I. Titolo e dati bibliografici
00. Schedatore/Schedatrice
Bisi, Monica
01. Autore
Gorini Corio, Giuseppe
02. Titolo → Edizione
Vero cavaliere, Il
03. Titolo completo

Il vero cavaliere. Commedia

04. Manoscritti
-
05. Edizioni utilizzate

Milano, Federigo Agnelli, 1759 (princeps)

II. Tipo
06. Genere

Commedia.

06. Sottogenere
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07. Generi interni
-
III. Personaggi e rapporti
08. Elenco dei personaggi

Cleante, cavalier valoroso; Gradelino, suo servo goffo; Pandolfo, vecchio signore; Milord Antron, inglese; Monsieur de Chicanò, francese; Don Nugno, spagnolo; Leandro, giovine giuocatore; Bacocco, suo servo; Arnaldo, signor critico; Dottore; Genio, che si fa vedere sotto varie apparenze. Nota: nel terzo atto interloquiscono con i protagonisti il Mastro di capella, Barbagrisa, Pugninmuso, Schiccia, Scoccia, Poricinella (Pulcinella), Ciarlatano.

09. Protagonisti

Cleante; Gradelino; Bacocco; Genio.

10. Personaggi e maschere della commedia dell’arte o da essi derivati

Gradelino, Bacocco, Poricinella, Ciarlatano.

11. Valore allusivo dei nomi dei personaggi

Personaggi principali: Bacocco, da «baiocco», moneta di scarso valore.

Personaggi secondari: Pugninmuso, soprannominato Piedinpanza: nome e soprannome rimandano evidentemente alle azioni nelle quali il soggetto si vanta di essere abile; Schiccia e Scoccia: il primo potrebbe trarre origine dal verbo «schiacciare», che nei dialetti dell’Italia del nord si dice anche «schisciare»; il secondo deriva dal verbo «scocciare», usato invece nell’Italia del sud, che in senso figurato e famigliare significa «importunare». Entrambi alludono naturalmente alla principale caratteristica dei due personaggi, quella di infastidire il prossimo.

12. Rapporti fra i personaggi

Cleante, cavaliere, padrone di Gradelino; Gradelino, servo di Cleante e amico di Bacocco; Pandolfo, futuro suocero di Cleante; Milord Antron, amico di Cleante; Monsieur de Chicanò, avversario in amore di Cleante; Don Nugno, creditore di Leandro; Leandro, amico di Cleante e padrone di Bacocco; Bacocco, servo di Leandro e amico di Gradelino; Arnaldo, amico di Chicanò e corruttore di Leandro.

13. Personaggi speculari

Cleante e Arnaldo: il primo esempio di virtù che vuole il bene del prossimo, il secondo rappresentante del vizio che vuole corrompere gli altri; Milord Antron e Chicanò: entrambi nobili interlocutori di Cleante, il primo, colto e riflessivo, si lascia contagiare dal suo esempio virtuoso, il secondo, ignorante e vanitoso, persevera nel vizio; Bacocco e Leandro: servo e padrone, l’uno conoscitore della filosofia, leale e capace di sacrificio, l’altro dedito al gioco, disonesto, pronto a seguire i consigli fraudolenti.

14. Soliloqui e monologhi di particolare importanza

Bacocco, fenomenologia del giocatore d’azzardo, II.2.1-32; Cleante, ipocrisia, III.12.64-76.

15. Dialoghi e successioni di monologhi di particolare importanza

Don Nugno-Bacocco, immoralità del gioco d’azzardo, I.8.41-126; Cleante-Milord, virtù dell’onestà e della giustizia, I.12.141-224; Arnaldo-Chicanò-don Nugno, maldicenza, II.4.1-76; Cleante-Statua del cavalier Morgante, guerra e giustizia, II.11.166-220; Cleante-Leandro, vero e falso onore, III.7.5-48; Milord Antron-Cleante, forme di governo ed esercizio della virtù , III.7.81-165.

16. Uso particolarmente rilevante degli a parte
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17. Personaggi che parlano solo in verso

Tutti.

18. Personaggi che parlano solo in prosa
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19. Personaggi che parlano a soggetto
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20. Personaggi che alternano testo scritto e improvvisazione
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21. Personaggi che parlano solo in italiano

Pandolfo, Milord Antron, Leandro, Arnaldo, Dottore, Genio, Mastro di capella, Barbagrisa, Pugninmuso, Schiccia, Scoccia, Poricinella, Ciarlatano. Nota: Cleante parla sempre in italiano, salvo pronunciare alcune battute in francese in dialogo con don Nugno (I.11.49-50).

22. Personaggi che parlano solo in dialetto, in forme di italiano regionale o storpiato, o in una lingua straniera

Don Nugno (italiano e spagnolo storpiato); Monsieur de Chicanò (italiano e francese non sempre corretto); Gradelino (italiano, espressioni in tedesco storpiato e una sentenza in latino I.3.18); Bacocco (sempre in italiano, salvo una sentenza in latino I.8.39-40).

