sì, vostro padre – e qui sta tutta la difficoltà per rendere e voi e me
pienamente contenti –, vostro padre, invaghitos’imprudentemente
di mia sorella, mi ha fatto fare istanze per gli sponsali di essa, e di più con
una condizione la più dura e più aspra per me che immaginar si potesse.
leandro E qual fu mai?
15 ruggiero Che io non pensi di ottener
Clarice, se non faccio sua sposa Isabella.
leandro Ahimè! E voi che avete risoluto?
ruggiero Peranche
niente.
leandro Che dunque risolverete?
ruggiero Che mi consigliereste
risolvere?
20 leandro Oh Dio! A me lo chiedete?
ruggiero Sì a voi. Non diceste d’essermi
amico?
leandro Lo dissi, e mi fo gloria d’esserlo.
ruggiero Chi meglio di voi dunque
può darmi consiglio?
leandro (dopo aver pensato un poco)
Giacché lo bramate, sentite. io
vi esorto ad acconsentire alla dimanda di mio padre.
25 ruggiero Or sentite qual è la risoluzion mia. Determino
sposare Isabella a Leandro.
leandro Ma, e il vostro cuore, e quello di mia sorella ?
ruggiero Ma, e il vostro, e quello
della mia?
leandro No, Ruggiero, non dovete fare un
sacrificio del vostro sì nobile affetto alla tenerezza del mio. Io bensì,
ragion vuole che sagrifichi ogni mio riposo a quello
d’un amico sì degno.
ruggiero Lasciam
da parte per ora sì generose competenze ed entriamo in mia casa per seriamente
pensare ad un modo proprio e convenevole per renderci felici ambedue, se
possibile.
30 leandro E qual mai ci può essere?
ruggiero Vedremo.
SCENA XIII
Appartamento
di casa di Volontario.
Isabella,
Clarice e Serpina.
isabella Dunque Leandro è partito, ed è partito
pieno di sdegno contro di me?
clarice Per quanto io mi sia
affaticata, non è stato possibile ritenerlo. Egli vi ha supposto infedele...
isabella Me infedele? Ah stelle contrarie a’ miei amori! Me infedele, quando più tosto la vita sarei
pronta ad abbandonare che il mio caro Leandro? Ma voi (a Clarice) perché
non dirgli... e... E tu (a Serpina) perché non
ricercarne subito come promettesti?
clarice Assicuratevi che non
ho tralasciato ragioni per disingannarlo, non ho trascurato preghiere per
indurlo a restare.
5 serpina Ed io l’ho cercato per
mare e per terra.
isabella Ma chi dice che sia quest’oggetto da me
preferito alla sua persona?
clarice Ve lo dirò, ma
stenterete a crederlo: mio padre.
isabella Vostro padre? E poté Leandro ciò
supporre?
clarice Dice avervi egli
medesimo veduta accoglierlo con gentilezza; ascoltar con volto gioviale le sue
espressioni amorose; ed accettar di buon animo le sue offerte di sposo.
10 isabella Cieli! E come mai può egli dir questo?
E quando si è egli trovato con me alla presenza di vostro padre?
clarice Oggi, dic’egli, quando,
annoiatosi di star solo troppo lungo tempo in una stanza, in cui si era
ritirato di vostr’ordine, per non esser sorpreso da
vostro fratello, il suo affetto lo ha spinto a ritornar nella vostra, ove ha
trovato mio padre, ed ascosamente ha inteso ciò che vi ho riferito.
isabella Come? Ed avran
potuto gli equivoci, co’ quali ho sempre risposto a
suo padre, per non rendermegli odiosa a cagione di
lui, esser da esso presi nel peggior senso?
serpina Signora, non ve lo dicev’io che la sua rabbia era nata da qualche cosa che vi averà sentito dire?
isabella Taci, temeraria, ed anche ardisci
parlare, essendo tu stata l’origine di queste turbolenze e della perdita d’ogni
mia consolazione? (piange)
15 serpina Non vi affliggete, gli
si farà conoscer lo sbaglio che ha preso...
isabella Togliti dalla mia presenza, traditora che mi sei stata.
serpina (a parte) (Mare
in guerra, piede in terra.)
clarice Amica, consolatevi,
saprò io appresso di mio fratello...
isabella Ah s’egli è partito, non c’è più
speranza che possa consolarmi.
SCENA XIV
Appartamento
di casa di Volontario.
Lauretta e
dette.
clarice Supposto che lo sia,
procurerò sincerarlo per lettera. Non vi affliggete, dico, Isabella.
lauretta Signore, che l’hanno
saputa ancor loro la cattiva nuova?
serpina La sappiamo, la
sappiamo. Ci mancavi tu ora a ribadire il chiodo.
lauretta Ma che ne dicono? Chi l’averebbe mai creduto?
5 clarice S’egli è partito, si
farà ancora ritornare in breve.
lauretta Chi è partito?
serpina Oh chi è partito! Il
signor Leandro. Che ci venivi tu a dire?
lauretta Egli ha avuto ancor
ragione se l’ha fatto, perché non si sarà voluto ritrovare a vedersi torre il
pan di mano, e da chi poi? Ma io non dicevo di questo.
clarice Oh di che novella
intendesti parlare?
10 lauretta Di quella che ho saputa
or ora e che mi par così strana che, se non mi fosse stata giurata, non la
crederei.
serpina Oh via, dàlle fuoco una volta; che ci è mai?
lauretta Il signor Volontario ha
fatto chiedere al signor capitano la signora Isabella, e gli ha fatto dire che
se non gliela vuol dare, non pensi più per ombra a voi, signora Clarice.
clarice Ahimè! Ed è ciò vero?
lauretta Versissimo
lui.
15 isabella Che sento! E mio fratello che ha risoluto?
lauretta Si crede, che, per non
perdere la mia padroncina, ve gli darà.
isabella Ah fratello indiscreto, inumano
fratello! E vorrai sagrificare al tuo genio... (a
Clarice) Perdonatemi, amica, so che parlo contr’all’amor
vostro, ma il mio cordoglio non mi permette... (tace piangendo).
clarice Cara Isabella,
lasciate ch’io acompagni le vostre lagrime. Piango
per la vostra, piango per la mia disavventura. Una di noi, e forse ambedue, deggiamo restar sconsolate.
lauretta Serpina,
piagniamo anche noi.
20 serpina Facciamolo per
conversazione (fingono piangere).
isabella (risolutamente) Ma sarò io così pusillamine da lasciarmi sì vilmente opprimere dall’afflizione?
(pensa)
serpina Signora sì, fatevi
animo, e cavate fuora il vostro spirito. Il diavolo
non è sempre brutto quanto si dipinge. Io m’adoprerò con Lauretta... via sta su
tu ancora.
lauretta Eh infin che dura a piangere la mia padrona, bisogna che pianga ancor
io.
isabella Clarice, ritiriamoci nel mio appartamento.
Ivi consulterem fra di noi, senza pericolo di
disturbo, ciò che convegna di fare per isfuggire il
turbine che ci sovrasta. (via)
25 clarice Come vi piace. Voglia
pur il cielo secondar le nostre brame. (via)
serpina E noi andiamo in cucina, per ridercela un poco, e particolarmente
delle carezze fatte al nostro Fracassa, e dell’abito nuovo del tuo padrone.
lauretta Volentieri. Ma bisogna
poi anche aiutarle dove si può quelle povere ragazze; meschinelle!
serpina Colle mani e co’ piedi lo farò.
lauretta Fare ad altri quel ch’un
vorrebbe che fosse fatto a sé. Tu lo sai.
30 serpina Questa l’era la regola
di mia madre, benché non si possa sempre; ma tu che ti storcevi tanto
stamattina per conto di quest’innamorati...
lauretta Ti se’ tu mai trovata a
veder i gatti mangiar l’insalata? Ci s’avvezzano con stento appoco
appoco, e poi la spergerebbono.[125]
serpina Andiamo via, signora
gattina.
lauretta Sì, ma io non ho i
pedignoni.[126]
SCENA XV
Volontario e
Ciancichino
volontario (alla scena) Olà, Ciancichino, portami
da sedere. Il pittore non dovrebbe star molto, e quel galantuomo di Fracassa,
con una doppietta che gli ho dato di mancia, ne ha trovat’uno
forestiero – a quel che mi ha detto, non è molto – ch’è un prodigio, bell’umore,
di spirito capriccioso un po’ bizzarro all’usanza de’ pittori. E poi francone,
che con due sole pennellate ti chiappa un’effìgie per
aria. Insomma un simile non si troverà in tutto l’universo mondo. Ma che fa
questo ragazzo? (alla scena) Ciancichino, dico.[127]
ciancichino (di dentro) Signore.
volontario Che non intendi il parlar della lingua? Ti
farò intender quel delle mani, sai? Porti tu da sedere?
ciancichino (di dentro) Ora; lo pulivo.
5 volontario Ti pulirò ben io la bocca con do ceffate, se
non ti sbrighi. (Ciancichino con una sedia) Mettila costì, e non far
entrar altri che un forestiero, che cercherà di me, e Fracassa se fosse seco.
ciancichino Signor no. (via)
volontario I’ non voglio che ’l me’ figliuolo sappia
nulla di questo ritratto. Mal mi sa ch’egli abbia avuto qualche sentore de’
miei amori. Ma e’ vi son
certi che hanno la diarrea perpetua nella bocca, ch’e’
non posson tenere un segreto. Ma proviamoci un poco
in che positura sarà meglio che mi facci dipignere. (si
prova in diverse positure sconce) Così? No, mi par un po’ secca. Questa
altra nemmeno, sarebbe da comodità. Questa qui? Oibò, peggio, l’è da vecchio caiato. Una che mostri spirito. In questa forma? Buono,
questa è essa. (s’alza da sedere) Com’e’ sarà
finito, lo vo’ poi fare tutto ingioiellare d’intorno per regalarlo all’Isabella.[128]
SCENA XVI
Fracassa da pittore vestito con caricatura,
fingendo esser cieco con occhi aperti, e detto.
fracassa (parla bolognese alla scena.) Tu
dici ch’egli è qui? (si volta, e fa la riverenza nella parte opposta a dov’è
Volontario) Mio padrone, servitor suo.
volontario (da sé) (Chi è costui?) La riverisco.
fracassa (voltandosi alla voce di Volontario,
va con impeto verso di lui e l’urta) Oh vostra signoria è di qua? Umilissimo
servo.
volontario Oh diavol, che non
ci vedete?
5 fracassa Ella mi compatisca, il nervo ottico
delle mie pupille è un tantinetto invischiato, sicché
non ci vedo niente.
volontario (a parte) (Se così è, egli è
scusabile.) Ma chi è lei?
fracassa Io sono il Tinta Cieco nato figliuolo
del Guercin da Cento.[129]
volontario (a parte) (Oh e’ non è miracolo ch’ei sia nato cieco, s’egli è
figliuol d’un guercio.) In che devo servirvi?
fracassa Un
tal Fracassa, uomo di garbo, ch’io ho conosciuto in partis
foranibus...
