I. Titolo e dati bibliografici | ||
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00. Schedatore/Schedatrice
Decroisette, Françoise
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01. Autore
Moniglia, Giovan Andrea
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02. Titolo
Pazzo per forza, Il
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03. Titolo completo
Il pazzo per forza, dramma civile rusticale, fatto rappresentare in musica. |
04. Manoscritti
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05. Edizioni utilizzate
Il pazzo per forza, dramma civile rusticale, fatto rappresentare in musica, dagl’Illustrissimi signori accademici Immobili, nel loro teatro, sotto la protezione del Serenissimo e Reverendissimo Principe cardinale Gio: Carlo di Toscana, essendo nel presente semestre Principe dell’Accademia l’Illustrissimo signor Lionardo Martellini, a’ quattro signori accademici deputati per soprintendere alle musiche: Il signor march. Filippo Niccolini, il signor march. Gio: Batt. Dal Monte, il signor Piero del signor Piero Strozzi, il signor Filippo Franceschi, in Firenze, per il Bonardi, con licenza dei superiori, s. d. ma 1658. Seconda edizione rivista e ridotta: Il pazzo per forza, dramma musicale, rappresentato nella Villa di Pratolino, in Firenze, Vincenzo Vangelisti, 1687, pp. 1-73; il testo venne inserito poi nel terzo volume di Delle poesie drammatiche di Giovann’Andrea Moniglia accademico della Crusca, nella Stamperia di S. A. S., 1689, pp. 101-174; ristampa in Delle poesie drammatiche di Giovanni Andrea Moniglia, accademico della Crusca, al Serenissimo Principe di Toscana, parte terza, Firenze, Vincenzo Vangelisti, 1698, pp. 105-184. |
II. Tipo | ||
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06. Genere
Dramma civile rusticale in musica. |
06. Sottogenere
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07. Generi interni
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III. Personaggi e rapporti |
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08. Elenco dei personaggi
Anselmo, vecchio mercante di lana, padre di Flavio e di Leonora; Filandro, maestro di casa d’Anselmo; Sgaruglia e Bellichino, battilani nelle botteghe d’Anselmo; truppe di battilani; Beltramina, vecchia genovese, madre di Isabella; Trottolo, oste in San Casciano; Leandro; Ligurino, suo paggio; Moretta, zingara; coro di zingari; Millone, vecchio guardiano dei pazzerelli, sordo; Astrologo, Mattematico, Soldato, Ebreo, Donna vedova, Donna maritata, pazzi; coro di pazzi; la Pazzia, nel prologo. |
09. Protagonisti
Flavio; Leonora; Isabella; Leandro; Anselmo; Filandro; Ligurino; Trottolo. |
10. Personaggi e maschere della commedia dell’arte o da essi derivati
I personaggi che possono considerarsi derivati dalla Commedia dell’Arte sono: Anselmo, vecchio padre; Flavio, Leandro, Leonora e Isabella: quartetto di innamorati e innamorate; Ligurino, servo astuto che aiuta il padrone a conquistare l’innamorata; Filandro, secondo servo astuto. |
11. Valore allusivo dei nomi dei personaggi
Filandro, che raggira il padrone e suo figlio; Ligurino, allusione a Ligurio, servo astuto della Mandragola. |
12. Rapporti fra i personaggi
Isabella-Flavio, innamorati; Leandro-Leonora, promessi sposi; Anselmo-Flavio, padre e figlio; Anselmo-Leonora, padre e figlia; Beltramina-Isabella, madre e figlia; Anselmo, padrone di Filandro; Leandro, padrone di Ligurino; Trottolo, innamorato di Ligurino travestito da zingara. |
13. Personaggi speculari
Anselmo/Filandro: vecchio credulo/servo avido e raggiratore; Leandro/Flavio: rivali in amore per Isabella; Isabella/Leonora: rivali in amore a causa di Leandro; Leandro/Leonora: traditore-tradita; Ligurino/Trottolo: burlatore-burlato; Anselmo/Ligurino: vecchio credulo burlato dal secondo. |
14. Soliloqui e monologhi di particolare importanza