23. Uso significativo e iterativo di figure retoriche o risorse simili

Gradelino: eufemismo (I.3) per nobilitare, anzi trasformare, il tenore delle proprie mansioni in guerra; metafora (II.11.25-35) con la quale rivendicando il diritto al cibo rivendica in realtà i suoi diritti di fidanzato di Bertuccia; Bacocco: decezione (I.3) per smascherare la supponenza di Gradelino, parodia (I.7) che riporta le ragioni della filosofia a quelle della pancia; Genio: parallelismi, accumulazioni, enjambements, climax (II.1) per enfatizzare l’esposizione dei propri progetti sui personaggi; Arnaldo: metafora continuata (II.3.21-37) che ironizza eufemisticamente sulle poco raccomandabili abitudini di una nobildonna.

IV. Intreccio
24. Riassunto dell’argomento del testo

Conclusa la campagna di Fiandra nel corso della guerra di successione spagnola, Cleante, cavaliere promesso sposo a Climene, figlia di Pandolfo, torna a Bologna con l’intento di convolare a nozze. Ma il Genio, spirito «assistente» la casa di Pandolfo, decide di metterlo alla prova. Accompagnato dal fedele ma pavido servo Gradelino, Cleante affronta con onore, coraggio, onestà e liberalità una serie di ostacoli che sembrano impedirgli di avvicinarsi a Climene: visite importune di debitori insolventi che chiedono riparo, creditori che li inseguono; la visita di Milord che gli promette ricompensa in cambio di un tradimento, quella dell’insulso Chicanò che millanta di essere il promesso sposo di Climene; la notizia della pazzia di Pandolfo; l’incontro con la statua viva del Cavalier Morgante, già ucciso da Cleante in battaglia, la sfida a duello da parte di Chicanò, complici Arnaldo e Leandro, l’improvviso materializzarsi della città calabra dove i soldati turchi rapiscono sia Climene, sia il padre di Cleante. Qui il cavaliere soffre la prova più dura: posponendo l’amore al dovere, sceglie di salvare prima il padre, poiché Climene non è ancora sua sposa. Interviene allora il Genio che gli rivela che così facendo ha ottenuto la propria sposa. La scena ritorna a Bologna, dove, chiarite le incomprensioni e svelati gli inganni di Arnaldo, Leandro e Chicanò, Pandolfo concede Climene in sposa a Cleante e la serva Bertuccia a Gradelino, mentre Bacocco, prima servo di Leandro, diventa servo di Cleante, il quale, con gli ultimi endecasillabi della commedia, ascrive i guai seguiti nel corso della giornata «a portenti del ciel».

25. Tema principale

La commedia vuole offrire esempi di virtù che vincono le difficoltà, i contrattempi, i fastidi dei rapporti quotidiani e salva i valori dell’humanitas nella società.

26. Temi secondari

Critica ai vizi della nobiltà in generale e a quella bolognese in particolare (ipocrisia, arroganza, gola, superficialità); riflessioni sul potere, la giustizia, la guerra.

27. Comicità

Ignoranza (I.7; II.2; III.6); rapporti extraconiugali (II.3); pazzia (II.9); grettezza (II.10); gola-avidità (III.4,5,6.197-223); e ottenuta anche con la storpiatura dei titoli (III.4.22-29) e dei nomi (III.14.9-17). La comicità è ricercata altresì attraverso consuete metafore continuate a sfondo sessuale (II.11.25-35); desacralizzazione di atteggiamenti e linguaggi elevati (Bacocco I.3; Gradelino II.11; III.11); scene da teatro di marionette in cui i servi sono bastonati o bastonano i nobili (I.4.10; II.9.148-156).

28. Elementi polemici, satirici e parodici

Inutilità della filosofia (I.7; I.8.1-25; II.2.1-32) vizio del gioco (I.8.41-126); ostentazione dei titoli nobiliari (I.11.8-65); nobiltà bolognese (II.3.1-88; II.10.30-72); ironia su cerimoniale, apparenze, ignoranza della nobiltà in generale (III.6); desacralizzazione del duello (III.11 e 12.33-63).

V. Luogo e tempo
29. Luogo generale

Vie di Bologna.

30. Cambiamenti di luogo

I.1-6: strada di Bologna; I.7-8: casa di Leandro; I.9-15: stanza di Cleante; II.1-7 al Caffè; II.8-9: stanza di Cleante; II.10: strada; II.11.1-277 bosco che appare dietro la porta della casa di Pandolfo; II.11.278-289 strada Nuova in Bologna; III.1-7: stanza di Cleante; III.8-12.84: strada; III.12.85-ultima: città al mare.

31. Durata totale dell’azione
Una giornata.
32. Soluzione di continuità temporale fra gli atti o fra le scene
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33. Indicazioni esplicite sul momento temporale presenti nelle battute o nelle didascalie

I.7.8-9: «almen due ore/sono di giorno».

