I. Titolo e dati bibliografici
00. Schedatore/Schedatrice
Morando, Simona
01. Autore
Raimondi, Luca
02. Titolo
Onorata povertà di Rinaldo, L'
03. Titolo completo

L’honorata povertà di Rinaldo, overo la virtù trionfante

04. Manoscritti
-
05. Edizioni utilizzate

L’honorata povertà di Rinaldo, overo la virtù trionfante. Opera di Luca Raimondi Nobile Reggiano All’Eccellenza Illustrissima di Gioanni Francesco Gonzaga Duca di Sabioneta, Principe di Bozolo del Sacro Romano Impero […], In Reggio, per Prospero Vedrotti, 1679.

II. Tipo
06. Genere

Tragicommedia

06. Sottogenere
-
07. Generi interni

Commedia, tragicommedia, intermezzo (ogni atto finisce con un intermezzo in versi presumibilmente cantato).

III. Personaggi e rapporti
08. Elenco dei personaggi

Carlo Magno Re di Francia; Orlando Paladino; Rinaldo Paladino; Oliviero Paladino; Berlinghiero Paladino; Florante Nipote di Gano Maganzese; Gano di Maganza; Malagigi Cugino di Rinaldo; Clarice moglie di Rinaldo; Celio suo figlio (figlio di Rinaldo e Clarice); Grillo servo di Rinaldo; Re di Marocco; Celindo Principe del Cairo; Armelinda sua moglie Principessa di Marocco; Mercante; Guardie per il Re; Soldati Francesi; Soldati Mori; Paggio Moro d’Armelinda; Valletto di Camera di Carlo; Invidia; Virtù; Pazzia; Maldicenza; Cinque Giovani da Pazzi per un Ballo; Cinque Giovanette in habito della maledicenza per un ballo. Oltre i personaggi presenti nell’elenco a p. 10 dell’edizione, ci sono anche Astolfo e Giustizia che comunque agiscono nella commedia.

09. Protagonisti

Rinaldo.

10. Personaggi e maschere della commedia dell’arte o da essi derivati

Grillo deriva dal primigenio Pulcinella.

11. Valore allusivo dei nomi dei personaggi

I nomi appartengono alla tradizione letteraria legata alle vicende dei Paladini di Francia e soprattutto alla reinvenzione delle stesse compiuta da Lope de Vega nel suo Las pobrezas de Reinaldos, imitata poi da un’altra commedia, con lo stesso titolo di quella del Raimondi attribuita nelle edizioni a Giacinto Andrea Cicognini, dove figurava anche Pulcinella. In Raimondi al posto di Pulcinella c’è Grillo, servo soldatesco, violento e volgare, e fin troppo ciarliero (da cui il nome parlante) del signor di Montalbano.

12. Rapporti fra i personaggi

Rinaldo-Clarice: sposi e genitori di Celio; Malagigi-Rinaldo: cugini; Gano di Maganza-Florante: parenti; Grillo-Rinaldo: servo-padrone; Celindo-Armelinda: sposi; Re del Marocco-Celindo: padre e figlio.

13. Personaggi speculari

Rinaldo-Clarice-Celio: onestà e umiltà vs Maganzesi che rappresentano la disonestà; Orlando-Rinaldo: fedeltà a Carlo Magno vs Maganzesi che rappresentano il tradimento.

14. Soliloqui e monologhi di particolare importanza

Rinaldo, disperazione per l’avversità della sorte, I.1; Rinaldo, atto di fedeltà ed elogio nei confronti dei Gigli di Francia, I.10; Floriante, la propria vigliaccheria, II.1; Gano di Maganza, insulti a Rinaldo, fedeltà, II.5; Carlo Magno, lamento per le discordie del regno, III.1; Rinaldo, nobili sentimenti di fedeltà, III.3; Carlo, le sfortune del potere, III.1; Rinaldo, lealtà, III.3; Clarice, implora pietà e grazia, III.14.

