I. Titolo e dati bibliografici
00. Schedatore/Schedatrice
Decroisette, Françoise
01. Autore
Dufresny, Charles - Brugière de Barante, Claude-Ignace (?)
02. Titolo → Edizione
Les Fées ou Les Contes de ma mère l'Oye
03. Titolo completo

Les Fées ou les Contes de ma mère l’Oye

04. Manoscritti
-
05. Edizioni utilizzate

Edizione di riferimento:

Les Fées ou les Contes de ma Mère l’Oye, in Le Théâtre Italien de Gherardi, ou Le Recueil général de toutes les comédies et scènes françaises jouées par les Comédiens Italiens du Roi, pendant tout le temps qu’ils ont été au service. Enrichi d’estampes entaille-douce à la tête de chaque comédie, à la fin de laquelle tous les airs qu’on y a chantés se trouvent gravés, notés avec leur basse-continue chiffrée, t. 6, Paris, Cusson et P Witte, 1700, illust., pp. 660-688. Col seguente privilegio del re: «par Grâce et Privilège du Roy donné à Versailles le 2 mai 1698, signé par le roi en son conseil. Il est permis au Sieur Evariste Gherardi ci-devant l’un des comédiens italiens du roi, de faire imprimer vendre et débiter […] un livre intitulé pendant le temps de huit années consécutives à partir du moment où le recueil aura été mis en vente pour la première fois en vertu de ce privilège et défenses sont faites à tous imprimeurs et libraires, ou autres, de quelque qualité et condition qu’ils soient, de contrefaire ledit recueil, en entier ou en partie….à peine de trois mille livres d’amendes , confiscation des exemplaires etc».

Prima edizione separata:

Les Fées ou les Contes de ma Mère l’Oye, comédie [par Rivière Dufresny et Burgière de Barante (le sus dit et par Biancolelli id Dominique) représenté sur l’ancien Théâtre italien le 2 mars 1697], s. ed., s. lieu, 1697, 29 p. (Paris, BnF, Arsenal, GD-23225); esemplare inserito anche in Suite du Théâtre italien, ou Nouveau recueil de comédies françaises qui ont été jouées sur le théâtre italien de l’Hôtel de Bourgogne, s.l., 1697, 29 p. (BnF:Richelieu 8-RF-9645/ ou R114336 ; 8-RF- 9646// et Tolbiac YF 5878).

Riedizioni del 700:

Les Fées ou les Contes de ma Mère l’Oye, in Le Théâtre italien de Gherardi ou recueil général de toutes les comédies et scènes françaises jouées par les Comédiens Italiens du Roy, pendant tout le temps qu’ils ont été au service de Sa Majesté. Première édition sur la nouvelle de Paris, divisée en six tomes, revue, corrigée, augmentée, et enrichie d’Estampes en Taille douce à la tête de chaque Comédie. Avec tous les Airs qu’on y a chantés, gravés, notés avec leur Basse continue chiffrée à la fin de chaque Volume. Tome sixième, A Amstersdam, chez Adrian Braakman, marchand libraire près le Dam, 1701, illust., pp. 539-560.

Les Fées ou les Contes de ma Mère l’Oye, [Dufresny e Brugière de Barante] in Nouveau recueil de plusieurs comédies françoises qui ont été joüées sur le Théâtre italien de l'Hôtel de Bourgogne, Rotterdam, A. Wolegank, 1720 (con L'Union des deux opéras; La Naissance d'Amadis; La Fontaine de sapience; La Fausse coquette; Attendez-moy sous l'orme; Le Retour de la foire de Bezons ; Pasquin et Marforio, médecins des moeurs) (BnF:Tolbiac: 16 YF -288 / Arsenal: GD-1937)

Les Fées ou les Contes de ma mère l’Oye, in Le Théâtre italien de Gherardi, ou le recueil général de toutes les comédies et scènes françaises jouées par les comédiens italiens du roi, pendant tout le temps qu’ils ont été au service, enrichi d’estampes en taille douce à la tête de chaque comédie, et des airs gravés à la fin de chaque volume, , Paris, Briasson, Edition nouvelle revue avec beaucoup d’exactitude, Paris Briasson, 1741, vol. 6 (BnF REs. YF-5784).

