I. Titolo e dati bibliografici
00. Schedatore/Schedatrice
Bisi, Monica
01. Autore
Lazzarini, Domenico
02. Titolo
Sanese, La
03. Titolo completo

La Sanese

04. Manoscritti
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05. Edizioni utilizzate

La Sanese. Commedia dell’abbate Domenico Lazzarini da Moro, maceratese, all’illustrissimo Signor Antonio Andrea Davanzati, gentiluomo fiorentino, Venezia, Al Segno della Salamandra [Pietro Bassaglia], 1734.

II. Tipo
06. Genere

Commedia.

06. Sottogenere
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07. Generi interni
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III. Personaggi e rapporti
08. Elenco dei personaggi

Geronte, padre di; Mandricardo, amante di Zaffira; Dulipo, suo servo; Beritola, ruffiana; Zaffira, amante di; Arnolfo, scolare tedesco; Toffolo Giandussa, dottor di leggi; Guicciardo Guicciardi, sanese; Mustafà, turco.

09. Protagonisti

Zaffira (poi Elena, senese), che per gran parte della commedia ricopre il ruolo di serva di Giandussa ed è innamorata non corrisposta di Arnolfo e invano amata da Mandricardo: con il suo contegno e le sue parole spinge quest’ultimo al ravvedimento e alla fine, manifestata la propria appartenenza ad una nobile famiglia senese, lo sposa; Mandricardo da giovane scialacquatore affascinato dal lusso torna ai sobri costumi della propria famiglia grazie a Zaffira.

10. Personaggi e maschere della commedia dell’arte o da essi derivati

Toffolo Giandussa sembra derivare dalla maschera del Dottor Balanzone, per età, mestiere e tendenza ad una loquela infarcita di figure retoriche e inserti in latino.

11. Valore allusivo dei nomi dei personaggi

Geronte, che significa attempato; Giandussa riprende il termine con cui venne indicata un’epidemia pestilenziale scoppiata a Venezia nel XIV secolo e in generale designa, nella tradizione dei proverbi, una malattia molto contagiosa.

12. Rapporti fra i personaggi

Geronte-Mandricardo: padre e figlio; Geronte-Dulipo: padrone-servo; Mandricardo-Zaffira: amante-amata (alla fine sposi); Zaffira-Arnolfo: amante-amato (poi sorella-fratello); Mandricardo-Arnolfo: amici; Giandussa-Zaffira: padrone-serva; Giandussa-Arnolfo: maestro-allievo.

13. Personaggi speculari

Arnolfo e Mandricardo: serio, studioso, onesto e morigerato il primo quanto vezzoso, superficiale e incosciente il secondo, entrambi di nobili natali ed entrambi stretti in relazione con Zaffira, Arnolfo in quanto da lei amato senza successo e Mandricardo in quanto suo spasimante.

14. Soliloqui e monologhi di particolare importanza
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15. Dialoghi e successioni di monologhi di particolare importanza

Geronte e Dulipo, elogio dei costumi modesti e temperati, I.1; Mandricardo e Dulipo, buono e cattivo uso delle ricchezze, II.4; ravvedimento di Mandricardo da lui stesso raccontato a Dulipo, IV.4.

16. Uso particolarmente rilevante degli a parte
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17. Personaggi che parlano solo in verso
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18. Personaggi che parlano solo in prosa

Tutti.

19. Personaggi che parlano a soggetto
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20. Personaggi che alternano testo scritto e improvvisazione
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21. Personaggi che parlano solo in italiano

Tutti eccetto Mustafà.

22. Personaggi che parlano solo in dialetto, in forme di italiano regionale o storpiato, o in una lingua straniera

Mustafà, italiano storpiato.

23. Uso significativo e iterativo di figure retoriche o risorse simili
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IV. Intreccio
24. Riassunto dell’argomento del testo

Atto primo: Geronte, di padre nobile e di madre contadina, ricco e considerato avaro, viene a sapere dal servo Dulipo delle abitudini disordinate e dispendiose del figlio Mandricardo, il quale, frequentando l’accademia in Francia, è divenuto seguace dei costumi del gran monde e ha speso molto denaro in acquisti di tabacco, carrozzini, soggiorni. Inoltre si è invaghito di Zaffira, serva di Giandussa, dottor di legge, di cui frequenta lo studio: nella seconda scena, dunque, Geronte informa il giurisperito, suo amico, affinché prenda provvedimenti a riguardo.

