I. Titolo e dati bibliografici | ||
---|---|---|
00. Schedatore/Schedatrice
Gregores Pereira, Paula
|
01. Autore
Trinchera, Pietro
|
|
02. Titolo → Edizione
Abbate Collarone, L'
|
03. Titolo completo
L’Abbate Collarone. Commesechiamma |
04. Manoscritti
-
|
05. Edizioni utilizzate
Trinchera, Pietro, L’Abate Collarone. Commesechiamma, a cura di Paologiovanni Maione, Venezia - Santiago de Compostela, lineadacqua, 2020. Trinchera, Pietro, L’Abate Collarone. Commesechiamma, Napoli, Stamperia de Giovanne de Simone, 1749. |
II. Tipo | ||
---|---|---|
06. Genere
Commedeja pe mmuseca (commesechiamma; cfr. § 50). |
06. Sottogenere
-
|
07. Generi interni
-
|
III. Personaggi e rapporti |
---|
08. Elenco dei personaggi
Abate Collarone masto de Cappella nnammorato de Deanella; Menella, mogliere de Cola Pesce, che se fa credere vedola; Deanella fegliola speretosa; Norella fegliola freddolella; Titta Gabellotta de lo pesce, nnammorato de Menella; D. Vicenzicco viecchio, che fa lo figliulo, nnammorato de le femmene; Cola Pesce marito de Menella, finto Ussaro co lo nomme de Giorgio; Nota’ Chienca (non parla); No Laccheo (non parla); No Peccerillo (non parla); N’Armenio (non parla); Adamo Afferre (non parla e non compare nel dramatis personae). |
09. Protagonisti
Abate Collarone, Deanella, Menella, Norella. L’azione gira attorno a questi quattro personaggi e alle loro lezioni di musica e ai loro amori. |
10. Personaggi e maschere della commedia dell’arte o da essi derivati
-
|
11. Valore allusivo dei nomi dei personaggi
Sono particolarmente interessanti, per i loro valori allusivi, i nomi di Cola Pesce e dell’Abate Collarone. Per quanto riguarda il primo, «l’onomastica prescelta echeggia la mitica figura dell’impavido pescatore che durante un’immersione, per restituire un gioiello gettato nelle acque dal re, notò che una delle tre colonne che sorreggevano la Sicilia vacillava per cui si sostituì a questa senza emergere mai più» (Paologiovanni Maione, Commento, in Pietro Trinchera, L’Abbate collarone, a cura di Paologiovanni Maione, Venezia - Santiago de Compostela, lineadacqua, 2020, pp. 165-216: 168). Il nome di Collarone, invece, può fare riferimento, giocando sul doppio significato che si può attribuire al termine, da una parte al collare che caratterizza il tipo di abito proprio dell’abate (e, dunque, il nome del personaggio sarebbe una ridicolizzazione per antifrasi ipebolica della sua condizione di abate) e, dall’altra, al colombaccio (infatti, il dizionario Treccani indica ‘collarone’ come variante regionale di questo termine) e, dunque, assumere delle valenze metaforiche: come il piccione, l’Abbate è anche lui, in certo senso, circondato di donne che vuole conquistare. |
12. Rapporti fra i personaggi
Abate Collarone, innamorato di Deanella; Cola Pesce-Menella, marito e moglie; Menella, vicina di casa di Deanella e Norella; Deanella e Norella, sorelle; Titta, innamorato non corrisposto di Menella; D. Vicenzicco, innamorato non corrisposto di Deanella, Norella e Menella. |
13. Personaggi speculari
-
|
14. Soliloqui e monologhi di particolare importanza
Titta, male d’amore, I.5; Vicenzicco, amore verso Deanella, I.6; Menella, sui vantaggi della condizione di falsa vedova, I.10; Cola Pesce, sulle intenzioni della moglie, II.3.48-68; Don Vicenzicco, difesa della propria immagine, II.5.47-64; Abate Collarone, amore, II.9.27-43; Norella, sulla necessità d’imparare il canto per circondarsi di cicisbei, II.6.60-81; Abate, amore, II.8.27-43; Deanella, innamoramento involontario di Collarone, II.9; Deanella, sulla necessità d’ingannare Don Vicenzicco per aiutare l’Abate, II.13; Vicenzicco, sugli inganni di Menella, III.6.54-76; Titta, sul tradimento di Menella, III.7.6-32. |
15. Dialoghi e successioni di monologhi di particolare importanza
Abate Collarone e Deanella, finta discussione, III.13. |
16. Uso particolarmente rilevante degli a parte