Edizione moderna

Les Fées, ou les contes de ma mère l’Oye, in L’Age d’or des contes de fées: de la comédie à la critique ; La Fée bienfaisante et autres comédies, Nathalie Rizzoni, Julie Bloch (ed.), Paris, Champion, 2007, contiene anche Les Fées di Dancour, (1699) e La Fée bienfaisante attribuita al Chevalier de la Baume (1708). La trascrizione de Les Fées di Dufresny e Monsieur B*** è realizzata a partire dall’edizione del 1741.
II. Tipo
06. Genere

Commedia (in un atto).

06. Sottogenere
-
07. Generi interni

Due fiabe interne mises en abyme (la prima: fiaba del re Croquignollet e dell’infanta Isménie raccontata da Arlequin alla Fata (3.15); la seconda: fiaba raccontata dalla nutrice di Isménie, sulle sorti del re Brutalin e di sua figlia Pétille, la quale cova il bambino di Bonbeninguette, moglie di Bonbeninguet morta durante il parto, e sposa per finire quest’ultimo (5.2).

III. Personaggi e rapporti
08. Elenco dei personaggi

Croquignollet, roi; Isménie, sa fille; Octave, amant d’Isménie; Arlequin [Arlecchino], valet d’Octave; la nourrice d’Isménie; La Fée «conservatrice de l’honneur des filles»; Pierrot [Pedrolino], valet de la Fée;Scaramouche [Scaramuccia], prince des Ogres; une fée chantante; troupe d’ogres; une nymphe changée en papillon; un berger changé en lanterne; un vieux changé en limaçon; une dame changée en pendule.

09. Protagonisti

La coppia degli Innamorati, Octave, principe, e Isménie infanta, catturata da un Orco; la fata gentile che aiuta la coppia e conferisce poteri magici ad Arlequin dichiarato uomo provvidenziale, «d’une seule pièce»; Arlequin, servo di Octave, in cerca di Isménie e del suo padrone, che libera tutti i personaggi fatati e li fa tornare nella forma umana.

10. Personaggi e maschere della commedia dell’arte o da essi derivati

Les Fées è la commedia conclusiva dell’attività del Théâtre-Italien di Parigi, gli autori scivono per la Troupe e quindi tutti i personaggi sono derivati dai tipi fissi della commedia dell’arte, in particolare i quattro protagonisti, e integrati parodicamente nell’universo delle fiabe di magia. Lo sono anche Pierrot, servo della Fata e Scaramouche che fa la parte dell’Orco e di un Vecchio lubrico nel finale.

11. Valore allusivo dei nomi dei personaggi

Nome parlante è quello del padre di Isménie, il re Croquignollet, che rinvia a un biscotto secco, la croquignole. Il diminutivo (-et) è in sintonia con il fatto che il re sia detto piccolissimo (75 cm). Fanno eco a quel nome ridicolo altri nomi costruiti con diminutivi e assonanze, presenti nei racconti interni (Pétille, sua madre Bichette, Bonbeninguet e Bonbeninguette), sul modello onomastico usato spesso nelle fiabe di magia dell’epoca, con lo scopo evidente di costruire una sottile parodia di dette fiabe, allora in piena espansione. Il re Brutalin, nel secondo racconto interno, può essere considerato anche un ‘nome parlante’ costruito sull’idea di brutalità, perché è un re guerriero che ha invaso il territorio del re vicino, il buono Bonbeninguet, provocando la morte di sua moglie durante il parto. Questo personaggio della fiaba interna alludeva, per il pubblico, alla guerra in corso tra Louis XIV e la Lega di Augsbourg (Guerra dei nove anni conclusa con la Pace di Ryswick nel settembre 1697). Brutalin va visto come una proiezione satirica di Louis XIV, accusato dai principi della Lega di un espansionismo territoriale in Europa innamissibile, e costretto proprio nel 1697, dopo molte battaglie perse, ad arrendersi e a riconsegnare diversi territori, in particolare la Lorena e il ducato di Bar, restituiti ai duchi di Lorena. Bonbeninguet potrebbe essere proprio il giovane erede di Lorena, che recupera il suo territorio, e la principessa Isménie, che deve scegliere tra la morte e il matrimonio con l’Orco cannibale, sarebbe una proiezione della principessa Elisabeth Charlotte, figlia di Monsieur e della Princesse Palatine, il cui matrimonio con l’erede di Lorena fu appunto negoziato nel 1697 e celebrato nel 1698. Croquignollet sarebbe quindi una figura parodica del debole ed effeminato Monsieur. La qualifica della Fata gentile detta «conservatrice dell’onore delle donne», assunta da Colombine, che recita anche nel finale la «Dama ben regolata» trasformata in orologio a pendolo, è anche ‘parte parlante’, perché risulta chiaramente un’allusione velata a Madame de Maintenon, in quanto educatrice-direttrice dell’Istituto creato da re a Saint-Cyr per educare secondo un programma ben ‘regolato’ le ragazze nobili povere, e assicurare loro una dote sia per andare in convento sia per sposarsi, e in quanto oggetto di molte dicerie all’epoca, che le costruivano intorno una «leggenda nera», con sospetti di libertinaggio e di molta ipocrisia.

