I. Titolo e dati bibliografici | ||
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00. Schedatore/Schedatrice
Santoro, Priscilla
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01. Autore
Oliva, Francesco, Trinchera, Pietro
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02. Titolo → Edizione
Emilia, L'
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03. Titolo completo
L’Emilia. Commeddea pe mmuseca. |
04. Manoscritti
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05. Edizioni utilizzate
Oliva, Francesco, Lo castiello saccheato, in appendice Oliva, Francesco - Trinchera, Pietro, L’Emilia. Commedia per musica, a cura di Paologiovanni Maione, Venezia - Santiago de Compostela, lineadacqua, 2015. Oliva, Francesco - Trinchera, Pietro, L’Emilia. Commedia per musica, Napoli, Stamperia di Domenico Langiano, 1747. |
II. Tipo | ||
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06. Genere
Commedeja pe mmuseca. |
06. Sottogenere
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07. Generi interni
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III. Personaggi e rapporti |
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08. Elenco dei personaggi
Emilia, sorella di Pippo allevata in Livorno; Fonzillo, giovane marinaro; Flaminia, nipote di Tonno cresciuta in Roma; Pippo, giovane marinaro; Tonno, padrone di barca, zio di Flaminia; Betta, giovanetta spiritosa, ed accorta; Cuoccio, sommozzatore; Nina, ragazza astuta, sorella di Betta (e Fortunato, fratello di Pippo e di Emilia, solo citato – soprattutto dai personaggi principali: Fonzillo, II.10.5 e III.12.9; da Pippo, II.26.6 e III.10.3; da Flaminia, III.10.36; –, motivo per cui non compare nelle dramatis personae). |
09. Protagonisti
Le coppie formate da Emilia e Fonzillo, Flaminia e Pippo. L’azione si sviluppa a partire dalla rivalità, le schermaglie e i contenziosi tra gli amanti, specie quando Fonzillo si innamora anche lui di Flaminia. |
10. Personaggi e maschere della commedia dell’arte o da essi derivati
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11. Valore allusivo dei nomi dei personaggi
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12. Rapporti fra i personaggi
Emilia, sorella di Pippo e innamorata di Fonzillo; Fonzillo, innamorato prima di Emilia e poi di Flaminia; Flaminia, nipote di Tonno e inizialmente innamorata di Fonzillo; Pippo, innamorato di Flaminia; Tonno, zio di Flaminia, innamorato di Emilia; Betta, sorella di Nina. |
13. Personaggi speculari
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14. Soliloqui e monologhi di particolare importanza
Tonno, sulla passione amorosa, I.4; Emilia, sulla disperazione per amore, I.10.19-45; Flaminia, sulle tecniche di seduzione amorosa, I.12; Betta, sulla furbizia, I.14.1-15; Fonzillo, sui rimorsi per il tradimento, II.11.51-77; Fonzillo, sulle pene d’amore, III.2.34-41; Emilia, sui pensieri suicidi causati dall’amore, III.8. |
15. Dialoghi e successioni di monologhi di particolare importanza
Fonzillo e Flaminia, prima dichiarazione d’amore, I.7; Fonzillo e Flaminia, seconda confessione, I.11; Nina ed Emilia, stratagemma per il primo travestimento maschile, II.4; Betta e Flaminia, stratagemma per il secondo travestimento maschile, II.7; Nina ed Emilia, propositi di vendetta, II.15; Tonno e Betta, ambasceria dell’alfiere, III.5; Tonno e Pippo, sui problemi causati dalle donne, III.6.8-28. |
16. Uso particolarmente rilevante degli a parte
Gli a parte non sono numerosi. Si segnalano comunque quelli in III.1.36 e in III.10.15, in cui le osservazioni in disparte dei personaggi rimarcano il mutamento stilistico da un napoletano popolare a uno più raffinato e aulico, e gli a parte in II.13.10 e in III.12.30, fondamentali perché svelano le reali intenzioni di ciascun personaggio. |
17. Personaggi che parlano solo in verso
Tutti. |
18. Personaggi che parlano solo in prosa
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19. Personaggi che parlano a soggetto
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20. Personaggi che alternano testo scritto e improvvisazione
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21. Personaggi che parlano solo in italiano
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22. Personaggi che parlano solo in dialetto, in forme di italiano regionale o storpiato, o in una lingua straniera
Emilia, Flaminia. |
23. Uso significativo e iterativo di figure retoriche o risorse simili
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IV. Intreccio |