Atto secondo: Zaffira, innamorata non corrisposta e disperata di Arnolfo, «scolare tedesco» del dottor Giandussa, per l’ennesima volta chiede alla ruffiana Beritola di recarsi da lui, per informarlo del suo struggimento e pregarlo di ascoltarla. Dopo alcuni tentativi di consolarla e alcuni consigli per aiutarla a dimenticare il tedesco, magari rivolgendo le proprie attenzioni a Mandricardo, Beritola si rassegna ad avvicinare Arnolfo e a supplicarlo, con un’orazione degna di Demostene, di un atto di carità nei confronti della ragazza, una sola attenzione che possa confortarla e farla ravvedere circa il suo proposito di togliersi la vita. Egli reagisce dapprima in modo altero e scostante, ma dopo l’exemplum fiabesco portato dalla ruffiana, acconsente a incontrare Zaffira, anche se non subito.

Atto terzo: ignaro dell’amore che Mandricardo nutre per Zaffira, Arnolfo informa l’amico dell’ambasciata appena ricevuta dalla ruffiana: Mandricardo si sente mancare e, su invito del tedesco che non capisce il motivo di tale turbamento, gli confida il proprio amore per la serva, chiedendogli poi di poterlo accompagnare a casa della ruffiana dove è previsto l’incontro fra Arnolfo e Zaffira. Successivamente anche Beritola acconsente e impartisce precisi ordini in vista del singolare appuntamento. Nel frattempo, Dulipo, offeso dai modi ingrati di Mandricardo, comunica a Geronte di voler lasciare la loro casa.

Atto quarto: il dialogo della prima scena lascia intendere che Mandricardo e Arnolfo, inaspettatamente, si sfidano a duello. Accorrono Dulipo e Geronte, tanto che il tedesco desiste dalla contesa. Richiesto dal padre di spiegare i motivi dello scontro, Mandricardo preferisce raccontare tutto al servo, cui è affidato il compito di relazionare poi a Geronte: durante l’incontro dei due amici con Zaffira combinato a casa della ruffiana e, complici i ruvidi modi di Arnolfo nei riguardi della ragazza, essa si era disamorata di lui, e, nel contempo, aveva deplorato la sfortuna di avere un corteggiatore poco stimato, scialacquatore, superficiale come Mandricardo. All’udire il giudizio di Zaffira su di lui e di fronte alla sua virtù, il giovane aveva provato vergogna dei propri costumi e desiderio di cambiare vita (affermazione che molto stupisce il servo Dulipo), ma al termine dell’incontro era venuta alla luce una verità inattesa: Zaffira aveva rivelato la propria appartenenza alla famiglia Guicciardi da Siena, affermazione che aveva consentito ad Arnolfo, incredulo, di riconoscere in lei la propria sorella. Per questo il tedesco si era scagliato contro Mandricardo, accusandolo di averlo condotto a fare il ruffiano a sua sorella.

Atto quinto: Geronte è molto felice per la ritrovata saggezza del figlio, ma disdegna il consiglio del servo che lo invita a maritare Mandricardo a Zaffira. Mentre i due discutono, sopraggiunge un nobile signore della famiglia senese proprio dei Guicciardi, con tanto di servo turco, per chiedere loro informazioni circa una giovane donna che dovrebbe essere a servizio nella casa di Giandussa, dottor di legge. Improvvisamente irrompe sulla scena Arnolfo accompagnato da alcuni uomini armati e deciso a fare vendetta dell’azione di Mandricardo: Geronte e il servo riparano in casa, mentre il nobiluomo cerca di calmare Arnolfo. Il loro dialogo li porta a riconoscersi padre e figlio e a ritrovarsi dopo una lunga e avventurosa separazione tra le coste mediterranee dell’Africa e i mari freddi dell’Europa continentale, e inoltre consente al padre di sapere che la serva di Giandussa, Zaffira, è in realtà proprio sua figlia Elena e di venire a conoscenza dei recenti avvenimenti che la riguardano. Su esortazione del padre e nella gioia di averlo ritrovato, Arnolfo depone la propria ira nei confronti di Mandricardo, al quale viene data in sposa Zaffira/Elena, con grande soddisfazione generale.

25. Tema principale

Potere della virtù muliebre; amore; critica agli sprechi, all’ignoranza e alle frivolezze della nobiltà.

26. Temi secondari

Denaro, onestà, vacuità del sapere accademico.

27. Comicità

Dulipo introduce nel dialogo parole francesi e tedesche usate da Mandricardo, termini che Geronte non comprende e a propria volta riporta in modo storpiato cercando di imitarne il suono. La loro traduzione italiana da parte del servo ne dissacra l’aura di nobiltà data dalla lingua straniera, I.1; Arnolfo, scolaro tedesco, paragona la ruffiana a Demostene per l’abbondanza della loquela, II.2; ironia della ruffiana sul poco acume dei poeti, II.3; storpiature dei nomi dei nobili da parte del servo, che per tutta la scena avvilisce le manifestazioni di magnificenza del padrone, riportando le cose al loro giusto livello, II.4; Beritola nega di essere una ruffiana e identifica il suo agire con la carità, III.5; ironie di Dulipo sul filosofeggiare del padrone anche nel mezzo del ravvedimento di Mandricardo: «se faceva all’amore Aristotele, non poteva dir meglio» IV.4; Dulipo canzona Beritola per il suo cedere alla bellezza maschile nonostante l’età, V.8.