Monologo-aria della Pazzia nel Prologo; Leonora, Leandro, Isabella, Flavio: molte arie di dichiarazione e disperazione per amore (Isabella: passione amorosa, «Luci belle», I.1; Leandro: colpo di fulmine per Isabella, «È un fulmine la beltà», I.4; Leandro: disperazione amorosa, «Soggetto alla fortuna», I.8; Flavio: amore contenuto, «Tropp’alto, o miei pensieri», I.10; Isabella: angoscia amorosa, «Auguri fiunesti», I.21; Isabella: disperazione amorosa, «Partite omai partite», II.5; Flavio: disperazione amorosa, «Per terminare le angoscie della notte», II.29; Leonora: disperazione amorosa, «Or ben m’avvidi si», II.32; Leandro: pietà per le lagrime di Leonora, «Lagrime i vostri umori», III.6; Flavio: arioso, disperazione sulla pazzia vera e finta, «Tu senti, o cuore», III.14); arie comiche (Ligurino: riflessione sulla cattiveria umana, «Chi non va ben dritto inciampa», I.26; Ligurino: preparazione dell’inganno, «Tutte all’erta per pietà», II.11; Ligurino: vanteria, «Oh l’è pur bell’istoria», III.8; Trottolo: aria di malinconia sul vivere umano, «Bel tempo addio», II.16; Trottolo: vanteria: «L’esser bello è gran vantaggio», II.18; Trottolo: arioso, disperazione sulla sua sorte, «Son io, oppur mi paio?», III.10; Beltramina: riflessione sul matrimonio segreto della figlia, «O me cuò predise mà», III.1). |
15. Dialoghi e successioni di monologhi di particolare importanza
Trottolo-Leandro: scena di presentazione delle due ragazze che il secondo ha visto, I.5.1-24; Leandro-Ligurino: Leandro spiega il suo brusco innamoramento e immagina dei travestimenti per conquistare Isabella, I.7.1-40; Flavio-Filandro: Filandro suggerisce a Flavio di fingersi pazzo per non obbedire al padre, I.17.1-29; Ligurino-Isabella, poi Flavio: scambio dei ritratti, disperazione e gelosia di Flavio, II.6-7; lunga sequenza di scene notturne intorno alla burla di Ligurino contro Trottolo, che tocca poi Flavio, II.22-28; scena carnevalesca con cori nell’Ospedale dei Pazzi, III. 22. |
16. Uso particolarmente rilevante degli a parte
Leonora, quando parla di Leandro con Isabella, I.22.3; Ligurino, quando cambia il ritratto nella mano di Isabella, II.6.7; Ligurino, che sta burlando Trottolo, II.16.11; Trottolo, al quale Isabella dà una borsa per «il pirttor fernacese» che lui non conosce, II.19.4; Leonora, quando chiede a Leandro di essere pietoso con Isabella, III.5.4; Leandro, che non può resistere alla richiesta di Leonora, III.5.10; Flavio, che dice di fingere con Millone, III.24.3. |
17. Personaggi che parlano solo in verso
Tutti parlano, o piuttosto cantano, in versi. |
18. Personaggi che parlano solo in prosa
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19. Personaggi che parlano a soggetto
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20. Personaggi che alternano testo scritto e improvvisazione
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21. Personaggi che parlano solo in italiano
Isabella; Leonora; Flavio quando non si finge pazzo; Leandro quando non si finge pittore francese; Ligurino quando non si finge zingara. |
22. Personaggi che parlano solo in dialetto, in forme di italiano regionale o storpiato, o in una lingua straniera
Anselmo (fiorentino); Filandro (italiano barocco e latino); Flavio pazzo: linguaggio metaforico strambo; Leandro travestito: francese storpiato; Ligurino travestito: turchesco imitato. |
23. Uso significativo e iterativo di figure retoriche o risorse simili
Gli innamorati usano abbondanti metafore petrarchesche nelle loro arie di disperazione o di amore. |
IV. Intreccio |
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24. Riassunto dell’argomento del testo
Argomento stampato nel libretto: «Anselmo Gianozzi, fiorentino mercante di lana, villeggiando in San Casciano, per consiglio di Filandro suo maestro di casa (cui non premeva che per interesse proprio i negozii del padrone), aveva stabilito le nozze di Flavio suo figliuolo con Lucinda, donzella romana, e quelle di Leonora, sua figliuola, con Leandro, giovine napoletano. Venendo Leandro a Firenze a sposar Isabella, fermossi in San Casciano, dove a caso vidde insieme e Leonora ed Isabella, della quale invaghito tentò d’ogni possibile, con l’aiuto di Ligurino suo servo, d’ottenerla in moglie, non curandosi di Leonora come appunto gli sarebbe sortito, se mosso dalla pietà per gli accidenti occorsi a Flavio, amante riamato d’Isabella, non avesse superato i moti del genio, quale obbligò all’ardire e al pianto di Leonora». L’argomento è identico nelle due versioni perché Filandro e Beltramina, soppressi nel 1688, non sono menzionati nell’argomento.