12. Rapporti fra i personaggi

Octave e Isménie, principi reciprocamente innamorati; Croquignollet, padre di Isménie; Octave, padrone di Arlequin; la Fata, padrona di Pierrot, protegge Octave trasformandolo in roccia; Arlequin, servo di Octave; Arlequin protegge Isménie trasformandola in roccia e fa tornare gli amanti alla forma umana; Pierrot servo della Fata gentile; il capo degli Orchi, innamorato di Isménie.

13. Personaggi speculari

Octave e il Capo degli orchi, perché sono rivali in amore ; il re Croquignollet e la figlia Isménie, lui è un padre pauroso e debole che rinchiude la figlia in una torre di ferro per sottrarla al suo destino, gettandola invece tra le mani dell’Orco cannibale; la Fata gentile e l’Orco, perché lei salva Isménie trasformandola in pietra; Isménie e l’Orco, perché lei non lo ama e non vuole sposarlo; Arlequin e Croquignollet, il primo consiglia agli innamorati di sposarsi senza aspettare la benedizione di Croquignollet. Nel primo racconto, Croquignollet e l’Orco che vuole sposare Isménie; nel secondo racconto interno, Brutalin, re-guerriero e Bonbeninguet, suo vicino al quale ha sottratto un territorio.

14. Soliloqui e monologhi di particolare importanza

La fata cantatrice, o fata-capo delle fate, aria seria, esaltazione delle capacità di resistenza delle donne, la bellezza per le donne volgari, la forza per le nobildonne (sc. 6).

15. Dialoghi e successioni di monologhi di particolare importanza

Fata gentile e Arlequin (sc.3), esposizione dell’antefatto nel primo racconto (storia di Croquignollet, Bichette e Isménie, 3.16); presentazione dei poteri della fata conservatrice dell’onore delle donne (3.21); Nutrice di Isménie, nel secondo racconto interno mis en abyme, che è la chiave di lettura della commedia: storia di Brutalin, Pétille e Bonbeninguet (5.2); lungo finale che mescola prosa e canzonette in versi, cantate dai vari persoanggi ridiventati umani grazie ad Arlequin (sc. 7).

16. Uso particolarmente rilevante degli a parte

Non c’è nessuna battuta detta a parte.

17. Personaggi che parlano solo in verso

La fata cantatrice che intona un’aria seria (sc. 4).

18. Personaggi che parlano solo in prosa

Tutti gli altri personaggi parlano in prosa, con inserimento di canzoni o canzonette (cfr. § 15). In particolare, Arlequin che racconta la storia di Croquignollet e Isménie (sc. 3); la nutrice di Isménie che racconta la seconda storia interna del re Brutalin, con inserimento di couplets in versi (sc. 5).

19. Personaggi che parlano a soggetto
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20. Personaggi che alternano testo scritto e improvvisazione
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21. Personaggi che parlano solo in italiano

La fata cantatrice intona un’aria in italiano (sc. 4).