10 volontario Sì, sì, egli è stato fuori.
fracassa Mi ha detto che vostra signoria cercava
un pittore, e come io, senza superbia, lo sono...
volontario Voi pittore?
fracassa Grazia alle mie mani, son tale, e son
venuto ad offerirle ciò che sa fare il mio pennello.
(accenna con un pennello da imbiancatori)
volontario (a parte) (Ha fatto bene a dir grazia alle mani, perché, al sentire,
gli occhi e’ se gli può
cacciare ’n tasca.) Ma come potete vo’ mai dipignere,
e di più far ritratti, se non ci vedete?
15 fracassa La natura, quando manca in una cosa
supplisce nell’altra; per esempio un sordo ha vist’acuta;
un pazzo gran forza; un cieco buone mani.
volontario Che vo’ possiate aver buone mani, i’ ve lo
credo; ma che vo’ siate pittore, e da ritratti di più, i’ non l’ingozzo.
fracassa Questo sarebbe come un voler negare ch’io
non fossi uomo, dopo d’esser padre di ventiquattro figliuoli. Chi ha fatto il
ritratto del Senato romano se non io? Chi quello della moglie del prete Janni?
Chi l’altro di madama Epaminonda? Chi della duchessa Lubecca? Chi della
marchesa Fiandra, la contessa Carneade, la principessa Bolsena, e l’imperatrice
Aquisgrana? Son pur io che l’ho ritratte al naturale da capo a piedi. (dice
tutto questo affretta, in forma di ritirata da Dottor Bolognese)[130]
volontario Tutte queste signore l’avete dipinte voi?
fracassa Tutte son opera delle mie mani. E l’arcobaleno
dipinto a guazzo?
20 volontario Toh, anche questo? Ma come avete fatto, se non
ci vedete, e dite di non ci aver mai visto?
fracassa Al tasto.
volontario Al tasto? Eh vo’ mi cucugliate.
fracassa Signor sì. tocco e dipingo. Una tastata e una pennellata. Vostra
signoria deve sapere che ho il senso del toccare sì perfetto, che anche in una
mosca so distinguere tutte le particelle più minute del suo corpo; e conoscerò
benissimo al tasto un bove da una pecora, ed una vacca pregna di nove mesi da
una sterile di sei anni.[131]
volontario (a parte) (E’ può anch’essere,
perch’i’ ho ’nteso dire ch’i’
cieco da Gambassi faceva le statue, e ’l nostro Giambattista Strozzi, cieco cieco com’egli era, facev’anche
lui le facciate delle case a maraviglia bene.
Poffare! Diceva ben Fracassa: gli
è un prodigio davvero costui!) Ma de’ ritratti di uomini vo’ non m’avete
nominato che quello del Senato romano.[132]
25 fracassa Veramente la mia abilità maggiore è di
lavorare a donne, perché mi sono sempre esercitato intorno ad esse; e ve’, so
farle ringiovinire d’una dozzina d’anni almeno, quando
mi ci metto, senza far loro perder punto la rassomiglianza. Quel che non mi è
mai potuto riuscir bene di pigliare è quel flusso perpetuo di bocca che hanno,
benché ci abbia fatto studio particolare e ne abbia tenuto a modello più di
mille delle più ciarliere.
volontario Ah queste son cose che non si posson dipignere.
fracassa Come? Lei mi burla. L’altro giorno
dipinsi così bene al naturale un’oppression di cuore,
che aveva una signora abbandonata dal suo amante, che, essendo visto questo ritratto
da un medico confidente della medesima, nel tempo che il servitore glielo
portava, egli voleva a tutti i patti cavar sangue e purgar quel mio quadro lì
nella strada, tanto quella verità gli aveva fatta impressione nella fantasia.
volontario (ride.) Ah, ah, ah, questa è da ridere.
fracassa E l’averebbe
anche fatto, se a caso non sopraggiungevo io in difesa della mia opera colla
spada alla mano, e col minacciarlo di volergli dare una querela di quadricidiario.
30 volontario Oh perché tanto fracasso?
fracassa Perché? Non sa lei che una volta che i
medici s’impacciassero di voler curare i quadri, non ce ne resterebbe più segno
al mondo?
volontario Questo seguirebbe dell’opere vostre solamente,
e de’ ritratti delle donne; perché, a quel che vo’ dite, in quelli degli uomini
non siete così bravo, e ciò mi dispiace, perch’i’
vorrei...
fracassa Distinguo. Degli uomini generalmente
dice bene; ma quando si tratta di dipingere (lo tasta) o uno sposo o un
innamorato, esprimo infino i desideri che hanno.
volontario Oh e’ si vedrà di belle cose dunque
ne’ vostri quadri. Ma ditemi un poco: come
farete voi a dipigner me, perch’i’
vorrei che ciò si facesse presto?
35 fracassa Basta che io le metta due volte le man
sul viso...
volontario Le man sul viso? Oh questo poi, vo’ non lo
farete sicuro.
fracassa Ma come ho da comprendere i
delineamenti, le proporzioni e il colorito della sua faccia senza toccarla? Le
ho pur detto...
volontario Ah sì, gli è vero. Vo’ siete cieco, e sentite
le fisonomie al tasto. O via, facciam qualcosa. in che positura m’ho io a mettere?
fracassa Com’ella vuole: bovina, equina, asinina.
40 volontario Eh che posituracce!
I’ la vorre’ d’uomo di spirito e volontarioso.
fracassa Ho capito. Si ponga dunque così. Ora finisca lei, e poi principierò
io. (lo fa mettere in positura curiosa, e colla man destra nel borsello)
volontario Che ho io da finire?
fracassa L’opera della man destra, altrimente...
volontario I’ ho inteso.
tenete, dieci doppie bastano elleno?
45 fracassa Son contento. Ora si metta colla testa
alta e faccia ridente. Bene. (si tinge le dita, e poi gli palpeggia il viso)
Questi son tratti eccellenti. oh
che guance tenere e gentili! Che colorito, che occhi, che bella fronte spaziosa
colle sue elevanzioncelle dalle parti. Qui c’è da far
una buona cosa. Ora la riverisco. (vuol partire in fretta)[133]
volontario Oh piano.
dov’andate voi?
fracassa A far il ritratto; mi son scordato della
tela.
volontario (lo ritiene) Vo’ non m’insegnate.[134]
fracassa Non mi trattenete, che mi scappano l’effigie
dalle mani. (via)
50 volontario (da sé) (Gli è pittor davvero costui.)
(forte) Eh sentite, sentite. ci
ho un sopracciel da letto, vo’ lo potete far lì. (seguita
Fracassa)[135]
SCENA XVII
Cortile.
Serpina sola.
Non sempre
quando tuona, tempesta. Il signor Leandro non è partito; il padrone si è
rappacificato seco; la padrona e la signora Clarice sono un po’ più in calma, e
tutt’insieme sono a consulta sopra il modo di far riuscire i loro matrimoni. hanno chiamato a consiglio ancor me e
Lauretta per dar loro aiuto, e hanno dato alla mia astuzia l’incumbenza di far mutar pensiero al signor Volontario. Non
riuscendomi, si è pensato ad un altro intrigo, che non sarà brutto. Io ho
accettato l’impegno più che volentieri.
primieramente per veder di cavargli di mano qualche cosa, e poi per
aiutar que’ poveri innamorati, e far capire a molti
barbogi che il far all’amore non è mestier da vecchi.
Quant’a quello spilorcio di Strinato, non se l’ha da passare pel rotto della
cuffia né meno lui. Non sarei Serpina, se non mi
vendicassi delle trappolature che m’ha fatto. Sto
pensando che burla potrei fare che gli scottasse. (pensa) Questa non mi
dispiace. (vede Strinato) Oh, cosa rammenta per via viene. (si ritira
a parte)[136]
SCENA XVIII
Strinato e
detta.
strinato (con abito nuovo stretto e trinato
meschinamente, da far conoscere la sua spilorceria) (da sé) (Ah egli
è bisognato pur farla questa spesa; ma se l’avessero a esser ogn’anno una, e’ non si potrebbe durare.)
serpina (da sé) (E come
s’è rinfronzolito anche lui! Non siam già a’
diciassette di gennaio.)
strinato (da sé) (Canchero! Ventinove soldi e otto di nolo ne ha voluto quel
briccon di Pelagrilli, né ci è stato verso potergli
levare nemmeno un picciolo.)[137]
serpina (da sé) (Sicuro è l’amore che gli fa far
questi sciali; ma sono sciali da lui.)
5 strinato (da sé) (Oh coscienza, per un
giorno ventinove soldi, e otto di nolo! Ah e’ si vede che non hann’anima
questi usuraiacci d’ebrei!)
serpina (da sé) (Che diamin fantastica da sé? Giacché egli è venuto a tempo,
diamogli lo schiamazzo per farlo calar dove voglio.)
strinato (da sé) (Ventinove soldi, e otto
d’un abito usato; e di più c’è voluto di dopo la spesa della guarnitura.)
serpina (da sé)
(Almanacca sopra la spesa dell’abito. credo
che gli sia uscita dagli occhi.)
strinato (da sé) (Ma per far figura e non
esser fatto fare...) (vede Serpina) O Serpina, sei qui?
10 serpina (finge da prima non
conoscerlo, e poi fa maraviglie) Chi è lei?... Oh
il signore... È lei, signore Strinato? Non l’avere’ mai riconosciuto; mi
rallegro.
strinato Quest’abito t’ha dato nell’occhio, neh?
serpina E di che sorta! (lo
guarda minutamente) Colla su’ guarnizioncina
senza risparmio e di buon gusto, che bella cosa!
strinato Or tu vedi. a tempo e luogo mi so far onore anch’io.
serpina Bisogna farsi veder un
po’ alla signora Isabella in quest’abito.
15 strinato Tu ti può immaginare ch’i’ me lo son
fatto per amor suo.
serpina Questi son
contrassegni buoni, il non guardar a spese; e che spese!
strinato Per
la signora nulla è gettato. Dimmi un poco: dove va ella stasera a veglia?
serpina Oh, non esce di casa
lei. Chi le ha dato ad intendere questa fandonia? Consideri se il signor
capitano... Caspitera! Se n’avvedrebbe lei.[138]
strinato Mi pareva bene a me ancora cosa
difficile che la lasciasse andare.
