I. Titolo e dati bibliografici
00. Schedatore/Schedatrice
Decroisette, Françoise
01. Autore
Gigli, Girolamo
02. Titolo → Edizione
Litiganti ovvero il giudice impazzato, I
03. Titolo completo

I litiganti overo Il giudice impazzato, operetta satiricomica.

04. Manoscritti
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05. Edizioni utilizzate

Girolamo Gigli, I litiganti, overo Il giueice (sic) impazzato, in Id., Opere nuove dell’Accademico Acceso, consacrate all’Altezza serenissima del Signor Francesco Maria Pico, duca della Mirandola, marchese della Concordia e signore di San Martino ecc, Venezia, Rossetti, 1704, pp. 141-250.

II. Tipo
06. Genere

Commedia.

06. Sottogenere

Commedia satirica.

07. Generi interni
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III. Personaggi e rapporti
08. Elenco dei personaggi

Dottor Balanzone, giudice di Scarica l’Asino; Leandro, suo figlio; Rogabugie, notaro di corte; Zuccarino, suo paggio; Noferì, fiorentino litigante; Isabella, sua figlia; Urania Mignatta, vedova litigante; Bettina, sua serva; Lardello, oste genovese; Amaranto, poeta; Fioretto, ragazzo della terra; Sempronio Pelaborse, procuratore; Aiutante di studio.

09. Protagonisti

Dottor Balanzone; Leandro; Noferì; Isabella; Urania Mignatta; Amaranto.

10. Personaggi e maschere della commedia dell’arte o da essi derivati

Dottor Balanzone.

11. Valore allusivo dei nomi dei personaggi

Rogabugie: allusivo negativamente alla professione di notaio; Noferì: toscanismo per caratterizzare il vecchio fiorentino avaro e stupido; Urania Mignatta: lo stesso per la vecchia avara e despotica; Lardello: per l’oste che accumula e difende i suoi prosciutti; Sempronio Pelaborse: allusivo alle losche pratiche del procuratore che raggira i suoi clienti.

12. Rapporti fra i personaggi

Isabella-Leandro: innamorati; Balanzone-Leandro : padre-figlio in contrasto; Noferì-Isabella: padre-figlia in contrasto; Rogabugie: aiutante di Leandro; Rogabugie: padrone di Zuccarino; Urania: padrona di Bettina; Sempronio: collega di Balanzone; padrone dell’Aiutante di studio.

13. Personaggi speculari

Leandro, Isabella, Rogabugie, Zuccarino e Lardello si oppongono a Balanzone, Noferì, Urania, pazzi litiganti e avari, e a Sempronio per correggerlo; Amaranto si oppone a Sempronio e a Urania, li burla; Amaranto è osservatore critico di tutti; Leandro e Isabella si oppongono a Balanzone e Noferì; Urania e Noferì sono anche in contrasto con Sempronio.

14. Soliloqui e monologhi di particolare importanza

Noferì, chiamata alla serva con tirchieria e despotismo, I.10.1; Balanzone, vanteria intellettuale sulle sue competenze universali, I.13.15; Amaranto, burla in preparazione, III.5.1; Balanzone, arringa giuridica in caricatura, III.11.34.

15. Dialoghi e successioni di monologhi di particolare importanza

Leandro, Notaro, Zuccarino, Balanzone, scena di presentazione, I.1.1-92; Urania e Bettina, presentazione della vedova, I.2.1-32; Noferì, poi Amaranto, Fioretto, dialogo caricaturale sulla poesia, I.10.1-90; Notaro, Leandro, Balanzone, diplomazione burlesca di Leandro, I.13.1-77; Leando e Notaro travestiti, burla a Balanzone, II.5.18; Noferì e Notaro, burla del biglietto d’amore, II.7.1-45; Balanzone, Amaranto, Lardello, processo comico di Amaranto contro Lardello, II.15 e 16; tutti i personaggi presenti, III.11.1-50, processo in caricatura ad animali.

16. Uso particolarmente rilevante degli a parte

Gli a parte sono usati soprattutto da Amaranto quando si prepara a burlare Urania, I.11.4; poi quando la burla, II.2.51 e II.2.81; da Noferì e Urania nello studio del Procuratore, quando questi incassa il denaro del primo e i gioielli dell’altra, III.2.17 e III.3.33.

17. Personaggi che parlano solo in verso
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18. Personaggi che parlano solo in prosa

Tutti parlano in prosa, con qualche citazione di versi soprattutto nella parte di Amaranto.

19. Personaggi che parlano a soggetto
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20. Personaggi che alternano testo scritto e improvvisazione
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21. Personaggi che parlano solo in italiano

Leandro; Isabella; Rogabugie; Zuccarino; Urania; Bettina; Sempronio; Aiutante; Fioretto; Amaranto.

