Il pastor fido ridicolo
Scherzo comico in musica
a cura di Andrea Fabiano
Biblioteca Pregoldoniana
lineadacqua edizioni
2013
Il pastor fido ridicolo
a cura di
Andrea Fabiano
© 2013 Andrea
Fabiano
© 2013
lineadacqua edizioni
Biblioteca
Pregoldoniana, nº 3
Collana
diretta da Javier Gutiérrez Carou
www.usc.es/goldoni
Venezia -
Santiago de Compostela
lineadacqua
edizioni
san marco 3717/d
30124 Venezia
tel. +39 041 5224030
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info@lineadacqua.com
ISBN
dell’edizione completa: 978-88-95598-24-6
La
presente edizione è risultato dalle attività svolte nell’ambito del progetto di
ricerca Archivo del teatro pregoldoniano (FFI2011-23663)
finanziato dal Ministerio de Ciencia e Innovación spagnolo. Lettura, stampa e citazione (indicando nome del curatore, titolo e sito
web) con finalità scientifiche sono permesse gratuitamente. È vietato qualsiasi
utilizzo o riproduzione del testo a scopo commerciale (o con qualsiasi altra
finalità differente dalla ricerca e dalla diffusione culturale) senza l’esplicita
autorizzazione del curatore.
Biblioteca Pregoldoniana, nº 3
Nota al testo
Il pastor fido ridicolo è tramandato con
varianti anche del titolo da cinque libretti corrispondenti ad altrettanti
allestimenti.
L’edizione princeps è rappresentata dall’edizione di Londra in inglese ed
italiano a fronte (d’ora in poi indicata con la sigla LO) del 1727:
La Parodia
Si tratta di un’esecuzione
legata alla tournée a Londra di
attori italiani nel corso del biennio 1726-1727, tra i quali sappiamo esser
presenti alcuni comici che saranno della compagnia del San Samuele: Antonio
Costantini (Arlecchino), Giovanna ‘Zanetta’ Casanova (Silvio), la moglie di
Costantini, Cecilia Collucci Rutti (Dorinda), Pietro Gandini (Brighella),
Gaetano Casanova.
La consistenza delle varianti ci ha
spinto quindi a pubblicare integralmente in appendice questa prima versione del
testo nella sola redazione italiana, traccia inoltre particolarmente
interessante del repertorio dei comici italiani per la sua dimensione
tragicomica, parlata e cantata. Il testimone su cui è esemplata la nostra
edizione è conservato alla British Library di Londra con la collocazione RB.23.b.1699.
La decennale circolazione italiana
si fonda invece con varianti sostanziali rispetto a LO a partire dalla
rappresentazione di Piacenza e del relativo libretto (d’ora in poi indicato con
la sigla PC) del 1728:
IL / PASTOR
FIDO / IN MUSICA, / DA RAPPRESENTARSI PER TUTTO / IL MONDO / COMPOSTO DAL POETA
/ IGNORANTE, / E DEDICATO AGLI AMATORI / DEL DIVERTIMENTO. / [fregio]
Il colophon porta l’indicazione
seguente:
[fregio] /
PIACENZA 1728 / [fregio] / Nella Stampa Ducale del Bazachi. / Con licenza de’ Superiori.
Il testo
è nuovamente edito con poche varianti (cfr. infra
l’Apparato) a Piacenza-Mantova nel 1732 (d’ora in poi edizione indicata con la
sigla MN):
IL / PASTOR
FIDO / IN MUSICA, / DA RAPPRESENTARSI PER TUTTO / IL MONDO / COMPOSTO DAL POETA
/ IGNORANTE, / E DEDICATO AGLI AMATORI / DEL DIVERTIMENTO. / [fregio] /
Piacenza, ed in Mantova, 1732. / Nella Stamperia di San Benedetto, per / Alberto
Pazzoni, Stamp. Arciduc. / Con Licenza de’
Superiori
Viene quindi pubblicato a Venezia
nel 1739 per le rappresentazioni nella stagione di carnevale del Teatro San
Samuele (d’ora in poi edizione indicata con la sigla VE) con il cambiamento di
titolo:
IL / PASTOR
FIDO / RIDICOLO / SCHERZO COMICO / IN
MUSICA / Da rappresentarsi / nel Teatro Grimani di / S. Samuele. / Nel
Carnovale dell’Anno 1739. / [fregio] / IN VENEZIA, / MDCCXXXIX; / Con Licenza de’ Superiori
Questa nuova edizione, con alcune
varianti non sostanziali (cfr. infra
l’Apparato), presenta per la prima volta l’attribuzione esplicita di paternità
all’attore Antonio Sacco, il celebre Truffaldino, e ai suoi compagni di troupe e mette in rilievo soprattutto l’aspetto
parodico nei confronti dell’ipotesto di Battista Guarini.
Segno del successo di questa parodia
cantata, l’immediata riproposta nella stagione autunnale dell’Ascensione sempre
al Teatro San Samuele. Questo nuovo allestimento è documentato da una seconda
impressione (d’ora in poi indicata con la sigla VE2) del libretto
con alcune varianti e con la reintroduzione di 7 versi in fine I, 3:
IL / PASTOR
FIDO / RIDICOLO / SCHERZO COMICO / IN
MUSICA / Da rappresentarsi nel Teatro Grimani di / S. Samuele. / L’Autunno dell’Anno
1739. / SECONDA IMPRESSIONE. / [fregio] / IN VENEZIA, / MDCCXXXIX. / Con Licenza de’ Superiori.
Non sono state reperite al momento
nuove stampe, quindi possiamo considerare quella di VE2 come l’edizione
che rappresenta l’ultima volontà d’autore, pur nella condizione effimera e
fragile della nozione di testo e di autore per questa tipologia di lavoro
teatrale. L’ipotesi più probabile è infatti quella di un tipico rimaneggiamento
di un copione presente nel baule della compagnia realizzato a più mani e
coordinato da Antonio Sacco.
Il testo di
riferimento della presente edizione è quindi quello della seconda impressione
veneziana (VE2), di cui abbiamo riprodotto anche i paratesti. L’esemplare
consultato è conservato alla Biblioteca nazionale marciana di Venezia, collocazione
Drammatica 1054.5.
Il pastor fido ridicolo
Scherzo comico in musica
IL
PASTOR FIDO
RIDICOLO
SCHERZO COMICO
IN MUSICA
Da rappresentarsi nel
Teatro Grimani di
S. Samuele.
L’Autunno dell’Anno
1739.
SECONDA IMPRESSIONE.
[fregio]
IN VENEZIA,
MDCCXXXIX.
Con Licenza de’ Superiori
A’ SIGNORI CURIOSI DI
BUON GUSTO.
1 Se vi pare
di aver per le mani una rarità senza pari, per il suo essere, comprate questo
libretto, da cui intenderete quello che non avete inteso mai più, e che forse
un’altra volta non avrete comodo d’intendere. Leggetelo quindi attentamente, e
venite tutti ad osservarne i personaggi, ed udirne l’aria, che tutta salubre in
tanto a voi desidero nell’augurarvi gl’anni di
Nestore, e contentezza di chi è pago; come quello dice il filosofo.
2 Satis habet qui plus non cupis.
AL BENIGNO LETTORE.
1 All’intitolazione
di questo scherzo teatrale ben comprenderai, lettore umanissimo, essere una
scenica rappresentazione totalmente faceta all’uso comico, i di cui attori, non
avendo obbligo di alcuna perizia nella musica, non poteano avere altra idea nel
comporne le parole, ed i versi, o le rime, che di semplicemente divertire l’udienza
giocosamente. Piaccia per tanto alla tua cortesia degnarlo del tuo grazioso
compatimento, e figurarti in questa bizaria un umile tributo d’osequio, che al
tuo merito si dedica da questi tuoi devotissimi, e riverentissimi servidori.
2 Antonio Sacco, e compagni.
Interlocutori
amarilli, ninfa La
signora Ninetta imbizarrita virtuosa brillante della sontuosa Galleria delle Stelle
polari.
corisca, ninfa La
signora Smeraldina Menarella arcicuoca maggiore della Cucagna moderna.
silvio, pastore Il
signor intendente generale di battaglia del colosso di Rodi.
mirtillo, pastore Il
signor Pantalon de’ Bisognosi: primo consigliere dell’arco superiore del ponte
di Rialto.
ergasto, pastore e poi Sacerdote del tempio Il signor Arlichino Battocchio:
cavallerizzo maggiore del gran tamberlano delle vallade di Buslecca di sotto.
satiro, Il
signor dottore Campanone Imbrighellato gran scudiere della corte degl’invalidi
soffistici della busecca di Milano.
SCENA PRIMA
Campagna.
Amarilli, con pecorelle in disparte.
Qui,
dove suol Mirtillo
l’orme
stampar talor del piè gentile
d’un
fortunato aprile
dolce
l’aura respira. Un tal baleno
5 di
quelle luci vaghe
fa
più bello il ruscel più chiaro il fonte;
ed
alor, che il mio fido
o
riposa, o favella in queste sponde,
ardon
meco d’amore
10 il
prato, l’erba, e ‘l fiore,
e d’insolita
fiamma ardon quell’onde.