20 serpina Oh lui ve’ è di
quelli! Non può patir nemmeno che il sole la tocchi.
strinato (a parte) (La gli ha cacciat’a Volontario quella carota per burlarsi di lui.)
serpina (a parte) (Ora
gli stringo i panni addosso.) Ma però, quando noialtre donne non ci guardiamo da
noi, voialtri uomini non ci potete guardar certo. E sapete che cosa fate con
tanti ristringimenti? Fate venir voglia a noi, quando non l’avessimo, di
metterci più a largo. Il fuoco d’una donna è come la polvere d’archibuso: più
che si rinserra, più fa fracasso. Ci tenghiam mano
fra noi e riceviamo quelle visite che ci pare, alla barba della vostra gelosia.
strinato Eh i’ l’ho biasimate sempre ancor io
queste maniere di fare. Ma però la to padrona...
serpina La mia padrona
veramente sta ritirata; e quando avesse a veder
qualcuno, vorrebbe uomini fatti e di garbo. Oh lei poi non vuol frascon intorno, ve’.
25 strinato Fa anche bene.
serpina Che sugo ci è mai in costoro? Mia madre mi diceva che sono come le sorbe non
mature; bell’e fresche alla vista, ma poi aspre spiritate al sapore.
strinato Dunque stasera la sta in casa?
serpina In casa, e nelle sue
stanze di più. Che non lo credete? Volete chiarirvene da
per voi, che vi ci condurrò?
strinato Tu può credere, s’i’ ci venissi volentieri,
ma...
30 serpina Venite, venite, la vi
ci averà caro, e di più considerate in codest’abito.
Sì, sì, v’aspetterò intorno all’un’ora di notte.[139]
strinato Ma se il capitano...
serpina Eh vo’ siete pur buono! Noialtre siam come i
semplici di Val di Struffa, che cambiavan
lo scudo per otto lire, e poi tornavan pel resto.
Credete voi che, volendo, non ci dia l’animo... E poi questa sera il signor
Ruggiero è invitato a cena fuori e non tornerà che passata la mezzanotte.[140]
strinato Ovvia, dunque, verrò all’un’ora.
serpina Sì bene, ma non vi
fate aspettar in vano.
35 strinato Non ti dubitare. (da sé) (Che
cosa fanno du’ regalucci a tempo a queste cameriere!)
(via)
serpina Se mi riesce, tu vuoi
venire pel tuo lardo. Chi gli pose nome Strinato non dormiva. Si può veder cosa
più stringata di quel suo vestito? Ma ecco di qua l’altro pollo da mercato. Oh,
che ha egli da dianzi in qua nel viso? Non siam già di carnovale
che si faccian le maschere. Uh donne, che ceffo da
saracino!
SCENA XIX
Volontario,
coll’abito di gala e viso tinto, e detta.
volontario Serpina, che ne dici
ora della me’ persona ? (Serpina
ride) Oh, tu te la ridi?
serpina Signor sì, ah, ah, ah,
non posso far di meno, oh, oh, ih, ih.
volontario Oh perché mi sbeffi tu così? Che forse quest’abito...
serpina Eh non rido dell’abito
io; ah, ah, ah...
5 volontario Oh di che ridi tu?
serpina (a parte) (Non
gli vo dir nulla, sarà più bello lo spasso.) Del signore Strinato me la rido,
che ha voluto far la scimmia a vostra signoria e s’è rimpiastrellato
addosso un vestito di vecchio. (lo guarda in viso e ride di nuovo) Oh,
oh, oh. par un budello.
volontario Gli è uno scimunito e un avaraccio che si farà
burlare in tutte le cose. I’ credo che la tu’ padrona mi farà giustizia in paragon di lui.
serpina Che ne dubita?
volontario E di più mi son fatto dipignere.
10 serpina Ah s’è fatto dipignere? (accenna al viso Volontario) E chi è
stato il pittore?
volontario Un valentuomo.
uno che ha dipinto la signora Fiandra, il Senato romano; e poi tant’altri
che non ti sapre’ dire.
serpina Ma mi dica. perché si è ella fatta dipigner così?
volontario Perché il ritratto lo vo’ donare alla signora
Isabella.
serpina E dell’originale che
ne farà?
15 volontario Oh gli ha esser suo anche quello.
serpina Com’a
dire?
volontario Che non lo sai che l’ho fatta chiedere al
signor Ruggiero?
serpina Uh quel ch’ella mi dice! Ma ha considerato bene
che cosa sia tor moglie?
volontario I’ lo so benissimo.
20 serpina E poi non lo saprà, ve’.
volontario Perché vo’ tu dir ch’i’ non lo sappia?
serpina Perché ella non la piglierebbe.
volontario Anzi perch’i lo so,
i’ la voglio.
serpina Se i’ lo dico che ella non lo sa. Tor moglie vuol
dir entrare nel pensatoio.
25 volontario Nel pensatoio?
serpina Eh, nel pensatoio dico
io. Uh a quanti guai si va incontro!
volontario E io fo conto d’andare incontro a’ piaceri.
serpina Piaceri quando si
piglia moglie da vecchio, e si piglia una giovane? Gelosie, musi, lamenti... E
poi questo mestiero è da giovanotti.
volontario Oh che sproposito! Da giovanotti! Voglion esser uomini consumati negli affari e di molta sperienza pel matrimonio, e non capi sventati, che non san
dove si metter le mani.
30 serpina Giusto per questo che
i vecchi son consumati, non son buoni. L’aver molta esperienza vuol dire esser
vissuto lungo tempo. Chi ha vissuto lungo tempo ha poco da vivere, e chi è alla
fin della vita non è buon per la moglie.
volontario Tu la discorri per un altro verso.
serpina Io la discorro pel
verso che va, signor Volontario mio.
SCENA XX
Lauretta e
detti.
volontario (da sé) (Questa ragazza parla un
linguaggio che non mi piace punto. Non vorrei che fusse
fatta parlare.) (pensa; mentre che Volontario parla da sé, Serpina parla basso con Lauretta)
serpina (a Lauretta)
Aiuta la barca e non gli dir niente della tintura del viso, perché ci farà
giuoco.
lauretta Lassa fare a me. (si
ritira dentro)
volontario Oh i’ non son po’ mica il Tremola ve’, che
pigliava cattivo augurio fin dal canto del rosignolo. I’ vo’ che...[141]
5 lauretta (esce piangendo) Uh, uh, uh! Signor padrone, pianga pianga, signor padrone.
volontario Oh, di che ho io a piangere?
lauretta Signor sì, pianga, uh,
uh, uh.
volontario Che c’è egli di male?
lauretta Pianga le dico, che lo
saprà dopo, uh, uh, uh.
10 volontario I’ lo vo’ saper un po’ innanzi, perch’i’ non vo’ gettar le me’ lagrime.
lauretta Ah, il signor Leandro... Piagni Serpina, almen tu.
serpina (finge piangere)
Uh, uh, uh.
volontario Che è egli stato di Leandro?
lauretta Egli... Piagni pure, Serpina, piagni. (finge piangere e guardando Volontario, quando
non son da esso vedute, ridono tra loro)
15 volontario Di’ su, Leandro... (mentre Serpina e Lauretta fingono piangere, Volontario piange
dirottamente)
lauretta (con volto allegro) Anzi no, non pianga, signor Volontario, rida,
e rida di cuore.
volontario Oh che scena è questa la me’ fulena?[142]
lauretta Avevo sbagliato io. L’è
cosa da ridere. Oh che nuova curiosa, oh che bella nuova!
serpina Che ci è mai di tanto
curioso?
20 lauretta Serpina,
quando la saprai, ne farai le maraviglie.
volontario Che cosa è accaduto?
lauretta Gliela vo’ dare alle
mille a indovinare.
volontario Di’ su, e sbrigati.
lauretta (con gravità) Il
vostro figliuolo si è vestito con un abito nero alla magistrale; un collarone
che gli cuopre lo stomaco; un ferraiolo che gli
pulisce le calcagna; una perrucca liscia di quattro
peli mezzi canuti; cappello a quattr’acque; calze lenti; scarpe da gottosi. Va
in compagnia degli anziani della città, caminando
come l’anatre, appoggiato ad un bastoncino; non parla
che del tempo di già; e sta riformando i costumi d’oggigiorno, biasimando
questa cosa e quell’altra senza discrezione.[143]
25 volontario Oh! che è impazzito?
serpina Poveretto!
lauretta Eh signor no, mostra d’aver
giudizio lui.
volontario Aver giudizio con far queste mascherate da
farsi rider dietro fin tutti i ragazzi delle botteghe?
lauretta Egli dice che in una
casa, ove sia un padre di più di sessant’anni e un figliuolo di venticinque, ci
dev’essere per una parte della serietà, della prudenza e del risparmio; e dall’altra
del brio, delle spese, begli abiti ed amori.
30 volontario E bene?
lauretta Ora vedendo che tutte
queste seconde cose, che si converrebbero al giovane di venticinque anni, le
volete far voi, bisogna ch’egli faccia l’altre da
vecchio di sessanta.
volontario Impertinentuzza; ti
farò ben’ io metter la lingua dove non ti tocca.
lauretta Ma...
volontario Ma se tu apri più la bocca, che sì che te la
chiudo con do labbrate da feste solenni! Via, annoi, torna su in casa. (a
parte) (Questa seconda inciferata ancora
la non mi piace punto.) (pensa)[144]
35 lauretta (a Serpina)
La mia è ita a voto.
serpina (a Lauretta) E la mia ancora; ma vattene, e
lassa far a me. (Lauretta parte)
volontario (a parte) (Il me’ figliuolo da vecchio,
e io da giovane...)
serpina E bene, signor
Volontario, che dice del signor Leandro?
volontario Dico ch’io sono il padrone e che voglio far a
me’ modo.
40 serpina Ma si potrebbe...
volontario E’ si potrebbe ch’io lo
farò cacciare al Canto alla Mela o ’n Santamarenuova
ne’ pazzerelli.[145]
serpina Ma se egli ci fa
cacciar lei?
volontario Me? Me a’ pazzerelli
il me’ figliuolo? (si agita)
serpina Vostra signoria perché
no? Che sarebbe il primo?
45 volontario (con riso sardonico) Serpina, di’ il vero. T’ha’ merendato e hai alzato il
gomito più del solito, eh?
serpina Che, vorreste dir
forse ch’io fossi briaca?
volontario I’ vo’ dire che per far metter uno ne’
pazzerelli, e’ non ci si può
far mettere a capriccio, bisogna che ne dia l’omperché,
l’omperché.[146]
serpina Oh che vi par forse di
far poche pazzie a voi con cotesti vostri...
volontario Che pazzie, che pazzie, la me’ saputella? Perch’i’ vo’ ripigliar moglie, per questo fo una pazzia? Tu t’ha’ da intender se il punto messo è troppo
largo o troppo stretto, la me’ figliolina, e non di
queste faccende.
