I. Titolo e dati bibliografici
00. Schedatore/Schedatrice
Bisi, Monica
01. Autore
Rota, Vincenzo
02. Titolo → Edizione
Fantasima, Il
03. Titolo completo

Il fantasima. Commedia.

04. Manoscritti
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05. Edizioni utilizzate

Il fantasima. Commedia, Lugano, nella Stamperia della Suprema Superiorità elvetica, nelle Prefetture italiane, 1748.

II. Tipo
06. Genere

Commedia.

06. Sottogenere
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07. Generi interni
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III. Personaggi e rapporti
08. Elenco dei personaggi

Manente, medico marito di; Brigida, rimaritata con; Michelagnolo; Burchiello, amico di Manente; Vespina, serva di Brigida; Dorotea, pinzochera; Nepo, negromante; sindici; notaio; caporale con birri.

09. Protagonisti

Manente, medico fisico, che entra in scena dopo aver trascorso un anno rapito fuori dal proprio mondo e, improvvisamente ritornandovi, non è più riconosciuto e non ritrova il proprio posto in famiglia e nella società.

10. Personaggi e maschere della commedia dell’arte o da essi derivati

Per età e per professione il protagonista Manente potrebbe essere ricondotto alla maschera del Dottore.

11. Valore allusivo dei nomi dei personaggi

Manente deriva il proprio nome dal participio presente del verbo latino manere, che significa «restare», con allusione probabilmente o alla sua permanenza per un anno in un posto sconosciuto prima di essere restituito alla propria vita o al fatto che dei due mariti di Brigida è lui quello che, alla fine, torna e rimane al proprio posto. Dorotea significa «dono di Dio» e ironizza probabilmente sulla presunzione della donna di essere indispensabile, per i suoi consigli, le sue preghiere e le sue profezie, addirittura a tutta Firenze. Il nome della serva, Vespina, sottolinea il carattere sempre pungente delle sue battute.

12. Rapporti fra i personaggi

Manente-Brigida originariamente sposi; Michelagnolo-Brigida: sposi nei mesi precedenti l’azione e fino all’ultimo atto della medesima; Brigida-Vespina: padrona-serva; Brigida-Dorotea: amiche; Manente-Burchiello: amici.

13. Personaggi speculari

Manente e Michelagnolo: entrambi mariti, il secondo per equivoco, di Brigida. Il primo è avanti negli anni, arcigno, avido e freddo; il secondo è giovane, affettuoso, schietto, impetuoso. Dorotea e Vespina: quanto la pinzochera è ipocrita, rigida, sostenuta nei toni, insolente e altezzosa, tanto la serva è diretta, sincera, trasparente, a tratti dissacrante nel linguaggio.

14. Soliloqui e monologhi di particolare importanza

Vespina, breve monologo in cui la prosa cede talvolta al ritmo del verso per esprimere insofferenza nei confronti dei modi della pinzochera Dorotea, III.6.

15. Dialoghi e successioni di monologhi di particolare importanza

Brigida, Vespina e Michelagnolo, lucida difesa della ragione contro la credulità, III.2; Vespina e Dorotea, formalità di una religione ai limiti della superstizione, III.3; Burchiello e Manente, dissacrazione della figura del medico e rivelazione della sua incompetenza, III.8.

16. Uso particolarmente rilevante degli a parte

I.2, nel dialogo fra Manente e il negromante Nepo gli a parte generano comicità in quanto rivelano l’autentico stato d’animo dei parlanti, opposto al tono e al contenuto delle loro battute.

17. Personaggi che parlano solo in verso
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18. Personaggi che parlano solo in prosa

Tutti.

19. Personaggi che parlano a soggetto
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20. Personaggi che alternano testo scritto e improvvisazione
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21. Personaggi che parlano solo in italiano

Tutti.

22. Personaggi che parlano solo in dialetto, in forme di italiano regionale o storpiato, o in una lingua straniera
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23. Uso significativo e iterativo di figure retoriche o risorse simili

Metafora continuata per cui la commedia è identificata con una giovane casta, che con pudore si lascia esaminare, senza ornamenti soverchi, vestita solo della verità (Prologo); prosopopea che attribuisce alle parole natura femminile e ai fatti quella maschile per significare l’intima unione fra essi (Prologo); proverbi: «Volesse giudicar da’ panni il monaco», Prologo; «ch’avanza a voi più senno che cresta all’oche», II.1; «una ne pensa il ghiotto, e l’altra il cuoco», II.7; «Adagio disse Biagio», V.4; «tal pera mangia il padre, che al figliolo allega i denti», V.5; «è un lavar carboni con costui», V.6.

