Il pastor fido ridicolo

Scherzo comico in musica

 

a cura di Andrea Fabiano

 

Biblioteca Pregoldoniana

 

lineadacqua edizioni

 

2013

 

 

Il pastor fido ridicolo

a cura di Andrea Fabiano

 

© 2013 Andrea Fabiano

© 2013 lineadacqua edizioni

 

Biblioteca Pregoldoniana, nº 3

Collana diretta da Javier Gutiérrez Carou

www.usc.es/goldoni

Venezia - Santiago de Compostela

 

lineadacqua edizioni

san marco 3717/d

30124 Venezia

tel. +39 041 5224030

www.lineadacqua.com

info@lineadacqua.com

 

ISBN dell’edizione completa: 978-88-95598-24-6

 

La presente edizione è risultato dalle attività svolte nell’ambito del progetto di ricerca Archivo del teatro pregoldoniano (FFI2011-23663) finanziato dal Ministerio de Ciencia e Innovación spagnolo. Lettura, stampa e citazione (indicando nome del curatore, titolo e sito web) con finalità scientifiche sono permesse gratuitamente. È vietato qualsiasi utilizzo o riproduzione del testo a scopo commerciale (o con qualsiasi altra finalità differente dalla ricerca e dalla diffusione culturale) senza l’esplicita autorizzazione del curatore.

 

 

 

Biblioteca Pregoldoniana, nº 3

 

 

Nota al testo

 

Il pastor fido ridicolo è tramandato con varianti anche del titolo da cinque libretti corrispondenti ad altrettanti allestimenti.

            L’edizione princeps è rappresentata dall’edizione di Londra in inglese ed italiano a fronte (d’ora in poi indicata con la sigla LO) del 1727:

La Parodia del Pastor fido. / A / Comick OPERA. / as it is Acted Musically / By the COMPANY of / Italian Comedians / AT THE / KING’s THEATRE / in the Hay-Market / [fregio] / LONDON: / Printed for T. KING, 1727. / (Price One Shilling.)

 

            Si tratta di un’esecuzione legata alla tournée a Londra di attori italiani nel corso del biennio 1726-1727, tra i quali sappiamo esser presenti alcuni comici che saranno della compagnia del San Samuele: Antonio Costantini (Arlecchino), Giovanna ‘Zanetta’ Casanova (Silvio), la moglie di Costantini, Cecilia Collucci Rutti (Dorinda), Pietro Gandini (Brighella), Gaetano Casanova.

            La consistenza delle varianti ci ha spinto quindi a pubblicare integralmente in appendice questa prima versione del testo nella sola redazione italiana, traccia inoltre particolarmente interessante del repertorio dei comici italiani per la sua dimensione tragicomica, parlata e cantata. Il testimone su cui è esemplata la nostra edizione è conservato alla British Library di Londra con la collocazione RB.23.b.1699.

 

            La decennale circolazione italiana si fonda invece con varianti sostanziali rispetto a LO a partire dalla rappresentazione di Piacenza e del relativo libretto (d’ora in poi indicato con la sigla PC) del 1728:

IL / PASTOR FIDO / IN MUSICA, / DA RAPPRESENTARSI PER TUTTO / IL MONDO / COMPOSTO DAL POETA / IGNORANTE, / E DEDICATO AGLI AMATORI / DEL DIVERTIMENTO. / [fregio]

 

            Il colophon porta l’indicazione seguente:

[fregio] / PIACENZA 1728 / [fregio] / Nella Stampa Ducale del Bazachi. / Con licenza de’ Superiori.

 

            Il testo è nuovamente edito con poche varianti (cfr. infra l’Apparato) a Piacenza-Mantova nel 1732 (d’ora in poi edizione indicata con la sigla MN):

IL / PASTOR FIDO / IN MUSICA, / DA RAPPRESENTARSI PER TUTTO / IL MONDO / COMPOSTO DAL POETA / IGNORANTE, / E DEDICATO AGLI AMATORI / DEL DIVERTIMENTO. / [fregio] / Piacenza, ed in Mantova, 1732. / Nella Stamperia di San Benedetto, per / Alberto Pazzoni, Stamp. Arciduc. / Con Licenza de’ Superiori

 

            Viene quindi pubblicato a Venezia nel 1739 per le rappresentazioni nella stagione di carnevale del Teatro San Samuele (d’ora in poi edizione indicata con la sigla VE) con il cambiamento di titolo:

IL / PASTOR FIDO / RIDICOLO / SCHERZO COMICO / IN MUSICA / Da rappresentarsi / nel Teatro Grimani di / S. Samuele. / Nel Carnovale dell’Anno 1739. / [fregio] / IN VENEZIA, / MDCCXXXIX; / Con Licenza de’ Superiori

 

            Questa nuova edizione, con alcune varianti non sostanziali (cfr. infra l’Apparato), presenta per la prima volta l’attribuzione esplicita di paternità all’attore Antonio Sacco, il celebre Truffaldino, e ai suoi compagni di troupe e mette in rilievo soprattutto l’aspetto parodico nei confronti dell’ipotesto di Battista Guarini.

            Segno del successo di questa parodia cantata, l’immediata riproposta nella stagione autunnale dell’Ascensione sempre al Teatro San Samuele. Questo nuovo allestimento è documentato da una seconda impressione (d’ora in poi indicata con la sigla VE2) del libretto con alcune varianti e con la reintroduzione di 7 versi in fine I, 3:

IL / PASTOR FIDO / RIDICOLO / SCHERZO COMICO / IN MUSICA / Da rappresentarsi nel Teatro Grimani di / S. Samuele. / L’Autunno dell’Anno 1739. / SECONDA IMPRESSIONE. / [fregio] / IN VENEZIA, / MDCCXXXIX. / Con Licenza de’ Superiori.

 

            Non sono state reperite al momento nuove stampe, quindi possiamo considerare quella di VE2 come l’edizione che rappresenta l’ultima volontà d’autore, pur nella condizione effimera e fragile della nozione di testo e di autore per questa tipologia di lavoro teatrale. L’ipotesi più probabile è infatti quella di un tipico rimaneggiamento di un copione presente nel baule della compagnia realizzato a più mani e coordinato da Antonio Sacco.

 

Il testo di riferimento della presente edizione è quindi quello della seconda impressione veneziana (VE2), di cui abbiamo riprodotto anche i paratesti. L’esemplare consultato è conservato alla Biblioteca nazionale marciana di Venezia, collocazione Drammatica 1054.5.


 

 

Il pastor fido ridicolo

Scherzo comico in musica

 

 

IL

PASTOR FIDO

RIDICOLO

SCHERZO COMICO

IN MUSICA

Da rappresentarsi nel Teatro Grimani di

S. Samuele.

L’Autunno dell’Anno 1739.

SECONDA IMPRESSIONE.

[fregio]

IN VENEZIA,

MDCCXXXIX.

Con Licenza de’ Superiori

 

 

 

 

A’ SIGNORI CURIOSI DI BUON GUSTO.

 

1        Se vi pare di aver per le mani una rarità senza pari, per il suo essere, comprate questo libretto, da cui intenderete quello che non avete inteso mai più, e che forse un’altra volta non avrete comodo d’intendere. Leggetelo quindi attentamente, e venite tutti ad osservarne i personaggi, ed udirne l’aria, che tutta salubre in tanto a voi desidero nell’augurarvi gl’anni di Nestore, e contentezza di chi è pago; come quello dice il filosofo.

2        Satis habet qui plus non cupis.

 

 

AL BENIGNO LETTORE.

 

1        All’intitolazione di questo scherzo teatrale ben comprenderai, lettore umanissimo, essere una scenica rappresentazione totalmente faceta all’uso comico, i di cui attori, non avendo obbligo di alcuna perizia nella musica, non poteano avere altra idea nel comporne le parole, ed i versi, o le rime, che di semplicemente divertire l’udienza giocosamente. Piaccia per tanto alla tua cortesia degnarlo del tuo grazioso compatimento, e figurarti in questa bizaria un umile tributo d’osequio, che al tuo merito si dedica da questi tuoi devotissimi, e riverentissimi servidori.

2        Antonio Sacco, e compagni.

 

 

 

Interlocutori

 

amarilli, ninfa                                           La signora Ninetta imbizarrita virtuosa brillante della sontuosa Galleria delle Stelle polari.

corisca, ninfa                                            La signora Smeraldina Menarella arcicuoca maggiore della Cucagna moderna.

silvio, pastore                                             Il signor intendente generale di battaglia del colosso di Rodi.

mirtillo, pastore                                        Il signor Pantalon de’ Bisognosi: primo consigliere dell’arco superiore del ponte di Rialto.

ergasto, pastore e poi Sacerdote del tempio      Il signor Arlichino Battocchio: cavallerizzo maggiore del gran tamberlano delle vallade di Buslecca di sotto.

satiro,                                                      Il signor dottore Campanone Imbrighellato gran scudiere della corte degl’invalidi soffistici della busecca di Milano.

 

 

 

                                   SCENA PRIMA

 

                                   Campagna.

                                   Amarilli, con pecorelle in disparte.

 

                                   Qui, dove suol Mirtillo

                                   l’orme stampar talor del piè gentile

                                   d’un fortunato aprile

                                   dolce l’aura respira. Un tal baleno

5                                  di quelle luci vaghe

                                   fa più bello il ruscel più chiaro il fonte;

                                   ed alor, che il mio fido

                                   o riposa, o favella in queste sponde,

                                   ardon meco d’amore

10                                il prato, l’erba, e ‘l fiore,

                                   e d’insolita fiamma ardon quell’onde.

 

                                                  Pascete sì pascete, io mi contento,

                                               ma, se Mirtillo viene, andate, andate.

                                                  Perché se lo mirate un sol momento,

15                                            di lui voi resterete innamorate.

                                                  Pascete sì pascete, io mi contento,

                                               ma, se Mirtillo viene, andate, andate.

 

 

                                   SCENA seconda

 

                                   Mirtillo.

 

                                   O primavera zoventù dell’anno.

                                   Bella mare d’erbette, e radicette,

                                   de lattughe novelle, e misianzette,

                                   ti torni sì, ti torni;

5                                  ma za co ti no torna

                                   quei zorni fortunài, e così cari,

                                   ti torni sì, ti torni,

                                   né altro co ti no torna, che del mio

                                   terso, e zentil visetto

10                                la recordanza amara.