50 serpina E de’ visi da maschera
me ne poss’io intendere ?
volontario Tu mi pai un’impertinente,
e se tu non servissi chi tu servi, ti vorre’ far
vedere... Viso da maschera a me!
serpina Non si creda ch’io l’abbia
pregiudicata, veda. Aspetti. (si cerca in saccoccia) Non so s’io ci
abbia una sperina che porto sempre pe’ bisogni. Oh
eccola, ce l’ho appunto.Vostra
signoria si specchi un poco qui dentro, e poi dica se ho detto male.[147]
volontario (si guarda nello specchio con ammirazioni)
Oh cos’è questa? Chi mi ha concio così?
serpina Or dica adesso ch’io
son saputella e impertinente. Coteste non son pazzie da farsi tirar dietro le
melate?[148]
55 volontario (confuso) T’ha’ ragione; ma questa non
è pazzia ch’i’ l’abbia fatta io.
serpina Chi dunque l’ha fatta,
il Billera, che morì nell’uno? Eh via andatevi a
vergognare. un uomo come voi
pretender di lisciarsi per apparir...[149]
volontario Eh lisciarmi le zucche! E non può essere stat’altri che ’l pittore, che nel pigliar le me’ fattezze
per farm’il ritratto...
serpina Or vedete che cosa
vuol dire in voi il far da innamorato e voler ripigliar moglie?
volontario (a parte) (Fortuna ch’i’ non sono
andato fuori per le strade.) (sta confuso)
60 serpina Fate a mio modo,
signor Volontario, lassate pigliarla al signor Leandro, perché egli è giovane,
e la starà meglio a lui che a voi.
volontario Ora, Serpina,
mutiamo un po’ discorso. Il viso me lo laverò.
la moglie la vo’ pigliar io; e Leandro per adesso starà un po’ a denti
secchi.
serpina (a parte) (Questo
tasto non suona bene, tocchiamon’un altro.) Quando
poi abbiate risoluto così, non saprei che mi ci dire, bisognerà che vi dia la
ragione.
volontario Oh sicuro ve’ ch’i’ n’ho anche da vendere.
serpina Io per me, per me, l’ho
ancor caro, perché diamin che non mi tocchino un po’
di nozze.
65 volontario Per te, s’i’
ho la to padrona, c’è un vestito di seta nuovo nuovo
di trinca.
serpina Se vi tocca la mia
padrona?
volontario Certo, e con tutta l’accompagnatura anche di
più, guarda.
serpina E se io vi conducessi
stasera a veglia da lei?
volontario Stasera a veglia?
70 serpina Signor sì.
volontario Da Isabella?
serpina Da lei.
volontario Tieni. (si
va cavando l’anello) Ma piano. (restando colla mano al dito) E
Ruggiero?
serpina Lui va a cena fuori, né sarà tornato nemmeno a mezzanotte.
75 volontario Eh, tu non burli già?
serpina Che il mal di madre mi
possa... Non mi fate giurare, che serve, se dico di sì?
volontario A che ora?
serpina A un’ora e mezzo, e
non prima.
volontario Tieni, tieni, Serpina
mia. (gli dà l’anello) I’ vengo.
a rivederci. (via)
80 serpina L’aspetterò
puntualmente. (da sé) Questa seconda tastata ha sonato bene a maraviglia.
volontario (ritorna) Eh Serpina,
se ’l pittore mi manda il ritratto, lo vo’ portar meco, vedi? (via)
serpina Faccia com’ella vuole.
Se non è pazzo lui, non son femmina io; si lusinga il poveretto, ma gli vuol
accadere come al can di Babbo Nero, che vagheggiò tanto un pezzo di carne
secca, che cascò morto dalla fame. Corro a dar notizia a’
padroni dell’impasticciata che ho fatto.
SCENA XXI
Appartamento
d’Isabella, con due tavolini e lumi.
Isabella e
Clarice.
clarice Dite il vero; non
bisogna perdersi d’animo nemmeno negl’infortuni più gravi, perché il cielo non
ci affligge mai per deprimerci.
isabella Egli è padre compassionevole. ci gastiga
per istruirci, e se ci toglie talora il possesso di qualche bene, lo fa perché
lo riconosciamo da esso, e per rendercelo poi o soprabbondante o più caro.
clarice Così è. La riunione
degli animi seguita fra i nostri fratelli, e quella di noi co’
nostri amanti, ha accresciuto il pregio ed i vincoli della loro amicizia, come quelli
del nostro amore.
isabella Per la nostra intiera
felicità resta solamente adesso che si tolga l’unico ostacolo, che procede da
vostro padre.
5 clarice Io lo spero; e vorrei
che riuscisse alle nostre cameriere l’illuminarlo, per togliere a me la pena,
ed a lui la confusione, che proveremmo quando convenga servirci del rimedio fra
tutti noi concertato.
isabella Vedete, Clarice, non si disconviene a’ figli, anzi è loro obbligo positivo rimetter nella buona
strada i propri genitori, quando ne sian fuora; supposto però sempre che ciò segua col dovuto
rispetto e colle debite convenienze.
clarice Ma in ciò che si è
determinato di fare, pare a voi che questo rispetto ci si trovi in tutta la sua
convenienza?
isabella Basta che lo abbiate nel cuore. Ditemi:
se vostro padre fosse infermo di mortal piaga, che
richiedesse e ferro e fuoco, potreste esser tacciata di crudele se, in
curandolo, vi serviate di rimedio sì violento?
clarice No certamente.
10 isabella Così nel caso nostro. Confesso che nell’uno
e nell’altro stato non potreste evitare una gran pena; ma il contento poi della
guarigione del padre quanto superiore sarebbe a quel tormento!
clarice Cara Isabella, le
vostre ragioni intieramente mi appagano; e solamente
vi prego risparmiar quanto potete le debolezze di mio padre.
isabella Ve lo prometto, ma bisogna però che il
rimedio, che si pretende di porre in opera, sia efficace ed applicato come conviensi, perché faccia il suo effetto. Potrà però esser
che non ne abbiam di bisogno.
clarice Oh ecco appunto Serpina e Lauretta. Da esse l’intenderemo.
SCENA XXII
Serpina, Lauretta e dette.
clarice E ben, Serpina, come vanno le cose?
serpina T, a, ta, frittata. Abbiam fatto un buco nell’acqua.
isabella Che non avete parlato al signor Volontario?
serpina E gli abbiam parlato e
riparlato per un’ora continua, e così? Vuol moglie, e la vuole, e la vuole.
5 lauretta E vuol lei, signora
Isabella.
clarice Dunque ogni nostra
speranza...
serpina Ora qui non bisogna
andare in lungo con discorsi inutili. Adess’adesso egli
sarà qui da voi, e bisognerà farlo rientrar in sé per quell’altro verso che si
è detto; giacché le ragioni nostre e di altri non son bastate.
isabella Ma bisognerà pur farne avvertito il
signor Leandro e mio fratello.
lauretta Abbiam fatto tutto, e appunto adesso gli abbiam lassati nella camera del
signor Ruggiero, ove staranno aspettando avviso di quando devon
venire.
10 serpina Voi, signora Clarice,
andatevene adesso da loro, e la padrona resterà qui a far la scena, che sarà
bella; ma bisogna prima che vi avvertisca che verrà
avanti di lui il signore Strinato, senza saputa l’un dell’altro.
isabella Ma perché? Questo intorbiderà l’affare.
serpina Anzi gli darà di mano.
Basta ch’abbiate giudizio. Ma sento bussare. (si sente picchiare) Andate
via, signora Clarice, e tu ancora, Lauretta, che questo è Strinato. Vo ad
aprirgli. (via)
clarice Amica, mi riposo sulla
vostra prudenza.
isabella Vi prometto tutta la mia attenzione pel
buon esito dell’affare.
15 lauretta Poteva dir ancora tutta
la sua furberia. (via con Clarice)
SCENA XXIII
Strinato e
Isabella.
strinato La calamita tira ’l ferro, e i buoi tiran l’aratolo, dice il proverbio. così voi, signora...
isabella Piano, signore Strinato. chi di noi...
strinato Io sarò la stanga e il bombere che nel terreno delle vostre grazie lavorerò le
speranze di una copiosa raccolta di contentezze.
isabella Per seguitare il suo stile risponderò
che in altro terreno più sicuro e più fertile di simil messe potrebb’ella impiegare le sue fatiche; perché il mio è
soggetto a frequenti tempeste che disperdono in un punto tutte le speranze dell’agricoltore.
5 strinato Intendo che volete dire delle furie del
signor capitano vostro fratello; ma quando voi vogliate...
isabella Godo ch’ella capisca le strettezze in
cui mi trovo, e quali siano le sue stravaganze a riguardo della mia libertà,
perché non attribuisca a mia poca attenzione e disistima della sua persona...
strinato Eh signora no, io son ben sicuro del
vostro genio per me, come so bene che vostro fratello è un turco in queste
materie.
isabella Or come dunque si è ella potuta
arrischiare ad onorarmi della sua visita, per perder sé e me in un tempo
medesimo?
strinato Vi dirò:
io ho saputo che questa sera egli non tornerà che dopo la mezzanotte...
10 isabella E chi l’ha potuto assicurar di ciò?
strinato Serpina.
isabella Ah, che ella ha ingannato ambedue noi,
e sé medesima.
SCENA XXIV
Serpina e detti.
serpina Oh meschina! Oh poveri noi! Signora, il signor
capitano, il signor capitano.
isabella Oh cieli, son perduta! Dov’è?
serpina Eccolo qua che viene
adesso.
strinato Oh poveretto me! Fuggirò. (va per
fuggire da una parte)
5 serpina Non vada di costà.
strinato Anderò di qua.
(corre dall’altra parte)
serpina Peggio, gli va
incontro.
isabella Certo m’uccide. Ma perché avete avuto ardire...
strinato Io credevo...
10 serpina Eccolo qui, eccolo
qui; presto, ascondetevi sotto quel tavolino, e non vi luticate.[150]
strinato Sie, sie. (entra tremando sotto il tavolino coperto d’un
tappeto)
serpina (basso a Isabella)
Volontario è là che aspetta. Ora lo fo venire.
isabella E Leandro? (basso a Serpina)
serpina Son tutti pronti.
Fingete paura, e fate ascondere anche lui quando sarà il tempo. (via)
15 isabella (forte, perché senta Strinato)
Ah, infelice, questa vuol essere l’ultima sera per me. (finge affanno)
serpina (ritorna) Signora, sa chi era quello? Il
signor Volontario, che vuol riverirla.
isabella Ma se mio fratello...
serpina Non c’è lui per ora.
Lo fo passare. (via)
isabella (a Strinato, che vuol uscir fuori)
Che fa, signore Strinato? Stia fermo.
20 strinato (mezzo fuori) Se Ruggiero non c’è...
isabella Non importa. non voglio che Volontario sappia niente della sua visita. (lo
fa rientrar sotto)
SCENA XXV
Volontario
coll’abito nuovo e ritratto. Isabella, e Strinato sotto un tavolino.
volontario Buona sera alla signora Isabellina mia
dolcissima.
isabella Son sua serva. Che onori son questi ch’ella
mi fa, signor Volontario?
volontario Ora io non vo’ star a far complimenti. Questo
è vostro. (accenna al ritratto) E questo (accenna a sé) lo sarà.
isabella Faccia favor di spiegarsi meglio, perch’io non l’intendo.