La prima versione è più complessa. Atto I. Appena arrivato incognito da Napoli a San Casciano con il servo Ligurino per sposare Leonora, Leandro s’innamora a caso d’Isabella, che ama riamata Flavio, e decide di conquistarla fingendosi pittor francese. Isabella non lo guarda, mentre Leonora non resta insensibile al pittore, senza sapere che è il suo fidanzato. Isabella si dispera, perché Flavio, sorpreso con lei da Anselmo e Beltramina, è stato costretto dal padre a partire a Roma per sposare la sua promessa, e, su consiglio del machiavellico Filandro, che vuol mettere le mani sui beni del padrone eliminando il figlio, si finge pazzo.
Atto II. Leandro è disperato dall’indifferenza di Isabella. Questa gli chiede di dipingere per lei un ritratto di Flavio. Ligurino, sotto l’abito e le veci d’una zingara, decide di aiutare il padrone e riesce a sostituire, nelle mani d’Isabella, il ritratto di Flavio con quello di Leandro, destinato a Leonora. Questo non manca di ingelosire Flavio al quale Isabella mostra inavvedutamene il ritratto di Leandro, e provoca anche gelosia nel cuore di Leonora. Ad Anselmo, che si lamenta della pazzia del figlio, Ligurino-zingara promette di consultare un medico spagnolo capace di sanarlo: sarà Leandro, sotto un nuovo travestimento, che permetterà al servo di cavare anche soldi dal vecchio. Ligurino, del quale l’oste Trottolo si è infiammato credendolo ‘moretta’, propone a questi di venire a ritrovarla di notte in camera. Con un gioco di sali-scendi da una scala e di cambiamenti continui di posizione di detta scala, tra la casa di Filandro, la casa d’Isabella e l’osteria dov’è Leandro, Ligurino riesce a burlare Trottolo e a rinforzare i sospetti di Flavio contro Isabella e, quindi, la sua pazzia. Infuriato, Flavio si precipita in casa di Beltramina e fa scandalo. Quando vede Leandro travestito da medico spagnolo e lo riconosce per pittor francese, la sua furia raddoppia, e tutti lo risconoscono davvero pazzo. Anselmo è disperato dallo stato del figlio.
