I. Titolo e dati bibliografici | ||
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00. Schedatore/Schedatrice
Decroisette, Françoise
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01. Autore
Gigli, Girolamo
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02. Titolo → Edizione
Sorellina di Don Pilone, La
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03. Titolo completo
L’avarizia più onorata nella serva che nella padrona, ovvero La sorellina di Don Pilone, commedia (certe edizioni hanno il titolo: La sorellina di Don Pilone, ovvero l’avarizia più onorata nella serva che nella padrona |
04. Manoscritti
Tra il 1712 e il 1722, circolarono solo versioni manoscritte. Una copia sta in un codice della biblioteca Riccardiana di Firenze, con altre commedie del Gigli, sotto il titolo L’avarizia più onorata nella serva che nella padrona (Ricc. 3162, ff. 183v-276v) (vedi Girolamo Gigli, Un pazzo guarisce l’altro (a cura di Elena E. Marcello), Venezia - Santiago de Compostela, Lineadacqua, 2016, Introduzione, p. 43; www.usc.es/goldoni). Un manoscritto non datato, è attualmente (29/05/2018) in vendita su Internet (Gonelli.it, libreria antiquaria/casa d’Aste), con il titolo L’Avarizia / più onorata nella serva che nella / padrona/ ovvero / La sorellina di Don Pilone / commedia/ del Signor Girolamo Gigli / di / Siena, cc. 107 numerate a matita da mano moderna. Scrittura di un’unica mano. |
05. Edizioni utilizzate
Girolamo Gigli, L’avarizia più onorata nella serva che nella padrona ovvero La sorellina di Don Pilone commedia recitata dagli Accademici Rozzi in Siena, del signore Girolamo Gigli, nobile sanese, Venezia, Pavino, 1721, 143 pp. ID., La sorellina di Don Pilone ovvero l’avarizia più onorata nella serva che nella padrona, commedia di Girolamo Gigli, sanese, con alcune composizioni cavate dal manoscritto originale dell’autore poste in fine , s.l., s.e., 1768 , XII-128 pp. ID., Il Don Pilone ovvero il bacchettone falso di Girolamo Gigli accademico della Crusca, si aggiunge La Sorellina di Don Pilone dello stesso autore, s. l., s. d., s. e., pp. 137-278. Edizione moderna: Girolamo Gigli, Il Don Pilone; La Sorellina di Don Pilone; Il Gorgoleo, a cura di Mauro Manciotti, Milano, Silva, 1963. |
II. Tipo | ||
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06. Genere
Commedia. |
06. Sottogenere
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07. Generi interni
Due ‘commediole’ interne, che Geronio, scrittore di teatro tornato da Roma a Siena, organizza per beffare Don Pilogio e la serva Credenza, con un riferimento ai Rozzi, III.4.5. |
III. Personaggi e rapporti |
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08. Elenco dei personaggi
Nell’edizione del 1721: Geronio; Egidia, sua moglie; Buoncompagno, confidente di Geronio; Don Pilogio, bacchettone; Tiberino, segretario di Geronio; Menichina, cameriera in casa di Buoncompagno; Credenza, serva d’Egidia; Maestro Burino, orefice; cantora del conservatorio. L’edizione del 1768 modifica certi dati e dà il dettaglio degli attori della compagnia dei Rozzi che recitarono nel 1712: Geronio, gentiluomo sanese (L’Appostato); Egidia, sua consorte (L’Opportuno); Don Pilogio, falso bacchettone (Lo Strinito); Buoncompagno, amico di Geronio (L’Intrepido); Tiberino, segretario di Geronio (Il Maneggevole); Menichina, cameriera di Buoncompagno (Il Primaticcio); Credenza, serva d’Egidia (Il Facile); Maestro Burino, argentiere (L’Infuocato); attori per la cantata: la maestra del Conservatorio; quattro zoccolette; personaggi per un ballo: la malmaritata, il suo sposo; donne con bambini; altre vergognose; alcuni mascherati. |
09. Protagonisti
Geronio; Egidia; Don Pilogio; Credenza. |
10. Personaggi e maschere della commedia dell’arte o da essi derivati
No. |
11. Valore allusivo dei nomi dei personaggi
Geronio, nome allusivo alla vecchiezza del protagonista; Don Pilogio, detto anche Baciapile (IV.6.30), in eco al protagonista della prima commedia gigliana tratta da Tartuffe di Molière, Il Don Pilone, ovvero il bacchettone falso, (1711), di cui La sorellina è in un certo senso una nuova riduzione; Buoncompagno, per l’amico fido e ragionevole; Credenza, serva vecchia e troppo ingenua burlata da Geronio. |