15. Dialoghi e successioni di monologhi di particolare importanza

Rinaldo e Malagigi, tema della fedeltà e della povertà, II.4. I dialoghi non sono particolarmente importanti nella struttura del testo. Valgono maggiormente i monologhi dove i personaggi espongono il loro punto di vista.

16. Uso particolarmente rilevante degli a parte
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17. Personaggi che parlano solo in verso

Invidia; Virtù; Pazzia; Maldicenza. Il Paggio canta solo una volta in versi: canzone in II.3; così come il valletto che canta un «musical concetto» in II.9.

18. Personaggi che parlano solo in prosa

Tutti tranne i personaggi allegorici, ma i monologhi spesso si chiudono con distici o con versi in rima (come II.2). Grillo parla in versi in III.4.

19. Personaggi che parlano a soggetto
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20. Personaggi che alternano testo scritto e improvvisazione
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21. Personaggi che parlano solo in italiano

Tutti tranne Grillo (che parla anche latino).

22. Personaggi che parlano solo in dialetto, in forme di italiano regionale o storpiato, o in una lingua straniera

Nessuno, tranne Grillo che a volte usa il latino.

23. Uso significativo e iterativo di figure retoriche o risorse simili
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IV. Intreccio
24. Riassunto dell’argomento del testo

I. Rinaldo vive in povertà con la sua famiglia a Montalbano. Carlo Magno lo crede traditore per colpa delle menzogne di Gano di Maganza e di suo nipote Floriante. Malagigi salva Armelinda dal naufragio e Rinaldo la riconduce a suo marito Celindo re del Cairo, nonostante la guerra. Carlo, mal consigliato, affida i vessilli francesi e la cornetta a Floriante, noto pusillanime, il quale infatti, durante la battaglia, tenta la fuga, ma Rinaldo lo scopre, lo rimprovera e poi con le sue insegne vince la battaglia. A corte però Floriante è creduto eroe. II Rinaldo combatte col re del Marocco che lo riconosce e per rispetto lascia la Francia. Rinaldo non vuole che Carlo sappia che è suo merito questa impresa. Gano assalta Montalbano e fa prigionieri Clarice e Celio. Carlo vuole insignire Floriante del titolo di paladino al posto di Rinaldo, ma nel mezzo della cerimonia due mori (Celindo e Armelinda) entrano a difendere Rinaldo: vengono imprigionati. Intanto Gano vuole uccidere Clarice e Celio: i soldati si rifiutano e due contadini dovrebbero sostituirli, ma essi sono Rinaldo e Grillo sotto mentite vesti, e mettono in fuga Gano. III Carlo ordina la conquista di Montalbano. Orlando si rifiuta e in spedizione vanno i Maganzesi. Rinaldo entra nella reggia e scambia la sua spada con quella di Carlo, che sta dormendo. Gano e nipote imprigionano Rinaldo. Carlo ordina addirittura l’esecuzione di Rinaldo, ma giungono Grillo e Malagigi in abiti da romiti, riescono a vedere Rinaldo e Rinaldo e Grillo si scambiano le vesti. Grillo, che dovrebbe essere ucciso al posto del padrone, viene salvato da un’apparizione infernale. Nuovo piano dei maganzesi per screditare Rinaldo agli occhi di Carlo: tutti i paladini e i re africani devono presenziare e dire cosa possono offrire al re. Interpellato, Rinaldo dice tutta la verità, compreso il tradimento di Floriante e lo scambio della spada, e Carlo gli crede finalmente e scaccia Gano e nipote a calci.

25. Tema principale

Fedeltà.

26. Temi secondari

Amicizia, lotta per il potere, e i temi rappresentati dalle figure allegoriche: Invidia, Virtù; Pazzia; Maldicenza.

27. Comicità

Le azioni e le parole di Grillo, i dialoghi spezzati della scena I.4 e I.5; anche in dialogo con Gano in II.5; il suo parlare sconclusionato in II.7; il suo rispondere volutamente sciocco ai Maganzesi in III.5.