Pascete
sì pascete, io mi contento,
ma, se Mirtillo viene, andate,
andate.
Perché se lo mirate un sol momento,
15 di lui voi resterete innamorate.
Pascete sì pascete, io mi contento,
ma, se Mirtillo viene, andate,
andate.
SCENA
seconda
Mirtillo.
O
primavera zoventù dell’anno.
Bella
mare d’erbette, e radicette,
de
lattughe novelle, e misianzette,
ti
torni sì, ti torni;
5 ma
za co ti no torna
quei
zorni fortunài, e così cari,
ti
torni sì, ti torni,
né
altro co ti no torna, che del mio
terso,
e zentil visetto
10 la
recordanza amara.
Amarilli
mio ben, mi per ti moro;
e
se ti no me dà una cara occiada,
te
zuro, che mi fazzo la frittada.
Come va el copano
15 nel mar instabile
ziradonandose
quanto ch’el puol.
Così quest’anema
20 nel mar de Venere
infra le tenere
ondete lucide
negar se vuol.
SCENA
TERZA
Corisca, e detto.
corisca Mirtillo, anima mia, pure a la fin
mi
ha concesso la sorte
di
ritrovarti solo,
onde
spiegar ti possa
5 l’ardor,
che mi consuma, e affligge tanto
che
ridirti no ‘l posso.
mirtillo Corisca,
ti te struzi, e parli al vento.
Gh’ho
altro per el cao
d’ascoltar
le to ciaccole. Ho el figao
10 marzio
per altro muso
più
bello, più grazioso, e più zentile,
che
non ti è ti rabbiosa, e pien de bile.
corisca Bella non son, lo so, ma però fida,
e
nell’amor costante.
15 mirtillo Lo so,
che ti è costante,
per
batter l’azzalin ad ogni amante.
Ti
è Corisca da tutti cognossùa
scaltra,
finta, e busarda.
Ti
è come la fresora
20 che
chi la tocca, co frittura è cotta,
o
la tinze, o la scotta.
corisca Ah! Villano indiscreto,
fachinaccio
importun, senza creanza,
farò
darti, baron, de piè in la panza.
25 mirtillo Via, caveve de qua, muso da zacco,
o
sul naso ve dagno un parpagnacco.
corisca Se tu non muti influsso a la tua stella,
vuò
darti sul mustaccio una pianella.
mirtillo Ti me darà to nona da Castello
30 petegola
monzùa,
fia
de colia, che no vòi farghe el nome
no
che no vogio amarte;
e
piuttosto che tor quel brutto muso,
vòi
sposar la Sandrina,
35 la
fia de donna Betta lavandera,
via,
via, no me far la spasemada,
e
dir che mori per sto bel visetto.
Che
no ti farà niente;
no
son così merlotto,
40 sporca,
che no ti val mezzo daotto.
<Maridarse l’è un gran gusto,
ma non dura più d’un dì,
l’è così, l’è così.
Co se tiol mujer, e bella,
45 co la mostra la pianella,
no la serve più per ti.
Maridarse l’è un gran gusto,
Ma non dura più d’un dì,
L’è così, l’è così.>
SCENA QUARTA
Corisca.
Vanne pur
malandrino,
e sprezzarmi
a tua voglia,
che, benché
donna sia,
viva te
manterrò la fede mia.
5 Disperata
abbandonata
chi consola un’infelice,
che d’amor si strugge, e sface.
Per pietà porgete aiuto
10 con chitarra, e con liuto
a Corisca abbandonata.
SCENA QUINTA
Amarilli, e detta.
amarilli Ah! Corisca diletta,
come qui tu
soletta,
e senza di
colei, che tanto adori?
corisca Ah! Se sapessi, o cara,
5 qual interno
dolor quest’alma affligge,
so bene che
avresti
di me quella
pietà, che altri non sente.
amarilli Io già dal volto tuo tutto discerno.
Conosco la
tua pena,
10 scorgo ben il
tuo ardore;
amante sei, e
ti consuma amore.
corisca Negarlo a te non posso;
amo, è ver,
un pastor vago, e gentile,
e per mia
cruda sorte
15 fatta timida
amante
mi agghiaccia
il cor la fiera gelosia,
né oso
palesar la pena mia.
amarilli Ami dunque a tua posta, e ascondi in
seno
del cieco dio
il perfido veleno?
20 Sciocca sei ben
sorella
a consumar la
tua beltà in amore;
egli è tempo
perduto
seguir un
cieco, e voler far da muto.
corisca Ma che far deggio mai? Tu mi consiglia.
25 amarilli Tu, che maestra sei di vezzi, e sguardi
per allettar
un’alma
da me cerchi
la scorta?
corisca Da te fida Amarilli
spero un
dolce conforto,
30 e a la nave del
cor sicuro porto.
amarilli Dimmi, chi è mai costui, che tanto
adori.
corisca Egli è Mirtillo, o cara.
amarilli Mirtillo! Oimè, che sento?
corisca Tu ti turbi Amarilli! E qual timore…
35 amarilli Di passaggio un timor mi punse il core.
(a parte) Ma finger convien. (ad alta
voce) Ascolta, amica;
giacché
timida sei, e che non osi
di palesar la
fiamma al tuo pastore,
attendi all’imbrunir
di questa sera,
40 e tacita, e
soletta, con la tua
cetra al suo
abitur n’andrai, ed ivi
poco lungi
discosta
dà spirto al
suono, ed armonia a la voce,
poscia con
dolci accenti
45 spiegagli in
questa guisa i tuoi lamenti.
(a 2) Va cantando a l’alba intorno
l’augellin semplice, e stolto,
quanto è bella, quanto è cara
del mio piè la libertà.
50 Così anch’io d’amore a scorno
vado sciolto
dispreggiando seguir un volto,
e servir a una beltà.
Va cantando a l’alba intorno
55 l’augellin semplice, e stolto,
quanto è bella, quanto è cara
del mio piè la libertà.
SCENA SESTA
Corisca sola.
Amarilli, t’intendo;
so che
Mirtillo adori,
né son così
merlotta,
a creder che ‘l
formaggio sia ricotta.
5 Come il mar fieri, incostanti,
lusinghieri, infidi amanti
tutti sono sol con me.
Sempre infidi, assai bugiardi
in amor fieri, infingardi,
senza core, e senza fé.
SCENA SETTIMA
Silvio, Amarilli.
silvio Amarilli mio bene
ascolta del
mio cor il rio tormento.
amarilli Se amor cerchi da me, tu parli al vento.
silvio Sarai sempre sì
cruda?
amarilli Non lo so.
5 silvio Ma non ti piegherai?
amarilli Puol esser, ma nol credo.
silvio Sempre così severa?
amarilli Servi; ma taci, e spera.
silvio Or servi, taci, e
spera!
SCENA OTTAVA
Silvio.
Sì, vuo’
servir; chi sa che ‘l mio servire
non la mova a
pietà del mio languire.
Il cor mi dice spera
che un dì si cangierà
5 la ria
mia sorte.
Né più così severa
la
bella mia sarà,
che brami il mio
languir,
e la mia
morte.
10 Il cor mi dice spera
che un dì si cangierà
la
ria mia sorte.
SCENA NONA
Satiro,
e Corisca.
satiro Ferma perfida maga,
t’ho pur
trovato al fine!
corisca Oimè! Son morta.
satiro Ed io son vivo.
Ascolta…
5 corisca Torna Amarilli mia, che presa io sono.
satiro Amarilli non t’ode, e
questa volta
ti converrà
star salda.
corisca A me Satiro?
satiro A te. Non se’
tu quella
Corisca sì
famosa, ed eccellente
10 maestra di
menzogne, e finti sguardi,
che vendi a
caro prezzo?
corisca Corisca son ben io; ma non già quella,
Satiro mio
gentil, ch’agl’occhi tuoi
un tempo fu
sì cara.
15 satiro Or son gentile! Ah
scaltra!
Ma pagherai
di tutto il fio or ora.
corisca Puoi tu dunque crudele a questa chioma
che ti legò
già il core,
soffrir di
far oltraggio?
satiro Ah
scelerata!
20 Pensi ancor d’ingannarmi
con le
lusinghe tue, con le tue frodi?
corisca Deh! Satiro gentil, non far più strazio
di chi t’adora.
Eccomi a’ piedi tuoi
perdon ti chieggo.
satiro Ancor contendi insana?
25 corisca Oimè il capo. E pur vuoi, di’, far
strazio.
satiro Il proverai, vien
pure.
corisca Senza averne pietà?
satiro Senza
pietade.
corisca O villano indiscreto, ed importuno,
mez’uomo,
meza capra, e tutta bestia,
30 carogna
fracidissima, e diffetto
di natura
nefanda; e se tu credi
che Corisca
non t’ami, il vero credi.
Che vuoi tu
ch’ami in te? Quel tuo bel ceffo?
Quella
succida barba? Quelle orecchie
35 caprine, e
quella putrida bavosa,
e sdentata
caverna?
satiro Ah scelerata! A me
questo?
corisca A te questo.
satiro A me ribalda?
corisca A te caprone.