IV. Intreccio
24. Riassunto dell’argomento del testo

Atto primo. Manente si ritrova all’improvviso in Firenze dopo aver trascorso un lungo periodo in un luogo che non saprebbe indicare. Gli viene incontro il negromante Nepo che lo riconosce e lo apostrofa, invitandolo ad un dialogo nel quale Manente racconterà di essersi trovato all’improvviso, dopo una bevuta all’osteria, in una stanza buia, su un letto, e di aver ricevuto quotidianamente, per molto tempo, la visita di uomini vestiti di bianco che gli portavano cibi succulenti, ma che non dicevano nulla. Come all’improvviso vi si era trovato, così, inaspettatamente, era stato spinto fuori dalla stanza e condotto, bendato, in un luogo vicino a La Verna, da dove aveva raggiunto il suo podere al Mugello, ma vi aveva trovato un altro lavorante che lo aveva cacciato via. Aveva allora scritto una lettera alla moglie, dalla quale aveva avuto scortese risposta ed era poi venuto a sapere che ella si era risposata con Michelagnolo, perché tutti a Firenze credevano che lui fosse morto. Al termine del racconto Nepo lo invita a rientrare in Firenze, fiducioso che in poco tempo tornerà alla vita di prima con l’aiuto della negromanzia di Nepo stesso, il quale spiegherà poi al pubblico che Menante è vittima di uno scherzo di Lorenzo il Magnifico, che si concluderà nel prosieguo della commedia.

Atto secondo. Vespina, serva di Brigida – presunta vedova di Manente e ora tutta turbata per la lettera ricevuta – va in cerca di Dorotea per chiedere consiglio. All’apparire di Manente ai loro occhi, Vespina si spaventa e Manente, per non peggiorare la situazione, prosegue la propria strada in cerca del frate confessore. Sopraggiunge Brigida ed espone a Dorotea il motivo della propria inquietudine. La pinzochera la rassicura del fatto che Manente è morto e dunque la lettera è certamente opera di un impostore. Arriva Michelagnolo che sminuisce i consigli di Dorotea e si lamenta della confusione che la lettera ha portato nella sua vita. Rientrati tutti i personaggi, compare sulla scena Manente a bussare alla porta di Brigida e a pregarla di scendere: la donna non lo riconosce, ma le loro voci portano Dorotea ad affacciarsi alla finestra. Essa crede che si tratti dell’anima di Manente e consiglia a Brigida di chiedere all’anima se vuole preghiere di suffragio, poi si ritira recitando preci e facendosi grandi segni della croce. Manente, confuso e arrabbiato per l’atteggiamento della moglie influenzata da Dorotea, decide di rivolgersi al suo amico Burchiello.

Atto terzo. Burchiello riconosce Manente, gli racconta i fatti accaduti dopo la sera in osteria e instilla in lui il sospetto che sia stato Lorenzo il Magnifico a organizzare tutto lo scherzo per vendicarsi di un affronto. Nel frattempo, Nepo ordina a Vespina di dire a Brigida che Manente è vivo. Con l’aiuto di Burchiello Manente riprende le proprie vesti e la propria attività da medico e arriva a incontrare prima Vespina e poi Brigida per convincerle di essere vivo. Brigida, suggestionata da Dorotea, continua a credere che si tratti di un fantasma.

Atto quarto. Dopo essersi vantato di aver fatto imprigionare quello che crede un impostore travestito da Manente, Michelagnolo viene arrestato per ordine degli Otto di Firenze, proprio a casa sua, davanti a Brigida e Vespina che inveiscono contro Dorotea. Manente e Michelagnolo si ritrovano allora entrambi in tribunale e vengono interrogati per provare la mendacità dell’uno o dell’altro. Quando il giudice dà ordine di legarli alla fune per farli confessare, entra in scena Nepo, conosciuto in città per le sue arti magiche, che rivela di essere stato artefice di tutta la messa in scena per vendicarsi su Manente di un torto subito da suo padre. Il giudice manda caporale e notaio alla presunta tomba di Manente, e, quando ormai tutti sono persuasi della versione di Nepo, i due tornano, sbalorditi, per raccontare dello spirito nero che hanno visto uscire dalla tomba una volta aperta. Si decide di rimettere il caso al giudizio di Lorenzo il Magnifico e i due imputati vengono liberati. Nepo ride della credulità degli astanti e spiega al pubblico l’architettura della messa in scena.


Atto quinto. Vespina riporta le ultime novità a Brigida e a Dorotea: Brigida è molto delusa in quanto avrebbe preferito restare maritata con Michelagnolo, piuttosto che tornare con il vecchio Manente. Nel frattempo, Burchiello pone le basi per rappacificare Manente e Michelagnolo offrendo a quest’ultimo il ruolo di compare. Richiamati tutti in scena, il Notaio legge le disposizioni di Lorenzo il Magnifico, che restituiscono a Manente le sue proprietà e la moglie, e che riconoscono a Michelagnolo la paternità del bambino atteso da Brigida, sulla gestione del quale si lascia alle due parti di accordarsi (Michelagnolo tranquillizza Brigida sul fatto che si occuperà in prima persona di allevare il bambino, visto che Manente non vuole accoglierlo nella propria casa). La commedia si chiude con la rappacificazione dei due mariti di Brigida.
25. Tema principale

Superstizione, credulità, ipocrisia.

26. Temi secondari

Magia, invidia, ignoranza, rapporti di potere.

27. Comicità

Storpiature del latino ecclesiastico da parte della pinzochera Dorotea (II.2; II.4, II.7; III.3, III.11; V.4); accumulazioni di coloriti improperi di estrazione popolare contro di lei da parte di Michelagnolo e di Vespina, che non perde occasione per screditare la presunta integrità morale e le doti profetiche di Dorotea.

