I. Titolo e dati bibliografici | ||
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00. Schedatore/Schedatrice
Pistoia, Francesco Maria
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01. Autore
Amenta, Niccolò
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02. Titolo
Gostanza, commedia, La
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03. Titolo completo
La Gostanza, commedia del Dottor Signor Niccolò Amenta. |
04. Manoscritti
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05. Edizioni utilizzate
La Gostanza, commedia del Dottor Signor Niccolò Amenta, Napoli, Michele Luigi Muzio, 1699. |
II. Tipo | ||
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06. Genere
Commedia. |
06. Sottogenere
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07. Generi interni
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III. Personaggi e rapporti |
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08. Elenco dei personaggi
- Messer Ferdinando Vecchio, padre d’Alessandro e della Fortunata - Alessandro giovane. - Cosimo, detto il Frappella, suo Famiglio. - La Gostanza creduta Pippo, computista di Messer Ferdinando. - Anassimandro Pedante, maestro d’Alessandro, e della Gostanza. - Casimiro giovane. - Fabio suo famiglio. - Capitan Ramagasso. - Masaccio, detto il Voragine, suo famiglio. - Minecaniello creduto Padre della Fortunata. - Gianni, detto il Vespa, suo famiglio. - Mona Dianora Vecchia, Madre della Violante. - La Violante cortigiana. - La Checca fante. - Birri, che non favellano. |
09. Protagonisti
Pur essendo un’opera corale, per importanza ai fini della trama risaltano i protagonisti del principale triangolo amoroso: Gostanza, creduta Pippo, Alessandro e Violante. Di particolare importanza anche i personaggi di Ferdinando e Minecaniello. |
10. Personaggi e maschere della commedia dell’arte o da essi derivati
Tra i personaggi che ricordano le maschere della commedia dell’arte, spicca quello di Capitan Ramagasso che, fin dalle prime battute de La Gostanza, ricorda il Capitano della commedia dell’arte: un uomo spavaldo e spaccone, ma che si dimostra in realtà pavido e codardo. Inoltre, il nome ricorda il Barnagasso, altro personaggio presente in alcune commedie dell’arte. A testimonianza della sbruffoneria del Capitano, ecco le prime due battute con il quale il personaggio si presenta in scena: «Olà, olà, qualunque tu se’ se ben redato avessi la nobiltà, e ’l valore de’ miei gloriosissimi antenati, di tosto, senza pensarci un momento, di che ragionavi tu colla mia dama? E dopo sgombra Firenze, e la Toscana tutta infra tre ore. Ne pensar di tornare, finché il formidabilissimo Capitan Ramagasso terrà la protezione di questa casa»; «Io parlo con te, e parlerei così con cento, mille e milioni d’eserciti armati tutti di spada e di lancia» (I.3). |
11. Valore allusivo dei nomi dei personaggi
Il nome Gostanza riecheggia anche in altre commedie cinquecentesche e allude alla perseveranza in amore, che la ragazza dimostra nei confronti di Alessandro. Frappella è un diminutivo di Frappa “trincio di vestimenti”. Il nome del pedante, Anassimandro, è un evidente richiamo alla cultura classica, come succederà in altre commedie dell’Amenta. Da segnalare anche i nomi parlanti dei famigli Vespa e Voragine. Il nome di quest’ultimo, Masaccio, ricalca inoltre quello del celebre pittore del Quattrocento. |
12. Rapporti fra i personaggi
Messer Ferdinando, Alessandro e Fortunata: padre e figli; Messer Ferdinando e Frappella: padrone e servo; Gostanza e Alessandro: innamorati; Anassimandro e Alessandro: maestro e allievo; Casimiro e Fabio: padrone e servo; Capitan Ramagasso e Masaccio: padrone e servo; Minecaniello e Gianni: padrone e servo; Dianora e Violante: madre e figlia; Casimiro e Fortunata: innamorati. |
13. Personaggi speculari
Le coppie Alessandro-Frappella e Casimiro-Fabio: i primi sono entrambi giovani e protagonisti di un amore contrastato, i secondi sono i famigli al loro servizio; Messer Ferdinando e Minecaniello, due padri che cercano di far sposare i propri figli contro il loro volere. |