VI. Rispetto della regola delle tre unità
34. Tempo
35. Circostanze temporali

L’azione si svolge nell’arco di una giornata.

36. Luogo
No
37. Circostanze spaziali

Benché formalmente l’unità sia rispettata poiché il luogo di riferimento è sempre la via di Bologna in cui si trovano le case di Cleante e di Pandolfo, per effetto dell’introduzione del meraviglioso l’azione si sposta prima dalla strada ad un bosco dai connotati danteschi; poi da Bologna ad una non meglio identificata città sulle coste della Calabria.

38. Azione
39. Circostanze particolari dello sviluppo dell’argomento

Dall’inizio alla fine, gli ostacoli, benché di natura diversa e in luoghi lontani fra loro, si frappongono tutti a quella che è la direzione principale della vicenda, e cioè il cammino di Cleante orientato a raggiungere la sua promessa sposa.

VII. Elementi materiali, performativi e didascalici
40. Uso di oggetti particolari

Specchio, Gradelino, I.9.14-35; spada, Gradelino, III.11.59-66.

41. Uso di effetti sonori e musicali
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42. Uso di effetti speciali
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43. Scena con ampia presenza di personaggi

III.17.18 e ultima. Per creare le circostanze in cui Cleante dovrà affrontare l’ultima prova, il Genio lo fa entrare, insieme al servo Gradelino, in una città della Calabria, dove tutto è paradossale. Nelle ultime tre scene, intono al cavaliere e al suo servo si assembrano, oltre al popolo e ai soldati calabresi e turchi, otto personaggi: Ciarlatano, Poricinella, Genio, Pandolfo, Milord, don Nugno, il Dottore, Bacocco. La loro presenza è utile sia a spiegare il significato dell’ultima prova, sia a svelare quanto accaduto nel frattempo a Bologna per condurre felicemente la vicenda alla conclusione.

44. Didascalie di particolare importanza

II.11.4: «picchia alla porta di Pandolfo e compare un bosco»; II.11.277: «sparisce il bosco e torna la strada».

VIII. Prima recita
45. Prima recita

Milano; teatro del Collegio de’ Nobili della Compagnia di Gesù; Signori convittori del Collegio, 1759.

46. Altre recite nel Settecento
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IX. Il testo in Goldoni
47. Riferimenti, diretti o indiretti, al testo o al suo autore presenti negli scritti o nelle opere di Goldoni
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48. Aspetti del testo particolarmente rilevanti in rapporto con il teatro goldoniano.

Benché dal punto di vista cronologico Il vero cavaliere sia in posizione un poco eccentrica rispetto all’arco di tempo delimitato all’interno del progetto Arprego per identificare le opere che a buon diritto si possono definire pregoldoniane (1650-1750), è parso comunque opportuno accoglierla nel novero dei testi che hanno costituito la tradizione teatrale cui Goldoni non può fare a meno di guardare e rispetto a cui prende le distanze. Due, principalmente, i motivi della scelta: dal punto di vista formale, lo stile del testo, legato visibilmente ai canoni del teatro sei-settecentesco (si considerino la tipologia della versificazione e dei personaggi e l’introduzione della categoria del meraviglioso); dal punto di vista del contenuto, la continuità ideale del testo rispetto agli esordi (1720) della produzione saggistica dell’autore. Infine, Il vero cavaliere è parsa opera degna di pubblicazione anche per le ricche possibilità che offre di osservare come la riflessione morale passi attraverso le scene per farsi educazione del popolo.

X. Altri eventuali dati d’importanza presenti nei paratesti proemiali e altre osservazioni d’interesse
49. Dati dei paratesti
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50. Osservazioni

Tra le commedie di Gorini Corio Il vero cavaliere si caratterizza per la fitta presenza, nel testo, di riferimenti a tutta la riflessione morale dell’autore, ottemperando con particolare vigore alla sua intenzione pedagogica. Da segnalare altresì il ricorso a sentenze proverbiali, popolari e latine («canta dinanzi al ladro /il vuoto passaggiero», I.7.16-17; «Partoriscono i monti e nasce un ratto» I.11.23; «sanguinem de muro /non potes cavare», I.8.39-40; «Honores mutant mores», I.3.18), e un interessante riferimento dantesco: in II.11.8-10 nella «foresta / folta, orribil» in cui Cleante nulla vede, «Non orma /[…] non sentiero» riecheggiano evidentemente le molteplici negazioni in apertura di Inferno xiii (vv. 1-7) e, nel dettaglio, il «bosco/che da neun sentiero era segnato» (vv. 2-3) gli «sterpi […] folti» (v. 7) e l’ «orribil sabbione» (v. 19). Il richiamo all’atmosfera infernale e all’episodio del don Giovanni cui esplicitamente si ispira la scena conferiscono alla commedia una sfumatura tragica, che, benché stemperata dalla comicità di Gradelino, rammenta la serietà con cui va letto il messaggio dell’opera.