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24. Riassunto dell’argomento del testo
Atto I. La scena si apre con il lamento di Emilia, che sospetta infedeltà da parte dell’innamorato Alfonzetto, sparito dalla circolazione da quando Flaminia è arrivata a Roma. Nina, dietro pagamento di Emilia, promette di indagare, non sapendo che suo zio Tonno nutre interesse proprio per Emilia e conta sull’appoggio del fratello di lei, Pippo, a sua volta innamorato di Flaminia, per la quale è anzi pronto a battersi contro Alfonzetto. Quest’ultimo, però, per vincere sul tempo il rivale, chiede la mano di Flaminia avvalendosi dell’aiuto di Cuoccio, dipendente di Tonno, per farle una serenata. Emilia lo coglie sul fatto e, disperata, giura vendetta. Flaminia, dal canto suo, finge ritrosia per testare la fedeltà di Alfonzetto. Nel frattempo Tonno ha saputo della serenata e, credendo che Cuoccio minacci alla virtù di sua nipote, si rivolge alla polizia; Cuoccio, avvisato da Nina, cerca invano di scappare. Atto II. Tonno riferisce a Pippo che probabilmente Cuoccio verrà rilasciato per intermediazione di Flaminia e lo sprona a non arrendersi con lei, alludendo al fatto che se pure si è lasciata coinvolgere da Alfonzetto la ragione si deve ricercare nella strategia, non nel sentimento. Nel frattempo, dopo una piccola scaramuccia, Betta e Nina si dividono alla vigilia della rievocazione storica degli scontri tra truppe turche e cristiane che si celebrerà quel pomeriggio: la prima, dopo aver sorpreso Flaminia mentre giura ad Alfonzetto di ricambiare i suoi sentimenti ma di dover fingere di amare Pippo per ordine di suo zio Tonno e di volergli dimostrare la sua lealtà trovando per lui qualcuno che possa vestire i panni dell’alfiere nella sua compagnia, acconsente ad assumere lei stessa segretamente quella parte maschile; Nina, d’altro canto, cerca di mitigare i propositi di vendetta di Emilia, specie dopo che, durante i preparativi per la festa, Alfonzetto la apostrofa di disonestà, poiché non avrebbe respinto con chiarezza l’interesse di Tonno (accusa ingiusta, dal momento che poco tempo prima la ragazza ne ha esplicitamente rifiutate le profferte): raggiuntala sul ponte che porta al castello, la ferma dall’assalire il fidanzato con la sciabola sguainata, ma non riesce a impedirle di inseguirlo. Frattanto sopraggiungono Pippo, capitano dei turchi, Tonno, sultano, che non riconosce Emilia travestita e anzi la crede suo fratello Fortunato, e Cuoccio, nei panni di schiavo. Atto III. Al suono di tamburo e altri strumenti militari sopraggiunge anche la compagnia dei cristiani e si ingaggia la battaglia: il primo scontro è vinto dai turchi, il secondo dai cristiani. Betta, sebbene molto abile nel fingersi alfiere, viene alla fine fatta prigioniera e condotta sul ponte, dove convergono di nuovo anche gli altri partecipanti. A questo punto Emilia sveste i panni di Fortunato, rivelando la propria identità, e sfida a duello Fonzillo, il quale, avendo già dopo l’alterco avuto con lei qualche ora prima iniziato a provare rimorso per il tradimento perpetrato, le chiede perdono e le si arrende. Pippo allora decide di accettare le sue scuse e, contravvenendo all’accordo con il vecchio Tonno, di acconsentire nuovamente alla sua unione con la sorella, sicuro così di poter avere tutta per sé Flaminia, che proprio in quel momento sopraggiunge in scena e accetta il suo corteggiamento. Le due donne, ora cognate, proclamano la loro gioia mentre gli altri annunciano la fine dell’azzuffa. |
25. Tema principale
Amore. |
26. Temi secondari
La gelosia di Emilia in seguito all’arrivo di Flaminia. |
27. Comicità
Agli effetti comici del testo concorrono le scaramucce tra le due sorelle Nina e Betta (lite per denaro, I.2.1-14; lite per la pulizia, I.13; e lite per il tamburo, II.2) e i fraintendimenti originati dai costumi in II.16 e in III.5 (cfr. § 50). |
28. Elementi polemici, satirici e parodici
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V. Luogo e tempo |
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29. Luogo generale
Napoli, lungo il corso del Sebeto, vecchio fiume dall’andamento carsico oggi quasi completamente prosciugato, le cui tracce permangono nell’omonima fontana di Margellina, in Largo Sermoneta, progettata da Cosimo Fanzago nel 1635, poi smontata e rimontata nella sua attuale posizione nel 1939, in seguito alla colmata del tratto finale in via Caracciolo (cfr. § 49). |
30. Cambiamenti di luogo