22. Personaggi che parlano solo in dialetto, in forme di italiano regionale o storpiato, o in una lingua straniera

Balanzone (bolognese; latino maccheronico); Lardello (genovese); Noferì (fiorentino).

23. Uso significativo e iterativo di figure retoriche o risorse simili

Uso sovrabbondante di anafore e di esagerazioni da parte di Balanzone quando si prepara alla disputa in I.6.2; lo stesso nella lunga vanteria dove si dichiara competente in tutte le materie, I.13.15; uso del linguaggio giuridico in caricatura misto di latino macceronico, nei processi ridicoli II.13.20 e III.11.34; metafore e perifrasi petarchiste nei versi citati da Amaranto per imbrogliare Urania, I.2.65-75 e I.10.23-87; metafore ridicole usate da Amaranto che maneggia lo spiedo nella scena con Lardello II.15.11; uso di massime, proverbi e modi di dire come «l’ailba de tafani», Noferì, I.10.32; «il becch all’oca», I.10.32 e II.9.6; anche il motto di Amaranto: «La penna è la spada dei poeti», II.3.10.

IV. Intreccio
24. Riassunto dell’argomento del testo

Atto I. Balanzone, stupido e presuntuoso, è un giudice che vuol processare tutti intorno a sè. Suo figlio Leandro, coll’aiuto di Rogabugie, notaio, e di Zuccarino, lo tiene serrato in casa per evitargli il ridicolo, e per poter corteggiare la sua amata Isabella, figlia del vecchio e avaro Noferì, pazzo litigante. Balanzone riesce a fuggire dalla finestra, e impone al figlio una diplomazione buffa per farlo giudice, senza risultato.


Atto II. Una terza litigante è Urania, avara e despotica colla serva Bettina, che cade nelle trappole di Amaranto, poeta girovagante in cerca di fortuna a Scarica l’Asino. Leandro e il Notaro, travestiti, riescono a far passare ad Isabella un biglietto, ma sono sorpresi da Noferì che non crede alle loro affermazioni. Da parte sua, Balanzone, fuggito da casa, arriva nell’osteria di Lardello dove rende la giustizia in modo buffo in un litigio a proposito dei libri del poeta che l’oste usa per incartocciare i salami, ma è improvvisamente aggredito da un cane e un gatto.


Atto III. Urania e Noferì affidano denaro e gioielli all’avido procuratore Sempronio Pelaborse, promesso da Noferì ad Isabella, ma Amaranto riesce a ricuperarli cadendo all’improvviso nello studio di Sempronio da un camino dove è rifuggiato dopo l’episodio dell’oste. Balanzone sarà finalmente arginato e sanato dal figlio e dai suoi aiutanti dopo l’ultimo processo buffo contro il cane e il gatto che gli hanno morso il naso, e Isabella si libera dal matrimonio imposto dal padre.

25. Tema principale

Satira della giustizia e dei litiganti.

26. Temi secondari

Miseria dei poeti drammatici; prepotenza dei padri sui figli; danni della vecchiezza, dell’avarizia e del despotismo dei padroni.

27. Comicità

Diverse scene di burle successive contro Balanzone, con lazzi di insaccamento, infarinatura e bastonate (I.5.1-50, I.8.4); o di morsi animaleschi (II.17); comicità dei processi ridicoli, specialmente l’ultimo (III.11).

28. Elementi polemici, satirici e parodici

Caricatura dei giudici, procuratori, notai, e di tutto il sistema giudiziario, compresa la retorica e lo svolgimento dei processi; caricatura dei litiganti.

V. Luogo e tempo
29. Luogo generale

Città di Scarica l’Asino, alla frontiera tra i territori di Bologna e la Toscana, dove Balanzone esercita la sua professione. Era un luogo di passaggio e di dogana molto conosciuto, da dove passavano anche le truppe dei comici dell’Arte.

30. Cambiamenti di luogo

I.1: studio con libri; I.2: appartamenti della vedova; I.3: strada davanti alle case di Balanzone e Noferì, con l’uscio dell’osteria;. II.14: stanza d’osteria con vari prosciutti attaccati e incartati; III.1-5: studio del procuratore con camino. III.6: strada; III.8: osteria interiore; III.12: strada.

31. Durata totale dell’azione
Apparentemente un giorno intero, da una sera all’altra.
32. Soluzione di continuità temporale fra gli atti o fra le scene
Non percettibile nel dialogo.
33. Indicazioni esplicite sul momento temporale presenti nelle battute o nelle didascalie

Il tempo è indicato in didascalia solo nel primo atto, I.3 «notte». Nella prima scena, dell’atto I, si dice che Balanzone sta dormendo, poi esce in camicia.