40 satiro Ed io con queste mani
non ti trarrò
quell’importuna lingua?
corisca Se ti accosti, e fossi tanto ardito.
satiro Io ti farò…
corisca Che mi farai villano?
satiro Io ti mangierò viva,
viva sì…
45 corisca E con quai denti, se non li hai?
satiro Vien pur meco, e ‘l
vedrai.
Su via.
corisca Non
ci verrò, se questo capo
di lasciarvi
credessi.
satiro Ora vediamo
chi di noi
due è più forte.
corisca Or lo
vedremo.
50 satiro Sì certo; indi tue
carni a brani a brani
divorerò fin
che sarò satollo.
corisca Mi sciorrò da tue mani.
Tira Satiro,
addio, fiaccati il collo.
SCENA
DECIMA
Satiro.
Oimè dolente!
Ahi lasso!
Oimè il capo!
Oimè il fianco!
Oimè la
schena!
O che fiera
caduta! Appena io posso
5 movermi. O
meraviglia!
Correte omai
pastori
a rimirar il
magico stupore
di chi sen
fugge, e vive senza capo.
O com’è lieve
il pelo!
10 Quant’ha poco
cervello! Ma che miro?
Senza capo
colei? Tu senza capo
Satiro sì,
che sei.
Ecco amanti
il tesor, per cui languite.
Le donne
tutte (oh mio fatal dolore!)
15 han finto il
crin, siccome han finto il core.
Son le donne quasi tutte
belle, o brutte
di terribil tenor,
e di tratti finti, e accorti.
20 Spezzo dunque le ritorte,
e le lascio tutte assorte
con il diavol, che le porti!
Son le donne quasi tutte
belle, o brutte
25 di terribil tenor,
e di tratti finti, e accorti.
SCENA
UNDECIMA
Amarilli.
Che sarai mai
cor mio,
se la tua piaga (oh Dio!)
dentro del
petto ogn’ora
ascondi in
tua malora.
5 Scopri la
piaga amara,
e da chi ama
impara,
a dirli con
diletto
la fiamma del
tuo petto.
SCENA
DODICESIMA
Mirtillo, e detta.
mirtillo O cara, co te godo
viscere del
mio cuor, mio ben, mia vita!
amarilli Tanto ardisci villan! Lasciami in pace.
mirtillo Eh via, moleghe, o cara,
5 tra nu se
conoscemo.
Lassa caro
visetto
che te basa
una man,
za ch’altro
far no posso,
o adesso
adesso me la fazzo addosso.
10 amarilli Va via di qua ti dico,
che con un
pugno ti fo stare a stecco.
Mustaccio di
ruffian, razza di becco.
mirtillo No te squassar mio ben,
e lassa che
te varda
15 quel bel musin
dolce co’ xe la manna.
amarilli E là! Lasciami dico,
o questo
dardo passeratti il core.
mirtillo Mazzeme pur sassina.
Ti
troverà in sto petto
20 el to muso
scolpìo per man d’amore.
amarilli Ucciderti non posso,
perché già
sai ciò che la legge ha scritto!
Chi ammazza
un porco forma un gran delitto. (vuol
partire)
mirtillo Dove vastu mio ben?
25 Fermate, e
guarda prima la mia morte,
che con sto
dardo vòi passarme el core.
amarilli Ferma, stolto che fai?
mirtillo Forse quel che te piase
ch’altri
fazza per ti ninfa crudele.
30 amarilli Chi ti dà tanto ardire?
mirtillo Amore, e i to bei occi.
amarilli Dunque, sei risoluto di morire?
mirtillo Più tardi che se puol, cara sorella.
amarilli Muori pur tardi, o presto,
35 che il tempo poi
deciderà del resto.
SCENA
TREDICESIMA
Mirtillo.
Mirtillo
sfortunato
cosa farastu?
In così fresca etàe
tocco int’el
cuor dal pizzicor d’amore,
senza
speranza de poder un zorno
5 viver contento
con quella sassina
che me fa
bacillar sera, e mattina.
Amor che m’ha ferìo
spesso
dise al cuor mio
sopporta,
e spera.
10
Che per batter la danza
bona reccia ghe vuol,
tempo, e costanza.
SCENA
QUATTORDICESIMA
Amarilli, e
Corisca.
amarilli Corisca, e sarà vero
che Mirtillo
il mio bene
stimi l’affetto
mio sì lieve, e poco?
e della pena
mia si prenda gioco?
5 corisca Credemi sciocarella,
che non t’ama
Mirtillo,
arde sol per
Dorinda.
amarilli Ah! Che creder non posso
che serbi nel
suo petto
10 tanto rigor per
me, tanto dispetto.
corisca (a parte) Vagliami pur l’inganno
per
deluder costei.
(ad alta voce) Tu sai che la
menzogna
non nacque a’
giorni miei,
15 e che mentir non
so.
amarilli Saggio fu dunque
il parer mio
alor che lo sprezzai.
corisca E meglio ancor farai,
se lo
discacci affatto dal tuo core.
20 amarilli Ah! Che per far tal passo
il mio core
non è fatto di sasso;
ma, se
sprezzato poi di me non si cura?
corisca Sprezzalo pure, e lascia a me il
pensiero.
amarilli Tutto farò, ma con gran pena amara.
25 corisca Col discacciarlo a ben amar impara.
SCENA
QUINDICESIMA
Corisca.
Infelice
Corisca!
Che vaglion
tuoi inganni, e le tue frodi?
Se ostinata
Amarilli
ne l’amor di
Mirtillo
5 non fa caso di
ciò che contro lui
vien fuor dal
labro mio.
Io delusa,
schernita, abbandonata
starò senza
vendetta?
Ah! Non sia
ver ch’io soffra un tanto oltraggio
10 porrò sossopra
il mondo
sovvertirò
con mie menzogne, ed arti
la quiete de’
pastori,
la mente de
le ninfe,
e vedrà quell’ingrato,
15 ad onta de la
sorte,
che mio sarà,
o che sarà di morte.
Furberie
state meco.
Corisca son,
la scaltra,
per macinar
la pasta,
20 son donna, e
tanto basta.
SCENA
SEDICESIMA
Amarilli,
Ergasto.
amarilli Lasciami in pace Ergasto,
che non può
questo core
sentir per te
il pizzicor d’amore.
ergasto Cara mi moro per el to visetto.
5 Più bello
assai che non è il pan zalletto.
amarilli Già tel dissi o pastor, che nel mio
petto
solo alberga
per te odio, e dispetto.
ergasto Deh! Cara sgninfa mia
sporzi del’amor
tuo solo una fetta
10 a questa qual si
sia beltà negletta.
amarilli Tu sei troppo importuno,
e partir mi
farai, se più mi tenti.
ergasto Se parlo più, me casca tutti i denti.
SCENA
DICIASSETTESIMA
Silvio, ninfe, e detti.
silvio O come quivi a tempo
io ritrovo
Amarilli, e ‘l fido Ergasto?
amarilli E che ricerchi tu di mia persona?
ergasto El cerca de so nona bella, e bona.
5 silvio A me disse Corisca
che per
solennizare
il giorno del
tuo nome,
e per far
cosa grata al genio tuo,
io preparassi
vaghe danze, e liete,
10 di ninfe, e di
pastori; onde sol resta
che tu
contenta sia.
amarilli Con troppa gentilezza
ambi mi
favorite;
e bench’io
mesta, e dolorosa sia
15 sprezzar non
devo vostra cortesia.
ergasto Ballé pur col malan, ch’el ciel ve dia.
SCENA
DICIOTTESIMA
Mirtillo,
Corisca, e detti.
corisca Vedi là tu Mirtillo quel pastore
di volto
azuro, che dà quasi al negro.
Quello è ‘l
rivale tuo.
Credilo, che
non mento.
5 mirtillo Ah! Fio de donna Cate lavandara!
Lo
voio con ste man
scortegar,
come un porco, sto villan.
corisca Taci, osserva, e a suo tempo
farai la tua
vendetta.
10 O Amarilli
amica,
via, che più
si tarda
a festeggiar
il nome tuo col canto,
e col vago
brillar di piè leggiadro
questo fiorito suolo.
15 amarilli Amica io pronta sono.
corisca Ed io son lesta.
ergasto Che dato te sia el pan con la balestra.
silvio Si dia spirto a le
corde, e al cor la lena.
ergasto Mi ve n’incago, e po v’aspetto a cena.
(Si balla)
20 amarilli Or ch’il
ballo è finito,
vuo’ che
ciascuna, eccetto che costui
venghi al
tugurio mio,
ivi gustar
farovvi
de le mie
capre il latte.
25 ergasto Anca mi vòi vegnir siora Amarilli
nela vostra
capanna,
o ve dirò de
vostra nina nanna.
mirtillo Via de qua sier cagao
sier
mustaccio d’alocco spenacciao,
30 e no fe che ve
trova in sta contrada
villan
monzuo, e bestia gazarada.
ergasto A mi sta robba, muso de marea?
mirtillo A ti brutto villan.
ergasto Sangue de mi; che dela rabbia mosso,
35 ghe metto poco a
vomitarte addosso.
amarilli Ergasto datti pace,
tu sei troppo
sfacciato,
e dovresti
portare più rispetto
a Mirtillo
mio ben, e mio diletto.