28. Elementi polemici, satirici e parodici

Andrebbe indagata maggiormente la relazione tra la dedica al Gonzaga del ramo di Sabbioneta, duca dell’Impero, con la retorica encomiastica dei Gigli di Francia che pervade tutto il testo. Probabilmente non c’è alcun nesso, e tutto si riconduce a un topos letterario, ma un approfondimento sarebbe necessario.

V. Luogo e tempo
29. Luogo generale

Francia, vicino a Parigi.

30. Cambiamenti di luogo

Le Mutationi di Raimondi indicano a p. 9: «Mont’Albano con diruppi scogliosi d’avanti. Bosco con alcune cadute di dietro di fabriche. Sala Reggia. Cortil Reggio». Questi scenari si alternano negli atti. I: Campagna di Montalbano fino alla scena V, poi Sala Regia, poi dalla scena 7 ancora campagna, poi scena di battaglia 9 e 10, e ancora sala regia scena 11. Così anche nell’atto II, con alternanza tra la campagna dove si svolge la battaglia e la sala di Carlo Magno. Nella scena II.X siamo in un bosco. L’atto III è prevalentemente inscenato nella Reggia, tranne dalla 4 alla 8 nel bosco di Mont’Albano.

31. Durata totale dell’azione
Non specificata.
32. Soluzione di continuità temporale fra gli atti o fra le scene
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33. Indicazioni esplicite sul momento temporale presenti nelle battute o nelle didascalie
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VI. Rispetto della regola delle tre unità
34. Tempo
Non determinabile
35. Circostanze temporali

Non ci sono indicazioni. Presumibilmente tutto avviene in un’unità di tempo, ma le diverse battaglie richiamate e i molti cambi di scena non agevolano questa comprensione.

36. Luogo
37. Circostanze spaziali

Non ci si allontana da Parigi e i suoi dintorni, ivi compreso Montalbano.

38. Azione
39. Circostanze particolari dello sviluppo dell’argomento

Ll’azione è unica se la riferiamo a tutte le azioni intentate da Rinaldo e dai suoi per riconquistare il rispetto di Carlo Magno.

VII. Elementi materiali, performativi e didascalici
40. Uso di oggetti particolari

Cornetta e insegne francesi: donate a Floriante in I.7; impugnate da Rinaldo in I.10; spada sottratta a Carlo Magno in III.3. Molti i travestimenti implicati: da moro, da villano, scambi di abiti.

41. Uso di effetti sonori e musicali

Non specificati ma presupposti, dal momento che ci sono parti cantate come gli intermezzi. Previsti anche balli: alla fine del I atto il «Ballo de’ Pazzi», alla fine del II «Ballo delle sei giovanette in habito della Maldicenza».

42. Uso di effetti speciali

Apparizioni infernali III.12: Vengono due diavoli, che gettando con un calcio Gano e Florante portano per aria Grillo apparendo il tutto fuoco. Si prevedono macchine per far volare la Virtù in grembo alla Giustizia «e poscia ambidue volano dalla vista de spettatori» nel finale dello spettacolo.

43. Scena con ampia presenza di personaggi

III.15 e ultima. Scena corale con tutti i paladini e i sovrani africani presenti nella reggia. Tutti assisteranno alla riabilitazione di Rinaldo, vero paladino fedele.

44. Didascalie di particolare importanza

Didascalie performative: Li dà un schiaffo (Clarice a Gano in II.6): Li getta una corda à traverso le braccia; Florante li leva la spada, e lo fermano (cattura di Rinaldo in III.6). Li dà un calcio per uno, e li getta in terra, loro partono confusi (è Carlo magno che alla fine punisce così Gano e Floriante!).