5 volontario Oh, ecco.
questo è il mio ritratto ch’i’ vi dono. (gli dà il ritratto). E
questo è l’originale, che sarà vostro sposo.
isabella Ella mio sposo?
volontario Che forse vi dispiacerà?
isabella Lo riceverei a onore; ma me l’assicura
per cosa certa?
volontario Arcicertissimo. Io v’ho
fatto chiedere al signor capitano vostro fratello, e credo che il partito si
stringerà domattina.
10 strinato (affacciato) (a parte) (Oh
diavolo!)
isabella E questo è il suo ritratto?
volontario Signora sì; gli è per ora senza cornici...
strinato (a parte) (Le ci starebbono anche bene.)
volontario Perché il pittore
me l’ha portato giusto adesso, e non ho avuto tempo di farlo ingioiellare, come
volevo; ma le ci hanno da essere, e a modo vostro.
15 isabella Egli è prezioso senza le gioie per quel
che deve rassomigliare.
volontario Per verità in quanto alla somiglianza non ce n’è
troppa; ma il maestro mi ha detto di ritoccarlo, e che con due pennellate l’accomoda
subito, perché gli è anche fresco.
strinato (a parte) (Basta ch’e’ faccia la testa d’un assiolo perché ti somigli.)[151]
volontario Ma vo’ non gli date nemmen
un’occhiata?
isabella Ho più piacere di rimirar l’originale.
20 strinato (a parte) (Oh pettegola
sopraffina!)
volontario Oh in quantappoi, i’
vo’ che vo’ lo vegghiate per dirci al manco il vostro
parere. (prende il ritratto coperto e lo scopre) Guardate che carnagione
tenera, (si vede la pittura fatta con gran caricatura) che occhi
sdruciti! Che ne dite? (Isabella si volta da altra parte ridendo) Ma voi
mi pare...
isabella Me lo favorisca, acciò lo possa
contemplar da per me a lume buono. (prende il
ritratto e va ad osservarlo al lume del tavolino)
volontario Padronissima.
isabella L’opera è maravigliosa!
Ma se mio fratello arrivasse a saperlo... (lassa il ritratto nel tavolino)
25 volontario E chi volete che glielo dica?
strinato (a parte) (Glielo dirò io,
barone.)
isabella Ah signore, in questi affari le
muraglie stesse parlano; e infin che vostra signoria si tratterrà qui con me,
sto con una pena indicibile per la paura ch’ei non ci sorprenda.
volontario Ma se v’ho detto...
isabella Eh vostra signoria non lo conosce intieramente. Quando ancora ella mi avesse dato l’anello,
sto per dire, che non ci vorrebbe insieme.
30 volontario Oh e’
bisogna che sia una bestia davvero, perché s’i’ vi piglio, non vi piglio mica
per tenervi lontan da me quattro pertiche, ve’.
isabella Ella non può immaginarsi mai quanto sia
strano in queste cose.
volontario Ma egli ora è fuor di casa.
isabella Non importa, suol
tornar quasi a ogni momento per veder se qualcuno fosse da me.
strinato (a parte) (Oh se ce lo trovasse!)
35 volontario (a parte) (Mi comincia a venir la
tremarella.) (si accosti al tavolino, sotto cui è Strinato, per appoggiarsi)
isabella Ove va?
volontario M’hanno ripreso un po’ quell’effumazioncelle d’oggi; ma non è nien-te,
non è niente.
isabella Ah, non vorrei... (Strinato si
affaccia, mostrando rabbia, e sgraffia una gamba a Volontario)
volontario (fa spaglio) Ah![152]
40 isabella Cos’ha, signore?
volontario Che ti pappi la rabbia! Te’,
va’ via. (dà un calcio sotto il tavolino, e coglie Strinato) Il suo cane
m’ha dato un piluccone, e sorta ch’e’ non m’ha arrivato bene. (Isabella si tira a parte, per non
esser veduta ridere) Oh dov’andate voi adesso?
isabella Stavo a sentire se per sorte mio fratello...
Uh, signor Volontario, ella si è esposta ad un gran rischio!
volontario Dichiamo a Serpina
ch’ella stia attenta, e ci avvisi in caso che...
isabella Non è cosa sicura, perché vien
quietamente. Il ciel ne liberi ch’ei tornasse adesso; potremmo dire d’aver
terminato di vivere.
45 volontario Come si potrebbe dunque egli fare? (intimorito)
isabella Direi...
SCENA XXVI
Ruggiero di
dentro da prima, poi fuori colla spada nuda fingendo collera, e detti.
ruggiero (dentro) Gente da
mia sorella?
isabella (finge timore) Ah me infelice!
Lo diceva! Eccolo. Come faremo?
volontario Fuggirò di qui.
isabella Non si può, che è serrato.
5 volontario Entrerò
sotto questo tavolino. (mostra voler entrare sotto il tavolino, ov’è Strinato)
isabella (ritenendolo) Ah no.
volontario Sì, avete ragione. il cane mi potrebbe mordere o scoprirmi.
ruggiero (di dentro) Questa
spada farà le mie vendette.
isabella Ah miserabile, son perduta!
10 volontario (tutto affanno e timore) Oh meschino
me! Insaccherò sotto quest’altro. (entra sotto l’altro tavolino)
isabella (finge agitazione.) Che farò
misera? Fuggirò? Ma dove? Dirò che il caso... Ma che ragioni potranno quietar
le sue furie?
ruggiero (fuori, dando tacita
dimostrazione d’intelligenza a Isabella, e fingendo collera) Adesso vedrò
chi sarà quel temerario... Ma che vedo qui, anche un ritratto di più? Ah
sorella perversa! Voi dunque... Palesatemi l’indegno originale di questa
pittura.
volontario (a parte) (Ora sì che so’ spedito.)
ruggiero Non ne ritrovo l’effigie.
Sarà forse di quell’iniquo che era con voi. Dite, ove si ascose?
15 isabella Siete ingannato, qui non ci troverete
alcuno.
ruggiero E ancora avete ardir di
mentire? Lo cercherò in quest’altre stanze, ed incontrandolo, non deve costar
men che la vita ad ambedue. (passa dall’ altra parte, entrando dentro)
volontario (a parte) (Se il ritratto mi
somigliava, i’ ero fritto.) (Volontario e Strinato s’affacciano e vedendosi
fanno gesti strani)
isabella Disgraziata ch’io sono! Senza dubbio mi
converrà morire per le mani d’un fratello; e,
per essere stata troppo indulgente, morir colla taccia. (Isabella vede i vecchi
che tentano uscire) Ahimè! Eccolo ch’ei ritorna. (i vecchi rientrano)
SCENA XXVII
Leandro e
detti.
isabella Ah siete voi signor Leandro. Di grazia
partite, perché Ruggiero non ci trovasse qui insieme. (dano
muta dimostrazione di esser d’acordo)
leandro Signora, non permetterete che almeno per
un momento abbia la consolazione di trattenermi con voi? Il mio amore, che ogni
giorno più va crescendo, mi rende insoffribile la vostra lontananza.
volontario (a parte) (Oh briccone, scellerato!)
strinato (a parte) (Anche questo, eh?)
5 isabella Voi sapete, e non è d’ora, che vi amo
più di me stessa, e piacesse al cielo che potessimo assicurar per sempre questi
nostri amori col nodo indissolubile delle nostre nozze.
volontario (a parte) (È una buccia di porro! Uh i’
crepo dalla rabbia.)
leandro Non posso lusingarmi di tanta fortuna,
perché essendo mio padre di voi amante, devo cedere ad esso la precedenza.
strinato (a parte) (Ora i’ m’accorgo dell’uccellatura.)
volontario (a parte) (Oh io gli
avere’ dato la matrigna amorevole!)
10 isabella Vostro padre è discreto. Io in tal caso
amerò lui ed egli me con affetto di padre e di figlia, e noi ci ameremo con
tenerezza di sposi.
volontario (a parte) (Lo dich’anch’io.)
leandro Chi sa se ci potrà riuscire?
volontario (a parte) (No perdinci.)
isabella Lo tenteremo.
15 strinato (a parte) (Al sentire, per me è
spiovuto.)
isabella Ma non indugiate a partire, perché
ritornando mio fratello, potrebber forse andar tutti
in disordine i nostri disegni. (fanno dimostrazioni mutue d’intelligenza)
ruggiero (ritorna, seguitando a
finger collera) Ah pur ti ci colsi. Questa macchia al mio onore?
volontario (a parte) (Oh povero me! Ora lo
sbudella.)
leandro Signor capitano, la mia visita è di pura
convenienza.
20 ruggiero Una tal convenienza in
mia casa si paga colla vita. (finge assalirlo)
isabella (ritenendolo) Fratello, egli è
innocente, e se volete sfogare il vostro furore, eccov’il
mio seno.
volontario (a parte) (Poverina. Ch’ella sia benedetta.)
ruggiero Ch’egli dunque vi sposi
in questo momento.
leandro Io, signore...
25 ruggiero (colla spada al petto di
Leandro) O mia sorella per isposa, o questo ferro
nel petto.
leandro Ma non vorrei che mio padre...
volontario (a parte) (Pigliala, balordo, e non ti
fare sbudellare.)
ruggiero Che vostro padre?
leandro E vorrebbe ch’io facessi un tal passo
senza di lui, quando so ch’il suo affetto...
30 ruggiero Il suo affetto? Che forse
sarebbe tanto temerario di pretender ch’io la sposassi a lui? Giuro al cielo!
volontario (a parte) (Noe,
noe, i’ non ne ho più voglia.)
leandro Non dico ciò, dico che il suo affetto
merita che io ne abbia il suo consentimento.
volontario (a parte) (Eh sì che me ne contento.)
ruggiero S’ei non vorrà prestarlo
di buon animo, l’esigerò per forza colla spada.
35 volontario (a parte) (Sie,
dico, sie.)
leandro Ma potrei adesso andar a cercarlo...
ruggiero Ah ingannatore!
Crederesti deludermi con questi pretesti? Non c’è più tempo. (di nuovo colla
spada al petto di Leandro) O la mano di sposo a mia sorella, o la morte.
SCENA ULTIMA
Tutti.
clarice (mostra frapporsi)
Ah Ruggiero, che pretendereste di fare?
ruggiero Vendicarmi.
volontario (a parte) (Manco male, è arrivata a
tempo.)
clarice Ed in che vi offese
mio fratello?
5 ruggiero L’offesa è tale che non
può resarcirsi che o col suo sangue o colle sue nozze
colla mia sorella.
leandro Morirò più tosto che far cosa opposta a’ voleri del padre.
ruggiero Se vuoi la morte, la
morte avrai. (finge ucciderlo)
volontario Ahi poverino! (forte)
ruggiero Come, altra gente si asconde
qui? In mia casa questi macchinatori di frodi? In questo punto, con questa spada
vo’ trafiggerli il cuore.