14. Soliloqui e monologhi di particolare importanza
La Gostanza, per respingere la corte del pedante Anassimandro, gli ribadisce il suo amore per Alessandro, ricordandogli tutta la loro travagliata storia d’amore. La donna riconosce comunque il fondamentale aiuto del maestro nella trasformazione in Pippo, I.6; lungo monologo di Minecaniello dove rivela che Fortunata non è sua figlia, II.2. |
15. Dialoghi e successioni di monologhi di particolare importanza
Vedute divergenti sull’amore da parte di Violante e la madre Dianora, I.11; Dianora svela a Frappella che Pippo è in realtà la Gostanza, V.2; scambio di battute fra Minecaniello e Messer Ferdinando nel quale viene rivelato che Fortunata è in realtà la figlia del secondo, V.5. |
16. Uso particolarmente rilevante degli a parte
Sono presenti degli a parte (l’autore specifica nell’introduzione che le battute da pronunciare “a parte” sono segnalate sul testo da un piccolo simbolo a forma di stella) ma non ne viene fatto un uso particolarmente rilevante, se non da parte dei famigli per generare comicità o di personaggi che osservano di nascosto la scena in atto. |
17. Personaggi che parlano solo in verso
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18. Personaggi che parlano solo in prosa
Tutti. |
19. Personaggi che parlano a soggetto
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20. Personaggi che alternano testo scritto e improvvisazione
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21. Personaggi che parlano solo in italiano
Tutti tranne Minecaniello. Anassimandro inserisce spesso espressioni o intere frasi in latino. |
22. Personaggi che parlano solo in dialetto, in forme di italiano regionale o storpiato, o in una lingua straniera
Minecaniello (napoletano); Anassimandro (latino, spesso). |
23. Uso significativo e iterativo di figure retoriche o risorse simili
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IV. Intreccio |
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24. Riassunto dell’argomento del testo
Atto I: Alessandro ha appena passato una notte d’amore con Violante, una cortigiana. Lo racconta a Frappella. Insieme decidono di tacere con il padre di Alessandro sull’accaduto. Ferdinando scopre Alessandro e lo rimprovera aspramente. Andati via, Violante racconta a Messer Ferdinando che in realtà ama un altro uomo ma è costretta a vedere Alessandro per volere della madre Dianora, che ne brama il denaro. Dunque consiglia a Ferdinando di far maritare il figlio per contentare entrambi. Nel frattempo Frappella, non visto, li ascolta. Pippo (Gostanza) e Anassimandro ricordano tutti gli eventi che li hanno portati lì. Il pedante è innamorato di Gostanza e l’ha aiutata nel travestimento in Pippo; la donna però pensa ancora ad Alessandro, sebbene sappia della sua tresca con Violante. Il loro piano è quello di far saltare le nozze che Ferdinando vuole per Alessandro. Ferdinando e Frappella discutono. Il servo sapeva tutto su Violante e il suo amante, e vuol anch’egli che Alessandro se ne allontani. Ferdinando allora ordina a Frappella di convincere Alessandro a sposarsi con la figlia del napoletano Minecaniello. Violante ordina a Checca di andare a porgere i suoi saluti al suo innamorato Pippo, di nascosto tanto dalla madre Dianora che da Alessandro e Ferdinando. Dianora, ex prostituta anche lei, si arrabbia con Violante perché sa quello che ha appena fatto con la Checca. Cerca di ostacolare il suo amore per Pippo, più povero di Alessandro. Le due donne si scontrano attraverso visioni differenti sull’amore. Alla fine la madre promette di aiutare la figlia. Atto II: Casimiro racconta al suo famiglio la tormentata storia d’amore con Fortunata (figlia di Minecaniello). Appena arrivato a Firenze da Padova, ordina a Fabio di scoprire dove sia la ragazza. Minecaniello rivela con un lungo monologo che Fortunata in realtà non è sua figlia. Pippo convince – sfruttando il suo ascendente – Violante a far sì che ritardi le nozze