I. Titolo e dati bibliografici
00. Schedatore/Schedatrice
Rodríguez Gómez, Inés
01. Autore
Cicognini, Giacinto Andrea
02. Titolo
Forza dell'amicizia, La
03. Titolo completo

La forza dell’amicizia ovvero L’onorato ruffiano di sua moglie.

04. Manoscritti

Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Magliabechiana VII 800.

05. Edizioni utilizzate

La forza dell’amicizia ovvero l’onorato ruffiano di sua moglie, Giacomo Batti, Venezia, Nicolò Pezzana, 1658.

La forza dell’amicizia ovvero l’onorato ruffiano di sua moglie, Lisimaco Naval, Viterbo, Gregorio e Giovanni Andreoli,1659.

La forza dell’amicizia, overo l’onorato ruffiano di sua moglie, Milano, Giovanni Pietro Cardi et Gioseffo Marelli, 1660.

La forza dell’amicizia ovvero l’onorato ruffiano di sua moglie, Giacomo Batti, Venezia, Nicolò Pezzana, 1661

La forza dell’amicizia ovvero l’onorato ruffiano di sua moglie, Bartolomeo Lupardi, Bracciano, Ducale Stamperia di Iacomo Fei d’Andrea figli, 1663.

La forza dell’amicizia ovvero l’onorato ruffiano di sua moglie, Venezia, Nicolò Pezzana, 1675.
II. Tipo
06. Genere

Opera scenica, opera tragica.

06. Sottogenere
-
07. Generi interni

Commedia I.1; I.6.3-11; I.17; II.6; II.7; II.23; II.28; II.29; III.2; III.10; III.22.

Tragedia II.1; II.2; II.4; II.29; III.1; III.2; III.3; III.4; III.12; III.13; III.14; III.20; III.25; III.26.

III. Personaggi e rapporti
08. Elenco dei personaggi

Aureliano, re di Licia; Giocasta, sua moglie, figlia di Pirro re d’Epirotti e di Molossi; conte Alessandro, cavaliere principalissimo di Mirra gran primato del re di Licia; contessa Doriclea dama nobilissima di Mirra, moglie del conte Alessandro; duca Trebazio, cugino del re di Licia (in alcune opere a stampa si mantiene la grafia latineggiante -ti- nel nome di questo personaggio apparendo come Trebatio); Pasquella, vecchia nutrice di Giocasta; Giroldo, servo di Alessandro; Gisippo (in alcune opere a stampa nominato Girippo a causa di una interpretazione erronea della grafia -s-) servo del duca Trebazio; Auretta, schiava della regina, e giardiniera; Learco, cacciatore.

09. Protagonisti

Re Aureliano, regina Giocasta, Conte Alessandro e Contessa Doriclea. Questi quattro personaggi tessono una serie di rapporti in cui si intrecciano amore, amicizia, lealtà, egoismo, rinuncia e sacrificio. Ognuno dei personaggi mostra un aspetto molto particolare nelle relazioni che si stabiliscono tra di loro.

10. Personaggi e maschere della commedia dell’arte o da essi derivati

Pasquella è la balia e nutrice della regina e su di lei ricade buona parte della comicità in scene di tipo farsesco. Il personaggio di Pasquella è tipicamente toscano, si tratta di un «personaggio ridicolo introdotto in Firenze nella comica giocosa, e per le feste carnevalesche» (Giuseppe Bargaglia (1845), Vocabolario metodico italiano universale. Venezia: Stablimento tipografico enciclopedico Gir. Tasso editori, p. 228).

