I. Titolo e dati bibliografici | ||
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00. Schedatore/Schedatrice
Pieri, Marzia
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01. Autore
Fagiuoli, Giovan Battista
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02. Titolo
Commedia che non si fa, La
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03. Titolo completo
La commedia che non si fa. |
04. Manoscritti
Biblioteca Riccardiana di Firenze Manoscritto autografo 3462, cc. 230r-260r; Biblioteca Moreniana di Firenze manoscritto apografo Fondo Bigazzi 127 (Fagiuoli Commedia). |
05. Edizioni utilizzate
Giovan Battista Fagiuoli, La commedia che non si fa, a cura di Orietta Giardi e Maria Russo, Roma, Bulzoni, 1994. |
II. Tipo | ||
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06. Genere
Commedia (versione ampliata di un originario «scherzo scenico»). |
06. Sottogenere
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07. Generi interni
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III. Personaggi e rapporti |
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08. Elenco dei personaggi
Suor Severa, Priora; Suor Placida, Madre delle novizie; Suor Simplicia, Novizia; Padre Fra Menabuono, Confessore; Fra Cavicchio, suo Converso; Capocchio, Fattore; Balocchina, Fattoressa; Suor Vigilanza, Rotaia, (che si sente ma non si vede) [è la portinaia addetta a sorvegliare la ruota del portone che collega il convento con il mondo esterno]. Si tratta quasi di un componimento da camera con soli sette personaggi, costruito su un’architettura e una trama di relazioni memore dell’Improvvisa, con due «vecchi» (Suor Severa e Fra Menabuono), due zanni (Capocchio e Fra Cavicchio), una servetta (Balocchina) e le due monache Suor Placida e Suor Simplicia, che sono il motore dell’azione, legate da un’attrazione esplicitamente identificata come sentimentale in III.11. |
09. Protagonisti
Suor Severa, Suor Placida. |
10. Personaggi e maschere della commedia dell’arte o da essi derivati
Vedi §08. |
11. Valore allusivo dei nomi dei personaggi
Suor Severa (la madre superiora); Suor Simplicia (la novizia sciocca); fra Menabuono (il confessore compiacente e interessato); Capocchio (il fattore testone); Balocchina (la fattoressa scansafatiche). |
12. Rapporti fra i personaggi
Fra Menabuono/Fra Cavicchio padrone/servitore, cioè un frate nobile e uno plebeo (cfr. II.9.42-46); Capocchio- Balocchina (coppia zannesca). |
13. Personaggi speculari
Suor Severa/Suor Placida (avversaria e sostenitrice del teatro). |
14. Soliloqui e monologhi di particolare importanza
Balocchina, lamento della serva, I.6.1; Simplicia, impossibile imparare la parte, II.4.1 e II.8.1; Fra Menabuono, bisogna salvare le apparenze e fare pace con Fra Cavicchio (che può diventare pericoloso), III.1.1. |
15. Dialoghi e successioni di monologhi di particolare importanza
I.1.1-30, contrasto fra Suor Severa e Suor Placida sul teatro (commedie in convento, dilettantismo e professionismo); I.3.1-58, dialogo fra Suor Placida, Suor Simplicia e Suor Severa su come studiare la parte; I.7.20-35, Fra Cavicchio spiega a Balocchina il rapporto fra realtà e finzione e fra attore e personaggio; I.9.20-51, dialogo fra Suor Placida e Balocchina sui costumi da trovare per la recita; II.2.1-25, dialogo fra Capocchio e Fra Cavicchio sui vizi dei confessori che ‘pelano’ le monache e recitano in maschera nelle commedie in modo sguaiato; II.5.1-58, contrasto fra Suor Severa e Suor Simplicia incapace di imparare la parte; II.9.15-53, contrasto fra Fra Menabuono e Fra Cavicchio con zuffa finale; II.2.1-49, contrizione e pacificazione fra i due litiganti; III.10.40-85, dialogo fra Madre Priora [Suor Severa] e Fra Menabuono sugli «innamoramenti sciocchi» che sbocciano in convento fra le monache; III.12.11-19, dialogo fra Suor Severa e Suor Placida sulla distribuzione delle parti in commedia e sulla qualità obbligatoria dei risultati («in materia di Scena o non fare, o far bene»). |
16. Uso particolarmente rilevante degli a parte
III.10.1-85, Fra Cavicchio smaschera l’ipocrisia di Fra Menabuono a colloquio con Suor Severa. |
17. Personaggi che parlano solo in verso
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18. Personaggi che parlano solo in prosa
Tutti. |
19. Personaggi che parlano a soggetto
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20. Personaggi che alternano testo scritto e improvvisazione
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21. Personaggi che parlano solo in italiano
Tutti. |
22. Personaggi che parlano solo in dialetto, in forme di italiano regionale o storpiato, o in una lingua straniera
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23. Uso significativo e iterativo di figure retoriche o risorse simili
Abbondano nel testo proverbi e modi di dire popolari («le casca il cacio sui maccheroni e vien a dare a due tavole a un tratto», I.5.1; «che chi presta tempesta e che la roba non acquista», I.7.18; «alla prova si scortica l’asino», I.11.76; «ella fa com’il rospo alle sassate», II.1.1, ecc.). |
IV. Intreccio |
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24. Riassunto dell’argomento del testo