                                   Amarilli mio ben, mi per ti moro;

                                   e se ti no me dà una cara occiada,

                                   te zuro, che mi fazzo la frittada.

 

                                                  Come va el copano

15                                            nel mar instabile

                                               ziradonandose

                                               quanto ch’el puol.

                                                  Così quest’anema

20                                            nel mar de Venere

                                               infra le tenere

                                               ondete lucide

                                               negar se vuol.

 

 

                                   SCENA TERZA

 

                                   Corisca, e detto.

 

            corisca          Mirtillo, anima mia, pure a la fin

                                   mi ha concesso la sorte

                                   di ritrovarti solo,

                                   onde spiegar ti possa

5                                  l’ardor, che mi consuma, e affligge tanto

                                   che ridirti no ‘l posso.

 

            mirtillo        Corisca, ti te struzi, e parli al vento.

                                   Gh’ho altro per el cao

                                   d’ascoltar le to ciaccole. Ho el figao

10                                marzio per altro muso

                                   più bello, più grazioso, e più zentile,

                                   che non ti è ti rabbiosa, e pien de bile.

 

            corisca          Bella non son, lo so, ma però fida,

                                   e nell’amor costante.

 

15        mirtillo        Lo so, che ti è costante,

                                   per batter l’azzalin ad ogni amante.

                                   Ti è Corisca da tutti cognossùa

                                   scaltra, finta, e busarda.

                                   Ti è come la fresora

20                                che chi la tocca, co frittura è cotta,

                                   o la tinze, o la scotta.

 

            corisca          Ah! Villano indiscreto,

                                   fachinaccio importun, senza creanza,

                                   farò darti, baron, de piè in la panza.

 

25        mirtillo        Via, caveve de qua, muso da zacco,

                                   o sul naso ve dagno un parpagnacco.

 

            corisca          Se tu non muti influsso a la tua stella,

                                   vuò darti sul mustaccio una pianella.

 

            mirtillo        Ti me darà to nona da Castello

30                                petegola monzùa,

                                   fia de colia, che no vòi farghe el nome

                                   no che no vogio amarte;

                                   e piuttosto che tor quel brutto muso,

                                   vòi sposar la Sandrina,

35                                la fia de donna Betta lavandera,

                                   via, via, no me far la spasemada,

                                   e dir che mori per sto bel visetto.

                                   Che no ti farà niente;

                                   no son così merlotto,

40                                sporca, che no ti val mezzo daotto.

 

                                                  <Maridarse l’è un gran gusto,

                                               ma non dura più d’un dì,

                                               l’è così, l’è così.

                                                  Co se tiol mujer, e bella,

45                                            co la mostra la pianella,

                                               no la serve più per ti.

                                                  Maridarse l’è un gran gusto,

                                               Ma non dura più d’un dì,

                                               L’è così, l’è così.>

 

 

 

                                   SCENA QUARTA

 

                                   Corisca.

 

                                   Vanne pur malandrino,

                                   e sprezzarmi a tua voglia,

                                   che, benché donna sia,

                                   viva te manterrò la fede mia.

 

5                                                Disperata

                                               abbandonata

                                               chi consola un’infelice,

                                               che d’amor si strugge, e sface.

                                                  Per pietà porgete aiuto

10                                            con chitarra, e con liuto

                                               a Corisca abbandonata.

 

 

                                   SCENA QUINTA

 

                                   Amarilli, e detta.

 

            amarilli         Ah! Corisca diletta,

                                   come qui tu soletta,

                                   e senza di colei, che tanto adori?

 

            corisca          Ah! Se sapessi, o cara,

5                                  qual interno dolor quest’alma affligge,

                                   so bene che avresti

                                   di me quella pietà, che altri non sente.

 

            amarilli         Io già dal volto tuo tutto discerno.

                                   Conosco la tua pena,

10                                scorgo ben il tuo ardore;

                                   amante sei, e ti consuma amore.

 

            corisca          Negarlo a te non posso;

                                   amo, è ver, un pastor vago, e gentile,

                                   e per mia cruda sorte

15                                fatta timida amante

                                   mi agghiaccia il cor la fiera gelosia,

                                   né oso palesar la pena mia.

 

            amarilli         Ami dunque a tua posta, e ascondi in seno

                                   del cieco dio il perfido veleno?

20                                Sciocca sei ben sorella

                                   a consumar la tua beltà in amore;

                                   egli è tempo perduto

                                   seguir un cieco, e voler far da muto.

 

            corisca          Ma che far deggio mai? Tu mi consiglia.

 

25        amarilli         Tu, che maestra sei di vezzi, e sguardi

                                   per allettar un’alma

                                   da me cerchi la scorta?

 

            corisca          Da te fida Amarilli

                                   spero un dolce conforto,

30                                e a la nave del cor sicuro porto.

 

            amarilli         Dimmi, chi è mai costui, che tanto adori.

 

            corisca          Egli è Mirtillo, o cara.

 

            amarilli         Mirtillo! Oimè, che sento?

 

            corisca          Tu ti turbi Amarilli! E qual timore…

 

35        amarilli         Di passaggio un timor mi punse il core.

                                   (a parte) Ma finger convien. (ad alta voce) Ascolta, amica;

                                   giacché timida sei, e che non osi

                                   di palesar la fiamma al tuo pastore,

                                   attendi all’imbrunir di questa sera,

40                                e tacita, e soletta, con la tua

                                   cetra al suo abitur n’andrai, ed ivi

                                   poco lungi discosta

                                   dà spirto al suono, ed armonia a la voce,

                                   poscia con dolci accenti

45                                spiegagli in questa guisa i tuoi lamenti.

 

            (a 2)                                Va cantando a l’alba intorno

                                               l’augellin semplice, e stolto,

                                               quanto è bella, quanto è cara

                                               del mio piè la libertà.

50                                               Così anch’io d’amore a scorno

                                               vado sciolto

                                               dispreggiando seguir un volto,

                                               e servir a una beltà.

                                                  Va cantando a l’alba intorno

55                                            l’augellin semplice, e stolto,

                                               quanto è bella, quanto è cara

                                               del mio piè la libertà.

 

 

                                   SCENA SESTA

 

                                   Corisca sola.

 

                                   Amarilli, t’intendo;

                                   so che Mirtillo adori,

                                   né son così merlotta,

                                   a creder che ‘l formaggio sia ricotta.

 

5                                                Come il mar fieri, incostanti,

                                               lusinghieri, infidi amanti

                                               tutti sono sol con me.

                                                  Sempre infidi, assai bugiardi

                                               in amor fieri, infingardi,

                                               senza core, e senza fé.

 

 

                                   SCENA SETTIMA

 

                                   Silvio, Amarilli.

 

            silvio             Amarilli mio bene

                                   ascolta del mio cor il rio tormento.

 

            amarilli         Se amor cerchi da me, tu parli al vento.

 

            silvio             Sarai sempre sì cruda?

 

            amarilli                                             Non lo so.

 

5          silvio             Ma non ti piegherai?

 

            amarilli         Puol esser, ma nol credo.

 

            silvio             Sempre così severa?

 

            amarilli         Servi; ma taci, e spera.

 

            silvio             Or servi, taci, e spera!

 

 

                                   SCENA OTTAVA

 

                                   Silvio.

 

                                   Sì, vuo’ servir; chi sa che ‘l mio servire

                                   non la mova a pietà del mio languire.

 

                                                  Il cor mi dice spera

                                               che un dì si cangierà

5                                              la ria mia sorte.

                                                  Né più così severa

                                               la bella mia sarà,

                                                che brami il mio languir,

                                                e la mia morte.

10                                              Il cor mi dice spera

                                               che un dì si cangierà

                                               la ria mia sorte.

 

 

                                   SCENA NONA

 

                                   Satiro, e Corisca.

 

            satiro            Ferma perfida maga,

                                   t’ho pur trovato al fine!

 

            corisca          Oimè! Son morta.

 

            satiro            Ed io son vivo. Ascolta…

 

5          corisca          Torna Amarilli mia, che presa io sono.

 

            satiro            Amarilli non t’ode, e questa volta

                                   ti converrà star salda.

 

            corisca          A me Satiro?

 

            satiro                                    A te. Non se’ tu quella

                                   Corisca sì famosa, ed eccellente

10                                maestra di menzogne, e finti sguardi,

                                   che vendi a caro prezzo?

 

            corisca          Corisca son ben io; ma non già quella,

                                   Satiro mio gentil, ch’agl’occhi tuoi

                                   un tempo fu sì cara.

15        satiro            Or son gentile! Ah scaltra!

                                   Ma pagherai di tutto il fio or ora.

 

            corisca          Puoi tu dunque crudele a questa chioma

                                   che ti legò già il core,

                                   soffrir di far oltraggio?

 

            satiro                                                Ah scelerata!

20                                Pensi ancor d’ingannarmi

                                   con le lusinghe tue, con le tue frodi?

 

            corisca          Deh! Satiro gentil, non far più strazio

                                   di chi t’adora. Eccomi a’ piedi tuoi

                                   perdon ti chieggo.

 

            satiro                                                Ancor contendi insana?

 

25        corisca          Oimè il capo. E pur vuoi, di’, far strazio.

 

            satiro            Il proverai, vien pure.

 

            corisca          Senza averne pietà?

 

            satiro                                                Senza pietade.

 

            corisca          O villano indiscreto, ed importuno,

                                   mez’uomo, meza capra, e tutta bestia,

30                                carogna fracidissima, e diffetto

                                   di natura nefanda; e se tu credi

                                   che Corisca non t’ami, il vero credi.

                                   Che vuoi tu ch’ami in te? Quel tuo bel ceffo?

                                   Quella succida barba? Quelle orecchie

35                                caprine, e quella putrida bavosa,

                                   e sdentata caverna?

 

            satiro            Ah scelerata! A me questo?

 

            corisca                                                          A te questo.

 

            satiro            A me ribalda?

 

            corisca          A te caprone.

 

40        satiro            Ed io con queste mani

                                   non ti trarrò quell’importuna lingua?

 

            corisca          Se ti accosti, e fossi tanto ardito.

 

            satiro            Io ti farò…

 

            corisca                                  Che mi farai villano?

 

            satiro            Io ti mangierò viva, viva sì…

 

45        corisca          E con quai denti, se non li hai?