11. Valore allusivo dei nomi dei personaggi

Auretta, ma il valore allusivo del nome è usato da Giocasta quando finge essere la schiava: «palesino quest’auro i sospiri dell’adorante Auretta», I.14.13; o usato in senso ironico dal re nei confronti di Giocasta che ha simulato essere Auretta per sedurre Alessandro, mentre l’uso da parte di Giocasta serve per enfatizzare la sua falsità: «Aureliano: Voi portate l’aurora nella lingua, ma le tenebre nel cuore. Giocasta: Anzi io professo d’esser l’aurora d’ogni vostra delizia», II.4.13-14; «Aureliano: Non sete Aurora, non sete un’aura leggiera, un’aura incostante, un’aura debilissima, in somma potevi (credetelo a mè) anzi che chiamarvi aura, darvi titolo d’Auretta», II.14.18. Giocasta, la regina, viene presentata nell’elenco di personaggi in modo completo dato che il testo riporta informazione sull’origine greca di questo personaggio: «figlia di Pirro Rè d’Epirotti, e di Molossi». Questa identificazione rimanda al personaggio omonimo della madre di Edipo, della mitologia greca e delle tragedie classiche e, in questa identificazione, si osserva una premonizione del destino tragico di questo personaggio.

12. Rapporti fra i personaggi

Aureliano re-Giocasta regina: sposi; conte Alessandro-contessa Doriclea: sposi; re Aureliano: innamorato della contessa Doriclea; la regina Giocasta: innamorata del conte Alessandro; re Aureliano-duca Trebazio cugini; duca Trebazio innamorato della regina Giocasta; Pasquella: vecchia nutrice della regina Doriclea; Auretta: schiava della regina Doriclea; Giroldo: servo del conte Alessandro; Gisippo: servo del duca Trebazio.

13. Personaggi speculari

Giocasta / Doriclea; Aureliano / Alessandro: Questi quattro personaggi formano due triangoli amorosi, interagendo tra di loro e scambiando l’amore a volte non corrisposto. Il matrimonio composto dal re Aureliano e dalla regina Giocasta è causa della trama basata sugli scambi di amore, infatti Aureliano ama Doriclea e Giocasta ama Alessandro e tutti e due personaggi cercano di ottenere l’amore che desiderano, ma Alessandro e Doriclea si amano sinceramente. In questa ricerca dell’amore il personaggio di Giocasta è attivo e intraprendente, opposto a Doriclea che è passiva. Avviene lo stesso tra Alessandro, molto attivo, e Aureliano totalmente passivo.

Giroldo / Gisippo: Appartengono al mondo dei servi e rappresentano un’azione parallela a quella dei personaggi protagonisti riguardo ai loro rapporti amorosi. Giroldo e Gisippo hanno delle caratteristiche opposte e passano da pretesi amici a nemici e rivali per l’amore di Auretta.

14. Soliloqui e monologhi di particolare importanza

Aureliano, disperazione per amore a causa del ritorno di Doriclea insieme al marito Alessandro, suo migliore amico, I.2.1; Giocasta, disperazione per l’amore verso Alessandro, 1.3.1; Giocasta, decisione di sedurre Alessandro, I.9.1; Aureliano, urgenza della morte di Giocasta per ripulire l’onore, II.3.1; Alessandro, lamenti per aver messo in pericolo il proprio onore spingendo la moglie ad assecondare i desideri del re, II.11.1; Giocasta capisce che vogliono la sua morte, II.16.1; Giocasta per salvarsi vuole la morte di Trebazio, II.17.1; Alessandro pospone l’assassinio di Giocasta per poter conoscere i suoi piani, III.4.1; Trebazio decide di uccidere Giocasta, III.14.1.