Atto III. Ligurino fa poi credere a Beltramina che Isabella ha già sposato il pittor francese, e ottiene dalla vecchia che accetti questo matrimonio. Ma intanto Leandro, commosso dal coraggio e dalla generosità di Leonora, che gli chiede di non sposare Isabella, esita a continuare l’inganno; svela la sua vera identità, e accetta il matrimonio di Isabella con Flavio, il quale racconta la sua finta pazzia. Tutto sembra tornato all’ordine, ma Beltramina annuncia il matrimonio segreto di sua figlia con il «pittor francese», risvegliando le furie amorose di Flavio. Anselmo, consigliato da Filandro, fa ricoverare il figlio all’Ospedale dei pazzi. Alla fine, i maneggi di Filandro sono scoperti grazie a una lettera trovata da Leandro dove il maestro di casa parla della sua intenzione di beffare il vecchio. Anselmo perdona al figlio, caccia Filandro da casa sua, e i matrimoni si fanno tra Flavio e Isabella, e Leonora e Leandro. |
25. Tema principale
Amori contrastati imposti dai genitori; beffa al vecchio padre troppo credulo e debole; astuzia del servo per aiutare il giovane padrone; denuncia della cupidigia e disonestà del maestro di casa. |
26. Temi secondari
Innamoramento dell’oste Trottolo per Ligurino travestito da zingara, e quiproquò notturni intorno a questo innamoramento con conseguenze sull’intreccio principale degli amori contrariati di Isabella e Flavio, e sulla finta pazzia di Flavio. |
27. Comicità
I travestimenti (Ligurino che si traveste da zingara, Leandro da pittore francese); i linguaggi imitativi o caricaturali (Ligurino che imita la lingua turchesca; Leandro che parla un francese storpiato; la pedanteria ridicola di Filandro che parla un italiano erudito farcito di latino; la lingua pazza di Flavio, con espressioni baroccheggianti e strambe; il ballo degli zingari con lingua turchesca); le scene di baruffe tra i battilani alla fine dell’atto primo; i quiproquò con la scala spostata da Ligurino nelle scene notturne con l’oste (II.22-28); le scene di pazzia finta di Flavio, particolarmente quelle alla fine dell’atto III, nell’Ospedale, quando cerca di dialogare con il guardiano Millone, sordo (III.24). |
28. Elementi polemici, satirici e parodici
Machiavellismo del maestro di casa che vuol spogliare il padrone (I.15-16); le zuffe tra i battilani sono una parodia degli abbattimenti eroici delle feste di corte (I.ultima); critica della giustizia da parte da Trottolo che si dispera sulla sua sorte (III.10); parodia dei balli seri delle feste teatrali di corte nel ballo comico finale dei pazzi (III.26). |
V. Luogo e tempo |
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29. Luogo generale
San Casciano, vicino a Firenze, dove Anselmo è in villeggiatura. |
30. Cambiamenti di luogo
Piazza di San Casciano con intorno le case di Anselmo, Flavio e Leonor, e quella di Isabella e sua madre Beltamina, con in mezzo l’osteria di Trottolo; prato con delle baracche di zingari nel finale dell’atto II; Spedale dei Pazzi, III.22. |
31. Durata totale dell’azione
Circa 24 ore.
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32. Soluzione di continuità temporale fra gli atti o fra le scene
Salto di tempo di parecchie ore tra l’atto II.29-30 (alba) e II.34 (prato col ballo di zingari), poi ancora qualche ora sarà passata all’inizio dell’atto III.
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33. Indicazioni esplicite sul momento temporale presenti nelle battute o nelle didascalie
Leandro e Ligurino sbarcano a San Casciano dopo un lungo e stancante viaggio (Ligurino, I.7.7); Ligurino evoca poi la notte: «l’andar fuora in su quest’ore», II.21 (didascalia, notte); Flavio parla dell’alba «Di rugiadosi umori / alba portando ’l giorno», II.29 (didascalia, alba); l’episodio dell’ospedale non è chiaramente situato temporalmente, ma deve svolgersi il giorno dopo la notte dei quiproquò. |
VI. Rispetto della regola delle tre unità | |
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34. Tempo
Sì
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35. Circostanze temporali