 

            satiro            Vien pur meco, e ‘l vedrai.

                                   Su via.

 

            corisca                      Non ci verrò, se questo capo

                                   di lasciarvi credessi.

 

            satiro                                                Ora vediamo

                                   chi di noi due è più forte.

 

            corisca                                                         Or lo vedremo.

 

50        satiro            Sì certo; indi tue carni a brani a brani

                                   divorerò fin che sarò satollo.

 

            corisca          Mi sciorrò da tue mani.

                                   Tira Satiro, addio, fiaccati il collo.

 

 

                                   SCENA DECIMA

 

                                   Satiro.

 

                                   Oimè dolente! Ahi lasso!

                                   Oimè il capo! Oimè il fianco!

                                   Oimè la schena!

                                   O che fiera caduta! Appena io posso

5                                  movermi. O meraviglia!

                                   Correte omai pastori

                                   a rimirar il magico stupore

                                   di chi sen fugge, e vive senza capo.

                                   O com’è lieve il pelo!

10                                Quant’ha poco cervello! Ma che miro?

                                   Senza capo colei? Tu senza capo

                                   Satiro sì, che sei.

                                   Ecco amanti il tesor, per cui languite.

                                   Le donne tutte (oh mio fatal dolore!)

15                                han finto il crin, siccome han finto il core.

 

                                                  Son le donne quasi tutte

                                               belle, o brutte

                                               di terribil tenor,

                                               e di tratti finti, e accorti.

20                                               Spezzo dunque le ritorte,

                                               e le lascio tutte assorte

                                               con il diavol, che le porti!

                                                  Son le donne quasi tutte

                                               belle, o brutte

25                                            di terribil tenor,

                                               e di tratti finti, e accorti.

 

 

                                   SCENA UNDECIMA

 

                                   Amarilli.

 

                                   Che sarai mai cor mio,

                                   se la tua piaga (oh Dio!)

                                   dentro del petto ogn’ora

                                   ascondi in tua malora.

5                                  Scopri la piaga amara,

                                   e da chi ama impara,

                                   a dirli con diletto

                                   la fiamma del tuo petto.

 

 

                                   SCENA DODICESIMA

 

                                   Mirtillo, e detta.

 

            mirtillo        O cara, co te godo

                                   viscere del mio cuor, mio ben, mia vita!

 

            amarilli         Tanto ardisci villan! Lasciami in pace.

 

            mirtillo        Eh via, moleghe, o cara,

5                                  tra nu se conoscemo.

                                   Lassa caro visetto

                                   che te basa una man,

                                   za ch’altro far no posso,

                                   o adesso adesso me la fazzo addosso.

 

10        amarilli         Va via di qua ti dico,

                                   che con un pugno ti fo stare a stecco.

                                   Mustaccio di ruffian, razza di becco.

 

            mirtillo        No te squassar mio ben,

                                   e lassa che te varda

15                                quel bel musin dolce co’ xe la manna.

 

            amarilli         E là! Lasciami dico,

                                   o questo dardo passeratti il core.

 

            mirtillo        Mazzeme pur sassina.

                                   Ti troverà in sto petto

20                                el to muso scolpìo per man d’amore.

 

            amarilli         Ucciderti non posso,

                                   perché già sai ciò che la legge ha scritto!

                                   Chi ammazza un porco forma un gran delitto. (vuol partire)

 

            mirtillo        Dove vastu mio ben?

25                                Fermate, e guarda prima la mia morte,

                                   che con sto dardo vòi passarme el core.

 

            amarilli         Ferma, stolto che fai?

 

            mirtillo        Forse quel che te piase

                                   ch’altri fazza per ti ninfa crudele.

 

30        amarilli         Chi ti dà tanto ardire?

 

            mirtillo        Amore, e i to bei occi.

 

            amarilli         Dunque, sei risoluto di morire?

 

            mirtillo        Più tardi che se puol, cara sorella.

 

            amarilli         Muori pur tardi, o presto,

35                                che il tempo poi deciderà del resto.

 

 

                                   SCENA TREDICESIMA

 

                                   Mirtillo.

 

                                   Mirtillo sfortunato

                                   cosa farastu? In così fresca etàe

                                   tocco int’el cuor dal pizzicor d’amore,

                                   senza speranza de poder un zorno

5                                  viver contento con quella sassina

                                   che me fa bacillar sera, e mattina.

 

                                                  Amor che m’ha ferìo

                                                spesso dise al cuor mio

                                                sopporta, e spera.

10                                               Che per batter la danza

                                                bona reccia ghe vuol,

                                                tempo, e costanza.

 

 

                                   SCENA QUATTORDICESIMA

 

                                   Amarilli, e Corisca.

 

            amarilli         Corisca, e sarà vero

                                   che Mirtillo il mio bene

                                   stimi l’affetto mio sì lieve, e poco?

                                   e della pena mia si prenda gioco?

 

5          corisca          Credemi sciocarella,

                                   che non t’ama Mirtillo,

                                   arde sol per Dorinda.

 

            amarilli         Ah! Che creder non posso

                                   che serbi nel suo petto

10                                tanto rigor per me, tanto dispetto.

 

            corisca          (a parte) Vagliami pur l’inganno

                                   per deluder costei.

                                   (ad alta voce) Tu sai che la menzogna

                                   non nacque a’ giorni miei,

15                                e che mentir non so.

 

            amarilli         Saggio fu dunque

                                   il parer mio alor che lo sprezzai.

 

            corisca          E meglio ancor farai,

                                   se lo discacci affatto dal tuo core.

 

20        amarilli         Ah! Che per far tal passo

                                   il mio core non è fatto di sasso;

                                   ma, se sprezzato poi di me non si cura?

 

            corisca          Sprezzalo pure, e lascia a me il pensiero.

 

            amarilli         Tutto farò, ma con gran pena amara.

 

25        corisca          Col discacciarlo a ben amar impara.

 

 

                                   SCENA QUINDICESIMA

 

                                   Corisca.

 

                                   Infelice Corisca!

                                   Che vaglion tuoi inganni, e le tue frodi?

                                   Se ostinata Amarilli

                                   ne l’amor di Mirtillo

5                                  non fa caso di ciò che contro lui

                                   vien fuor dal labro mio.

                                   Io delusa, schernita, abbandonata

                                   starò senza vendetta?

                                   Ah! Non sia ver ch’io soffra un tanto oltraggio

10                                porrò sossopra il mondo

                                   sovvertirò con mie menzogne, ed arti

                                   la quiete de’ pastori,

                                   la mente de le ninfe,

                                   e vedrà quell’ingrato,

15                                ad onta de la sorte,

                                   che mio sarà, o che sarà di morte.

                                    Furberie state meco.

                                   Corisca son, la scaltra,

                                   per macinar la pasta,

20                                son donna, e tanto basta.

 

 

                                   SCENA SEDICESIMA

 

                                   Amarilli, Ergasto.

 

            amarilli         Lasciami in pace Ergasto,

                                   che non può questo core

                                   sentir per te il pizzicor d’amore.

 

            ergasto         Cara mi moro per el to visetto.

5                                  Più bello assai che non è il pan zalletto.

 

            amarilli         Già tel dissi o pastor, che nel mio petto

                                   solo alberga per te odio, e dispetto.

 

            ergasto         Deh! Cara sgninfa mia

                                   sporzi del’amor tuo solo una fetta

10                                a questa qual si sia beltà negletta.

 

            amarilli         Tu sei troppo importuno,

                                   e partir mi farai, se più mi tenti.

 

            ergasto         Se parlo più, me casca tutti i denti.

 

 

                                   SCENA DICIASSETTESIMA

 

                                   Silvio, ninfe, e detti.

 

            silvio             O come quivi a tempo

                                   io ritrovo Amarilli, e ‘l fido Ergasto?

 

            amarilli         E che ricerchi tu di mia persona?

 

            ergasto         El cerca de so nona bella, e bona.

5          silvio             A me disse Corisca

                                   che per solennizare

                                   il giorno del tuo nome,

                                   e per far cosa grata al genio tuo,

                                   io preparassi vaghe danze, e liete,

10                                di ninfe, e di pastori; onde sol resta

                                   che tu contenta sia.

 

            amarilli         Con troppa gentilezza

                                   ambi mi favorite;

                                   e bench’io mesta, e dolorosa sia

15                                sprezzar non devo vostra cortesia.

 

            ergasto         Ballé pur col malan, ch’el ciel ve dia.

 

 

                                   SCENA DICIOTTESIMA

 

                                   Mirtillo, Corisca, e detti.

 

            corisca          Vedi là tu Mirtillo quel pastore

                                   di volto azuro, che dà quasi al negro.

                                   Quello è ‘l rivale tuo.

                                   Credilo, che non mento.

 

5          mirtillo        Ah! Fio de donna Cate lavandara!

                                    Lo voio con ste man

                                   scortegar, come un porco, sto villan.

 

            corisca          Taci, osserva, e a suo tempo

                                   farai la tua vendetta.

10                                O Amarilli amica,

                                   via, che più si tarda

                                   a festeggiar il nome tuo col canto,

                                   e col vago brillar di piè leggiadro

                                    questo fiorito suolo.

 

15        amarilli         Amica io pronta sono.

 

            corisca          Ed io son lesta.

 

            ergasto         Che dato te sia el pan con la balestra.

 

            silvio             Si dia spirto a le corde, e al cor la lena.

 

            ergasto         Mi ve n’incago, e po v’aspetto a cena.

                                  

                                   (Si balla)

 

20        amarilli         Or ch’il ballo è finito,

                                   vuo’ che ciascuna, eccetto che costui

                                   venghi al tugurio mio,

                                   ivi gustar farovvi

                                   de le mie capre il latte.

 

25        ergasto         Anca mi vòi vegnir siora Amarilli

                                   nela vostra capanna,

                                   o ve dirò de vostra nina nanna.

 

            mirtillo        Via de qua sier cagao

                                   sier mustaccio d’alocco spenacciao,

30                                e no fe che ve trova in sta contrada

                                   villan monzuo, e bestia gazarada.

 

            ergasto         A mi sta robba, muso de marea?

 

            mirtillo        A ti brutto villan.

 

            ergasto         Sangue de mi; che dela rabbia mosso,

35                                ghe metto poco a vomitarte addosso.