di Alessandro con Fortunata, sebbene la cortigiana non sia inizialmente d’accordo. Voragine cerca inizialmente di convincere il suo padrone (il Capitan Ramagasso) a non sposare Violante, donna della quale è innamorato, poiché è una prostituta. Violante, uscita di casa, dà il benvenuto al capitano, che le ribadisce il suo amore. Con una scusa, Violante sfila un prezioso anello dalle mani dell’ingenuo e vanaglorioso capitan Ramagasso, il quale troppo tardi capisce di essere stato derubato. Minecaniello e il Capitano si rivedono sotto casa di Violante e riprendono a minacciarsi di morte, prima che quest’ultimo si allontani. Minecaniello e il suo famiglio Vespa tendono poi un agguato al Capitano e a Voragine. Atto III: Alessandro vede Checca per strada e le chiede chi sia il giovane di cui è innamorato Violante. Alla fine, la serva vuota il sacco e fa il nome di Pippo (Gostanza), computista del padre. Fabio rivela le novità su Fortunata riferitegli da Vespa, servo del napoletano. Casimiro non sa ancora se la giovane sia stata costretta alle nozze o si sia veramente innamorata di un altro uomo. Minecaniello ribadisce a Vespa che il matrimonio fra la figlia e Alessandro si deve fare, nonostante i dubbi del famiglio. Nel frattempo Casimiro e Fabio organizzano e discutono della fuga con Fortunata, che dovrà avvenire quella stessa notte a causa delle imminenti nozze. Minecaniello sostiene che, una volta sposata Violante, eviterà che Alessandro ritorni in quella casa. Nel frattempo il ragazzo ascolta tutto e poi entra in scena confrontandosi con il napoletano. La discussione fra i due si accende. Messer Ferdinando vede Alessandro e lo rimprovera per essere ancora nei pressi di casa della Violante. Con Minecaniello si danno appuntamento per firmare i documenti del matrimonio insieme ad un notaio. Violante, presa dalla rabbia per essere stata insultata da Messer Ferdinando, gli rivela che in realtà Fortunata non è la figlia di Minecaniello. Ferdinando non crede a ciò, sebbene Dianora lo confermi, e ricopre di insulti le due, che a loro volta offendono l’uomo. Atto IV: Alessandro si confronta con Pippo che, imbarazzato, gli racconta del corteggiamento di Violante. Pippo, preso dalla rabbia, quasi si rivela come Gostanza. Casimiro organizza il rapimento di Fortunata, supportato dai due famigli, Fabio e Vespa (servo di Minecaniello), ed incrocia per strada Messer Ferdinando, che gli chiede se davvero Fortunata sia la figlia del napoletano. Pippo-Gostanza ha saputo che Messer Ferdinando vuol esiliare Violante e accelerare così la pratica del matrimonio fra Alessandro e Fortunata e che, per tale motivo, Alessandro vuole subito prendere in moglie Violante, così da evitare l’esilio della ragazza e il matrimonio con Fortunata. Allora Pippo, poiché sa che Violante è innamorata di lui, decide di andare a sposare la prostituta in modo tale che non possa maritarsi con Alessandro. Frappella rivela a Violante i piani di Messer Ferdinando (vuole esiliare lei e la madre e far sposare quanto prima il figlio con Fortunata). I due si accorgono che sta arrivando proprio Ferdinando. Sapendo di essere ascoltati dal vecchio, Frappella fa ribadire a Violante che Fortunata non è la figlia del napoletano, bensì la sua concubina. Ferdinando incrocia Minecaniello e gli chiede se davvero Fortunata sia sua figlia. Il vecchio dice al napoletano che è stato il Capitano Ramagasso a spargere questa voce. Frappella incrocia il Capitano e, sapendo che gli altri sono tutti in ascolto, gli fa dire a voce alta che Fortunata non è la figlia del napoletano bensì la sua concubina. Casimiro ascolta le parole del Capitano e lo insulta. Il suo arrivo, suo malgrado, permette di risolvere la diatriba fra Ferdinando e il Napoletano, che rinnovano l’impegno delle nozze. Violante scende di casa e dialoga con Pippo. Alessandro si accorge di Pippo e Violante e li spia in segreto. Preso dalla gelosia, irrompe e ferisce gravemente Pippo dinanzi a Violante ed Anassimandro. Atto V: Alessandro prova dolore e rimorso per