40 mirtillo Vien in ste braza cara la mia cocca,
e lassemo colù
che ‘l vaga in occa. (via)
corisca Volo dal sacerdote
a terminar la
trama ordita. Addio.
Curi la piaga
tua tempo, ed oblio. (via)
45 silvio Consolati pastore
che non sei
solo a lagrimar d’amore.
ergasto Occhi miei, che vedeste?
La mia
Amarilli bella
vuol che
canti per lei la falilella.
50 Oh quant’armi, e quant’armati!
Venti, e flati
tutti tutti contro me.
Con s’cioppi, con spade,
chi corre, chi cade.
55 Anch’io da cavallo.
Oimè, che traballo!
Io cado alla fé.
Oh quant’armi, e quant’armati!
Venti, e
flati
tutti tutti
contro me.
SCENA
DICIANNOVESIMA
Silvio,
e Corisca.
silvio Corisca, che più
tardi?
Meco ne vieni
al tempio.
corisca Che far degg’io colà?
silvio Come! Non sai
5 l’orrendo
sacrificio,
che far oggi
si deve?
corisca Nulla fu noto a me, se tu nol dici.
silvio Amarilli la casta
accusata d’amori
disonesti
10 fu condannata a
morte.
Quando
Mirtillo arriva, e al sacerdote
involando la
ninfa, così grida:
«Io vuo’
morir per lei.»
La legge a
questo scambio v’acconsente,
15 o sia Amarilli
rea, o sia innocente.
Ond’è che il
pastorello
tosto
vedrassi là nel nostro tempio
soggiacer
infelice a un crudo scempio. (via)
corisca Corisca che più badi?
20 Vanne dal sacerdote,
e cerca pur,
se puoi,
scoprir la
fede altrui, gl’inganni tuoi.
SCENA
VENTESIMA
Amarilli sola.
Cor mio tu
non sei mio,
se non ti
struggi in lagrime;
giacché il
mio bene è condannato a morte.
Ah! Che
correr vogl’io la stessa sorte.
5 Sommi dei, che far degg’io?
Se va a morte l’idol mio,
deggio misera restar?
Per pietà nume pietoso
tu diffendi il caro sposo
10 oppur togli a me il penar.
Sommi dei, che far degg’io?
Se va a morte l’idol mio,
deggio misera restar?
SCENA
VENTUNESIMA
Tempio.
Sacerdote,
Mirtillo, Amarilli, e pastori.
sacerdote Zovenetto increspado,
za che ti è
ressoludo
morir per
Amarilli,
muori pur,
senz’intoppo,
5 e t’ha pur qua
tra nu l’ultimo s’cioppo.
mirtillo Pare, che sempre pare vòi ciamarte,
con tutto che
per mi ti fazzi el boia,
lasso el
corpo ala terra,
e l’anema a
colia, che xe mia vita.
10 E a vu ve lasso
per el grand’affetto
quel che
trago de drio, o sloffa, o petto.
sacerdote Mi te ne indormo del to testamento,
e perché vedi
quanto sia el mio amore,
vòi farte
sepellir nel necessario.
15 E za che de
morir no te dispiase,
inzenocciate
presto, parla, e tase.
mirtillo Za che de viver no ghe xe altro caso,
no parlo più,
e m’inzenoccio, e taso.
amarilli Mirtillo anima mia,
20 se tu veder
potessi in questo petto,
come sta il
cor di quella,
che tu chiami
amarissima Amarilli.
So ben che tu
diresti
che la vita mi
è pena
25 assai più della
morte.
mirtillo Amarilli mio ben lassame in pase.
Che se moro
per ti, no me dispiase.
sacerdote Olà ministri tosto
porgetemi la
scure,
30 e al’eccelsa
insalata
si dia oglio,
e bitume,
indi ogn’un
faccia festa principale,
or che tagio
la testa a st’animale.
SCENA
ULTIMA
Corisca e
tutti.
corisca Ferma, che fai ministro?
sacerdote Olà donna profana,
chi qua ti
manda in fretta?
Va via de
qua, o te tagio una tetta.
5 corisca Sappi ch’egli è innocente, ed io son
rea.
sacerdote Tasi muso d’ebrea, senza creanza
o co sta
scure te sbuso la panza.
corisca Ferma signore, oh Dio!
Che Mirtillo
è innocente, e rea son io.
10 mirtillo la vostra rabbia ancor no xe sazia?
Destrigheme
una volta, o fe la grazia?
sacerdote Via tasi là, non parlar più buffon,
Che za i sa
tutti che ti è Pantalon.
mirtillo Tasi là imbriagazzo pien de vin!
15 Che te cognosso
che ti xe Arlechin.
corisca Olà ministro indegno
ancor cotanto
ardisci?
Innocente è
Mirtillo, e lo punisci?
amarilli Parti da questo loco
20 boia indegno, ed
infame,
e non aver
più ardire
di comparirmi
avanti.
Mirtillo è
mio marito, e come tale
li fo la
grazia, e da quei lacci il tolgo
25 e stringendo
amante a questo petto
seco ne andrò
in più sicuro lido,
gridando
sempre: «Viva il pastor fido».
coro
Fra canti, e giubili
d’amanti cori
30 godiam gli amori
di bella fé.
Scaccian li nubili
d’infido affetto,
e dentro il petto
35 brilli d’amore
bella
mercé.
Fra canti, e giubili
d’amanti
cori
godiam
gli amori
40 di bella
fé.
Appendice
La parodia del Pastor fido
La
Parodia del Pastor fido.
A
Comick OPERA.
as it is Acted
Musically
By the COMPANY of
Italian Comedians
AT THE
KING’s THEATRE
in the Hay-Market
[fregio]
Printed for T.
KING, 1727.
(Price One
Shilling.)
Dramatis Personæ.
MEN.
mirtillo Pantalon
silvio Mrs
Casanova
ergastus Harlequin
a satir Brighella
lupino, Servant to Dorinda
WOMEN.
corisca Mrs
Constantin<i>
amarillis Argentina
dorinda Miss
Rutti
Chorus of Sacerdoti
Shepherds
Huntsmen
Dancing by Shepherds, Peasants, and Nimphs.
The Scene in Arcadia
ATTO PRIMO
SCENA
PRIMA
Bosco.
Dorinda
accarezzando un cane, e Lupino poi Silvio, con cacciatori.
dorinda O
del mio bello, e dispietato Silvio
cura,
e diletto aventuroso, e fido;
foss’io
sì cara al tuo signor crudele,
come
se’ tu Melampo! Or se benigna
5 stella
forse d’Amore a me t’invia,
perché
l’orme di lui mi scorga: andiamo
dove
Amor me, te sol natura inclina. (si sente
sonar un corno)
Ma
non sent’io tra queste selve un corno
sonar
vicino?
silvio (di dentro) Te Melampo, te.
10 dorinda Se
‘l desio non m’inganna, questa è voce
del
bellissimo Silvio.
silvio Te
te Melampo, te.
dorinda Senza
alcun fallo, è la sua voce.
Oh
felice Dorinda! Il ciel ti manda
15 Quel
ben, che vai cercando: olà Lupino
prendi
tu questo cane
riponti
in quella fratta, e non uscire,
s’io
non ti chiamo; intendi?
(Lupino entra col cane)
silvio Dove
misero me! Dove debb’io
20 volger
il piede a sequitarti o caro
o
mio fido Melampo? Oh bella ninfa
dimmi,
vedesti il mio fedel Melampo,
che
testé dietro a una cerva sciolsi?
dorinda Io
bella? (Silvio) io bella?
25 Perché
così mi chiami
crudel,
se bella agli occhi tuoi non sono?
silvio O
bella, o brutta, hai tu ‘l mio can veduto?
A
questo mi rispondi, o ch’io mi parto.
dorinda Tu
se’ pur aspro a chi t’adora Silvio.
30 silvio Ninfa qui venni a ricercar Melampo;
non
a perder il tempo: addio.
dorinda Ferma;
il cane, e la cerva è in poter mio.
silvio Cara
Dorinda mia damigli tosto.
dorinda Non
così tosto avrai quel che tu brami,
35 che
tosto fuggirai Silvio crudele.
silvio No
certo bella ninfa.
dorinda Mel
prometti tu Silvio?
silvio Io
tel prometto.
dorinda Vieni
Lupino,
Lupino
ancor non odi? (Lupino viene col cane)
Ecco il tuo cane.
40 silvio O
come son contento! Al rimanente
dov’è
la cerva, che promessa m’hai?
dorinda Quella
cerva son io,
(crudelissimo
Silvio)
che
senz’essere attesa
45 son
da te vinta, e presa.
silvio E
questa è quella cerva, e quella preda,
che
mi dicevi or or?
dorinda Questa
ben mio;
tu
non mi vuoi crudel?