 

            amarilli         Ergasto datti pace,

                                   tu sei troppo sfacciato,

                                   e dovresti portare più rispetto

                                   a Mirtillo mio ben, e mio diletto.

 

40        mirtillo        Vien in ste braza cara la mia cocca,

                                   e lassemo colù che ‘l vaga in occa. (via)

 

            corisca          Volo dal sacerdote

                                   a terminar la trama ordita. Addio.

                                   Curi la piaga tua tempo, ed oblio. (via)

 

45        silvio             Consolati pastore

                                   che non sei solo a lagrimar d’amore.

 

            ergasto         Occhi miei, che vedeste?

                                   La mia Amarilli bella

                                   vuol che canti per lei la falilella.

 

50                                               Oh quant’armi, e quant’armati!

                                               Venti, e flati

                                               tutti tutti contro me.

                                                  Con s’cioppi, con spade,

                                               chi corre, chi cade.

55                                            Anch’io da cavallo.

                                               Oimè, che traballo!

                                               Io cado alla fé.

 

                                      Oh quant’armi, e quant’armati!

                                   Venti, e flati

                                   tutti tutti contro me.

 

 

                                   SCENA DICIANNOVESIMA

 

                                   Silvio, e Corisca.

 

            silvio             Corisca, che più tardi?

                                   Meco ne vieni al tempio.

 

            corisca          Che far degg’io colà?

 

            silvio             Come! Non sai

5                                  l’orrendo sacrificio,

                                   che far oggi si deve?

 

            corisca          Nulla fu noto a me, se tu nol dici.

 

            silvio             Amarilli la casta

                                   accusata d’amori disonesti

10                                fu condannata a morte.

                                   Quando Mirtillo arriva, e al sacerdote

                                   involando la ninfa, così grida:

                                   «Io vuo’ morir per lei.»

                                   La legge a questo scambio v’acconsente,

15                                o sia Amarilli rea, o sia innocente.

                                   Ond’è che il pastorello

                                   tosto vedrassi là nel nostro tempio

                                   soggiacer infelice a un crudo scempio. (via)

 

            corisca          Corisca che più badi?

20                                Vanne dal sacerdote,

                                   e cerca pur, se puoi,

                                   scoprir la fede altrui, gl’inganni tuoi.

 

 

                                   SCENA VENTESIMA

 

                                   Amarilli sola.

 

                                   Cor mio tu non sei mio,

                                   se non ti struggi in lagrime;

                                   giacché il mio bene è condannato a morte.

                                   Ah! Che correr vogl’io la stessa sorte.

 

5                                                Sommi dei, che far degg’io?

                                               Se va a morte l’idol mio,

                                               deggio misera restar?

                                                  Per pietà nume pietoso

                                               tu diffendi il caro sposo

10                                            oppur togli a me il penar.

                                                  Sommi dei, che far degg’io?

                                               Se va a morte l’idol mio,

                                               deggio misera restar?

 

 

                                   SCENA VENTUNESIMA

 

                                   Tempio.

 

                                   Sacerdote, Mirtillo, Amarilli, e pastori.

 

            sacerdote    Zovenetto increspado,

                                   za che ti è ressoludo

                                   morir per Amarilli,

                                   muori pur, senz’intoppo,

5                                  e t’ha pur qua tra nu l’ultimo s’cioppo.

 

            mirtillo        Pare, che sempre pare vòi ciamarte,

                                   con tutto che per mi ti fazzi el boia,

                                   lasso el corpo ala terra,

                                   e l’anema a colia, che xe mia vita.

10                                E a vu ve lasso per el grand’affetto

                                   quel che trago de drio, o sloffa, o petto.

 

            sacerdote    Mi te ne indormo del to testamento,

                                   e perché vedi quanto sia el mio amore,

                                   vòi farte sepellir nel necessario.

15                                E za che de morir no te dispiase,

                                   inzenocciate presto, parla, e tase.

 

            mirtillo        Za che de viver no ghe xe altro caso,

                                   no parlo più, e m’inzenoccio, e taso.

 

            amarilli         Mirtillo anima mia,

20                                se tu veder potessi in questo petto,

                                   come sta il cor di quella,

                                   che tu chiami amarissima Amarilli.

                                   So ben che tu diresti

                                   che la vita mi è pena

25                                assai più della morte.

 

            mirtillo        Amarilli mio ben lassame in pase.

                                   Che se moro per ti, no me dispiase.

 

            sacerdote    Olà ministri tosto

                                   porgetemi la scure,

30                                e al’eccelsa insalata

                                   si dia oglio, e bitume,

                                   indi ogn’un faccia festa principale,

                                   or che tagio la testa a st’animale.

 

 

                                   SCENA ULTIMA

 

                                   Corisca e tutti.

 

            corisca          Ferma, che fai ministro?

 

            sacerdote    Olà donna profana,

                                   chi qua ti manda in fretta?

                                   Va via de qua, o te tagio una tetta.

 

5          corisca          Sappi ch’egli è innocente, ed io son rea.

 

            sacerdote    Tasi muso d’ebrea, senza creanza

                                   o co sta scure te sbuso la panza.

 

            corisca          Ferma signore, oh Dio!

                                   Che Mirtillo è innocente, e rea son io.

 

10        mirtillo        la vostra rabbia ancor no xe sazia?

                                   Destrigheme una volta, o fe la grazia?

 

            sacerdote    Via tasi là, non parlar più buffon,

                                   Che za i sa tutti che ti è Pantalon.

 

            mirtillo        Tasi là imbriagazzo pien de vin!

15                                Che te cognosso che ti xe Arlechin.

 

            corisca          Olà ministro indegno

                                   ancor cotanto ardisci?

                                   Innocente è Mirtillo, e lo punisci?

 

            amarilli         Parti da questo loco

20                                boia indegno, ed infame,

                                   e non aver più ardire

                                   di comparirmi avanti.

                                   Mirtillo è mio marito, e come tale

                                   li fo la grazia, e da quei lacci il tolgo

25                                e stringendo amante a questo petto

                                   seco ne andrò in più sicuro lido,

                                   gridando sempre: «Viva il pastor fido».

 

            coro                             Fra canti, e giubili

                                               d’amanti cori

30                                            godiam gli amori

                                               di bella fé.

 

                                                  Scaccian li nubili

                                               d’infido affetto,

                                               e dentro il petto

35                                            brilli d’amore

                                                bella mercé.

                                                  Fra canti, e giubili

                                                d’amanti cori

                                                godiam gli amori

40                                            di bella fé.

 

 

 

 

Appendice

La parodia del Pastor fido

 

 

La Parodia del Pastor fido.

A

Comick OPERA.

as it is Acted Musically

By the COMPANY of

Italian Comedians

AT THE

KING’s THEATRE

in the Hay-Market

[fregio]

LONDON:

Printed for T. KING, 1727.

(Price One Shilling.)

 

 

 

Dramatis Personæ.

 

MEN.

 

mirtillo                                            Pantalon

silvio                                                Mrs Casanova

ergastus                                           Harlequin

a satir                                               Brighella

lupino, Servant to Dorinda      

 

WOMEN.

 

corisca                                             Mrs Constantin<i>

amarillis                                          Argentina

dorinda                                            Miss Rutti

 

Chorus of        Sacerdoti

                        Shepherds

                        Huntsmen

 

Dancing by Shepherds, Peasants, and Nimphs.

 

The Scene in Arcadia

 

 

                                   ATTO PRIMO

 

 

                                   SCENA PRIMA

 

                                   Bosco.

 

                                   Dorinda accarezzando un cane, e Lupino poi Silvio, con cacciatori.

 

            dorinda        O del mio bello, e dispietato Silvio

                                   cura, e diletto aventuroso, e fido;

                                   foss’io sì cara al tuo signor crudele,

                                   come se’ tu Melampo! Or se benigna

5                                  stella forse d’Amore a me t’invia,

                                   perché l’orme di lui mi scorga: andiamo

                                   dove Amor me, te sol natura inclina. (si sente sonar un corno)

                                   Ma non sent’io tra queste selve un corno

                                   sonar vicino?

 

            silvio             (di dentro)          Te Melampo, te.

 

10        dorinda        Se ‘l desio non m’inganna, questa è voce

                                   del bellissimo Silvio.

 

            silvio             Te te Melampo, te.

 

            dorinda        Senza alcun fallo, è la sua voce.

                                   Oh felice Dorinda! Il ciel ti manda

15                                Quel ben, che vai cercando: olà Lupino

                                   prendi tu questo cane

                                   riponti in quella fratta, e non uscire,

                                   s’io non ti chiamo; intendi?

 

                                   (Lupino entra col cane)

 

            silvio             Dove misero me! Dove debb’io

20                                volger il piede a sequitarti o caro

                                   o mio fido Melampo? Oh bella ninfa

                                   dimmi, vedesti il mio fedel Melampo,

                                   che testé dietro a una cerva sciolsi?

 

            dorinda        Io bella? (Silvio) io bella?

25                                Perché così mi chiami

                                   crudel, se bella agli occhi tuoi non sono?

 

            silvio             O bella, o brutta, hai tu ‘l mio can veduto?

                                   A questo mi rispondi, o ch’io mi parto.

 

            dorinda        Tu se’ pur aspro a chi t’adora Silvio.

30        silvio             Ninfa qui venni a ricercar Melampo;

                                   non a perder il tempo: addio.

 

            dorinda        Ferma; il cane, e la cerva è in poter mio.

 

            silvio             Cara Dorinda mia damigli tosto.

 

            dorinda        Non così tosto avrai quel che tu brami,

35                                che tosto fuggirai Silvio crudele.

 

            silvio             No certo bella ninfa.

 

            dorinda        Mel prometti tu Silvio?

 

            silvio             Io tel prometto.

 

            dorinda                                            Vieni Lupino,

                                   Lupino ancor non odi? (Lupino viene col cane) Ecco il tuo cane.

 

40        silvio             O come son contento! Al rimanente

                                   dov’è la cerva, che promessa m’hai?

 

            dorinda        Quella cerva son io,

                                   (crudelissimo Silvio)

                                   che senz’essere attesa

45                                son da te vinta, e presa.

 

            silvio             E questa è quella cerva, e quella preda,

                                   che mi dicevi or or?

 

            dorinda        Questa ben mio;

                                   tu non mi vuoi crudel?