10 volontario Misericordia! (s’affacciano nel
medesimo tempo
strinato Compassione! e
parlano insieme)
ruggiero Ah temerari, iniqui,
perversi. (va contro Volontario)
isabella (ritenendolo) Caro fratello,
sospendete il vostro sdegno. Niuno di loro è colpevole.
ruggiero Come niuno è colpevole?
Fuor, indegni, per giustificarvi.
15 volontario Eccomi, eccomi, pietà.
strinato Compassione, ubbidisco. (escono di sotto
i tavolini)
isabella Sì, essi sono innocenti.
ruggiero Innocenti? Ma perché qui,
e così ascosi?
isabella L’intenderete a suo tempo; per adesso
siate persuaso di questa verità.
20 ruggiero Come? Ancor pretenderesti ingannarmi... No, no, voglio che i suoi
delitti...[153]
volontario Non c’ero venuto per far male.
strinato Nemmeno io.
clarice Ruggiero, se mi amate,
deponete ogni sdegno.
ruggiero Io desistere da così
giuste vendette?
25 clarice Sì, dovete farlo, se
vi son cari i miei sponsali. (Ruggiero mostra placarsi) Esaminate le
cose ad animo quieto, e troverete che queste, che chiamate giuste vendette, non
son che sfogo d’una cieca passione.
ruggiero Ma i loro amori per mia
sorella...
clarice I loro amori per vostra sorella non ebbero altro
fine che delle sue nozze.
isabella Tali furon
sempre le loro dichiarazioni.
clarice Vedete dunque quanto è
facile il rimedio a tali che voi chiamate delitti. Il signor Strinato e mio
padre cederanno di buon animo a mio fratello questa pretensione.
30 volontario Volentierissimo.
strinato Signora sì.
clarice E mio fratello
sposando con tal consenso la signora Isabella, verrà a risarcire ogn’ingiuria,
che pretendete possa avervi fatta con amarla.
leandro In tal caso, non ho che bramar
davvantaggio.
volontario I’ lo credo.
35 leandro Sennonché, senza le nozze vostre, amico
Ruggiero, con mia sorella non sarà mai...
ruggiero Ma vostro padre mi fece
intendere che non pensassi...
volontario Sie, sie, ve la do. non
son più di quell’umoraccio; son troppo scottato delle me’ pazzie.
ruggiero Quando ciò sia, depongo
ogni sdegno. (ripone la spada nel fodero)
volontario Che vo’ siate pur benedetto.
40 ruggiero E voi Isabella porgete la
mano di sposa al signor Leandro.
isabella Niun comandamento
vostro mi fu mai più caro di questo, e di miglior animo eseguito.
volontario (prende la mano di Clarice) E tu dàlla qui al garbatissimo signor Ruggiero, che è un galantuomone.
clarice Son pronta ad
ubbidirvi.
volontario E no’ poi, signore Strinato, farem da testimoni.
45 strinato I’ ho
fatto dell’altre volte. (a parte) (Mi dispiace la spesa buttata dell’abito.)
ruggiero Signor Volontario,
accetto per isposa la signora Clarice, e la riconosco
pel maggior regalo che mi potesse fare la vostra generosità e cortesia.
volontario Ve la do di buon cuore, siccome ricevo
volentieri per nuora la signora Isabella; e s’ha da fare che quel ch’è stato è
stato, senza parlarne più.
ruggiero Di buon animo. Ognun
condoni all’altro qualunque trascorso e s’imponga silenzio a tutto.
serpina Pian piano con questo
silenzio. Bisogna dir qualcosa di noi ancora.
50 isabella Tu potrai sposar Fracassa...
serpina Fracassa? E’ me n’ha fatte troppe.
fracassa La querela del Pigola. Chiedeva quel ch’avev’a dare. Se tu non mi vuoi, che me ne manca a me delle
donne? Sposerò Lauretta.[154]
lauretta Me? Oh, tu vuo’ morir digiuno, se non hai altra carne a fuoco.
ruggiero Lasciamo questi discorsi
ad altro tempo, e andiamo allegramente a cena, perché credo che sia tardi.
55 isabella E per star meglio si potrebbe andar
tutti dal signore Strinato.
strinato Da me? I’ ho la serva ammalata; e poi la
sera i’ non ceno. (a parte) (In questa forma mi farebbon
far da testimonio a doppio.)
volontario Ovvia, vo’ verrete tutti da me, giacch’i’ m’ero quasi preparato a nozze.
leandro Tornerà meglio; e fra tanto si
discifrerà tra noi ciò che ci resta di oscuro per le cose seguite in questo
giorno; quando però questo non sia per esser di pena al signor padre.
volontario Si faccia come tu vuoi, giacch’i’
conosco ora da me che a pigliar moglie i’ are’ fatto com’il can del peducciaio; dato in budella. E vo’ signore Strinato verrete
anche voi per toccar meglio con mano tutti e due, che il far da innamorato non
è mestier da vecchi, e che in questa nostra rivalità
no’ ci siam fatti assa’ ben corbellare.[155]
Il fine.
Apparato
I.9.26: mensognera: l’edizione cremonese
(1734) presenta la lezione «menzognera», mentre l’edizione di Milano (1762)
segue la princeps.
II.1.2 ne: l’edizione di Cremona (1734) corregge la prima edizione
dove si legge «né», refuso per «ne»; l’ edizione di Milano riproduce
in questo passaggio la princeps.
II.2.20 viaggiassi: l’edizione di Cremona corregge la prima edizione
dove si legge «viaggiasi», refuso per «viaggiassi»; l’ edizione di Milano riproduce
il refuso della princeps.
II.7.6 mi: l’edizione di Cremona corrige l’edizione lucchese dove si
legge «m», refuso per «mi»; l’ edizione milanese introduce in questo luogo un’altro refuso, «in».
III.7.14
mia: le due
prime edizioni del Settecento presentano il refuso «mi» per «mia»,
posteriormente correto dall’ edizione milanese.
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[1] Vedi Moretti, Avvertenza,
cit., pp. x-xi.
[2] Serpina:
nome di servetta (ad es. ne La serva padrona di Gennaro Antonio
Federico, derivata da una commedia dello stesso Nelli già edita nella
Biblioteca Pregoldoniana a cura di Paologiovanni Maione: www.usc.gal/goldoni).
[3] battiloglio:
o battilocchio, sorta di cuffia femminile che ricadeva sulle guance e sugli
occhi. ♦ pellegrina:
mantellina che completava la giacca o il cappotto coprendo solo la parte
superiore delle spalle.♦ mantò:
soppraveste ampia e lunga. ♦ andrienne:
veste da camera femminile ampia e sfarzosa; La moda dell’uso di quest’ultima fu
introdotta in Francia dall’attrice Therèse Dancourt che commissionò l’abito inedito per il suo ruolo
di Glicerie nella commedia L’Andrienne
(rielaborazione dell’Andria di Terenzio fatta da Baron, nome di penna di
Michel Boyron) che ebbe la prima al Théâtre Français il 16 novembre
1703.
[4] tu ti tapini: tu
ti tormenti.
[5] Se il moto non è di
corpo: battuta scatologica.
[6] Queste commedie le non mi farebbo:
pronome clitico (ridondante) che ripete il soggetto; è costruzione frequente in
non pochi dialetti.
[7] si buscano:
procurarsi, avere in ricompensa.
[8] barbogio: uomo
vecchio assai noioso e brontolone.
[9] biasciata: allusione
di natura sessuale.
[10] perché ella accenna a coppe, e dà a denari: finge di voler fare una cosa, ma poi ne
fa un’altra.
[11] sciota:
«sciocca, sempliciona» (Moretti,
p. 238).
[12] sfanga: superare
alla meglio le difficoltà, riuscire a cavarsela ♦ tempi rubati: quando
ne ha l’occasione.
[13] malazzata: malaticcia.
[14] tanta importanza che
il mio: formula
comparativa inconsueta; sarà forse un colloquialismo o un toscanismo.
[15] vostra signoria come il
più attempato deve avere la precedenza: insulto
implicito.
[16] L’ha comprato il
porco: proverbio; «I villani, i quali davvero si guadagnano
il pane col sudore della fronte loro, vanno alla fiera per comprare il porco, e
appena compratolo, lo riportano a casa quieti quieti,
senz’ altrimenti dondolarsi. Da qui la locuzione proverbiale suddetta per
Andarsene, Partire andarsene». (Di Vassano, p. 55).
[17] La
se l’è fatta: espressione idiomatica.
[18] complimento alla
tramontana: «all’ultramontana» (Moretti,
p. 242 ).
[19] diano
la man dritta: espressione idiomatica.
[20] mi sia parsa lesta bene: si dice di qualcuno che agisce con rapidità, con prontezza.
♦ carte di primiera. Serpina
però è carta di cinquantacinque da tenersi sempre in mano: ricorso alla
isotopia del gioco in matteria di fatto amoroso; si fa referimento
ad un gioco d’azzardo chiamato “primiera” oppure “goffo” in cui le carte di
cinquantacinque corrispondono ad un punteggio più elevato riguardo a
quelle di primiera.
[21] rovizzoli:
in buona salute, robusti.
[22] trattiamo:
soffermarsi, dilungarsi a discutere l’argomento.
[23] Uffizzi:
«Luogo in Firenze ove si adunano
diversi magistrati» (nota dell’autore).
[24] m’incupola: me dà una fregatura.
[25] dappoca: forma desueta, declinata al
femminile, dell’aggettivo invarariabile dappoco.
[26] Il ricevimento è
assai affettuoso: battuta ironica.
[27] Non vi fate oca:
tonta da lasciarsi ingannare.
[28] gallina vecchia fa
buon brodo: proverbio; il vantaggio della vecchiaia è l’esperienza
accumulata, dunque è bene fidarsi di chi ne ha.
[29] dar giunta: dare vantaggio.
[30] Vorrei che questo avesse a essere il corriere della mia
morte. Starebbe un peggio per viaggio: la battuta
sembra derivare dal proverbio toscano «il viaggio alla morte è più aspro che la morte» (GDLI, vol. XXI, p. 840).
[31] pelo: ottenere denaro
con astuzia, spogliare.
[32] sto
su’ pettin da lino: i
pettini per il lino hanno per denti molte punte di metallo aguzze.
[33] Ora vado a
ordire la tela: interessante metafora legata per via del lessico tessile
con il pettine per il lino.
[34] calcole: segue la
metafora tessile.
[35] come s’incontrano le
montagne tra loro: ossia, mai.
[36] l’orditura della tela:
segue ancora la metafora tessile.
[37] Otto:
«Il Magistrato degli Otto giudica
delle cause criminali in Firenze» (nota dell’autore).
[38] Non
pigliate la spada per la punta: non vi offendete, non
vi adirate.