50 silvio Dorinda
addio. (vuol partire, Dorinda lo
trattiene)
dorinda Ferma
perfido, ingrato;
o
se partir tu vuoi
deh;
dimmi almen perché, Silvio spietato.
silvio Sì sì voglio partir,
55 e non ti posso dir
né ti vo’ dir perché.
Allor t’ascolterò
che aver da te potrò
quel ch’hai promesso a me.
60 Sì sì voglio partir,
e non ti
posso dir
né
ti vo’ dir perché.
dorinda E questo è il guiderdon, che tu mi dai
del
can, ch’io ti trovai Silvio crudele?
65 Vanne
ingrato; ma sappi
che
a Dorinda l’hai fatta, e che t’aspetta
quella
che fan le donne
de’
gelosi mariti alta vendetta.
Perfido mancator
70 no; mai tu non potrai
questo mio cor placar.
Se mai ti posso aver
lo ti farò veder
una donna in furor
75 quel che sa far.
Perfido mancator
no; mai tu non potrai
questo mio cor placar. (parte)
SCENA
seconda
Mirtillo, e poi Ergasto.
mirtillo O
primavera zoventù dell’anno.
Bella
mare d’erbette, e radiccietto,
de
lattughe novelle, e missianzette,
ti
torni sì, ti torni;
5 ma
za co ti non torna
che
del mio za perduo dolce visetto
la
rimembranza amara
Amarilli
mio ben, vita mia cara. (esce Ergasto)
Ma
xe Ergasto che vien; cortese Ergasto
10 dimmi
che nuove hai tu, di vita, o morte?
ergasto Vita no
te darìa, se mi l’avesse,
e
morte spero dar, benché non l’abbia.
mirtillo Che te
vegna la rabbia
come
ti xe melenzo
15 ti
guasti sempre il senso;
(ma
ciò sia per parentesi;
e
torniamo al proposito)
dimmi
cortese Ergasto hai tu veduto
Amarilli
il mio bene?
20 ergasto Sì ch’io
la viddi: oh Dio!
Viddi
sì l’idol mio,
e
co la vedo ogn’or (belle parole)
mi
struggo appò di lei qual giaccio al sole.
mirtillo Che
pezzo d’animal
25 ti
confondi l’intrezzo,
ch’esser
me devi amigo, e no rival.
ergasto Animal
ti è ben ti se tu non sai
che
allor che mi guardai
quel
zentil mustazzetto
30 partì
da questo petto
la
pristina amicizia, e venne amore
ospite
nuovo a soggiornar nel cuore.
Co la vedo mi ghe digo
cara amata ninfa mia
35 mi gh’ho proprio sinfonia
né so viver senza ti.
Su careta no fe squasi,
vegni a darme quatro basi,
o li tiogo da per mi.
40 Co la vedo mi ghe digo
cara amata ninfa mia
mi gh’ho proprio sinfonia
né so viver senza ti. (parte)
SCENA
TERZA
Corisca, e Mirtillo.
corisca Mirtillo, anima mia,
godo
la sorte alfin di ritrovarti;
onde
possa spiegarti
l’ardor,
che mi consuma.
mirtillo (a parte) Ecco quest’altra
5 (ad alta voce) Corisca, ti te struzi, e
parli al vento.
son
quasi desconìo,
son
morto, e son sbasìo
per
un viso più bello, e più zentile,
che
non xe ‘l tuo rabbioso, e pien de bile.
10 corisca Bella non son,
lo so; però costante,
e
seguace fedel del tuo sembiante.
mirtillo Lo so,
che ti è costante
per
batter l’azzalino a qualche amante.
corisca Ah! Villano indiscreto
15 non
se’ contento nell’amor sprezzarmi,
che osi ancora oltraggiarmi?
mirtillo Via, caveve de qua, che no ve vogio,
e s’cietta
vela digo:
del
vostro amor no ghe ne penso un figo.
20 corisca Se non muti pensiero
porterò
nel tuo cor pena sì forte,
che
ti darà la morte.
mirtillo Porteré vostra nona da Castello.
No
che no vogio amarte;
25 e
piuttosto che tor quel brutto muso,
accompagnao
dalla mia frezza, e l’arco,
vogio
andar a sposarme in mezzo al parco.
Cara co ti me vedi
stame lontana, e credi
30 che questa xe la via
d’innamorarme.
Più ti me piaserà
co ti me incontrerà
a tirar via de longo,
35 e no parlarme.
Cara co ti me vedi
stame lontana, e credi
che questa xe la via
d’innamorarme. (parte)
SCENA QUARTA
Amarilli, e Corisca.
amarilli Corisca mia diletta
pur ti trovo
alla fine,
per donar
posa all’affannato core.
corisca Deh! Qual sì fier dolore
5 t’agita, e ti
molesta?
amarilli
Ah! Se ‘l sapessi, o cara,
so bene che
di me avresti
quella
pietade ahimè! ch’altri non sente.
corisca Io già scorgo il tuo core;
10 ardi Amarilli, e
ti consuma amore.
amarilli Negarlo a te non posso.
corisca Dimmi, chi è mai costui, che tanto
adori?
amarilli Egli è Mirtillo o cara.
corisca Mirtillo? Ahimè che sento!
15 amarilli Tu ti turbi Corisca, e qual timore?
corisca M’ascese al capo un feminil vapore.
(a parte) Ma finger convien.
(ad alta voce) Ascolta, amica, e ‘l mio
pensier seconda;
su questa
verde sponda,
20 con le nostre
compagne oggi verremo
a fare il
giuoco della cieca, a un tratto
per opra mia
verrà Mirtillo, e lui
farò caderti
in braccio.
amarilli Ohimè Corisca!
25 corisca Il sospirar sorella
è debolezza,
e vanità di core.
amarilli Non sai tu che promessa a Silvio sono:
non sai tu
che la legge,
condanna a
morte ogni donzella, ch’aggia
30 violata la fede?
corisca Per quelle, che son sagge
non è fatta
la legge,
che altro
alfin l’onestate
non è che un’arte
di parer onesta.
35 amarilli Orsù perché molesta
più non ti
sia, prometto
di venir sul
meriggio a fare il gioco:
qui scoprirmi
il suo foco
potrà
Mirtillo e qui con vaghi accenti
40 anch’io gli
parlerò de’ miei tormenti.
Mi sento al core
un tal piacere,
che toglie a’ sensi
ogni potere.
45 L’alma rapita
né dir lo sa,
giubilo e tremo,
spero, e pavento,
credo fallace
50 il mio contento,
né so pensare
che mai sarà.
Mi sento al core
un tal piacere,
55 che toglie a’ sensi
ogni potere. (parte)
corisca Va’ pur via semplicetta
a udire i
prieghi di gradito amante
se ridur mai
ti posso; a tal partito
60 ti stringerò ben
io con questo gioco,
che non l’avrai
da gioco,
e condurroti
a quel, che bramo in guisa,
che tu
stessa, non ch’altri agevolmente
creder potrai
che t’abbia affin condotta
65 ad una morte ria
il tuo
sfrenato amor; non l’arte mia.
Più che da stretto loco
di fuori
n’esce il fuoco
tanto
più fa romor.
70 E più che vien ristretto
scoppia così dal petto
con più fracasso amor.
Più che da stretto loco
di fuori n’esce il fuoco
75 tanto
più fa romor.
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
Satiro,
tenendo Corisca per i capelli.
satiro T’ho pur sì
lungamente attesa al varco,
che nella
rete se’ caduta, e sai
questo non è
il mantello, è il crin Corisca!
corisca A me Satiro?
satiro A te. Non se’
tu quella
5 maestra di
menzogne, che tradito,
m’ha in tanti
modi, e dileggiato sempre
ingannatrice,
e pessima Corisca?
corisca Corisca son ben io; ma non già quella,
Satiro mio
gentil, che agli occhi tuoi
10 un tempo fu sì
cara.
satiro Or son
gentile?
Sì scelerata;
ma gentile non fui
quando per
Coridon tu mi lasciasti.
corisca Eccomi a piedi tuoi; se mai t’offesi,
idolo del mio
cor, perdon ti chieggo,
15 abbi pietà di
me; lasciami omai.
satiro La
perfida m’ha mosso, e s’io credessi
solo all’affetto
a fe’ che sarei vinto;
ma insomma io
non ti credo
sotto quest’umiltà
sotto que’ preghi
20 si nasconde
Corisca.
corisca Oimè
il mio capo.
Ferma crudel,
ed una sola grazia
non mi negar
almen.
satiro Che
grazia è questa?
corisca Che tu m’ascolti ancora un poco.
satiro Ti pensi tu con
parolette finte,
25 e mendicate
lagrime ingannarmi?
corisca Deh! Satiro cortese, e pur tu vuoi
far di me
strazio?
satiro I’ proverai,
vien pure.
corisca Senza averne pietà?
satiro Senza
pietade.
corisca E ‘n ciò se’ tu ben fermo?
satiro In
ciò ben fermo,
30 hai tu finito
con questo incantesmo?
corisca O villano indiscreto, ed importuno,
carogna
fracidissima, e diffetto
di natura
nefando, se tu credi
che Corisca
non t’ami, il ver tu credi;
35 che vuoi ch’io ami
in te? Quel tuo bel ceffo?