Gli a parte sono scarsi lungo il testo, ma in due momenti si rivelano imprescindibili: sia in III.12.38-45 (Deanella e l’Abate) che in II.14 (Abate e Meanella) le osservazioni in disparte dei personaggi risultano fondamentali per capirne le intenzioni e le loro azioni successive. |
17. Personaggi che parlano solo in verso
Tutti. |
18. Personaggi che parlano solo in prosa
-
|
19. Personaggi che parlano a soggetto
-
|
20. Personaggi che alternano testo scritto e improvvisazione
-
|
21. Personaggi che parlano solo in italiano
-
|
22. Personaggi che parlano solo in dialetto, in forme di italiano regionale o storpiato, o in una lingua straniera
Tutti (napoletano). |
23. Uso significativo e iterativo di figure retoriche o risorse simili
-
|
IV. Intreccio |
---|
24. Riassunto dell’argomento del testo
Atto I. La scena si apre con le tre donne, Menella, Deanella e Norella, che cantano mentre si occupano di diverse faccende domestiche. L’Abate Collarone, mastro di cappella, le sente e si offre di insegnargli a perfezionare la loro voce in modo da diventare cantanti professionali. Menella e Norella, scettiche, rifiutano l’offerta, ma Deanella, desiderosa di imparare le arti della seduzione (considerandone il dominio della musica una parte essenziale), accetta. L’Abate, dunque, parte per far chiamare un notaio che formalizzi il contratto e per procurarsi gli strumenti necessari alle lezioni. Nel frattempo, arriva Titta che, preoccupato per il decoro delle donne, si infuria. Menella, che ne percepisce la rabbia come gelosia, lo riprende e parte. Norella, rimasta sola con Titta, gli suggerisce di dimenticare Menella (che la donna in realtà disprezza), nonostante sia ovvio che lui ne sia innamorato, e lui pensa che lo faccia perché Norella si sia innamorata di lui, il che lo porta a rivolgere l’attenzione verso la donna. Più tardi, arriva Don Vicenzicco che, con l’aiuto del suo lacchè, cerca di acconciarsi per apparire più giovane prima di corteggiare Deanella, che ne respinge le avances, ma sfrutta la situazione (con l’aiuto di Menella e Norella) per vendergli pesci a prezzi esorbitanti. Dopo il rifiuto, Don Vicenzicco parte. Poco dopo ritorna l’Abate (accompagnato dal notaio) con un cembalo che Deanella confonde con una bara. Dopo aver chiarito l’equivoco, l’Abate cerca di far firmare il contratto alla giovane, ma lei riesce a eludere la richiesta fingendosene invaghita (afferma che l’amore che ha per lui servirà da garanzia e Collarone, infatti, lo permette). Collarone, alla fine, convince anche Menella a formarsi nel belcanto e tutti e tre entrano in casa per cominciare le lezioni. Nel frattempo, Cola Pesce, fuggitivo della giustizia e nascosto sotto le vesti di ussaro, torna in città per rivedere la moglie, Menella. Arriva a casa proprio mentre si svolgono le lezioni e, sentendo la musica, teme che l’onestà di Menella sia in pericolo, per cui entra in furia. Arriva Titta e chiede all’uomo spiegazioni sulla sua presenza lì: Cola Pesce, senza confessare la propria identità, rivela di essere lì per adempiere all’ultima volontà del marito di Menella: prendersi cura di sua moglie. Bussano alla porta ed escono le donne. Menella, notando le somiglianze fra l’ussaro e il marito, inizia a sospettare (infatti, la donna aveva mentito sulla condizione del marito per poter approfittare dell’intraprendenza permessa soltanto alle vedove). Esce anche l’Abate, e Cola Pesce rimane convinto che l’uomo stia amoreggiando con la moglie. Anche Titta, dopo aver annunciato alle donne che Giulio (nome fittizio sotto cui si presenta Cola Pesce) è lì per portare le ultime volontà di Cola Pesce, confronta Collarone, che, intimorito, si ritira. Qualche tempo dopo, Cola Pesce e Titta, ancora gelosi, spiano la casa delle donne per cercare di rubare il cembalo. Don Vicenzicco vede la scena e li riprende per l’indiscrezione. Nonostante ciò, i due uomini tentano di irrompere nella casa. L’atto si chiude con Don Vicenzicco