22. Personaggi che parlano solo in dialetto, in forme di italiano regionale o storpiato, o in una lingua straniera
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23. Uso significativo e iterativo di figure retoriche o risorse simili

L’intero intreccio è una vasta metafora della situazione politica del tempo. Le pièces recitate dai comici dopo il 1692 sono costruite sul principio dell’inserimento di «sali satirici» (espressione usata da Evaristo Gherardi nella Prefazione all’edizione del 1700) provocatori, tesi a denunciare gli abusi, i vizi, le mode nuove, i costumi moderni ecc., e a guarire la società del tempo dei suoi mali. Questo vuol dire che il dialogo è farcito di doppi sensi e giochi di parole che il pubblico del tempo poteva decodificare facilmente, per ridere e applaudire: ad esempio, la “fata conservatrice dell’onore delle donne”, la cui fisionomia dissimula un’allusione a una persona reale del tempo, Mme de Maintenon (vedi supra, n. 11).

IV. Intreccio
24. Riassunto dell’argomento del testo

Atto unico. Il principe Octave, che sta disperatamente cercando la sua benamata Isménie, figlia del re Croquignollet, appare su un carro volante condotto da Pierrot, servo di una Fata (sc.1). Partito Pierrot, Octave si ritrova in una caverna orrida dove vede Isménie legata ad una roccia, con attorno un’orda di orchi. Questi, fiutando odore di carne fresca, afferrano Octave e decidono di cucinarlo per offrirlo poi a cena alla principessa. Di fronte alla disperazione di Isménie, la Fata trasforma il principe in roccia sottraendolo così alla voracità dei mostri (sc. 2). Sopraggiunge Arlequin, servo di Octave, che cerca i suoi padroni. Afferrato a sua volta dagli orchi, viene soccorso dalla Fata che lo interroga sulla sua presenza. Arlequin le racconta la storia del re Croquignollet e dell’infanta Bichette, e della loro bellissima figlia caduta nelle grinfie dell’orco benché rinchiusa dal padre in una torre, aggiungendo che, secondo la predizione di un’altra fata, sarà salvata da un «uomo di un solo pezzo». In quanto «conservatrice dell’onore delle donne», la Fata è risoluta a salvare Isménie. Svela a Arlequin che è proprio lui quest’ «uomo di un solo pezzo», e gli conferisce dei poteri magici (sc. 3 e 4). Si torna a vedere Isménie legata alla sua roccia, sorvegliata dal capo degli orchi, che chiede alla Nutrice di raccontarle una fiaba per calmarla (Storia di Brutalin e di sua figlia Pétille, che, grazie alle manovre di una fata, cova nel suo seno il figlio di Bonbeninguet e della sua defunta moglie Bonbeninguette, ai quali Brutalin ha sotratto un territorio) (sc. 5). Calmata Isménie, l’Orco le propone una scelta: sposarlo o essere divorata. Isménie rifiuta di sposarlo e cerca di sfuggirgli (sc. 6). É salvata all’ultimo momento da Arlequin che, con la bacchetta magica datagli dalla Fata, trasforma Isménie in roccia. Dopo di che, sempre con la sua bacchetta, Arlequin fa tornare i due amanti nella loro forma umana, e li spinge a sposarsi senza aspettare il consenso del padre. Coquignollet, uscendo per magia da un’ urna, benedice di sfuggita la giovane coppia. Arlequin trasforma poi la grotta oscura degli orchi in un magnifico Palazzo, dove appaiono strani oggetti e animali (una farfalla, una lanterna, una coclea, un orologio a pendolo) che sono in realtà una ninfa, un pastore, un vecchio, e una dama fatati. Il finale è un seguito di canzoni cantate da questi personaggi liberati dall’incantesimo grazie alla bacchetta di Arlequin, e così termina la festa e la commedia (sc. 7).

25. Tema principale

Satira e denuncia della censura.

26. Temi secondari

Satira delle fiabe di magia; difesa delle donne; satira politica.

27. Comicità

Scontro tra la storia tragica degli innamorati, ripresa alla storia di Persée e Andromède (tramite la riscrittura di un’opera lirica, Méduse, di Boyer/Gervais, 1697), e la sua trasposizione fiabesca che rende grottesca la situazione ‘tragica’ (esagerazione della figura dell’orco; canzonette finali dei personaggi fatati; comicità dei due racconti interni che sono parodie di fiabe esistenti, in particolare La Belle au bois dorrnant di Perrault, tratta dalla sua raccolta pubblicata proprio nel gennaio 1697).