 

50        silvio             Dorinda addio. (vuol partire, Dorinda lo trattiene)

 

            dorinda        Ferma perfido, ingrato;

                                   o se partir tu vuoi

                                   deh; dimmi almen perché, Silvio spietato.

 

            silvio                            Sì sì voglio partir,

55                                            e non ti posso dir

                                               né ti vo’ dir perché.

                                                  Allor t’ascolterò

                                               che aver da te potrò

                                               quel ch’hai promesso a me.

60                                               Sì sì voglio partir,

                                               e non ti posso dir

                                                né ti vo’ dir perché.

 

            dorinda        E questo è il guiderdon, che tu mi dai

                                   del can, ch’io ti trovai Silvio crudele?

65                                Vanne ingrato; ma sappi

                                   che a Dorinda l’hai fatta, e che t’aspetta

                                   quella che fan le donne

                                   de’ gelosi mariti alta vendetta.

 

                                                  Perfido mancator

70                                            no; mai tu non potrai

                                               questo mio cor placar.

                                                  Se mai ti posso aver

                                               lo ti farò veder

                                               una donna in furor

75                                            quel che sa far.

                                                  Perfido mancator

                                               no; mai tu non potrai

                                               questo mio cor placar. (parte)

 

 

                                   SCENA seconda

 

                                   Mirtillo, e poi Ergasto.

 

            mirtillo        O primavera zoventù dell’anno.

                                   Bella mare d’erbette, e radiccietto,

                                   de lattughe novelle, e missianzette,

                                   ti torni sì, ti torni;

5                                  ma za co ti non torna

                                   che del mio za perduo dolce visetto

                                   la rimembranza amara

                                   Amarilli mio ben, vita mia cara. (esce Ergasto)

                                   Ma xe Ergasto che vien; cortese Ergasto

10                                dimmi che nuove hai tu, di vita, o morte?

 

            ergasto         Vita no te darìa, se mi l’avesse,

                                   e morte spero dar, benché non l’abbia.

 

            mirtillo        Che te vegna la rabbia

                                   come ti xe melenzo

15                                ti guasti sempre il senso;

                                   (ma ciò sia per parentesi;

                                   e torniamo al proposito)

                                   dimmi cortese Ergasto hai tu veduto

                                   Amarilli il mio bene?

 

20        ergasto         Sì ch’io la viddi: oh Dio!

                                   Viddi sì l’idol mio,

                                   e co la vedo ogn’or (belle parole)

                                   mi struggo appò di lei qual giaccio al sole.

 

            mirtillo        Che pezzo d’animal

25                                ti confondi l’intrezzo,

                                   ch’esser me devi amigo, e no rival.

 

            ergasto         Animal ti è ben ti se tu non sai

                                   che allor che mi guardai

                                   quel zentil mustazzetto

30                                partì da questo petto

                                   la pristina amicizia, e venne amore

                                   ospite nuovo a soggiornar nel cuore.

 

                                                  Co la vedo mi ghe digo

                                               cara amata ninfa mia

35                                            mi gh’ho proprio sinfonia

                                               né so viver senza ti.

                                                  Su careta no fe squasi,

                                               vegni a darme quatro basi,

                                               o li tiogo da per mi.

40                                               Co la vedo mi ghe digo

                                               cara amata ninfa mia

                                               mi gh’ho proprio sinfonia

                                               né so viver senza ti. (parte)

 

 

                                   SCENA TERZA

 

                                   Corisca, e Mirtillo.

 

            corisca          Mirtillo, anima mia,

                                   godo la sorte alfin di ritrovarti;

                                   onde possa spiegarti

                                   l’ardor, che mi consuma.

 

            mirtillo                                            (a parte) Ecco quest’altra

5                                  (ad alta voce) Corisca, ti te struzi, e parli al vento.

                                   son quasi desconìo,

                                   son morto, e son sbasìo

                                   per un viso più bello, e più zentile,

                                   che non xe ‘l tuo rabbioso, e pien de bile.

 

10        corisca          Bella non son, lo so; però costante,

                                   e seguace fedel del tuo sembiante.

 

            mirtillo        Lo so, che ti è costante

                                   per batter l’azzalino a qualche amante.

 

            corisca          Ah! Villano indiscreto

15                                non se’ contento nell’amor sprezzarmi,

                                    che osi ancora oltraggiarmi?

 

            mirtillo        Via, caveve de qua, che no ve vogio,

                                   e s’cietta vela digo:

                                   del vostro amor no ghe ne penso un figo.

 

20        corisca          Se non muti pensiero

                                   porterò nel tuo cor pena sì forte,

                                   che ti darà la morte.

 

            mirtillo        Porteré vostra nona da Castello.

                                   No che no vogio amarte;

25                                e piuttosto che tor quel brutto muso,

                                   accompagnao dalla mia frezza, e l’arco,

                                   vogio andar a sposarme in mezzo al parco.

 

                                                  Cara co ti me vedi

                                               stame lontana, e credi

30                                            che questa xe la via

                                               d’innamorarme.

                                                  Più ti me piaserà

                                               co ti me incontrerà

                                               a tirar via de longo,

35                                            e no parlarme.

                                                  Cara co ti me vedi

                                               stame lontana, e credi

                                               che questa xe la via

                                               d’innamorarme. (parte)

 

 

                                   SCENA QUARTA

 

                                    Amarilli, e Corisca.

 

            amarilli         Corisca mia diletta

                                   pur ti trovo alla fine,

                                   per donar posa all’affannato core.

 

            corisca          Deh! Qual sì fier dolore

5                                  t’agita, e ti molesta?

 

            amarilli         Ah! Se ‘l sapessi, o cara,

                                   so bene che di me avresti

                                   quella pietade ahimè! ch’altri non sente.

 

            corisca          Io già scorgo il tuo core;

10                                ardi Amarilli, e ti consuma amore.

 

            amarilli         Negarlo a te non posso.

 

            corisca          Dimmi, chi è mai costui, che tanto adori?

 

            amarilli         Egli è Mirtillo o cara.

 

            corisca          Mirtillo? Ahimè che sento!

 

15        amarilli         Tu ti turbi Corisca, e qual timore?

 

            corisca          M’ascese al capo un feminil vapore.

                                   (a parte) Ma finger convien.

                                   (ad alta voce) Ascolta, amica, e ‘l mio pensier seconda;

                                   su questa verde sponda,

20                                con le nostre compagne oggi verremo

                                   a fare il giuoco della cieca, a un tratto

                                   per opra mia verrà Mirtillo, e lui

                                   farò caderti in braccio.

 

            amarilli         Ohimè Corisca!

 

25        corisca          Il sospirar sorella

                                   è debolezza, e vanità di core.

 

            amarilli         Non sai tu che promessa a Silvio sono:

                                   non sai tu che la legge,

                                   condanna a morte ogni donzella, ch’aggia

30                                violata la fede?

                                                            

            corisca          Per quelle, che son sagge

                                   non è fatta la legge,

                                   che altro alfin l’onestate

                                   non è che un’arte di parer onesta.

 

35        amarilli         Orsù perché molesta

                                   più non ti sia, prometto

                                   di venir sul meriggio a fare il gioco:

                                   qui scoprirmi il suo foco

                                   potrà Mirtillo e qui con vaghi accenti

40                                anch’io gli parlerò de’ miei tormenti.

 

                                                  Mi sento al core

                                               un tal piacere,

                                               che toglie a’ sensi

                                               ogni potere.

45                                               L’alma rapita

                                               né dir lo sa,

                                               giubilo e tremo,

                                               spero, e pavento,

                                               credo fallace

50                                            il mio contento,

                                               né so pensare

                                               che mai sarà.

 

                                                  Mi sento al core

                                               un tal piacere,

55                                            che toglie a’ sensi

                                               ogni potere. (parte)

 

            corisca          Va’ pur via semplicetta

                                   a udire i prieghi di gradito amante

                                   se ridur mai ti posso; a tal partito

60                                ti stringerò ben io con questo gioco,

                                   che non l’avrai da gioco,

                                   e condurroti a quel, che bramo in guisa,

                                   che tu stessa, non ch’altri agevolmente

                                   creder potrai che t’abbia affin condotta

65                                ad una morte ria

                                   il tuo sfrenato amor; non l’arte mia.

 

                                                  Più che da stretto loco

                                                di fuori n’esce il fuoco

                                                tanto più fa romor.

70                                               E più che vien ristretto

                                               scoppia così dal petto

                                               con più fracasso amor.

                                                  Più che da stretto loco

                                               di fuori n’esce il fuoco

75                                            tanto più fa romor.

 

 

 

                                   ATTO SECONDO

 

 

                                   SCENA PRIMA

 

                                   Satiro, tenendo Corisca per i capelli.

 

            satiro            T’ho pur sì lungamente attesa al varco,

                                   che nella rete se’ caduta, e sai

                                   questo non è il mantello, è il crin Corisca!

 

            corisca          A me Satiro?

 

            satiro                                    A te. Non se’ tu quella

5                                  maestra di menzogne, che tradito,

                                   m’ha in tanti modi, e dileggiato sempre

                                   ingannatrice, e pessima Corisca?

 

            corisca          Corisca son ben io; ma non già quella,

                                   Satiro mio gentil, che agli occhi tuoi

10                                un tempo fu sì cara.

 

            satiro                                                Or son gentile?

                                   Sì scelerata; ma gentile non fui

                                   quando per Coridon tu mi lasciasti.

 

            corisca          Eccomi a piedi tuoi; se mai t’offesi,

                                   idolo del mio cor, perdon ti chieggo,

15                                abbi pietà di me; lasciami omai.

 

            satiro             La perfida m’ha mosso, e s’io credessi

                                   solo all’affetto a fe’ che sarei vinto;

                                   ma insomma io non ti credo

                                   sotto quest’umiltà sotto que’ preghi

20                                si nasconde Corisca.

 

            corisca                                              Oimè il mio capo.

                                   Ferma crudel, ed una sola grazia

                                   non mi negar almen.

 

            satiro                                                Che grazia è questa?

 

            corisca          Che tu m’ascolti ancora un poco.

 

            satiro            Ti pensi tu con parolette finte,

25                                e mendicate lagrime ingannarmi?

 

            corisca          Deh! Satiro cortese, e pur tu vuoi

                                   far di me strazio?

 

            satiro                                                I’ proverai, vien pure.

 

            corisca          Senza averne pietà?

 

            satiro                                                Senza pietade.