15. Dialoghi e successioni di monologhi di particolare importanza

Giocasta, finta Auretta, seduce Alessandro, che si arrende al suo amore, I.14.3 e I.14.67; Alessandro racconta al re l’avventura amorosa e gli mostra il ritratto ricevuto. Aureliano riconosce sua moglie, la regina, ma non lo dice, I.26.13-84; Aureliano impone all’amico la necessità di uccidere Giocasta per pulire l’onore di entrambi, II.2.-24; Aureliano confessa all’amico Alessandro di essere innamorato di Doriclea, moglie di Alessandro, II.10.8-75; Doriclea supplica il marito di tornare a Mirra per paura del re, ma Alessandro la costringe ad accettare le galanterie del monarca e a fargli visita, II.12.3-35; Giocasta sa che il re vuole la sua morte e chiede a Trebazio di ucciderlo, II.17.3-51; Alessandro desidera che il re guarisca dalla sua malattia di amore e gli racconta che presto Doriclea sarà sua, III.13.31-38; Giocasta per salvarsi convince Giroldo ad uccidere Trebazio in cambio dellamano di Auretta, II.18.17-53; Giocasta dàle indicazioni e le armi a Giroldo per uccidere Trebazio in presenza di Alessandro, non visto da Giocasta, che si impossessa delle armi ed evita l’uccisione, II.29.4-43; Alessandro costringe la moglie ad accettare le galanterie del re e ricambiarle, III.5.50; Doriclea, in presenza del marito non visto dal re, segue gli ordini di lui e ricambia l’affetto per il re redendosi conto di esserne innamorata, III.9.3-78; Trebazio scopre che la regina lo voleva morto, III.12.1-12; Trebazio sul punto di uccidere Giocasta, che viene salvata da Alessandro, III, 19.1-16; Giocasta sa che morirà presto, ma è grata al conte Alessandro per aver tentato di salvarla. Il conte le dà appuntamento nei suoi appartamenti, III.2.4-40; Trebazio vuole uccidere Alessandro e lo accusa di essere con la regina, Alessandro mostra Giocasta uccisa per sua mano, fa sposare il re e Doriclea e dopo si uccide, III.26.1-15.

16. Uso particolarmente rilevante degli a parte

Giocasta e Alessandro usano gli a parte per far conoscere i propri sentimenti all’inizio della scena nella quale si incontrano per la prima volta, I.8.1-10.

17. Personaggi che parlano solo in verso
-
18. Personaggi che parlano solo in prosa

Tutti.

19. Personaggi che parlano a soggetto
-
20. Personaggi che alternano testo scritto e improvvisazione
-
21. Personaggi che parlano solo in italiano

Tutti (vedi § 22).

22. Personaggi che parlano solo in dialetto, in forme di italiano regionale o storpiato, o in una lingua straniera

Giroldo: italiano e latino.

23. Uso significativo e iterativo di figure retoriche o risorse simili

Si ricorre molto spesso alla figura dell’accumulazione quando parlano i personaggi dei servi e, soprattutto, quando parla Pasquella. Pasquella, I.6.1: «vi dite del male, v’istizzate, v’arrabbiate, v’inimicate…»; Pasquella, I.6.9: «dite, parlate, chiedete, domandate, interrogatemi, essaminatemi, et ciccalate quanto voi volete»; Giroldo: «t’assalto, t’investisco, ti scanno, t’ammazzo, tù sei morto, sepolto, ridotto in cenere.», I.17.60; Doriclea: «sono una donna offesa una moglie schernita, una dama gelosa, che vale a dire un demone umanato, un spirito di vendetta una furia d’inferno», I.29.28.

IV. Intreccio
24. Riassunto dell’argomento del testo

Atto I. Il re Aureliano è disperato per il ritorno dopo tre anni della sua amata Doriclea, insieme al marito, il conte Alessandro, migliore amico del re. Per dimenticarla nel frattempo si è sposato con Giocasta che, a sua volta è innamorata da sei anni di Alessandro. Giocasta decide di farsi passare per Auretta, la sua schiava, e si introduce negli appartamenti di Alessandro per sedurlo. Alessandro, colpito dall’audacia della donna e dalle parole d’amore, acconsente all’amplesso. Più tardi racconta l’accaduto all’amico e gli mostra il ritratto che la donna gli ha regalato. Aureliano riconosce l’immagine della moglie, ma non lo svela. L’identità della falsa Auretta viene scoperta quando Aureliano impedisce a Doriclea di ferire, per gelosia, Giocasta con uno stiletto.

Atto II. Alessandro capisce di avere tolto l’onore al re e gli chiede una punizione severa, ma il re sostiene che l’unica colpevole è Giocasta e deve morire per mano del conte. Giocasta capisce che è condannata a morte e, per salvarsi, cerca di convincere Trebazio, suo spasimante e cugino del re, ad uccidere Aureliano, ma si rende conto dell’errore e convince Giroldo ad uccidere Trebazio. Alessandro evita questa morte. Aureliano malato di amore confessa all’amico di essere molto innamorato di Doriclea e Alessandro promette di farlo risanare e di aiutarlo nel suo amore, per questo motivo costringe Doriclea a far visita al re, ma lei rifuita il corteggiamento del re.