Il manoscritto autografo che conserva il testo reca la seguente indicazione «Questa commedia è tratta da uno scherzo scenico del medesimo ch’ei fece per la Signora Maria Matilda, Suor Giuliana sua figlia, l’anno 1722. Ridotto in 3 atti con l’aggiunta di 3 personaggi l’anno 1727 29 ottobre». L’intreccio, molto esile e quasi privo di azione, è in parte debitore verso la cinquecentesca Sporta di Gelli (ricalcata sul modello plautino dell’Aulularia), che contamina il tema dell’avarizia con un progetto di recita conventuale, biasimato da un fattore (Alamanno) da cui derivano i personaggi di Capocchio e Balocchina. La giovane monaca Placida è ansiosa di organizzare per carnevale la recita di un testo di argomento sacro (Santa Caterina trionfante) per cui servono costumi e accessori di pregio, ma non riuscirà ad averne in prestito dai parenti e dai conoscenti sollecitati per il tramite dei fattori del convento Capocchio e Balocchina, pigri e scansafatiche, mentre la protagonista designata, la sciocca novizia suor Simplicia da lei prediletta, si rivelerà disastrosamente inadeguata a cimentarsi come attrice. Il progetto dunque andrà a monte, ma la frenetica vigilia è disseminata di confronti appassionati con la madre superiora Suor Severa a proposito della legittimità e utilità ludica e morale delle recite per le monache, costrette a un duro isolamento e meritevoli di qualche svago. Sullo sfondo di queste turbolenze si avvicendano le lamentele e i battibecchi fra i due servitori, insofferenti per lo scompiglio e il lavoro che ne deriva, e fra il Padre Confessore Fra Menabuono —opportunista, gaudente e già interprete di grossolane farse conventuali nei panni di Pulcinella— e il suo malizioso converso, Fra Cavicchio, che ne denuncia tutti i difetti e i peccati, ma che, dopo una zuffa indecorosa, come si conviene chiede perdono. |
25. Tema principale
Le recite in convento sono lecite e giuste, ma è molto difficile realizzarle. |
26. Temi secondari
Avidità e ipocrisie fratesche. |
27. Comicità
La stupidità di Suor Simplicia quasi zannesca; i commenti di Fra Cavicchio converso furbo e senza peli sulla lingua; le gags di Balocchina e Capocchio per evitare di faticare. |
28. Elementi polemici, satirici e parodici
Moderate satire antifratesche. |
V. Luogo e tempo |
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29. Luogo generale
Un convento fiorentino, identificabile con San Donato in Polverosa dell’ordine delle Montalve, fra Fiesole e Firenze, dove erano monache tre figlie dell’autore: Margherita, col nome di Suor Angela; Maria, col nome di suor Maria Diamante, e Benedetta. Alla primogenita Matilde, suor Giuliana delle Ancelle di Maria, è dedicata la commedia nella sua forma originaria di «schezo scenico». |
30. Cambiamenti di luogo
Il manoscritto autografo specifica le «scene» necessarie per l’allestimento(«Stanza di convento. Parlatorio con porta di clausura. Civile con porta municipale di convento. Camera di Padre Confessore»), che prevede per il parlatorio un dispositivo di scena sfacciata tale da consentire al pubblico di vedere in simultanea l’interno e l’esterno del monastero: I.1-5, stanza di convento; I.6-11, parlatorio interno e zona esterna; II.1-3, esterno alla porta del convento; II.4-8, stanza di convento; II.9, esterno alla porta del convento; III.1-3. camera (di Fra Menabuono); III.4-10, parlatorio interno/esterno; III.11-12 stanza di convento. |
31. Durata totale dell’azione
Presumibilmente una giornata, perché non ci sono indicazioni specifiche.
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32. Soluzione di continuità temporale fra gli atti o fra le scene
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33. Indicazioni esplicite sul momento temporale presenti nelle battute o nelle didascalie
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VI. Rispetto della regola delle tre unità | |
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34. Tempo
Sì
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35. Circostanze temporali
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36. Luogo
Sì
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37. Circostanze spaziali
L’azione si svolge in vari ambienti interni o immediatamente adiacenti di un convento fiorentino. |
38. Azione
Sì
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39. Circostanze particolari dello sviluppo dell’argomento
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VII. Elementi materiali, performativi e didascalici |
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40. Uso di oggetti particolari
La «zana» (cesta rotonda) in cui Balocchina e Capocchio dovrebbero raccogliere i costumi per la recita (I.6; II.1; III.4); la «parte» del copione che Suor Simplicia non riesce a imparare (II.4-5). |
41. Uso di effetti sonori e musicali
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42. Uso di effetti speciali
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43. Scena con ampia presenza di personaggi
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44. Didascalie di particolare importanza
L’uso delle didascalie è ridotto al minimo, tranne che in III.9 («Fra Menabuono batte alla porta e si sente la voce della Rotaia dentro alle grate che dice Ave Maria») e in III.10 («Si volge addietro dice alla Speziala che porti una boccia d’acqua della regina e la dia alla Rotaia, che la terrà qui pronta ad ogni cenno del Padre Confessore»). |
VIII. Prima recita |
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45. Prima recita
Questa commedia, nata a quanto sembra su commissione per una destinazione monastica privata in grado di riconoscere i vari dettagli metateatrali interni, quasi certamente non fu mai recitata e restò prudentemente inedita, anche se non sconosciuta ai contemporanei. Il manoscritto reca in chiusa «finito di copiare A. D. 1727». Fagiuoli scriveva spesso per conventi maschili e femminili e aveva stretti legami personali con San Donato in Polverosa, dove vivevano tre delle sue figlie e una nipote. |
46. Altre recite nel Settecento
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IX. Il testo in Goldoni |
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47. Riferimenti, diretti o indiretti, al testo o al suo autore presenti negli scritti o nelle opere di Goldoni
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48. Aspetti del testo particolarmente rilevanti in rapporto con il teatro goldoniano.
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X. Altri eventuali dati d’importanza presenti nei paratesti proemiali e altre osservazioni d’interesse |
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49. Dati dei paratesti
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50. Osservazioni
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