12. Rapporti fra i personaggi
Geronio-Egidia: marito e moglie; Credenza: serva di Egidia; Egidia: padrona despotica di Credenza; Buoncompagno: amico e consigliere di Geronio; Buoncompagno, padrone di Menichina; Geronio: padrone di Tiberino; Tiberino-Menichina: giovani innamorati; Don Pilogio-Egidia: il primo direttore spirituale della seconda; Don Pilogio-Menichina: il primo vorrebbe sposare la seconda. |
13. Personaggi speculari
Geronio / Egidia: marito e moglie in contrasto; Egidia / Credenza: padrona despotica e avara, e serva maltratta; Egidia / Don Pilogio: donna avara e credula, e bacchettone cupido; Geronio / Don Pilogio: beffatore e beffato; Buoncompagno / Don Pilogio: beffatore e beffato; Geronio / Credenza: burlatore-burlata; Tiberino / Egidia / Don Pilogio: il primo beffa gi altri due. |
14. Soliloqui e monologhi di particolare importanza
II.8.1: monologo di Egidia che spia il marito e Tiberino per conto di Don Pilogio; V.4.1 : monologo breve de Buoncompagno che riflette su Don Pilogio e la punizione da imporgli. |
15. Dialoghi e successioni di monologhi di particolare importanza
Primo dialogo tra Geronio e Buoncompagno dove parlano del eventuale divorzio di Geronio con Egidia, evocando i vantaggi e gli svantagi di ogni sorta, I.11-43; scena tra Don Pilogio e Egidia intorno all’onestà delle ragazze, ai rapporti di Egidia col marito, e di Menichina con Tiberino, II.1.1-40; dialogo tra Geronio e Credenza, in presenza di Tiberino, a proposito della dote che lei vorrebbe ottenere per sposarsi, II.5.1-90; scena tra Geronio, Egidia, Tiberino e Credenza che evidenzia l’avarizia e la pignoleria di Egidia con tutti, II.6.1-56; scena tra Credenza e Maestro Burino travestito da cancelliere che vuol scrivere un contratto per lei, III.10.1-60; tutte le scene intorno alla commediola destinata a burlare Credenza e Don Pilogio (III.12-14, IV.2 e 3); dialogo tra Tiberino, Don Pilogio e Egidia a proposito della «tedesca» e della sua ricchezza IV.3.1-56; dialogo tra Geronio e Don Pilogio che viene convito di accogliere la tedesca nella sua casa, IV.5.1-38; la seconda parte della commediola, quando Tiberino travestito si pente e muore, V.13.1-51; le scene della mascherata cantata e ballata dell’atto V, dopo che Geronio e Buoncompango hanno fatto entrare in casa di Don Pilogio i mascherati che corteggiano le donne rinchiuse, Malmaritate e Vergognose ,V.19-20-21. |
16. Uso particolarmente rilevante degli a parte
Parecchie repliche tra parentesi, specialmente nell’atto II: Geronio, quando Credenza viene col baguolo per curarlo e puzza molto, II.3.2, 3.7, 16, 20, 21, 25; Maestro Burino, Credenza, Menichina, Egidia quando Burino, travestito da cancelliere, lascia su un tavolo un libro di conti dove sono segnati i debiti di varie donne, tra le quali Egidia, e Menichina lo legge a Credenza, III.6.4,5; Maestro Burino che spiega falsamente a Credenza il contenuto del libro di conto, poi le fa uno scritto per la dote, III.10.1, 3, 6. |
17. Personaggi che parlano solo in verso
No. |
18. Personaggi che parlano solo in prosa
Tutti parlano in prosa, tranne la cantora e i mascherati nella scena di canto e ballo dell’atto V. |
19. Personaggi che parlano a soggetto
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20. Personaggi che alternano testo scritto e improvvisazione
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21. Personaggi che parlano solo in italiano
Buoncompagno, Geronio, Tiberino, Don Pilogio, con qualche espressione regionale. |
22. Personaggi che parlano solo in dialetto, in forme di italiano regionale o storpiato, o in una lingua straniera
I personaggi parlano complessivamente un italiano regionale, con lessico, morfologia e sintassi ispirati alla parlata fiorentina, sipratutto in Credenza e Egidia: ad esempio, Egidia, I.2.1 («ohimene») o I.6.13 («non ne state a chiacchiarare chiacchiarona»); Credenza, I.2.6 («Cancamene!»), I.2.22 («Uh la dirò, veh»), I.3.18 («si che la vo’ dire toh!») e I.13.34 («Gnor padrone, Gnora padrona»); anche Tiberino, I.8.1 («Lustrissimo»), ecc. che, inoltre, usa un linguaggio imitato (tedesco maccheronico) quando si traveste da donna (III.12-14 e V.13). |