Atto III. Alessandro costringe la moglie ad accettare le cortesie del re e finalmente la obbliga a ricambiarle. Giocasta si affida ad Alesandro come ultimo sostegno, lui le promette amore e le da appuntamento nei suoi appartamenti del palazzo. In ultimo, fa sposare sua moglie con il re e aprendo una porta si scopre Giocasta morta con un taglio nel collo e un pugnale in petto, pugnale che Alessandro prende per uccidersi affermando che sposerà Giocasta nell’aldilà.
25. Tema principale

Esaltazione dell’amicizia e della lealtà.

26. Temi secondari

Il tema amoroso unito al tema dell’onore. Si riscontrano altri temi che ne derivano come l’ipocrisia, la falsità, la menzogna e l’ambizione.

27. Comicità

Pasquella, la nutrice della regina, quando, agendo da chirurgo con il re e raccontando le sue esperienze come medico, fa capire al pubblico il contrario di quello che sostiene, III.2.1-42 e III.22.1-8.

Le scene tra i servi Giroldo e Gisippo, che cominciano chiedendosi amicizia e finiscono rivali per l’amore di Auretta, fino il punto di sfidarsi a duello e poi sbagliando porta della città all’ora fissata per l’incontro. Si tratta di una replica parodica e antitetica a quello che succede ai protagonisti, II.23.3-27 e III.2.1-42.

Le scene finali dell’atto II nei riguardi di un Giroldo terrorizzato da un’ombra armata che gli punta una pistola contro, II.28.1-12. È caratterizzato da ironia anche lo scambio di persona in cui incorre Giocasta che, ignara della presenza di Alessandro, gli consegna le armi e i soldi per uccidere Trebazio, convinta di aver dato il tutto a Giroldo, II.29.1-43.
28. Elementi polemici, satirici e parodici

La parodia dell’argomento principale è rappresentata dal triangolo amoroso tra Auretta, Gisippo e Giroldo. Gisippo e Giroldo non sono vecchi amici come invece Aureliano e Alessandro, ma non appena conosciuti si giurano eterna lealtà e amicizia (I,17.10-50) e subito sanno dell’amore che tutti e due provano per Auretta. Gisippo chiede aiuto a Giroldo per facilitare il suo amore con Auretta, ma Giroldo rifiuta di essere il ruffiano della donna amata. In questo si oppone al conte Alessandro, suo padrone, che accetta di essere il ruffiano della propria moglie anche se ha già stabilito di togliersi la vita per non essere ostacolo agli amori del re con la propria sposa e, in questo modo, non perdere l’onore. Quindi, la vicenda dei servi parodia e capovolge la situazione della trama principale di questa opera.

V. Luogo e tempo
29. Luogo generale

Tutta l’opera, eccetto la prima scena, si svolge nel palazzo reale di Patara (Patera), città della Licia, nell’Asia Minore, attuale Turchia. In questo palazzo le scene hanno luogo nel giardino, negli appartamenti che si trovano nel giardino e anche nella camera del re.

La prima scena del primo atto ha luogo nel palazzo di Belsereno a 20 miglia dal palazzo reale dove il re si trova a caccia.

30. Cambiamenti di luogo

I.1.1-25 e I.2.1: villa di Belsereno; I.3.1: giardino reale nel palazzo di Patara, vicino al palazzetto che si trova in giardino; I.13.1: interno degli appartamenti del palazzetto in giardino; I.20.1: sala regia; II.2.1: camera del re; II.27.1: galleria della regina; III.1.1-9: sala regia; III.6.1: camera regia; III.1.1: sala regia; III.11.1: giardino; III.1.1: sala regia.