28. Elementi polemici, satirici e parodici

Il titolo indica chiaramente l’intento polemico e satirico contro le fiabe di moda. In particolare il sottotitolo (che è la ripresa del titolo dato inizialmente da Perrault alla propria raccolta pubblicata sotto il nome del figlio, Pierre Darmancour, in un manoscritto del 1695 poi cambiato nella princeps del 1697) risulta nascosto nel frontespizio, allusivo al carattere basso e folclorico delle fiabe. L’altra fonte, più segreta, della commedia, l’opera lirica di Boyer/ Gervais, Méduse, tratta liberamente dalla storia di Perseo e Andromeda e creata anche nel gennaio 1697 all’Académie de Musique. Questo dimostra un intento polemico contro questa Académie presente in altre opere del repertorio degli Italiani, ma soprattutto, in quanto mediocre versione del celebre Persée di Lully, vuol essere una denuncia della catastrofica politica estera del re Louis XIV, preso nella Guerra della Lega di Augsbourg, e costretto, proprio in quegli anni, coi negoziati della Pace di Riswyck (settembre 1697), a restituire dei territori (in particolare alla duchessa di Lorena). Vedi anche supra 11, nomi parlanti; n. 23, sali satirici, doppi sensi; n. 27 comicità.

V. Luogo e tempo
29. Luogo generale

Dopo la lista degli interlocutori, viene precisato: La scène est dans une caverne d’ogres.

Sc. 2: Le théâtre représente une caverne.

30. Cambiamenti di luogo

Le scene dalla seconda alla sesta si svolgono nella caverna degli Orchi; anche l’inizio della scena 7, poi dopo l’apparizione del re Croquignollet che esce da un’urna, Arlequin cambia il luogo con un colpo della sua bacchetta: Le théâtre se change en un palais magnifique (7. 10).

31. Durata totale dell’azione
Tempo dell’azione scenica propriametne detto, abbastanza impreciso, tranne l’indicazione dei minuti di cui la fata dispone ancora per salvare l’onore di Isménie: sei minuti (sc. 3); il tempo dell’intreccio è più lungo se si considerano i racconti interni che ampliano considerevolmente il tempo e lo spazio.
32. Soluzione di continuità temporale fra gli atti o fra le scene
Non precisabile.
33. Indicazioni esplicite sul momento temporale presenti nelle battute o nelle didascalie

Cfr. § 31, e anche il breve tempo che l’Orco concede a Isménie per decidere se sposarlo o essere mangiata.

VI. Rispetto della regola delle tre unità
34. Tempo
35. Circostanze temporali

L'unità di tempo non è totalmente chiara dato che ci troviamo all’interno del tempo magico delle fiabe.

36. Luogo
No
37. Circostanze spaziali

Nell’intreccio principale, cambiamento di scenario, dalla caverna al palazzo. Inoltre, luoghi esterni nei racconti interni.

38. Azione
39. Circostanze particolari dello sviluppo dell’argomento

L’unità di azione è mantenuta se escludiamo, ovviamente, i racconti interni.

Racconti mis en abyme: il primo è quasi l’antefatto raccontato, il secondo è la chiave di lettura della parodia e della satira politica.

VII. Elementi materiali, performativi e didascalici
40. Uso di oggetti particolari

Bacchetta (fata, Arlequin, sc. 3, sc. 7), urna dalla quale esce Croquignollet(sc. 7, 7-9).

41. Uso di effetti sonori e musicali

Nelle partiture che seguono la commedia nell’edizione 1700, registrano le note di: aria della Fata cantatrice: «Con la bellezza l’anime vince donna volgar» (4.1, 11 versi); canzonetta di Bonbeninguet: «Bonbeninguet a dit le poupard» (5.2, 6 versi); canzonetta del pastore/lanterne (sc. 7): «Il ne faut pas lanterner en amour» (7.17, 9 versi, preceduti da una strofa di Arlequín, “Le lanternage des amants, 7.16, 6 versi); canzonetta del Vecchio (sc. 7): «Vieux et bossu je voulus avec la jeune fée ébaucher l’aventure» (7.19, 13 versi); canzonetta della Ninfa: «Un jeune inconstant brûlait pour moi d’une flamme», (7 13, 5 versi) seguita dalla risposta di Arlequin (ibid. 5 versi); canzonetta finale della fata principale: «Tout dans la nature change de figure» (7.29, 6 vers).