 

            corisca          E ‘n ciò se’ tu ben fermo?

 

            satiro                                                            In ciò ben fermo,

30                                hai tu finito con questo incantesmo?

 

            corisca          O villano indiscreto, ed importuno,

                                   carogna fracidissima, e diffetto

                                   di natura nefando, se tu credi

                                   che Corisca non t’ami, il ver tu credi;

35                                che vuoi ch’io ami in te? Quel tuo bel ceffo?

                                   Quella sucida barba? Quelle orecchie

                                   caprine?

 

            satiro                                    O scelerata!

                                   A me questo?

 

            corisca                                  A te questo.

 

            satiro                                                           A me ribalda?

 

            corisca          A te caprone.

 

            satiro                                    Ed io con queste mani

40                                non ti trarrò quell’importuna lingua?

                                   Io ti farò…

 

            corisca                                  Che mi farai villano?

 

            satiro            Io ti mangierò viva.

 

            corisca                                              E con quai denti,

                                   se tu non li hai?

 

            satiro                                                O ciel come il comporti;

                                   ma s’io non te ne pago… vien pur via..

 

45        corisca          Non vo’ venir.

 

            satiro                                    Non ci verrai malvaggia?

 

            corisca          No tu malgrado no.

 

            satiro                                                Su via vediamo

                                   chi di noi due è più forte, e se tu puoi

                                   resisti a questo crollo.

 

            corisca          Tira Satiro; addio: fiaccati il collo.

                                   (Corisca lascia la chioma in mano al Satiro, il quale casca, ed ella fugge)

 

50        satiro            Oimè dolente ahi lasso!

                                   Accorrete pastori

                                   a rimirar il magico stupore

                                   di chi sen fugge, e vive senza capo;

                                   Ma come il sangue

55                                fuor non ne picca?

                                   O mentecato! Senza capo colei?

                                   Senza capo se’ tu; la scelerata

                                   un’altra volta m’ha deluso alfine;

                                   ci tornerà; né più meco varranno

60                                lagrime finte, o menzogneri vezzi;

                                   che, armato di furor, vo’ farla in pezzi.

 

                                                  Fuggi sì; ma pure aspetta

                                               che se tarda è la vendetta

                                                via terribil più farà.

65                                               Che se torna in queste mani

                                               l’infedele, in pezzi, in brani

                                                ai miei piedi alfin cadrà.

                                                  Fuggi sì; ma pure aspetta

                                                che se tarda è la vendetta

70                                            via terribil più farà. (parte)

 

 

                                   SCENA SECONDA

 

                                   Amarilli bendata condotta per mano di due ninfe. Corisca, Dorinda, ed altre poi Mirtillo, ed Ergasto da donna.

 

            amarilli         Ecco la cieca. Or voi

                                   che ‘l sentier mi scorgete, e quinci, e quindi

                                   mi tenete per mano

                                   quivi tra queste piante,

5                                  ov’è maggiore il vano

                                   lasciatemi nel mezzo, e tutte insieme

                                   fatemi cerchio, e s’incomminci il gioco.

 

            mirtillo        Anca mi qua in sto luoco

                                   ho volesto vegnir con scuffia, e gonna

10                                per sfogar de sto petto

                                   l’ardor, che me consuma,

                                   all’idol del mio diletto.

 

            ergasto         E mi con queste spoglie

                                   le mascule mie membra ho ricoperto;

15                                perché mi vogio al certo,

                                   che così travestito

                                   il sesso mascolino

                                   s’unisca, e si congionga al feminino.

 

            corisca          Sonagliol, mio sonagliol ch’hai tu perso

20                                un ago serunato.

 

            tutti              Or vien di dietro a me, ch’io l’ho trovato.

                                   (corrono danzando intorno ad amarilli, nelle cui braccia vien da Corisca gettato             Mirtillo)

 

            amarilli         A fe’ t’ho colta Aglauro,

                                   tu vuoi fuggir? T’abbraccierò si stretta.

 

            mirtillo        Corisca maledetta.

 

25        amarilli         Tu se’ Corisca? Appunto

                                   altri che te volev’io, per darti

                                   della pugna a mio senno.

                                   Or te’ questo, e quest’altro,

                                   e quest’anco, e poi questo; ancor non parli?

30                                Se’ dessa, o non se’ dessa?

 

            mirtillo        Sono, e non son, come te piase o cara.

 

            amarilli         Orsù sciolgimi dunque, o da me stessa (si sbenda)

                                   mi leverò d’impaccio. Ohimè che veggio!

                                   Lasciami traditore; ahi che sventurata!

 

35        mirtillo        Via non fe la sguaiata,

                                   che za tutti savemo

                                   che ti è vegnua in sto liogo

                                   per parlarme del fuogo

                                   che t’accese in tel petto

40                                el mio zentil visetto.

 

            amarilli         Orsù giaché lo sai

                                   lascia che queste ninfe

                                   si divertin col ballo, e noi tratanto

                                   sotto quel mirto ombroso

45                                raggionando d’amore

                                   refrigerio daremo a questo core.

 

                                                  Sì pastor

                                               questo mio petto

                                               ch’è d’amor

50                                            fede, e amor

                                               fido ricetto

                                               t’insegnarà.

                                                  Ti dirà

                                               quest’alma mia

55                                            che martir

                                               da gelosia

                                               col timor

                                               d’infedeltà.

                                                  Sì pastor

60                                            questo mio petto

                                               ch’è d’amor

                                               fede, e amor

                                               fido ricetto

                                               t’insegnarà.

                                               (siegue il ballo di ninfe)

 

65        corisca          Or che il ballo è finito al consueto

                                   gioco si torni far e la cieca tocchi

                                   a questa bella ninfa; io già conobbi

                                   esser Ergasto in feminili spoglie

                                   vo’ che si leghi, e solo

70                                si lasci quivi, affine

                                   che l’importuna, e ria

                                   malizia di costui

                                   non turbi i vostri affetti (a parte)e l’arte mia.

 

            ergasto         (a parte) Questi tanti bisbigli

75                                mi danno de’ sospetti

                                   ma che temer? Mi sono

                                   Ergasto, e queste alfine

                                   non son che feminelle. (ad alta voce) Orsù la benda

                                   metteme agli occi, e poi

80                                guardeve, che de botto

                                   la prima, che mi ciappo

                                   mela metto di sotto.

                                   (Corisca benda Ergasto e poi dice)

 

            corisca          Sonagliol, mio sonagliol ch’hai tu perso?

 

            ergasto         Un ago serunato.

 

85        corisca          Or vien di dietro a me, ch’io l’ho trovato.

 

            tutti              Or vien di dietro a me, ch’io l’ho trovato.

 

            ergasto         In buona fe’ Corisca,

                                   che mi pensai d’averti presa, e trovo

                                   d’aver presa una pianta.

90                                Ridi sciocchina; alfin la pagherai,

                                   e se ti ciappo a fe’ non riderai.

 

            corisca          Sonagliol, mio sonagliol, ch’hai tu perso?

 

            ergasto         Un ago serunato.

 

            corisca          Or vien di dietro a me, ch’io l’ho trovato.

 

95        tutti              Or vien di dietro a me, ch’io l’ho trovato.

                                   (chi di qua, chi di là partono)

 

            ergasto         O fossi svelto maledetto tronco

                                   che pur anche ti prendo,

                                   ah, come son balordo!

                                   Ma che silenzio è questo?

100                              O che qui non son donne, o ch’io son sordo.

 

 

                                   SCENA TERZA

 

                                   Satiro, e Ergasto.

 

            satiro            A questa volta io viddi

                                   venir l’empia Corisca:

                                   quanto sarei contento,

                                   se di ciapparla ancor mi riuscisse.

 

5          ergasto         Da questa parte sento

                                   qualcuna, che discorre. A fe’ t’ho colta (piglia il Satiro)

                                   menati quanto sai.

 

            satiro            Lasciami stolta.

 

            ergasto         Che stolta, o che non stolta?

10                                Levami pur la benda,

                                   e torna a far la cieca un’altra volta.

 

            satiro            E ben si sodisfaccia, (la sbenda) eccoti sciolta.

                                   O che negro mostaccio; in questa selva

                                   più brutta di costei non v’è altra belva. (via)

 

15        ergasto         Così dunque si tratta

                                   da un caprone indiscreto

                                   una sì bella ninfa?

                                   (esce Amarilli, deride Ergasto, e parte)

                                   Ma che? Ti ancor mi beffi

                                   donna perfida ingrata

20                                Amarilli spietata?

 

                                                  Via zitta, che forse

                                               non sempre ridente

                                               così ti vedrò;

                                               e allora chi sa

25                                            che far ti potrò.

                                                  Se mai mi dirai

                                               mi son la tua bella,

                                               che amasti una volta,

                                               or parli con questa,

30                                            discorri con quella:

                                               sai tu, che dirò?

                                                   son cieco, non vedo,

                                                son muto, non parlo,

                                                son sordo, non sento:

35                                            e senza parlarti

                                                vederti, né udirti

                                                di stizza, di rabbia

                                                crepar ti farò.

                                                  Via zitta, che forse

40                                            non sempre ridente

                                                così ti vedrò;

                                                e allora chi sa

                                                che far ti potrò. (parte)

 

 

                                   SCENA QUARTA

 

                                   Amarilli, e Corisca.

 

            amarilli         Corisca e sarà vero

                                   che Mirtillo il mio bene

                                   stimi l’affetto mio sì lieve, e poco,

                                   che della pena mia si prenda gioco?

 

5          corisca          Credimi scioccarella

                                   che non t’ama Mirtillo;

                                   arde sol per Dorinda.

 

            amarilli         Ah! Che creder nol posso!

 

            corisca          (a parte) Vagliami pur l’inganno

10                                per deluder costei.

                                   (ad alta voce) Vedi? Quella è una grotta

                                   dove tra pochi istanti

                                   la copia giungerà de’ fidi amanti.

                                   Vanne, colà t’ascondi

15                                propizio il tempo aspetta

                                   e quando giungan fa la tua vendetta;

                                   ma non tardar, entra mio core.

 

            amarilli                                                        Al tempio

                                   a venerar gli dei pria gir vogl’io.

 

            corisca          Vanne; ma tosto vien.