quanto appena fatto a Pippo. Dianora e Violante escono di casa per cercare un chirurgo. Frappella le incrocia e viene a sapere dalle donne che Pippo è in realtà Gostanza. Le due gli raccontano come riuscì a fuggire dopo il sacco di Roma e perché tutti la credevano morta. Fabio racconta a Casimiro del fallito tentativo di Vespa di consegnargli in segreto Fortunata poiché fermato dalla polizia. Il piano di fuga così non ha dunque ha dunque avuto buon esito. Casimiro incontra Messer Ferdinando e Minecaniello. Il primo ha scoperto che Fortunata, figlia di Minecaniello, possedeva dei gioielli che gli appartenevano e quindi vuole far incarcerare il napoletano. Con la complicità di Casimiro, Minecaniello non viene portato al Bargello ma confessa che Fortunata non è sua figlia ma di Ferdinando. Casimiro rivela finalmente il suo amore per la ragazza e il piano che aveva escogitato per fuggire con lei. Alessandro rivela al padre che in realtà Pippo è Gostanza e che dunque ha ferito lei. |
25. Tema principale
Amori contrastati con lieto fine. |
26. Temi secondari
Gelosia. |
27. Comicità
Gli scatti d’ira e gli improperi di Messer Ferdinando nei confronti del figlio; la situazione di gelosia che si innesca fra Alessandro e Pippo, in realtà Gostanza; le parole in latino del pedante Alessandro; gli intrighi orditi e la sbruffoneria di personaggi come i servi Frappella, Vespa e Voragine o il napoletano Minecaniello; la vanagloria del Capitan Ramagasso. |
28. Elementi polemici, satirici e parodici
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V. Luogo e tempo |
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29. Luogo generale
Firenze. |
30. Cambiamenti di luogo
Le scene si svolgono all’esterno, spesso vicino o appena fuori la casa di Violante, dalla quale entrano ed escono continuamente vari personaggi. |
31. Durata totale dell’azione
Una sola giornata, dal giorno alla notte. Non ci sono salti significativi nel tempo.
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32. Soluzione di continuità temporale fra gli atti o fra le scene
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33. Indicazioni esplicite sul momento temporale presenti nelle battute o nelle didascalie
Frappella a Checca: «Non ho io inteso questa mattina dalla Violante stessa che ’l diceva a Messer Ferdinando, ch’ella ha il suo amore in altro amante collocato» (III. 2); Casimiro a Fabio: «Oh Dio, non hai tu inteso questa mattina dal Napoletano, che per questa sera, o al più lungo domattina, avrebbe il novello sposo impalmata la Fortunata?» (III. 3); Messer Ferdinando a Dianora: «Che dì tu, se sta mane essendo Alessandro in tavola, avea in dito l’anello?» (III. 15); Casimiro: «A me ha detto questa mattina il Napoletano, che questa già prossima sera, o al più per tutto domattina la Fortunata sarebbe a casa di Messer Ferdinando» (IV. 3); Frappella a Violante: «Messer Ferdinando forzerà Alessandro a toccar la mano alla figliuola del Napoletano per tutta domattina alla più lunga» (IV. 8). |
VI. Rispetto della regola delle tre unità | |
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34. Tempo
Sì
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35. Circostanze temporali
Tutta la commedia si svolge nell’arco di un’intera giornata. |
36. Luogo
Sì
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37. Circostanze spaziali
La commedia è interamente ambientata a Firenze. |
38. Azione
Sì
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39. Circostanze particolari dello sviluppo dell’argomento
La trama si sviluppa seguendo le storie di vari personaggi che, alla fine – pur attraversando vari inganni, malintesi e peripezie –, riescono a concludere felicemente le loro intrecciate vicende amorose. |
VII. Elementi materiali, performativi e didascalici |
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40. Uso di oggetti particolari
L’anello del capitano Ramagasso, rubato da Violante, (II.10); l’anello di Alessandro, cercato da Messer Ferdinando (III. 15). |
41. Uso di effetti sonori e musicali