[39] ha mangiato il caval
di coppe: si dice di
qualcuno che sottomesso alla tortura non confessa cosa alcuna.
[40] raspa per trovare il
granello sotto terra; ma i’ son spupillato:
cerca di ottenere informazioni ma invano, perché l’interlocutore non è più un
fanciullo da lasciarsi imbrogliare.
[41] Egli è di Calca, ma i’
non sono da Bergamo: «S’egli è un furbo, io non sono un gonzo, un
arlecchino da Bergamo. - Si è lasciata la maiuscula
in Calca, perché l’Autore adopera questa parola come nome proprio di
luogo, a riscontro di Bergamo» (Moretti,
p. 265).
[42] ch’io sia come i’ bu di Martino, che si lascia a cozzar dalle pecore: proverbio,
secondo l’autore, allusivo alla favola del bue attaccato da un montone borioso,
però inteso al contrario e dunque, per estensione, «vile e codardo» (Nelli, «Lettera dell’Autore
all’Ilustrissimo Signore Uberto Benvogliente», p.
10).
[43] i’ gatto del Miaula,
che si lascia a roder la coda da’ topi: pusillamine, vile; probabile riferimento
ad un personaggio «le cui vicende dovevano essere ben note al pubblico della
commedia» (Strambi, p. 284).
[44] ma i’ non son di que’ da Zago, che davano i’ letame al campanile per farlo
crescere: «Essere da Zago vale essere un minchione» (Di Vassano, p. 333).
[45] vi
volete dare alle bertucce: vi volete inquietare,
arrabbiare, disperare.
[46] a basciar
basso: umiliarsi.
[47] è venuta a tanto buon
mercato, che molta ne muffa ne’ magazzini: linguaggio metaforico sprezzante
nei confronti della figura femminina.
[48] Vallincontra Tenerelli: nome parlante.
[49] Rustichetta
Agrestini: nome parlante.
[50] Studiosa Filosofanti
[...] Nobilia Carlomagni: nomi parlanti.
[51] Oh diavol, trovagli una calza che gli entri!: non è
facile appagarlo. ♦ Voi siete peggio del Nausa, che
sputava fin nello zucchero: che rifiutava
persino ciò che gli si addiceva («nausa» è termine
antico per nausea, sensazione che viene qui personificata; lo zucchero è il
miglior rimedio contro la nausea); probabile riferimento ad un
personaggio «le cui vicende dovevano essere ben note al pubblico della
commedia» (Strambi, p. 284).
[52] far qualche zuppa: contendersi, disputarsi.
[53] Capriccia:
personificazione di uno stato di animo (voglia improvvisa e bizzarra, spesso ostinata), nel quadro di un
paragone popolare.
[54] Bufera: personificazione di un fenomeno naturale nel quadro di un
paragone popolare.
[55] l’intemerata salita
del Monte Libano: allusione al tentativo frustato di Sennacherib, re d’Assiria, di conquistare
Gerusalemme (Bibbia 2 Re, 19).
[56] tantina: assai piccola.
[57] Tanti campanili,
tanti batacchi: possibile adattamento del proverbio «ogni testa è un tribunale»,
già in latino «tot
capita tot sententiae»; il campanile sarebbe
la testa, il batacchio la lingua.
[58] la cornetta; il
parrucchino; il battilocchio: differenti tipi di copricapo in uso nel
Settecento.
[59] teletta: termo di uso toscano per toletta o toeletta.
[60] cuocere il bu’: indugiare, fare la lunga (la cottura del bue
richiede tempi lunghi).
[61] Se
tu intendi di cuocer te, muta vocabolo: se vuoi che ti faccia cuocere (innamorare), cambia
parola.
[62] sonare il cembalo in
colombaia: rendere pubblici i fatti propri facendoli sapere a tutti. ♦
sciarrata: rissa.
[63] segreta: cella
isolata, spesso sotterranea e senza finestre, in cui venivano rinchiusi i
prigionieri che dovevano essere custoditi con particolare cura e severità.
[64] rivolto
ascoso sotto il ferraiolo: fagotto nascosto sotto il
mantello.
[65] imbrogliata: si trova in un impiccio.
[66] falimbello: metafora per uomo senza
fermezza, né consistenza.
[67] sottana di scarlatto:
indumento femminile di lana di buona qualità tinta in rosso.
[68] Monte: il Monte
di Pietà.
[69] ti avventa: ti fa
prosperare.
[70] castorino:
pelliccia di castoro o panno di lana simile al castoro.
[71] non entrò mai mosche: questo proverbio in quella che sembra essere la sua forma
originale si
presenta come «In bocca chiusa non c’entra mosche» (Giusti, p. 133); nelle due formulazioni del proverbio non
occorre la concordanza tra soggetto e predicato. ♦ guarnello di rovescio
rosso: specie di sottana con corpetto scollato, sprovvista di maniche e
fatta di una stoffa di pelo lungo originaria di Firenze. ♦ mal del
fistolo: variante antica di fistola
significando piaga, grave malanno. ♦ a ghiado: infetto.
[72] cavalli verdi: giovani ♦ se
me l’ha fatta cascar da alto: le
ha concesso il regalo con ostentata alterigia.
[73] darmi la quadra:
prendermi in giro.
[74] suor Chiappa, che
sognando di aver preso un tordo, si trovò poi colle man vuote: probabile riferimento ad un personaggio «le cui vicende dovevano essere ben note al
pubblico della commedia» (Strambi,
p. 284).
[75] E’
fa Alberto Duro, e io farò Petronio: sembra un referimento
a figure storiche, il pittore Albrecht Dürer e lo scrittore
latino del I sec. a. C. e autore del Satyricon.
[76] Non può tardare a
calarsi: arrendersi, dichiararsi sconfitto.
[77] all’altura: Eccellenza (ironico).
[78] Batte da brusco:
«Ha le paturne, è di mal umore» (Moretti,
p. 286).
[79] farò cornacchia di
campanile: fare orecchie da sordo.
[80] Mon’Onesta
da Campi: «Campi è un paesello in Toscana conosciuto fuori più
per detta donna che per altro. Ella faceva non solo la santocchia e la
modestina; ma di una ciliegia faceva tre bocconi, quand’era veduta; e quando
no, ne facea le scorpacciate ingoiandone una dietro l’altra
senza ristarsi. Anche inghiottiva un fegatello intero in un boccone; e faceva di celato tutto quel che in
pubblico mostrava di avere a schifo e in orrore. E così ella, scoperta, divenne
l’immagine di chi nella faccia mostra non volere quel che nel cuore desidera,
il che bene spesso ci accade di veder nelle donne, ipocritone
anch’esse» (Di Vassano,
p. 480). Un significato simile ricorre in III.3.30.
[81] dove
si soffia alle noci: nel sedere; espressione
idiomatica con valore osceno.
[82] Se ce lo trova, vuol
avere il ruzzar de’ cani: «Vuol starne fresco, o toccarne; come accade a’ cani che ruzzano» (Moretti,
297).
[83] Sappiate che fin da quando
vo’ eri bambolina i’ v’ho voluto sempre bene, e avevo un piacer matto a tenerv’in collo, e farvi carezze: la battuta mette in
evidenza il ridicolo del vecchio innamorato per via della differenza d’età.
[84] e’ mi par d’averv’in
bocca, e tutte le vivande le mi paiono, a questo conto, saporitissime, e per
non vi far male, i’ mastico adagio adagio, senza stringer troppo le mascelle:
involontaria parodia amorosa associata all’atto della comunione.
[85] come il bracione: paragone con la brace più grossa prodotta dai
carboni accesi | corpo della luna in quintadecima: esclamazione;
perbacco.
[86] mozzina: «persona astuta, furba» (Winter, p.
111).
[87] Tafano si cacciò le
spezie: senso scatologico; probabile riferimento ad un personaggio «le cui vicende dovevano essere ben note al pubblico
della commedia» (Strambi, p. 284).♦ fregolo: «Luogo in cui si trova la persona
amata» (GDLI, vol. IV, p. 334).
[88] gigante da Cigoli,
che battev’e’ ceci colle pertiche!: «Antica è la derisione di chiamar
Giganti da Cigoli quei buffoni che vogliono apparir grandi e sono piccini piccini. [...] Nei Vecch. Riv.
del Nelli, At. II. 23. è detto per deridere un bravaccione»
(Di Vassano,
p. 462).
[89] Gradasso: personaggio dei poemi epico-cavallereschi di Boiardo e di Ariosto, Orlando
Innamorato e Orlando Furioso, rispettivamente ♦ sior
Vinciguerra: «Si chiaman questi arrogantelli, che voglion saper
ogni cosa, e non fanno nulla» (Pescetti,
p. 19).
[90] Rodomonte: personaggio dei poemi epico-cavallereschi di Boiardo e di Ariosto, Orlando
Innamorato e Orlando Furioso, rispettivamente ♦ signora
Cacca da Reggio: gioco di parole con il nome di un ghibellino chiamato Caca
da Reggio e di cui scrive Giovanni Villani nella sua Nuova cronaca (libro settimo, 86), come un’uomo
di grande forza; il suo nome viene menzionato per derisione in motti e detti
popolari (Pescetti, p. 17).
[91] Serquamquam:
darsi delle arie; Notarangelo, in merito alla traduzione di commedie di Molière
da Gian Pietro Riva, scrive «nel gioco fonetico di sior ser-quamquam
[...] il significato comico deriva dalle vaghe rassomiglianze foniche al latino
e non dallo sviluppo di una precisa accezione semantica» (p.143).
[92] di che mese si capponano e’
gatti: «insegnare altrui il vivere del mondo» (Gior. agr. I.188)» (Cherubini, p. 130).
[93] gaudeamo:
italianizzazione della forma verbale latina gaudeamus (verbo gaudere).
[94] per fra Puntello: formula di giuramento; Gigli fa menzione di un
Fra Puntello da Firenze ne La Culeide.
[95] mona Infrignuccia: probabile
riferimento ad un personnagio «le cui vicende
dovevano essere ben note al pubblico della commedia» (Strambi, p. 284). ♦ guadagnava a once, e perdeva a
libbre: si dice di qualcuno che credendo di lucrare subisce un danno
materiale. ♦ il mal del mutolo: diventare muto.
[96] ha ’l corpo pien di coniglioli: espressione idiomatica che esprime uno
stato di paura.
[97] la me’ figura da
sonargli detro le panche: immagino di dargliene
di santa ragione dietro le panche (senza che mi veda, dunque sicuro di non
prenderle); indizio sullo spazio della rappresentazione.
[98] toserator
di porci: epiteto ingiurioso.
[99] tant’alta: oltre
misura.
[100] nel
partire per una scena, entra per la superiore Volontario, che in vedendo
Ruggiero si ritira intimorito: dalla didascalia si può
dedurre la scenografia.
[101] L’è di calca:
essere un furfante.