Nel testo ci sono anche vari interventi cantati in versi privi di partitura: la canzonetta di Arlequin «Grand prince mirmidon», (3.17, 11 versi); il couplet della nutrice: «Plus tôt que plus tard» (5.2, 2 strofe di 3 versi); i couplets di Arlequin: «Rochers, vous êtes sourds et plus froids que citrouilles», 7.1, 4 versi); la canzonetta di Croquignollet: «Le conseil d’un vieux barbon», (7.29, 10 versi); e le strofe finali di: La Dame: «Sans être sorcières» (7.30, 7 versi), Le Vieillard: «Malgré nos grimaces», (ibid., 7 v.), Arlequin: «Pour vous satisfaire» (ibid, 7 v.).

42. Uso di effetti speciali

Trasformazione successiva degli oggetti fatati che ritornano alla forma umana, nella scena 7 (vedi sotto, § 44, il testo completo dell’ultima didascalia).

43. Scena con ampia presenza di personaggi

L’ultima scena di chiusura (sc. 7), lunghissima, con interventi cantati numerosi e trasformazioni, nella quale l’intreccio si risolve col matrimonio degli Innamorati (7.8-10), che offre inoltre un divertimento finale cantato e orchestrato da Arlequin (7.13-32).

44. Didascalie di particolare importanza

Pierrot conduit Octave dans un chariot volant. (1.0)

Le théâtre représente une caverne. On voit la princesse Isménie enchaînée, et environnée d’ogres qui la gardent. (2. 0)

Comme les ogres se jettent sur Arlequin, une Fée paraît qui les en empêche (3.2).

D’un coup de massue, il jette plusieurs ogres à terre, Isménie prend la fuite. Comme l’Ogre la poursuit, Arlequin survient avec la baguette enchantée, et la change en rocher (6.10).

Une urne d’or sort de dessous le théâtre. [...] Il donne un coup de baguette, et Octave et Isménie reprennent leur première figure (7.1).

Arlequin donne un coup de sa baguette, et le théâtre se change en un palais magnifique. On y voit une pendule, un limaçon, un papillon, une lanterne (7.10).

Arlequin frappe une seconde fois de sa baguette, et le papillon devient une nymphe, la lanterne un berger, le limaçon un vieillard et la pendule une dame (7.11).

VIII. Prima recita
45. Prima recita

2 marzo 1697, Hôtel de Bourgogne a Parigi.

46. Altre recite nel Settecento
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IX. Il testo in Goldoni
47. Riferimenti, diretti o indiretti, al testo o al suo autore presenti negli scritti o nelle opere di Goldoni

Questione non rilevante, piuttosto significativa invece per Carlo Gozzi e per le sue fiabe teatrali. Les Fées può essere considerata il primissimo tentativo di fiaba teatrale.

48. Aspetti del testo particolarmente rilevanti in rapporto con il teatro goldoniano.

Cfr. § 47.

X. Altri eventuali dati d’importanza presenti nei paratesti proemiali e altre osservazioni d’interesse
49. Dati dei paratesti

Non c’è nessun paretesto diretto (dedica o prefazione) alla commedia; importante invece il paratesto della Raccolta Gherardi (Avertissement di Gherardi, nell’edizione 1700, vol. 1) e il cotesto rappresentato da altre commedie anteriori, specialmente Pasquin e Marforio médecins des moeurs, degli stessi autori, commedia in tre atti rappresentata poco prima de Les Fées, il 3 febbraio 1697, per capire l’importanza dei ‘sali satirici’ introdotti dai due autori nell’ultima commedia del repertorio.

50. Osservazioni

Di uno degli autori il frontespizio indica solo le iniziali: «Monsieur B***»; potrebbe trattarsi di Claude-Ignace Brugière de Barante?

La decodificazione dei doppi sensi, dei giochi di parole e dei ‘nomi parlanti’, rivela allusioni satiriche molto acute sulla situazione politica francese esterna ed interna, che prendono di mira addiritura la famiglia reale, Mademoiselle figlia di Monsieur duca d’Orléans e della Principessa Palatina, Madame de Maintenon, sposa segreta di Louis XIV, e lo stesso re. Ne deriva che la commediola vada certamente considerata come la ‘goccia che fece traboccare il vaso’, uno dei motivi della chiusura definitiva del teatro e la cacciata dei comici il 14 maggio 1697.