Dopo l’arrivo a San Casciano e il colpo di fulmine, Leandro ha il tempo di dipingere un ritratto e di darlo a Isabella; tutta la fine dell’atto II si svolge «di notte» con uso dichiarato di lumi portati dai vari personaggi; poi viene indicata l’alba. Cfr. supra §33. |
36. Luogo
Sì
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37. Circostanze spaziali
Cfr. supra §30. Atto I: San Casciano, esterno, sarà un ‘civile’ con le case di Anselmo-Leonora-Flavio e di Beltramina-Isabella; la casa di Leonora-Anselmo ha un giardino al quale allude Leonora, I.22.3; tra le case si trova l’osteria di Trottolo dove Leandro si è istallato (disdacalia: Leandro, dall’osteria, II.26); prato con trabacche degli zingari, didascalia nel finale II.35-36; Ospedale dei Pazzi, III.22. |
38. Azione
Sì
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39. Circostanze particolari dello sviluppo dell’argomento
La fine dell’atto secondo con la burla di Ligurino contro Trottolo diventa una ‘commediola’ interna (vedi II.24.12, Ligurino: «È un gioco di commedia»). Ligurino burla Trottolo invitandolo in quanto ‘moretta’ a raggiungerlo e lo fa salire prima nella camera di Filandro, ciò che provoca la furia di Trottolo che crede infedele la sua amata «moretta» (II.24); poi, cambiata ancora la posizione della scala, manda Flavio nella camera di Leandro all’osteria invece di farlo salire in camera d’Isabella, rendendolo infuriato contro l’amata (II.25). |
VII. Elementi materiali, performativi e didascalici |
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40. Uso di oggetti particolari
Due ritratti: quello di Leandro che lui porta con sé e quello di Flavio che dipinge per Isabella (II.1.1); borsa data da Anselmo a Trottolo per il medico spagnolo (II.18.2); borsa che Isabella dà all’oste Trottolo per pagare il pittor francese (II.19.1); scala usata da Trottolo per rendere visita a Ligurino-Moretta in casa di Isabella (II.23), poi continuamente spostata da lui (II.23-24, poi II.25.5); lume portato da Filandro (II.28); anche Trottolo arriva con un lume in quelle scene; borse che Trottolo dà a una Moretta per il Pittor francese (da parte di Isabella) e per il medico spagnolo da parte di Anselmo (II.28); ritratto con il quale Leonora parla (II.33, aria «Io ben m’avviddi sì»), poi lo dà a Isabella (II.34.10); lettera di Filandro trovata da Leandro (II.1, poi III.25). |
41. Uso di effetti sonori e musicali
Nessuno (oltre la musica necessaria nel genere). |
42. Uso di effetti speciali
Nel Prologo, la Pazzia dopo aver cantato, sparisce su «una larva che movendosi varia colori, parte per aria attraversando la scena» (didascalia). Gioco di sostituzioni continue sia di abiti che di oggetti (ritratti, scala..) che alimentano i quiproquò e suscitano gelosie, disperazioni, ambiguità. |
43. Scena con ampia presenza di personaggi
Dopo la notte e le burle successive di Ligurino con la scala, Beltramina, Isabella, in casa, Flavio, Anselmo, Filandro: conclusione dell’azione notturna, II.27; Filandro, Leandro, Ligurino, Beltramina, Isabella, Leonora, Flavio, Millone: conclusione dell’episodio dell’Ospedale, finale terzo, III.25. |
44. Didascalie di particolare importanza
Didascalia conclusiva del prologo della Pazzia (cfr. §43); varie didascalie brevi durante lo scambio dei ritratti operato da Ligurino presso Isabella all’inizio dell’atto I.6-7; e durante la scena notturna del atto secondo, per precisare la posizione dalla scala e chi la usa, II.21-27; una didascalia durante il dialogo tra Millone sordo e Flavio, «gli parla forte nell’orecchio», II.24.9. |
VIII. Prima recita |
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45. Prima recita
Dramma civile rappresentato durante il carnevale 1658 nel Teatro della Pergola di Firenze, dagli Accademici Immobili e dai cantanti del cardinale Giovan Carlo di Toscana. I nomi dei cantanti sono elecanti alla fine del libretto. |
46. Altre recite nel Settecento
Recitato con riduzione dei personaggi (vedi sopra §24; e infra §50); cambiamento di partitura nel 1688, per il teatro della Villa di Pratolino. |
IX. Il testo in Goldoni |
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47. Riferimenti, diretti o indiretti, al testo o al suo autore presenti negli scritti o nelle opere di Goldoni