I.1: interno della casa di Pippo ed Emilia; I.2-I.4: interno della casa di Tonno; I.5- I.11: strada; I.12-I.13: interno della casa di Emilia; I.14-16: strada; II.1-II-3: interno della casa di Tonno; II.4: giardino della casa di Emilia; II.5-II.12: strada; II.13-III.12: all’esterno del castello. |
31. Durata totale dell’azione
Una giornata (cfr. § 33).
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32. Soluzione di continuità temporale fra gli atti o fra le scene
Cfr. § 33.
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33. Indicazioni esplicite sul momento temporale presenti nelle battute o nelle didascalie
Alcune indicazioni temporali scandiscono lo scorrere del tempo, lasciando intendere che lo svolgimento della commedia si articoli nelle 24 ore del giorno, probabilmente dal mattino sino al calare della notte (Tonno: «E sbricate ca so’ già dudec’ore», I.3.3; Pippo: «Che mporta! carcerammolo sta notte», II, 1.9; Nina: «venga Fonzo a basà nnanze sta sera», II.4.13; Pippo: «Sta sera che bou’ fare?», III.6.5; «Sta sera! tu che dice?», III.6.6). |
VI. Rispetto della regola delle tre unità | |
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34. Tempo
Sì
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35. Circostanze temporali
Cfr. § 33. |
36. Luogo
Sì
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37. Circostanze spaziali
L’azione si sviluppa, nella sua totalità, nella città di Napoli. |
38. Azione
Sì
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39. Circostanze particolari dello sviluppo dell’argomento
L’azione si avvia dal triangolo amoroso delineato già dalle prime scene dell’atto iniziale, fino a concludersi poi con il consueto lieto fine delle due coppie di innamorati. |
VII. Elementi materiali, performativi e didascalici |
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40. Uso di oggetti particolari
Il colascione (calascione in I.8), con il quale Cuoccio esegue la serenata per Flaminia, è l’oggetto simbolo del tradimento di Fonzillo nei confronti di Emilia; ancora più importante la bandiera (III.2 e III.10), che nel testo assurge a simbolo del travestimento di Betta, i cui giochi ne sanciscono le abilità da alfiere. |
41. Uso di effetti sonori e musicali
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42. Uso di effetti speciali
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43. Scena con ampia presenza di personaggi
In I.16 Cuoccio, dopo la serenata che dedica a Flaminia da parte di Fonzillo, è denunciato dallo zio della ragazza e cerca di fuggire, per questo appaiono in scena contemporaneamente tutti i personaggi coinvolti nell’inseguimento: Cuoccio, le guardie che lo inseguono, Tonno che le esorta alla cattura, Betta e Nina che cercano di aiutarlo nel tentativo di fuga. Secondo la situazione abituale in tante scene finali di testi teatrali, in III.22, quando l’assedio al castello si è concluso, appaiono in scena simultaneamente tutti i personaggi (in ordine di apparizione: Fonzillo, Tonno, Emilia, Nina, Cuoccio, Pippo, Flaminia, Betta), segnando lo sciogliersi dell’intreccio e, dunque, la conclusione della commedia. |
44. Didascalie di particolare importanza
Le didascalie assumono particolare importanza quando ribadiscono i travestimenti dei personaggi: quello di Fonzillo, II.10; di Emilia e Nina, II.11; di Cuoccio, II.11; e i travestimenti di Pippo, Tonno e il secondo travestimento di Cuoccio, II.16. In III.2.23 e III.10.29 poi la didascalia iniziale assume importanza fondamentale, poiché sancisce l’abilità di Betta nel fingersi alfiere (cfr. § 40). |
VIII. Prima recita |
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45. Prima recita
Napoli, Teatro dei Fiorentini, 1747. Accanto ai personaggi, nell’elenco vengono indicati alcuni degli interpreti: la signora Francesca Mucci (Emilia), la signora Francesca Ciocci (Fonzillo), la signora Agata Colizzi (Flaminia), la signora Nicoletta di Gennaro (Tonno), il signor Onofrio d’Aquino (Tonno), la signora Anna Maria di Gennaro (Betta), il signor Francesco Carattoli (Cuoccio), la signora Marianna Monti (Nina). |
46. Altre recite nel Settecento
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IX. Il testo in Goldoni |
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47. Riferimenti, diretti o indiretti, al testo o al suo autore presenti negli scritti o nelle opere di Goldoni
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48. Aspetti del testo particolarmente rilevanti in rapporto con il teatro goldoniano.