Quella sucida
barba? Quelle orecchie
caprine?
satiro O scelerata!
A me questo?
corisca A te questo.
satiro A me ribalda?
corisca A te caprone.
satiro Ed io con
queste mani
40 non ti trarrò quell’importuna
lingua?
Io ti farò…
corisca Che mi farai villano?
satiro Io ti mangierò viva.
corisca E con quai
denti,
se tu non li
hai?
satiro O ciel come
il comporti;
ma s’io non
te ne pago… vien pur via..
45 corisca Non vo’ venir.
satiro Non ci
verrai malvaggia?
corisca No tu malgrado no.
satiro Su via vediamo
chi
di noi due è più forte, e se tu puoi
resisti a
questo crollo.
corisca Tira Satiro; addio: fiaccati il collo.
(Corisca lascia la chioma in mano al Satiro,
il quale casca, ed ella fugge)
50 satiro Oimè dolente ahi lasso!
Accorrete
pastori
a rimirar il
magico stupore
di chi sen
fugge, e vive senza capo;
Ma come il
sangue
55 fuor non ne
picca?
O mentecato!
Senza capo colei?
Senza capo se’
tu; la scelerata
un’altra
volta m’ha deluso alfine;
ci tornerà;
né più meco varranno
60 lagrime finte, o
menzogneri vezzi;
che, armato
di furor, vo’ farla in pezzi.
Fuggi sì; ma pure aspetta
che
se tarda è la vendetta
via
terribil più farà.
65 Che se torna in queste mani
l’infedele,
in pezzi, in brani
ai miei piedi alfin
cadrà.
Fuggi sì; ma pure aspetta
che se
tarda è la vendetta
70 via terribil più farà. (parte)
SCENA SECONDA
Amarilli
bendata condotta per mano di due ninfe. Corisca, Dorinda, ed altre poi
Mirtillo, ed Ergasto da donna.
amarilli Ecco la cieca. Or voi
che ‘l
sentier mi scorgete, e quinci, e quindi
mi tenete per
mano
quivi tra
queste piante,
5 ov’è maggiore
il vano
lasciatemi
nel mezzo, e tutte insieme
fatemi
cerchio, e s’incomminci il gioco.
mirtillo Anca mi qua in sto luoco
ho volesto
vegnir con scuffia, e gonna
10 per sfogar de
sto petto
l’ardor, che
me consuma,
all’idol del
mio diletto.
ergasto E
mi con queste spoglie
le mascule
mie membra ho ricoperto;
15 perché mi vogio
al certo,
che così
travestito
il sesso
mascolino
s’unisca, e
si congionga al feminino.
corisca Sonagliol, mio sonagliol ch’hai tu
perso
20 un ago serunato.
tutti Or vien di dietro a me, ch’io l’ho
trovato.
(corrono danzando intorno ad amarilli, nelle
cui braccia vien da Corisca gettato Mirtillo)
amarilli A fe’ t’ho colta Aglauro,
tu vuoi
fuggir? T’abbraccierò si stretta.
mirtillo Corisca maledetta.
25 amarilli Tu se’ Corisca? Appunto
altri che te
volev’io, per darti
della pugna a
mio senno.
Or te’
questo, e quest’altro,
e quest’anco,
e poi questo; ancor non parli?
30 Se’ dessa, o non
se’ dessa?
mirtillo Sono, e non son, come te piase o cara.
amarilli Orsù sciolgimi dunque, o da me stessa (si sbenda)
mi leverò d’impaccio.
Ohimè che veggio!
Lasciami
traditore; ahi che sventurata!
35 mirtillo Via non fe la sguaiata,
che za tutti
savemo
che ti è
vegnua in sto liogo
per parlarme
del fuogo
che t’accese
in tel petto
40 el mio zentil
visetto.
amarilli Orsù giaché lo sai
lascia che
queste ninfe
si divertin
col ballo, e noi tratanto
sotto quel
mirto ombroso
45 raggionando d’amore
refrigerio
daremo a questo core.
Sì pastor
questo mio petto
ch’è
d’amor
50 fede, e
amor
fido ricetto
t’insegnarà.
Ti dirà
quest’alma mia
55 che martir
da gelosia
col timor
d’infedeltà.
Sì pastor
60 questo mio petto
ch’è d’amor
fede, e amor
fido ricetto
t’insegnarà.
(siegue il ballo di ninfe)
65 corisca Or che il ballo è finito al consueto
gioco si
torni far e la cieca tocchi
a questa
bella ninfa; io già conobbi
esser Ergasto
in feminili spoglie
vo’ che si
leghi, e solo
70 si lasci quivi,
affine
che l’importuna,
e ria
malizia di
costui
non turbi i
vostri affetti (a parte)e l’arte mia.
ergasto (a
parte) Questi tanti bisbigli
75 mi danno de’
sospetti
ma che temer?
Mi sono
Ergasto, e
queste alfine
non son che
feminelle. (ad alta voce) Orsù la
benda
metteme agli
occi, e poi
80 guardeve, che de
botto
la prima, che
mi ciappo
mela metto di
sotto.
(Corisca benda Ergasto e poi dice)
corisca Sonagliol, mio sonagliol ch’hai tu
perso?
ergasto Un ago serunato.
85 corisca Or vien di dietro a me, ch’io l’ho
trovato.
tutti Or vien di dietro a me, ch’io l’ho
trovato.
ergasto In buona fe’ Corisca,
che mi pensai
d’averti presa, e trovo
d’aver presa una
pianta.
90 Ridi sciocchina;
alfin la pagherai,
e se ti
ciappo a fe’ non riderai.
corisca Sonagliol, mio sonagliol, ch’hai tu
perso?
ergasto Un ago serunato.
corisca Or vien di dietro a me, ch’io l’ho
trovato.
95 tutti Or vien di dietro a me, ch’io l’ho
trovato.
(chi di qua, chi di là partono)
ergasto O fossi svelto maledetto tronco
che pur anche
ti prendo,
ah, come son
balordo!
Ma che
silenzio è questo?
100 O che qui non son
donne, o ch’io son sordo.
SCENA TERZA
Satiro, e Ergasto.
satiro A questa volta io viddi
venir l’empia
Corisca:
quanto sarei
contento,
se di
ciapparla ancor mi riuscisse.
5 ergasto Da questa parte sento
qualcuna, che
discorre. A fe’ t’ho colta (piglia il
Satiro)
menati quanto
sai.
satiro Lasciami stolta.
ergasto Che stolta, o che non stolta?
10 Levami pur la
benda,
e torna a far
la cieca un’altra volta.
satiro E ben si sodisfaccia, (la sbenda) eccoti sciolta.
O che negro
mostaccio; in questa selva
più brutta di
costei non v’è altra belva. (via)
15 ergasto Così dunque si tratta
da un caprone
indiscreto
una sì bella
ninfa?
(esce Amarilli, deride Ergasto, e parte)
Ma che? Ti
ancor mi beffi
donna perfida
ingrata
20 Amarilli
spietata?
Via zitta, che forse
non sempre ridente
così ti vedrò;
e allora chi sa
25 che far ti potrò.
Se mai mi dirai
mi son la tua bella,
che amasti una volta,
or parli con questa,
30 discorri con quella:
sai tu, che dirò?
son cieco, non vedo,
son
muto, non parlo,
son
sordo, non sento:
35 e senza
parlarti
vederti,
né udirti
di
stizza, di rabbia
crepar
ti farò.
Via zitta, che forse
40 non
sempre ridente
così ti vedrò;
e allora chi sa
che far ti potrò. (parte)
SCENA QUARTA
Amarilli, e Corisca.
amarilli Corisca e sarà vero
che Mirtillo
il mio bene
stimi l’affetto
mio sì lieve, e poco,
che della
pena mia si prenda gioco?
5 corisca Credimi scioccarella
che non t’ama
Mirtillo;
arde sol per
Dorinda.
amarilli Ah! Che creder nol posso!
corisca (a
parte) Vagliami pur l’inganno
10 per deluder
costei.
(ad alta voce) Vedi? Quella è una grotta
dove tra
pochi istanti
la copia
giungerà de’ fidi amanti.
Vanne, colà t’ascondi
15 propizio il
tempo aspetta
e quando
giungan fa la tua vendetta;
ma non
tardar, entra mio core.
amarilli Al
tempio
a venerar gli
dei pria gir vogl’io.
corisca Vanne; ma tosto vien.
amarilli Corisca
addio. (parte)
20 corisca Or s’io non erro, a buon camin son
volta;
ma vien
Mirtillo; appunto altri che lui
non volev’io
per terminar l’impresa.
SCENA QUINTA
Mirtillo e Corisca.
corisca Dove dove Mirtillo?
(a parte) Quasi m’uscì di bocca: «Anima
mia».
mirtillo Son stuffo de star qua, mi vago via.
corisca Tu mi sembri turbato.
5 mirtillo Amarilli el mio bene
mi dà
tormente, e vuol che viva in pene.
corisca Infelice Mirtillo
purtroppo sei
tradito, e io lo vedo.
mirtillo Puol esser; ma nol credo.