 

            amarilli                                            Corisca addio. (parte)

 

20        corisca          Or s’io non erro, a buon camin son volta;

                                   ma vien Mirtillo; appunto altri che lui

                                   non volev’io per terminar l’impresa.

 

 

                                   SCENA QUINTA

 

                                   Mirtillo e Corisca.

 

            corisca          Dove dove Mirtillo?

                                   (a parte) Quasi m’uscì di bocca: «Anima mia».

 

            mirtillo        Son stuffo de star qua, mi vago via.

 

            corisca          Tu mi sembri turbato.

 

5          mirtillo        Amarilli el mio bene

                                   mi dà tormente, e vuol che viva in pene.

 

            corisca          Infelice Mirtillo

                                   purtroppo sei tradito, e io lo vedo.

 

            mirtillo        Puol esser; ma nol credo.

 

10        corisca          Vedi dentro quell’antro

                                   molto sovente suole

                                   la tua fida Amarilli

                                   a rozzo pastorel reccarsi in braccio.

 

            mirtillo        O diavol monzuo cosa me distu?

 

15        corisca          Tu qui l’attendi, e ne vedrai l’effetto,

                                   né ti lagnar, che se t’affligge il core

                                   fa per me la vendetta il dio d’amore.

                                  

                                                  In mercé di tanto affetto

                                                semplicetto

20                                            ti disprezza un empio core;

                                               così apunto alla mia fede

                                               rendi ingrato egual mercede;

                                               ma ben giusto è il dio d’amore.

                                                  In mercé di tanto affetto

25                                            semplicetto

                                               ti disprezza un empio core;

                                               così apunto alla mia fede

                                               rendi ingrato egual mercede;

                                               ma ben giusto è il dio d’amore. (parte)

 

30        mirtillo        Me vogio retirar per veder tutto,

                                   e poi sarò contento;

                                   ma intanto vogio amar senza tormento.

 

                                                  Vogio amar,

                                               vogio sperar,

35                                            fazzo conto de ziogar

                                               alla bassetta.

                                                  Spero un giorno guadagnar,

                                               che non può sempre durar

                                               una sorte maledetta.

40                                               Vogio amar,

                                               vogio sperar,

                                               fazzo conto de ziogar

                                               alla bassetta. (parte)

 

 

                                   SCENA SESTA

 

                                   Amarilli, e Mirtillo in disparte.

 

            amarilli         Col cor tutto tremante:

                                   resa timida amante

                                   cerco le mie sventure.

                                   Qui non v’è chi mi veda;

5                                  onde sicuramente entrar ben posso.

                                   O Mirtillo, Mirtillo!

                                   Se di trovarmi qui sognar potessi?

                                   (entra nella spelonca)

 

            mirtillo        Dirave che se fa potacci, e lessi

                                   sangue d’un baccalao

10                                che son tutto inrabbiao.

                                   Però vogio entrar dentro, e vendicarme.

                                   Sì mia cara Corisca

                                   che adesso mi te credo,

                                   e quel che ti m’ha ditto, el tocco, el vedo.

                                   (entra nella spelonca)

 

 

                                   SCENA SETTIMA

 

                                   <Satiro.>

 

            satiro            Costui crede a Corisca, e seque l’orme

                                   di lei nella spelonca?

                                   Stupido è ben chi non intende il resto.

                                   Or vo far un bel colpo;

5                                  chiuderò questo foro

                                   con quel pesante sasso.
                                   Non posso. Un sodo tronco

                                   schianterò da quest’elce.

                                   O come è grave, e ben affisso in terra

10                                già il muovo; egli sen cade:

                                   la mala volpe è nella tana chiusa.

                                   Or volo ai sacerdoti

                                   a seminar ruine;

                                   onde impari ogni ninfa, ogni pastore

15                                quel che sa far la rabbia, el mio furore.

 

                                                  All’ingrata

                                               dispietata

                                               nuova guerra muoverò.

                                                  Ed armato di furore

20                                            io le macchie del mio onore

                                               sol col sangue lavarò.

                                                  All’ingrata

                                               dispietata

                                               nuova guerra muoverò. (parte)

 

 

 

                                   ATTO TERZO

 

 

                                   SCENA PRIMA

 

                                   Corisca, e Dorinda.

 

            dorinda        E conosciuta al certo

                                   non m’avevi Corisca?

 

            corisca          Chi ti riconoscerebbe

                                   sotto sì rozze spoglie

5                                  per Dorinda gentile?

                                   Ma dimmi, uscir non vuoi di questi panni?

 

            dorinda        Sì voglio; ma Lupino

                                   ebbe la veste mia con l’altro arnese:

                                   va’, ti prego, a cercarlo, ed io trattanto

10                                là in quel cespuglio, il vedi?, ivi t’attendo.

 

            corisca          Io vo, tu non partire

                                   di là, fin ch’io non torni.

 

                                   (Parte Dorinda)

 

                                   Dall’ardir di costei chi non comprende

                                   anche in tenero core

15                                quant’ha gran forza amore. (parte)

 

 

                                   SCENA SECONDA

 

                                   <Silvio.>

 

            silvio             O per me fortunato

                                   quel dì, ch’io ti sacrai l’anima casta

                                   Cintia mia sola dea;

                                   ma veggio, o veder parmi in quel cespuglio

5                                  un non so che di bigio?

                                   Egli è per certo un lupo:

                                   a te cortese dea (scocca l’arco)

                                   il colpo raccomando; ohimè che veggio!

                                   Ohimè Silvio infelice!

10                                Hai ferito un pastor sotto la scorza

                                   d’un lupo. Ahi caso acerbo!

 

 

                                   SCENA TERZA

 

                                   Corisca, Dorinda e detto.

 

            corisca          Reggiti tutta pur su queste braccia

                                   infelice Dorinda.

 

            silvio                                                 Ohimè! Dorinda?

 

            dorinda        Sapessi almen chi m’ha così piagata?

 

5          corisca          Silvio.

 

            dorinda                    Ohimè! Che ne sai?

 

            corisca          Riconosco il suo strale.

 

            dorinda        O dolce uscir di vita,

                                   se Silvio m’ha ferita.

 

            silvio             Dorinda, eccoti un mostro

10                                di pietade, e d’amor sempre nemico.

                                   Ferisci questo cor, che a te fu crudo

                                    eccoti il petto ignudo.

 

            dorinda        Ferir io te? Te pur ferisca amore.

 

            silvio             O nume domator d’uomini, e dei

15                                già nemico, or signore

                                   di tutti i pensieri miei

                                   diffendimi, ti prego,

                                   dall’empio stral di morte

                                   la mia dolce consorte.

 

20        corisca          Così feriti ambidue sete; o piaghe,

                                   e fortunate, e care;

                                   ma senza fine amare

                                   se questa di Dorinda oggi non sana.

 

            silvio             Sanerà sì Corisca; ecco quest’erba,

25                                ch’è molto nota alla silvestre capra:

                                   vedrai, come in un punto

                                   stagnerà il sangue, e saldarà la piaga.

 

            dorinda        O mirabil virtù! Come in un punto

                                   ritorna al fianco il suo primier vigore!

30                                Ma la vita non curo,

                                   se non mi doni ancor Silvio il tuo core.

 

            silvio                            Bella sì sì

                                               ch’io t’amerò,

                                               ingrato il core

35                                            più non sarà.

                                                  Non ti lagnar.

                                               Spera, chi sa,

                                                che la tua fede

                                                mercede avrà.

40                                               Bella sì sì

                                               ch’io t’amerò,

                                               ingrato il core

                                               più non sarà.

                                               (parte con Dorinda)

 

            corisca          Ecco alla fine il dispietato Silvio.

45                                Ma qual turba di gente

                                   a questa volta viene, e seco parmi

                                   un sacerdote; certamente avenne

                                   qualche cosa stupenda,

                                   meglio sarà che dietro a questa siepe

50                                mi celi e ‘l vero intenda. (si ritira)

 

 

                                   SCENA QUARTA

 

                                   Ergasto da sacerdote, con seguito di pastori.

 

            ergasto         Orsù villani all’opra

                                   con zappe, e con badili;

                                   ma senza far fracasso

                                   levatemi quel sasso.

                                   (i pastori levano la pietra)

5                                  Or nella grotta entrate,

                                   e tutti due legate i rei meschini,

                                   che senza autorità sacerdotale

                                    volevano generar dei fantolini.

                                   (Mirtillo esce dalla grotta, e poi Amarilli)

 

            mirtillo        Non fé tanto fracasso

10                                fio d’una ditta, e fatta

                                   che qua non semo in ciasso.

 

            ergasto         Olà cotanto ardire

                                   dinanzi al sacerdote?

                                   Legatemi quest’empio,

15                                e mi si meni al tempio.

 

            mirtillo        Via non fé delle vostre sier cagao;

                                   imparé pur la lezze in questo instante;

                                   che morir dee la putta, e non l’amante.

 

            amarilli         Così dunque morir cortese Ergasto

20                                così morir debb’io?

                                   Né sarà chi m’ascolti, o mi diffenda?

 

            ergasto         Così dice Mirtillo

                                   che sa meglio di me questa facenda.

 

            amarilli         Dunque care mie selve

25                                ricevete quest’ultimi sospiri,

                                   e questo pianto mio;

                                   addio care mie selve,

                                   care mie selve addio.

                                   (esce con Ergasto, e seguito)

 

            mirtillo        E ben! Cuor di Mirtillo

30                                che pensi, che dirai? Potrai soffrire

                                   che una ninfa per te vada a morire? (parte correndo)

 

            corisca          Amarilli è già presa

                                   onde per sua malora

                                   in pena al suo fallir convien che mora.

 

 

                                   SCENA QUINTA

 

                                   Silvio, e detta.

 

            silvio             Corisca, che più tardi?

                                   meco ne vieni al tempio.

 

            corisca          Che far degg’io colà?

 

            silvio             Come? Non sai

5                                  l’orrendo sacrificio,

                                   che far oggi si deve?

 

            corisca          Io so ch’è stata presa

                                   accusata di amori disonesti

                                   Amarilli la casta,

10                                e condannata a morte.

 

            silvio             Ma non sai che Mirtillo

                                   adesso al sacerdote,

                                   involando, la ninfa, così grida:

                                   «Io vo’ morir per lei».

15                                La legge a questo cambio v’acconsente

                                   o sia Amarilli rea, o sia innocente.