e l’Abate che fuggono, perseguitati da Titta e Cola Pesce, mentre le donne rimangono scioccate. Atto II. Torna in piazza Titta, che riferisce a Norella che, dopo aver seguito l’Abate e Vicenzicco fino a Torricella, sospetta che l’ussaro li abbia uccisi. Menella ascolta di nascosto la conversazione e s’ingelosisce perché pensa che l’uomo preferisca Norella a lei, per cui si mette a litigare con l’altra donna. Successivamente, arriva Deanella, che interviene per interrompere la discussione. Menella poi, gelosa, accusa Titta di tradimento, ma lui difende il suo diritto di corteggiare altre donne se lei lo rifiuta. D’altra parte, Norella decide che anche lei vuole imparare musica. Menella, rimasta sola, incontra Cola Pesce, che riconosce come il proprio marito. Lui le rimprovera che permetta le avances degli altri uomini ma Menella lo rassicura: è tutto uno stratagemma economico. Lui però è arrabbiato e litigano poiché lei vuol difendere la propria indipendenza. Più tardi, arriva l’Abate, accompagnato da Vicenzicco, che intende convincerlo a intercedere per lui con Deanella, che esce appunto di casa per assistere alla lezione in piazza. La giovane chiede il motivo della presenza di Don Vicenzicco ma l’Abate ne diminuisce l’importanza. Dopo un’agitata lezione, Vicenzicco dichiara il proprio amore a Deanella, ma la giovane lo respinge e lo incoraggia a dirigere l’attenzione verso Menella che, appunto, arriva subito dopo per seguire le lezioni, ma viene respinta dall’Abate (che pensa che sia l’amante di Giulio), così come viene respinta Norella, in questo caso, per la sua mancanza di talento. Interviene però Deanella, che rappacifica l’Abate e lo convince a insegnare a tutte e tre. Finita la lezione, Deanella rimane sola e si rende conto di esser rimasta invaghita dell’Abate. Più tardi, Titta e Vicenzicco arrivano, ancora litigando, e vengono separati da Cola Pesce per ordine di Menella, che respinge entrambi gli uomini ma in maniera ambigua, il che porta Titta (che interpreta in modo errato la situazione) a pensare che in realtà la donna sia invaghita di lui. In un momento posteriore, Deanella si finge addormentata alla finestra per ingannare Don Vicenzicco e fargli credere che ne sia innamorata. Il vecchio si avvicina mentre lei parla nel sonno per cercare di capire se stia sognando l’innamorato, mentre l’Abate e Menella osservano la scena di nascosto. Vicenzicco uccide una mosca, causando che Deanella finga di svegliarsi arrabbiata e gli chieda spiegazioni sulla sua presenza lì. Mentre lui cerca di scusarsi, è attaccato dall’Abate, che, di nascosto, comincia a lanciargli pietre, mentre Deanella, dopo aver sentito le scuse del vecchio, gli chiede un anello come prova del suo amore. Quando alla fine Vicenzicco capisce da dove provengono le pietre, crede che tutto sia stato uno stratagemma da parte di Deanella e dell’Abate per prendersi gioco di lui e confronta la donna, che nega le accuse e, a sua volta, lo riprende per corteggiarla quando in realtà è innamorato di Menella. Lui cerca di spiegarsi ma senza successo. Finisce l’atto con Menella che respinge l’Abate e l’Abate che la respinge a sua volta e con Deanella che respinge Vicenzicco, che è rimasto senza possibilità di conquistare nessuna delle donne. Atto III. L’Abate Collarone, dopo gli avvenimenti precedenti, giudica Menella e Deanella poco affidabili e decide di incentrarsi sulla fortuna di Norella: comunica alla donna che è arrivato in città un mercante armeno e che devono occuparsi del suo intrattenimento. Norella, cosciente della propria mancanza di preparazione, lo esorta a coinvolgere Deanella, ma l’Abate confessa di non voler più vederla dopo averla colta in fraganti e riesce infine a convincerla. Menella e Norella, di conseguenza, si arrabbiano, e litigano con Collarone finché riescono a convincerlo a scritturare loro, escludendo Norella. L’Abate parte e ritorna con Titta, Vicenzicco e Cola