[102] Ruggiero partito, Volontario s’assicura: nelle
tre edizioni settecentesche della commedia si legge «Volontario partito,
Ruggiero s’assicura», una svista o trasposizione dovuta forse a disattenzione.
[103] mi metterei da me
sulle ventarole: sarei oggetto di scherno per mia stessa colpa.
[104] Suor Estasia, che si
faceva scrupol del latte la domenica e mangiava la
carne il venerdì: simulazione di devozione religiosa, ipocrisia; probabile riferimento
ad un personaggio «le cui vicende dovevano essere ben
note al pubblico della commedia» (Strambi,
p. 284). Un significato simile ricorre in II.12. 50.
[105] Danare:
deturpazione buffa del nome di Danae.
[106] con
un altro bu’: paragone
insultante implicito verso Volontario.
[107] cucculata: «cuculiata, beffata» (Moretti,
p. 318) ♦ crazie: moneta di
scarso valore.♦ Bugnola: probabile riferimento ad un personaggio «le cui vicende dovevano essere ben note al pubblico
della commedia» (Strambi, p. 284). ♦ bilurchia: «cieco
e, per estensione, babbeo, chi viene tratto in inganno o preso in giro» (Marcello, p. 138). ♦ all’Uccellatoio: «Nome della prima porta
da Firenze a Bologna preso equivocamente» (nota dell’autore); «[...] per intendere mi son
lasciato due volte uccellare, cioè Burlare, Minchionare» (Gherardini, p. 393) ♦ buona detta: «buona ventura» (Moretti, p. 319).
[108] Raclito:
Il filosofo Eraclito di Efeso, tradizionalmente presentato come piangente per
il pesimismo del suo pensiero accentrato sul passare
del tempo e sulla fugacitàdi tutto (in contraposizione a Democrito, il filosofo ridente). Al
riguardo si ricordino i versi finale del componimento Heraclito e Democrito de La Galeria del
Marino: «E conchiudete pur, che ben conviene / che ’n un mar la cui fede è
tanto infida, / fra tante or liete, or dolorose scene, / l’un filosofo pianga,
e l’altro rida.»
[109] come disse il
Biascia: tu non ne papperai:
proverbio «per indicare che le speranze o i progetti di una persona non sono
ottenibili» (GDLI, vol. XII, p. 524).
[110] chiurla: «Parola
del volgo che vale sciocca» (nota dell’autore).
[111] dato cartacce: «dar cartacce, non rispondere secondo
il gusto di chi richiede» (GDLI, vol. II, p. 813).
[112] attaccar
paniaccio: «iniziare una
relazione amorosa» (GDLI, vol. XII, p. 480).
[113] baco: «Genio,
inclinazione» (Moretti, p. 324).
♦ rifrustacase: «Chi è solito
frequentare dimore altrui in modo alquanto indiscreto e per lo più allo scopo
di accompagnare e di corteggiare una donna». (GDLI, vol. XVI, p. 295). ♦ il
baco invacchì, e se n’è morto idropico in un subito: «Invacchire […] Essere
colpito da giallume, andare in vacca (con riferimento ai bachi da seta che per
malattia gonfiano e ingialliscono senza fare il bozzolo); infratire. - Anche al
figur.» (GDLI, vol. VIII, p. 89)
[114] faremo la
scena in terzo: espressione frequente anche nei canovacci dell’Arte; le
serve usano il linguaggio dei comici.
[115] Tiralo
su quanto puoi e tienlo sulla corda: va interpretato in senso metaforico come torturare, far soffrire.
[116] Gli
farò dare il capo nella carrucola: segue la metafora
della tortura.
[117] mi
voglio ammazzare s’i’ credessi mi dovesse costar la vita: buffa assurdità dell’affermazione.
[118] Chi ha il bargel per parente ha le scappellate da’
birri: chi ha rapporti col potere riceve le riverenze dovute al potere
♦ chi ha il diavol
dalla sua, le gli riescon tutte bucherate dritte:
«Avere il diavolo […] dalla sua, essere fortunato» (GDLI, vol. IV, p. 337; in
questo caso essere fortunato nei suoi atti disonesti. ♦ Rodomonte:
vedi commento a II.23.12.
[119] Oh cospetto di Leonbruno: esclamazione; perbacco.
[120] trovar il polso alle gatte: «decidere di perseguire a
ogni costo un fine» (GDLI, vol. VIII, p. 289).
[121] Cirimonia:
personificazione di cerimonia.
[122] La stadera dell’Elba:
«Si pesa con essa il ferro cavato dalle miniere» (nota dell’autore).
[123] mostaccio a mosaico:
fisionomia irregolare (scherzoso).
[124] andare
a studio vitelli e tornar buoi: «cioè più ignoranti di
prima» (Palma, p. 152). ♦ com’e’ cavalli di Regno: «Intendi il Regno di
Napoli» (Moretti, p. 331), «i quali si dicono leteratti solo perché hanno le
lettere nelle chiappe» (Erri, p.
50).
[125] i
gatti mangiar l’insalata: esprime l’idea di un fatto
inusitato.
[126] non ho i pedignoni:
non ho impedimenti, posso camminare con agilità.
[127] doppietta: nome
di alcune monete (le doppie) coniate nel Settecento.
[128] caiato:
«“Voce senese. Cascatojo, accasciato, quasi dica
cagliato” (Fanf.) - Nelle Marche diciamo “il tale ha cajato, comincia a cajare” di chi
si è avvilito, comincia a scadere, ad avvilirsi, e lo diciamo cosí pel materiale come pel morale [...]» (Moretti, p. 339).
[129] Tinta Cieco nato figliuolo del Guercin
da Cento: il primo è nome parlante
del personaggio creato da Nelli, mentre il secondo è l’appellativo con il quale veniva chiamato il pittore Giovanni
Francesco Barbieri (1591-1666), nato a Cento, e conosciuto ai giorni nostri
come ‘Il Guercino’.
[130] Chi
quello della moglie del prete Janni? Chi l’altro di madama Epaminonda? Chi
della duchessa Lubecca? Chi della marchesa Fiandra, la contessa Carneade, la
principessa Bolsena, e l’imperatrice Aquisgrana?: nomi di donne
che non hanno avuto esistenza empirica, la cui lista altisonante produce un
effetto comico.
[131] e conoscerò
benissimo al tasto un bove da una pecora, ed una vacca pregna di nove mesi da
una sterile di sei anni: dice l’ovvio.
[132] cieco da Gambassi
faceva le statue: Giovanni Gonnelli (1603-1656),
scultore noto come il Cieco di Gambassi (la sua terra natale),
perché continuò a creare le sue opere artistiche dopo essere diventato cieco
all’età di venti anni. ♦ e ’l
nostro Giambattista Strozzi:
Giovan Battista (Giambattista) Strozzi (1551-1634), madrigalista fiorentino,
noto come il Giovane e il Cieco.
[133] bella fronte spaziosa colle sue elevanzioncelle
dalle parti: allusione alle corna.
[134] Vo’ non m’insegnate: non prendo lezioni da voi, non mi raggirate.
[135] sopracciel da letto: parte superiore del baldacchino del letto.
[136] cosa rammenta per via viene: espressione che si basa sul
proverbio ‘cosa ricordata per via va’, qui adattato e sovvertito
in senso opposto con intento scherzoso.
[137] Pelagrilli: nome parlante.
[138] Caspitera!: l’esclamazione
sembra una formulazione in dialetto senese per ‘caspita’. Si trova anche, ad
es., ne La moglie in calzoni, del
Nelli, ne Il Don Pilone, ovvero Il bacchettone falso
e ne La sorellina di don Pilone ovvero L’avarizia
più onorata nella serva che nella padrona, due delle commedie di Girolamo
Gigli.
[139] all’un’ora
di notte: momento della giornata in cui
iniziava il computo delle ore all’epoca. Altrimenti si entra in contraddizione
con la battuta 32 dove si afferma che Ruggiero «non tornerà che passata la
mezzanotte» (dunque, la mezzanotte è per forza dopo l’una di notte che,
infatti, a seconda del periodo dell’anno, dovrebbe essere fra le 19 e le 21 ore
attuali).
[140] Val di Struffa: forse l’odierna Val di Cembra Struffa
nel Bergamasco. ♦ cambiavan lo scudo per otto lire, e poi tornavan pel resto:
lo scudo
valeva sette lire per cui pagarne otto per ottnere
uno dimostra poca accortezza, e molta ingenuità tentare poi di recuperare il
resto. Non siamo riusciti a sapere se l’affermazione
ha qualche base storica oppure se si tratta semplicemente di un’applicazione
dello stereotipo che vedeva nei Bergamaschi delle persone poco intelligenti.
[141] Tremola: sembra nome parlante.
[142] fulena: «Ragazzo fiero, che non sta mai fermo. Frugolo. Frucolo.
Voce comune dell’uso senese» (Fanfani,
p. 410), qui impiegato al femminile.
[143] cappello a quattr’acque:
«Cappello vecchio e gualcito che versa da più che tre punte, quante erano ne’
cappelli d’ allora» (Moretti, p.
349).
[144] inciferata: «Imbroglio o meglio
gherminella» (Moretti, p. 349).
[145] Canto alla Mela: «Strada, ove è un
serraglio pe’ matti» (nota dell’autore). ♦ Santamarenuova ne’ pazzerelli: «Spedal grande, ove ricevonsi ancora i pazzi» (nota
dell’autore).
[146] ne dia l’omperché,
l’omperché: ne spieghi il motivo.
[147] sperina: dal contesto enunciativo
si deduce che si tratta d’un piccolo specchio.
[148] melate: riferimento
al lancio di mele agli attori quando al pubblico non piaceva la commedia. Lo
ricorda Carlo Goldoni ne Il teatro
comico.
[149] il Billera: personificazione
d’intento scherzoso; il sostantivo femminile significa
«Mal garbo, Brutto scherzo o simile» (Fanfani,
p.140).
[150] non vi
luticate: «non vi fate sentire in alcun modo; state zitto e immobile» (Moretti, 356).
[151] assiolo: «Animale volatile
notturno, che si ha in proverbio che metta le corna in vecchiaia» (nota dell’autore).
[152] fa spaglio: «spaventato dà un salto» (Moretti,
p. 359).
[153] suoi: loro.
[154] La querela del
Pigola. Chiedeva quel ch’avev’a dare: si fa forse riferimento ad un personaggio «le cui vicende dovevano essere ben note al
pubblico della commedia» (Strambi,
p. 284); l’idea espressa consiste nel volere
amare ed essere amato.
[155] i’ are’ fatto com’il
can del peducciaio; dato in budella: «Questo proverbio
si dice copertamente. Far come il cane del peducciaio, e s’intende
dare in budella, che esprime discorrere assai a conchiuder poco, ed è lo stesso
che dare in trippa, in cenci». (GDLI, vol. II, p. 426).