23. Uso significativo e iterativo di figure retoriche o risorse simili
La parlata fiorentina per natura usa molte immagini ed espressioni metaforiche come fa Don Pilogio quando parla del rischio di innamoramento tra Tiberino e Menichina (II.1.16: «aviamo il fuoco accanto alla paglia»); Don Pilogio per farsi capire da Credenza usa le similitudini (III.1.1: «Vi darò una similitudine perché siete ignorante»); uso frequente nei personaggi di proverbi e modi di dire, come Egidia (I.6.11: «la botte fa i fiori, e della farina non c’è da fare il pane»), o Buoncompagno (III.7.3: «Dice il proverbio, nè mano in cassa, nè occhio in carta»). |
IV. Intreccio |
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24. Riassunto dell’argomento del testo
Atto I: Geronio, scrittore, torna da Roma a Siena, sua patria. Spinto dal suo amico Buocompagno va a casa della moglie, Egidia, avara e despotica, e della vecchia serva brutta e credula, Credenza. Egidia sprezza l’attività letteraria del marito, lo trova troppo prodigo e infedele, e cerca consigli presso Don Pilogio, cupido e lubrico «direttore di giovinette» rinchiuse nel suo ‘Conservatorio’. Tiberino, giovane segretario di Geronio, si interessa a Menichina, accorta cameriera di Buoncompagno.
Atto II: Questo ‘interesse’ preoccupa Don Pilogio, perché è attratto dalla giovane, che ha uno zio ricco. Credenza, che vorrebbe maritarsi, chiede a Geronio di aiutarla a ottenere una dote. Geronio, per burla, le fa credere che potrebbe ottenere una dote a Roma, ma che è troppo onesta.
Atto III: Per correggere Don Pilogio che spinge Egidia al divorzio, e vendicarsi dalla moglie, Geronio elabora una commediola, aiutato dall’orefice Maestro Burino, travestito da cancelliere, da Buoncompagno e da Tiberino travestito da donna tedesca.
Atto IV: Tiberino fa credere a Egidia e Don Pilogio che la «tedesca» è maltrattata dal proprio marito ma molto ricca; Don Pilogio e Egidia fanno a gara per accoglierla a casa loro, ma Geronio convince Pilogio di prenderla con sé. Atto V: Geronio e il suo amico convincono Credenza di passare a ‘servire’ Buoncompagno; poi con Tiberino sempre travestito, riescono a ricuperare in casa di Don Pilogio i beni da lui rubati a varie donne, e lo costringono a sposare Credenza, mentre Menichina sposerà Tiberino. Egidia si trova abbassata a servire Credenza, nuova direttrice del conservatorio di Pilogio. |
25. Tema principale
Satira degli ipocriti e dei preti. |
26. Temi secondari
Satira dell’avarizia e del despotismo della padrona contro la serva. |
27. Comicità
II.2, quando Credenza lava Geronio che cerca di rendersela amica (alla scena seguente Tiberino dice: «non posso più dalle risa»); tutte le scene successive della ‘commediola’ di Geronio, in particolare quando Tiberino appare per la prima volta da donna tedesca, sotto il nome buffo di contessa di Poppegnau, parlando in un idioma incomprensibile che Buoncompagno traduce in modo libero, III.12.13 e 14; la scena dove Geronio raconta la storia falsa della povera tedesca martirizzata dal marito soldato, IV.7, e quando Tiberino-donna tedesca consegna i suoi beni allo ‘Spedaletto’ di Pilogio e muore, sempre parlando il suo strano idioma, V.13. |
28. Elementi polemici, satirici e parodici
Tutta la parte di Pilogio, cupido e lubrico, caricatura dell’abbate Feliciati di Sarteano, condannato dall’Inquisizione per corruzione, il che motivò l’interdizione della commedia e ne impedì la pubblicazione. Già con Il Don Pilone, Gigli si era auto-dichiarato, in un sonetto: «flagello degli ipocriti». |
V. Luogo e tempo |
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29. Luogo generale
Siena, dove Geronio sbarca, con diversi luoghi scenici elaborati dagli accademici l’Appicicato e l’Imbiancato. |
30. Cambiamenti di luogo
I.1: civile (cioè, strada); I.2: stanza d’Egidia; II:1: civile; II.2: appartamento d’Egidia con tavolino da scrivere, 1721 (Camera di Geronio con tavolino da scrivere, 1768); III.1: appartamento medesimo; III.3: appartamento di Buoncompagno; V.1: appartamento di Buoncompagno; V.18: casa e conservatorio di don Pilogio (appartamento di Don Pilogio, 1768). |
31. Durata totale dell’azione
Un giorno.