28. Elementi polemici, satirici e parodici

Ignoranza della nobiltà (il servo sa meglio il latino che non Manicardo, II.4); ostentata virtù delle donne viziose e, più in generale, ridicolizzazione dei tentativi di travestire il vizio con le sembianze della virtù.

V. Luogo e tempo
29. Luogo generale

Macerata, nei dintorni della casa di Geronte.

30. Cambiamenti di luogo
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31. Durata totale dell’azione
Una giornata.
32. Soluzione di continuità temporale fra gli atti o fra le scene
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33. Indicazioni esplicite sul momento temporale presenti nelle battute o nelle didascalie

«Parti egli ora di non esser levato?» (Geronte I.1); «La giornata d’oggi sarà memorabile alla casa vostra. Giudizio, roba, moglie, tutto in un dì» (Dulipo V.6); «questa sera stessa si farà il becco all’oca» (Dulipo V.9).

VI. Rispetto della regola delle tre unità
34. Tempo
35. Circostanze temporali

L’azione si svolge nell’arco di una giornata.

36. Luogo
37. Circostanze spaziali

La scena si svolge tutta all’esterno, nelle vie di Macerata, fra la casa di Geronte, lo studio di Giandussa e l’abitazione di Beritola. Quanto avviene nell’abitazione di quest’ultima è raccontato da Mandricardo in IV.4.

38. Azione
39. Circostanze particolari dello sviluppo dell’argomento

Fulcro dell’azione è la figura di Zaffira, il cui infelice amore per Arnolfo muove al ravvedimento di Mandricardo, all’agnizione di Zaffira quale sorella di Arnolfo e all’avvicinamento definitivo fra Zaffira e Mandricardo, alla fine sposi.

VII. Elementi materiali, performativi e didascalici
40. Uso di oggetti particolari
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41. Uso di effetti sonori e musicali
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42. Uso di effetti speciali
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43. Scena con ampia presenza di personaggi

IV.2: scena dalle battute concitate in cui dapprima Geronte e Dulipo intervengono a fermare il duello fra Mandricardo e Arnolfo, poi sopraggiunge Beritola a fare schiamazzi per chiedere aiuto; V.7 volgendo la vicenda ormai verso la conclusione, si vedono qui sciolte le principali difficoltà, quando Toffolo Giandussa comunica a Geronte, Mandricardo e Dulipo che il padre di Zaffira/Elena vuole darla in moglie a Mandricardo accompagnandola con una generosa dote.

44. Didascalie di particolare importanza
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VIII. Prima recita
45. Prima recita

Padova, Convento del Carmine, 1727 (quando la commedia circolava ancora solo manoscritta, in quanto composta per divertimento di una comunità religiosa nel tempo di carnevale, come registra la dedica dello stampatore Pietro Bassaglia nell’edizione del 1734).

46. Altre recite nel Settecento

Dopo il 1727 la commedia sarebbe stata «sovente recitata in Padova» secondo quanto attesta la Vita dell’abate Domenico Lazzarini di Morro, patrizio maceratese, Macerata, Cortesi e Capitani, 1785, p. 29.

IX. Il testo in Goldoni
47. Riferimenti, diretti o indiretti, al testo o al suo autore presenti negli scritti o nelle opere di Goldoni
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48. Aspetti del testo particolarmente rilevanti in rapporto con il teatro goldoniano.
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X. Altri eventuali dati d’importanza presenti nei paratesti proemiali e altre osservazioni d’interesse
49. Dati dei paratesti

Nell’Avviso posto in calce al testo, Pietro Bassaglia ne ricostruisce brevemente la vicenda editoriale. Per l’edizione del 1734 dichiara di essersi rifatto a due manoscritti diversi conosciuti in tempi successivi e di aver interrotto la stampa già avviata, conforme al dettato del primo, per correggere le alterazioni riscontrate grazie al fortunato ritrovamento del secondo, considerato più attendibile in quanto steso da mani differenti ma tutte di allievi dell’abate Lazzarini. Allegati alla stampa del 1734 si riscontrano nove fogli di nei quali si evidenziano i punti in cui primo e secondo manoscritto divergono e un foglio di errori da emendare.

50. Osservazioni
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