Pesce, cercando di convincerlo di permettergli di portare Menella a Corfù. Alla fine, Cola Pesce, senza rivelare la propria identità, confessa di essere sposato con Menella. Vicenzicco, dunque, s’arrabbia e chiede il rimborso di tutti i soldi spesi per fare la corte alla donna, mentre Titta si infuria. Dopo un periodo di tempo indeterminato, Cola Pesce riappare in scena fuggendo disperato perché è stato quasi riconosciuto. Decide, perciò, di partire da Napoli con Menella. Riappare anche Norella, che cerca di fare pace con le altre donne, dichiarando che Deanella, se vuole, può avere l’Abate tutto per sé, poiché lei vuole invece viaggiare con il mercante armeno a Corfù, per cui non potrebbe sposare l’Abate. Tutti salgono in barca. Mentre l’Abate suona in riva al mare con un’orchestra, arrivano Menella e Cola Pesce. Mentre la donna si complimenta con Collarone per il concerto, il marito lo minaccia per tentare di allontanarlo da Napoli. L’Abate, dunque, si scusa e dichiara che l’impresario vuole sentirle cantare. Le donne cantano e l’impresario contratta entrambe (nel caso di Menella, la situazione implica che Cola Pesce, come suo marito, partirà con loro). Restano soli l’Abate e Deanella: quest’ultima gli chiede perché non sia partito. Lui dichiara di dover ancora conquistarla e lei finge di respingerlo. Dopo un litigio finto, si riconciliano e partono anche loro con la compagnia. Restano in terra soltanto Titta e Vicenzicco, delusi. |
25. Tema principale
La formazione delle donne nel belcanto. |
26. Temi secondari
Amore, tradimento, gelosia, virtù. |
27. Comicità
Hanno un particolare valore nella costruzione della comicità del testo le manipolazioni che le tre donne protagoniste mettono in moto per approfittarsi, soprattutto, di Don Vicenzicco. Vanno sottolineati due momenti: le scene I.7-9, in cui Menella, Deanella e Norella riescono a vendergli diversi pesci a prezzi esagerati, e la scena II.14, in cui Deanella si finge innamorata di lui per cercare che il vecchio le regali l’anello che porta con sé. |
28. Elementi polemici, satirici e parodici
-
|
V. Luogo e tempo |
---|
29. Luogo generale
Napoli: precisamente a Pietra di Chiaja (oggi piazza San Pasquale a Chiaja). |
30. Cambiamenti di luogo
I.1-III.9, piazza; III.10-13: riviera. |
31. Durata totale dell’azione
Indeterminata (cfr. § 35).
|
32. Soluzione di continuità temporale fra gli atti o fra le scene
Cfr. § 35.
|
33. Indicazioni esplicite sul momento temporale presenti nelle battute o nelle didascalie
Abate Colarone: «Sono quindeci… all’otto di palazzo / noi ci vedrem», I.2.29-30; Deanella: «Mmiezo a la chiazza io non esco de juorno», I.8.3; Vicenzicco: «Di giorno qui si scassa?», I.16.31; Menella: «Pe mo’ parla cca fora, ca stasera / t’aunisce, core mio, co la mogliera», II.3.24-25; Abate Collarone: «Veda abbiam vent’ore», II.8.6. |
VI. Rispetto della regola delle tre unità | |
---|---|
34. Tempo
No
|
35. Circostanze temporali
Le indicazioni temporali presenti nel testo sono limitate, ma un’analisi della successione di avvenimenti suggerisce che l’azione potrebbe dilatarsi per almeno qualche giorno. D’altra parte, benché poco probabile, non si può escludere uno sviluppo in un solo giorno; tuttavia, tale ipotesi implicherebbe una condensazione dell’azione che farebbe cadere il dramma nell’inverosimiglianza. |
36. Luogo
Sì
|
37. Circostanze spaziali
L’azione si sviluppa, nella sua totalità, a Chiaja. In particolare, in piazza e nella riva di mare vicina. |
38. Azione
Sì
|
39. Circostanze particolari dello sviluppo dell’argomento
L’argomento si sviluppa attorno a un asse centrale: la proposta dell’Abate di insegnare il canto alle tre donne e tutte le conseguenze che questo scatena. |
VII. Elementi materiali, performativi e didascalici |
---|
40. Uso di oggetti particolari