10 corisca Vedi dentro quell’antro
molto sovente suole
la tua fida
Amarilli
a rozzo
pastorel reccarsi in braccio.
mirtillo O diavol monzuo cosa me distu?
15 corisca Tu qui l’attendi, e ne vedrai l’effetto,
né ti lagnar,
che se t’affligge il core
fa per me la
vendetta il dio d’amore.
In mercé di tanto affetto
semplicetto
20 ti disprezza un empio core;
così apunto alla mia fede
rendi ingrato egual mercede;
ma ben giusto è il dio d’amore.
In mercé di tanto affetto
25 semplicetto
ti disprezza un empio core;
così apunto alla mia fede
rendi ingrato egual mercede;
ma ben giusto è il dio d’amore. (parte)
30 mirtillo Me vogio retirar per veder tutto,
e poi sarò
contento;
ma intanto
vogio amar senza tormento.
Vogio amar,
vogio sperar,
35 fazzo conto de ziogar
alla bassetta.
Spero un giorno guadagnar,
che non può sempre durar
una sorte maledetta.
40 Vogio amar,
vogio sperar,
fazzo conto de ziogar
alla bassetta. (parte)
SCENA SESTA
Amarilli, e Mirtillo in disparte.
amarilli Col cor tutto tremante:
resa timida
amante
cerco le mie
sventure.
Qui non v’è
chi mi veda;
5 onde
sicuramente entrar ben posso.
O Mirtillo,
Mirtillo!
Se di
trovarmi qui sognar potessi?
(entra nella spelonca)
mirtillo Dirave che se fa potacci, e lessi
sangue d’un
baccalao
10 che son tutto
inrabbiao.
Però vogio
entrar dentro, e vendicarme.
Sì mia cara
Corisca
che adesso mi
te credo,
e quel che ti
m’ha ditto, el tocco, el vedo.
(entra nella spelonca)
SCENA
SETTIMA
<Satiro.>
satiro Costui crede a Corisca, e seque l’orme
di lei nella
spelonca?
Stupido è ben
chi non intende il resto.
Or vo far un
bel colpo;
5 chiuderò
questo foro
con
quel pesante sasso.
Non
posso. Un sodo tronco
schianterò
da quest’elce.
O
come è grave, e ben affisso in terra
10 già
il muovo; egli sen cade:
la
mala volpe è nella tana chiusa.
Or
volo ai sacerdoti
a
seminar ruine;
onde
impari ogni ninfa, ogni pastore
15 quel
che sa far la rabbia, el mio furore.
All’ingrata
dispietata
nuova guerra muoverò.
Ed armato di furore
20 io le macchie del mio onore
sol col sangue lavarò.
All’ingrata
dispietata
nuova guerra muoverò. (parte)
ATTO TERZO
SCENA
PRIMA
Corisca, e Dorinda.
dorinda E conosciuta al certo
non m’avevi
Corisca?
corisca Chi ti riconoscerebbe
sotto sì
rozze spoglie
5 per Dorinda
gentile?
Ma dimmi,
uscir non vuoi di questi panni?
dorinda Sì voglio; ma Lupino
ebbe la veste
mia con l’altro arnese:
va’, ti
prego, a cercarlo, ed io trattanto
10 là in quel
cespuglio, il vedi?, ivi t’attendo.
corisca Io vo, tu non partire
di là, fin ch’io
non torni.
(Parte Dorinda)
Dall’ardir di
costei chi non comprende
anche in
tenero core
15 quant’ha gran
forza amore. (parte)
SCENA SECONDA
<Silvio.>
silvio O per me fortunato
quel dì, ch’io
ti sacrai l’anima casta
Cintia mia
sola dea;
ma veggio, o
veder parmi in quel cespuglio
5 un non so che
di bigio?
Egli è per
certo un lupo:
a te cortese
dea (scocca l’arco)
il colpo
raccomando; ohimè che veggio!
Ohimè Silvio
infelice!
10 Hai ferito un
pastor sotto la scorza
d’un lupo.
Ahi caso acerbo!
SCENA
TERZA
Corisca, Dorinda e detto.
corisca Reggiti
tutta pur su queste braccia
infelice
Dorinda.
silvio Ohimè!
Dorinda?
dorinda Sapessi almen chi m’ha così piagata?
5 corisca Silvio.
dorinda Ohimè! Che ne sai?
corisca Riconosco il suo strale.
dorinda O dolce uscir di vita,
se Silvio m’ha
ferita.
silvio Dorinda, eccoti un mostro
10 di pietade, e d’amor
sempre nemico.
Ferisci
questo cor, che a te fu crudo
eccoti il petto ignudo.
dorinda Ferir io te? Te pur ferisca amore.
silvio O nume domator d’uomini, e dei
15 già nemico, or
signore
di tutti i
pensieri miei
diffendimi,
ti prego,
dall’empio
stral di morte
la mia dolce
consorte.
20 corisca Così feriti ambidue sete; o piaghe,
e fortunate,
e care;
ma senza fine
amare
se questa di
Dorinda oggi non sana.
silvio Sanerà sì Corisca; ecco quest’erba,
25 ch’è molto nota
alla silvestre capra:
vedrai, come
in un punto
stagnerà il
sangue, e saldarà la piaga.
dorinda O mirabil virtù! Come in un punto
ritorna al
fianco il suo primier vigore!
30 Ma la vita non
curo,
se non mi
doni ancor Silvio il tuo core.
silvio Bella sì sì
ch’io t’amerò,
ingrato il core
35 più non
sarà.
Non ti lagnar.
Spera, chi sa,
che la
tua fede
mercede
avrà.
40 Bella sì sì
ch’io t’amerò,
ingrato il core
più non sarà.
(parte con Dorinda)
corisca Ecco alla fine il dispietato Silvio.
45 Ma qual turba di
gente
a questa
volta viene, e seco parmi
un sacerdote;
certamente avenne
qualche cosa
stupenda,
meglio sarà
che dietro a questa siepe
50 mi celi e ‘l
vero intenda. (si ritira)
SCENA QUARTA
Ergasto da sacerdote, con seguito di pastori.
ergasto Orsù villani all’opra
con zappe, e
con badili;
ma senza far
fracasso
levatemi quel
sasso.
(i pastori levano la pietra)
5 Or nella
grotta entrate,
e tutti due
legate i rei meschini,
che senza
autorità sacerdotale
volevano generar dei fantolini.
(Mirtillo esce dalla grotta, e poi Amarilli)
mirtillo Non fé tanto fracasso
10 fio d’una ditta,
e fatta
che qua non
semo in ciasso.
ergasto Olà cotanto ardire
dinanzi al
sacerdote?
Legatemi
quest’empio,
15 e mi si meni al
tempio.
mirtillo Via non fé delle vostre sier cagao;
imparé pur la lezze in questo instante;
che morir dee
la putta, e non l’amante.
amarilli Così dunque morir cortese Ergasto
20 così morir debb’io?
Né sarà chi m’ascolti,
o mi diffenda?
ergasto Così
dice Mirtillo
che sa meglio
di me questa facenda.
amarilli Dunque care mie selve
25 ricevete quest’ultimi
sospiri,
e questo
pianto mio;
addio care
mie selve,
care mie
selve addio.
(esce con Ergasto, e seguito)
mirtillo E ben! Cuor di Mirtillo
30 che pensi, che
dirai? Potrai soffrire
che una ninfa
per te vada a morire? (parte correndo)
corisca Amarilli è già presa
onde per sua
malora
in pena al
suo fallir convien che mora.
SCENA QUINTA
Silvio, e detta.
silvio Corisca, che più tardi?
meco ne vieni
al tempio.
corisca Che far degg’io colà?
silvio Come? Non sai
5 l’orrendo
sacrificio,
che far oggi
si deve?
corisca Io so ch’è stata presa
accusata di
amori disonesti
Amarilli la
casta,
10 e condannata a
morte.
silvio Ma non sai che Mirtillo
adesso al sacerdote,
involando, la
ninfa, così grida:
«Io vo’ morir
per lei».
15 La legge a
questo cambio v’acconsente
o sia
Amarilli rea, o sia innocente.
Ond’è che
crudo scempio
ne farà il sacerdote
or or nel tempio. (via)
corisca Ah! Che questa novella il cor m’affanna;
20 ma non perdo la
speme
si tolga, se
si può, Mirtillo a morte
il resto poi
deciderà la sorte.
È conforto la speranza
s’ella giunge a consolare
25 core amante, che sperò.
Ma tiranna l’alma affanna,
se bugiarda lusinghiera
poscia inganna chi aspettò.
È conforto la speranza
30 s’ella giunge a consolare
core amante, che sperò. (parte)
SCENA SESTA
Tempio.
Ergasto
da sacerdote, Mirtillo legato, e Amarilli, ninfe, e pastori, e sacerdoti tutti
con torce.
mirtillo Pare, che sempre pare vuoi ciamarte
con tutto che
per mi ti fazzi el boia,
lasso el
corpo alla terra,
e l’anima a
culia, che xe mia vita.