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42. Uso di effetti speciali
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43. Scena con ampia presenza di personaggi
IV. 12: sono presenti in scena i personaggi di Casimiro, Minecaniello, Messer Ferdinando, Frappella, Capitan Ragamasso, Voragine e Vespa in occasione di una diatriba fra Ferdinando e Minecaniello che Casimiro, suo malgrado, risolve; V. Scena ultima: l’opera si chiude con i saluti finali dei personaggi di Ferdinando, Casimiro, Anassimandro, Dianora, Minecaniello, Violante e Fabio. |
44. Didascalie di particolare importanza
Sono presenti poche didascalie particolarmente significative. Degna di menzione è quella che riguarda l’ultima scena del secondo atto (l’imboscata di Minecaniello e Vespa al Capitano e Voragine) e ne spiega l’azione. Sono presenti inoltre sia in un’altra scena che riguarda il Capitano e Voragine (IV.5) sia nella definitiva uscita di scena del Capitano (V.11). |
VIII. Prima recita |
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45. Prima recita
Non è stato possibile reperire informazioni in merito. |
46. Altre recite nel Settecento
- La Gostanza di Niccolò Amenta avvocato napoletano, in Napoli, a spese di Michele-Luigi Muzio, 1722. - La Gostanza di Niccolò Amenta avvocato napoletano, in Napoli, nella stamperia de’ Muzi , 1753. |
IX. Il testo in Goldoni |
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47. Riferimenti, diretti o indiretti, al testo o al suo autore presenti negli scritti o nelle opere di Goldoni
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48. Aspetti del testo particolarmente rilevanti in rapporto con il teatro goldoniano.
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X. Altri eventuali dati d’importanza presenti nei paratesti proemiali e altre osservazioni d’interesse |
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49. Dati dei paratesti
Il testo dell’opera è introdotto da una breve premessa da parte di Giuseppe Lucina, celebre critico dell’epoca, nella quale vengono giudicate in maniera negativa le commedie dell’epoca poiché gli autori non seguivano più la lezione dei classici. Per questo, Lucina tenta di dissuadere Amenta dallo scrivere la commedia, sebbene poi ne riconosca la validità. La premessa è utile anche per capire la riforma teatrale che intendeva proporre Amenta. (cfr. Pietro Fedele, Niccolò Amenta e il teatro napoletano. Avellino, Tip. Sandulli e Gimelli, 1897; Riccardo Zagaria, Vita e opere di Niccolò Amenta, Bari, Laterza, 1913). |
50. Osservazioni
Al netto di alcune differenze, la trama e i personaggi de La Gostanza furono pressoché ripresi e imitati nella commedia L’Elisa (1711) di Sebastiano Biancardi (Napoli, 1679 – Venezia, 1741). Al tempo stesso, La Gostanza risente degli echi di un’altra opera ad essa precedente: Gli inganni (1547) di Niccolo Secchi (cfr. Michele Scherillo, La prima commedia musicale a Venezia, in “Giornale storico della letteratura italiana”, I, Torino, Loescher, 1883, pp. 240-258). Le indicazioni biografiche di Secchi non sono certe, ma con molta probabilità egli nacque a Montichiari, nel Bresciano, intorno al 1510 e lì morì verso il 1560. Nella stesura della presente scheda analitica ci siamo avvalsi della seguente bibliografia: - Michele Scherillo, La prima commedia musicale a Venezia, in “Giornale storico della letteratura italiana”, I, Torino, Loescher, 1883, pp. 240-258. - Pietro Fedele, Niccolò Amenta e il teatro napoletano. Avellino, Tip. Sandulli e Gimelli, 1897. - Riccardo Zagaria, Vita e opere di Niccolò Amenta, Bari, Laterza, 1913. - Giulia Dell’Aquila, Scelte onomastiche nelle commedie del napoletano Niccolò Amenta, in «Il nome nel testo», Rivista internazionale di onomastica letteraria, VI, Pisa, ETS, 2009, pp. 87-102. - Mario Pace, Tre commedie di drammaturghi mediterranei del Seicento: Carlo Magri, Tommaso Aversa, Niccolò Amenta, in “Tempo e memoria nella lingua e nella letteratura italiana”, Vol.II, Franco Cesati, Firenze, 2009, pp. 107-118. |