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32. Soluzione di continuità temporale fra gli atti o fra le scene
Non percettibile nel dialogo.
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33. Indicazioni esplicite sul momento temporale presenti nelle battute o nelle didascalie
Allusione al viaggio di Don Pilogio da Roma a Siena durato 24 ore, I.1.1 (antefatto); didascalia temporale, I.3: «notte» (1721); Egidia vuol parlare a Pilogio, dice: «questa è la sua ora, anzi è troppo tardi perché è l’alba chiara», II.1.1; poi ricorda l’arrivo del marito: «iersera», II.1.7; Don Pilogio: «il giorno si rischiara e comincia a passar gente», II.2.26; credenza chiede a Geronio come ha dormito durante la notte, II.3.3; nella mascherata finale, la cantora arriva col lume e comincia dicendo: «Citte diciamo quello che s’ha da dire prima d’andar a letto», V.19.1. |
VI. Rispetto della regola delle tre unità | |
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34. Tempo
Sì
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35. Circostanze temporali
La prima didascalia temporale di I.3 indica che è notte e la commedia conclude nella sera successiva, per cui si tratta, grosso modo, di 24 ore. Inoltre, per quanto riguarda l’antefatto, si capisce dalla prima battuta di Don Pilogio che sta arrivando da Roma a Siena, e che ha viaggiato per 24 ore. |
36. Luogo
Sì
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37. Circostanze spaziali
Luoghi diversi di Siena, interni e esterni, strada (civile); appartamento all’interno della casa di Egidia e Geronio; casa di Buoncompagno; conservatorio di Don Pilogio. |
38. Azione
Sì
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39. Circostanze particolari dello sviluppo dell’argomento
L’intreccio è centrato sulla commediola immaginata da Geronio contro Don Pilogio e Egidia, ‘beffati’, che coinvolge anche Credenza, ‘burlata’ da Geronio, ma vittoriosa della padrona. |
VII. Elementi materiali, performativi e didascalici |
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40. Uso di oggetti particolari
Tiberino arriva con un cane legato ed una valigia in spalla (è il cane che Geronio porta con sé da Roma e, dubitando che la moglie lo vorrà accogliere, lo affida a Buocompagno, I.1; Egidia e Credenza filano, Credenza tiene il girello ai piedi facendolo girare anche se sta cascando di sonno, I.2; bastone di Egidia col quale caccia il cane riportato da Menichina in casa di Egidia perché ha pisciato sulle lenzuola, I.7; tavolino da scrivere nella stanza di Geronio, II.2; Credenza arriva con diversi oggetti come il pignatto del bagnuolo per lavare e sanare Geronio, II.3; didascalia: Geronio esce con una spada inveendo contro Tiberino, IV.4; Credenza sta per partire con una balluccia di panni, V.6; didascalia: seggettieri con seggetta che resta in scena, V.11; sacchette di denari portati da Menichina, V.13; maschere durante il finale cantato e ballato, V.19-20. |
41. Uso di effetti sonori e musicali
Una cantora appare in V.19, con un lume e un campanello, e canta diverse strofe in versi alternando con un coro di dentro. Poi nella scena successiva (V.20) arrivano alcuni mascherati con suoni, chitarra, e si canta e si balla. Geronio balla e arrivano anche donne mascherate. |
42. Uso di effetti speciali
Sì, se si considerano ‘effetti speciali’ i travestimenti di Tiberino in donna (donna tedesca, III.12 e 13), poi ancora all’atto V.13; e quello di Credenza che appare vestita coll’abito della Modestia (V.22). |
43. Scena con ampia presenza di personaggi
Le ultime scene dell’atto V, con la mascherata, ballo e cantata. |
44. Didascalie di particolare importanza
II.3 e II.5: quando Credenza lava Geronio e gli fa il bagnuolo (Credenza si sbraccia anche, e comincia a mettergli sopra le pezze intinte del bagnuolo; Geronio si prova a mettersi le pezze ma non gli riesce, ecc..); III.1: rumore di colpi di martello segnalato da didascalie; III.2: vari gesti di cortesia tra Don Pilogio e Tiberino; III.12: primo travestimento di Tiberino (vestito da donna coperto il viso, e con croce); III.14: descrizione più lunga del travestimento di Tiberino, con cerotti e gomme; V.13: lunga didascalia per il secondo travestimento di Tiberino vestito di nuovo da donna; V.20-22 : didascalie nelle scene della cantata e del ballo (Qui vengono le Vergognose, coperte co’ lenzuoli, le donne co’ bambini in braccio e le citole ballando tutte, V.20; Tiberino si scuopre, resta colle sue sembianze virili, getta la gonnella e canta e balla, dandole la mano, V.21). |
VIII. Prima recita |
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45. Prima recita
Siena, 1712, presso l’Accademia dei Rozzi. |
46. Altre recite nel Settecento
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IX. Il testo in Goldoni |
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47. Riferimenti, diretti o indiretti, al testo o al suo autore presenti negli scritti o nelle opere di Goldoni
Da bambino, Goldoni aveva avuto occasione di «esporsi per la prima volta in Perugia al prediletto esercizio delle comiche rappresentazioni», vedi in Prefazioni Pasquali, III. Lui ricorda anche nei suoi Mémoires (I, III) che «La pièce dans laquelle j’avais joué étoit la Sorellina di Don Pilone; je fus beaucoup applaudi». Il nome di Gigli appare anche tra i libri ordinati sugli scafali della ‘libreria’ dell’allievo Goldoni figurata nel «frontespizio istoriato» del primo tomo dell’edizione Pasquali. |