31. Durata totale dell’azione
L’opera si sviluppa nell’arco di poche ore tra la sera e la notte. Comincia poco prima di sera e finisce prima dell’alba.
32. Soluzione di continuità temporale fra gli atti o fra le scene
Il tempo è molto concentrato e, per questo motivo, tutte le scene sono continuative, ci sono diversi riferimenti nel testo al progredire delle ore in modo da dare un senso di verosomiglianza all’azione, il che indica anche la volontà di seguire l’unità di tempo.
33. Indicazioni esplicite sul momento temporale presenti nelle battute o nelle didascalie

«Pasquella: Sono sonate le dieciotto ore» I.15.1; «Pasquella: [La regina] Andò sul letto mez’ora fà» I.16.10;: «ti sfido a duello, et aspettandoti frà due ore fuori della porta Regia» I.17.60; «Giroldo: Io t’ho aspettato un’ora intiera» II.7.2; «Giocasta: Alle quattr’ore di notte verra a trovarmi. Giroldo: Alle quattro’ore di notte verrò a trovarvi» II.18.52-53; «Alessandro: già che avvicina lo spuntar dell’alba, lasciate che parta per privar di vita, chi vi tolse l’onore, sarebbe vergogna commune, che all’apparir del sole respirasse Giocaste l’aure vitali» III.13.37.

VI. Rispetto della regola delle tre unità
34. Tempo
35. Circostanze temporali

La successione temporale dei fatti prosegue in modo logico e ordinato. Tutto succede in poche ore consecutive.

36. Luogo
No
37. Circostanze spaziali

Le due prime scene avvengono in uno spazio distante venti miglia che il re percorre in poco tempo per poi trovarsi subito nel palazzo di Patara dove ha luogo tutto il resto dell’opera. Ci sono diversi cambiamenti di scena che alternano spazi interni ed esterni del palazzo di Patara.

38. Azione
No
39. Circostanze particolari dello sviluppo dell’argomento

Nell’opera ci sono due azioni principali che si intersecano e che sono conseguenza dei rapporti amorosi triangolari dei personaggi. Inoltre, come influenza del teatro spagnolo, Cicognini introduce un’azione riguardante i servi che ripetono in parallelo l’azione dei personaggi principali, anche se in questa opera si tratta più di una parodia antitetica per introdurre l’aspetto comico.

VII. Elementi materiali, performativi e didascalici
40. Uso di oggetti particolari

Il cappelletto dalla piuma bianca di Auretta usato da Giocasta per scambiare l’identità e sedurre Alessandro (I.8.18). Questo stesso cappelletto viene nominato per segnalare la finta Auretta quando la regina si fa chiamare da Pasquella la «Dama del capelletto di paglia con la piuma bianca» (I.24.5) e lei stessa firma con lo stesso appellativo il biglietto consegnato ad Alessandro (I.25.1). Perfino Alessandro descrive la finta Auretta a Aureliano facendo riferimento al cappelletto di paglia e alla piuma bianca (I.26.43).

Un ritratto di Giocasta che Alessandro riceve tramite Pasquella (I.24.5) e che lui ammira (I.26.1) e mostra al re Aureliano credendo si tratti della schiava Auretta, ma il re scopre che si tratta di sua moglie (I.26.45-58).

Importanti sono anche le armi e i soldi che Giocasta crede di consegnare a Giroldo per uccidere Trebazio ma che, in realtà, approfittando dell’oscurità della notte, vengono preso da Alessandro nascosto, evitando così che Giroldo uccida Trebazio (III.28.16-42).
41. Uso di effetti sonori e musicali
-
42. Uso di effetti speciali
-
43. Scena con ampia presenza di personaggi

Il re Aureliano appena arrivato al Palazzo di Patara è avvertito che il conte Alessandro riposa dopo il viaggio e la regina riposa perché stanca, mentre in realtà sono insieme. Si trovano in scena sei personaggi e paggi che non parlano: il re Aureliano, il duca Trebazio, Gisippo suo servo, Giroldo, servo del conte, e Pasquella, I.16.

Giocasta, ormai morta assassinata dal conte che, dopo aver fatto sposare il re con la propria moglie, si uccide con lo stiletto che portava Giocasta in seno. Sono in totale i cinque personaggi fondamentali: Giocasta, il conte Alessandro, il re Aureliano, la contessa Doriclea, il duca Trebazio; ultima scena dell’opera, III.26.