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X. Altri eventuali dati d’importanza presenti nei paratesti proemiali e altre osservazioni d’interesse |
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49. Dati dei paratesti
Nella conclusione della Prefazione ai lettori vengono fornite informazioni precise sulle circostanze spaziali, poiché si cita esplicitamente «il borgo dello Reto, [...] proprio accanto al fiume Sebbeto; nella falda del quale, vi sarà un castello di tavole, con ponte, che copre detto fiume; che è d’acqua vera; con veduta nel prospetto di colline, pianure, casamenti» (Oliva, Francesco - Trincherea, Pietro, L’Emilia, in Oliva, Lo castiello saccheato, cit., pp. 227-291: 233). |
50. Osservazioni
Il dramma è frutto di una riscrittura de Lo castiello saccheato ad opera di Pietro Trinchera, la cui «impresa [...] travalica la normale prassi seguita dai suoi colleghi nel rimodulare un testo di repertorio» (cfr. Maione, Le molte vite de Lo castiello saccheato di Francesco Oliva, in Oliva, Lo castiello saccheato, cit., pp. 73-91: 79), in termini sia di personaggi (si nota un drastico cambiamento onomastico, a eccezione dei soli Tonno e Cuoccio che restano immutati, e un diverso temperamento nella loro caratterizzazione) sia di ambientazione (si predilige un contesto marinaro) e soprattutto di impostazione linguistica (i due ruoli di Emilia e Flaminia sono in ‘lingua italiana’ [ibid.] a dispetto di tutti gli altri personaggi che parlano dialetto). La pratica del travestimento, che è motivo comune a gran parte delle commedie per musica, è centrale anche in questa pièce. Durante la rievocazione storica della festa cittadina, dei cui preparativi si legge nei primi due atti e della cui celebrazione si ha notizia nel terzo, in un contesto in cui per i personaggi è lecito muoversi «tra finzione e realtà con notevole disinvoltura» (ivi, p. 76), si assiste a due ordini di travestimenti, benché entrambi «mettano in luce le aggressività del gruppo» (ibid). Il primo permette ai personaggi di alterare temporaneamente la loro funzione sociale nell’ambito della simulazione dello scontro tra cristiani e turchi: Fonzillo e Pippo assumono le vesti di capitano cristiano e turco, Tonno di sultano, Cuoccio, di schiavo. Il secondo tipo riguarda il travestimento maschile di Nina in schiavo, di Betta in alfiere (e a tale dinamica corrisponde, pur brevemente, una variazione del registro, cfr. § 22) e di Emilia in suo fratello Fortunato (che pure avrebbe dovuto vestire i panni di una donna, la sultana) ed è funzionale all’azione di questi tre personaggi che, protetti dalle maschere, possono perseguire i loro propositi personali, altrimenti irraggiungibili, indipendentemente dalla riuscita della festa (Betta: «ca me spasso e co Cuoccio me la voglio / fare na sciarreata…», II.7.22-23; Nina: « […] e si m’attocca / de darle na conessa / nce la sono…», II.4.29-31; Emilia: «con questa man ucciderò l’infido», II.4.24). |