VI. Rispetto della regola delle tre unità
34. Tempo
35. Circostanze temporali

Si capisce che si comincia verso sera, poi c’è la notte indicata da una didascalia, si immagina che tutto l’atto II e l’atto III si svolgano in giornata, parte in osteria, parte in strada, il giorno dopo.

36. Luogo
37. Circostanze spaziali

Luoghi diversi, interni e esterni, ma il luogo generale è Scarica l’Asino. Ci sono brevi didascalie che indicano da dove parlano i personaggi, se dentro le case o fuori in strada.

38. Azione
No
39. Circostanze particolari dello sviluppo dell’argomento

Ci sono due azioni principali, quella intorno al giudice pazzo e agli innamorati, e quella intorno ad Amaranto che burla la vecchia Urania, Noferì e Sempronio. Amaranto fa da legame tra i due intrecci, perché coinvolto anche nel secodno processo comico diretto da Balanzone.

VII. Elementi materiali, performativi e didascalici
40. Uso di oggetti particolari

Libri di giurisprudenza di Balanzone che Rogabugie e Zuccarino lanciano poi dalla finestra (I.1; I.1.5-22); lume che Bettina porta per Urania che vuol leggere delle citazioni (I.2.5-6); sacco nel quale essi mettono il giudice che esce poi infarinato (I.3.4-5; I.8.4; I.13.1); lume di Leandro (I.5.37); travestimenti di Leandro e Rogabugie (II.4); biglietto che Leandro scrive a Isabella (II.4.16), fatto a pezzi poi (II.7.5); bastone di Balanzone nell’osteria (II.13); prosciutti incartati, fegatelli e spiedo, nell’osteria di Lardello (II.14.15 e 16); tavola sotto la quale si battono gli animali che graffiano Balanzone (II.17); un cane e un gatto (II.17 e III.9.10-11); mazzi di fogli e scrittoio nello studio di Sempronio (III.2) borsa e cassetta di gioielli di Urania (III.3.34), che poi Amaranto getta in strada (III.15.8), e dalla quale trae un corno (III.15.20); ultima scritta letta da Balanzone (III.ultima.13).

41. Uso di effetti sonori e musicali

No.

42. Uso di effetti speciali

No, tranne la caduta di Amaranto nel camino, che spaventa Urania e Sempronio (III.4).

43. Scena con ampia presenza di personaggi

Scena del processo al cane e al gatto, sei personaggi, Isabella, Bettina, Balanzone, Notaro, Leandro, Zuccarino (III.11); III.ultima, tutti i personaggi.

44. Didascalie di particolare importanza

Nell’ultimo processo, gioco serrato di didascalie quando Balanzone vuol cumulare le funzioni di avvocato dell’accusa, della difesa, secondo la regola: il giudice è “persona plurale” (III.11.34).

VIII. Prima recita
45. Prima recita

Mai recitata.

46. Altre recite nel Settecento
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IX. Il testo in Goldoni
47. Riferimenti, diretti o indiretti, al testo o al suo autore presenti negli scritti o nelle opere di Goldoni

Tutti i personaggi ispirati al sistema della giustizia (procuratore, giudice o avvocato), spesso presenti nella drammaturgia dell’‘avvocato veneziano’ Goldoni, possono essere riallacciati a questa versione gigliana dei Plaideurs. In particolare Balanzone, nome di dottore o di avvocato bolognese ancora presente in parecchie commedie goldoniane: L’avvocato veneziano, Il buon compatriotto, Il bugiardo, La donna di testa debole, I due gemelli veneziani, L’erede fortunata, La famiglia dell’antiquario, Il geloso avaro, I puntigli domestici, La vedova scaltra.

48. Aspetti del testo particolarmente rilevanti in rapporto con il teatro goldoniano.

La caricatura della giurisprudenza, i personaggi ridicoli di litiganti o giudici, ma anche la satira dell’avarizia e delle donne tiranniche. Il personaggio auto-referenziale di Amaranto (soprannome arcadico di Gigli) annuncia anche molti doppi scenici di Goldoni, che si proietta in poeti drammatici tormentati, infelici o ridicoli, (Terenzio, Tasso, Molière, Lelio de Il teatro comico, Grisologo dei Malcontenti).

X. Altri eventuali dati d’importanza presenti nei paratesti proemiali e altre osservazioni d’interesse
49. Dati dei paratesti

Nessun paratesto nell’unica edizione del 1704.

50. Osservazioni

L’interesse maggiore riguarda la tecnica gigliana della ‘riduzione’, qui particolarmente complessa. Infatti il testo è una ‘riduzione’ dell’unica commedia di Jean Racine, Les Plaideurs, con indirizzo autoreferenziale attraverso il personaggio aggiunto di Amaranto, poeta, ‘doppio’ scenico di Gigli.