48. Aspetti del testo particolarmente rilevanti in rapporto con il teatro goldoniano.
La sorellina è, come indica il sottotitolo della prima edizione, una seconda riduzione gigliana ‘in minore’ del Tartuffe di Molière. Data l’importanza del Don Pilone per Goldoni, che vi fa un riferimento diretto nella sua commedia Molière, dando al suo Tartuffe il nome di Don Pirlone, questa ‘sorellina’ è ovviamente anch’essa direttamente in rapporto con il Veneziano. Si potrebbe persino avvicinare «l’abito nero» che Geronio fa indossare a Maestro Burino per burlare Credenza (III.4) all’abito di Don Pilone che poi veste Molière nella commedia goldoniana. |
X. Altri eventuali dati d’importanza presenti nei paratesti proemiali e altre osservazioni d’interesse |
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49. Dati dei paratesti
Non v’è nessun paratesto nell’edizione del 1721, ma vari testi sono aggiunti dall’editore nell’edizione del 1768. È inserita una canzone in sette strofe, con ritornello, scritta, pare, subito dopo la rappresentazione di Siena dai comici Rozzi, poi sospesa: «La sorellina / di Don Pilone / Nel gran Salone / Si recitò / La letterina / D’un certo Piollo / A darle il crollo / Poi non bastò». Questo alluderebbe al fatto che l’interdizione arrivò troppo tardi a Siena. Contiene anche un Soggetto ed occasione che ebbe Girolamo Gigli di fare la presente commedia, che allude a un indirizzo auto-biografico della commedia ma in modo astratto, senza il nome di Gigli (detto «l’autore») né di Laura Perfetti, detta «la consorte». In un’altra edizione non datata, questo Soggetto è intitolato Soggetto della seconda commedia intitolata La sorellina di Don Pilone, spiegata da un amico dell’autore, dove «Laurenza P[erfetti]» è chiaramente citata come pure «l’autore», detto «Gigli» o «Girolamo Gigli» (vedi Il Don Pilone [...] di Girolamo Gigli, accademico della Crusca, si aggiunge La sorellina di Don Pilone dello stesso autore, s. l., s. d., p. IX-XV). Nell’edizione del 1768, è inserita anche una Lettera dedicatoria con cui l’Autore indirizzò manoscritta la presente commedia a sua Eccellenza la principessa di F. La dedica è spiritosa, Gigli chiede aiuto alla principessa perché lui sta per partorire una commediola in un tempo molto stretto. La metafora della ‘Sorellina’ e dei riferimenti autobiografici vengono di nuovo spiegati: «O che Curiosa creatura! oh com’è ridicolina ! Arieggia tutta Don Pilone! Siguro che z’è sua Sorellina! Chi somiglia? La guardino un poco. Il Gigli certo v’è tutto dentro dipinto. La signora Laurenzia ci è poi, tutta sputata; sia laudata Santa Fine... Fine di che? Lo so io... [...] Si aggiunge in fine un madrigale fatto e dispensato dall’autore mascherato da Don Pilone l’ultimo giorno di Carnevale relativo à questa commedia». |
50. Osservazioni
Dopo la prima edizione del 1721, a Venezia, ci fu un’edizione fiorentina, con il titolo L’avarizia più onorata nella serva che nella padrona, ovvero La sorellina di Don Pilone, commedia recitata in Siena dagli Accademici Rozzi l’anno 1712 e di nuovo nel carnevale dell’anno 1749, nella stamperia di Bernardo Paperini , 131 pp. |