44. Didascalie di particolare importanza

Il primo atto finisce con una didascalia importante: dopo il tentato assassinio, per motivi di gelosia, di Doriclea verso Giocasta, la didascalia indica il movimento scenico degli attori che è di sorpresa: Aureliano e Giocasta partono abbracciati, Doriclea parte spaventata e Alessandro, che ha appena scoperto la vera identità di Giocasta «parte, volgendosi qualche volta indietro», I.29. Le disdascalie che si trovano alla fine del secondo atto sono molto estese e importanti a causa della gestualità e dei movimenti indicati. Si tratta di due scene nelle quali il conte Alessandro, di nascosto e approfittando dell’oscurità della notte, interviene senza essere visto. In II.28.1-12 Alessandro, armato di pistole, minaccia con gesti Giroldo e lo costringe a restare zitto. In II.29.1-3 riesce a prendersi le armi che Giocasta pretendeva di dare a Giroldo, che è colui che parla, mentre Alessandro agisce.

VIII. Prima recita
45. Prima recita
-
46. Altre recite nel Settecento
-
IX. Il testo in Goldoni
47. Riferimenti, diretti o indiretti, al testo o al suo autore presenti negli scritti o nelle opere di Goldoni

Nel teatro di Goldoni risulta di particolare importanza la rappresentazione dei caratteri femminili che corrispondono alle diverse personalità e ambizioni delle donne del suo secolo. È costante il contrasto, a volte la rivalità, tra i personaggi femminili. Questo succede in questa opera di Cicognini. Infatti, durante tutta l’opera si avverte il contrasto tra una donna leale, amante del marito, obbediente e con un senso dell’onore molto forte, come nel caso di Doriclea che ha delle virtù positive e viene messa in opposizione a Giocasta, personaggio negativo, che appare rappresentato come una donna perfida, sleale, adultera, ipocrita, capace di ingannare tutti per raggiungere i suoi obiettivi e soddisfare i suoi desideri senza pensare ad altro. Ma ha una carateristica che possiedono anche le protagoniste goldoniane: l’intelligenza.

48. Aspetti del testo particolarmente rilevanti in rapporto con il teatro goldoniano.

Il tema dell’amicizia senza limiti, arrivando al sacrificio nell’amore, si trova nel teatro di Carlo Goldoni. Ne è un esempio l’opera Il vero amico, il cui argomento mostra due amici innamorati della stessa donna e come, in ragione di un alto senso dell’amicizia, uno di loro rinunci al suo amore lasciando spazio all’amico. In entrambi gli autori, Cicogni e Goldoni, si osserva come nella lotta tra l’amore e l’amicizia trionfi l’alto senso dell’amicizia e, anche, la lealtà.

X. Altri eventuali dati d’importanza presenti nei paratesti proemiali e altre osservazioni d’interesse
49. Dati dei paratesti

Nel manoscritto viene esplicitato il nome di Giacinto Andrea Cicognini come autore del testo. Alla fine dell’opera si può leggere: «Quest’opera intitolata La forza dell’Amicizia, con altro nome si chiama il Ruffiano Honorato». Nelle versioni a stampa di Nicolò Pezzana a Venezia, nel 1658, 1661 e 1675 e a Milano, nel 1660, di Cardi e Marelli appare il titolo, La Forza dell’amicizia overo L’Honorato ruffiano di sua moglie e, inoltre, viene catalogata come opera scenica, mentre nelle altre edizioni appare come opera tragica.

50. Osservazioni

L’argomento della forza dell’amicizia e della rinuncia all’amore per favorire l’amico meno fortunato è già presente nel Decameron di Boccaccio, nella novella ottava della decima giornata. Perfino uno dei personaggi ha lo stesso nome, Gisippo, anche se nell’opere di Cicognini non è personaggio protagonista, ma uno dei servi. È interessante osservare il peso letterario di Boccaccio anche in questo drammaturgo fiorentino e come, attraverso questo argomento boccaccesco e l’insegnamento degli autori spagnoli del Siglo de Oro, Cicognini riesca a creare una tragedia nella quale si esaltano i sentimenti più puri in una successione di situazioni avventurose e costruendo una complessa trama argomentale e di intrecci tra i personaggi.