5 ergasto Non femo davantazo, o squinzi, o
squali,
inzenocciate
presto, e parli, e tasi.
mirtillo Za che de viver non ghe xe altro caso
non parlo
più; qui m’enzenoccio, e taso.
ergasto Olà ministri
10 porgetemi la scure
sull’eccelsa
insalata
metto l’oglio,
e ‘l betume;
quindi ognuno
faccia «Ecco»
or che taglio
la testa a questo becco.
SCENA SETTIMA
Corisca, e detti.
corisca Ferma! Che fai ministro?
Sappi ch’egli
è innocente, ed io son rea.
ergasto Tasi
muso da ebrea senza creanza,
o che sta
scure te ficco in la panza.
5 corisca Ferma signore, o Dio!
Che Mirtillo
è innocente, e rea son io.
mirtillo La
vostra rabbia ancor no xe sazia
destrigheme
una volta, o fé la grazia.
ergasto Via non parlar buffon,
10 che za sa tutti
che ti è Pantalon.
mirtillo Tasi ti imbriagazzo pien de vin,
che te
cognosso, che ti xe Arlechin.
corisca Olà tacete sciocchi
non guastate
la festa;
15 che per finirla
bene, e con decoro
convien pria
di sposarci,
e poi cantare
il coro.
Sia dunque di
Dorinda
Silvio
spietato, e rio;
20 di Mirtillo
Amarilli, e Ergasto mio.
(si sponsano)
coro Brilli pur contenta l’alma
sempre fida in lieto amor.
Doppo i nembi bella calma
riconforta amante il cor.
25 Brilli pur contenta l’alma
sempre fida in lieto amor.
Apparato
Quando non indicato, la
lezione di MN (edizione Piacenza e Mantova, 1732) segue quella di PC (edizione
Piacenza, 1728). Non sono state segnalate le differenze di organizzazione
metrica di PC e MN rispetto al testo di riferimento VE2 (Venezia,
autunno 1739). Tali differenze riguardano una diversa partizione di
endecasillabi e settenari.
IL PASTOR
FIDO RIDICOLO
In PC il
frontespizio è il seguente: IL / PASTOR FIDO / IN MUSICA, / DA RAPPRESENTARSI
PER TUTTO / IL MONDO / COMPOSTO DAL POETA / IGNORANTE, / E DEDICATO AGLI
AMATORI / DEL DIVERTIMENTO. / [fregio]
In MN: IL /
PASTOR FIDO / IN MUSICA, / DA RAPPRESENTARSI PER TUTTO / IL MONDO / COMPOSTO
DAL POETA / IGNORANTE, / E DEDICATO AGLI AMATORI / DEL DIVERTIMENTO. / [fregio]
/ Piacenza, ed in Mantova, 1732. / Nella Stamperia di San
Benedetto, per / Alberto Pazzoni, Stamp. Arciduc. / Con Licenza de’ Superiori.
AL BENIGNO
LETTORE
Manca in PC e
in MN, che presentano invece il seguente paratesto non firmato:
Cortese lettore.
Non ti recchi
stupore il vedere sulle scene comiche, un abborto del Pastor fido, poiché l’ho fatto per farti ridere, che per altro mi
protesto non esser io poeta, onde non sarò soggetto alla tua critica,
confessando la mia ignoranza. Quello che nella poesia troverai di buono l’ho
rubato dal legittimo Pastor fido, e
siccome io senza corda confesso la verità, così tu senza scandalizarti
compatisci, e sta sano.
PROTESTA.
L’espressioni
di Fatto, Destino, Numi, Deità, l’ho tolto dalle favole, del resto mi protesto
esser vero cattolico.
Interlocutori
In PC:
Attori.
corisca La signora Beatrice Bisognosi
virtuosa del duca Brutta Smorfia
amarilli La signora Smeraldina Menarella
virtuosa della regina del Non puol essere
mirtillo Il signor Pantalone de’ Bisognosi
musico di camera del principe Necessità
silvio Il signor Silvio del Sole
patentato di sua altezza Pocagrazia
ergasto Il signor Truffaldino Batocchio
servo attuale del principe Salsa Periglia
satiro Il signor Flaminio Rompicollo
virtuoso del re Antimonio
La musica è
del signor Ignorante all’oscuro, mastro di capella dell’eccellentissimi Orbi di
Milano.
Il vestiario è d’inventione del signor Senza Bracci,
collo storto.
Le scene sono del signor Guercino, e Titiano sporco, e
fratelli Zoppi.
Li balli sono del signor Senza Gambe, e compagni uniti.
In MN, sola
variante rispetto a PC, è l’introduzione alla fine della lista dei personaggi
di:
sacerdote Il signor Impossibile, virtuoso del
signor Non sarà
I.1.8: o
riposa, o favella ] PC or riposa, or favella
I.2.14-22: in
PC e in MN non c’è l’aria di Mirtillo.
I.3.16: azzalin ] PC azzarin; I.3.19: fresora ] PC fersora; I.3.20:
co’ frittura ] cola fortaia; I.3.35-36: la fia … spasemada ] PC la fia de donna
Betta lavandera, / e star con ella a stecco, / e no ghe penso che la me faza
becco. / Via, via, no me far la spasemada; I.3.40: sporca, che no ti val mezzo daotto ] PC né la to quaia ciappa el mio quaiotto;
I.3.41-49: Maridarse … per ti ] VE omittit
] VE2 l’aria è in appendice alla fine del libretto.
I.8 ] PC I.7
I.9 ] PC I.8
I.9.15: scaltra ] PC scelerata; I.9.25: di’ ] PC di me; I.9.50-52: indi … mani ] PC omittit
I.10 ] PC I.8
I.11 ] PC I.9
I.12 ] PC I.10; I.12.12: ruffian ] PC mezan; I.12.14-15: e
lassa che te varda quel bel musin ] PC e lassa, che te tacca una ventosa su
quel musin; I.12.35: che il tempo poi deciderà del resto ] PC che il tempo poi
deciderà del resto. / No, che non morirai, / credilo, o caro, / che già conosco
tutti i tuoi difetti, / so che mi porti amor, / ma sai che questo cor / tu non
lo puoi comprar, /come i galletti. (via)
I.13 ] PC I.10; I.13.5-6: viver contento con quella sassina /
che me fa bacillar sera, e mattina ] PC dare una sbabazada in quel bel petto, /
e struccolar le care musinette.
I.14 ] PC I.11; I.14.25: Col discacciarlo a ben amar impara ]
PC Col discacciarlo a ben amar impara / amarilli
Amor tu sei crudel, / se un cor così fedel, / tu non l’aiuti, / cosa mai posso
far / di più di quel / ch’ho fatto / per scuoder del mio ben / d’amor i frutti.
(via) ] MN
Col discacciarlo a ben amar impara / amarilli
Oh Dio non è / il passaggiero, / che il fier nocchiero / lascia partendo, / in
van piangendo / su l’ermo lido / come son io; / mentre il crudele / altrove fugge,
/ d’inutil pianto / bagno l’arene, / e di mie pene / qui perdo il grido. (via)
I.15 ] PC I.12; I.15.16: o che sarà di morte ] PC o pur di
cruda morte; I.15.19: macinar ] PC menar
I.16 ] PC I.13; I.16.8: sgninfa ] PC sgnanfa
I.17 ] PC I.13
I.18 ] PC I.14; I.18.19: n’incago ] PC n’istago
I.19 ] PC I.15
I.20 ] PC I.16
I.21 ] PC I.17; I.21.did.: Tempio ] PC Sacerdoti, pastori, e
tutti con torcie ] MN Monte, con tempio. Sacerdoti, pastori, e tutti, con
torcien; I.21.5: tra ] t’ha; I.21.12: indormo ] PC
instago; I.21.14: necessario ] PC cagadore; I.21.32: indi ogn’un faccia festa
principale, ] PC indi ogn’un faccia ecco; I.21.33: a st’animale ] a questo
becco
I.ultima ] PC I.17; I.ultima.27: gridando sempre: «Viva il
pastor fido» ] PC gridando sempre: «Viva il pastor fido» / tutti Viva viva il
pastor fido!
In PC
colophon: [fregio con Amore bendato] / PIACENZA 1728 / [fregio] / Nella Stampa
ducale del Bazachi. / Con licenza de’
superiori.
Appendice
I.4.29: oggia
] aggia; I.4.51: pensave ] pensare; II.1.6: mentzogne ] menzogne; II.1.71:
alffin ] alfin; I.2.68: ih ] in; II.2.79: aggli ] agli; II.2.83: mia ] mio;
II.2.91: te ] se; II.2.97: tiz ] ti; II.3.11: fer ] far; II.3.12: sodifaccia ]
sodisfaccia; II.3.25: farò ] far; II.3.43: farò ] far; II.4.13:
giangerà ] giungerà; II.5.1: Mirrlllo ] Mirtillo; III.2.9: Chimè ] Ohimè;
III.3.35: uon ] non; III.3.48: qvalche ] qualche; III.3.50: rinira ] ritira; III.4.did: do ] da; III.4.9: Nou ] Non;