28. Elementi polemici, satirici e parodici

Superstizione popolare (le formule liturgiche sono spesso intese alla stregua di formule magiche); ostentazione della retorica avvocatizia; parodia delle prove processuali (in IV.7) prodotte in buona fede dai testimoni e che vengono puntigliosamente riportate, mentre lo spettatore è già al corrente della loro effettiva inattendibilità.

V. Luogo e tempo
29. Luogo generale

Firenze, nei dintorni della casa di Brigida e Manente.

30. Cambiamenti di luogo

Nell’atto IV alla scena 6 l’azione si sposta in tribunale, fino al termine dell’atto.

31. Durata totale dell’azione
Una giornata. L’azione si inaugura di buon mattino, quando Manente giunge a Firenze dopo alcune peripezie (la sua intenzione di arrivare in città di mattina si evince dalla lettera che scrive alla moglie e che si legge in II.5); inoltre c’è un riferimento al momento temporale del mattino nel dialogo fra Vespina e Dorotea in II.2 (cfr. § 33); infine, in V.7, quando ormai i nodi si stanno sciogliendo, si comprende che volge al termine anche la giornata quando Manente saluta Michelagnolo con «buona sera». A suggerire che l’azione vuol concludersi nell’arco del giorno anche la previsione di Nepo a Vespina (III.7) e l’invito di Manente a Michelagnolo nelle ultime battute del V atto (cfr. § 33).
32. Soluzione di continuità temporale fra gli atti o fra le scene
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33. Indicazioni esplicite sul momento temporale presenti nelle battute o nelle didascalie

«io esco a fare un po’ di bene di buon mattino. Ma oggi appena alzata…», II.2; «A lei dunque dirai […] che prima di domani sarà ricongiunta al suo primo sposo», III.7; «ceneremo per questa sera tuttassieme», V.9.

VI. Rispetto della regola delle tre unità
34. Tempo
35. Circostanze temporali

L’azione si svolge nell’arco di una giornata (cfr. § 31).

36. Luogo
37. Circostanze spaziali

L’azione si svolge in gran parte nella strada di Firenze dove si trova la casa di Manente e Brigida; le sole cinque scene finali del quarto atto hanno luogo in tribunale, giusta l’indicazione scenica. Si noti che il primo atto reca l’indicazione «Borgo di Firenze», mentre in tutti gli altri si legge, più nel dettaglio, «strada in città» o solo «strada».

38. Azione
39. Circostanze particolari dello sviluppo dell’argomento

La commedia rappresenta i fatti che seguono lo scherzo giocato a Manente da Lorenzo il Magnifico, con la complicità del negromante Nepo e dell’amico di Manente, Burchiello: dopo essere stato tenuto in misteriosa prigionia per un anno e fatto credere morto, Manente è liberato e torna a Firenze, generando scompiglio presso casa sua, dove la moglie e la serva, incoraggiate da una pinzochera, lo credono un fantasma e dovendo perciò ricorrere agli amici e alla giustizia per ritornare in possesso dei propri affetti e dei propri averi.

VII. Elementi materiali, performativi e didascalici
40. Uso di oggetti particolari
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41. Uso di effetti sonori e musicali
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42. Uso di effetti speciali
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43. Scena con ampia presenza di personaggi

V.9: il notaio legge a tutti i personaggi la sentenza sul caso emessa da Lorenzo il Magnifico, che ricompone tutte le ambiguità e le contraddizioni della commedia.

44. Didascalie di particolare importanza
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VIII. Prima recita
45. Prima recita

Mai rappresentata.

46. Altre recite nel Settecento
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IX. Il testo in Goldoni
47. Riferimenti, diretti o indiretti, al testo o al suo autore presenti negli scritti o nelle opere di Goldoni
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48. Aspetti del testo particolarmente rilevanti in rapporto con il teatro goldoniano.
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X. Altri eventuali dati d’importanza presenti nei paratesti proemiali e altre osservazioni d’interesse
49. Dati dei paratesti

Sono presenti le indicazioni per recitare la commedia in tre atti, come avverte la didascalia che segue il frontespizio («Volendosi recitare in tre atti, la divisione è segnata a margine»): il secondo atto è riassorbito nel primo, che viene così a constare di quattordici scene; il terzo atto diventa il secondo, mantenendo le proprie dodici scene; il quarto diventa il terzo e assorbe anche le nove scene del quinto. Le indicazioni compaiono a fianco della numerazione delle scene e, se utile, in corrispondenza della suddivisione in atti.

Nell’avvertenza al lettore («L’autore a’ leggitori»), l’autore dice di aver dato forma di commedia ad una novella di Antonfrancesco Grazzini, detto il Lasca, da lui ricevuta tramite Apostolo Zeno e da lui giudicata molto piacevole e divertente. Si tratta della novella decima – e unica giunta fino a noi – della cena terza (Antonfrancesco Grazzini, Le cene, 1549, ma pubblicato solo nel XVIII secolo).

50. Osservazioni
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