                                   Ond’è che crudo scempio

                                   ne farà il sacerdote or or nel tempio. (via)

 

            corisca          Ah! Che questa novella il cor m’affanna;

20                                ma non perdo la speme

                                   si tolga, se si può, Mirtillo a morte

                                   il resto poi deciderà la sorte.

 

                                                  È conforto la speranza

                                               s’ella giunge a consolare

25                                            core amante, che sperò.

                                                  Ma tiranna l’alma affanna,

                                               se bugiarda lusinghiera

                                               poscia inganna chi aspettò.

                                                  È conforto la speranza

30                                            s’ella giunge a consolare

                                               core amante, che sperò. (parte)

 

 

                                   SCENA SESTA

 

                                   Tempio.

 

                                   Ergasto da sacerdote, Mirtillo legato, e Amarilli, ninfe, e pastori, e sacerdoti                                                tutti con torce.

 

            mirtillo        Pare, che sempre pare vuoi ciamarte

                                   con tutto che per mi ti fazzi el boia,

                                   lasso el corpo alla terra,

                                   e l’anima a culia, che xe mia vita.

 

5          ergasto         Non femo davantazo, o squinzi, o squali,

                                   inzenocciate presto, e parli, e tasi.

 

            mirtillo        Za che de viver non ghe xe altro caso

                                   non parlo più; qui m’enzenoccio, e taso.

 

            ergasto         Olà ministri

10                                porgetemi la scure

                                   sull’eccelsa insalata

                                   metto l’oglio, e ‘l betume;

                                   quindi ognuno faccia «Ecco»

                                   or che taglio la testa a questo becco.

 

 

                                   SCENA SETTIMA

 

                                   Corisca, e detti.

 

            corisca          Ferma! Che fai ministro?

                                   Sappi ch’egli è innocente, ed io son rea.

 

            ergasto         Tasi muso da ebrea senza creanza,

                                   o che sta scure te ficco in la panza.

 

5          corisca          Ferma signore, o Dio!

                                   Che Mirtillo è innocente, e rea son io.

 

            mirtillo        La vostra rabbia ancor no xe sazia

                                   destrigheme una volta, o fé la grazia.

 

            ergasto         Via non parlar buffon,

10                                che za sa tutti che ti è Pantalon.

 

            mirtillo        Tasi ti imbriagazzo pien de vin,

                                   che te cognosso, che ti xe Arlechin.

 

            corisca          Olà tacete sciocchi

                                   non guastate la festa;

15                                che per finirla bene, e con decoro

                                   convien pria di sposarci,

                                   e poi cantare il coro.

                                   Sia dunque di Dorinda

                                   Silvio spietato, e rio;

20                                di Mirtillo Amarilli, e Ergasto mio.

                                   (si sponsano)

 

            coro                             Brilli pur contenta l’alma

                                               sempre fida in lieto amor.

                                                  Doppo i nembi bella calma

                                               riconforta amante il cor.

25                                               Brilli pur contenta l’alma

                                               sempre fida in lieto amor.

 

 

 

Apparato

 

Quando non indicato, la lezione di MN (edizione Piacenza e Mantova, 1732) segue quella di PC (edizione Piacenza, 1728). Non sono state segnalate le differenze di organizzazione metrica di PC e MN rispetto al testo di riferimento VE2 (Venezia, autunno 1739). Tali differenze riguardano una diversa partizione di endecasillabi e settenari.

 

IL PASTOR FIDO RIDICOLO

In PC il frontespizio è il seguente: IL / PASTOR FIDO / IN MUSICA, / DA RAPPRESENTARSI PER TUTTO / IL MONDO / COMPOSTO DAL POETA / IGNORANTE, / E DEDICATO AGLI AMATORI / DEL DIVERTIMENTO. / [fregio]

In MN: IL / PASTOR FIDO / IN MUSICA, / DA RAPPRESENTARSI PER TUTTO / IL MONDO / COMPOSTO DAL POETA / IGNORANTE, / E DEDICATO AGLI AMATORI / DEL DIVERTIMENTO. / [fregio] / Piacenza, ed in Mantova, 1732. / Nella Stamperia di San Benedetto, per / Alberto Pazzoni, Stamp. Arciduc. / Con Licenza de’ Superiori.

 

AL BENIGNO LETTORE

Manca in PC e in MN, che presentano invece il seguente paratesto non firmato:

Cortese lettore.

Non ti recchi stupore il vedere sulle scene comiche, un abborto del Pastor fido, poiché l’ho fatto per farti ridere, che per altro mi protesto non esser io poeta, onde non sarò soggetto alla tua critica, confessando la mia ignoranza. Quello che nella poesia troverai di buono l’ho rubato dal legittimo Pastor fido, e siccome io senza corda confesso la verità, così tu senza scandalizarti compatisci, e sta sano.

PROTESTA.

L’espressioni di Fatto, Destino, Numi, Deità, l’ho tolto dalle favole, del resto mi protesto esser vero cattolico.

 

Interlocutori

In PC:

Attori.

corisca               La signora Beatrice Bisognosi virtuosa del duca Brutta Smorfia

amarilli             La signora Smeraldina Menarella virtuosa della regina del Non puol essere

mirtillo             Il signor Pantalone de’ Bisognosi musico di camera del principe Necessità

silvio                  Il signor Silvio del Sole patentato di sua altezza Pocagrazia

ergasto             Il signor Truffaldino Batocchio servo attuale del principe Salsa Periglia

satiro                 Il signor Flaminio Rompicollo virtuoso del re Antimonio

 

La musica è del signor Ignorante all’oscuro, mastro di capella dell’eccellentissimi Orbi di Milano.

Il vestiario è d’inventione del signor Senza Bracci, collo storto.

Le scene sono del signor Guercino, e Titiano sporco, e fratelli Zoppi.

Li balli sono del signor Senza Gambe, e compagni uniti.

 

In MN, sola variante rispetto a PC, è l’introduzione alla fine della lista dei personaggi di:

sacerdote         Il signor Impossibile, virtuoso del signor Non sarà

 

I.1.8: o riposa, o favella ] PC or riposa, or favella

 

I.2.14-22: in PC e in MN non c’è l’aria di Mirtillo.

 

I.3.16: azzalin ] PC azzarin; I.3.19: fresora ] PC fersora; I.3.20: co’ frittura ] cola fortaia; I.3.35-36: la fia … spasemada ] PC la fia de donna Betta lavandera, / e star con ella a stecco, / e no ghe penso che la me faza becco. / Via, via, no me far la spasemada; I.3.40: sporca, che no ti val mezzo daotto ] PC né la to quaia ciappa el mio quaiotto; I.3.41-49: Maridarse … per ti ] VE omittit ] VE2 l’aria è in appendice alla fine del libretto.

 

I.8 ] PC I.7

 

I.9 ] PC I.8

 

I.9.15: scaltra ] PC scelerata; I.9.25: di’ ] PC di me; I.9.50-52: indi … mani ] PC omittit

 

I.10 ] PC I.8

 

I.11 ] PC I.9

 

I.12 ] PC I.10; I.12.12: ruffian ] PC mezan; I.12.14-15: e lassa che te varda quel bel musin ] PC e lassa, che te tacca una ventosa su quel musin; I.12.35: che il tempo poi deciderà del resto ] PC che il tempo poi deciderà del resto. / No, che non morirai, / credilo, o caro, / che già conosco tutti i tuoi difetti, / so che mi porti amor, / ma sai che questo cor / tu non lo puoi comprar, /come i galletti. (via)

 

I.13 ] PC I.10; I.13.5-6: viver contento con quella sassina / che me fa bacillar sera, e mattina ] PC dare una sbabazada in quel bel petto, / e struccolar le care musinette.

 

I.14 ] PC I.11; I.14.25: Col discacciarlo a ben amar impara ] PC Col discacciarlo a ben amar impara / amarilli Amor tu sei crudel, / se un cor così fedel, / tu non l’aiuti, / cosa mai posso far / di più di quel / ch’ho fatto / per scuoder del mio ben / d’amor i frutti. (via) ] MN Col discacciarlo a ben amar impara / amarilli Oh Dio non è / il passaggiero, / che il fier nocchiero / lascia partendo, / in van piangendo / su l’ermo lido / come son io; / mentre il crudele / altrove fugge, / d’inutil pianto / bagno l’arene, / e di mie pene / qui perdo il grido. (via)

 

I.15 ] PC I.12; I.15.16: o che sarà di morte ] PC o pur di cruda morte; I.15.19: macinar ] PC menar

 

I.16 ] PC I.13; I.16.8: sgninfa ] PC sgnanfa

 

I.17 ] PC I.13

 

I.18 ] PC I.14; I.18.19: n’incago ] PC n’istago

I.19 ] PC I.15

 

I.20 ] PC I.16

 

I.21 ] PC I.17; I.21.did.: Tempio ] PC Sacerdoti, pastori, e tutti con torcie ] MN Monte, con tempio. Sacerdoti, pastori, e tutti, con torcien; I.21.5: tra ] t’ha; I.21.12: indormo ] PC instago; I.21.14: necessario ] PC cagadore; I.21.32: indi ogn’un faccia festa principale, ] PC indi ogn’un faccia ecco; I.21.33: a st’animale ] a questo becco

 

I.ultima ] PC I.17; I.ultima.27: gridando sempre: «Viva il pastor fido» ] PC gridando sempre: «Viva il pastor fido» / tutti Viva viva il pastor fido!

 

In PC colophon: [fregio con Amore bendato] / PIACENZA 1728 / [fregio] / Nella Stampa ducale del Bazachi. / Con licenza de’ superiori.

 

 

Appendice

 

I.4.29: oggia ] aggia; I.4.51: pensave ] pensare; II.1.6: mentzogne ] menzogne; II.1.71: alffin ] alfin; I.2.68: ih ] in; II.2.79: aggli ] agli; II.2.83: mia ] mio; II.2.91: te ] se; II.2.97: tiz ] ti; II.3.11: fer ] far; II.3.12: sodifaccia ] sodisfaccia; II.3.25: farò ] far; II.3.43: farò ] far; II.4.13: giangerà ] giungerà; II.5.1: Mirrlllo ] Mirtillo; III.2.9: Chimè ] Ohimè; III.3.35: uon ] non; III.3.48: qvalche ] qualche; III.3.50: rinira ] ritira; III.4.did: do ] da; III.4.9: Nou ] Non;