No. |
48. Aspetti del testo particolarmente rilevanti in rapporto con il teatro goldoniano.
La figura d’Anselmo, mercante, vecchio e credulo, può far pensare a diversi padri goldoniani, perché alla fine si mostra umano e tenero col figlio, vedendolo pazzo per un troppo grande e disperato amore. Non è più il padre avaro e spietato, caricaturale, della Commedia dell’Arte. La stessa funzione di mercante (qui è attorniato da operai legati alla sua attività di mercante di lana: battilani Sgaruglia e Bellichino) lo stacca anche dal tipo del Vecchio, Magnifico o Pantalone. Inoltre Moniglia presta a certi personaggi, come l’oste Trottolo, un discorso di tipo polemico contro certi aspetti della società. Questo segna già come una volontà di ancorare più strettamente l’intreccio alla realtà fiorentina nella quale vive Moniglia, anche se d’ispirazione letteraria. Lo stesso si può dire dell’uso del dialetto per Anselmo e Beltramina, in rapporto anch’esso con i modi di parlare della campagna fiorentina (vedi le Dichiarazioni aggiunte alle edizioni posteriori (infra §49). Leandro capovolge la situazione dopo essere stato apostrofato da Leonora, di cui ammira la passione e la generosità per l’amica: questo anticipa certe reazioni di innamorati goldoniani come Florindo, che rinuncia alla sua inclinazione per Rosaura a favore dell'amico Lelio (Il vero amico). Da notare che Mongilia usa gli stessi personaggi nei suoi vari drammi civili, dando loro un passato (e quindi una storia umana) che nel Pazzo, per esempio, viene ricordata da Anselmo alla fine dell’atto II.30.33, quando si lagna di essere venuto in villa da Colognole dov’esercitava le funzioni di Podetà, alludendo all’intreccio del primo dramma rusticale Il Podestà di Colognole, 1657. Si tratta anche di uno dei primi libretti comici per musica costruito come una commedia d’intreccio, che Moniglia qualifica di «giocoso», prefigurando il dramma giocoso, di cui Goldoni sarà un produttore particolarmente ricco. |
X. Altri eventuali dati d’importanza presenti nei paratesti proemiali e altre osservazioni d’interesse |
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49. Dati dei paratesti
Nella prima edizione, è inserita una dedica agli Illustrissimi Signori e padroni colendissimi il Signor Principe dell’Accademia e signori accademici soprintendenti alle musiche, in data di Firenze 20 febbraio 1658, nella quale l’autore chiede la protezione per la stampa del libretto (pp. 3-4); presente anche un A chi legge, dove l’autore chiede scusa per le imperfezioni e usi forse abusivi della lingua, dovuti alle necessità dell’intonazione musicale (p. 5); e l’Argomento (pp. 6-7). La dedica non appare nell’edizione separata del 1687, dove c’è solo l’Argomento. Nelle due edizioni in tre volumi delle Poesie drammatiche, è inserita una Prefazione che ricorda la storia dell’opera, il nome del musicista, Jacopo Melani, e accenna alla prima rappresentazione. Riassume le principali modifiche apportate al libretto su ordine del Principe di Toscana, Ferdinando III, al quale è dedicata la terza edizione del 1698: soppressione di Filandro e di Beltramina (o Vendramina); riscrittura della partitura da Gio. Maria Pagliardi; c’è anche l’Argomento, rimasto incambiato (1689: pp. 99-100; 1698: pp. 107-108). In queste edizioni, dopo il testo, è presente una Dichiarazione dei proverbi propri della plebe fiorentina che in questo dramma si sono usati a bella industria, (1689: pp. 164-170; 1698: pp. 176-184). |
50. Osservazioni
Nelle edizioni del 1689 e 1698, vi sono solo i personaggi: Anselmo,vecchio mercante, padre di Flavio e di Leonora; Isabella, fanciulla quivi in villa con la madre; Trottolo, oste in San Casciano; Leandro; Ligurino, suo paggio; Moretta, zingara. |