Il cembalo, che compare più volte (I.1, I.16-17, II.5, III.11), diventa elemento fondamentale che rappresenta la professione musicale ed è, dunque, associato all’Abate. Il rapporto si vede particolarmente in I.16-17, scene in cui Cola Pesce e Titta, volendo, appunto, dirigere la propria rabbia contro il maestro di cappella, s’impegnano a cercare di distruggere lo strumento. Anche fondamentali si rivelano i pesci, presenti in I.7-9 e III.4 (vediamo triglie, sogliole, mormore e zerri), che fungono da merce e servono, in certo modo, a rappresentare il corteggio degli uomini verso le loro innamorate. Anche con questa valenza si presenta l’anello (II.14) che Deanella chiede a Don Vicenzicco come simbolo di amore. Infine, sono fondamentali, a livello spettacolare, le pietre che, nella stessa scena, l’Abate lancia contro D. Vicenzicco. |
41. Uso di effetti sonori e musicali
In III.10 viene interpretato un brano del «Sassone», vale a dire, di Johann Adolf Hasse, che, come indica Paologiovanni Maione, «ebbe gran fortuna nella città partenopea» (Maione, Commento, cit., p. 211). |
42. Uso di effetti speciali
-
|
43. Scena con ampia presenza di personaggi
In I.14 e in I.17 coincidono fino a sei personaggi in scena (in I.14: Menella, Deanella, Abate Collarone, Notà Chienza, Titta, Cola Pesce; in I.17: Don Vicenzicco, Abate Collarone, Deanella, Menella, Titta, Cola Pesce), segnando i momenti che scatenano i conflitti fra i personaggi. Alla fine dell’atto terzo, coincidono ancora sei personaggi in III.11 (Deanella, Menella, Norella, Abate, Cola Pesce, Adamo Afferre), nel momento in cui comincia a sciogliersi l’intreccio e, in III.13, si aggiungono per il finale gli altri personaggi, in modo tale che si arriva alla presenza simultanea di sette personaggi. |
44. Didascalie di particolare importanza
In II.10 la didascalia iniziale è fondamentale, poiché descrive l’orchestra dell’Abate e la musica che suona (cfr. § 41). |
VIII. Prima recita |
---|
45. Prima recita
Napoli, Teatro della Pace, 1749. Accanto ai personaggi, nell’elenco vengono indicati gli interpreti incaricati della rappresentazione della messa in scena di tale anno: il signor Nicola Losi (Abate Collarone), la signora N. N. (Menella), la signora Francesca Moroni (Deanella), la signora Anna Travacca (Norella), la signora Marianna Padula (Menella), il signor Filippo Sidoti (Don Vicenzicco) e il signor Saverio Comite (Cola Pesce). |
46. Altre recite nel Settecento
Con il titolo Le chiajese cantarine e qualche modifica testuale, il dramma fu inscenato a Napoli al Teatro Nuovo nel 1754 (cfr. Paologiovanni Maione, Il viaggio dei «commedianti» tra alterne metereologie: dai miraggi di esotici successi alle opportune fughe, in Pietro Trinchera, L’Abbate Collarone, cit., pp. 9-38). |
IX. Il testo in Goldoni |
---|
47. Riferimenti, diretti o indiretti, al testo o al suo autore presenti negli scritti o nelle opere di Goldoni
-
|
48. Aspetti del testo particolarmente rilevanti in rapporto con il teatro goldoniano.
-
|
X. Altri eventuali dati d’importanza presenti nei paratesti proemiali e altre osservazioni d’interesse |
---|
49. Dati dei paratesti
-
|
50. Osservazioni
Il dramma, che «muta il titolo spostando l’attenzione dal maestro di Cappella alle vicende delle tre marinaresse in fase di trasformazione» (Maione, p. 20), fu rielaborato per la sua rappresentazione «a lo Teatro Nuovo a Monte Cravario» e pubblicato con il titolo Le chiajese cantarine, pazzia pe mmuseca (Napoli, 1754; cfr. Maione, Nota al testo, in Pietro Trinchera, L’Abate Collarone, cit., p. 39). Sul termine commesechiamma, indica Maione: «la definizione del genere della commedeja pe mmuseca si presta nella prima metà del Settecento a una moltitudine di declinazioni che vanno dal termine chelleta (cosa) a dramma pe museca, da chelleta pastorale a traggecommeddeia. In questa occasione l’autore sembra sottolineare l’ambiguità della definizione del prodotto e pertanto si affida a una formula evanescente e non circoscrivibile» (Paologiovanni Maione, Commento, cit., p. 165). |