VIII. Prima recita
45. Prima recita
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46. Altre recite nel Settecento
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IX. Il testo in Goldoni
47. Riferimenti, diretti o indiretti, al testo o al suo autore presenti negli scritti o nelle opere di Goldoni

Goldoni scrive il Rinaldo di Mont’Albano nel 1736, in versi, rappresentata poi al San Samuele nello stesso anno (ma a stampa solo nel vol. XXIV della Zatta), mettendo mano ad un soggetto che era entrato a far parte del repertorio dei comici. Ortolani (Tutte le opere, vol. IX, pp. 1318-19) afferma che «Goldoni dovette leggere fin da fanciullo» l’opera scenica del Raimondi. Anche Riccoboni ne trasse canovaccio per le sue rappresentazioni francesi. Goldoni ne trae soltanto la lotta tra eroismo e dell’innocenza contro la viltà e l’invidia. Dai Memoires, cap. XL: «I comici, che non contavano altrimenti su di me, furono contenti di rivedermi, tanto più che avevo loro portato una buona rappresentazione, il Rinaldo di Montalbano, tragicommedia in versi di cinque atti. Questo tema, preso dal fondo delle vecchie commedie italiane, era cattivo quanto l’antico Belisario e il Convitato di Pietra. Pure l’avevo purgato dai grossolani difetti che lo rendevano insopportabile, avvicinandolo quanto mi fu possibile all’indole dell’antica cavalleria, e alla decenza propria di una rappresentazione nella quale compariva Carlo Magno. Il pubblico, assuefatto a veder Rinaldo paladino di Francia comparire al consiglio di guerra involto in un mantello strappato, e Arlecchino difendere il castello del suo padrone e sbaragliare i soldati dell’imperatore a colpi di pignatte e pentole rotte, ebbe piacere che l’eroe calunniato sostenesse la sua causa nobilmente, né vide con rincrescimento abolite affatto buffonerie fuor di proposito. Il Rinaldo di Montalbano ebbe applausi, ma non quanto il Belisario e il Convitato di Pietra. Si diè termine con questo alla stagione d’autunno; io non l’aveva destinato alla stampa, e fui dolente di trovarlo impresso nell’edizione di Torino.»

48. Aspetti del testo particolarmente rilevanti in rapporto con il teatro goldoniano.

Nell’opera di Raimondi c’è già una significativa eliminazione della maschera di Pulcinella, trasformata in un comico-grottesco servo Grillo. I personaggi sono delineati intorno a pochi concetti chiave, sono funzione di quel concetto, nonostante il linguaggio scenico ipertrofico. Questa parvenza di marionetta o pupo che i personaggi del Raimondi assumono non deve essere dispiaciuta a Goldoni a caccia di facili e immediati soggetti negli anni del San Samuele.

X. Altri eventuali dati d’importanza presenti nei paratesti proemiali e altre osservazioni d’interesse
49. Dati dei paratesti

Riconoscerei nel dedicatario Gianfrancesco II Gonzaga (San Martino dall'Argine, 1646 – Verona, 24 aprile 1703), ultimo duca di Sabbioneta e Bozzolo di questo ramo dei Gonzaga.

50. Osservazioni

Cfr. l’ancora esaustivo saggio di Antonio Gasparetti, Vicende italiane di una commedia spagnola. Rinaldo di Montalbano nelle Commedie di Lope de Vega, di Giacinto Andrea Cignognini, di Luca Raimondi e di Carlo Goldoni, in «Colombo», II, V, settembre 1927, pp. 216-249. La fonte della riscrittura di Lope è stata individuata nel poema Trabisonda (1518) di Francesco Tromba. Così anche Ortolani nel vol. IX di Tutte le opere di Carlo Goldoni, pp. 1318-1319. Il saggio di Gasparetti non può ovviamente prevedere che le più moderne bibliografie cicogniniane hanno attestato L’honesta povertà di Rinaldo tra le opere falsamente attribuite al drammaturgo fiorentino e attualmente di autore anonimo (Diego Simini, Il corpus teatrale di Giacinto Andrea Cicognini. Opere autentiche, apocrife e di dubbia attribuzione, Lecce, Pensa, 2012, pp. 90-91).